Il viaggio di una moneta (325-337) - Ep. 3 (2)
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Questo risolse il problema di sfamare e rifornire l'esercito, ma il problema economico rimase. Come può funzionare una economia, anche piuttosto arretrata come quella dell'Impero Romano, senza moneta? Costantino finalmente riportò la stabilità nel sistema economico sostituendo il vecchio Aureus con una nuova moneta, il Solidus. Una moneta solida di nome e di fatto. Costantino infatti coniò le nuove monete in oro pesante, senza trucchi sul peso e diede mandato di ritirare tutte le monete d'oro – o presunto oro – precedenti. Non vorrei avere data una idea sbagliata delle riforme di Diocleziano: l'imperatore illirico ebbe molto più successo su tutto quello che intraprese al di fuori della politica dei prezzi. Grazie a lui l'economia era in ripresa, grazie anche alla pace di cui parleremo tra poco. L'economia in ripresa volle dire un po' più tasse e quindi la possibilità per Costantino di tornare a battere moneta pesante. Va detto che Costantino fece anche requisire, sul finire del suo regno, tutte le statue e idoli pagani in argento, oro e bronzo, in modo da fonderle per realizzare nuove monete: distruggere i vecchi idoli e procurarsi dell'oro, due piccioni con una fava, per l'imperatore cristiano.
Il Solidus fa parte dell'eredità di Costantino, visto che sopravviverà a lui e perfino all'Impero Romano d'occidente, divenendo l'unica moneta accettato ovunque nell'Europa tardoantica e poi altomedievale, anzi perfino nel mondo arabo che l'apprezzava molto. Il Solidus ebbe una circolazione tanto ampia che è entrato nel parlato, lasciandoci una importante eredità linguistica. Solidus è infatti all'origine di diverse parole correnti italiane come ovviamente “soldo” e il plurale “soldi”, come anche il saldo e il soldato (ovvero un militare pagato con i “Solidus”).
Il problema però di una moneta d'oro è che si presta solo per transazioni di grande valore, in particolare la compravendita del bene d'eccellenza del mondo preindustriale, ovvero la terra. Ma le monete d'oro erano fuori portata per tutti meno la classe dei possidenti terrieri. Questo esacerbò nel tempo le già enormi differenze di classe nell'impero, differenze che farebbero impallidire perfino i baroni della belle époque. I ricchi infatti poterono gestire la loro ricchezza in terre e monete d'oro, due beni con un valore stabile nel tempo, e garantire il loro potere d'acquisto in moneta d'oro sonante.
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Per tutti gli altri, e per tutte le altre transazioni, rimasero le vecchie monete d'argento e bronzo perennemente afflitte dalla spirale inflattiva. Le classi medie videro dunque i loro risparmi mangiati dall'inflazione, anche se la cosa impattò meno i poveri perché i poveri come per buona parte della storia non avevano proprio nulla da risparmiare. Molti storici, e qui volevo arrivare perché come sapete sto cercando di tracciare il più possibile l'origine del medioevo, attribuiscono a questa riforma di Costantino la successiva ulteriore polarizzazione dei destini economici tra le classi agiate e tutti gli altri, polarizzazione che porterà assieme a molti altri fattori all'Europa feudale, con i suoi signori e servi della gleba.
Stacco
Ma questo non è l'ultimo argomento di cui vorrei parlare a proposito di Costantino: fino ad ora ho descritto in gran parte le politiche interne all'impero, ma non abbiamo visto quale fosse la politica “estera” di Costantino.
Va detto innanzitutto che il nostro grande imperatore aveva avuto davvero poche rogne su questo fronte: il suo regno, come detto in precedenza, fu caratterizzato da una generale calma. Diocleziano aveva battuto sonoramente i persiani, conquistando la Mesopotamia settentrionale e mettendo in sicurezza la frontiera orientale. Il padre di Costantino – Costanzo Cloro – aveva messo in chiaro chi comandava sulla frontiera del Reno. Restava una frontiera da pacificare: quella danubiana.
Appena a nord del Danubio vivevano due popoli molto diversi, i Sarmati, un popolo nomade di lingua iraniana, e i nostri vecchi amici, i Goti. Costantino vinse i Goti con l'aiuto dei Sarmati, ricostruendo perfino un ponte di pietra sul Danubio a perenne monito dei Goti: il messaggio era chiaro, ho i mezzi per raggiungervi quando voglio. In seguito alla sconfitta, e per un breve tempo, I Goti che vivevano più presso ai Romani, nella moderna Romania, furono assoggettati all'impero. Il figlio del re dei Goti fu perfino portato a Costantinopoli e I Goti si impegnarono a combattere al fianco dei romani, soprattutto come aiuto contro i Persiani. Quanta acqua era passata sotto ai ponti dai tempi in cui i Goti avevano sconfitto i romani ad Abritto ed ucciso l'imperatore Decio. Per quanto riguarda i Sarmati, questi invasero l'impero un paio di anni dopo e anche loro furono pesantemente sconfitti da Costantino che applicò quella che stava diventando una politica imperiale standard nei confronti dei popoli che tentavano di invadere l'impero e che venivano regolarmente sconfitti. Sparpagliò il grosso della popolazione sconfitta in molte province dell'impero, in modo da rimpolpare la popolazione dei contadini contribuenti e delle potenziali reclute dell'esercito, nel giro di un paio di generazione sarebbero divenuti romani come tutti. I più atti tra i Sarmati alla vita militare furono invece direttamente arruolati nell'esercito, ma senza costituire unità autonome e inquadrandoli con ufficiali romani. Ricordatevi di questa politica, I Goti, tra qualche anno, riusciranno con le spade a strappare un trattamento molto migliore. Perché come vi ho già detto, non è certo questa l'ultima volta che sentiremo parlare dei Goti.
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Se l'azione di Costantino sulla frontiera danubiana rafforzò la posizione di Roma lo stesso non si può dire sul fronte orientale. Qui Diocleziano come detto aveva sonoramente battuto i Persiani, imponendogli la perdita della Mesopotamia e di ogni influenza su Armenia e Georgia. Insomma, lo status quo era ideale per Roma e la lunga pace seguente al trattato aveva fatto bene all'economia e la stabilità dell'impero. Perché dunque Costantino volle gettare tutto questo alle ortiche è un mistero, sta di fatto che usò come pretesto quello di ergersi a protezione dei cristiani della chiesa d'oriente, la chiesa che si era diffusa nei territori dell'impero persiano. L'imperatore persiano Shapur non mancò di osservare che si trattava della stessa scusa utilizzata nella guerra contro Licinio.
Ma Costantino non era destinato a vedere i risultati della sua politica, né di partire per la sua ultima campagna militare. Nel 337 si ammalò e cercò refrigerio nelle terme di Elenopoli, città che Costantino aveva rinominato in onore dell'amatissima madre. Ma, sentendo la fine vicina, cercò di tornare a Costantinopoli per morire nella sua città. Sulla via di ritorno si fermò a Nicomedia e lì chiese di essere battezzato dal suo amico Eusebio di Cesarea, un vescovo ariano che finirà per scrivere una sua biografia che ci è stata molto utile per ricostruire il suo regno, ricordate che è una delle fonti dell'episodio su Ponte Milvio? Poco dopo, il 22 Maggio 337 dopo cristo, il grande imperatore, una figura così grande che ha riempito ben 3 episodi di Storia D'Italia, spirò.
Musica
Molti hanno letto in questo tardivo battesimo la confessione che Costantino non fosse davvero un cristiano – come si può essere Cristiani senza essere battezzati? Ma penso che oramai voi ne sappiate abbastanza per sapere che questo non è corretto: Costantino era un vero credente nella religione di Cristo e non si limitò a “tollerare” i cristiani ma fece di tutto per promuoverne la nuova religione monoteistica. Probabilmente non proibì i vari riti politeistici solo perché ancora impossibile farlo da un punto di vista politico, visto che erano ancora la maggioranza. Eppure lo abbiamo visto perfino fondere le statue sacre degli dei e confiscare i beni e le proprietà dei templi per costruire chiese. Il messaggio era chiaro per chi lo volesse capire e tutti lo intesero ai suoi tempi. Non è un caso che Costantino sia chiamato “pari agli apostoli”.
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E allora perché non si battezzò fino all'ultimo? Alcuni ci vedono una resistenza a dimostrarsi troppo “cristiano” a uso e consumo dell'opinione pubblica pagana. Doveva potersi ancora mostrare super partes, in un impero che era ancora largamente pagano. Eppure il cristianesimo di Costantino era davvero il proverbiale segreto di pulcinella. Quel che gli storici sostengono di recente è che volesse battezzarsi sul punto di morte per garantirsi il perdono di tutti i peccati precedenti. Al tempo di Costantino infatti era diffusa la credenza che il battesimo lavasse i peccati incorsi nella vita fino a quel momento. Costantino aveva vissuto una vita brutale e violenta, aveva mandato a morte zii, nipoti, moglie e figli. Forse pensò di poter in questo modo lavare tutto via, pare infatti che avesse una paura molto concreta dell'aldilà.
Un'altra nota che vorrei aggiungere mi è stata suggerita dal ciclo di affreschi detto “sala di Costantino” dipinto nel palazzo apostolico a Roma in una delle stanze di Raffaello, anche se in realtà gli affreschi sono di discepoli di Raffaello. Se volete dargli un'occhiata ho postato sul mio account Instagram e pagina facebook la maggior parte degli affreschi. Uno di questi dipinge il battesimo di Costantino a mano di Papa Silvestro, una leggenda molto diffusa ma che oramai sappiamo essere non vera: la chiesa si prese la briga di inventare questo episodio per due motivazioni: innanzitutto era imbarazzante che Costantino fosse stato battezzato da un ariano ma soprattutto alla chiesa premeva far passare il concetto che fosse stata la chiesa di Roma e il suo papa a battezzare il primo imperatore cristiano, sottintendendo alla supremazia della chiesa di Roma sugli imperatori, una querelle medioevale della quale avremo modo di parlare a lungo. La chiesa arrivò a forgiare, nei secoli a venire, un documento falso, la cosiddetta “donazione di Costantino”, nella quale Costantino donava Roma e la giurisdizione sull'impero occidentale al Papa. Questo documento fu la base legale per giustificare il potere temporale della chiesa su Roma e l'Italia: avremo modo di parlarne, è molto importante. La Donazione di Costantino è anch'essa, ovviamente, celebrata in un affresco nel palazzo apostolico a Roma.
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Comunque sia, alla sua morte Costantino lasciò una situazione molto delicata da un punto di vista dinastico, una situazione delicata che lui aveva contribuito ad esacerbare. Gli storici hanno diversi dubbi su molte decisioni prese da messer Costantino il Grande ma su quest'ultima non c'è dubbio alcuno, si trattò di una decisione di pura irresponsabilità.
Il problema per Costantino era che se fosse vissuto Crispo probabilmente avrebbe passato il trono a lui, un generale con esperienza e capacità politiche. Ma bè, c'era il piccolo problema del suo assassinio. Costantino aveva tre figli, nessuno già affermatosi come leader di uomini e soldati. Oltre ai tre figli, Costantino aveva una famiglia allargata numerosissima fatta di fratellastri, sorellastre, nipoti di vari gradi. Costantino si ritrovò quindi una enorme famiglia imperiale fatta di figli e nipoti, tutti giovani, tutti senza esperienza e senza un vero leader.
Costantino penso fu influenzato dalla sua personale esperienza: si era ritrovato figlio di un Augusto e con una mezza dozzina di rivali da sconfiggere e penso credesse che l'esperienza l'avesse trasformato in un imperatore migliore, anche se l'esperienza aveva voluto dire un ventennio di guerre civili. Si decise allora a lasciare l'impero a tutti i suoi eredi e lasciare che il migliore emergesse tra loro, una sorta di darwinismo imperiale. O forse li amava tutti, ma dubito.
Costantino lasciò quindi le province occidentali della Gallia, Britannia e Spagna con la frontiera renana al suo figlio maggiore, Costantino II. Le province orientali – Asia Minore, Siria, Palestina, Egitto e la frontiera con i Sasanidi – al figlio “intermedio” Costanzo II. l'Italia, l'africa e l'alto Danubio al figlio minore Costante. Un nipote, Flavio Dalmazio, fu anch'egli elevato al grado di Cesare – capite ora la follia di questa “soluzione”? – e gli furono affidate le province balcaniche. Un altro nipote, Annibaliano, sposo di sua figlia Costantina, ebbe il titolo di Re dei Re e delle genti Pontiche e una vaga autorità sulla frontiera orientale dell'impero. Probabilmente Costantino lo voleva a capo di un regno da creare con alcune province sottratte ai Sasanidi nella guerra che avrebbe voluto combattere.
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Insomma, 4 Cesari e un Re dei Re, la ricetta perfetta per la stabilità imperiale. Sembra quasi che Costantino volesse ricreare la Tetrarchia da lui abolita, ma con membri della sua famiglia. Il fatto che fossero parenti non impedì però ai nostri di iniziare a uccidersi l'un l'altro praticamente il momento in cui Costantino fu inumato. I figli e nipoti di Costantino erano cresciuti alla sua corte, lo avevano visto mandare a morte membri della famiglia imperiale ogni volta che lui lo ritenesse necessario e impararono bene, e a fondo, la lezione e l'esempio paterni.