Le stranezze della lingua Italiana
Ho sempre pensato che chi ha padronanza di una lingua (o comincia ad averla) sente il ritmo, la musicalità della lingua stessa e percepisce “a orecchio” quando le frasi, la collocazione delle parole, il tempo dei verbi non sono proprio corretti.
Così come chi si intende di musica, percepisce immediatamente la “stonatura” in una canzone.
Io ho sentito di essere entrata nello spirito della lingua che stavo studiando quando ho cominciato a sentire le stonature nelle frasi che dicevo!
A molti sembrerà strano ma io ho avvertito la stessa sensazione sin da quando, al liceo, studiavo il latino che, allora, mi sembrava la cosa più difficile da imparare.
Adesso ascolto mia figlia mentre lo studia e le dico che sta sbagliando una traduzione solo perché il suono non mi convince… e ho ragione!
Quindi bisogna fare l'orecchio alla nuova lingua, come sentendo una nuova canzone.
Poi bisogna entrare piano piano nelle sfumature del linguaggio che segue una sua logica fatta di abitudini, di usi e cultura e non solo di grammatica.
Conversando con i miei studenti di LingQ ho cominciato anch'io a cogliere alcune delle sfumature della lingua Italiana, dettagli a cui non facevo caso proprio perché l'Italiano è la mia lingua e la parlo d'istinto, come se andassi in bicicletta.
Infatti, ad andare in bicicletta si impara da bambini e non si scorda più come mantenersi in equilibrio pedalando. La parola giusta è, dunque, equilibrio, cioè parlare mantenendosi in equilibrio tra le parole e il loro significato che cambia a seconda del contesto, a volte implicito, che per uno straniero diventa come un terreno sdrucciolevole dove si può cadere.
Vi faccio alcuni esempi.
Ecco il primo : “Petto o coscia?” In una delle mie ultime conversazioni uno dei miei studenti mi ha raccontato di aver preparato la cena ai propri nipoti.
Mi ha detto “… ho cucinato del pollo, le gambe del pollo”.
Con un sorriso ho corretto dicendo “le cosce del pollo” ma contemporaneamente ho pensato quanto può essere insidiosa la parola “coscia” e mi sono sentita in dovere di spiegare che:
se ci riferiamo al pollo, ad un coniglio, in genere ad un animale, allora coscia è proprio la parola adatta.
“Petto o coscia?” ci chiede chi ci sta servendo del pollo e vuole sapere quale parte gradiremmo mangiare.
Se ci riferiamo ad un uomo (o ad una donna) possiamo allora dire “coscia” se stiamo affrontando temi di anatomia e intendiamo riferirci al tratto dell'arto inferiore compreso tra l'anca e il ginocchio.
Ma se diciamo “cosce” riferito ad una donna potremmo … scivolare!
L'espressione coscia, in questo caso, rischia di essere un po' volgare ed è meglio parlare di gambe.
Altro esempio: “La verde verdura” In un'altra delle conversazioni con un mio studente si stava parlando della bellezza di città come Roma della quale, però, io lamentavo il caos ed il traffico di auto per le strade.
Il mio studente a questo punto ha cominciato a spiegarmi che lui viveva in una città più tranquilla di Roma e che la sua casa era “…circondata dalla verdura”.
Anche in questo caso mi sono sentita in dovere di correggere in “… circondata dal verde” e spiegare che verdura è un termine gastronomico-nutrizionale che si riferisce a diverse parti di una pianta che vengono utilizzate nell'alimentazione umana.
Una casa può essere immersa o circondata dal verde, ovvero essere circondata dalla natura; “verde” in questo caso si riferisce alle piante, in genere non commestibili, che fanno parte di un giardino, un parco etc.
La verdura cresce in un orto, dove un contadino può aver piantato spinaci, broccoli, bietole.
In un giardino crescono margherite, siepi, trifoglio.
Una bella differenza, che ne dite?