To teach or not to teach bad words [ITA audio, subtitled]
Ciao a tutti e bentornati sul mio canale!
- Oggi ho un ospite con me, Luca. - Ciao, ciao a tutti! Io sono Luca e sono un amico e collega di Lucrezia, anzi, grazie di avermi invitato. - Figurati!
- E io nella vita sto facendo un dottorato all'università di Pisa. - Un dottorato in? - In letteratura italiana.
Mi piace molto sia la letteratura sia la lingua italiana,
e infatti mi piace anche molto insegnare italiano
agli stranieri ed è così che ho conosciuto Lucrezia. - Sì. Infatti siamo qui ad Agnone, ma questa è un'altra storia.
Perché oggi siamo qui per parlare di un argomento che potrebbe essere considerato un po' controverso,
soprattutto nell'insegnamento delle lingue.
Ma noi ne parliamo lo stesso!
Allora, oggi parliamo di parolacce.
La domanda di partenza per la nostra conversazione è: sei a favore o contro
l'insegnamento delle parolacce in una lezione di lingua italiana?
Chi comincia? Tu, vai sei ospite, cominci tu. - Allora, siccome è un argomento controverso,
è bene parlarne,
è bene confrontare i diversi punti di vista,
cercare di paragonare le nostre idee e vedere, insomma,
se è possibile una soluzione, magari anche un compromesso. - Questo già vi fa capire che noi abbiamo idee diverse sull'argomento.
- Che è un bene, è un bene. - Sì, è vero.
- è bene in generale avere idee diverse e poterle confrontare.
Allora, dico subito che secondo me può essere utile
insegnare anche le parolacce agli studenti di un corso di italiano.
Per me non è la priorità, non è la priorità in una lingua, non è la prima cosa da
insegnare ai propri studenti. Però può essere
simpatico e anche utile, secondo me, insegnare quali sono le espressioni
di turpiloquio - si chiamano in una maniera raffinata,
ossia le parolacce
più comuni all'interno della lingua italiana.
Allora, una prima ragione è un po' semplice, cioè che le parolacce sono molto usate in italiano.
Insomma, forse una prima ragione è questa, che sono parole molto usate anche nei film in realtà. A volte è difficile
comprendere un film oppure capire esattamente cosa stanno dicendo se non si conoscono alcune espressioni
di turpiloquio. Quindi è importante
conoscere le parole più utilizzate.
Su questo sono d'accordo,
ma tu, diciamo, sei a favore anche di un uso, di una conoscenza attiva?
- delle parolacce o no? - No, no. Ecco, secondo me
le parolacce sono un caso soltanto di conoscenza passiva. Non incoraggerei i miei studenti a usare le parolacce.
Penso sia soltanto importante riconoscerle,
capirle, ma non utilizzarle. Quindi non consiglio di utilizzarle.
- Quindi in classe tu faresti una lezione sulle parolacce? - Sì.
- Quindi scriveresti alla lavagna le parolacce? Sì.
- Spiegheresti il significato? - Sì, sì. Anche perché secondo me alcune parolacce sono molto interessanti,
hanno anche
un'origine
interessante e quindi può essere utile ragionare sull'etimologia delle parole
e capire la loro storia. - Puoi farci un esempio che però non mi faccia demon.. demonetizzare...
- è una parolaccia?
- Che non mi faccia demonetizzare il video.
Allora una che mi viene in mente, per esempio,
è "deficiente". "Deficiente" è un insulto, non è tra le parolacce più gravi che uno può dire.
Comunque, significa una persona essenzialmente stupida. Questa parola viene da un verbo latino
che significa
"mancare di qualcosa",
avere la mancanza di qualcosa, in questo caso
dell'intelligenza, forse del cervello.
Grammaticalmente è un participio presente, quindi è una struttura che noi in italiano non usiamo
tantissimo come verbo. Può essere anche utile per una spiegazione
grammaticale del participio presente. - Puoi farci un altro esempio?
- Allora, sempre per rimanere nel campo delle offese ,ma non troppo gravi,
mi viene in mente "imbecille".
Praticamente "imbecille" viene sempre dal latino, dal latino medievale,
"in baculum" quindi è letteralmente una persona fragile,
che per camminare deve appoggiarsi a un bastone, "baculum" è
latino per "bastone", e quindi ancora una volta una persona sia un po' stupida, un po'
che non sa vivere da solo, che è molto fragile. - Interessante, non conoscevo questa etimologia.
A me piace molto l'etimologia delle parole,
perché effettivamente poi nell'etimologia è racchiuso in qualche modo, si trova il senso della parola,
anche se l'abbiamo un po' dimenticato. - è interessante scoprire l'etimologia di
alcune parole, no? Però ce ne sono altre che effettivamente sono un po' pesanti, cioè altre parolacce da spiegare
sono un po' volgari e pesanti. Non c'è una spiegazione
elegante come nel caso di "deficiente" e "imbecille". Quindi dipende
anche dalle parolacce a questo punto. - Ecco sì, diciamo forse che
avrei un po' paura,
spiegando le parolacce, di offendere la sensibilità di qualche studente.
Quindi forse sì, forse non spiegherei tutte le parolacce, anche perché ce ne sono tante. - Solo alcune, quelle più interessanti,
simpatiche anche dal punto di vista etimologico.
- E anche le più comuni e mi verrebbe da dire che le più comuni forse sono anche quelle meno offensive,
quelle che diciamo nella vita di tutti i giorni anche se siamo stressati,
arrabbiati per qualche cosa e, diciamo, non sono proprio un insulto nei confronti di un'altra persona. Perché
non è bello insegnare come si insultano le altre persone, non si dovrebbe fare. - No, infatti.
- Quindi tu sei a favore.
- Sì, in generale sì, con qualche limite come quelli che dicevo. Però sì,
penso sia importante includere anche questo tipo di parole all'interno
della conoscenza dell'italiano. - Una conoscenza
passiva il più delle volte. - Sì. Se un mio studente dicesse una parolaccia in classe, io non sarei contento,
perché non è il contesto adatto. Non voglio che un mio studente dica delle parolacce. Deve saperle riconoscere,
ma non dirle perché la classe non è il contesto adatto per usare queste parole.
- è proprio per questo motivo che invece io sono a sfavore
dell'insegnamento delle parolacce, proprio perché è difficile
riconoscere il contesto giusto per utilizzare una parolaccia,
è difficile per uno studente di lingua italiana
capire il significato profondo
della parolaccia e quindi, di conseguenza, è difficile utilizzarla bene. Io a volte sento degli studenti
che dicono delle parolacce, perché pensano che sia divertente o che sia
"figo", che sia un po' così, alla moda, no? Dire parolacce.
Però in realtà il risultato è molto brutto
e è sgradevole da sentire, perché appunto non c'è quella naturalezza.
Infatti, come si dice?
Contare e dire le parolacce si fa solo nella propria lingua madre, no? - Vero. Proprio perché è difficile
cogliere la sensibilità, cogliere - come dire - la sfumatura della parola, è difficile. Per esempio, io in inglese non dico mai parolacce; è facile utilizzare
parolacce quando non si devono utilizzare.
Questo è uno dei due motivi per cui sono a sfavore.
Il secondo motivo per cui sono a sfavore è che in realtà non c'è bisogno che io
insegni le parolacce, perché solitamente è la prima cosa che gli studenti vanno a cercare su internet. Giusto? - Vero.
Quindi, a meno che non si voglia fare una lezione più, diciamo, calibrata e con un obiettivo,
preferisco non toccare l'argomento.
Se dovessi proprio fare una lezione sulle parolacce, la farei con degli studenti molto avanzati.
- Sì. Su questo sono d'accordo. Come dicevo all'inizio, le parolacce non sono una priorità
dell'insegnamento della lingua. Ci sono
tante belle parole e tante belle frasi da poter dire in italiano e le parolacce vengono dopo. Però, secondo me, uno studente
avanzato riesce ad apprezzare anche di più il tipo di insegnamento.
- Esatto, perché a quel punto siamo più su una riflessione, una conversazione metalinguistica.
- Esatto, per usare termini difficili. Infatti questo è il secondo motivo per cui io sono a favore
dell'insegnamento delle parolacce a un livello avanzato,
perché secondo me è molto importante a un livello avanzato
conoscere tutti i registri linguistici,
perché a volte
l'italiano che si impara a livello elementare o intermedio è un italiano un po' artificiale,
quindi non veramente quello che parliamo tutti i giorni, è quello un po' dei libri.
E quindi, secondo me, a un livello avanzato
è importante conoscere i vari registri, quindi il registro solenne - quello che usi in dei contesti molto formali,
quello informale,
ancora sotto quello colloquiale - quello che usi con i tuoi amici,
e poi sotto quello volgare. - Quello più basso, che si tende a evitare. - E anche molto molto spontaneo.
Uno studente avanzato quindi è in grado di controllare i diversi registri linguistici e quindi, secondo me, questo è un arricchimento della propria conoscenza linguistica.
- è stato molto interessante parlare con te di questo argomento.
- Anche per me è stato molto interessante.
- Grazie di aver accettato di fare questo video. - Grazie a te e grazie a tutte le persone che ci hanno ascoltato. - Sì.
è divertente perché
abbiamo due punti di vista diversi
e anche, diciamo, delle abitudini diverse, perché tu sei a favore, no? Dello studio delle parolacce, ma...
- Ma io non le dico mai, io non non dico mai le parolacce
nella mia vita quotidiana, perché non sono abituato, per un fatto di abitudine uso altre parole, ma non le parolacce.
- E al contrario invece, io mi ritrovo spesso
a dire parolacce e
però sono a sfavore dell'insegnamento di queste. La vita,
è bella perché è varia!
Esatto, ed è bello confrontare i diversi punti.
Volevo solo dire un'ultima cosa, che forse sarete stupiti, ma Dante, Dante Alighieri, usa le parolacce.
All'interno della Divina Commedia si leggono anche alcune,
non tante, però parolacce. Quindi il nostro poeta più importante della letteratura (le usa), però
anche lui le usa quando è necessario, diciamo,
non sempre. Anche lui in qualche modo ci insegna ad usarle in alcuni contesti e in alcuni registri di stile.
- Benissimo. Grazie mille. - Grazie a te, Lucrezia.
Grazie per aver guardato questo video e ci vediamo nel prossimo, ciao! - Ciao!