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Radar Podcast, Radar ep.5: Energia, tra guerra e cooperazione, con Valeria Termini - YouTube

Radar ep.5: Energia, tra guerra e cooperazione, con Valeria Termini - YouTube

È un percorso molto lungo, molto lento che dovrebbe eh

consentire anche all'occidente di eh limitare la propria

dipendenza da pochi paesi autocratici. Era l'OPEC. Oggi è

la Russia. Il rischio rimane perché oltre a la dipendenza

dai paesi che hanno molte riserve di gas, petrolio,

commotivi fossili oggi questo percorso di decarbonizzazione

ci porta a dipendenza per le fonti rinnovabili dall'Asia in

particolare dalla Cina dai materiali critici necessari a

far funzionare le fonti rinnovabili quindi quello

dell'energia è un percorso assai complesso da un punto di

vista geopolitico

io sono Giuseppe Laterza e questo è radar un podcast degli

editori Laterza

radar è una serie di conversazioni settimanali sulle

questioni essenziali del nostro tempo. Ogni volta in compagnia

di un esperto per cercare di andare in profondità a

rimettere ordine e orientarsi.

L'energia è una di quelle cose alle quali almeno da questa

parte del mondo quelli che stanno un po' meglio non

pensano perché la diamo per scontata insomma no? E poi

naturalmente arrivano le bollette più care e ci

accorgiamo che eh dall'energia che dipenda gran parte della

nostra vita almeno le attività più importanti, gli

spostamenti, i riscaldamenti ma la cucina, la luce insomma e

quindi ci cominciamo a preoccupare su ci arriva questa

energia e quando il ventiquattro febbraio è

iniziata la tragedia dell'occupazione russa

dell'Ucraina abbiamo cominciato a capire che c'era anche un

problema di energia e hanno cominciato a informarci sul

fatto che c'era una dipendenza significativa dei paesi europei

in particolare tra questi anche dell'Italia dal gas russo e

abbiamo cominciato a a cercare di capire come questo

dipendesse dalla che conseguenze ci fossero e eh

abbiamo cominciato a vedere che il nostro governo cercava anche

più o meno in sintonia con gli altri governi europei di

provare a trovare delle soluzioni in un contesto

abbastanza complicato già prima della guerra perché l'energia è

una materia intanto che si compone in tante diverse fonti

modalità di approvvigionamento, parti del mondo che appunto ne

sono ricchio, ne sono sprovviste, insomma, un quadro

complesso che vorremmo cercare di capire meglio in questa

puntata di radar. E questa settimana a ragionare, ad

accompagnarci al ragionamento sull'energia, abbiamo invitato

una persona che studia questi temi, se ne occupa da molti

anni, che è Valeria Termini, che insegna economia politica

all'università di Roma tre, è stata commissario anche

dell'autorità per l'Energia e vice presidente del consiglio

europeo, dei regolatori dell'energia, ha coperto vari

importanti, nazionali e internazionali, si è occupati,

ha scritto anche aspetti della politica energetica europea ma

oltre a questo poi si è occupata anche di teoria e

politica monetaria, innovazione, instabilità dei

mercati finanziari eh ha avuto anche un importante

riconoscimento negli Stati Uniti che è l'international

public administration award e poi per la terza ha scritto un

libro che in qualche modo portava sintesi questa sua

ricerca, questo lavoro di molti anni con un taglio divulgativo

che si chiama energia la grande trasformazione che la casa

editrice ha pubblicato eh nel duemila e venti. Buongiorno

Valeria. Buongiorno Giuseppe. Grazie. Dunque partiamo

dall'oggi e cerchiamo di fare un po' di chiarezza in questa

materia così complessa. Dai dati che noi abbiamo raccolto

ma che ti chiedo di confermare l'Europa nel duemilaventuno ha

importato centocinquantacinque miliardi di metri cubi di gas

naturale dalla Russia di eh l'Italia ne ha portato

ventinove miliardi ecco mi confermi questi dati e diciamo

primo punto quanto eh dipendiamo davvero dalla Russia

chiariscici prima a questo punto che mi pare essenziale da

cui può partire poi tutto il ragionamento assolutamente sì

confermo i dati vorrei fare una piccola premessa se me lo

consenti che certo è vero ancora una volta l'energia è al

centro di un conflitto geopolitico è parte essenziale

della economica che si snoda parallela ai carri armati e

alle armi tra rus e ucraina è centrale ma è solo un tassello

nello scenario drammatico di distruzione a cui assistiamo.

Questo mi sembra essenziale per non creare una impostazione

economicista che non è opportuno in questo momento

politico. L'energia è comunque un elemento essenziale perché

io vedo due binari se posso dire uno è quello delle

sanzioni? Non vogliamo finanziare l'Europa in primo

luogo. Le armi russe con il gas che importiamo dalla Russia e

secondo non vogliamo fermare la decarbonizzazione e lo sforzo

di proteggere il pianeta con il quale l'Europa si era mossa

molto bene. Sono due tragedie che colpiscono ma direi con la

massima ingiustizia i paesi più vulnerabili e la popolazione

più vulnerabile. E quindi da questo partirei. Ecco, ma

diciamo quanto dipendiamo dalla Russia, quanto è forte questo

nostro posizione diciamo di difficoltà, di dipendenza. Eh

sì questo è proprio il crinale della responsabilità

dell'unione europea. Allora, ciò premesso la dipendenza tra

Russia Europa è forte e reciproca. È vero l'Europa?

L'Unione Europea importa centocinquantacinque. Come hai

detto miliardi di metri cubi di gas, dalla rousse e finanzia

larga parte del bilancio russo così. Si propone l'unione

europea di ridurre il valore di due terzi a cinquantacinque

miliardi di metri cubi in due tre anni attingendo ad altre

fonti. Che vuol dire il gas naturale liquido da Stati

Uniti, Qatar, gito nord Africa per diciamo circa cinquanta

miliardi di metri cubi sono le previsioni dell'Europa

utilizzando anche i gasdotti esistenti stiamo parlando di

breve periodo di ciò che possiamo fare oggi e quindi di

ricevere ulteriori dieci miliardi di metri dall'Azerbat

Giada, la Norvegia e dall'Algeria col bio metano

altri tre miliardi e mezzo circa ma sono previsioni per

quanto contano dell'Unione europea e con rinnovabili

ventitre milardi di metri cubi e infine nel medio periodo

invece con tecnologia avviando la produzione innovativa di

idrogeno verde per l'industria pesante per i trasporti e così

via. Tuttavia eh lasciami dire nei dati aggregati nascondono

situazioni molto diverse tra i paesi membri. Come giustamente

accennavi tu. Germania e Italia sono i più colpiti dal gas.

L'Italia tuttavia mi piace dirlo perché non è ovvio. È in

una posizione di estremo vantaggio rispetto alla

Germania e deve può usarlo al meglio sotto la guida di un

governo consapevole di questo. Se posso spiegare perché i i

primo punto sono i numeri reali. Eh i dati circolano

spesso sono troppo approssimativi esagerano la

nostra vulnerabilità e la dipendenza dalla Russia il che

è un crimine in questo momento difficile e economico di

aspettative in realtà come accennavi l'Italia ha una un

diverso spettro di fonti fossili per l'energia di fonti

primarie se prendiamo il duemila e diciannove che è

l'ultimo anno normale prima del covid durante i quali poi

naturalmente si riduce di molto il consumo dell'energia. Ecco

eh le fonti sono differenziate. Abbiamo il gas che eh copre il

quaranta percento dei consumi energetici nazionali presi dal

nostro bilancio energetico nazionale. Abbiamo poi il

petrolio oh che ha cinquantaquattromila tonnellate

o ill equivalent su centocinquantamila il consumo

totale abbiamo eh le rinnovabili ventinovemila e

cinquecento tonnellate all'equivalente e altri soldi

per seimila e cinquecento tonnellate olio equivalente.

Ora il gas che noi utilizziamo è praticamente tutto importato

al novanta per cento sono oh novanta percento di

importazioni quindi dipendiamo dall'estero ma dalla Russia

importiamo solo il quaranta per cento per un gioco di numeri

quaranta e quaranta. Questo significa che l'Italia dipende

dal gas rosso per il sedici percento dell'energia consumata

nel che non è consistente è molto meno della Germania che

dipende per il cinquantacinque per cento dal gas russo.

Naturalmente non è poco. E su questo ci stiamo muovendo come

giustamente dicevi il governo si è mosso. In che modo? Uno

dei motivi della dipendenza aumentata negli ultimi tre anni

dal gas all'uso della convenienza. Costava meno di

quello algerino. E la missione del premier del governo recente

in ci assicura noi non sappiamo sono previsioni ci assicuro un

ulteriore eh flusso di nove miliardi di metri cubi

addizionali attraverso sul quale torneremo nostro nel

Mediterraneo quindi da questo punto di vista si inizia il

cambiamento c'è poi tap naturalmente ma in secondo

luogo a differenza di quanto spesso si legge direi le

infrastrutture in Italia aiutano nel breve periodo

perché l'Italia ha tre rigassificatori come sappiamo

che significa poter accogliere il gas naturale liquido non

solo attraverso i tubi regionali ma attraverso le navi

quindi da tutto il mondo. Questi tre classificatori

Panigalli, Livorno e Cavarzese son stati due su tre in

manutenzione nell'anno passato e adesso riprendono a

funzionare quindi ci daranno una possibilità maggiore e non

dimentichiamo l'Italia è raggiunta da cinque gasdotti

che citavo prima costruito dal lungimirante ma te negli anni

cinquanta per arrivare all'ultimo tap che oggi è in

uso dopo aver superato dei contrasti locali molto forti e

molto significativi per spiegare anche la nostra

dipendenza dal gas all'uso e questo richiama il terzo punto

che è una nuova consapevolezza che sia effettivamente concreta

del Governo sulla necessità di sbloccare le procedure inutili

e dannose che fino ad oggi hanno bloccato larga parte

degli impianti da fonti rinnovabili l'urgenza della

congiuntura sembra spingere nella giusta direzione di

favorire la produzione di rinnovabili non con incentivi

necessariamente ma con l'accelerazione delle procedure

attuative in vigore. Anche in questo caso numeri parlano e

qui mi fermo in Germania le comunità energetiche locali di

cui forse avremo modo di parlare hanno superato i

migliaio sono circa millesettecento in Italia sono

pochissime e premono per ottenere all'autorizzazione

necessaria all'uso di comunità energetiche locali da fonti

rinnovabili su questo punto torneremo. Ultimo elemento e la

posizione geografica. Beh il Mediterraneo è un'enorme

risorsa di naturale dallo zoo all'Egitto trovato da Emi alle

scoperte marine più recenti nella zona antistanti Israele e

Gaza, Cipro eh e da diversi anni si discute sul tragitto

opportuno per fare arrivare questo gas all'Europa

attraverso l'Italia diciamo il doppio flusso di SNAM imposto

dalle regole europee consente questo oggi il trasporto da sud

al nord. Fino alla guerra in Ucraina ahimè l'ostacolo

principale sviluppo di questa via mediterranea di cui

l'Italia è al centro è stato la concorrenza del gas russo che

attraverso nord stream e qui c'è molta responsabilità della

Germania perché Nord stream è il gasdotto che collega

direttamente alla Russia alla Germania e poi al resto

d'Europa molto molto consistente ecco riforniva la

Germania e parte dell'Europa oggi non c'è più questa

concorrenza e l'Italia dovrà assumere la guida di questa

vicina al che è il Mediterraneo. Questo è un po'

il panorama diciamo nostro italiano a fronte della

necessità di diversificare la dipendenza dalla Russia che è

una responsabilità storica naturalmente. Mi pare che ci

hai fatto un quadro molto chiaro di sintesi. Ecco

cominciamo a entrare dentro alcuni dei temi di cui hai

parlato. Tu hai parlato della necessità dell'urgenza che però

è un'accelerazione non è un'assoluta novità della

diversificazione no? È è un tema che esisteva anche prima

della guerra. Questa diversificazione sia tra le

fonti energetiche tra cui vanno perseguite appunto quelle

rinnovabili sia all'interno invece delle fonti

tradizionali. Su quest'ultimo punto tu hai accennato

all'algeria non c'è solo l'algeria però mi sembra no?

Tra i paesi a cui ci stiamo rivolgendo per compensare il la

riduzione del gastro russo sbaglio assolutamente no eh di

fatto per quanto riguarda i gasdotti noi abbiamo un

gasdotto appunto che risale ai tempi di Mattei con la Libia in

questo momento difficile però cioè beh la Tunisia per esempio

ha altre parti dell'Africa dove si è recato il nostro governo

parlavo solo dei gasdotti del Mediterraneo. Mettevo a fuoco

il Mediterraneo che un punto centrale che è stato per troppo

tempo quasi dimenticato direi colpevolmente dimenticato

dall'Italia. Poi il GNL il gas naturale liquido come dicevo

che arriva per nave eh arriva da beh in particolare eh dal

per noi ma anche dagli Stati Uniti. Ecco però fermiamoci un

attimo sul catarro o altri paesi. Eh insomma noi stiamo

parlando da qualche minuto di un aspetto economico la di

energia che però vediamo come mai forse abbiamo visto nel

recente passato quanto è correlato a un aspetto

politico. Anzi ha un aspetto ancor più drammatico come la

guerra. Ecco una parentesi riflessione su questa

connessione. Il fatto che noi compensiamo il riduzione del

gas russo con il gas di altri paesi che non sono democrazie

anch'essi alcuni dei quali diciamo sono regimi come dire

molto lontani rispetto ai nostri non comporta un problema

e un rischio eh ulteriore? È assolutamente sì. In questo

senso stiamo ripercorrendo con i combustibili fossili una

storia passata e certamente ragione. Qui bisogna ritornare

indietro agli anni settanta perché il cuore della

transizione energetica della trasformazione energetica

adesso congiunturalmente acutizzata come urgenza dalla

guerra e dalla dipendenza russa ma risale almeno agli anni

settanta se non vogliamo parlare eh delle come dire

brutte posizioni dell'Europa e degli Stati Uniti nei confronti

dei paesi del golfo di inizio secolo quando fu creato con un

colpo di eh in accordi eh che poi hanno fatto sentire le loro

conseguenze fino per tutto il secolo in realtà l'Iraq i paesi

eh del Golfo e l'Iran e insomma destabilizzando la quella

regione in modo fortissimo. Se vogliamo essere più vicino a

noi però ancora cinquant'anni fa pensiamo agli anni settanta

agli anni settanta sono stati fondamentali per segnare la del

passaggio a un nuovo ordine energetico globale che uscisse

dal petrolio dai combustibili fossili ovvero eh vabbè noi

conosciamo bene la prima crisi del petrolio dell'OPEC

settantatré quando i prezzi sono quadruplicati hanno creato

un problema importante alla crescita dell'occidente che

iniziò a chiamarsi occidente proprio in quel frangente era

l'occidente contro i paesi i paesi consumatori contro i

paesi produttori anche se tra i paesi consumatori avevamo la

ora eh se dovessi mettere una data importante di cambiamento

direi che è il settantanove perché il settantanove è la

seconda crisi petrolifera appunto la dipendenza dai paesi

dell'OPEC nello stesso tempo abbiamo che apre la Cina al

socialismo moderno nel mondo capitalistico la immette nel

nostro mondo capitalistico e nel settantanove l'Islam

sconfigge la Russia in afghanistan con il sostegno

velato degli negli Stati Uniti. Il fatto che proprio in

quell'anno scoppi la seconda crisi petrolifera dopo la

rivoluzione iraniana ci dice come sia un problema globale

anche questo dell'approvvigionamento delle

fonti. Non possiamo allargarci troppo nel ragionamento ma è

proprio in quegli anni eh negli anni settanta che gli Stati

Uniti eh decidono che l'approvvigionamento di

petrolio deve essere anche parte della strategia politica

nazionale della strategia di difesa questo avveniva già

dalla seconda guerra mondiale ma si acutizzi in quel periodo.

Dobbiamo cercare gas il petrolio al nostro interno. Gli

Stati Uniti decidono di diventare indipendenti e qui

abbiamo lo che lo che oggi ci consente di eh anche di

utilizzare in Europa le esportazioni degli stati uniti

e poi abbiamo la forte attenzione dopo il rapporto

dopo eh i social limites to growth durante il rapporto eh e

la diciamo il coinvolgimento delle Nazioni Unite sulla

salute del pianeta abbiamo anche la nuova esigenza di

abbandonare i combustibili fossili. Questo è un il grande

cambiamento degli anni settanta e ci si riesce in parte perché

il petrolio si riduce di molto nella sua eh composizione,

nella componente delle fonti primarie è un molto lungo,

molto lento che dovrebbe eh consentire anche all'Occidente

di eh limitare la propria dipendenza da pochi paesi

autocratici. Era l'OPEC oggi è la Russia. Il rischio rimane

perché come giustamente tu dicevi oltre a la dipendenza

dai paesi che hanno molte riserve di gas, petrolio,

combustibili fossili oggi questo percorso di decarbonizza

ci porta a possibile dipendenza per le fonti rinnovabili

dall'Asia in particolare dalla Cina dai materiali critici

necessari a far funzionare le fonti rinnovabili quindi quello

dell'energia è un percorso assai complesso da un punto di

vista geopolitico. Ecco ma come economista non pensi che ci sia

stata un po' un'idea un po' forse ingenua che scambiare con

paesi appunto autocratici come la Russia potesse poi portare

in qualche modo favorire un processo di democratizzazione

cioè che il mercato fosse anche un'arma come dire per

normalizzare in qualche modo un sistema dittatoriale. Non credi

che ci sia stato un po' questa illusione anche da parte

diciamo degli economisti? Assolutamente sì. Assolutamente

sì. Proprio la risposta degli anni ottanta in questa e in

quello che tu dici. Si definisce con l'egemonia del

pensiero anglosassone di Reggan e dell'Arthacer l'idea che il

mercato sia eh però eh è una vittoria fragile temporanea che

mostra la sua debolezza nel nuovo millennio subito con la

crisi del duemila e otto. Lascia tracce disastrose per

l'occidente nel disfacimento delle istituzioni dello stato

nel quadro politico. Certo. Peraltro forse forse anche

un'idea del mercato che non è da tutti condivisa cioè il

mercato poi non è tanto e soltanto quello che Kens

chiamava animal spirit cioè energie imprenditoriali ma è

anche un sistema di regole che in Russia ovviamente sono sono

sempre state molto diverse da quelle che vigono nei sistemi

anglosassoni, piuttosto che in Europa, no? Ecco vedi, questo è

è molto interessante perché l'Europa ha ripreso la sua

visione di eh unità energetica europea, di unione, energetica

europea sul basandosi su questo paradigma di mercato, sulla

liberalizzazione ma con grande cautela, perché l'idea era

costruiamo un mercato attraverso le regole mercato

unificato per garantire anche la sicurezza di

approvvigionamento insomma non è un caso se quando la si è

avuta la prima crisi dell'Ucraina di gas ancora era

appena nata l'autorità di regolazione europea da poco non

c'erano regole europee che garantissero la solidarietà tra

i paesi eh confinanti nel duemila e nove alla seconda

crisi l'Ucraina è stata completamente eh diciamo da

Polonia e Slovacchia quindi eh le regole hanno funzionato in

questo senso ma hanno funzionato non il mercato

libero. Non era un punto di mercato libero. Era un mercato

regolato e regolato in modo da creare eh se vogliamo al meglio

un condizione solidaristica tra i paesi membri infatti con

peraltro con i trattati di Lisbona abbiamo quegli

emendamenti che consentono di fare entrare le energie e il

clima ambito delle regole europee. E questo è essenziale.

Tra l'altro ricordo che eh la Russia ha cercato più volte di

aggirare queste regole con contratti bilaterali sempre

disdettati dalla commissione europea con i paesi membri eh

l'unica gran debolezza straordinaria è stata con la

Germania. Perché la Germania per motivi in parte politici

perché la per il vicinato con la Russia in parte anche per

una sorta di egoismo economico diciamoci la verità una

responsabilità economica nazionale forte ha consentito

prima al nord stream uno e poi Nord Stream due cioè un

gasdotto diarretto eludendo le regole europee. Questo mi

consente di sottolineare come sia anche oggi davvero

importante c'è stata una svolta quest'anno nella da parte della

commissione europea e come si è è che i paesi membri non

sfuggano dalla unione della voce europea con un rischio

autarchico molto forte. Ecco ma ma a questo proposito scusami

se ti interrompo ma eh appunto ho l'impressione che abbiamo è

che da una parte come è stato detto in queste settimane

l'Europa ha ritrovato una forte unità nell'applicazione delle

sanzioni no? E quindi i governi europei si sono rapidamente

trovati su questo. Però poi tu ci hai raccontato apprendiamo

che il governo italiano va in giro per il mondo a fare

accordi e l'Europa? E questo è il punto più delicato nel senso

che qui io penso che sia indispensabile eh distinguere

tra la congiuntura e il medio lungo periodo nella congiuntura

viene da dire è importante che i paesi soprattutto i più

colpiti come la Germania e l'Italia riescono a

differenziare. Credo che sia un problema etico, politico,

quello di non finanziare le armi russe come ho detto

all'inizio. Noi non possiamo dare ottanta milioni di euro al

'giorno. A Putin per finanziare le sue armi. Quindi dobbiamo in

tutti i modi sciogliere questa dipendenza. Eh l'Europa dà

degli indirizzi importanti e qui eh è interessante notare

come l'azione di Putin hai ragione eh nella tua eh

osservazione completamente condivisa. Eh Putin toglie il

gas alla e alla Bulgaria con l'idea di dividere ancora una

volta l'Europa e la risposta della commissione in realtà di

Ursula von der Leyen è forte è no noi agiremo insieme e il

pacchetto che stiamo aspettando dopo cinque pacchetti di

sanzioni unitarie che abbiamo avuto nel giro di un mese

ricordiamolo tra il venticinque febbraio e il quindici marzo

insomma son cinque parchetti votati all'unanimità compresa

compresi i paesi più vicini alla Russia. Ecco, la risposta

oggi dell'Europa è cerchiamo di trovare un percorso comune

nonostante delle fughe per tamponare la possibilità di

rimanere al freddo dei singoli paesi. Il rischio di autarchia

in questo senso è molto forte l'Europa deve assumere la

responsabilità di guida dei paesi membri non è facile. Non

è facile per il percorso decisionale non è facile per il

rischio energetico è forte. Mh è vero l'Italia tornando a noi

ha visto il governo muoversi per trovare altre fonti di gas

ma abbiamo il premier che ha dichiarato più volte seguirò

l'Europa. Qualunque siano le decisioni sulle sanzioni

appunto all'Italia e la Germania sono le più colpite

qualunque sia la decisione seguiremo la linea europea e

questo è un punto essenzia perché se una responsabilità

dell'Europa c'è è quella di non essere stata sufficientemente

protagonista in questa negli anni passati anche in questa

congiuntura. Mi piace ritornare sul cambiamento di paradigma

dell'Unione Europea intorno alla energia proprio che si è

avuto subito prima del covid. Quelli sono step

importantissimi perché il dicembre duemiladiciannove ha

unificato intorno a un progetto politico non più fatto di

percentuali sul debito che pure sono importantissime ma su un

progetto di crescita comune, sostenibile e socialmente

quindi in parte solidaristica e sostenibile ambientalmente.

Questo è stato davvero un cambio importante l'Europa ha

avuto una leadership di pensiero. E da lì persino il

PNR con il covid il covid ha dato questo esempio anche di

diciamo antipolitica e appunto da economista lo vedo solidale

molto importante. Adesso si tratta da parte dei singoli

stati di attuarlo in modo strategico. Con una visione

strategica qui è molto delicato il ragionamento sull'Italia

speriamo che questo possa avvenire. Ma d'altra parte si

trova un'Europa che deve cambiare anche le sue

macropolitiche macroeconomia perché eh la Banca Centrale si

trova non solo a dover eh l'aumento dei prezzi ma anche a

dover sostenere eh le i paesi membri dalla crisi quindi

insomma è un momento veramente eh delicatissimo. Ecco ma posso

chiederti in questo gioco diciamo che economico e anche

geopolitico. Tu ci hai raccontato delle trasformazioni

anche precedenti che nei decenni ci sono state per

esempio nella politica americana di rendersi autonoma

e che oggi rende la gli Stati Uniti anche appunto eh pongono

in posizione rispetto alla Russia rispetto all'Europa.

Ecco, ci sono interessi comuni occidentali, tra Stati Uniti

Europei o ci sono anche interessi competitivi in questa

partita sulla sulla partita energetica, è evidente che

l'Europa 'sta seguendo in parte, gli Stati Uniti ed è

molto facile per gli Stati Uniti proporre un embargo su

poiché non ha importazioni di olio in gas alla Russia, se non

in minima di petrolio mentre per l'Europa è un colpo molto

importante. Quindi da questo punto di vista anzi se vogliamo

eh alcuni sostengono ed è anche vero insomma che il GNL

americano trova uno sbocco immediato. Tra l'altro è

interessante vedere come giocano i prezzi relativi in

questo perché eh su trentasei navi che in questo momento

piene di GNL girano per gli oceani più della metà sono

dirette in Europa e meno di ci sono diretti in Asia perché il

prezzo europeo è molto salito. Tornando agli Stati Uniti per

quanto riguarda l'energia sì certo noi siamo più colpiti di

loro è indubbio. Per quanto riguarda l'economia gli

interessi sono paralleli anche se eh per esempio la per quanto

riguarda l'inflazione gli Stati Uniti sono stati molto più

aggressivi e cercano con la banca centrale di accelerare la

fine del ponte easing la un aumento dei tassi d'interesse e

l'Europa io credo non potrà che seguire da questo punto di

vista anche se la debolezza fiscale in una situazione di

inflazione con tassi d'interesse crescenti colpisce

di più i paesi europei quindi è molto complicato questo assetto

geopolitico c'è poi la Cina c'è pure la Cina che 'sta entrando

che è già entrato in modo prepotente nell'economia

globale ed è il principale rivale degli Stati Uniti non è

percepito così dall'Europa per rispondere in sintesi alla tua

domanda. Mi piace ricordare che mentre le aspettative del fondo

monetario sono relativamente meno pessimiste quelle

dell'industria delle due parti dell'Atlantico sono molto

diverse ovvero ci sono questi indicatori della Deutch Bank e

di Standard and Pore che quantificano le aspettative

degli imprenditori nel prezzo dell'assicurazione da perdite

sul valore azionario cioè sulle opzioni. Lo fanno da qui a un

anno e da qui a dieci anni. Da qui a un anno sono pessime, ma

sono pessime, sono negative. Sia per l'Europa che per gli

Stati Uniti. Da qui a diec'anni confrontano Germania e Stati

Uniti. Per la Germania continuano a essere molto

negative. Si tratta delle aspettative di imprenditori per

gli Stati Uniti sono assolutamente indifferenti.

Cioè è come se tutto rientrasse nel giro di un anno quindi c'è

una differenza economica che stiamo vivendo da questo punto

di vista. Ecco quindi diciamo che possiamo constatare una

cosa cioè in realtà l'Europa è quella che soffre e soffrirà di

più. Sì. Della crisi ucraina sì. Eh e però non sembra essere

diciamo in questo momento quella che traina eh la

politica di relazioni con la Russia. Cioè sembra che nel

rapporto eh siano gli Stati Uniti quelli che fanno il tono

come dire della discussione eh geopolitica con la Russia o

sbaglio? No purtroppo condivido questo sia da un punto di vista

economico che geopolitico. Gli Stati Uniti si stanno già al di

là di questa congiuntura drammatica si stanno preparando

coi ministeri della difesa, dell'energia e dell'industria a

le nuove filiere delle rinnovabili perché il loro

problema è la Cina sono per esempio sia i conduttori dal

sud eccetera quindi questo è il loro orizzonte noi su questo al

di là dell'aspetto economico energetico è assolutamente

ragione credo. L'Europa deve esserci, deve esistere, deve

dare la sua voce come ha fatto eh io dice ricordavo per essere

ottimista il ma deve deve entrare nelle relazioni perché

la Russia è in casa, l'Ucraina è in casa e non possiamo

permetterci di non assumere la responsabilità geopolitica che

non stiamo sempre come tu giustamente ricordavi. Abbiamo

chiesto a Stella Levantesi di raccontarci cosa è cambiato

nella comunicazione sulla crisi climatica soprattutto da parte

delle grandi aziende che operano nel settore energetico.

Stella levantesi e una giornalista autrice di un

volume intitolato I Bugiardi del Clima con un sottotitolo

potere politica, psicologia di chi nega la crisi del secolo.

Ecco cosa ci ha detto. Proprio pochi giorni fa è uscito un

nuovo rapporto dell'Organizzazione

Indipendente Influence Map su come il settore del petrolio e

gas 'sta usando la guerra in Ucraina per indebolire gli

impegni dell'accordo di Parigi sul clima l'industria utilizza

secondo il rapporto una serie di narrazioni chiave per

promuovere i propri interessi fossili. Eh molti di questi

includono affermazioni fuorvianti, disinformazione.

Tra queste ci sono narrazioni che possiamo riconoscere

quotidianamente leggendo dichiarazioni politiche,

leggendo dichiarazioni da parte delle aziende, spot

pubblicitari, pubblicità online disinformazione online e sono

narrazioni come per esempio puntare il dito contro altri

per l'aumento dei prezzi del gas, fare una una chiamata per

sviluppare petroli e gas nazionali, promuovere il gas

con energia adatta alla transizione perché viene si

dice considerata un'energia pulita, cosa che non è. E in

realtà le compagnie di cassa e petrolio stanno guadagnando

moltissimo dalla guerra, sono stati fatti dei calcoli e le

cifre sono esorbitanti quando arlato con Svitlana Romanco

un'attivista avvocata ucraina esperta di ambiente e Clima per

un articolo che tratta proprio di come le aziende fossili

stanno sfruttando la guerra lei ha definito questo

atteggiamento come cioè l'esibizione di un finto

impegno a favore della pace proprio per aumentare i

profitti e oggi moltissime aziende del settore dei

combustibili fossili stanno adottando questi comportamenti

a marzo all'inizio di marzo più di seicento organizzazioni in

cinquantasette paesi hanno firmato una petizione per

chiedere ai leader poli di qui cito testualmente mettere fine

alla dipendenza globale dai combustibili fossili che nutre

la macchina da guerra di Putin. Sempre a marzo l'agenzia

internazionale per l'energia ha presentato un piano in dieci

punti per ridurre la dipendenza dell'Unione Europea dal gas

russo. E eh oltre a chiedere di non stipulare nuovi contratti

per la fornitura di gas con la Russia il piano suggeriva anche

di soprattutto di accelerare nuovi progetti basati

sull'energia solare ed eolica quindi rinnovabili altre

appunto alternative come le pompe di calore. Moltissimi

esperti sostengono che la vera indipendenza energetica si

baserà effettivamente sulle energie rinnovabili. Ehm alcuni

paesi europei hanno già annunciato che i progetti

legati alle energie rinnovabili per accelerare questa verso

l'energia pulita e abbandonare il gas russo. Eh quindi

sicuramente viene considerata come un'opportunità per

accelerare la transizione. Eh tutto dipende dal peso che

avranno certi interessi per certi interessi intendo gli

interessi fossili e legati anche a a interessi economici e

politici perché appunto c'è un come anche dimostrato in più

casi tra cui anche da rapporto di influence map un lobbing eh

molto forte e molto pesante da parte delle aziende di

combustibili fossili per far passare i propri interessi a

livello nazionale, a livello europeo e anche in altri paesi.

Eh come per esempio negli Stati Uniti. Ah torniamo alla nostra

conversazione. Non possiamo approfondire naturalmente gli

agganci, le concatenazioni di tutto questo discorso che hai

fatto, molto interessante sarebbero infinite, però almeno

una cosa possiamo accennarla, tu hai parlato prima del no?

Dell'importanza, delle scelte europee. Beh, diciamo, questi

avvenimenti drammatici che cambiano le prospettive però

sono dentro a un processo che avviene da anni e che riguarda

il cambiamento climatico, il riscaldamento globale, in cui

diciamo l'Europa invece sembrava aver preso una

posizione di leadership come si incrociano le due cose nel

senso che appunto la crisi in un certo senso può essere un

acceleratore positivo di questo processo di cambiamento o no?

Può esserlo si è guidato dall'Europa. Non lo è se

lasciato lo vediamo alla libera come dire eh soluzione dei

paesi membri. Siamo troppo diversi per poter essere per

poter prendere in con le nostre popolazioni il rischio

climatico. Questo è un messaggio importantissimo.

L'Unione Europea deve assumere questo ruolo guida per i paesi

membri perché come dicevo il rischio per chi ha dei brutti

ricordi storici naturalmente. L'Europa è in grado di farlo.

Bisogna che i paesi membri eh ne assumano la responsabilità

politica e da questo punto di vista una revisione del

percorso decisionale nelle percorso decisionale della

Commissione Europea. C'è un dibattito in questo senso tra

il tavolo intergovernativo e il tavolo europeo. Faccio un

esempio oh con beh l'esempio è sempre sulla Germania di fatto

che con i paesi più forti eh Germania, Francia, Spagna,

Italia deve assumere un ruolo di responsabilità condivisa nei

confronti della Russia. Da un punto di vista economico la

Russia pesa pochissimo nei dati glo perché eh ha un reddito di

millesettecento miliardi di dollari che praticamente come

il nostro ha il doppio dei nostri abitanti

centoquarantaquattro milioni e no più del dubbio e eh ecco con

un reddito pro capite di diecimila dollari che eh

praticamente rispetto all'Italia e gli Stati Uniti,

alla Francia, è ridicola, è vicino alla Cina. Quindi ha un

ruolo economico apparentemente molto contenuto. I suoi le

esportazioni russe sono quattrocento miliardi di

dollari, pesano meno del due percento negli scambi mondiali

ma questo momento noi abbiamo un rapporto tra Russia e Europa

che è fondamentale è quello che cercò di ricostruire la Merkel

in modo solitario non in modo europeo e questo è una

responsabilità imperdonabile io credo sull'energia. Per

concludere questa nostra conversazione di cui ti

ringrazio e da cui sono emerse mi sembra anche eh diciamo eh

alcuni punti fermi che ci aiutano non escono nella

discussione pubblica per esempio quello che tu ci hai

detto sulla minore dipendenza in realtà di quello che ci

viene rappresentato e sul fatto che appunto è una questione

anche di prezzo e che quindi questi diversi

approvvigionamenti potremmo in parte compensare però poi tu

hai detto più volte ci sono scelte di breve periodo e

scelte di medio lungo le scelte di breve periodo forse sono più

facili in un certo senso perché sono dettate dalla emergenza

quelle di medio-lungo sono complicate perché richiedono

anche una costruzione diciamo culturale e politica. Ecco, di

nuovo, da economista che però si è sempre posta in termini di

rapporto molto forte, con la politica, o con le scelte delle

istituzioni. Eh, tu hai detto prima dipende dall'Europa,

ecco, ma tu pensi che in questo momento ehm si possa immaginare

un processo di evoluzione politica più forte dell'Europa?

Cioè pensi che dopo aver capito che come dire l'Europa

economica richiede un'Europa politica pensi che siamo nel

momento in cui questa Europa politica sia matura e come

compenseremo da questo punto di vista le differenze anche forti

che ci sono nei vari regimi politici nazionali cioè dal tuo

punto di vista l'economia spinge in questa direzione lo

richiede questo di cui ci hai appena parlato dell'energia è

un tema che suggerisce un'urgenza anche da questo

punto di vista politico istituzionale? Asso sì. Eh devo

dire l'esito della guerra in Ucraina è è davvero

imprevedibile. Può precipitare come può fermarsi. Cioè è

proprio un eh l'incertezza su cui non si può prevedere nulla.

Tuttavia vedi il covid è stato un esempio della costruzione

per mattone di una nuova identità politica, di un

rinforzo, della identità politica solidaristica europea.

Sono valori importantissimi che hanno credo in parte guidato il

cambiamento di paradigma nell'economia ondiale, globale.

Quindi il percorso era avviato con una visione strategica, si

è fermate con la guerra. Io non vedo purtroppo una strategia ma

per esempio di welfare comune, una strategia di di bilancio

comune che sarebbe essenziale per poter avanzare nella

direzione che auspichiamo eh si è avuto col covid, si è fermate

con il supporto all'energia. Quindi si lascia molto margine

ai paesi membri per agire da soli, questo è positivo. Eh

viceversa il covid ha mostrato come la costruzione degli

diciamo la costruzione del rafforzamento delle eh

istituzioni europee, dell'architettura istituzionale

europea sia vincente per tutti i paesi membri. Non è

facilissimo per alcuni anche perché siamo così diversi. Qui

entra la discussione per esempio sul accesso

dell'Ucraina su paesi baldici. È un discorso politico molto

diverso naturalmente che esce da quello prettamente economico

mi viene da dire per fortuna l'economia ritrova un animo

politico un animo politico dell'economia il cui sistema

nervoso è eh necessariamente basato sulla sull'istituzioni,

sull'architettura europea che deve alimentare questo

cambiamento di visione, una visione per una visione

strategica che non si basa solo sulle percentuali del eh

debito. Per esempio le percentuali fiscali. Ricordiamo

la Grecia per esempio. Ecco, la visione strategica

dell'economia politica si basa sulle istituzioni,

sull'architettura istituzionale che siano in grado di guidare

questa visione strategica. E questo è una responsabilità

dell'Europa economica molto importante essenziale direi

perché senza il sistema nervoso le istituzioni che alimentano

una visione strategica di economia politica l'Europa

muore. Ultimissima questione. È giusto che noi ci preoccupiamo

dell'Europa però e siamo dentro un contesto mondiale in cui non

a caso tu ci hai parlato della Cina ci hai parlato degli stati

uniti. Ecco in questo contesto sarà possibile nei prossimi

anni procedere senza avere in qualche modo un sistema di

regole condivise anche dal punto di vista globale. C'è un

sistema di governance che riguardi anche cioè com'è

possibile convivere con uno scenario conflittuale e

competitivo in cui non ci siano delle regole condivise. Eh

questo noi abbiamo parlato di Europa finora eh questo è il

Radar ep.5: Energia, tra guerra e cooperazione, con Valeria Termini - YouTube Radar ep.5: Energie, zwischen Krieg und Zusammenarbeit, mit Valeria Termini - YouTube Radar ep.5: Energy, between war and cooperation, with Valeria Termini - YouTube Radar ep.5: La energía, entre la guerra y la cooperación, con Valeria Termini - YouTube Radar ep.5 : L'énergie, entre guerre et coopération, avec Valeria Termini - YouTube Radar ep.5: エネルギー、戦争と協力の間 Valeria Termini - YouTube Radar ep.5: Energie, tussen oorlog en samenwerking, met Valeria Termini - YouTube Radar ep.5: Energia, między wojną a współpracą, z Valerią Termini - YouTube Radar ep.5: Energia, entre a guerra e a cooperação, com Valeria Termini - YouTube Радар эп.5: Энергия, между войной и сотрудничеством, с Валерией Термини - YouTube Radar ep.5: Energi, mellan krig och samarbete, med Valeria Termini - YouTube Radar 第 5 期:战争与合作之间的能源,与 Valeria Termini 合作 - YouTube

È un percorso molto lungo, molto lento che dovrebbe eh

consentire anche all'occidente di eh limitare la propria

dipendenza da pochi paesi autocratici. Era l'OPEC. Oggi è

la Russia. Il rischio rimane perché oltre a la dipendenza

dai paesi che hanno molte riserve di gas, petrolio,

commotivi fossili oggi questo percorso di decarbonizzazione

ci porta a dipendenza per le fonti rinnovabili dall'Asia in

particolare dalla Cina dai materiali critici necessari a

far funzionare le fonti rinnovabili quindi quello

dell'energia è un percorso assai complesso da un punto di

vista geopolitico

io sono Giuseppe Laterza e questo è radar un podcast degli

editori Laterza

radar è una serie di conversazioni settimanali sulle

questioni essenziali del nostro tempo. Ogni volta in compagnia

di un esperto per cercare di andare in profondità a

rimettere ordine e orientarsi.

L'energia è una di quelle cose alle quali almeno da questa

parte del mondo quelli che stanno un po' meglio non

pensano perché la diamo per scontata insomma no? E poi

naturalmente arrivano le bollette più care e ci

accorgiamo che eh dall'energia che dipenda gran parte della

nostra vita almeno le attività più importanti, gli

spostamenti, i riscaldamenti ma la cucina, la luce insomma e

quindi ci cominciamo a preoccupare su ci arriva questa

energia e quando il ventiquattro febbraio è

iniziata la tragedia dell'occupazione russa

dell'Ucraina abbiamo cominciato a capire che c'era anche un

problema di energia e hanno cominciato a informarci sul

fatto che c'era una dipendenza significativa dei paesi europei

in particolare tra questi anche dell'Italia dal gas russo e

abbiamo cominciato a a cercare di capire come questo

dipendesse dalla che conseguenze ci fossero e eh

abbiamo cominciato a vedere che il nostro governo cercava anche

più o meno in sintonia con gli altri governi europei di

provare a trovare delle soluzioni in un contesto

abbastanza complicato già prima della guerra perché l'energia è

una materia intanto che si compone in tante diverse fonti

modalità di approvvigionamento, parti del mondo che appunto ne

sono ricchio, ne sono sprovviste, insomma, un quadro

complesso che vorremmo cercare di capire meglio in questa

puntata di radar. E questa settimana a ragionare, ad

accompagnarci al ragionamento sull'energia, abbiamo invitato

una persona che studia questi temi, se ne occupa da molti

anni, che è Valeria Termini, che insegna economia politica

all'università di Roma tre, è stata commissario anche

dell'autorità per l'Energia e vice presidente del consiglio

europeo, dei regolatori dell'energia, ha coperto vari

importanti, nazionali e internazionali, si è occupati,

ha scritto anche aspetti della politica energetica europea ma

oltre a questo poi si è occupata anche di teoria e

politica monetaria, innovazione, instabilità dei

mercati finanziari eh ha avuto anche un importante

riconoscimento negli Stati Uniti che è l'international

public administration award e poi per la terza ha scritto un

libro che in qualche modo portava sintesi questa sua

ricerca, questo lavoro di molti anni con un taglio divulgativo

che si chiama energia la grande trasformazione che la casa

editrice ha pubblicato eh nel duemila e venti. Buongiorno

Valeria. Buongiorno Giuseppe. Grazie. Dunque partiamo

dall'oggi e cerchiamo di fare un po' di chiarezza in questa

materia così complessa. Dai dati che noi abbiamo raccolto

ma che ti chiedo di confermare l'Europa nel duemilaventuno ha

importato centocinquantacinque miliardi di metri cubi di gas

naturale dalla Russia di eh l'Italia ne ha portato

ventinove miliardi ecco mi confermi questi dati e diciamo

primo punto quanto eh dipendiamo davvero dalla Russia

chiariscici prima a questo punto che mi pare essenziale da

cui può partire poi tutto il ragionamento assolutamente sì

confermo i dati vorrei fare una piccola premessa se me lo

consenti che certo è vero ancora una volta l'energia è al

centro di un conflitto geopolitico è parte essenziale

della economica che si snoda parallela ai carri armati e

alle armi tra rus e ucraina è centrale ma è solo un tassello

nello scenario drammatico di distruzione a cui assistiamo.

Questo mi sembra essenziale per non creare una impostazione

economicista che non è opportuno in questo momento

politico. L'energia è comunque un elemento essenziale perché

io vedo due binari se posso dire uno è quello delle

sanzioni? Non vogliamo finanziare l'Europa in primo

luogo. Le armi russe con il gas che importiamo dalla Russia e

secondo non vogliamo fermare la decarbonizzazione e lo sforzo

di proteggere il pianeta con il quale l'Europa si era mossa

molto bene. Sono due tragedie che colpiscono ma direi con la

massima ingiustizia i paesi più vulnerabili e la popolazione

più vulnerabile. E quindi da questo partirei. Ecco, ma

diciamo quanto dipendiamo dalla Russia, quanto è forte questo

nostro posizione diciamo di difficoltà, di dipendenza. Eh

sì questo è proprio il crinale della responsabilità

dell'unione europea. Allora, ciò premesso la dipendenza tra

Russia Europa è forte e reciproca. È vero l'Europa?

L'Unione Europea importa centocinquantacinque. Come hai

detto miliardi di metri cubi di gas, dalla rousse e finanzia

larga parte del bilancio russo così. Si propone l'unione

europea di ridurre il valore di due terzi a cinquantacinque

miliardi di metri cubi in due tre anni attingendo ad altre

fonti. Che vuol dire il gas naturale liquido da Stati

Uniti, Qatar, gito nord Africa per diciamo circa cinquanta

miliardi di metri cubi sono le previsioni dell'Europa

utilizzando anche i gasdotti esistenti stiamo parlando di

breve periodo di ciò che possiamo fare oggi e quindi di

ricevere ulteriori dieci miliardi di metri dall'Azerbat

Giada, la Norvegia e dall'Algeria col bio metano

altri tre miliardi e mezzo circa ma sono previsioni per

quanto contano dell'Unione europea e con rinnovabili

ventitre milardi di metri cubi e infine nel medio periodo

invece con tecnologia avviando la produzione innovativa di

idrogeno verde per l'industria pesante per i trasporti e così

via. Tuttavia eh lasciami dire nei dati aggregati nascondono

situazioni molto diverse tra i paesi membri. Come giustamente

accennavi tu. Germania e Italia sono i più colpiti dal gas.

L'Italia tuttavia mi piace dirlo perché non è ovvio. È in

una posizione di estremo vantaggio rispetto alla

Germania e deve può usarlo al meglio sotto la guida di un

governo consapevole di questo. Se posso spiegare perché i i

primo punto sono i numeri reali. Eh i dati circolano

spesso sono troppo approssimativi esagerano la

nostra vulnerabilità e la dipendenza dalla Russia il che

è un crimine in questo momento difficile e economico di

aspettative in realtà come accennavi l'Italia ha una un

diverso spettro di fonti fossili per l'energia di fonti

primarie se prendiamo il duemila e diciannove che è

l'ultimo anno normale prima del covid durante i quali poi

naturalmente si riduce di molto il consumo dell'energia. Ecco

eh le fonti sono differenziate. Abbiamo il gas che eh copre il

quaranta percento dei consumi energetici nazionali presi dal

nostro bilancio energetico nazionale. Abbiamo poi il

petrolio oh che ha cinquantaquattromila tonnellate

o ill equivalent su centocinquantamila il consumo

totale abbiamo eh le rinnovabili ventinovemila e

cinquecento tonnellate all'equivalente e altri soldi

per seimila e cinquecento tonnellate olio equivalente.

Ora il gas che noi utilizziamo è praticamente tutto importato

al novanta per cento sono oh novanta percento di

importazioni quindi dipendiamo dall'estero ma dalla Russia

importiamo solo il quaranta per cento per un gioco di numeri

quaranta e quaranta. Questo significa che l'Italia dipende

dal gas rosso per il sedici percento dell'energia consumata

nel che non è consistente è molto meno della Germania che

dipende per il cinquantacinque per cento dal gas russo.

Naturalmente non è poco. E su questo ci stiamo muovendo come

giustamente dicevi il governo si è mosso. In che modo? Uno

dei motivi della dipendenza aumentata negli ultimi tre anni

dal gas all'uso della convenienza. Costava meno di

quello algerino. E la missione del premier del governo recente

in ci assicura noi non sappiamo sono previsioni ci assicuro un

ulteriore eh flusso di nove miliardi di metri cubi

addizionali attraverso sul quale torneremo nostro nel

Mediterraneo quindi da questo punto di vista si inizia il

cambiamento c'è poi tap naturalmente ma in secondo

luogo a differenza di quanto spesso si legge direi le

infrastrutture in Italia aiutano nel breve periodo

perché l'Italia ha tre rigassificatori come sappiamo

che significa poter accogliere il gas naturale liquido non

solo attraverso i tubi regionali ma attraverso le navi

quindi da tutto il mondo. Questi tre classificatori

Panigalli, Livorno e Cavarzese son stati due su tre in

manutenzione nell'anno passato e adesso riprendono a

funzionare quindi ci daranno una possibilità maggiore e non

dimentichiamo l'Italia è raggiunta da cinque gasdotti

che citavo prima costruito dal lungimirante ma te negli anni

cinquanta per arrivare all'ultimo tap che oggi è in

uso dopo aver superato dei contrasti locali molto forti e

molto significativi per spiegare anche la nostra

dipendenza dal gas all'uso e questo richiama il terzo punto

che è una nuova consapevolezza che sia effettivamente concreta

del Governo sulla necessità di sbloccare le procedure inutili

e dannose che fino ad oggi hanno bloccato larga parte

degli impianti da fonti rinnovabili l'urgenza della

congiuntura sembra spingere nella giusta direzione di

favorire la produzione di rinnovabili non con incentivi

necessariamente ma con l'accelerazione delle procedure

attuative in vigore. Anche in questo caso numeri parlano e

qui mi fermo in Germania le comunità energetiche locali di

cui forse avremo modo di parlare hanno superato i

migliaio sono circa millesettecento in Italia sono

pochissime e premono per ottenere all'autorizzazione

necessaria all'uso di comunità energetiche locali da fonti

rinnovabili su questo punto torneremo. Ultimo elemento e la

posizione geografica. Beh il Mediterraneo è un'enorme

risorsa di naturale dallo zoo all'Egitto trovato da Emi alle

scoperte marine più recenti nella zona antistanti Israele e

Gaza, Cipro eh e da diversi anni si discute sul tragitto

opportuno per fare arrivare questo gas all'Europa

attraverso l'Italia diciamo il doppio flusso di SNAM imposto

dalle regole europee consente questo oggi il trasporto da sud

al nord. Fino alla guerra in Ucraina ahimè l'ostacolo

principale sviluppo di questa via mediterranea di cui

l'Italia è al centro è stato la concorrenza del gas russo che

attraverso nord stream e qui c'è molta responsabilità della

Germania perché Nord stream è il gasdotto che collega

direttamente alla Russia alla Germania e poi al resto

d'Europa molto molto consistente ecco riforniva la

Germania e parte dell'Europa oggi non c'è più questa

concorrenza e l'Italia dovrà assumere la guida di questa

vicina al che è il Mediterraneo. Questo è un po'

il panorama diciamo nostro italiano a fronte della

necessità di diversificare la dipendenza dalla Russia che è

una responsabilità storica naturalmente. Mi pare che ci

hai fatto un quadro molto chiaro di sintesi. Ecco

cominciamo a entrare dentro alcuni dei temi di cui hai

parlato. Tu hai parlato della necessità dell'urgenza che però

è un'accelerazione non è un'assoluta novità della

diversificazione no? È è un tema che esisteva anche prima

della guerra. Questa diversificazione sia tra le

fonti energetiche tra cui vanno perseguite appunto quelle

rinnovabili sia all'interno invece delle fonti

tradizionali. Su quest'ultimo punto tu hai accennato

all'algeria non c'è solo l'algeria però mi sembra no?

Tra i paesi a cui ci stiamo rivolgendo per compensare il la

riduzione del gastro russo sbaglio assolutamente no eh di

fatto per quanto riguarda i gasdotti noi abbiamo un

gasdotto appunto che risale ai tempi di Mattei con la Libia in

questo momento difficile però cioè beh la Tunisia per esempio

ha altre parti dell'Africa dove si è recato il nostro governo

parlavo solo dei gasdotti del Mediterraneo. Mettevo a fuoco

il Mediterraneo che un punto centrale che è stato per troppo

tempo quasi dimenticato direi colpevolmente dimenticato

dall'Italia. Poi il GNL il gas naturale liquido come dicevo

che arriva per nave eh arriva da beh in particolare eh dal

per noi ma anche dagli Stati Uniti. Ecco però fermiamoci un

attimo sul catarro o altri paesi. Eh insomma noi stiamo

parlando da qualche minuto di un aspetto economico la di

energia che però vediamo come mai forse abbiamo visto nel

recente passato quanto è correlato a un aspetto

politico. Anzi ha un aspetto ancor più drammatico come la

guerra. Ecco una parentesi riflessione su questa

connessione. Il fatto che noi compensiamo il riduzione del

gas russo con il gas di altri paesi che non sono democrazie

anch'essi alcuni dei quali diciamo sono regimi come dire

molto lontani rispetto ai nostri non comporta un problema

e un rischio eh ulteriore? È assolutamente sì. In questo

senso stiamo ripercorrendo con i combustibili fossili una

storia passata e certamente ragione. Qui bisogna ritornare

indietro agli anni settanta perché il cuore della

transizione energetica della trasformazione energetica

adesso congiunturalmente acutizzata come urgenza dalla

guerra e dalla dipendenza russa ma risale almeno agli anni

settanta se non vogliamo parlare eh delle come dire

brutte posizioni dell'Europa e degli Stati Uniti nei confronti

dei paesi del golfo di inizio secolo quando fu creato con un

colpo di eh in accordi eh che poi hanno fatto sentire le loro

conseguenze fino per tutto il secolo in realtà l'Iraq i paesi

eh del Golfo e l'Iran e insomma destabilizzando la quella

regione in modo fortissimo. Se vogliamo essere più vicino a

noi però ancora cinquant'anni fa pensiamo agli anni settanta

agli anni settanta sono stati fondamentali per segnare la del

passaggio a un nuovo ordine energetico globale che uscisse

dal petrolio dai combustibili fossili ovvero eh vabbè noi

conosciamo bene la prima crisi del petrolio dell'OPEC

settantatré quando i prezzi sono quadruplicati hanno creato

un problema importante alla crescita dell'occidente che

iniziò a chiamarsi occidente proprio in quel frangente era

l'occidente contro i paesi i paesi consumatori contro i

paesi produttori anche se tra i paesi consumatori avevamo la

ora eh se dovessi mettere una data importante di cambiamento

direi che è il settantanove perché il settantanove è la

seconda crisi petrolifera appunto la dipendenza dai paesi

dell'OPEC nello stesso tempo abbiamo che apre la Cina al

socialismo moderno nel mondo capitalistico la immette nel

nostro mondo capitalistico e nel settantanove l'Islam

sconfigge la Russia in afghanistan con il sostegno

velato degli negli Stati Uniti. Il fatto che proprio in

quell'anno scoppi la seconda crisi petrolifera dopo la

rivoluzione iraniana ci dice come sia un problema globale

anche questo dell'approvvigionamento delle

fonti. Non possiamo allargarci troppo nel ragionamento ma è

proprio in quegli anni eh negli anni settanta che gli Stati

Uniti eh decidono che l'approvvigionamento di

petrolio deve essere anche parte della strategia politica

nazionale della strategia di difesa questo avveniva già

dalla seconda guerra mondiale ma si acutizzi in quel periodo.

Dobbiamo cercare gas il petrolio al nostro interno. Gli

Stati Uniti decidono di diventare indipendenti e qui

abbiamo lo che lo che oggi ci consente di eh anche di

utilizzare in Europa le esportazioni degli stati uniti

e poi abbiamo la forte attenzione dopo il rapporto

dopo eh i social limites to growth durante il rapporto eh e

la diciamo il coinvolgimento delle Nazioni Unite sulla

salute del pianeta abbiamo anche la nuova esigenza di

abbandonare i combustibili fossili. Questo è un il grande

cambiamento degli anni settanta e ci si riesce in parte perché

il petrolio si riduce di molto nella sua eh composizione,

nella componente delle fonti primarie è un molto lungo,

molto lento che dovrebbe eh consentire anche all'Occidente

di eh limitare la propria dipendenza da pochi paesi

autocratici. Era l'OPEC oggi è la Russia. Il rischio rimane

perché come giustamente tu dicevi oltre a la dipendenza

dai paesi che hanno molte riserve di gas, petrolio,

combustibili fossili oggi questo percorso di decarbonizza

ci porta a possibile dipendenza per le fonti rinnovabili

dall'Asia in particolare dalla Cina dai materiali critici

necessari a far funzionare le fonti rinnovabili quindi quello

dell'energia è un percorso assai complesso da un punto di

vista geopolitico. Ecco ma come economista non pensi che ci sia

stata un po' un'idea un po' forse ingenua che scambiare con

paesi appunto autocratici come la Russia potesse poi portare

in qualche modo favorire un processo di democratizzazione

cioè che il mercato fosse anche un'arma come dire per

normalizzare in qualche modo un sistema dittatoriale. Non credi

che ci sia stato un po' questa illusione anche da parte

diciamo degli economisti? Assolutamente sì. Assolutamente

sì. Proprio la risposta degli anni ottanta in questa e in

quello che tu dici. Si definisce con l'egemonia del

pensiero anglosassone di Reggan e dell'Arthacer l'idea che il

mercato sia eh però eh è una vittoria fragile temporanea che

mostra la sua debolezza nel nuovo millennio subito con la

crisi del duemila e otto. Lascia tracce disastrose per

l'occidente nel disfacimento delle istituzioni dello stato

nel quadro politico. Certo. Peraltro forse forse anche

un'idea del mercato che non è da tutti condivisa cioè il

mercato poi non è tanto e soltanto quello che Kens

chiamava animal spirit cioè energie imprenditoriali ma è

anche un sistema di regole che in Russia ovviamente sono sono

sempre state molto diverse da quelle che vigono nei sistemi

anglosassoni, piuttosto che in Europa, no? Ecco vedi, questo è

è molto interessante perché l'Europa ha ripreso la sua

visione di eh unità energetica europea, di unione, energetica

europea sul basandosi su questo paradigma di mercato, sulla

liberalizzazione ma con grande cautela, perché l'idea era

costruiamo un mercato attraverso le regole mercato

unificato per garantire anche la sicurezza di

approvvigionamento insomma non è un caso se quando la si è

avuta la prima crisi dell'Ucraina di gas ancora era

appena nata l'autorità di regolazione europea da poco non

c'erano regole europee che garantissero la solidarietà tra

i paesi eh confinanti nel duemila e nove alla seconda

crisi l'Ucraina è stata completamente eh diciamo da

Polonia e Slovacchia quindi eh le regole hanno funzionato in

questo senso ma hanno funzionato non il mercato

libero. Non era un punto di mercato libero. Era un mercato

regolato e regolato in modo da creare eh se vogliamo al meglio

un condizione solidaristica tra i paesi membri infatti con

peraltro con i trattati di Lisbona abbiamo quegli

emendamenti che consentono di fare entrare le energie e il

clima ambito delle regole europee. E questo è essenziale.

Tra l'altro ricordo che eh la Russia ha cercato più volte di

aggirare queste regole con contratti bilaterali sempre

disdettati dalla commissione europea con i paesi membri eh

l'unica gran debolezza straordinaria è stata con la

Germania. Perché la Germania per motivi in parte politici

perché la per il vicinato con la Russia in parte anche per

una sorta di egoismo economico diciamoci la verità una

responsabilità economica nazionale forte ha consentito

prima al nord stream uno e poi Nord Stream due cioè un

gasdotto diarretto eludendo le regole europee. Questo mi

consente di sottolineare come sia anche oggi davvero

importante c'è stata una svolta quest'anno nella da parte della

commissione europea e come si è è che i paesi membri non

sfuggano dalla unione della voce europea con un rischio

autarchico molto forte. Ecco ma ma a questo proposito scusami

se ti interrompo ma eh appunto ho l'impressione che abbiamo è

che da una parte come è stato detto in queste settimane

l'Europa ha ritrovato una forte unità nell'applicazione delle

sanzioni no? E quindi i governi europei si sono rapidamente

trovati su questo. Però poi tu ci hai raccontato apprendiamo

che il governo italiano va in giro per il mondo a fare

accordi e l'Europa? E questo è il punto più delicato nel senso

che qui io penso che sia indispensabile eh distinguere

tra la congiuntura e il medio lungo periodo nella congiuntura

viene da dire è importante che i paesi soprattutto i più

colpiti come la Germania e l'Italia riescono a

differenziare. Credo che sia un problema etico, politico,

quello di non finanziare le armi russe come ho detto

all'inizio. Noi non possiamo dare ottanta milioni di euro al

'giorno. A Putin per finanziare le sue armi. Quindi dobbiamo in

tutti i modi sciogliere questa dipendenza. Eh l'Europa dà

degli indirizzi importanti e qui eh è interessante notare

come l'azione di Putin hai ragione eh nella tua eh

osservazione completamente condivisa. Eh Putin toglie il

gas alla e alla Bulgaria con l'idea di dividere ancora una

volta l'Europa e la risposta della commissione in realtà di

Ursula von der Leyen è forte è no noi agiremo insieme e il

pacchetto che stiamo aspettando dopo cinque pacchetti di

sanzioni unitarie che abbiamo avuto nel giro di un mese

ricordiamolo tra il venticinque febbraio e il quindici marzo

insomma son cinque parchetti votati all'unanimità compresa

compresi i paesi più vicini alla Russia. Ecco, la risposta

oggi dell'Europa è cerchiamo di trovare un percorso comune

nonostante delle fughe per tamponare la possibilità di

rimanere al freddo dei singoli paesi. Il rischio di autarchia

in questo senso è molto forte l'Europa deve assumere la

responsabilità di guida dei paesi membri non è facile. Non

è facile per il percorso decisionale non è facile per il

rischio energetico è forte. Mh è vero l'Italia tornando a noi

ha visto il governo muoversi per trovare altre fonti di gas

ma abbiamo il premier che ha dichiarato più volte seguirò

l'Europa. Qualunque siano le decisioni sulle sanzioni

appunto all'Italia e la Germania sono le più colpite

qualunque sia la decisione seguiremo la linea europea e

questo è un punto essenzia perché se una responsabilità

dell'Europa c'è è quella di non essere stata sufficientemente

protagonista in questa negli anni passati anche in questa

congiuntura. Mi piace ritornare sul cambiamento di paradigma

dell'Unione Europea intorno alla energia proprio che si è

avuto subito prima del covid. Quelli sono step

importantissimi perché il dicembre duemiladiciannove ha

unificato intorno a un progetto politico non più fatto di

percentuali sul debito che pure sono importantissime ma su un

progetto di crescita comune, sostenibile e socialmente

quindi in parte solidaristica e sostenibile ambientalmente.

Questo è stato davvero un cambio importante l'Europa ha

avuto una leadership di pensiero. E da lì persino il

PNR con il covid il covid ha dato questo esempio anche di

diciamo antipolitica e appunto da economista lo vedo solidale

molto importante. Adesso si tratta da parte dei singoli

stati di attuarlo in modo strategico. Con una visione

strategica qui è molto delicato il ragionamento sull'Italia

speriamo che questo possa avvenire. Ma d'altra parte si

trova un'Europa che deve cambiare anche le sue

macropolitiche macroeconomia perché eh la Banca Centrale si

trova non solo a dover eh l'aumento dei prezzi ma anche a

dover sostenere eh le i paesi membri dalla crisi quindi

insomma è un momento veramente eh delicatissimo. Ecco ma posso

chiederti in questo gioco diciamo che economico e anche

geopolitico. Tu ci hai raccontato delle trasformazioni

anche precedenti che nei decenni ci sono state per

esempio nella politica americana di rendersi autonoma

e che oggi rende la gli Stati Uniti anche appunto eh pongono

in posizione rispetto alla Russia rispetto all'Europa.

Ecco, ci sono interessi comuni occidentali, tra Stati Uniti

Europei o ci sono anche interessi competitivi in questa

partita sulla sulla partita energetica, è evidente che

l'Europa 'sta seguendo in parte, gli Stati Uniti ed è

molto facile per gli Stati Uniti proporre un embargo su

poiché non ha importazioni di olio in gas alla Russia, se non

in minima di petrolio mentre per l'Europa è un colpo molto

importante. Quindi da questo punto di vista anzi se vogliamo

eh alcuni sostengono ed è anche vero insomma che il GNL

americano trova uno sbocco immediato. Tra l'altro è

interessante vedere come giocano i prezzi relativi in

questo perché eh su trentasei navi che in questo momento

piene di GNL girano per gli oceani più della metà sono

dirette in Europa e meno di ci sono diretti in Asia perché il

prezzo europeo è molto salito. Tornando agli Stati Uniti per

quanto riguarda l'energia sì certo noi siamo più colpiti di

loro è indubbio. Per quanto riguarda l'economia gli

interessi sono paralleli anche se eh per esempio la per quanto

riguarda l'inflazione gli Stati Uniti sono stati molto più

aggressivi e cercano con la banca centrale di accelerare la

fine del ponte easing la un aumento dei tassi d'interesse e

l'Europa io credo non potrà che seguire da questo punto di

vista anche se la debolezza fiscale in una situazione di

inflazione con tassi d'interesse crescenti colpisce

di più i paesi europei quindi è molto complicato questo assetto

geopolitico c'è poi la Cina c'è pure la Cina che 'sta entrando

che è già entrato in modo prepotente nell'economia

globale ed è il principale rivale degli Stati Uniti non è

percepito così dall'Europa per rispondere in sintesi alla tua

domanda. Mi piace ricordare che mentre le aspettative del fondo

monetario sono relativamente meno pessimiste quelle

dell'industria delle due parti dell'Atlantico sono molto

diverse ovvero ci sono questi indicatori della Deutch Bank e

di Standard and Pore che quantificano le aspettative

degli imprenditori nel prezzo dell'assicurazione da perdite

sul valore azionario cioè sulle opzioni. Lo fanno da qui a un

anno e da qui a dieci anni. Da qui a un anno sono pessime, ma

sono pessime, sono negative. Sia per l'Europa che per gli

Stati Uniti. Da qui a diec'anni confrontano Germania e Stati

Uniti. Per la Germania continuano a essere molto

negative. Si tratta delle aspettative di imprenditori per

gli Stati Uniti sono assolutamente indifferenti.

Cioè è come se tutto rientrasse nel giro di un anno quindi c'è

una differenza economica che stiamo vivendo da questo punto

di vista. Ecco quindi diciamo che possiamo constatare una

cosa cioè in realtà l'Europa è quella che soffre e soffrirà di

più. Sì. Della crisi ucraina sì. Eh e però non sembra essere

diciamo in questo momento quella che traina eh la

politica di relazioni con la Russia. Cioè sembra che nel

rapporto eh siano gli Stati Uniti quelli che fanno il tono

come dire della discussione eh geopolitica con la Russia o

sbaglio? No purtroppo condivido questo sia da un punto di vista

economico che geopolitico. Gli Stati Uniti si stanno già al di

là di questa congiuntura drammatica si stanno preparando

coi ministeri della difesa, dell'energia e dell'industria a

le nuove filiere delle rinnovabili perché il loro

problema è la Cina sono per esempio sia i conduttori dal

sud eccetera quindi questo è il loro orizzonte noi su questo al

di là dell'aspetto economico energetico è assolutamente

ragione credo. L'Europa deve esserci, deve esistere, deve

dare la sua voce come ha fatto eh io dice ricordavo per essere

ottimista il ma deve deve entrare nelle relazioni perché

la Russia è in casa, l'Ucraina è in casa e non possiamo

permetterci di non assumere la responsabilità geopolitica che

non stiamo sempre come tu giustamente ricordavi. Abbiamo

chiesto a Stella Levantesi di raccontarci cosa è cambiato

nella comunicazione sulla crisi climatica soprattutto da parte

delle grandi aziende che operano nel settore energetico.

Stella levantesi e una giornalista autrice di un

volume intitolato I Bugiardi del Clima con un sottotitolo

potere politica, psicologia di chi nega la crisi del secolo.

Ecco cosa ci ha detto. Proprio pochi giorni fa è uscito un

nuovo rapporto dell'Organizzazione

Indipendente Influence Map su come il settore del petrolio e

gas 'sta usando la guerra in Ucraina per indebolire gli

impegni dell'accordo di Parigi sul clima l'industria utilizza

secondo il rapporto una serie di narrazioni chiave per

promuovere i propri interessi fossili. Eh molti di questi

includono affermazioni fuorvianti, disinformazione.

Tra queste ci sono narrazioni che possiamo riconoscere

quotidianamente leggendo dichiarazioni politiche,

leggendo dichiarazioni da parte delle aziende, spot

pubblicitari, pubblicità online disinformazione online e sono

narrazioni come per esempio puntare il dito contro altri

per l'aumento dei prezzi del gas, fare una una chiamata per

sviluppare petroli e gas nazionali, promuovere il gas

con energia adatta alla transizione perché viene si

dice considerata un'energia pulita, cosa che non è. E in

realtà le compagnie di cassa e petrolio stanno guadagnando

moltissimo dalla guerra, sono stati fatti dei calcoli e le

cifre sono esorbitanti quando arlato con Svitlana Romanco

un'attivista avvocata ucraina esperta di ambiente e Clima per

un articolo che tratta proprio di come le aziende fossili

stanno sfruttando la guerra lei ha definito questo

atteggiamento come cioè l'esibizione di un finto

impegno a favore della pace proprio per aumentare i

profitti e oggi moltissime aziende del settore dei

combustibili fossili stanno adottando questi comportamenti

a marzo all'inizio di marzo più di seicento organizzazioni in

cinquantasette paesi hanno firmato una petizione per

chiedere ai leader poli di qui cito testualmente mettere fine

alla dipendenza globale dai combustibili fossili che nutre

la macchina da guerra di Putin. Sempre a marzo l'agenzia

internazionale per l'energia ha presentato un piano in dieci

punti per ridurre la dipendenza dell'Unione Europea dal gas

russo. E eh oltre a chiedere di non stipulare nuovi contratti

per la fornitura di gas con la Russia il piano suggeriva anche

di soprattutto di accelerare nuovi progetti basati

sull'energia solare ed eolica quindi rinnovabili altre

appunto alternative come le pompe di calore. Moltissimi

esperti sostengono che la vera indipendenza energetica si

baserà effettivamente sulle energie rinnovabili. Ehm alcuni

paesi europei hanno già annunciato che i progetti

legati alle energie rinnovabili per accelerare questa verso

l'energia pulita e abbandonare il gas russo. Eh quindi

sicuramente viene considerata come un'opportunità per

accelerare la transizione. Eh tutto dipende dal peso che

avranno certi interessi per certi interessi intendo gli

interessi fossili e legati anche a a interessi economici e

politici perché appunto c'è un come anche dimostrato in più

casi tra cui anche da rapporto di influence map un lobbing eh

molto forte e molto pesante da parte delle aziende di

combustibili fossili per far passare i propri interessi a

livello nazionale, a livello europeo e anche in altri paesi.

Eh come per esempio negli Stati Uniti. Ah torniamo alla nostra

conversazione. Non possiamo approfondire naturalmente gli

agganci, le concatenazioni di tutto questo discorso che hai

fatto, molto interessante sarebbero infinite, però almeno

una cosa possiamo accennarla, tu hai parlato prima del no?

Dell'importanza, delle scelte europee. Beh, diciamo, questi

avvenimenti drammatici che cambiano le prospettive però

sono dentro a un processo che avviene da anni e che riguarda

il cambiamento climatico, il riscaldamento globale, in cui

diciamo l'Europa invece sembrava aver preso una

posizione di leadership come si incrociano le due cose nel

senso che appunto la crisi in un certo senso può essere un

acceleratore positivo di questo processo di cambiamento o no?

Può esserlo si è guidato dall'Europa. Non lo è se

lasciato lo vediamo alla libera come dire eh soluzione dei

paesi membri. Siamo troppo diversi per poter essere per

poter prendere in con le nostre popolazioni il rischio

climatico. Questo è un messaggio importantissimo.

L'Unione Europea deve assumere questo ruolo guida per i paesi

membri perché come dicevo il rischio per chi ha dei brutti

ricordi storici naturalmente. L'Europa è in grado di farlo.

Bisogna che i paesi membri eh ne assumano la responsabilità

politica e da questo punto di vista una revisione del

percorso decisionale nelle percorso decisionale della

Commissione Europea. C'è un dibattito in questo senso tra

il tavolo intergovernativo e il tavolo europeo. Faccio un

esempio oh con beh l'esempio è sempre sulla Germania di fatto

che con i paesi più forti eh Germania, Francia, Spagna,

Italia deve assumere un ruolo di responsabilità condivisa nei

confronti della Russia. Da un punto di vista economico la

Russia pesa pochissimo nei dati glo perché eh ha un reddito di

millesettecento miliardi di dollari che praticamente come

il nostro ha il doppio dei nostri abitanti

centoquarantaquattro milioni e no più del dubbio e eh ecco con

un reddito pro capite di diecimila dollari che eh

praticamente rispetto all'Italia e gli Stati Uniti,

alla Francia, è ridicola, è vicino alla Cina. Quindi ha un

ruolo economico apparentemente molto contenuto. I suoi le

esportazioni russe sono quattrocento miliardi di

dollari, pesano meno del due percento negli scambi mondiali

ma questo momento noi abbiamo un rapporto tra Russia e Europa

che è fondamentale è quello che cercò di ricostruire la Merkel

in modo solitario non in modo europeo e questo è una

responsabilità imperdonabile io credo sull'energia. Per

concludere questa nostra conversazione di cui ti

ringrazio e da cui sono emerse mi sembra anche eh diciamo eh

alcuni punti fermi che ci aiutano non escono nella

discussione pubblica per esempio quello che tu ci hai

detto sulla minore dipendenza in realtà di quello che ci

viene rappresentato e sul fatto che appunto è una questione

anche di prezzo e che quindi questi diversi

approvvigionamenti potremmo in parte compensare però poi tu

hai detto più volte ci sono scelte di breve periodo e

scelte di medio lungo le scelte di breve periodo forse sono più

facili in un certo senso perché sono dettate dalla emergenza

quelle di medio-lungo sono complicate perché richiedono

anche una costruzione diciamo culturale e politica. Ecco, di

nuovo, da economista che però si è sempre posta in termini di

rapporto molto forte, con la politica, o con le scelte delle

istituzioni. Eh, tu hai detto prima dipende dall'Europa,

ecco, ma tu pensi che in questo momento ehm si possa immaginare

un processo di evoluzione politica più forte dell'Europa?

Cioè pensi che dopo aver capito che come dire l'Europa

economica richiede un'Europa politica pensi che siamo nel

momento in cui questa Europa politica sia matura e come

compenseremo da questo punto di vista le differenze anche forti

che ci sono nei vari regimi politici nazionali cioè dal tuo

punto di vista l'economia spinge in questa direzione lo

richiede questo di cui ci hai appena parlato dell'energia è

un tema che suggerisce un'urgenza anche da questo

punto di vista politico istituzionale? Asso sì. Eh devo

dire l'esito della guerra in Ucraina è è davvero

imprevedibile. Può precipitare come può fermarsi. Cioè è

proprio un eh l'incertezza su cui non si può prevedere nulla.

Tuttavia vedi il covid è stato un esempio della costruzione

per mattone di una nuova identità politica, di un

rinforzo, della identità politica solidaristica europea.

Sono valori importantissimi che hanno credo in parte guidato il

cambiamento di paradigma nell'economia ondiale, globale.

Quindi il percorso era avviato con una visione strategica, si

è fermate con la guerra. Io non vedo purtroppo una strategia ma

per esempio di welfare comune, una strategia di di bilancio

comune che sarebbe essenziale per poter avanzare nella

direzione che auspichiamo eh si è avuto col covid, si è fermate

con il supporto all'energia. Quindi si lascia molto margine

ai paesi membri per agire da soli, questo è positivo. Eh

viceversa il covid ha mostrato come la costruzione degli

diciamo la costruzione del rafforzamento delle eh

istituzioni europee, dell'architettura istituzionale

europea sia vincente per tutti i paesi membri. Non è

facilissimo per alcuni anche perché siamo così diversi. Qui

entra la discussione per esempio sul accesso

dell'Ucraina su paesi baldici. È un discorso politico molto

diverso naturalmente che esce da quello prettamente economico

mi viene da dire per fortuna l'economia ritrova un animo

politico un animo politico dell'economia il cui sistema

nervoso è eh necessariamente basato sulla sull'istituzioni,

sull'architettura europea che deve alimentare questo

cambiamento di visione, una visione per una visione

strategica che non si basa solo sulle percentuali del eh

debito. Per esempio le percentuali fiscali. Ricordiamo

la Grecia per esempio. Ecco, la visione strategica

dell'economia politica si basa sulle istituzioni,

sull'architettura istituzionale che siano in grado di guidare

questa visione strategica. E questo è una responsabilità

dell'Europa economica molto importante essenziale direi

perché senza il sistema nervoso le istituzioni che alimentano

una visione strategica di economia politica l'Europa

muore. Ultimissima questione. È giusto che noi ci preoccupiamo

dell'Europa però e siamo dentro un contesto mondiale in cui non

a caso tu ci hai parlato della Cina ci hai parlato degli stati

uniti. Ecco in questo contesto sarà possibile nei prossimi

anni procedere senza avere in qualche modo un sistema di

regole condivise anche dal punto di vista globale. C'è un

sistema di governance che riguardi anche cioè com'è

possibile convivere con uno scenario conflittuale e

competitivo in cui non ci siano delle regole condivise. Eh

questo noi abbiamo parlato di Europa finora eh questo è il

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