×

Usamos cookies para ayudar a mejorar LingQ. Al visitar este sitio, aceptas nuestras politicas de cookie.


image

Storia D'Italia, La guerra Gotica (378-383) - Ep. 18 (1)

La guerra Gotica (378-383) - Ep. 18 (1)

Nello scorso episodio abbiamo assistito alla mattanza del Comitatus orientale ad Adrianopoli: i Goti, sfruttando appieno i vantaggi fornitigli dal fato, dall'avventatezza dei Romani e dalla hybris di Valente hanno inflitto ai Romani una sconfitta che non vedevano, in queste proporzioni, dai tempi di Canne. Sui campi di Adrianopoli i corpi sparsi dei migliori soldati dell'impero d'oriente, i loro generali e l'imperatore in persona fanno da cibo per i corvi. Nessun generale superstite ha agli ordini un esercito capace di fermarli. Ma qualcuno dovrà. E qualcuno proverà a farlo.

Il dilemma di Graziano

📷

https://italiastoria.files.wordpress.com/2019/12/capture.png?w=324" alt=""/>

Unico busto (assai rovinato) dell'imperatore Graziano ad essere sopravissuto

Quando i Goti, il giorno dopo dell'immensa e credo anche da loro totalmente inaspettata vittoria, sorvegliarono il campo di battaglia non poterono credere ai loro occhi e a quello che avevano fatto. Vennero presto a sapere che l'intera immensa ricchezza che l'imperatore si era portato dietro giaceva a poca distanza, ad Adrianopoli, sorvegliata da un pugno di soldati e milizie cittadine.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

In quello che sarà un trailer del film dei prossimi anni i Goti si impadronirono facilmente del territorio della città ma non riuscirono a prendere una grande città romana fortificata: non avevano semplicemente i mezzi, l'artiglieria e le capacità necessarie, neanche in una situazione in cui avevano uno schiacciante vantaggio numerico. Nei prossimi anni la stessa dinamica si svolgerà ovunque nei Balcani, con le città romane in grado di resistere alla marea Gotica ma i soldati di Roma incapaci di concentrarsi di nuovo sul terreno per una battaglia campale, l'unica cosa che avrebbe potuto vendicare Adrianopoli e porre fine alla guerra.

Lo spazio che questa guerra popolerà sarà inoltre uno spazio ampio, ma con dei limiti ben precisi: l'invitto esercito d'occidente riuscì a bloccare i passi balcanici che portavano verso l'Illirico e l'occidente, pur senza mai avere l'ardire di giocarsi ai dadi l'ultimo esercito da campo dei Romani in uno scontro con i Goti. L'imprendibile fortezza di Costantinopoli e il mare proteggeranno tutte le province orientali dagli invasori: l'Asia Minore, la Siria, l'Egitto non vedranno mai un Goto ribelle in faccia. Tutte le terre in mezzo tra questi due poli furono però sostanzialmente abbandonate alla mercé degli invasori, o almeno lo furono le loro campagne, mentre le città resistevano dietro le loro forti mura.

Il devastante passaggio dei Goti ha lasciato tracce archeologiche: gli archeologi hanno trovato che la maggior parte delle costruzioni agricole e ville di campagna romane dei Balcani furono saccheggiate e bruciate sul finire del quarto secolo e non furono mai più ricostruite. Gli abitanti dei Balcani avevano capito infatti che la vita idillica nella pacifica campagna romana era terminata: i proprietari terrieri e tutti quelli con oggetti di valore da proteggere si trasferirono dietro la protezione delle mura, un effetto questo di lungo periodo e che, si lo avete indovinato, anticipa l'evoluzione della vita civile nel medioevo.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Graziano ricevette la notizia del disastro mentre era in Illirico, a pochi giorni di marcia da Adrianopoli. Non abbiamo idea cosa pensò, o cosa pensarono i suoi generali, ma credo che non sia un volo pindarico immaginarsi il nostro adolescente imperatore lanciare un bel po' di improperi coloriti: erano arrivati a pochi giorni di marcia da Valente, quell'inetto di suo zio aveva condannato sé stesso, l'impero e il regno del suo stesso nipote.

Penso che Graziano in cuor suo sapesse di non avere l'energia e le qualità per metter capo alla situazione in oriente: era più prudente restare nell'occidente, la parte dell'impero che aveva imparato a conoscere. Era altrettanto se non più assurdo pensare di governare l'impero da solo: era oramai chiaro che l'impero aveva bisogno di due imperatori anche nei periodi più calmi della sua storia. E questo non era certo un periodo calmo: si era nel bel mezzo della peggiore crisi per Roma dai tempi bui di Gallieno, durante la crisi del terzo secolo.

Graziano, Merobaude e gli altri generali decisero allora che era arrivato il momento di promuovere qualcuno. E qui inizia a mancarmi il nostro Ammiano, che ci avrebbe sicuramente donato dettagli e gossip su come fu scelto il successore di Valente. Ahimè, Zosimo e Orosio – le due fonti principali del periodo – non ci dicono quasi nulla a riguardo. L'unica cosa che sappiamo con certezza è che il 19 Gennaio del 379, ad alcuni mesi dalla battaglia di Adrianopoli, di fronte alle truppe schierate a Sirmio – la capitale militare dell'Illirico – fu incoronato e rivestito della porpora imperiale il capace figlio del conte Teodosio, Teodosio il giovane che da oggi chiameremo semplicemente l'imperatore Teodosio.

Nuovo sangue nella dinastia: Teodosio

📷

https://italiastoria.files.wordpress.com/2019/12/theodosius_solidus_83000404.jpg?w=800" alt=""/>

Solidus di Teodosio I

Teodosio era nato in Spagna a Coca nel 347 e aveva quindi poco più di 30 anni alla sua elevazione al rango di Augusto. Non è chiaro dove si trovasse davvero prima di Adrianopoli, alcuni storici pensano che avesse già riacquisito nel 378 il ruolo di Dux della Moesia, una delle regioni dei Balcani Romani. Non sappiamo neanche davvero perché gli fu affidato un ruolo talmente delicato: forse perché si sperava avesse ereditato le capacità paterne o forse perché gestire la situazione in oriente pareva una missione suicida: non c'era infatti nei Balcani alcuna forza militare romana capace di affrontare i Goti sul campo di battaglia e in Siria c'era sempre il rischio di una invasione persiana. A Teodosio inoltre non furono dati particolari mezzi e risorse: l'unico supporto fu che gli fu affidato oltre l'oriente anche il comando dell'Illirico, ovvero la regione che corrisponde alla ex Iugoslavia e che era di solito associata alla corte di Milano, in quanto a guardia dei passi che conducono in Italia. La situazione dei Balcani richiedeva però un comando unificato delle forze in Illiria e in Tracia, in più l'esercito d'Illiria aveva il vantaggio di esistere, a differenza di quello di Tracia che faceva da cibo per carogne ad Adrianopoli.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Teodosio iniziò la seconda fase della guerra gotica nel 379 nella consapevolezza che ci sarebbe voluto un po' per avere un vero esercito da opporre ai Goti: le città Romane dei Balcani furono lasciate a loro stesse ma – testimonianza sia dell'incapacità nelle tecniche di assedio dei Goti sia della forza delle mura romane – nessuna città fu conquistata. Certo le città romane passarono dei duri anni, spesso senza la possibilità di coltivare i campi e dipendendo dai rifornimenti intermittenti dello stato per sopravvivere. Ma le testimonianze archeologiche ci dicono che sopravvissero, a differenza dei centri isolati.

Questo perché i Goti, non riuscendo a conquistarsi una base, furono condannati loro stessi a vagare senza meta in tutti i Balcani, saccheggiando quello che potevano per sopravvivere. Si era ad una impasse: i Romani non potevano sconfiggere i Goti sul campo di battaglia e i Goti non avevano le capacità per conquistarsi un pezzo di impero da eleggere come nuova casa.

Teodosio, al fine di controllare meglio la situazione militare, stabilì la sua base a Thessalonika (Salonicco in italiano) in Macedonia. Da lì inizio a prendere delle dure decisioni per rimettere in sesto lo stato e l'esercito.

Reagire al disastro

📷

https://italiastoria.files.wordpress.com/2019/12/capture.jpg?w=754" alt=""/>

I movimenti delle truppe gotiche prima della battaglia di Adrianopoli (mia mappa)

Adrianopoli era stato un disastro militare eppure a prima vista può sembrare tutto sommato una perdita limitata: se accettiamo la media delle stime degli storici ad Adrianopoli morirono circa 20.000 soldati, ovvero il 5% degli effettivi dei due imperi riuniti e una frazione infinitesimale della popolazione dell'impero che aveva ancora almeno 70 milioni di abitanti e probabilmente di più. Eppure i numeri nascondono le vere dimensioni del disastro: ad Adrianopoli non morirono soltanto dei soldati ma i migliori soldati dell'impero, eredi di una tradizione secolare. Con loro morirono i loro ufficiali, quelli che avrebbero avuto il compito di istruire le nuove reclute in un esercito, quello romano, che faceva del suo impeccabile training il principale differenziale con i barbari, assieme all'insuperabile equipaggiamento che era però caduto nelle mani dei Goti in quantità più che sufficiente a ricoprirli tutti di ottimo acciaio romano.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

La priorità era quindi ricostituire il nerbo dell'esercito. Eppure Teodosio ebbe notevoli difficoltà nel reclutamento: i romani erano decine di milioni ma molto pochi di loro erano attratti dalla vita militare, fatta di privazioni e rischi molto superiori a quella dei civili. Fare il soldato era un mestiere terribile – d'altronde lo è perfino oggi – e Adrianopoli non era proprio una campagna pubblicitaria a favore del reclutamento. Da secoli i romani preferivano evitare la leva comprando il diritto di non militare nell'esercito con il pagamento in moneta sonante – oltre alle normali tasse – del costo del reclutamento di ausiliari e mercenari barbari. Lo stato aveva ovviamente il potere di coscrivere reclute ma questo potere era comunque teorico: le reclute sarebbero state comunque dei combattenti recalcitranti e di bassa qualità visto che i migliori e più forti tra i contadini erano sempre protetti e nascosti dai loro padroni.

In più c'era un problema politico: lo stato aveva bisogno purtroppo di tassare i suoi cittadini per le inevitabili, colossali spese di armamento, reclutamento e addestramento di un nuovo esercito. La necessità di moneta sonante era tanta che si ricorse alla odiosa politica di vendere le cariche più importanti dell'amministrazione: i compratori erano ben consci di potere recuperare le spese di acquisto attraverso la corruzione per far avanzare qualunque pratica. I civili, già irritati per le nuove tasse e per l'atteggiamento famelico dei nuovi amministratori avrebbero ricevuto la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso se fossero anche stati costretti ad una dura politica di coscrizione: Teodosio coscrisse ovviamente quanto ritenne possibile, ma cercò di andarci con mano leggera. Nonostante tutto questo ribellioni e diserzioni di massa scoppiarono lo stesso.

Fossero stati poi questi coscritti dei buoni soldati! Le nuove reclute avrebbero avuto bisogno di anni di addestramento per giungere al livello delle truppe comitatensi che erano state annientate ad Adrianopoli. Era ovvio che occorrevano altre soluzioni, più rapide e meno problematiche

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Come prima cosa Teodosio richiamò in servizio i veterani, cosa che era nel suo diritto di fare. Neanche questo poteva però bastare e quindi Teodosio fece ricorso all'unica altra fonte di reclutamento possibile: reclutò tra i barbari, spesso tra gli stessi Goti che erano rimasti a nord del Danubio. Teodosio fece un ottimo colpo da subito, reclutando uno dei più nobili tra i Goti che si chiamava Modares. Questi era un membro della famiglia dei Balthi, la stessa a cui apparteneva anche Athanaric, il vecchio giudice dei Goti che lottava per sopravvivere nei monti Carpazi. Athanaric e Modares erano della fazione dei Tervingi che più era stata opposta ai Romani, mentre Fritigern era il membro della fazione filoromana. Nel mondo capovolto del dopo Adrianopoli il nemico mortale era ora Fritigern e Modares decise che era arrivato il tempo di vendicarsi di colui che aveva sottratto alla sua famiglia il dominio sui Tervingi. Modares, al comando di truppe romane e gotiche, vinse uno scontro minore contro Fritigern e persino una piccola vittoria come questa fu massicciamente lodata dai propagandisti imperiali: Teodosio aveva bisogno di vittorie e doveva essere visto dall'opinione pubblica come un imperatore in grado di controllare la crisi gotica.

I Goti che erano entrati al servizio di Roma – pur nemici giurati di Fritigern – non potevano considerarsi del tutto affidabili, così Teodosio decise di scambiare le truppe tra l'Egitto e i Balcani, inviando nel lontano paese del Nilo i Goti e portando la guarnigione romana d'Egitto nei Balcani. In una rappresentazione esemplare del clima teso tra romani e Goti quando queste truppe si incrociarono in Asia Minore, Goti e Romani vennero alle mani e si combatté una assurda battaglia tra truppe alleate.

Per tutto il 379 Teodosio, dalla sua base a Thessalonika, continuò ad assemblare e addestrare il suo esercito. Ebbe il buonsenso di non testare le sue truppe di dilettanti contro i ben armati veterani Goti che ebbero quindi mano libera nei Balcani. Questi erano sì liberi di vagabondare nelle terre dei Romani ma non riuscivano a trovare una terra dove stabilirsi ed erano troppi per potersi fermare in un solo luogo. Non sappiamo cosa accadde di preciso – e qui inizia davvero a mancarmi il nostro Ammiano Marcellino – ma è chiaro che nel 380 i Goti si divisero, o per litigi nella leadership o appunto per l'impossibilità di rifornirsi in modo efficace se riuniti in una unica schiera. I Tervingi si diressero verso sud: verso la Macedonia e la Tessaglia mentre i Greutungi virarono verso nord, ovvero in direzione dell'Illirico e dell'impero d'occidente.

La guerra Gotica (378-383) - Ep. 18 (1) Der Gotische Krieg (378-383) - Ep. 18 (1) The Gothic War (378-383) - Ep. 18 (1) A Guerra Gótica (378-383) - Ep. 18 (1)

Nello scorso episodio abbiamo assistito alla mattanza del Comitatus orientale ad Adrianopoli: i Goti, sfruttando appieno i vantaggi fornitigli dal fato, dall'avventatezza dei Romani e dalla hybris di Valente hanno inflitto ai Romani una sconfitta che non vedevano, in queste proporzioni, dai tempi di Canne. Sui campi di Adrianopoli i corpi sparsi dei migliori soldati dell'impero d'oriente, i loro generali e l'imperatore in persona fanno da cibo per i corvi. Nessun generale superstite ha agli ordini un esercito capace di fermarli. Ma qualcuno dovrà. E qualcuno proverà a farlo.

Il dilemma di Graziano

📷

Unico busto (assai rovinato) dell'imperatore Graziano ad essere sopravissuto

Quando i Goti, il giorno dopo dell'immensa e credo anche da loro totalmente inaspettata vittoria, sorvegliarono il campo di battaglia non poterono credere ai loro occhi e a quello che avevano fatto. Vennero presto a sapere che l'intera immensa ricchezza che l'imperatore si era portato dietro giaceva a poca distanza, ad Adrianopoli, sorvegliata da un pugno di soldati e milizie cittadine.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

In quello che sarà un trailer del film dei prossimi anni i Goti si impadronirono facilmente del territorio della città ma non riuscirono a prendere una grande città romana fortificata: non avevano semplicemente i mezzi, l'artiglieria e le capacità necessarie, neanche in una situazione in cui avevano uno schiacciante vantaggio numerico. Nei prossimi anni la stessa dinamica si svolgerà ovunque nei Balcani, con le città romane in grado di resistere alla marea Gotica ma i soldati di Roma incapaci di concentrarsi di nuovo sul terreno per una battaglia campale, l'unica cosa che avrebbe potuto vendicare Adrianopoli e porre fine alla guerra.

Lo spazio che questa guerra popolerà sarà inoltre uno spazio ampio, ma con dei limiti ben precisi: l'invitto esercito d'occidente riuscì a bloccare i passi balcanici che portavano verso l'Illirico e l'occidente, pur senza mai avere l'ardire di giocarsi ai dadi l'ultimo esercito da campo dei Romani in uno scontro con i Goti. L'imprendibile fortezza di Costantinopoli e il mare proteggeranno tutte le province orientali dagli invasori: l'Asia Minore, la Siria, l'Egitto non vedranno mai un Goto ribelle in faccia. Tutte le terre in mezzo tra questi due poli furono però sostanzialmente abbandonate alla mercé degli invasori, o almeno lo furono le loro campagne, mentre le città resistevano dietro le loro forti mura.

Il devastante passaggio dei Goti ha lasciato tracce archeologiche: gli archeologi hanno trovato che la maggior parte delle costruzioni agricole e ville di campagna romane dei Balcani furono saccheggiate e bruciate sul finire del quarto secolo e non furono mai più ricostruite. Gli abitanti dei Balcani avevano capito infatti che la vita idillica nella pacifica campagna romana era terminata: i proprietari terrieri e tutti quelli con oggetti di valore da proteggere si trasferirono dietro la protezione delle mura, un effetto questo di lungo periodo e che, si lo avete indovinato, anticipa l'evoluzione della vita civile nel medioevo.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Graziano ricevette la notizia del disastro mentre era in Illirico, a pochi giorni di marcia da Adrianopoli. Non abbiamo idea cosa pensò, o cosa pensarono i suoi generali, ma credo che non sia un volo pindarico immaginarsi il nostro adolescente imperatore lanciare un bel po' di improperi coloriti: erano arrivati a pochi giorni di marcia da Valente, quell'inetto di suo zio aveva condannato sé stesso, l'impero e il regno del suo stesso nipote.

Penso che Graziano in cuor suo sapesse di non avere l'energia e le qualità per metter capo alla situazione in oriente: era più prudente restare nell'occidente, la parte dell'impero che aveva imparato a conoscere. Era altrettanto se non più assurdo pensare di governare l'impero da solo: era oramai chiaro che l'impero aveva bisogno di due imperatori anche nei periodi più calmi della sua storia. E questo non era certo un periodo calmo: si era nel bel mezzo della peggiore crisi per Roma dai tempi bui di Gallieno, durante la crisi del terzo secolo.

Graziano, Merobaude e gli altri generali decisero allora che era arrivato il momento di promuovere qualcuno. E qui inizia a mancarmi il nostro Ammiano, che ci avrebbe sicuramente donato dettagli e gossip su come fu scelto il successore di Valente. Ahimè, Zosimo e Orosio – le due fonti principali del periodo – non ci dicono quasi nulla a riguardo. L'unica cosa che sappiamo con certezza è che il 19 Gennaio del 379, ad alcuni mesi dalla battaglia di Adrianopoli, di fronte alle truppe schierate a Sirmio – la capitale militare dell'Illirico – fu incoronato e rivestito della porpora imperiale il capace figlio del conte Teodosio, Teodosio il giovane che da oggi chiameremo semplicemente l'imperatore Teodosio.

Nuovo sangue nella dinastia: Teodosio

📷

Solidus di Teodosio I

Teodosio era nato in Spagna a Coca nel 347 e aveva quindi poco più di 30 anni alla sua elevazione al rango di Augusto. Non è chiaro dove si trovasse davvero prima di Adrianopoli, alcuni storici pensano che avesse già riacquisito nel 378 il ruolo di Dux della Moesia, una delle regioni dei Balcani Romani. Non sappiamo neanche davvero perché gli fu affidato un ruolo talmente delicato: forse perché si sperava avesse ereditato le capacità paterne o forse perché gestire la situazione in oriente pareva una missione suicida: non c'era infatti nei Balcani alcuna forza militare romana capace di affrontare i Goti sul campo di battaglia e in Siria c'era sempre il rischio di una invasione persiana. A Teodosio inoltre non furono dati particolari mezzi e risorse: l'unico supporto fu che gli fu affidato oltre l'oriente anche il comando dell'Illirico, ovvero la regione che corrisponde alla ex Iugoslavia e che era di solito associata alla corte di Milano, in quanto a guardia dei passi che conducono in Italia. La situazione dei Balcani richiedeva però un comando unificato delle forze in Illiria e in Tracia, in più l'esercito d'Illiria aveva il vantaggio di esistere, a differenza di quello di Tracia che faceva da cibo per carogne ad Adrianopoli.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Teodosio iniziò la seconda fase della guerra gotica nel 379 nella consapevolezza che ci sarebbe voluto un po' per avere un vero esercito da opporre ai Goti: le città Romane dei Balcani furono lasciate a loro stesse ma – testimonianza sia dell'incapacità nelle tecniche di assedio dei Goti sia della forza delle mura romane – nessuna città fu conquistata. Certo le città romane passarono dei duri anni, spesso senza la possibilità di coltivare i campi e dipendendo dai rifornimenti intermittenti dello stato per sopravvivere. Ma le testimonianze archeologiche ci dicono che sopravvissero, a differenza dei centri isolati.

Questo perché i Goti, non riuscendo a conquistarsi una base, furono condannati loro stessi a vagare senza meta in tutti i Balcani, saccheggiando quello che potevano per sopravvivere. Si era ad una impasse: i Romani non potevano sconfiggere i Goti sul campo di battaglia e i Goti non avevano le capacità per conquistarsi un pezzo di impero da eleggere come nuova casa.

Teodosio, al fine di controllare meglio la situazione militare, stabilì la sua base a Thessalonika (Salonicco in italiano) in Macedonia. Da lì inizio a prendere delle dure decisioni per rimettere in sesto lo stato e l'esercito.

Reagire al disastro

📷

I movimenti delle truppe gotiche prima della battaglia di Adrianopoli (mia mappa)

Adrianopoli era stato un disastro militare eppure a prima vista può sembrare tutto sommato una perdita limitata: se accettiamo la media delle stime degli storici ad Adrianopoli morirono circa 20.000 soldati, ovvero il 5% degli effettivi dei due imperi riuniti e una frazione infinitesimale della popolazione dell'impero che aveva ancora almeno 70 milioni di abitanti e probabilmente di più. Eppure i numeri nascondono le vere dimensioni del disastro: ad Adrianopoli non morirono soltanto dei soldati ma i migliori soldati dell'impero, eredi di una tradizione secolare. Con loro morirono i loro ufficiali, quelli che avrebbero avuto il compito di istruire le nuove reclute in un esercito, quello romano, che faceva del suo impeccabile training il principale differenziale con i barbari, assieme all'insuperabile equipaggiamento che era però caduto nelle mani dei Goti in quantità più che sufficiente a ricoprirli tutti di ottimo acciaio romano.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

La priorità era quindi ricostituire il nerbo dell'esercito. Eppure Teodosio ebbe notevoli difficoltà nel reclutamento: i romani erano decine di milioni ma molto pochi di loro erano attratti dalla vita militare, fatta di privazioni e rischi molto superiori a quella dei civili. Fare il soldato era un mestiere terribile – d'altronde lo è perfino oggi – e Adrianopoli non era proprio una campagna pubblicitaria a favore del reclutamento. Da secoli i romani preferivano evitare la leva comprando il diritto di non militare nell'esercito con il pagamento in moneta sonante – oltre alle normali tasse – del costo del reclutamento di ausiliari e mercenari barbari. Lo stato aveva ovviamente il potere di coscrivere reclute ma questo potere era comunque teorico: le reclute sarebbero state comunque dei combattenti recalcitranti e di bassa qualità visto che i migliori e più forti tra i contadini erano sempre protetti e nascosti dai loro padroni.

In più c'era un problema politico: lo stato aveva bisogno purtroppo di tassare i suoi cittadini per le inevitabili, colossali spese di armamento, reclutamento e addestramento di un nuovo esercito. La necessità di moneta sonante era tanta che si ricorse alla odiosa politica di vendere le cariche più importanti dell'amministrazione: i compratori erano ben consci di potere recuperare le spese di acquisto attraverso la corruzione per far avanzare qualunque pratica. I civili, già irritati per le nuove tasse e per l'atteggiamento famelico dei nuovi amministratori avrebbero ricevuto la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso se fossero anche stati costretti ad una dura politica di coscrizione: Teodosio coscrisse ovviamente quanto ritenne possibile, ma cercò di andarci con mano leggera. Nonostante tutto questo ribellioni e diserzioni di massa scoppiarono lo stesso.

Fossero stati poi questi coscritti dei buoni soldati! Le nuove reclute avrebbero avuto bisogno di anni di addestramento per giungere al livello delle truppe comitatensi che erano state annientate ad Adrianopoli. Era ovvio che occorrevano altre soluzioni, più rapide e meno problematiche

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Come prima cosa Teodosio richiamò in servizio i veterani, cosa che era nel suo diritto di fare. Neanche questo poteva però bastare e quindi Teodosio fece ricorso all'unica altra fonte di reclutamento possibile: reclutò tra i barbari, spesso tra gli stessi Goti che erano rimasti a nord del Danubio. Teodosio fece un ottimo colpo da subito, reclutando uno dei più nobili tra i Goti che si chiamava Modares. Questi era un membro della famiglia dei Balthi, la stessa a cui apparteneva anche Athanaric, il vecchio giudice dei Goti che lottava per sopravvivere nei monti Carpazi. Athanaric e Modares erano della fazione dei Tervingi che più era stata opposta ai Romani, mentre Fritigern era il membro della fazione filoromana. Nel mondo capovolto del dopo Adrianopoli il nemico mortale era ora Fritigern e Modares decise che era arrivato il tempo di vendicarsi di colui che aveva sottratto alla sua famiglia il dominio sui Tervingi. Modares, al comando di truppe romane e gotiche, vinse uno scontro minore contro Fritigern e persino una piccola vittoria come questa fu massicciamente lodata dai propagandisti imperiali: Teodosio aveva bisogno di vittorie e doveva essere visto dall'opinione pubblica come un imperatore in grado di controllare la crisi gotica.

I Goti che erano entrati al servizio di Roma – pur nemici giurati di Fritigern – non potevano considerarsi del tutto affidabili, così Teodosio decise di scambiare le truppe tra l'Egitto e i Balcani, inviando nel lontano paese del Nilo i Goti e portando la guarnigione romana d'Egitto nei Balcani. In una rappresentazione esemplare del clima teso tra romani e Goti quando queste truppe si incrociarono in Asia Minore, Goti e Romani vennero alle mani e si combatté una assurda battaglia tra truppe alleate.

Per tutto il 379 Teodosio, dalla sua base a Thessalonika, continuò ad assemblare e addestrare il suo esercito. Ebbe il buonsenso di non testare le sue truppe di dilettanti contro i ben armati veterani Goti che ebbero quindi mano libera nei Balcani. Questi erano sì liberi di vagabondare nelle terre dei Romani ma non riuscivano a trovare una terra dove stabilirsi ed erano troppi per potersi fermare in un solo luogo. Non sappiamo cosa accadde di preciso – e qui inizia davvero a mancarmi il nostro Ammiano Marcellino – ma è chiaro che nel 380 i Goti si divisero, o per litigi nella leadership o appunto per l'impossibilità di rifornirsi in modo efficace se riuniti in una unica schiera. I Tervingi si diressero verso sud: verso la Macedonia e la Tessaglia mentre i Greutungi virarono verso nord, ovvero in direzione dell'Illirico e dell'impero d'occidente.