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Storia D'Italia, L'Impero colpisce ancora (410-418) - Ep. 26 (3)

L'Impero colpisce ancora (410-418) - Ep. 26 (3)

La principessa dei Romani e il Re dei Goti

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Mappa dell'antica San Pietro medievale, in alto a sinistra le due cappelle imperiali dove furono sepolti Onorio e Galla Placidia

Prima di passare oltre lasciate che vi racconti una storia. Nel giugno 1458 erano in corso a Roma i lavori per la nuova magnifica basilica di San Pietro, cosa che richiese la demolizione della antica basilica Costantiniana. Annessa alla basilica paleocristiana c'era una cappella che da tempo era diventata sostanzialmente la cappella dei Francesi a Roma ma che nel rinascimento si ignorava fosse stata in realtà costruita nel quinto secolo. Demolendo la cappella, in realtà un mausoleo imperiale, fu trovato nel sottosuolo un sontuoso sarcofago in marmo contenente due bare in cipresso, una grande e una piccola, foderate d'argento, con all'interno due corpi avvolti in vestiti intessuti d'oro, una donna adulta e un bambino. Il tutto fu distrutto e i metalli preziosi furono fatti fondere dal papa, quindi nulla è arrivato al giorno nostro.

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Alcuni studiosi hanno ipotizzato che si potesse trattare dei resti di Galla Placidia, che si fece seppellire decenni dopo al fianco del suo primogenito Teodosio, dato che una cronaca anonima del V secolo narra che nel 450 Placidia, papa Leone e l'intero Senato romano parteciparono alla sepoltura del corpo di “Teodosio” nella cappella presso la basilica dell'apostolo Pietro ed è sicuro che non si trattasse di Teodosio II, che fu sepolto invece a Costantinopoli. Pare quindi che Galla fece traslare i resti del suo povero figlioletto sepolto a Barcellona.

Non è tutto: le fonti riportano come Galla Placidia non fosse molto contenta, anni dopo, di risposarsi. Nessuna fonte inoltre riporta di vessazioni della principessa da parte del barbaro Athaulf, un topos letterario quello del violento barbaro troppo ghiotto per i lettori romani. La sua assenza fa rumore e mi fa pensare che fosse impossibile inventarsi soprusi perché Galla non solo non ne ricevette, ma fu molto vicina al suo marito Gotico. Chissà, forse con un volo pindarico si può immaginare che lo amasse davvero, profondamente, tanto da ricordare lui e il piccolo bimbo che ebbero assieme ancora decenni dopo. Galla nella sua vita avrà tutto: avrà un nuovo figlio che erediterà il trono e che difenderà con le unghie. Sarà reggente e una vera imperatrice, avrà una vita lunga e di successo. Eppure oso immaginare, ed è assolutamente una mia speculazione, che ci fu una sola cosa che continuò a mancargli da quel 415: l'amore. Un amore che era un segreto conosciuto da tutti e che Galla decise di onorare fino al suo ultimo giorno su questa terra, decidendo di avere al suo fianco quel che restava di quell'antico ricordo e facendosi seppellire a San Pietro, al fianco del suo piccolo, indifeso e sfortunato Teodosio, morto in fasce.

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L'antica S. Pietro, demolita nel XV secolo per far posto alla moderna

Wallia trova l'accordo con Flavio Costanzo

Alla sua morte Athaulf fu succeduto dal fratello di Sarus, Sigeric, che resse il regno dei Visigoti per ben sette giorni, prima di essere lui stesso assassinato da Wallia, sempre della famiglia dei Balti: la faida continuava sanguinosa. Wallia cercò una via di uscita dalla fame e dal blocco di Flavio Costanzo, che ora bloccava con la sua flotta anche i porti della Spagna e impediva con l'esercito il rientro in Gallia. Inoltre le altre tribù che avevano invaso la penisola Iberica non vedevano di buon occhio l'arrivo dei Visigoti, c'erano segni di una alleanza tra Alani, Svevi e Vandali per cacciare i Visigoti.

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Il primo atto di Wallia fu quindi di allestire una flotta raccogliticcia in modo da traghettare i suoi in Africa: l'Africa produceva il grano, lì sarebbero stati al sicuro da ogni blocco. Ma Flavio Costanzo aveva previsto anche questo, e inviò la sua flotta alle colonne d'ercole mentre una tempesta di nuovo frustrava ogni sogno di gloria navale dei Goti.

Wallia, costretto in un angolo, decise che era arrivato il tempo di gettare la spugna. I goti di Alaric si erano ribellati nel 395 e per venti lunghi anni avevano combattuto per ottenere un trattato a loro favorevole. Per anni erano arrivati vicini ad imporre il loro volere sui Romani ma ora era arrivato il momento di trattare anche dalla attuale posizione di debolezza. I termini furono rapidamente concordati: i Goti avrebbero ricevuto 500.000 moggi di grano per sfamare loro e le loro famiglie e un'area in cui insediarsi in Aquitania per il loro sostentamento. In cambio avrebbero restituito Galla Placidia a Ravenna e si sarebbero impegnati a combattere tutti i nemici di Roma, tornando ad essere in tutto e per tutto dei vassalli di Roma come lo erano stati ai tempi di Teodosio. La grande novità rispetto al foedus del 382 fu in pratica una sola: i Goti ottennero il riconoscimento del regno e dell'autorità di Wallia in quanto capo unico dei Visigoti, una differenza importante che impedì da questo momento in poi il divide et impera dei Romani nei confronti di una tribù gotica disunita. Ovviamente fu anche una vittoria per Wallia stesso che vide la sua autorità confermata e rafforzata dall'accordo con Roma.

Flavio Costanzo mise immediatamente all'opera la tribù: se volevano avere l'Aquitania se la sarebbero dovuta guadagnare. Già nel 416 l'armata Visigota, rafforzata da elementi dell'esercito Romano, mosse la guerra contro gli invasori del Reno del 406. In una serie di campagne micidiali i Vandali Siling furono sconfitti talmente duramente che la loro tribù scompare dalla storia, anche se indubbiamente molti di loro si rifugiarono tra i cugini Hasding. I Goti affrontarono perfino gli Alani, senza alcun dubbio la più forte tribù stanziata in Iberia, e anche gli Alani furono massacrati tanto che rinunciarono ad eleggere un nuovo re e anche loro si rifugiarono presso gli Hasding. Queste vittorie, come vedremo, avranno anche un risvolto meno positivo per la stabilità dell'impero a lungo termine: Alani e Vandali Isding infatti andarono a rafforzare il regno degli Hasding che da questo momento in poi si faranno chiamare “Re dei Vandali e degli Alani”. Era nato un nuovo supergruppo barbaro all'interno dell'Impero Romano.

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Arles, la capitale della Gallia Romana nel quinto secolo

Al vincitore le spoglie

Sia Wallia che Flavio Costanzo furono ricompensati da Ravenna per i loro successi. Wallia ottenne il tanto sospirato regno e si stabilì a Tolosa, costruendo il primo vero grande regno Romano-Barbarico: vale a dire il regno di Tolosa, regno che copriva il grosso della valle della Garonne, da Tolosa a Bordeaux. I Goti resteranno in queste terre per quasi un secolo: parleremo nei prossimi episodi a lungo di questo regno, in questo momento basti dire che la sua importanza è fondamentale nella transizione al mondo post-romano.

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Flavio Costanzo ottenne anche lui una importante promozione: Onorio lo nominò Patrizio dell'Impero Romano, vale a dire la carica più vicina possibile a quella imperiale, e console per il 417. Non è tutto: a lui andò anche la mano della principessa dei Romani, l'apparentemente recalcitrante Galla Placidia, che non aveva nessuna intenzione a quanto dicono le fonti di risposarsi. Ma la ragione di stato, come sempre nella storia, ebbe la meglio e Flavio e Galla ebbero anche un bambino e finalmente un erede all'impotente Onorio. Il bimbo nacque nel 419 ed ebbe il nome di Valentiniano, come il suo bisnonno. La storia lo conoscerà con il nome di Valentiniano III.

Flavio Costanzo si era meritato sul campo la sua promozione e la mano della donna più ambita dell'impero. Aveva preso il potere nel 410, nei giorni bui del sacco di Roma, e in una impressionante sequenza aveva logicamente affrontato i nemici di Ravenna uno ad uno. Prima aveva riconquistato a sé la Gallia meridionale, sconfiggendo Costantino III e il suo generale ribelle Geronzio. Poi aveva liberato l'Italia dai Goti e impedito che questi si unissero al nuovo usurpatore della Gallia settentrionale, Giovino. Poi aveva utilizzato i Goti contro Giovino, riacquisendo il controllo di buona parte della Gallia settentrionale. A questo punto aveva rotto l'alleanza con i Visigoti, era riuscito a mettere fine alla carriera di Athaulf, un pericoloso rivale e poi aveva costretto il nuovo Re dei Visigoti ad un accordo di sostanziale sottomissione. Infine aveva utilizzato la potenza militare ristabilita dell'occidente, unita a quella dei Visigoti, per schiacciare buona parte degli invasori del Reno, riportando anche il grosso dell'Iberia e del suo gettito fiscale sotto il controllo di Ravenna.

In appena 6 anni, partendo da una situazione di totale caos nel 410, Ravenna era tornata a controllare quasi tutto l'impero d'occidente sul quale aveva governato Stilicone. Certo, i Visigoti erano oramai stabiliti in Gallia, certo la Britannia era stata abbandonata al suo destino e in vari anfratti della penisola iberica si nascondevano ancora i re degli Svevi e dei Vandali Hasding ma nessuno poteva dubitare che l'impero avesse colpito ancora, come si direbbe in una galassia lontana lontana. I Romani poterono tornare a guardare con fiducia al futuro: forse anche questa tempesta sarebbe passata, come erano passati Annibale, i Cimbri e i Teutoni, le guerre civili, la crisi del terzo secolo e Adrianopoli. Roma ha preso qualche destro, è caduta e per un po' è sembrata sul punto del knock out ma si è rialzata con un occhio nero, un dente sul pavimento ma ancora la voglia di combattere.

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Nel prossimo episodio vedremo che il passaggio della grande buriana aveva in realtà lasciato sul corpo dell'impero delle cicatrici difficilmente rimarginabili. Flavio Costanzo continuerà a governare con efficienza le forze ridotte dell'impero fino a meritarsi una nuova promozione, il premio più alto di tutti: l'elevazione ad Augusto. Poi però le forze dell'entropia torneranno a colpire.

L'Impero colpisce ancora (410-418) - Ep. 26 (3) Das Imperium schlägt zurück (410-418) - Ep. 26 (3) The Empire Strikes Back (410-418) - Ep. 26 (3) El Imperio Contraataca (410-418) - Ep. 26 (3) L'Empire contre-attaque (410-418) - Ép. 26 (3) O Império Contra-Ataca (410-418) - Ep. 26 (3) Imperiet slår tillbaka (410-418) - Ep. 26 (3) 帝国反击战 (410-418) - Ep. 26 (3)

La principessa dei Romani e il Re dei Goti

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Mappa dell'antica San Pietro medievale, in alto a sinistra le due cappelle imperiali dove furono sepolti Onorio e Galla Placidia

Prima di passare oltre lasciate che vi racconti una storia. Nel giugno 1458 erano in corso a Roma i lavori per la nuova magnifica basilica di San Pietro, cosa che richiese la demolizione della antica basilica Costantiniana. Annessa alla basilica paleocristiana c'era una cappella che da tempo era diventata sostanzialmente la cappella dei Francesi a Roma ma che nel rinascimento si ignorava fosse stata in realtà costruita nel quinto secolo. Demolendo la cappella, in realtà un mausoleo imperiale, fu trovato nel sottosuolo un sontuoso sarcofago in marmo contenente due bare in cipresso, una grande e una piccola, foderate d'argento, con all'interno due corpi avvolti in vestiti intessuti d'oro, una donna adulta e un bambino. Il tutto fu distrutto e i metalli preziosi furono fatti fondere dal papa, quindi nulla è arrivato al giorno nostro.

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Non è tutto: le fonti riportano come Galla Placidia non fosse molto contenta, anni dopo, di risposarsi. Nessuna fonte inoltre riporta di vessazioni della principessa da parte del barbaro Athaulf, un topos letterario quello del violento barbaro troppo ghiotto per i lettori romani. La sua assenza fa rumore e mi fa pensare che fosse impossibile inventarsi soprusi perché Galla non solo non ne ricevette, ma fu molto vicina al suo marito Gotico. Chissà, forse con un volo pindarico si può immaginare che lo amasse davvero, profondamente, tanto da ricordare lui e il piccolo bimbo che ebbero assieme ancora decenni dopo. Galla nella sua vita avrà tutto: avrà un nuovo figlio che erediterà il trono e che difenderà con le unghie. Sarà reggente e una vera imperatrice, avrà una vita lunga e di successo. Eppure oso immaginare, ed è assolutamente una mia speculazione, che ci fu una sola cosa che continuò a mancargli da quel 415: l'amore. Un amore che era un segreto conosciuto da tutti e che Galla decise di onorare fino al suo ultimo giorno su questa terra, decidendo di avere al suo fianco quel che restava di quell'antico ricordo e facendosi seppellire a San Pietro, al fianco del suo piccolo, indifeso e sfortunato Teodosio, morto in fasce.

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L'antica S. Pietro, demolita nel XV secolo per far posto alla moderna

Wallia trova l'accordo con Flavio Costanzo

Alla sua morte Athaulf fu succeduto dal fratello di Sarus, Sigeric, che resse il regno dei Visigoti per ben sette giorni, prima di essere lui stesso assassinato da Wallia, sempre della famiglia dei Balti: la faida continuava sanguinosa. Wallia cercò una via di uscita dalla fame e dal blocco di Flavio Costanzo, che ora bloccava con la sua flotta anche i porti della Spagna e impediva con l'esercito il rientro in Gallia. Inoltre le altre tribù che avevano invaso la penisola Iberica non vedevano di buon occhio l'arrivo dei Visigoti, c'erano segni di una alleanza tra Alani, Svevi e Vandali per cacciare i Visigoti.

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Wallia, costretto in un angolo, decise che era arrivato il tempo di gettare la spugna. I goti di Alaric si erano ribellati nel 395 e per venti lunghi anni avevano combattuto per ottenere un trattato a loro favorevole. Per anni erano arrivati vicini ad imporre il loro volere sui Romani ma ora era arrivato il momento di trattare anche dalla attuale posizione di debolezza. I termini furono rapidamente concordati: i Goti avrebbero ricevuto 500.000 moggi di grano per sfamare loro e le loro famiglie e un'area in cui insediarsi in Aquitania per il loro sostentamento. In cambio avrebbero restituito Galla Placidia a Ravenna e si sarebbero impegnati a combattere tutti i nemici di Roma, tornando ad essere in tutto e per tutto dei vassalli di Roma come lo erano stati ai tempi di Teodosio. La grande novità rispetto al foedus del 382 fu in pratica una sola: i Goti ottennero il riconoscimento del regno e dell'autorità di Wallia in quanto capo unico dei Visigoti, una differenza importante che impedì da questo momento in poi il divide et impera dei Romani nei confronti di una tribù gotica disunita. Ovviamente fu anche una vittoria per Wallia stesso che vide la sua autorità confermata e rafforzata dall'accordo con Roma.

Flavio Costanzo mise immediatamente all'opera la tribù: se volevano avere l'Aquitania se la sarebbero dovuta guadagnare. Già nel 416 l'armata Visigota, rafforzata da elementi dell'esercito Romano, mosse la guerra contro gli invasori del Reno del 406. In una serie di campagne micidiali i Vandali Siling furono sconfitti talmente duramente che la loro tribù scompare dalla storia, anche se indubbiamente molti di loro si rifugiarono tra i cugini Hasding. I Goti affrontarono perfino gli Alani, senza alcun dubbio la più forte tribù stanziata in Iberia, e anche gli Alani furono massacrati tanto che rinunciarono ad eleggere un nuovo re e anche loro si rifugiarono presso gli Hasding. Queste vittorie, come vedremo, avranno anche un risvolto meno positivo per la stabilità dell'impero a lungo termine: Alani e Vandali Isding infatti andarono a rafforzare il regno degli Hasding che da questo momento in poi si faranno chiamare “Re dei Vandali e degli Alani”. Era nato un nuovo supergruppo barbaro all'interno dell'Impero Romano.

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Arles, la capitale della Gallia Romana nel quinto secolo

Al vincitore le spoglie

Sia Wallia che Flavio Costanzo furono ricompensati da Ravenna per i loro successi. Wallia ottenne il tanto sospirato regno e si stabilì a Tolosa, costruendo il primo vero grande regno Romano-Barbarico: vale a dire il regno di Tolosa, regno che copriva il grosso della valle della Garonne, da Tolosa a Bordeaux. I Goti resteranno in queste terre per quasi un secolo: parleremo nei prossimi episodi a lungo di questo regno, in questo momento basti dire che la sua importanza è fondamentale nella transizione al mondo post-romano.

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Flavio Costanzo si era meritato sul campo la sua promozione e la mano della donna più ambita dell'impero. Aveva preso il potere nel 410, nei giorni bui del sacco di Roma, e in una impressionante sequenza aveva logicamente affrontato i nemici di Ravenna uno ad uno. Prima aveva riconquistato a sé la Gallia meridionale, sconfiggendo Costantino III e il suo generale ribelle Geronzio. Poi aveva liberato l'Italia dai Goti e impedito che questi si unissero al nuovo usurpatore della Gallia settentrionale, Giovino. Poi aveva utilizzato i Goti contro Giovino, riacquisendo il controllo di buona parte della Gallia settentrionale. A questo punto aveva rotto l'alleanza con i Visigoti, era riuscito a mettere fine alla carriera di Athaulf, un pericoloso rivale e poi aveva costretto il nuovo Re dei Visigoti ad un accordo di sostanziale sottomissione. Infine aveva utilizzato la potenza militare ristabilita dell'occidente, unita a quella dei Visigoti, per schiacciare buona parte degli invasori del Reno, riportando anche il grosso dell'Iberia e del suo gettito fiscale sotto il controllo di Ravenna.

In appena 6 anni, partendo da una situazione di totale caos nel 410, Ravenna era tornata a controllare quasi tutto l'impero d'occidente sul quale aveva governato Stilicone. Certo, i Visigoti erano oramai stabiliti in Gallia, certo la Britannia era stata abbandonata al suo destino e in vari anfratti della penisola iberica si nascondevano ancora i re degli Svevi e dei Vandali Hasding ma nessuno poteva dubitare che l'impero avesse colpito ancora, come si direbbe in una galassia lontana lontana. I Romani poterono tornare a guardare con fiducia al futuro: forse anche questa tempesta sarebbe passata, come erano passati Annibale, i Cimbri e i Teutoni, le guerre civili, la crisi del terzo secolo e Adrianopoli. Roma ha preso qualche destro, è caduta e per un po' è sembrata sul punto del knock out ma si è rialzata con un occhio nero, un dente sul pavimento ma ancora la voglia di combattere.

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