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Conversazioni d'autore, ‘La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo’

‘La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo'

Buonasera, buonasera a tutti. Chiedo scusa per questi minuti di ritardo dovuti a qualche piccola

difficoltà tecnica ma eccoci qui e questa sera presenteremo un volume che è in libreria da meno

di due settimane, il volume di Andrea Riccardi che saluto. Buonasera professore, intitolato

buonasera, la chiesa brucia crisi e futuro del cristianesimo e ne discuteranno con l'autore due

ospiti autorevolissimi, due protagonisti della vita intellettuale pubblica del nostro paese

che non hanno bisogno di presentazioni che pure ringrazio Corrado Augas e Romano Prodi. Buonasera

dottor Augas, buonasera professor Prodi. Saluto anche le persone che ci stanno seguendo attraverso

i canali social della caseritrice, attraverso la pagina facebook di repubblica.it e attraverso la

pagina facebook della comunità di Sant'Egidio e ringrazio molto anche i partner che rendono

fruibile questo nostro incontro a un pubblico ancora più ampio rispetto a quello dei lettori

affezionati della caseritrice la terza. Abbiamo a disposizione un'ora al massimo, forse un pochino

meno visto che abbiamo cominciato con un po' di ritardo e io quindi ruberò solo un minuto

all'inizio per presentare brevemente l'autore e per dire due parole sul titolo così bello e così

evocativo di questo volume. Andrea Riccardi è uno storico contemporaneista che ha insegnato a

lungo in diverse università, da prima all'università di Bari poi a Roma sia la Sapienza sia l'università

di Roma 3. E' un studioso del fenomeno religioso nel suo complesso e in particolare si è occupato

della chiesa in età moderna e contemporanea. Andrea Riccardi non ha solo un profilo da ricercatore,

da studioso, è anche il fondatore della comunità di Sant'Egidio, una realtà molto importante del

nostro paese non solo che è attiva dal 1968 e è personalità molto attiva nella vita pubblica

del nostro paese. Ricordo tra le sue tante esperienze quella che l'ha visto coinvolto

dal novembre del 2011 alla primavera del 2013 come ministro della Repubblica, ministro per la

cooperazione internazionale e l'integrazione. Veniamo al libro. Allora la chiesa brucia ha

come oggetto la crisi profonda e di lungo periodo che attraversa la chiesa cristiana nel suo insieme.

Di questo parleremo questa sera e volevo partire, l'ho anticipato, dal titolo. Il titolo ovviamente

ha una valenza metaforica, è un'immagine molto efficace appunto di questa consunzione in atto da

molto tempo nelle comunità cristiane e nelle istituzioni ad esse legate ma è un'immagine

che ha anche un valore letterale perché il volume si apre proprio dalle sue prime righe con il ricordo

di un fatto molto rilevante che molti di noi conserveranno nella memoria ovvero il rogo di

cui è stato oggetto tra il 15 e il 16 aprile del 2019 la cattedrale di Notre Dame. Andrea Riccardi

parte proprio da questa immagine per ricordare lo sgomento che interessò appunto in quella notte di

primavera di quasi due anni fa non solo i cristiani, non solo i credenti ma una comunità

molto molto più ampia di persone che evidentemente nel rogo di quell'oggetto, di quel luogo così

simbolico e così evocativo in qualche modo come dire si sentirono chiamati in causa perché

evidentemente quello che riguarda la chiesa, quello che riguarda il cristianesimo appunto

ha un interesse che non riguarda solo chi è parte integrante di questo mondo. Dottor Augeas,

partirei esattamente da questo punto perché lei poi è chiamato in causa direttamente nel primo

capitolo del volume grazie a una sua citazione molto sintetica e molto efficace, una citazione

da un articolo uscito l'8 novembre del 2019 sull'osservatore romano in cui lei scriveva

abbiamo bisogno del cristianesimo perché lì fuori non c'è più altro. Ecco partirei esattamente da

qui ed è interessante il punto di vista di un uomo laico quale lei è per quanto come dire osservatore

attento appunto del mondo cristiano, dei fatti religiosi per capire perché dobbiamo essere tutti

preoccupati di questa crisi. Grazie, buonasera professor Prodi, sono onorato di essere a fianco

in un dibattito. Buonasera Andrea Riccardi. Prima di rispondere alla domanda che ha fatto la nostra

Lia di Trapani volevo mostrando la copertina del libro dire una cosa. Riccardi che è un cattolico

praticante e militante ha il coraggio in queste pagine di denunciare la crisi della Chiesa

Cattolica in tutta la sua ampiezza, non risparmia nulla, parla della crisi delle vocazioni, parla

delle chiese deserte, dei seminari vuoti, parla di tutto quello che sappia degli scandali all'interno

della Chiesa, della difficoltà per un pontefice di cercare di governare questa navicella eccetera

eccetera. Parla di tutto questo come solo un cattolico può fare, cioè vedendo questo dall'interno

e nello stesso tempo di quella Chiesa, nello stesso tempo cercando e lì si potrà discutere un po' di

vedere quali rimedi si possano opporre a questo declino dopo aver cercato di rispondere alla

domanda preliminare se si tratta di una delle tante crisi che la Chiesa Cattolica nel corso

dei secoli ha attraversato oppure se si tratta di un declino definitivo. Io ho detto quella fra,

io non sono laico gentile lì, io sono ateo nel senso che non appartengo a nessuna religione e

non credo in un dio trascendente, sono serenamente ateo, se mi devo avvicinare a qualcuno mi avvicino

a Spinozza tanto per dire, cioè una specie di pateismo spirituale che non mi dispiace. Dicevo

io ho scritto quella frase dunque da totalmente estraneo alla Chiesa perché so perfettamente per

avere studiato qualche letto, qualche libro, so perfettamente che ogni Chiesa è in primis quella

cattolica che ha così a lungo detenuto un potere politico, cioè temporale, forte, esteso, esteso

tanto per parole della penisola italiana dalla Repubblica di Venezia al confine con il Regno

delle due Sicilie, cioè un territorio molto ampio, la Chiesa cattolica ha anche avuto oltre

una funzione spirituale una funzione di aggregazione, ha dato a milioni di persone un senso alla vita,

uno scopo, una direzione nella quale guardare. C'è un capitolo che mi ha molto... Elia se sono

troppo lungo me lo dica io posso interrompermi in qualunque momento, basta che mi fa un cenno con

la mano io faccio. Il libro mi ha appassionato dunque c'è un capitolo dove per esempio Riccardi

parla dell'importanza del mondo rurale, ecco che cosa voleva dire per dei milioni di contadini che

facevano un lavoro se volete nobile però faticoso, ingrato, si spacca la schiena a fare il lavoro

dei campi soprattutto come si faceva una volta, che cosa voleva dire per loro la Chiesa? La Chiesa

era il faro al quale guardare oltre che al campanile dal quale sentire lo scoccare del

mezzogiorno. Ecco in questo senso io ho detto se noi aboliamo il cristianesimo e vedo con scomento

questi giovani persi sui telefonini e sulle discoteche, lo dico con pieno coscienza di

essere moralistico, se noi abbandoniamo il cristianesimo, se loro abbandonano il cristianesimo

quello che si apre non è un orizzonte alternativo, spesso è il vuoto, questo volevo dire. Chiarissimo

dottor Augast grazie per la precisazione, io ho usato il termine laico come dire letteralmente

nell'accezione di non religioso, ma grazie per la precisazione. Lei poi modestamente ha aggiunto

di aver letto dei libri sul cristianesimo, ora le persone che ci ascoltano lo sanno,

lei ha anche scritto parecchi libri importanti su questo argomento. Guidato da maestri illustri,

l'ultimo dei quali abbiamo fatto un libro sui Vangeli, trattati come romanzo bellissimo. Il

grande Mazzucchelli. Ha cominciato con Mauro Pesci. Mi fa piacere condividere anche questi

elementi che fanno parte anche dei temi di cui stiamo parlando. Mi fa piacere che lei abbia

sottolineato un aspetto del volume del professor Riccardi di cui noi in Casa elettrice siamo

veramente molto orgogliosi. Lei ha usato l'aggettivo coraggioso nella sua premessa,

in questa denuncia, in quest'analisi della crisi. Il libro di cui stiamo parlando questa sera è

davvero un libro coraggioso nel senso che non ha paura di usare termini molto forti. Nel sottotitolo

c'è la parola crisi, ma all'interno del libro si parla di agonia, si parla di fase terminale.

Veramente non si fanno sconti rispetto allo stato di cose che vengono analizzate. Volevo

chiedere al professor Prodi, dopo che con il dottor Augas abbiamo fatto una valutazione

anche esposta sulle conseguenze, se condivide la lettura del professor Riccardi. Questo quadro

che il dottor Augas ha sintetizzato, che ha a che fare con il calo delle vocazioni,

con le chiese vuote, con le difficoltà delle istituzioni, è un quadro che le sembra

convincente, le sembra pessimistica la lettura che emerge dal libro del professor Riccardi.

Che impressioni ha avuto? Ho preso tutto per ingrazio dell'invito. È un

dibattito molto impegnativo. Ho sentito già l'intervento interessantissimo di Augas che,

per la fine conoscenza del mondo cristiano, potrebbe definire un'afia praticante.

La domanda è che il libro è purtroppo una vera fotografia, corrisponde completamente

all'esperienza che si ha. Quando andate da un barro a otto parrocchi e ti dici ma io cosa

faccio? Faccio il tassista. Siamo arrivati veramente a un processo di scrittura. Devo

solo dire che Riccardi è molto raffidato nella sua analisi perché non la vede come un fatto di

oggi. La prende molto da lontano. Cita questo libro che sono andato a trovare, L'armonia

della chiesa, del Cardinal Suard. Questo libro è scritto nel 1947, quindi è un processo di

laicizzazione, chiamiamolo così, che ha degli alti e bassi e mi descrive molto bene Riccardi

perché non è un processo continuo, ma c'è dei momenti di consiglio, c'è dei momenti di ripresa

dei gruppi, c'è dei passaggi dalle strutture parocchiali ai movimenti, chiamiamoli così,

che sono di estremo interesse. Però c'è questa lunga glaciazione, per cui a me veniva un po'

ricerca la chiesa brucia, la chiesa si gela, io l'avei forse intitolato, perché è un processo

di lunga glaciazione. Riccardi non è disperato nella sua analisi, fa un'analisi giusta,

splendida, tra l'altro molto interessante, perché vale per tutti i paesi europei, ne distingue in

modo diverso le caratteristiche, molto diversa tra l'Italia e la Germania, intermedia la via

spagnola, ma nella stessa direzione, nella stessa direzione di un crollo, soprattutto il punto

centrale, è il crollo delle vocazioni sacerdotali, che diventa un fatto nuovo,

cioè descrive un paese, Riccardi, in cui uno può nascere, crescere e morire senza incontrare mai un

prete. Questo sociologicamente è una rivoluzione, non sono spesso fatti in un clima di questo genere,

ecco, è bene che ne abbiamo una coscienza completa, perché solo così si può prendere una reazione.

Tra l'altro è interessantissimo, perché è un movimento, come dicevi, di tutta l'Europa,

ma che è molto più forte sulle vocazioni femminili, cioè mentre sulle vocazioni maschili c'è una

caduta continua, salvo tra l'altro alcuni ordini molto severi, proprio monastici, molto duri,

ma di piccolo numero, nelle vocazioni femminili c'è un crollo. E' davvero impressionante la

velocità con cui avviene. Questo evidentemente induce a profonde riflessioni, almeno non mi è

servito questo libro solo per spassarmi le statistiche di come i matrimoni ormai non religiosi

siano di gran lunga superiori a quelli religiosi, ci sono tutti questi fatti, diciamo così,

più antitaticamente chiari ed evidenti, ma il discorso di come ad esempio la condizione femminile

si presenti oggi nell'ambito della chiesa attiva, chiamiamola così, è un fatto che è veramente

di un'importanza enorme. Quindi è bene che il quadro sia stato presentato per la prima volta

in modo così organico, così totale. Tra l'altro c'è anche tutto questo accendio alle vocazioni

extraeuropee, il problema della chiesa che è sempre più divento universale, però non è un

trend molto chiaro, quello come giustamente scrive Riccardi, perché poi convive con tutta

la frammentazione del cristianesimo, tra l'altro di un avvicinamento fra cristianesimo e media,

e l'evoluzione di tutte queste sette su cui bisogna anche riflettere. E soprattutto nell'ultimo

capitolo che riguarda la pandemia, che fa molto pensare se questa assenza dalla pratica diretta

cambierà finita la pandemia. Ho trovato sotto questo aspetto l'unica voce contrastante sull'ultimo

libro dell'Economist che dice in fondo che l'unico favorito tra le chiesaste è l'arcivesco di

Canterbury che ha detto che nelle sue prediche c'erano mille, due mille persone, all'ultima

predica c'erano due milioni e quindi tutto sommato non è un dato positivo. E' veramente

l'ironia britannica, il quadro invece, il punto interrogativo con cui finisce il libro è dove

andiamo a finire. Dove andiamo a finire, su questo interpelleremo l'autore naturalmente. Io la

ringrazio professor Prodi perché ha sottolineato alcuni aspetti che sono centrali nel volume del

professor Riccardi, sia il respiro storico, di lungo periodo appunto l'autore è uno storico e

non può che proporre una riflessione che guardi alle radici dei fenomeni e c'è un'attenzione che

parte la seconda dopoguerra direi ma in parte si va ancora più indietro perché ovviamente la crisi

di cui si tratta è una crisi che è anche legata ai fenomeni di secolarizzazione, insomma sono fenomeni

sociali appunto di lunga durata e c'è uno sguardo anche dal punto di vista geografico e ringrazio il

professor Prodi per avere sottolineato anche quest'aspetto perché nel libro si parla molto

d'Italia ovviamente e però c'è un'analisi comparata molto interessante che prende in

considerazione i principali paesi europei allargando anche lo sguardo poi al resto del

mondo e quindi come dire veramente un'analisi molto molto ampia e molto estesa. Volevo chiedere

sia al professor Prodi sia al dottor August prima di tornare all'autore come dire a cui

chiederei anche qualche cosa della PARS Construence perché nel libro come dire c'è un punto di domanda

finale ma ci sono anche alcune piste che vengono immaginate alcune strade che si immagina di

poter ricorrere per uscire da questa profonda crisi ma volevo chiedere appunto ai nostri ospiti se

ritengono che questa crisi anche della vita di comunità che è uno degli aspetti di cui tratta

il professor Riccardi è collegata e quanto si intrecci con la crisi di altre forme di vita

comunitaria mi viene da pensare alla vita dei partiti ad esempio la dimensione politica cioè

è questo della crisi che porta appunto alle parrocchie deserte per sintetizzare una cifra

del nostro tempo che ha conseguenze appunto più stese in cui si intrecciano i vari ambiti?

Se posso brevemente dire da un punto di vista sociologico certamente il discorso di noi stessi

ci stiamo trovando via rete insomma no? Quindi però qui c'è qualcosa perché quando Riccardi

riporta quella sigla francese che fa spavento, Adat, assemblea domenicale con l'assenza del prete.

Mi hanno detto francesi in attesa del prete.

Ma in attesa è la tua indignazione. La sigla vuol dire in assenza del prete. Allora questo

vuol dire una roba incredibile. Tre anni fa tornavo in automobile dal nord

ero stato in Polonia eccetera passo in Austria, un paesone di circa due anni,

a 14 anni in Austria, chiedo all'albergatore a che ora erano le messe e lui dice la messa è

alle nove e mezza, c'è la costa enorme, chiesa, paese no? Dico una sola. Poi vado,

il tedesco è limitato, vedo che ci sono 14 o 15 con la tonaca eccetera, vestite, poi dicono un

paternoster e tutto finisce. Dico ma cosa è successo? Dice qui la messa c'è solo due volte

all'anno. Allora vado a vedere, siccome sono curioso, 8.000 abitanti il paese, 4 supermercati,

è la chiesa due volte all'anno? La messa due volte all'anno? C'era parecchia gente,

non te ne diamoci, a questa preghiera. Non era deserci, erano state 100-150 persone.

Allora l'Adap è un problema serio, non è una sigla, capite? Perché noi impariamo fin da bambini

che il catechismo eccetera, che la parola, gli apostoli che dicono la parola, è la base

fondamentale del cristianesimo. Allora qui cambia tutto con l'Adap.

Sì, è un elemento che sottolinea di questo impoverimento della dimensione comunitaria.

Dottor Augusto, come la vede?

Non sono tanto d'accordo. Se parliamo di dimensione comunitaria sicuramente la chiesa

è ecclesia, come dice la parola originaria, cioè riunione, assemblea, Agape, ma non sono

tanto d'accordo sulla solitudine. Nel senso che prima ho citato dei giovani che vedo per strada

attaccati al telefonino con la testa piena di stupidaggini, però conosco anche altri giovani,

i quali, giovani ventenni, ne conosco per l'esattezza tre. Nessuno di loro è stato

battezzato, a nessuno di loro è stata impartita un'educazione di tipo religioso né ebraico né

cattolico. Sono tutti intorno ai vent'anni, ventiquattro così. Ebbene, tutti e tre hanno

sviluppato autonomamente, senza che nessuno glielo imponesse o suggerisse, hanno sviluppato

una loro spiritualità naturale che mi potrebbe chiedere il professor Prodi, ma come la esplicano

questa spiritualità? Ebbene, la esplicano rispettando la natura, facendo con scrupolo

la raccolta differenziata. Non vi mettete a ridere, per favore, perché sono cose socialmente

importantissime. Andando nei boschi, nei certi boschi dell'Umbria e cercando di sentire come

respira il bosco, allora voi mi potreste dire ma questo non è religione, questo è un panteismo

grossolano? Non lo so, perché questo è anche Francesco, Francesco quello, non questo, quello

là. Anche lui nel Cantico dei Cantici diceva queste cose, l'acqua, il sole, la morte. Voglio

dire loro hanno sviluppato autonomamente questa cosa la quale ha un difretto, non ha il prete,

non ha il vangenna, non ha la dottrina. Prima il professor Prodi ricordava il catechismo,

non ha il catechismo. Però io mi chiedo, e lo chiedo anche sia al professor Prodi che al

professor Riccardi, non è questa forse una nuova forma di religiosità che può avvicinare a Dio

quale che sia il significato che si vuole dare a questa parola, più che andare a catechismo a

imparare le risposte a memoria? Ma infatti dottor Augas, e ovviamente giro la domanda al professor

Riccardi, nel libro si dice esplicitamente che questa crisi del cristianesimo non equivale a

una crisi del religioso, tant'è che ad esempio si fa riferimento esplicito ai tanti gruppi

vangetici, ad esempio restando sempre in quest'ambito. Quello che lei dice, questa

dimensione di spiritualità viene assolutamente riconosciuta, ma do la parola con questo al

professor Riccardi a cui chiedo anche poi di darci qualche parola anche di speranza per il

futuro rispetto all'analisi da cui siamo partiti. Voleva aggiungere qualcosa dottor Augas,

no dicevo io mi riferivo proprio al cristianesimo, non a caso ho citato Francesco,

quel tipo di cristianesimo, ci sono tanti tipi di cristianesimo. Io ringrazio Corrado Augas e

Romano Prodi per la loro attenzione. Corrado Augas dice che è un libro coraggioso, ma è coraggioso

anche perché è molto preoccupato, non so se è coraggioso, ma è molto preoccupato per la

crisi della Chiesa e per quello che Augas dice, la crisi della Chiesa si porta dietro, che certo

si inquadra nella crisi di tutti i tessuti comunitari, sociali eccetera, ma è crisi della

Chiesa e bisogna chiamarla così e questa crisi sembra un declino, un declino a ragione Romano

Prodi che viene da lontano, ma un declino che ha passato fasi diverse perché dopo il concilio non

era un declino, anzi era un momento di grande entusiasmo, anche se era pure un periodo di crisi,

oggi è un declino in cui pezzi se ne vanno, in quanto della campagna, le religiose, e qui il

problema della Chiesa e della donna e di quello che sono le donne nella Chiesa, cioè la vita

parrocchiale si legge sulle donne ma ancora in un quadro estremamente verticista con la figura del

prete, un prete peraltro molto assente, quindi una situazione di grande complessità. E' un po',

io lo voglio dire, anche un grido d'amore, cioè accorgetevi di quello che sta succedendo,

perché tante volte, a me sembra, non ci si accorge nell'ambito della Chiesa stessa di

che sta succedendo. Dossetti diceva in un suo intervento che cito e che mi piace molto

smettetela di rabberciare il presente, la mia sensazione è che una parte del governo della

Chiesa che non si che non si confronta intellettualmente col problema sia per rabberciare

la crisi. In realtà che cosa succede? Secolarizzazione. Secolarizzazione sì,

ma si è parlato troppo di secolarizzazione perché poi non è vera la secolarizzazione,

non sono la secolarizzazione i tre giovani amici di August, non è secolarizzazione l'esplosione di

neocristianesimo, di neoprotestantesimo e poi nella nostra società non c'è anticlericalismo,

o c'è in maniera molto limitata, o anticristianismo come poteva essere 40-50 anni fa. In una certa

misura c'è anche un cristianesimo soffuso e diffuso, parlo dell'Italia e parlo dell'Europa.

Allora che cosa sta succedendo? Secondo me sono entrati in crisi certi riferimenti fondamentali.

Romano diceva si può vivere senza incontrare un prete. Allora cos'è il ruolo del sacerdotio

nella Chiesa oggi? Cosa vuol dire l'assenza dei preti? Ma anche qual è lo spazio delle

donne nella Chiesa oggi? E quello che c'è da fare secondo me è non avere paura della crisi.

Secondo me questa è la sfida positiva, non avere paura della crisi e vivere all'interno

di un contesto che è totalmente diverso, perché parlare di secolarizzazione è facile,

ma qui siamo davanti a una globalizzazione che travolge e confonde tutto. Per i cristiani,

con una speranza, per una speranza che vive nell'incontro, che vive nella costruzione delle

cose, in un cristianesimo che non sia un cristianesimo avvilito ma capace di entusiasmo,

e soprattutto capace di un incontro con un mondo vasto e vario, credente e non credente,

e soprattutto credente a modo suo. Però io direi che questo libro ha due parti,

forse tre. La prima è l'analisi della crisi, la seconda è il capitolo dedicato alla pandemia in

cui c'è stato un silenzio della Chiesa, ma non un silenzio colpevole, ma la fatica di dire parole,

e il Papa che si è assunto su di sé la supplenza di tanti silenzi e ha parlato a Piazza San Pietro

in quel modo che tutti ricordiamo. La terza parte, io non propongo una soluzione o dei

modelli ma propongo, diciamo, delle piassume della crisi da parte della Chiesa, si vive la

realtà in modo più fino e più costruttivo e aperto al futuro. Allora potrei continuare,

non voglio portare via la parola agli altri, però il coraggio di leggere a fondo la crisi fa

emergere degli elementi di speranza e di costruttività per il futuro. E' certo,

la Chiesa che Romano Prodi ha trovato in Austria, molto interessante perché capita,

io mi ricordo una volta, era nel Pirenei, andai in Chiesa la domenica e c'era scritto

la Messa Domenicale si celebra il primo giovedì di ogni mese. Per i funerali bisogna telefonare

alla parrocchia tal dei tali ricordandosi che per il prete bisogna pagare le spese di benzina. Ecco,

non è certo un tipo di Chiesa entusiasmante, è una Chiesa che si rabercia. La domanda di fondo è,

una Chiesa con dei quadri invecchiati avrà la forza di rispondere alla crisi e di muoversi,

diciamo, verso il suo futuro? In una qualche misura io credo che l'Europa,

il cristianesimo sia ammalato d'Europa, ma l'Europa ha bisogno del cristianesimo,

di un cristianesimo che non sarà più ciò che era prima. Ma mi fermo qui.

Grazie. Volevo approfittare per girarvi alcune domande tra le tante che arrivano

appunto ai canali social. Abbiamo persone collegate, molte fanno complimenti sulla

qualità del dibattito e quindi, come dire, porgo a voi questo omaggio, meritatissimo.

Un ascoltatore in particolare chiede, cosa pensate del lavoro e dei frutti del Concilio Vaticano

II? Secondo voi è stato un fallimento visti i frutti? Allora, capisco che ci sarebbe bisogno,

come dire, di una sessione dedicata, ma professor Riccardi, partirei da lei. Il

Concilio Vaticano II l'ha accennato anche poco fa, naturalmente.

Assolutamente no. Assolutamente no. Anche perché i tradizionalisti, che sono una componente della

realtà del cattolicesimo di oggi, non è che siano un movimento di massa o di rinascita.

Poi i tradizionalisti sono incarnazione della tradizione o sono una reinvenzione?

Io cito per esempio un colloquio tra Paolo VI e il leader Lefebvre dei tradizionalisti.

Il Papa gli chiede di rientrare nei ranghi e Lefebvre risponde che è una questione di coscienza.

Incredibile perché per i tradizionalisti la coscienza non esiste. Diceva la madre a Moriac,

preoccupato della condanna del Papa, contro l'Eglise mia padre coscienza. E che tradizionalista

è? Poi chiede la liturgia in latino. Paolo VI dice no e lui dice è una questione di pluralismo,

ma per i tradizionalisti il pluralismo non esiste. C'è una sola linea. Allora, voglio dire,

non è la soluzione tradizionalista. Il concilio ha recuperato tante dimensioni,

ha dato alla Chiesa una stagione di vitalità e soprattutto l'ha riconciliata con la storia. È il

cristianesimo nella storia quello che noi viviamo. Allora ci vuole una capacità di leggere questa

storia anche quando questa storia è una storia dolorosa. Chiarissimo, grazie professore. Volevo

tornare al dottor Augeas, ma poi anche al professor Prodi, sulla figura di Francesco,

non il primo, il pontefice attuale. Dal punto di vista, non di un laico, ma di un ateo,

questa volta sono più precisa. Un fiammo di uno spinoziano. Di uno spinoziano, mi sembra la

definizione più bella. Che ispirazione dà una figura come quella dell'attuale pontefice? E

chiederei poi anche al professor Prodi, dal punto di vista anche di idee molto forti e quasi

radicali che non si sentono dire da altri protagonisti della vita pubblica del nostro

paese. Un vostro giudizio dai vostri specifici punti di vista sulla figura del pontefice?

Io? Sì, grazie. Guardi, siccome qua si parla, e nel libro si parla molto, della capacità di

afferrare questi tempi e che la Chiesa Cattolica afferri questi tempi e cerchi il rinnovamento

che francamente le è mancato da molto tempo. Prima il professor Prodi ha tirato fuori un libro

del 47, si potrebbe risalire ancora più in là, mi ricordo le parole accorate del Cardinal Martini

sul mancato rinnovamento della Chiesa. Bene, relativamente a questo problema Francesco Papa

ha fatto il massimo che si poteva fare. Forse addirittura ha ecceduto nella sua... voglio dire

i barbieri sotto il colonnato del Bernini o dire, come ha detto pochi giorni fa, combattere la

ricchezza non è comunismo, è Vangelo. Sono frasi che possono essere condivise o no, ma non rientrano

esattamente in quella che è l'ortodossia dell'insegnamento ecclesiastico. Ora, l'obiezione

che si fa al Papa, e che io non dico che condivido perché sono un estraneo, però che mi colpisce,

è questa attenzione perché a forza di dire, di mettere i barbieri, lo dico a titolo di esempio,

sia chiaro, perdonatemi la volgarità, a forza di mettere i barbieri sotto il colonnato del Bernini

e di andare in giro con una tonaca tutta lisa, con i bordi tutti sfrangiati, si fa della sociologia

laddove l'insegnamento alto di una religione è per l'appunto un insegnamento che sconfina

in iperuranio, imprecisato, fatemi anche dire una parola misterioso dove tu ti senti chiamato

se ti senti chiamato in una maniera che non sapresti neanche spiegare. Ora la sociologia,

il rischio di diventare un sociologo, Papa Francesco lo corre. Allora la domanda che

io faccio ai due eminenti cattolici, Professor Prodi e Riccardi, è quella la strada del rinnovamento?

Professor Prodi, è questa una strada possibile di rinnovamento? No, questo esempio serve,

ma attenzione, il Papa non fabbrica solo questi discorsi di povertà, cioè ragazzi ha delle

finenze teologiche, dei discorsi di religione pura, profonda e queste sono azioni in cui vuole

dare a quest'umanità che è spaccata, che non è giusta, il senso di solidarietà, ma solo una

parte della sua evangelizzazione e, vediamoci spesso, sono usati proprio per diminuire l'aspetto

sacro e religioso. Questo lo trovo anche abbastanza strumentale il discorso di dire, ma il Papa

si concentra solo in queste cose. Quando parla la gente evidentemente deve entrare nel cuore,

nel dramma della vita quotidiana e allora non c'è solo il problema sociologico della povertà,

ma c'è il problema della sofferenza, c'è il problema delle famiglie divise. Però,

quando fa i discorsi sul Vangelo, il Papa è robusto. Il problema che solleva Riccardi è che

c'è proprio questa specie di schizofrenia nel mondo di oggi ed è interessantissimo perché era

descritto perfettamente dall'esempio di Augus, cioè persone che si dedicano al prossimo,

all'ambiente, ragazzi d'oro, che se Dio vuole ne abbiamo tanti. Il libro è sul discorso religioso,

è sul discorso della struttura della Chiesa e questo è indubitabile che la descrizione di

Riccardi purtroppo è perfetta, non c'è da fare. Giustamente da una speranza, perché in tantissimi

secoli, in tantissimi altri eventi la Chiesa ha avuto delle crisi simili a quelle che constatiamo

oggi, quindi la speranza non manca. Però, come riportava la frase di Dosetti, per avere speranza

a partire dalla constatazione di come stanno le cose, chiudere gli occhi di fronte a questo,

non ti aiuta ad andare avanti. Io credo che il Papa abbia proprio questa doppia faccia,

quando parla al cuore e quando parla al cervello, quando parla alla mente,

parla a tutti e due. Questo secondo me la Chiesa deve parlare a tutti e due.

Grazie. Professore, chiederei anche a lei un commento su questi ultimi aspetti,

ma approfitto, perdonatemi se mi inserisco di nuovo, per rivolgervi a alcune domande che ci

arrivano dalle persone che sono in ascolto. Una persona ci chiede se le Chiese riformate

vivono crisi analoghe a quella della Chiesa cattolica. Professore, mi perdonerà se rispondo

io in sua vece, avendo letto con passione il libro. Sì, il libro non parla solo della Chiesa

cattolica, ma come dicevamo prima ha uno sguardo ampio su tutta Europa e quindi anche sulle

confessioni che sono quelle più diffuse nei paesi del Nord Europa. Una domanda invece,

la giro a lei, professore Ricardi, e può essere forse collegata alle questioni di cui stavamo

parlando poc'anzi, una persona ci chiede se c'è una crisi dell'evangelizzazione, cioè se si è

rinunciato in qualche modo alla volontà di farsi portatori con più forza del messaggio del Vangelo.

Quindi ci colleghiamo appunto agli aspetti anche del Ponte di Giro. Io concludo il libro con una

poesia di Davide Turoldo che ho conosciuto e a cui ho voluto molto bene. Lui dice una poesia che

è una preghiera. Signore, salvami dal colore grigio dell'uomo adulto e fa che tutto il popolo

sia liberato da questa senilità dello spirito. Ridonaci la capacità di piangere e gioire e fa

che il popolo ritorni a cantare nelle chiese. Cioè Francesco è, non so se la risposta alla

preghiera di Turoldo, ma è sicuramente una liberazione da quella patina di grigio di una

struttura che sta vivendo tante volte in modo raberciato alle cui difficoltà non sia il coraggio,

la voglia, la forza di andare a fondo per una questione di senilità. Senilità che è un po'

una malattia europea, forse anche un problema della nostra demografia. Io credo che Francesco

non è un sindacalista argentino. Il pontificato di Francesco non va letto come riforma della Curia

Vaticana. Credo che Paolo VI la fece in un anno e la fece come un orologio. Paolo VI era nato

dentro la Curia e la conosceva. Il Papa ancora sta tirando avanti fin dall'inizio questa riforma,

ma credo che il valore di Francesco sia questo messaggio che è insieme, lo diceva Romano Provi,

un messaggio che parla al cuore e alla mente, un messaggio che ha messo i poveri al centro,

ma non in una visione umanitaristico-assistenzialista, ma ha messo i poveri al centro in una visione

tutta evangelica. L'idea che io leggo tante volte di un messaggio di Francesco politicizzato e

secolarizzato, ma dove? Francesco è un uomo del Vangelo, naturalmente vive la difficoltà di essere

il successore di Pietro e di voler essere il successore di Francesco D'Assisi, forse, e le due

personalità, come dire, cozzano in un certo modo, ma i discorsi di Francesco sul Vangelo sono

discorsi forti e religiosi e sono discorsi che parlano di fede, tanto che ha suscitato nel mondo

evangelico un grandissimo interesse proprio per il suo centro sul messaggio religioso e il messaggio

della parola di Dio. Ma il vero problema è la recezione del messaggio di Francesco e del modello

di Francesco da parte della Chiesa, perché in fondo noi qui ci siamo trovati, è giustissima la

domanda sull'evangelizzazione. Cosa vuol dire evangelizzazione? Evangelizzazione può voler

dire proselitismo, ma questo non ci interessa e almeno non interessa Francesco. Ma evangelizzazione

vuol dire togliere il grigio e rendere la Chiesa attrattiva, rendere la Chiesa attrattiva. Mi è

piaciuta quella citazione che Romano Prodi faceva Agonia del cristianesimo, dopo la guerra il

Carinal Suard già ne parlava in una Parigi di cui il proletariato era secolarizzato. Allora,

rendere la Chiesa attrattiva. Ma questa Chiesa attrattiva di Francesco non è una minoranza,

non è una Chiesa a chi si pone dei limiti. Quando lui parla di Chiesa di popolo è una Chiesa di

credenti, di fedeli, di fedeli a modo loro, di fedeli che seguono da lontano e da vicino.

Questa è la grande scommessa di Francesco. Riuscirà Francesco? Io credo che il suo messaggio

è un'interpretazione coerente del Concilio e poi è una testimonianza di un uomo che ci crede,

che è arrivato, come diceva Anna Arendt, è un cristiano seduto sul trono di Pietro.

A conforto, piccola postilla a quello che ha detto Riccardi, io ricordo che il primo

scritto pubblico destinato a un pubblico differenziato del Papa Francesco si chiamava

La gioia del Vangelo che è un libro che chiunque, compreso uno come me, poteva leggere con grande

partecipazione, grande anzi totale partecipazione. Tra l'altro spazzava via secoli di due cose.

Uno quella interpretazione lugubre del cattolicesimo a lungo conservata in Italia

dagli ambienti più reazionari che era una cosa che in un'epoca come questa se c'era un elemento

che poteva allontanare tutti dalla Chiesa era quella cosa lugubre. Due era quella interpretazione

di potere temporale. Quando Riccardi parla non di agonia ma di agonismo della Chiesa,

noi abbiamo avuto recentemente, non molti anni fa, un esempio di agonismo. Abbiamo avuto una

conferenza episcopale un po' di anni fa la quale cercava di intervenire pesantemente,

tra l'altro Romano Brodi ne sa qualche cosa, proprio lui personalmente, di quel tipo di

intervento della vita politica nel processo legislativo, nelle scelte referendarie degli

elettori. Quella era un tipo di intervento che voleva dimostrare la vitalità della Chiesa e in

realtà ne dimostrava la deviazione temporalistica della Chiesa che ha poco a che fare. Ecco quel

libro con il Vangelo, quel libro Evangeli Gaudium, come si chiamava, era la correzione a queste due

deviazioni. Sono quasi le sette. Mi piacerebbe che Romano Brodi rispondesse perché lui sa di che

cosa stiamo parlando. La sollecitiamo a una risposta. D'altra parte Riccardi, in quale

c'è il libro di Riccardi che risponde poi alla domanda di Augers? Dice che qui c'è decliso del

cristianesimo storico ma non fine della religione. Allora il problema è di correggere il cristianesimo

storico e non far finire la religione. Quello a cui alludeva Augers faceva parte di un cristianesimo

molto storico, immerso nella politica italiana e quindi quello è il declino. D'altra parte,

quando viene osservato che non c'è l'anticlericalismo, se non c'è il clericalismo

non può esercire l'anticlericalismo perché non si sa più con chi prendersi.

Giustissimo.

Però, ripeto, l'ultima parte poi ci sono dei interrogativi che pone perché è vero c'è questo

discorso della correlazione con il declino dell'Europa eccetera, ma è un cristianesimo

che è una crisi fortissima anche negli Stati Uniti. Andiamo ad agio a fare questa correlazione.

È un problema più profondo, è un problema più profondo che proprio deve toccare le radici

della reinterpretazione del cristianesimo nella storia. Prima avete toccato il Concilio Vaticano

II, ma nel Concilio Vaticano II, e qui lo dice chiaramente il libro, si erano creati degli

entusiasti forti, ma è mancata l'azione conseguente, è mancata quella di metterli

in pratica. Allora la gente si è sfiduciata, ma noi siamo pieni, se Dio vuole, di gente che va

ancora alla Caritas. In questi giorni lo vediamo, quanto le strutture di... Il problema è che oggi

parlavamo di qualcosa di particolare in quest'ambito, cioè della struttura ecclesiastica

e parlavamo del fatto che la parola può anche esserci, che ci sia, ma è un fatto molto più

legato alla religione. Il cattolicesimo, se non c'è la consacrazione, se non c'è il sacramento,

se non c'è la mente, allora evidentemente c'è davvero la crisi, la chiesa che brucia.

I fenomeni sono diversi, non stiamo discutendo sulla bontà dell'umanità,

stiamo discutendo sulla crisi della parte visibile del mondo cattolico. Questo è il

senso del libro. Io oltre a ringraziare per le cose dette, per la lettura, per il piacere di

aver avuto due interlocutori così diversi, ho detto croce, perché non possiamo non dirci cristiani?

Ho incontrato tanta gente, vedo tanta gente che si potrebbe dire cristiana, ma non è che uno la

vuole battezzare, ma sente che è naturalita e cristiana o sente che ha interesse per la religione,

per il Vangelo e via dicendo. Dall'altra c'è questa crisi di cui bisogna prendere coscienza

e prendere coscienza in fretta. Il cenno ai preti è un cenno importante perché sono la

sutura tra questo mondo, diciamo, vivo, complesso eccetera eccetera e la struttura della chiesa.

Qui c'è un problema di tempi. Se noi abbiamo vissuto il tempo di Francesco, se il tempo

della chiesa non diventa un tempo che si apre al futuro, allora sono problemi, perché c'è una

visione del resto del mondo. Guardiamo l'America Latina, l'America Latina era il continente

cattolico per eccellenza e oggi sta divenendo un continente con una presenza neoprotestante,

ma quando parlo di neoprotestante dico romano ha usato la parola sette, neopentecostale e via

dicendo che è tutto un altro discorso rispetto al cristianesimo storico. Questo accade poco in

Europa, accade molto negli Stati Uniti, ma c'è una grande trasformazione e la nascita di un'

alternativa che è un'alternativa religiosa, mi chiedo quanto sia un'alternativa cristiana.

Io posso fare una partuta conclusiva? Una battuta? Sì perché 19.02. Professor Riccardi, lei che è

così profondo conoscitore dell'ebraismo, non si dimentichi che quando nel 70 il Tempio venne

distrutto il giudaismo del Tempio e degli altri sacerdoti morì, ma non morì la giudaicità perché

subentrò il giudaismo arabbinico cioè il giudaismo dei maestri. Quella fu una trasformazione epocale,

chi dice che anche il cattolicesimo non la possa affrontare? Dottor Augas, posso fare un telegramma?

Nacque il periodo rabbinico concentrato sulla Torah. Professor Prolli, una parola? Riccardi ha

detto che non è un libro pessimista, allora io aspetto un altro libro che è proprio pessimista.

Direi casa la terza, se no domani sono già qui. No, professore io ero già pronta a chiamarla

alla fine della diretta, poi ci risentiamo. Allora io ringrazio davvero molto il dottor Augas,

il professor Prodi, ovviamente il professor Riccardi per il tempo che ci hanno dedicato

per questa discussione, devo dire, davvero molto interessante, cosa testimoniata anche

dalla quantità di interazioni, dalle domande che ci sono arrivate. Io mi scuso anche con le persone

come dire che non hanno avuto soddisfazione da questo punto di vista, non ho potuto rivolgere

tutte le domande che via via ci sono arrivate per non togliere spazio ai nostri ospiti. Molte

risposte sono contenute nel libro del professor Riccardi, ad ogni modo, quindi come dire, lascio

questa promessa. Volevo chiudere con un'ultima citazione, il dottor Augas ha ricordato prima

delle parole del cardinal Martini, c'è una frase molto celebre, mi perdonerete, la conoscerete

già tutti, ma che io amo molto, del cardinal Martini, che dice, io chiedevo non se siete

credenti o non credenti, ma se siete pensanti o non pensanti, l'importante è che impariate a

inquietarvi. Ecco, io spero che la discussione di questa sera abbia, come dire, offerto spunti

per alimentare pensieri e anche per tenere viva l'inquietudine, che è quello poi che in

Casa Elitrice cerchiamo di fare. La fate benissimo. La ringrazio e senz'altro con autori come il

professor Riccardi, appunto, è un lavoro che si fa molto bene. Grazie a tutti davvero. Arrivederci.


‘La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo' 'The Church Burns. Crisis and the Future of Christianity' 教会は燃えているキリスト教の危機と未来 “教堂正在燃烧。基督教的危机与未来

Buonasera, buonasera a tutti. Chiedo scusa per questi minuti di ritardo dovuti a qualche piccola

difficoltà tecnica ma eccoci qui e questa sera presenteremo un volume che è in libreria da meno

di due settimane, il volume di Andrea Riccardi che saluto. Buonasera professore, intitolato

buonasera, la chiesa brucia crisi e futuro del cristianesimo e ne discuteranno con l'autore due

ospiti autorevolissimi, due protagonisti della vita intellettuale pubblica del nostro paese

che non hanno bisogno di presentazioni che pure ringrazio Corrado Augas e Romano Prodi. Buonasera

dottor Augas, buonasera professor Prodi. Saluto anche le persone che ci stanno seguendo attraverso

i canali social della caseritrice, attraverso la pagina facebook di repubblica.it e attraverso la

pagina facebook della comunità di Sant'Egidio e ringrazio molto anche i partner che rendono

fruibile questo nostro incontro a un pubblico ancora più ampio rispetto a quello dei lettori

affezionati della caseritrice la terza. Abbiamo a disposizione un'ora al massimo, forse un pochino

meno visto che abbiamo cominciato con un po' di ritardo e io quindi ruberò solo un minuto

all'inizio per presentare brevemente l'autore e per dire due parole sul titolo così bello e così

evocativo di questo volume. Andrea Riccardi è uno storico contemporaneista che ha insegnato a

lungo in diverse università, da prima all'università di Bari poi a Roma sia la Sapienza sia l'università

di Roma 3. E' un studioso del fenomeno religioso nel suo complesso e in particolare si è occupato

della chiesa in età moderna e contemporanea. Andrea Riccardi non ha solo un profilo da ricercatore,

da studioso, è anche il fondatore della comunità di Sant'Egidio, una realtà molto importante del

nostro paese non solo che è attiva dal 1968 e è personalità molto attiva nella vita pubblica

del nostro paese. Ricordo tra le sue tante esperienze quella che l'ha visto coinvolto

dal novembre del 2011 alla primavera del 2013 come ministro della Repubblica, ministro per la

cooperazione internazionale e l'integrazione. Veniamo al libro. Allora la chiesa brucia ha

come oggetto la crisi profonda e di lungo periodo che attraversa la chiesa cristiana nel suo insieme.

Di questo parleremo questa sera e volevo partire, l'ho anticipato, dal titolo. Il titolo ovviamente

ha una valenza metaforica, è un'immagine molto efficace appunto di questa consunzione in atto da

molto tempo nelle comunità cristiane e nelle istituzioni ad esse legate ma è un'immagine

che ha anche un valore letterale perché il volume si apre proprio dalle sue prime righe con il ricordo

di un fatto molto rilevante che molti di noi conserveranno nella memoria ovvero il rogo di

cui è stato oggetto tra il 15 e il 16 aprile del 2019 la cattedrale di Notre Dame. Andrea Riccardi

parte proprio da questa immagine per ricordare lo sgomento che interessò appunto in quella notte di

primavera di quasi due anni fa non solo i cristiani, non solo i credenti ma una comunità

molto molto più ampia di persone che evidentemente nel rogo di quell'oggetto, di quel luogo così

simbolico e così evocativo in qualche modo come dire si sentirono chiamati in causa perché

evidentemente quello che riguarda la chiesa, quello che riguarda il cristianesimo appunto

ha un interesse che non riguarda solo chi è parte integrante di questo mondo. Dottor Augeas,

partirei esattamente da questo punto perché lei poi è chiamato in causa direttamente nel primo

capitolo del volume grazie a una sua citazione molto sintetica e molto efficace, una citazione

da un articolo uscito l'8 novembre del 2019 sull'osservatore romano in cui lei scriveva

abbiamo bisogno del cristianesimo perché lì fuori non c'è più altro. Ecco partirei esattamente da

qui ed è interessante il punto di vista di un uomo laico quale lei è per quanto come dire osservatore

attento appunto del mondo cristiano, dei fatti religiosi per capire perché dobbiamo essere tutti

preoccupati di questa crisi. Grazie, buonasera professor Prodi, sono onorato di essere a fianco

in un dibattito. Buonasera Andrea Riccardi. Prima di rispondere alla domanda che ha fatto la nostra

Lia di Trapani volevo mostrando la copertina del libro dire una cosa. Riccardi che è un cattolico

praticante e militante ha il coraggio in queste pagine di denunciare la crisi della Chiesa

Cattolica in tutta la sua ampiezza, non risparmia nulla, parla della crisi delle vocazioni, parla

delle chiese deserte, dei seminari vuoti, parla di tutto quello che sappia degli scandali all'interno

della Chiesa, della difficoltà per un pontefice di cercare di governare questa navicella eccetera

eccetera. Parla di tutto questo come solo un cattolico può fare, cioè vedendo questo dall'interno

e nello stesso tempo di quella Chiesa, nello stesso tempo cercando e lì si potrà discutere un po' di

vedere quali rimedi si possano opporre a questo declino dopo aver cercato di rispondere alla

domanda preliminare se si tratta di una delle tante crisi che la Chiesa Cattolica nel corso

dei secoli ha attraversato oppure se si tratta di un declino definitivo. Io ho detto quella fra,

io non sono laico gentile lì, io sono ateo nel senso che non appartengo a nessuna religione e

non credo in un dio trascendente, sono serenamente ateo, se mi devo avvicinare a qualcuno mi avvicino

a Spinozza tanto per dire, cioè una specie di pateismo spirituale che non mi dispiace. Dicevo

io ho scritto quella frase dunque da totalmente estraneo alla Chiesa perché so perfettamente per

avere studiato qualche letto, qualche libro, so perfettamente che ogni Chiesa è in primis quella

cattolica che ha così a lungo detenuto un potere politico, cioè temporale, forte, esteso, esteso

tanto per parole della penisola italiana dalla Repubblica di Venezia al confine con il Regno

delle due Sicilie, cioè un territorio molto ampio, la Chiesa cattolica ha anche avuto oltre

una funzione spirituale una funzione di aggregazione, ha dato a milioni di persone un senso alla vita,

uno scopo, una direzione nella quale guardare. C'è un capitolo che mi ha molto... Elia se sono

troppo lungo me lo dica io posso interrompermi in qualunque momento, basta che mi fa un cenno con

la mano io faccio. Il libro mi ha appassionato dunque c'è un capitolo dove per esempio Riccardi

parla dell'importanza del mondo rurale, ecco che cosa voleva dire per dei milioni di contadini che

facevano un lavoro se volete nobile però faticoso, ingrato, si spacca la schiena a fare il lavoro

dei campi soprattutto come si faceva una volta, che cosa voleva dire per loro la Chiesa? La Chiesa

era il faro al quale guardare oltre che al campanile dal quale sentire lo scoccare del

mezzogiorno. Ecco in questo senso io ho detto se noi aboliamo il cristianesimo e vedo con scomento

questi giovani persi sui telefonini e sulle discoteche, lo dico con pieno coscienza di

essere moralistico, se noi abbandoniamo il cristianesimo, se loro abbandonano il cristianesimo

quello che si apre non è un orizzonte alternativo, spesso è il vuoto, questo volevo dire. Chiarissimo

dottor Augast grazie per la precisazione, io ho usato il termine laico come dire letteralmente

nell'accezione di non religioso, ma grazie per la precisazione. Lei poi modestamente ha aggiunto

di aver letto dei libri sul cristianesimo, ora le persone che ci ascoltano lo sanno,

lei ha anche scritto parecchi libri importanti su questo argomento. Guidato da maestri illustri,

l'ultimo dei quali abbiamo fatto un libro sui Vangeli, trattati come romanzo bellissimo. Il

grande Mazzucchelli. Ha cominciato con Mauro Pesci. Mi fa piacere condividere anche questi

elementi che fanno parte anche dei temi di cui stiamo parlando. Mi fa piacere che lei abbia

sottolineato un aspetto del volume del professor Riccardi di cui noi in Casa elettrice siamo

veramente molto orgogliosi. Lei ha usato l'aggettivo coraggioso nella sua premessa,

in questa denuncia, in quest'analisi della crisi. Il libro di cui stiamo parlando questa sera è

davvero un libro coraggioso nel senso che non ha paura di usare termini molto forti. Nel sottotitolo

c'è la parola crisi, ma all'interno del libro si parla di agonia, si parla di fase terminale.

Veramente non si fanno sconti rispetto allo stato di cose che vengono analizzate. Volevo

chiedere al professor Prodi, dopo che con il dottor Augas abbiamo fatto una valutazione

anche esposta sulle conseguenze, se condivide la lettura del professor Riccardi. Questo quadro

che il dottor Augas ha sintetizzato, che ha a che fare con il calo delle vocazioni,

con le chiese vuote, con le difficoltà delle istituzioni, è un quadro che le sembra

convincente, le sembra pessimistica la lettura che emerge dal libro del professor Riccardi.

Che impressioni ha avuto? Ho preso tutto per ingrazio dell'invito. È un

dibattito molto impegnativo. Ho sentito già l'intervento interessantissimo di Augas che,

per la fine conoscenza del mondo cristiano, potrebbe definire un'afia praticante.

La domanda è che il libro è purtroppo una vera fotografia, corrisponde completamente

all'esperienza che si ha. Quando andate da un barro a otto parrocchi e ti dici ma io cosa

faccio? Faccio il tassista. Siamo arrivati veramente a un processo di scrittura. Devo

solo dire che Riccardi è molto raffidato nella sua analisi perché non la vede come un fatto di

oggi. La prende molto da lontano. Cita questo libro che sono andato a trovare, L'armonia

della chiesa, del Cardinal Suard. Questo libro è scritto nel 1947, quindi è un processo di

laicizzazione, chiamiamolo così, che ha degli alti e bassi e mi descrive molto bene Riccardi

perché non è un processo continuo, ma c'è dei momenti di consiglio, c'è dei momenti di ripresa

dei gruppi, c'è dei passaggi dalle strutture parocchiali ai movimenti, chiamiamoli così,

che sono di estremo interesse. Però c'è questa lunga glaciazione, per cui a me veniva un po'

ricerca la chiesa brucia, la chiesa si gela, io l'avei forse intitolato, perché è un processo

di lunga glaciazione. Riccardi non è disperato nella sua analisi, fa un'analisi giusta,

splendida, tra l'altro molto interessante, perché vale per tutti i paesi europei, ne distingue in

modo diverso le caratteristiche, molto diversa tra l'Italia e la Germania, intermedia la via

spagnola, ma nella stessa direzione, nella stessa direzione di un crollo, soprattutto il punto

centrale, è il crollo delle vocazioni sacerdotali, che diventa un fatto nuovo,

cioè descrive un paese, Riccardi, in cui uno può nascere, crescere e morire senza incontrare mai un

prete. Questo sociologicamente è una rivoluzione, non sono spesso fatti in un clima di questo genere,

ecco, è bene che ne abbiamo una coscienza completa, perché solo così si può prendere una reazione.

Tra l'altro è interessantissimo, perché è un movimento, come dicevi, di tutta l'Europa,

ma che è molto più forte sulle vocazioni femminili, cioè mentre sulle vocazioni maschili c'è una

caduta continua, salvo tra l'altro alcuni ordini molto severi, proprio monastici, molto duri,

ma di piccolo numero, nelle vocazioni femminili c'è un crollo. E' davvero impressionante la

velocità con cui avviene. Questo evidentemente induce a profonde riflessioni, almeno non mi è

servito questo libro solo per spassarmi le statistiche di come i matrimoni ormai non religiosi

siano di gran lunga superiori a quelli religiosi, ci sono tutti questi fatti, diciamo così,

più antitaticamente chiari ed evidenti, ma il discorso di come ad esempio la condizione femminile

si presenti oggi nell'ambito della chiesa attiva, chiamiamola così, è un fatto che è veramente

di un'importanza enorme. Quindi è bene che il quadro sia stato presentato per la prima volta

in modo così organico, così totale. Tra l'altro c'è anche tutto questo accendio alle vocazioni

extraeuropee, il problema della chiesa che è sempre più divento universale, però non è un

trend molto chiaro, quello come giustamente scrive Riccardi, perché poi convive con tutta

la frammentazione del cristianesimo, tra l'altro di un avvicinamento fra cristianesimo e media,

e l'evoluzione di tutte queste sette su cui bisogna anche riflettere. E soprattutto nell'ultimo

capitolo che riguarda la pandemia, che fa molto pensare se questa assenza dalla pratica diretta

cambierà finita la pandemia. Ho trovato sotto questo aspetto l'unica voce contrastante sull'ultimo

libro dell'Economist che dice in fondo che l'unico favorito tra le chiesaste è l'arcivesco di

Canterbury che ha detto che nelle sue prediche c'erano mille, due mille persone, all'ultima

predica c'erano due milioni e quindi tutto sommato non è un dato positivo. E' veramente

l'ironia britannica, il quadro invece, il punto interrogativo con cui finisce il libro è dove

andiamo a finire. Dove andiamo a finire, su questo interpelleremo l'autore naturalmente. Io la

ringrazio professor Prodi perché ha sottolineato alcuni aspetti che sono centrali nel volume del

professor Riccardi, sia il respiro storico, di lungo periodo appunto l'autore è uno storico e

non può che proporre una riflessione che guardi alle radici dei fenomeni e c'è un'attenzione che

parte la seconda dopoguerra direi ma in parte si va ancora più indietro perché ovviamente la crisi

di cui si tratta è una crisi che è anche legata ai fenomeni di secolarizzazione, insomma sono fenomeni

sociali appunto di lunga durata e c'è uno sguardo anche dal punto di vista geografico e ringrazio il

professor Prodi per avere sottolineato anche quest'aspetto perché nel libro si parla molto

d'Italia ovviamente e però c'è un'analisi comparata molto interessante che prende in

considerazione i principali paesi europei allargando anche lo sguardo poi al resto del

mondo e quindi come dire veramente un'analisi molto molto ampia e molto estesa. Volevo chiedere

sia al professor Prodi sia al dottor August prima di tornare all'autore come dire a cui

chiederei anche qualche cosa della PARS Construence perché nel libro come dire c'è un punto di domanda

finale ma ci sono anche alcune piste che vengono immaginate alcune strade che si immagina di

poter ricorrere per uscire da questa profonda crisi ma volevo chiedere appunto ai nostri ospiti se

ritengono che questa crisi anche della vita di comunità che è uno degli aspetti di cui tratta

il professor Riccardi è collegata e quanto si intrecci con la crisi di altre forme di vita

comunitaria mi viene da pensare alla vita dei partiti ad esempio la dimensione politica cioè

è questo della crisi che porta appunto alle parrocchie deserte per sintetizzare una cifra

del nostro tempo che ha conseguenze appunto più stese in cui si intrecciano i vari ambiti?

Se posso brevemente dire da un punto di vista sociologico certamente il discorso di noi stessi

ci stiamo trovando via rete insomma no? Quindi però qui c'è qualcosa perché quando Riccardi

riporta quella sigla francese che fa spavento, Adat, assemblea domenicale con l'assenza del prete.

Mi hanno detto francesi in attesa del prete.

Ma in attesa è la tua indignazione. La sigla vuol dire in assenza del prete. Allora questo

vuol dire una roba incredibile. Tre anni fa tornavo in automobile dal nord

ero stato in Polonia eccetera passo in Austria, un paesone di circa due anni,

a 14 anni in Austria, chiedo all'albergatore a che ora erano le messe e lui dice la messa è

alle nove e mezza, c'è la costa enorme, chiesa, paese no? Dico una sola. Poi vado,

il tedesco è limitato, vedo che ci sono 14 o 15 con la tonaca eccetera, vestite, poi dicono un

paternoster e tutto finisce. Dico ma cosa è successo? Dice qui la messa c'è solo due volte

all'anno. Allora vado a vedere, siccome sono curioso, 8.000 abitanti il paese, 4 supermercati,

è la chiesa due volte all'anno? La messa due volte all'anno? C'era parecchia gente,

non te ne diamoci, a questa preghiera. Non era deserci, erano state 100-150 persone.

Allora l'Adap è un problema serio, non è una sigla, capite? Perché noi impariamo fin da bambini

che il catechismo eccetera, che la parola, gli apostoli che dicono la parola, è la base

fondamentale del cristianesimo. Allora qui cambia tutto con l'Adap.

Sì, è un elemento che sottolinea di questo impoverimento della dimensione comunitaria.

Dottor Augusto, come la vede?

Non sono tanto d'accordo. Se parliamo di dimensione comunitaria sicuramente la chiesa

è ecclesia, come dice la parola originaria, cioè riunione, assemblea, Agape, ma non sono

tanto d'accordo sulla solitudine. Nel senso che prima ho citato dei giovani che vedo per strada

attaccati al telefonino con la testa piena di stupidaggini, però conosco anche altri giovani,

i quali, giovani ventenni, ne conosco per l'esattezza tre. Nessuno di loro è stato

battezzato, a nessuno di loro è stata impartita un'educazione di tipo religioso né ebraico né

cattolico. Sono tutti intorno ai vent'anni, ventiquattro così. Ebbene, tutti e tre hanno

sviluppato autonomamente, senza che nessuno glielo imponesse o suggerisse, hanno sviluppato

una loro spiritualità naturale che mi potrebbe chiedere il professor Prodi, ma come la esplicano

questa spiritualità? Ebbene, la esplicano rispettando la natura, facendo con scrupolo

la raccolta differenziata. Non vi mettete a ridere, per favore, perché sono cose socialmente

importantissime. Andando nei boschi, nei certi boschi dell'Umbria e cercando di sentire come

respira il bosco, allora voi mi potreste dire ma questo non è religione, questo è un panteismo

grossolano? Non lo so, perché questo è anche Francesco, Francesco quello, non questo, quello

là. Anche lui nel Cantico dei Cantici diceva queste cose, l'acqua, il sole, la morte. Voglio

dire loro hanno sviluppato autonomamente questa cosa la quale ha un difretto, non ha il prete,

non ha il vangenna, non ha la dottrina. Prima il professor Prodi ricordava il catechismo,

non ha il catechismo. Però io mi chiedo, e lo chiedo anche sia al professor Prodi che al

professor Riccardi, non è questa forse una nuova forma di religiosità che può avvicinare a Dio

quale che sia il significato che si vuole dare a questa parola, più che andare a catechismo a

imparare le risposte a memoria? Ma infatti dottor Augas, e ovviamente giro la domanda al professor

Riccardi, nel libro si dice esplicitamente che questa crisi del cristianesimo non equivale a

una crisi del religioso, tant'è che ad esempio si fa riferimento esplicito ai tanti gruppi

vangetici, ad esempio restando sempre in quest'ambito. Quello che lei dice, questa

dimensione di spiritualità viene assolutamente riconosciuta, ma do la parola con questo al

professor Riccardi a cui chiedo anche poi di darci qualche parola anche di speranza per il

futuro rispetto all'analisi da cui siamo partiti. Voleva aggiungere qualcosa dottor Augas,

no dicevo io mi riferivo proprio al cristianesimo, non a caso ho citato Francesco,

quel tipo di cristianesimo, ci sono tanti tipi di cristianesimo. Io ringrazio Corrado Augas e

Romano Prodi per la loro attenzione. Corrado Augas dice che è un libro coraggioso, ma è coraggioso

anche perché è molto preoccupato, non so se è coraggioso, ma è molto preoccupato per la

crisi della Chiesa e per quello che Augas dice, la crisi della Chiesa si porta dietro, che certo

si inquadra nella crisi di tutti i tessuti comunitari, sociali eccetera, ma è crisi della

Chiesa e bisogna chiamarla così e questa crisi sembra un declino, un declino a ragione Romano

Prodi che viene da lontano, ma un declino che ha passato fasi diverse perché dopo il concilio non

era un declino, anzi era un momento di grande entusiasmo, anche se era pure un periodo di crisi,

oggi è un declino in cui pezzi se ne vanno, in quanto della campagna, le religiose, e qui il

problema della Chiesa e della donna e di quello che sono le donne nella Chiesa, cioè la vita

parrocchiale si legge sulle donne ma ancora in un quadro estremamente verticista con la figura del

prete, un prete peraltro molto assente, quindi una situazione di grande complessità. E' un po',

io lo voglio dire, anche un grido d'amore, cioè accorgetevi di quello che sta succedendo,

perché tante volte, a me sembra, non ci si accorge nell'ambito della Chiesa stessa di

che sta succedendo. Dossetti diceva in un suo intervento che cito e che mi piace molto

smettetela di rabberciare il presente, la mia sensazione è che una parte del governo della

Chiesa che non si che non si confronta intellettualmente col problema sia per rabberciare

la crisi. In realtà che cosa succede? Secolarizzazione. Secolarizzazione sì,

ma si è parlato troppo di secolarizzazione perché poi non è vera la secolarizzazione,

non sono la secolarizzazione i tre giovani amici di August, non è secolarizzazione l'esplosione di

neocristianesimo, di neoprotestantesimo e poi nella nostra società non c'è anticlericalismo,

o c'è in maniera molto limitata, o anticristianismo come poteva essere 40-50 anni fa. In una certa

misura c'è anche un cristianesimo soffuso e diffuso, parlo dell'Italia e parlo dell'Europa.

Allora che cosa sta succedendo? Secondo me sono entrati in crisi certi riferimenti fondamentali.

Romano diceva si può vivere senza incontrare un prete. Allora cos'è il ruolo del sacerdotio

nella Chiesa oggi? Cosa vuol dire l'assenza dei preti? Ma anche qual è lo spazio delle

donne nella Chiesa oggi? E quello che c'è da fare secondo me è non avere paura della crisi.

Secondo me questa è la sfida positiva, non avere paura della crisi e vivere all'interno

di un contesto che è totalmente diverso, perché parlare di secolarizzazione è facile,

ma qui siamo davanti a una globalizzazione che travolge e confonde tutto. Per i cristiani,

con una speranza, per una speranza che vive nell'incontro, che vive nella costruzione delle

cose, in un cristianesimo che non sia un cristianesimo avvilito ma capace di entusiasmo,

e soprattutto capace di un incontro con un mondo vasto e vario, credente e non credente,

e soprattutto credente a modo suo. Però io direi che questo libro ha due parti,

forse tre. La prima è l'analisi della crisi, la seconda è il capitolo dedicato alla pandemia in

cui c'è stato un silenzio della Chiesa, ma non un silenzio colpevole, ma la fatica di dire parole,

e il Papa che si è assunto su di sé la supplenza di tanti silenzi e ha parlato a Piazza San Pietro

in quel modo che tutti ricordiamo. La terza parte, io non propongo una soluzione o dei

modelli ma propongo, diciamo, delle piassume della crisi da parte della Chiesa, si vive la

realtà in modo più fino e più costruttivo e aperto al futuro. Allora potrei continuare,

non voglio portare via la parola agli altri, però il coraggio di leggere a fondo la crisi fa

emergere degli elementi di speranza e di costruttività per il futuro. E' certo,

la Chiesa che Romano Prodi ha trovato in Austria, molto interessante perché capita,

io mi ricordo una volta, era nel Pirenei, andai in Chiesa la domenica e c'era scritto

la Messa Domenicale si celebra il primo giovedì di ogni mese. Per i funerali bisogna telefonare

alla parrocchia tal dei tali ricordandosi che per il prete bisogna pagare le spese di benzina. Ecco,

non è certo un tipo di Chiesa entusiasmante, è una Chiesa che si rabercia. La domanda di fondo è,

una Chiesa con dei quadri invecchiati avrà la forza di rispondere alla crisi e di muoversi,

diciamo, verso il suo futuro? In una qualche misura io credo che l'Europa,

il cristianesimo sia ammalato d'Europa, ma l'Europa ha bisogno del cristianesimo,

di un cristianesimo che non sarà più ciò che era prima. Ma mi fermo qui.

Grazie. Volevo approfittare per girarvi alcune domande tra le tante che arrivano

appunto ai canali social. Abbiamo persone collegate, molte fanno complimenti sulla

qualità del dibattito e quindi, come dire, porgo a voi questo omaggio, meritatissimo.

Un ascoltatore in particolare chiede, cosa pensate del lavoro e dei frutti del Concilio Vaticano

II? Secondo voi è stato un fallimento visti i frutti? Allora, capisco che ci sarebbe bisogno,

come dire, di una sessione dedicata, ma professor Riccardi, partirei da lei. Il

Concilio Vaticano II l'ha accennato anche poco fa, naturalmente.

Assolutamente no. Assolutamente no. Anche perché i tradizionalisti, che sono una componente della

realtà del cattolicesimo di oggi, non è che siano un movimento di massa o di rinascita.

Poi i tradizionalisti sono incarnazione della tradizione o sono una reinvenzione?

Io cito per esempio un colloquio tra Paolo VI e il leader Lefebvre dei tradizionalisti.

Il Papa gli chiede di rientrare nei ranghi e Lefebvre risponde che è una questione di coscienza.

Incredibile perché per i tradizionalisti la coscienza non esiste. Diceva la madre a Moriac,

preoccupato della condanna del Papa, contro l'Eglise mia padre coscienza. E che tradizionalista

è? Poi chiede la liturgia in latino. Paolo VI dice no e lui dice è una questione di pluralismo,

ma per i tradizionalisti il pluralismo non esiste. C'è una sola linea. Allora, voglio dire,

non è la soluzione tradizionalista. Il concilio ha recuperato tante dimensioni,

ha dato alla Chiesa una stagione di vitalità e soprattutto l'ha riconciliata con la storia. È il

cristianesimo nella storia quello che noi viviamo. Allora ci vuole una capacità di leggere questa

storia anche quando questa storia è una storia dolorosa. Chiarissimo, grazie professore. Volevo

tornare al dottor Augeas, ma poi anche al professor Prodi, sulla figura di Francesco,

non il primo, il pontefice attuale. Dal punto di vista, non di un laico, ma di un ateo,

questa volta sono più precisa. Un fiammo di uno spinoziano. Di uno spinoziano, mi sembra la

definizione più bella. Che ispirazione dà una figura come quella dell'attuale pontefice? E

chiederei poi anche al professor Prodi, dal punto di vista anche di idee molto forti e quasi

radicali che non si sentono dire da altri protagonisti della vita pubblica del nostro

paese. Un vostro giudizio dai vostri specifici punti di vista sulla figura del pontefice?

Io? Sì, grazie. Guardi, siccome qua si parla, e nel libro si parla molto, della capacità di

afferrare questi tempi e che la Chiesa Cattolica afferri questi tempi e cerchi il rinnovamento

che francamente le è mancato da molto tempo. Prima il professor Prodi ha tirato fuori un libro

del 47, si potrebbe risalire ancora più in là, mi ricordo le parole accorate del Cardinal Martini

sul mancato rinnovamento della Chiesa. Bene, relativamente a questo problema Francesco Papa

ha fatto il massimo che si poteva fare. Forse addirittura ha ecceduto nella sua... voglio dire

i barbieri sotto il colonnato del Bernini o dire, come ha detto pochi giorni fa, combattere la

ricchezza non è comunismo, è Vangelo. Sono frasi che possono essere condivise o no, ma non rientrano

esattamente in quella che è l'ortodossia dell'insegnamento ecclesiastico. Ora, l'obiezione

che si fa al Papa, e che io non dico che condivido perché sono un estraneo, però che mi colpisce,

è questa attenzione perché a forza di dire, di mettere i barbieri, lo dico a titolo di esempio,

sia chiaro, perdonatemi la volgarità, a forza di mettere i barbieri sotto il colonnato del Bernini

e di andare in giro con una tonaca tutta lisa, con i bordi tutti sfrangiati, si fa della sociologia

laddove l'insegnamento alto di una religione è per l'appunto un insegnamento che sconfina

in iperuranio, imprecisato, fatemi anche dire una parola misterioso dove tu ti senti chiamato

se ti senti chiamato in una maniera che non sapresti neanche spiegare. Ora la sociologia,

il rischio di diventare un sociologo, Papa Francesco lo corre. Allora la domanda che

io faccio ai due eminenti cattolici, Professor Prodi e Riccardi, è quella la strada del rinnovamento?

Professor Prodi, è questa una strada possibile di rinnovamento? No, questo esempio serve,

ma attenzione, il Papa non fabbrica solo questi discorsi di povertà, cioè ragazzi ha delle

finenze teologiche, dei discorsi di religione pura, profonda e queste sono azioni in cui vuole

dare a quest'umanità che è spaccata, che non è giusta, il senso di solidarietà, ma solo una

parte della sua evangelizzazione e, vediamoci spesso, sono usati proprio per diminuire l'aspetto

sacro e religioso. Questo lo trovo anche abbastanza strumentale il discorso di dire, ma il Papa

si concentra solo in queste cose. Quando parla la gente evidentemente deve entrare nel cuore,

nel dramma della vita quotidiana e allora non c'è solo il problema sociologico della povertà,

ma c'è il problema della sofferenza, c'è il problema delle famiglie divise. Però,

quando fa i discorsi sul Vangelo, il Papa è robusto. Il problema che solleva Riccardi è che

c'è proprio questa specie di schizofrenia nel mondo di oggi ed è interessantissimo perché era

descritto perfettamente dall'esempio di Augus, cioè persone che si dedicano al prossimo,

all'ambiente, ragazzi d'oro, che se Dio vuole ne abbiamo tanti. Il libro è sul discorso religioso,

è sul discorso della struttura della Chiesa e questo è indubitabile che la descrizione di

Riccardi purtroppo è perfetta, non c'è da fare. Giustamente da una speranza, perché in tantissimi

secoli, in tantissimi altri eventi la Chiesa ha avuto delle crisi simili a quelle che constatiamo

oggi, quindi la speranza non manca. Però, come riportava la frase di Dosetti, per avere speranza

a partire dalla constatazione di come stanno le cose, chiudere gli occhi di fronte a questo,

non ti aiuta ad andare avanti. Io credo che il Papa abbia proprio questa doppia faccia,

quando parla al cuore e quando parla al cervello, quando parla alla mente,

parla a tutti e due. Questo secondo me la Chiesa deve parlare a tutti e due.

Grazie. Professore, chiederei anche a lei un commento su questi ultimi aspetti,

ma approfitto, perdonatemi se mi inserisco di nuovo, per rivolgervi a alcune domande che ci

arrivano dalle persone che sono in ascolto. Una persona ci chiede se le Chiese riformate

vivono crisi analoghe a quella della Chiesa cattolica. Professore, mi perdonerà se rispondo

io in sua vece, avendo letto con passione il libro. Sì, il libro non parla solo della Chiesa

cattolica, ma come dicevamo prima ha uno sguardo ampio su tutta Europa e quindi anche sulle

confessioni che sono quelle più diffuse nei paesi del Nord Europa. Una domanda invece,

la giro a lei, professore Ricardi, e può essere forse collegata alle questioni di cui stavamo

parlando poc'anzi, una persona ci chiede se c'è una crisi dell'evangelizzazione, cioè se si è

rinunciato in qualche modo alla volontà di farsi portatori con più forza del messaggio del Vangelo.

Quindi ci colleghiamo appunto agli aspetti anche del Ponte di Giro. Io concludo il libro con una

poesia di Davide Turoldo che ho conosciuto e a cui ho voluto molto bene. Lui dice una poesia che

è una preghiera. Signore, salvami dal colore grigio dell'uomo adulto e fa che tutto il popolo

sia liberato da questa senilità dello spirito. Ridonaci la capacità di piangere e gioire e fa

che il popolo ritorni a cantare nelle chiese. Cioè Francesco è, non so se la risposta alla

preghiera di Turoldo, ma è sicuramente una liberazione da quella patina di grigio di una

struttura che sta vivendo tante volte in modo raberciato alle cui difficoltà non sia il coraggio,

la voglia, la forza di andare a fondo per una questione di senilità. Senilità che è un po'

una malattia europea, forse anche un problema della nostra demografia. Io credo che Francesco

non è un sindacalista argentino. Il pontificato di Francesco non va letto come riforma della Curia

Vaticana. Credo che Paolo VI la fece in un anno e la fece come un orologio. Paolo VI era nato

dentro la Curia e la conosceva. Il Papa ancora sta tirando avanti fin dall'inizio questa riforma,

ma credo che il valore di Francesco sia questo messaggio che è insieme, lo diceva Romano Provi,

un messaggio che parla al cuore e alla mente, un messaggio che ha messo i poveri al centro,

ma non in una visione umanitaristico-assistenzialista, ma ha messo i poveri al centro in una visione

tutta evangelica. L'idea che io leggo tante volte di un messaggio di Francesco politicizzato e

secolarizzato, ma dove? Francesco è un uomo del Vangelo, naturalmente vive la difficoltà di essere

il successore di Pietro e di voler essere il successore di Francesco D'Assisi, forse, e le due

personalità, come dire, cozzano in un certo modo, ma i discorsi di Francesco sul Vangelo sono

discorsi forti e religiosi e sono discorsi che parlano di fede, tanto che ha suscitato nel mondo

evangelico un grandissimo interesse proprio per il suo centro sul messaggio religioso e il messaggio

della parola di Dio. Ma il vero problema è la recezione del messaggio di Francesco e del modello

di Francesco da parte della Chiesa, perché in fondo noi qui ci siamo trovati, è giustissima la

domanda sull'evangelizzazione. Cosa vuol dire evangelizzazione? Evangelizzazione può voler

dire proselitismo, ma questo non ci interessa e almeno non interessa Francesco. Ma evangelizzazione

vuol dire togliere il grigio e rendere la Chiesa attrattiva, rendere la Chiesa attrattiva. Mi è

piaciuta quella citazione che Romano Prodi faceva Agonia del cristianesimo, dopo la guerra il

Carinal Suard già ne parlava in una Parigi di cui il proletariato era secolarizzato. Allora,

rendere la Chiesa attrattiva. Ma questa Chiesa attrattiva di Francesco non è una minoranza,

non è una Chiesa a chi si pone dei limiti. Quando lui parla di Chiesa di popolo è una Chiesa di

credenti, di fedeli, di fedeli a modo loro, di fedeli che seguono da lontano e da vicino.

Questa è la grande scommessa di Francesco. Riuscirà Francesco? Io credo che il suo messaggio

è un'interpretazione coerente del Concilio e poi è una testimonianza di un uomo che ci crede,

che è arrivato, come diceva Anna Arendt, è un cristiano seduto sul trono di Pietro.

A conforto, piccola postilla a quello che ha detto Riccardi, io ricordo che il primo

scritto pubblico destinato a un pubblico differenziato del Papa Francesco si chiamava

La gioia del Vangelo che è un libro che chiunque, compreso uno come me, poteva leggere con grande

partecipazione, grande anzi totale partecipazione. Tra l'altro spazzava via secoli di due cose.

Uno quella interpretazione lugubre del cattolicesimo a lungo conservata in Italia

dagli ambienti più reazionari che era una cosa che in un'epoca come questa se c'era un elemento

che poteva allontanare tutti dalla Chiesa era quella cosa lugubre. Due era quella interpretazione

di potere temporale. Quando Riccardi parla non di agonia ma di agonismo della Chiesa,

noi abbiamo avuto recentemente, non molti anni fa, un esempio di agonismo. Abbiamo avuto una

conferenza episcopale un po' di anni fa la quale cercava di intervenire pesantemente,

tra l'altro Romano Brodi ne sa qualche cosa, proprio lui personalmente, di quel tipo di

intervento della vita politica nel processo legislativo, nelle scelte referendarie degli

elettori. Quella era un tipo di intervento che voleva dimostrare la vitalità della Chiesa e in

realtà ne dimostrava la deviazione temporalistica della Chiesa che ha poco a che fare. Ecco quel

libro con il Vangelo, quel libro Evangeli Gaudium, come si chiamava, era la correzione a queste due

deviazioni. Sono quasi le sette. Mi piacerebbe che Romano Brodi rispondesse perché lui sa di che

cosa stiamo parlando. La sollecitiamo a una risposta. D'altra parte Riccardi, in quale

c'è il libro di Riccardi che risponde poi alla domanda di Augers? Dice che qui c'è decliso del

cristianesimo storico ma non fine della religione. Allora il problema è di correggere il cristianesimo

storico e non far finire la religione. Quello a cui alludeva Augers faceva parte di un cristianesimo

molto storico, immerso nella politica italiana e quindi quello è il declino. D'altra parte,

quando viene osservato che non c'è l'anticlericalismo, se non c'è il clericalismo

non può esercire l'anticlericalismo perché non si sa più con chi prendersi.

Giustissimo.

Però, ripeto, l'ultima parte poi ci sono dei interrogativi che pone perché è vero c'è questo

discorso della correlazione con il declino dell'Europa eccetera, ma è un cristianesimo

che è una crisi fortissima anche negli Stati Uniti. Andiamo ad agio a fare questa correlazione.

È un problema più profondo, è un problema più profondo che proprio deve toccare le radici

della reinterpretazione del cristianesimo nella storia. Prima avete toccato il Concilio Vaticano

II, ma nel Concilio Vaticano II, e qui lo dice chiaramente il libro, si erano creati degli

entusiasti forti, ma è mancata l'azione conseguente, è mancata quella di metterli

in pratica. Allora la gente si è sfiduciata, ma noi siamo pieni, se Dio vuole, di gente che va

ancora alla Caritas. In questi giorni lo vediamo, quanto le strutture di... Il problema è che oggi

parlavamo di qualcosa di particolare in quest'ambito, cioè della struttura ecclesiastica

e parlavamo del fatto che la parola può anche esserci, che ci sia, ma è un fatto molto più

legato alla religione. Il cattolicesimo, se non c'è la consacrazione, se non c'è il sacramento,

se non c'è la mente, allora evidentemente c'è davvero la crisi, la chiesa che brucia.

I fenomeni sono diversi, non stiamo discutendo sulla bontà dell'umanità,

stiamo discutendo sulla crisi della parte visibile del mondo cattolico. Questo è il

senso del libro. Io oltre a ringraziare per le cose dette, per la lettura, per il piacere di

aver avuto due interlocutori così diversi, ho detto croce, perché non possiamo non dirci cristiani?

Ho incontrato tanta gente, vedo tanta gente che si potrebbe dire cristiana, ma non è che uno la

vuole battezzare, ma sente che è naturalita e cristiana o sente che ha interesse per la religione,

per il Vangelo e via dicendo. Dall'altra c'è questa crisi di cui bisogna prendere coscienza

e prendere coscienza in fretta. Il cenno ai preti è un cenno importante perché sono la

sutura tra questo mondo, diciamo, vivo, complesso eccetera eccetera e la struttura della chiesa.

Qui c'è un problema di tempi. Se noi abbiamo vissuto il tempo di Francesco, se il tempo

della chiesa non diventa un tempo che si apre al futuro, allora sono problemi, perché c'è una

visione del resto del mondo. Guardiamo l'America Latina, l'America Latina era il continente

cattolico per eccellenza e oggi sta divenendo un continente con una presenza neoprotestante,

ma quando parlo di neoprotestante dico romano ha usato la parola sette, neopentecostale e via

dicendo che è tutto un altro discorso rispetto al cristianesimo storico. Questo accade poco in

Europa, accade molto negli Stati Uniti, ma c'è una grande trasformazione e la nascita di un'

alternativa che è un'alternativa religiosa, mi chiedo quanto sia un'alternativa cristiana.

Io posso fare una partuta conclusiva? Una battuta? Sì perché 19.02. Professor Riccardi, lei che è

così profondo conoscitore dell'ebraismo, non si dimentichi che quando nel 70 il Tempio venne

distrutto il giudaismo del Tempio e degli altri sacerdoti morì, ma non morì la giudaicità perché

subentrò il giudaismo arabbinico cioè il giudaismo dei maestri. Quella fu una trasformazione epocale,

chi dice che anche il cattolicesimo non la possa affrontare? Dottor Augas, posso fare un telegramma?

Nacque il periodo rabbinico concentrato sulla Torah. Professor Prolli, una parola? Riccardi ha

detto che non è un libro pessimista, allora io aspetto un altro libro che è proprio pessimista.

Direi casa la terza, se no domani sono già qui. No, professore io ero già pronta a chiamarla

alla fine della diretta, poi ci risentiamo. Allora io ringrazio davvero molto il dottor Augas,

il professor Prodi, ovviamente il professor Riccardi per il tempo che ci hanno dedicato

per questa discussione, devo dire, davvero molto interessante, cosa testimoniata anche

dalla quantità di interazioni, dalle domande che ci sono arrivate. Io mi scuso anche con le persone

come dire che non hanno avuto soddisfazione da questo punto di vista, non ho potuto rivolgere

tutte le domande che via via ci sono arrivate per non togliere spazio ai nostri ospiti. Molte

risposte sono contenute nel libro del professor Riccardi, ad ogni modo, quindi come dire, lascio

questa promessa. Volevo chiudere con un'ultima citazione, il dottor Augas ha ricordato prima

delle parole del cardinal Martini, c'è una frase molto celebre, mi perdonerete, la conoscerete

già tutti, ma che io amo molto, del cardinal Martini, che dice, io chiedevo non se siete

credenti o non credenti, ma se siete pensanti o non pensanti, l'importante è che impariate a

inquietarvi. Ecco, io spero che la discussione di questa sera abbia, come dire, offerto spunti

per alimentare pensieri e anche per tenere viva l'inquietudine, che è quello poi che in

Casa Elitrice cerchiamo di fare. La fate benissimo. La ringrazio e senz'altro con autori come il

professor Riccardi, appunto, è un lavoro che si fa molto bene. Grazie a tutti davvero. Arrivederci.