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Conversazioni d'autore, 'L'antifascismo non serve più a niente' di Carlo Greppi

'L'antifascismo non serve più a niente' di Carlo Greppi

Eccoci, salve! Questa diretta con Carlo Reppi, che sono molto contento, uno storico brillante,

talentuoso e sono contento di dialogare con lui. Ecco qui c'è la richiesta... no, sì,

aspetta... la richiesta eccola qua, vediamo se riesco a entrare subito in contatto con Carlo.

Ciao Berta! Eccoci! Ciao Roberto! Aspetta che mi faccio vedere. Come stai? Bene, tu? Tutto a

posto, c'è luce quindi questo già mi basta. Allora, dicevo che sono contento di questo dialogo,

sono contento di poterti presentare a tutta la comunità che mi segue su Instagram e ti passare

la parola per raccontare del tuo libro e però di tutta la collana che mi sembra un gran progetto,

che tra l'altro coordinerai per la terza. Quindi racconta un po'. Sì, allora grazie innanzitutto

per ospitarmi e per dialogare con la tua comunità. Allora, l'idea della serie Fact-Checking,

la storia e la prova dei fatti, è nata appunto in dialogo con l'editore La Terza. L'idea è

poi quella di smontare tutta una serie di luoghi comuni che circolano, diciamo,

nello spazio pubblico rispetto alla storia più o meno recente. Insomma, sono dei bambini un po'

battaglieri che vogliono essere uno strumento per poter anche rispondere in maniera un po' più

diretta a questi luoghi comuni, a questi falsi miti che sentiamo spesso un po' come frasi fatte

nei discorsi. Infatti il tuo libro ha un titolo che va a raccontare il loro comune,

il far l'antifascismo non serve più a niente. È un titolo evidentemente provocatorio,

così come direi tutti i titoli. Perché infatti non hai messo il punto interrogativo del titolo,

no? C'è stato un dibattito su questo e abbiamo alla fine scelto di essere assertivi al contrario,

anche appunto per essere provocatori, nel senso che poi il libro ovviamente riafferma le ragioni

per cui invece secondo me l'antifascismo è attuale, lo è ancora, lo è sempre. Credo e temo

che sempre lo sarà, nel senso che probabilmente non lo sarà più quando finalmente riusciremo a

superare il fascino e in qualche modo la voglia che sentiamo intorno a noi da parte di una parte

purtroppo consistente delle nostre società di ritorno a quel passato lì o qualcosa che ci

assomigli molto. Andiamo dritti su questo, perché dire che l'antifascismo non serve a niente è una

fesseria antistorica, oltre che spesso un'insensatezza politica? Cerco anche di dimostrarlo

nel corso di quelle pagine, credo che l'eredità dell'antifascismo storico sia una delle migliori,

forse la più grande esperienza sicuramente della storia dell'Italia Unita e appunto dell'età

contemporanea, almeno vista dal nostro angolo di mondo. Quella di una nutrita minoranza di donne

uomini che diedero battaglie in maniera minoritaria sicuramente, che poi divenne via via più

travolgente, ma solo negli ultimi venti mesi, al sistema dominante dell'epoca, cioè al crimine,

al potere, al fascismo. E questa soprattutto nella nostra epoca, io e te siamo quasi quei tani,

in cui c'è una disaffezione totale nei confronti della politica e in larga parte anche giustificata,

perché la politica più pura e nobile del Novecento è in gran parte dimenticata. Per cui in questo

periodo, in questa fase, ovviamente il libro è stato scritto prima della crisi sanitaria che

stiamo vivendo, però ragioni di più credo in un momento così incerto come quello che stiamo

vivendo adesso, quell'eredità è preziosissima. Parliamo di almeno due generazioni che si sono

formate e sono auto-formate alla partecipazione politica, come si dice oggi all'interesse per il

bene comune e non alla politica come ascensore sociale o come qualcosa di corporativo e fine a

se stesse propri interessi. Questo è un insegnamento strepitoso, straordinario, che veramente andrebbe

rinnovato, per questo ho deciso di ripescare tutta una serie di passaggi, di personaggi e di

episodi che forse per gli storici e per chi si interessa da tanti anni di questa fase della

nostra storia sono ovvie e scontate, ma che per il grande pubblico non lo sono affatto. Da Gobetti a

Berneri, da Saldemini a Parri, parliamo di personaggi che veramente hanno ricostruito

questo Paese da capo, andando controcorrente. Questo infatti forse vale la pena fare una

specie di rassegna delle cazzate che si dicono quando si afferma che l'antifascismo non ha più

senso e è qualcosa di superato. Il grande tema è che per chi tanto il fascismo è un fenomeno storico,

chiuso con la morte di Mussolini, dirsi antifascisti, questa è l'argomentazione,

è come dirsi anticartaginesi, è come dirsi antispartane. Smontiamo questa cosa?

Sicuramente come dice il grande storico Mauro Canali, quel fascismo evidentemente non potrà

mai tornare, ma qualunque fenomeno storico non può mai tornare uguale a se stesso. Questo è

ovvio. Ad aprile 1945 a Piazzale Loreto si chiude una fase, perlomeno viene amputata la testa del

fascismo storico, ma come ahimè assistiamo da diversi anni, una pulsione peraltro abbastanza

esplicita verso quel passato da parte appunto di una parte considerabilissima della destra

italiana, riferendoci solo all'Italia, si ispira proprio a quella fase. Io credo che sia proprio

nell'interesse di chi vuole una svolta autoritaria, identitaria come si dice oggi,

cioè nazionalista, escludente, violenta nei confronti del dissenso, sia solo nel loro interesse

dire che quell'esperienza di chi invece a questo si oppose non ha più niente da dirci. Invece

appunto credo che non sia affatto così, proprio perché l'antifascismo si seppe anche molto

rinnovare e è un grande insegnamento per noi, perché comunque un'altra delle idiozie che si

sentono spesso in giro è dire in giro appunto che il fascismo fino alle leggi razziali e fino

all'alleanza con Hitler, in particolare la seconda guerra mondiale, in fondo era un regime piuttosto

bonario. Inviterei tutti quelli che lo dicono a ripercorrere le parabole esistenziali degli

antifascisti che si fecero 5, 8, 10 anni di galera che si nascosero in clandestinità,

che dovessero scappare in esilio, che vennero mandati al confino. L'antifascismo fu come tutti

i regimi totalitari un regime feroce contro gli oppositori in primo luogo e poi contro chiunque

era considerato altro, non parlo solo degli ebrei italiani e stranieri, ma anche dei popoli

coloniali in Libia e nel Corno d'Africa. Fu un regime che vado un po' di slancio, che fece della

violenza il suo grande mantra dall'inizio alla fine per 20 anni. Non è vero che il fascismo

senza la seconda guerra mondiale sarebbe stato in fondo un regime all'acqua di rosa, ma come

appunto le parabole di antifascisti ci raccontano, il fascismo è stato continuamente in guerra. Forse

l'esperienza più nobile e straziante da ricordare sempre è quella della guerra di Spagna, in cui

combatterono fascisti mandati dal regime presunti volontari, e gli antifascisti che

invece volontari erano veramente. E tra l'altro in chiave molto unitaria, tante anime diverse che

combatterono insieme, una guerra che poi persero, ma che fu un po' la base anche per la resistenza

italiana. Come noi, infatti in Spagna c'erano Carlo Rosselli, Nelli, Lelongo, Berneri,

tutti in posizioni diverse perché Lelongo era con le brigate internazionali, Berneri era con

gli anarchisti, poi fu ucciso dai rossi, dagli statinisti. Quello è un momento oggi in Italia,

oggi in Spagna, domani in Italia, la parola d'ordine di tutto il gruppo di giustizia e libertà,

del non mollare, che mi ha sempre affascinato. Sai, prima hai fatto riferimento a un tipico

ragionare, cioè sì, però se non ci fosse stata la guerra, se non avesse deciso di allearsi ai

Hitler, se avesse seguito la via prudenziale di Galeazzo Ciano, il fascismo oggi sarebbe un

modello. Sai, oltre a una cazzata chiaramente smentita dalla storia, non solo secondo me per

le violenze fatte sugli antifascisti, per aver compromesso la democrazia, ma anche perché era un

sistema profondamente corrotto. Il fascismo è riuscito a tenere sullo sfondo, non so se questa

cosa sei d'accordo, ma è riuscito davvero a tenere sullo sfondo la sua diffusissima corruzione.

In qualche modo il militante anche neofascista accoglie alcune critiche, spesso l'antisemitismo

lo malsopporta, spesso considera la gestione data in mano ai gerarchi probabilmente un errore

strategico, però su un punto è sicuro, il fascismo non fu corrotto, fu una struttura politica,

istituzionale, militare, antimafia, per esempio anche su questo ci sono moltissimi dubbi, con

Mori poi magari ne facciamo un cenno, ma in verità quando Matteotti viene scelto come vittima lo si

sceglie anche perché è un inchiestista, cioè è un politico socialista che fa inchieste su due cose,

innanzitutto la manipolazione del voto e la corruzione.

Su questo rimando anche a Libo Mussolini, ha fatto anche cose buone dell'amico e collega

Francesco Filippi che racconta molto bene, riprendendo studi peraltro piuttosto recenti

su questo malaffare, questa corruzione diffusissima, soprattutto ai vertici del fascismo

fin dall'inizio. Io mi concentro anche sulla brutalità totale, mi hai tolto le parole di bocca

perché avrei accennato alla storia di Matteotti, perché Matteotti con una caparbietà, una

determinazione e tra l'altro un uomo di specchiata onestà andò a scavare nei due grandi lunlus

del fascismo, delle origini, quello di fatto della distorsione totale dei meccanismi elettorali

che si stavano sfaldando, della corruzione diffusa e venne assassinato. È difficile

per noi oggi capire la portata di quell'evento, l'absurdo, Matteotti di fatto era il principale

leader dell'opposizione che viene assassinato con una brutalità impressionante dopo essere

stato massacrato in precedenza, ne abbiamo parlato of the records Roberto ieri, circolava

un verbo nell'Italia di quegli anni che era Matteottizzare. Questo lo sai che non lo sapevo,

l'ho letto nel tuo libro, il senso che sodomizzare col manganello. Esatto, esatto, che lui è

piuttosto scuro questa pagina e non voglio fare buairista, come dire, ad entrarmi troppo

nei particolari, però come ben sappiamo, lavoriamo entrambi con le parole, una spia

linguistica di questa potenza indica che l'immagine che tutti avevano del primo fascismo era

di una violenza inaudita, gli avversari politici venivano sodomizzati col manganello, che fosse

vero o non lo fosse. Ricordo l'altro grande evento mai del tutto chiarito che scatenò

l'ultima fase, quella che sarebbe durata per quasi vent'anni, della persecuzione politica

degli oppositori, che fu il linciaggio di un ragazzino, Anteo Zamboni, dopo un attentato

fallito a Bologna contro il Duce, forse probabilmente opera di Zamboni. Io questo volevo chiederti,

lo sai, mi è sembrato, questo è un dettaglio un po' da erotomane della storia, quale sono,

però. Quando viene linciato Zamboni, nelle tue pagine ho avuto la sensazione che tu in

qualche modo sostenessi la possibilità che davvero sia stato lui a fare quell'attentato,

è così? Cioè nel senso che io ho sempre letto posizioni discordanti?

Veramente siamo nel campo delle ipotesi, non è da escludere che sia stato lui, potrebbe

anche non essere stato lui. Rimane il fatto che era un ragazzino di 15 anni, peraltro

gracilino con un corpicino, nel senso che tutti noi siamo zii, papà, fratelli, nonni,

insomma, tra quelli che ci stanno seguendo. Immaginiamoci la scena, ma di una brutalità,

nel libro la racconto, mi viene apria d'occa a rimmaginarla.

Si racconti molto bene questa violenza.

E' tutto fascista.

Tanto ti fermi su un dettaglio, ma io in realtà tutta la mia scrittura si fonda sui dettagli,

quindi quando lo fanno gli storici io ne sono contento perché mi dà immagini. Tu parli

addirittura di un corpo pestato a sangue da decine e decine di fascisti e in realtà dalla

folla, poi arrivano le milizie e vanno a ficcarci i pugnali.

Sul cadavere, sul corpo già morto, cioè per portare quel sangue come trofeo perché

avevano partecipato all'assassinio appunto del presunto attentatore de Duce.

Ovviamente tu che lavori tanto sul presente e anche sulla difficoltà di incrociare le

fonti puoi facilmente immaginare quanto sia difficile in una scena di folla del genere

decodificare quanto è realmente accaduto, soprattutto per chi era protagonista.

Per cui questo slancio di una folla fascista, filofascista o come dire, sull'onda del feroce

entusiasmo che si accanisce su un corpo di un bambino, di un ragazzino già morto, che

non a caso è poi il definitivo pretesto per scatenare la persecuzione dei positori politici

in generale a 360 gradi, dice molto di come, per contrasto, ci dice molto di come poi è

stata edulcorata l'immagine del fascismo.

Purtroppo anche a scuola si fa tanta storia politico-diplomatica, storia delle alleanze

militari, storia con i numeri, con i grandi nomi, con il gran consiglio del fascismo

in questo caso eccetera eccetera e poi ci si dimentica, non sempre in mala fede, ma

ci si dimentica che poi la storia è fatta di carne e sangue, di scelte di persone, di

individui che come in questo caso poi pagano a carissimo prezzo le loro scelte.

Questo credo che vada riaffermato e ricordato.

L'altra cosa che mi ha colpito del tuo libro è vedere come per descrivere la necessità

dell'antifascismo tu metti insieme le esperienze antifasciste, quella per esempio di Amendola

padre, Giorgio.

No, il padre sì, Giovanni e Giorgio.

Giovanni e Giorgio, esatto.

Poi ovviamente di Gaetano Salvemini, che considero mio maestro, e tutta la costellazione azionista,

quindi Bauer, Nitti, Ernesto Rossi.

Mi interessa molto perché il partito comunista in qualche modo monopolizza, dopo la caduta

del fascismo, monopolizza l'immagine di una resistenza, di un antifascismo, diciamo tutto

di direzione comunista.

In realtà le anime, per esempio anche Ferruccio Parri, ma anche per esempio quello che era

stato l'universo cattolico antifascista, insomma tutte queste anime avevano non solo contribuito

a arginare, a raccontare il fascismo, cosa fosse davvero il fascismo all'estero, ma stavano

disegnando un'Italia attualissima oggi, cioè nel senso ciò per cui loro lavoravano e che

non si è realizzato, si è realizzato solo in parte, è il disegno di un'Italia molto

più attuale di quella che all'epoca invece il dirigente del partito comunista immaginavano,

che immaginavano un'Italia socialista, un'Italia vicina all'Unione Sovietica, ma almeno una

parte di loro.

Invece per esempio tutto il dibattito tra Rosselli e Salvemini, La Piana che era questa

figura religiosa antifascista vicinissima a Salvemini che scappò in America, insomma

mi è piaciuto anche il riferimento che tu fai a Croce dicendo l'antifascismo liberale

di Croce, lasciando intendere che prima è stato molto prudenziale e poi inizia a essere

sempre più forte e convinto una volta vista la crisi dello stato fascista, insomma non

so come dire.

Sì, ma guarda, credo che sia uno dei punti nodali di tutto il nostro discorso anche perché

noi sappiamo come è andata a finire, nel senso sicuramente l'antifascismo ha avuto

forti divisioni al suo interno, soprattutto a livello di vertici nel corso del ventennio

e la guerra di Spagna, accennavi benissimo prima, è stata la manifestazione più tragica

di questo, di fatto le opposizioni partite unite poi finirono divise dagli sconti di

Barcellona in avanti, però la cosa da dire con l'insegno del poi è che alla fine,

durante la resistenza, tutte queste anime che tu hai citato benissimo, trovarono un'unità

sempre riferendoci alla guerra di Spagna, Edgardo Sogno, un eroe della resistenza, un

personaggio salgariano, era in Spagna ed era in Spagna con i fascisti.

Cioè l'unità antifascista nei venti mesi, soprattutto verso la fine dei venti mesi della

guerra civile, ha uno spettro di anime pazzesco, cioè dai liberali monarchici addirittura

e ex fascisti, ma non solo i ragazzini, anche persone un po' più là con gli anni, fino

ai comunisti e in parte appunto fino agli anarchici.

E poi sai, la cosa che dicevi, che è giustissima, è del tutto naturale che poi una volta conquistata

la democrazia, e gli azionisti parlavano di rivoluzione democratica, che è uno simolo

straordinario secondo me, una volta conquistata la democrazia si diventa avversari.

Ora ti rivedo.

Ok, perfetto.

Si diventa avversari, per cui anche, come dire, capitalizzare la memoria della resistenza

fa parte un po' dei giochi.

E il partito comunista, oltre ad aver educato generazioni alla clandestinità e essere stato

quello più solido in quei venti anni, in effetti ha avuto, diciamo, le brigate garibaldi avevano

circa la metà dei partigiani italiani, non tutti erano comunisti, nel senso molti erano

lì per caso, perché era la loro zona, ma questo vale per tutte le formazioni.

Però in effetti i comunisti sono stati l'anima più importante della resistenza a livello

numerico, a livello organizzativo.

Certo.

Però la cosa che, insomma, ci saranno anche un sacco di giovani che ci ascoltano, che

probabilmente molti giovani non sanno, sanno solo a grandi linee, è che la seconda anima

della resistenza per livello sia di numeri che di capacità organizzativa che di dedizione

è stato il partito d'azione che è completamente, che si scioglie due anni dopo la liberazione,

che è completamente fuori dai radar della nostra memoria pubblica, eppure ha avuto tra

i suoi protagonisti donne e uomini, ma appunto di una dedizione e di una capacità straordinaria

veramente che per noi sono difficili da immaginare, perché intendere la politica come le intendevano

le donne e gli uomini del secolo scorso. Io ho un amore particolare per gli azionisti,

anche perché sono cresciuto in un ambiente azionista, l'Istituto Storico della Resistenza

di Torino, l'Istituto Storico Nazionale della Resistenza è da poco dedicato a Ferruccio

Parri, grande leader del partito d'azione, è primo Presidente del Consiglio d'Italia

Libera, un uomo la cui biografia non verrà mai esaltata abbastanza, veramente. Come puoi

notare c'è una grande passione che mi muove e la storia del partito d'azione tra le tante

va veramente riesumata, perché sì che è attuale il dover ritrovare quella passione

politica, quel servizio alla collettività intesa in senso ampio, che manca terribilmente

all'Italia di oggi e non solo all'Italia.

Guarda, anch'io ho una grande passione per il partito d'azione, spesso mi dico che

quando mi chiedono se mai sei stato vicino a un partito, se sei mai identificato con

un partito, il mio pensiero va sempre al partito d'azione, sempre. Pensa che sono riuscito

a comprarmi da un antiquario una tessera dell'epoca del partito d'azione, piccolina,

non so se tu ce l'hai.

No, no.

Si trovano in giro, anche un po' di città.

Ok, adesso la cerco, appena finisce il lockdown.

Sì, bellissimo. Ci sono ancora queste piccole tesserine, soprattutto che vengono da Chiria

e teneva a sud, perché ci fu un pezzo del partito d'azione anche nel sud Italia.

Tra l'altro il simbolo bellissimo con questa fiammata, con la spada al centro.

Anche graficamente la produzione del partito d'azione mi piaceva molto anche nei suoi giornali,

per esempio Giustizia e Libertà e Non Mollare.

Immaginate chiamare un giornale Non Mollare, è una roba incredibilmente moderna, quasi

futurista, cosa che poi loro studiamono, ovviamente anche i poeti futuristi, detestandoli, perché

poi appoggiarono intanto il fascismo.

L'Italia azionista, che poi tra l'altro è la parte che mi piace della storia della Repubblica,

il giornale per cui scrivo, l'Italia azionista è l'Italia che cercò sul piano teorico,

probabilmente come nessuno in Europa, ma su questo voglio sentire la tua, metteva insieme

lo spirito rivoluzionario-riformista del socialismo, con rivoluzionario si intende

che vuole sovvertire, ma attraverso una pratica riformista, il socialismo, ma anche tutta

la tradizione liberale e libertaria che veniva da una tradizione repubblicana, mazziniana,

quindi di ispirazione comunque cristiana.

Questo progetto, che probabilmente trova il suo riferimento dottrinario migliore nel socialismo

liberale di Carlo Rosselli, ma non solo, anche negli scritti di Ernesto Rossi, in tutto ciò

che ha fatto Lietano Salvemini, per quanto mi riguarda è il meglio di quell'esperienza,

che poi fu secondo me cancellata scentemente da un pezzo di partito comunista, da un pezzo

di democrazia cristiana, gli azionisti erano un problema, perché potevano convincere tutta

quell'opinione pubblica che temeva di diventare una periferia dell'Unione Sovietica, ma allo

stesso tempo non voleva essere un territorio, una colonia americana. Quindi secondo me anche

oggi la grande pietra di scandalo, intendendo proprio scandalo, cioè che desta stupore,

sovverte la morale e ancora il pensiero azionista, o è una follia?

No, assolutamente, tant'è che c'è questa nota definizione di Bobbio che diceva che

tutti i partiti erano partiti nella resistenza, il partito d'azione era il partito della resistenza,

nel senso che la sua ragione d'essere era superare il fascismo, ovviamente anche lì

forte del senno del poi, De Luna parla del partito dei fucili che non riesce a diventare

il partito delle tessere, proprio perché entrando in una dinamica elettorale, un partito

fondamentalmente di puri, adesso con tutte le eccezioni, gli uomini sono uomini, però

come Parry tra l'altro ha detto più volte, in senso non ci prendete come, cosa che io

sto facendo, non ci prendete come dei santi e delle icone, ma siamo uomini anche noi,

abbiamo fatto un sacco di errori, però una volta entrato in quella dinamica anche Greta,

perché poi ricordiamoci che c'è la continuità dello Stato, tu prima parlavi giustamente

di una resistenza non compiuta, nel senso che la nostra Costituzione a livello di principi

è veramente straordinaria e ne ha espirate molte altre, però a livello di principi,

poi la sua attuazione come sappiamo è stata fin dall'inizio parecchio monca, poi sono

entrate le dinamiche della guerra fredda e per cui il partito d'azione si sfalda, poi

molti suoi componenti appunto mossi da un anelito inarrestabile, poi scelgono altri

percorsi, appunto entrano nel partito repubblicano, però tendenzialmente sempre in formazioni

minoritarie, sempre in formazioni di retroguardia. Guarda, hai descritto benissimo appunto quante

anime riuscirono a trovare la sintesi nell'esperienza del partito d'azione e nelle formazioni

di giustizia e libertà e tra l'altro, altro aspetto di attualità totale dell'antifascismo,

a formare la generazione successiva, appunto loro che venivano dalla clandestinità, dalla

galera, dall'esilio, dal confino e dalla guerra di Spagna in molti casi e formarono

gradualmente con pazienza tutta la generazione nata e cresciuta sotto il fascismo che per

ribellismo, per esasperazione, per disgusto nei confronti del fascismo, ma molto diciamo

in maniera molto pre-politica, salì in montagna, si nascose nelle campagne e nelle città e

venne come dire adottata non solo dagli azionisti, ma appunto anche dai comunisti, dai socialisti

e da tutte le altre formazioni e venne formata. In banda c'erano i commissari politici che

erano di fatto dei maestri, dei maestri di politica perché la democrazia si impara,

c'è il discursissimo post-mortem libricino di Eco, Il fascismo eterno, che viene da una

conferenza fatta negli Stati Uniti, che è un passaggio folgorante in cui lui dice, lui

aveva mi sembra 12 anni, adesso non ricordo l'età esatta, al 25 luglio 1943 quando cade

il fascismo, lui dice io ho scoperto così che poteva esistere il pluralismo perché di

colpo c'era più di un giornale, c'era più di una voce e io questa cosa non la sapevo

perché nessuno me l'aveva mai raccontato, nessuno me l'aveva mai insegnato e moltiplicate

questo per, mi rivolgo a chi ci sta ascoltando, per milioni di persone, per milioni di ragazzi

che a volte in famiglia si parlava, si sussurrava in maniera più o meno esplicita, però tenne

potenzialmente comunque non lo si faceva molto, per cui che di colpo scoprono che può

esistere un mondo altro, deve essere destata in effetti un'esperienza entusiasmante.

Per tornare appunto alle, poi un po' di domande se ce le fate, ci sono un sacco, rispondiamo

quindi sparate un po' di domande. Volevo dire, di fronte alla domanda, anzi non alla

domanda, all'affermazione provocatoria del tuo libro, quindi quando si arriva a dire

guardate che l'antifascismo, già l'espressione anti qualcosa che non esiste più, anche sotto

qui l'antifascismo ce l'avete in testa, non esiste, è solo una strategia per accusare

i vostri nemici politici. Quando questa cosa viene detta, per esempio tutto il mondo che

ha a che fare con Meloni, Salvini, che sono tra l'altro vicini, non hanno mai preso le

distanze da Casa Pound, giocano a fare gli antifascisti esattamente come quando giocano

a fare gli antimafiosi, cioè quando c'è da prendere una posizione politica, economica

per fermare gli affari mafiosi, raramente lo fanno. Quando c'è invece da fare riferimento

al boss che viene scarcerato o all'omicidio è evidente che invece si prenda posizione.

Allo stesso modo col fascismo, nel momento in cui si sta parlando delle fosse erdiatine

è facile prendere posizione, nel momento in cui invece si tratta di prendere l'eredità

dell'antifascismo, relazionandosi alla questione dei diritti, dell'accoglienza dell'altro,

a quel punto il fascismo inizia a essere visto come non ha fatto meno morti dei sovietici

e ha fatto meno morti di Mao Zedong, tra l'altro il confronto con i morti, posto che le dittature

e il totalitarismo rosso, sembra un inferno, comunque si è realizzato, ma nel gioco pericolosissimo

del 25 mila, Foibe, i partigiani, Gulag, Dachau, i campi di concentramento in Cina, l'uno come

se annullasse l'altro, rendendo la storia una partita di tennis. Quindi volevo chiederti

in realtà, di fronte a questo tipo di politica furba della destra italiana, che non ha assolutamente

una vocazione antifascista, paradossalmente la Lega aveva una vocazione antifascista,

la Lega di Bossi era assolutamente una Lega antifascista, anche se secessionista, anche

se con un'anima nera però, che poi è riemersa, quella di Calderoli. Esattamente, dentro avevano

certamente tutto il DNA, Borghezio, però è interessante vedere come Bossi diceva di essere

erede dei partigiani, incredibile, a studiarla bene comprendi il loro orientamento quale

fosse. E volevo chiederti, quali sarebbero gli atti che una destra italiana dovrebbe fare

per mostrarsi chiaramente in rottura con quella che è stata la tradizione della pratica fascista?

Secondo me, ma parlo anche e soprattutto da cittadino, questa è una battaglia totalmente

persa, nel senso che al momento in Italia ci sono i due partiti, non so perché i nostri

giornali spesso definiscono i centrodestra, i due partiti di estrema destra che fanno

l'unplaying insieme, sono uno, il diretto erede della Repubblica Sociale, dell'MSI di

Alleanza Nazionale, Fratelli d'Italia. L'altro, dopo la svolta nazionalista, Citt di Maroni,

loro stessi la chiamano svolta nazionalista, questo è interessante, degli ultimi anni,

oltre ad avere sempre avuto un'anima nera, sappiamo tutti di Borghezio che formava i

camerati francesi dicendogli fate finta di essere un partito localista, vedrete che porterete

avanti le vostre istanze neofasciste, oltre ad aver avuto sempre un'anima nera che è stata

lì a ribollire, sappiamo tutti i legami sempre più stretti che ha intessuto con Forza Nuova

e con Casa Pound negli ultimi anni, di foto insieme ce ne sono diverse, oltre a tutta la

vicenda del Salone del Libro Scorso, per cui probabilmente ho visto qualche commento,

probabilmente anche per interesse, nel senso che è evidente che nel Paese c'è una parte,

come dicevo prima, considerevole di opinione pubblica che guarda con magari superficiale e

incauta, però con nostalgia al fascismo e quella destra lì che è sostanzialmente l'unica

destra italiana, quella che fa un po' il prenditutto, occhieggia continuamente al fascismo,

citando paro paro a frasi di Mussolini, facendo il gioco che hai descritto benissimo tu,

del tennis, ricordo appunto l'ultimo 25 aprile, cioè non quello scorso, quello prima, Salvini

che dice io andrò in Sicilia a parlare di mafia e consiglio a tutti il libro nero della Lega

che racconta molto bene sia i legami che al sud, ma tu ne hai parlato spesso, ci sono stati

tra la Lega e il crimine organizzato, che i legami con il neofascismo, cosa che peraltro

fa anche Paolo Berizzi nel suo ultimo libro, per cui non è affatto un segreto, è una strategia

quella di citare continuamente il fascismo e di puntare all'elettorato neofascista,

convinto militante, il neofascista di strada come il neofascista da salotto, non so come dire,

comunque tutto quel mondo che con tutti i prefissi del caso, cripto, para, filo, neo, post

fascista, però in qualche modo fascista si sente o sente come per noi stiamo parlando

della nostra eredità che è la storia dell'antifascismo, pensa che lui sia l'erede della storia del fascismo

compresa la Repubblica Sociale ovviamente, per cui appunto quel discorso che fece Salvini

non mi interessa a gialli, rossi, neri, blu, come se fosse una partita di credito, non mi interessa

al derby fascisti comunisti, sono tutte ovviamente come dire frasi molto studiate che da un lato

il derby fascisti comunisti espunge completamente tutte le alternative di cui abbiamo parlato

dell'antifascismo e dall'altro questa cosa di dare i colori, come dire ma sì alla fine era una

partita di calcio, hanno vinto gli uni, potevano vincere gli altri, ne approfitto per accennare

i prossimi due libri che usciranno nella serie, uno di Enrico Betti si chiamerà Allora le foibe

e smonterà tutti i luoghi comuni che vengono martellati soprattutto a febbraio ma non solo

intorno appunto al complessissimo tema delle foibe e l'altro di un altro collega, Chiara Colombini

che si chiamerà Anche i partigiani però, che invece appunto andrà nel profondo del tema della resistenza

mi piace la questa idea, quindi anche i partigiani però, tipico, con quelle cose sai che senti un po'

al bar, con quel freddo, ormai senti di continuo, anche i partigiani però, per esempio sotto il

dibattito che qui sta nascendo, mi piace molto, ci sono delle persone, dei commentatori che in totale

credo, onestà, c'è un ragazzo che dice l'errore del fascismo fu allearsi al pazzo di Hitler,

esattamente quello che dicevamo prima, oppure perché inneggiare alle dittature comuniste, oppure

ma pensate che il comunismo sia davvero la forma politica ideale della società, è interessantissimo

perché è immediato, invece di arrivare al ragionamento, immediatamente per sentirsi al sicuro

spesso si vuole chiedere ok, ma da che parte stai? Prima di raccontare del male del fascismo, sei rosso,

sei comunista? Ah no, perché se sei comunista la società tua di riferimento ha fatto molti più morti,

oppure cosa sei? Sei filoamericano? È interessante perché è come voler arrivare subito a capire dove

va a parare il discorso, è talmente difficile sostenere la riflessione, assolutamente per esempio

per quanto mi riguarda, ho sempre attaccato i regimi comunisti, ho portato su Rai 3 Varlan Shalamov

che deve essere stato il primo a raccontare in prima serata un monologo su Shalamov, il grande scrittore

di Gula, più grande sugli unizi per quanto mi riguarda, ho attaccato sempre Castro, Chavez,

quindi figuriamoci, ho parlato delle organizzazioni criminali nell'Albania comunista, nella Romania

di Ceausescu, di cosa stiamo parlando, ma sul fascismo e per esempio le mafie, quando lo mandano Mori

il prefetto e quando Mussolini cambia il nome di Casal di Principe, nel Casertano, il terreno

del cui vengo, cambia il nome e lo chiamerà Albanova il comune nuovo, dove va a nascere un'alba di giustizia,

perché bisognava chiudere i luoghi anche soltanto il nome era sporcato dai guappi, dalla camorra.

La prima fase legalitaria, apparentemente legalitaria, i fascisti la portano avanti perché temono

tra l'altro che le organizzazioni criminali su questi territori possano togliere potere

ai potestà, tutta la struttura gerarchica che loro stavano costruendo, ma poi si alleano.

Mori fallisce e nel suo libro lo racconta, tra l'altro splendido, ai ferri corti con la mafia,

se non sbaglio il titolo è questo, lui a un certo punto, fascista convinto, si rende conto che la strategia

sta avvenendo, i capi mafia entrano, iniziano a negoziare con i fascisti e vengono mandati

al confine dei mafiosi, ma sono scelti tra quelli che hanno deciso di non entrare dentro lo Stato,

quindi li istituzionalizza. Quindi anche qui un luogo comune, il fascismo fu antimafioso,

del resto Carminati, quindi stiamo parlando di una figura centrale del crimine romano,

sempre fascista si è definito, un certo pensiero, una certa pratica fascista ha sempre considerato

il mondo del crimine, come dire, del crimine anche mafioso, quindi organizzato un interlocutore.

Va anche detto, a questo tempo per essere scientifici nell'approach, che Paolo Borsellino

si riconosceva nel movimento sociale, quindi c'è stata una tradizione della destra radicale

italiana antimafiosa, nel mio paese ricordo un giornalista Enzo Palmesano vicino al movimento

sociale assolutamente antimafioso, perché c'erano queste anime lì, non erano credo in nessun modo

maggioritarie né nel movimento sociale, visto che era in Giocalabria, né tantomeno nel fascismo,

che però pure aveva dentro delle persone che credevano in buona fede, probabilmente conoscendo

anche poco, che il fascismo stesse liberando l'Italia dal crimine.

Questo solo per arrivare alla domanda, perché c'è questo tipo di approccio?

Perché c'è ancora questo fascino? Per esempio quando noi eravamo ragazzini era molto laterale,

non c'era questo fascino, anzi tant'è vero che io che cercavo i testi di estrema destra,

perché sono sempre stato agliottissimo, non li trovavo, cosa che adesso si trovano molte più piccole

case elettrici di destra, che quando eravamo ragazzini. Cosa è successo che ha reso talmente

affascinante, che fa subito di fronte al ragionamento con quello che stiamo facendo,

prendere la distanza, ma da che parte è stata prima di ascoltare?

Ma guarda, ovviamente non ho una risposta univoca, gli storici in generale chi si occupa di realtà

si pone più che altro tante domande. Sicuramente, mi collego, ovviamente scusate ascoltatori,

non abbiamo visto tutte le domande, ne ho viste alcune passando, molti si chiedono

può esistere una destra antifascista? E questo secondo me è molto collegato a quello che mi stai

chiedendo, certo che può esistere ed è esistita, e adesso non definirei Berlusconi un antifascista,

però ricordiamoci tutti Berlusconi che piange o finge di piangere per l'arrivo degli albanesi,

lo fa anche in chiave, soprattutto in chiave anticomunista, ma io credo che una parziale

risposta alla tua domanda può essere da quando si è iniziato a soffiare su un fuoco dell'identità

nazionale, del senso di appartenenza del nemico che arriva dal mare o che arriva da fuori,

e per cui c'è bisogno di unità, l'emergenza di sicurezza, l'emergenza di migrazione, che

sono tutti fatti negli ultimi 10-15 anni in particolare, da quando anche la cosiddetta

sinistra, il cosiddetto centrosinistra ha fatto sue le parole d'ordine di una destra piuttosto

becera, si è capito che quel tipo di semplificazione della realtà avrebbe portato a facili consensi,

almeno nell'immediato, però poi controllalo questo, non do credito di buona fe da nessuno

di quelli che ha fatto, però a inseguire la destra anche su questo tipo di parole d'ordine

molto violente potenzialmente, molto escludenti, ieri i Center of the Records parlavamo del

costo umano delle fasi storiche, anche io come te non perdo occasione per condannare

la tragedia che è stato il socialismo reale, una tragedia ininarrabile, che però è un'avversativa

non a giustificare, ma a complicare il quadro, che però ragionava in termini di costo umano

dei balsi in avanti per dirla con Mao, comunque della modernizzazione, ugualmente una destra

è un cosiddetto centrosinistra di fatto nazionalista, come abbiamo visto in questi ultimi anni,

decide che il costo umano del nostro benessere si scarica su chi? Sui non nativi, che possono

essere quelli che vogliono arrivare, quelli che sono arrivati ma devono essere invisibili,

insomma chi come te ha raccontato tutto questo, dal caporalato in poi, che sono gli altri

ed è chiaro che questa destra è un'altra cosa rispetto al fascismo, i tempi sono cambiati

tutto quanto, ma la matrice profonda della svolta autoritaria, del bisogno di un'identità

feroce, descudente eccetera, è la stessa e appunto questo continuo crescendo, diciamo

nostalgico, si usa questa parola che mi convince sempre meno, perché la nostalgia alla fine

è anche un sentimento nobile, nostalgico nei confronti del fascismo è sfuggito di mano

nella nostra società, ripeto, chi l'ha fatto l'ha fatto perfettamente consapevole di quello

che stava facendo, però adesso avere, uso una parola caduta un po' in disuso, ma so

che la condividiamo, avere un approccio internazionalista, adesso è considerato un anacronismo, quando

in realtà, che è paradossale se si pensi che viviamo anche nell'epoca della globalizzazione

tra le altre cose, mai come adesso bisognerebbe dire la mia patria e il mondo intero.

Come diceva, la mia patria e il mondo intero, la legge della libertà, quello che mi ha

sempre stupito del dibattito della nuova destra, l'alt right, la chiamano qui, che

recupera in gran parte tutta la traizione fascista, nazista, autoritaria, è che, insomma,

innanzitutto c'è un rimosso, il rimosso del socialismo reale, cioè film sui gulag,

neanche uno, racconti che sono riuscite ad arrivare sul mercato internazionale, per esempio

di cosa è stata la stasi, uno, la vita degli altri, poi probabilmente Goodbye Lenin, forse,

poi la sicurità, te in Romania, l'inferno del regime di Enver Hoxha, il rapporto tra

Fidel Castro e il narcotraffico quando viene scoperto Fucila, Hoxha Sanchez, il suo braccio

destro che teneva i rapporti con Escobar, insomma, il socialismo reale è stato in assoluto

una tragedia immensa, ho la sensazione che non essere riuscito a parlarne abbastanza,

o quantomeno a divulgarlo, perché di testi ce ne sono milioni ovviamente, questo mi

ha generato come un rancore in tutta una parte politica che individua un po' nella sinistra,

nel retrogusto della sinistra ancora dei legami con un mondo che non ha davvero raccontato

le sue colpe, io proprio sento in questo rancore, diciamo sì, però voi non avete raccontato

quella storia lì e dall'altro, quindi da un lato c'è proprio il rancore per il mondo

delle tragedie che il comunismo ha generato e che è stato troppo poco raccontato, dall'altro

sento che nelle figure autoritarie c'è proprio, e questo è veramente incredibile per me, c'è

esattamente quello spirito primigenio che i leader come Hitler, Mussolini, Francisco

Franco avevano nelle masse contemporanee, cerco di essere più chiaro, cioè il ribellismo,

i ricchi, contro i ricchi, contro gli intellettuali che stanno come noi in questo momento, che

stanno mangiando i nostri attici, questa roba qua, in realtà mentre quando avevo 15 anni

chi era fascista aveva dentro, ero antisemita, non so come dire, ultra, adesso c'è esattamente

come all'epoca del primo fascismo, la voglia contro la borghesia, la plutocrazia, le banche,

sì gli ebrei poi vanno sempre bene anche se la destra attuale, come Prezema, flerta

comunque con Israele e con il mondo, con l'immaginario, con la destra israeliana, intendo, quindi

si similano a Kippà, vanno a Yad Vashem, quindi fanno questo gioco ambiguo per cui

ci sono un pezzo di ebrei che vanno bene alla destra estrema di oggi, però poi Soros, le

banche, gli ebrei, i giornali, quindi torna poi l'antisemitismo in quel lato lì. Quello

che voglio dire è che in verità sta proprio, l'ideologia, ecco perché dico che il contrario

oggi l'antifascismo è fondamentale, l'ideologia sta iniziando a convincere un pezzo di popolo

della rete, poter usare proprio lo squadrismo anche nel linguaggio, tu come te lo sei motivato

per la rinascita sui social quantomeno della simbologia fascista?

Guarda hai detto delle cose condivisibilissime e interessantissime. Io tra l'altro che ho

girato come te tantissimo nelle scuole quando si poteva, ho sempre parlato con i ragazzi

anche di estrema destra perché ci vedo sempre questo spirito ribellistico che secondo me

è molto sano in un adolescente, che in qualche modo ha la ricerca, però questa ricerca va

indirizzata. Per questo, ne parlo nel libro, è fondamentale ripercorrere dell'antifascismo,

della storia dell'antifascismo, quel momento fondante che è stato l'8 settembre che insegnò

la generazione a disobbedire, perché ricordiamoci che nel ventennio disobbedire significava

andare contro il fascismo, ma questa è una risposta forse da storico. Invece provo a

lanciarti una provocazione anche perché ci mancano pochi minuti, un po' più analitica.

Mi è capitato in una scuola qualche mese fa, l'anno scorso mi pare, che una ragazza,

che di solito sono i ragazzi, mi dicesse se non si parla abbastanza dei crimini del comunismo.

Allora premesso che sono completamente d'accordo con te che è mancata probabilmente un'elaborazione

di tipo narrativo, narratologico, mainstream, una serie tv, un grande film di Hollywood,

qualcosa del genere che è arrivato. Perché i due che hai citato, Le vite degli altri,

è molto bello e anche drammatico. Good By Yannick è stupendo di fatto, è una commedia

per cui non va veramente nel profondo. Poi ci sono dei film su fughe dalla Siberia, adesso

un paio me ne ricordo vagamente, però non c'è quel tipo di grande narrazione lì,

e hai ragionissimo. Però io provocatoriamente mi sono fatto portare un manuale a caso e

ho comparato, visto che peraltro io sto anche scrivendo un manuale, ho comparato lo spazio

occupato dall'Unione Sovietica nel manuale, la storia dell'Unione Sovietica, a quello

dedicato al fascismo. Allora più o meno in qualunque manuale dei superiori, magari non

si equivalgono, però sono comparabili come ingombro, noi che ragioniamo in termini di

ingombro. E se ci pensi, è vero che la storia del comunismo, del socialismo reale è fondamentale

per la storia dell'umanità, è vero che la storia non è se non è universale, questo

è come la penso io, non è come la pensano le nostre scuole ovviamente, perché si parte

sempre dal locale, al massimo se c'è tempo si allarga un po', però io provocatoriamente

gli ho risposto, per me se ne parla fin troppo. Nel senso che proprio per questa pulsione

che hai raccontato benissimo, a dire non se ne parla abbastanza, anche chi poi si cimenta

con i manuali anche per interesse, per voglia di indagare, perché è giusto parlarne,

alla fine dedica a un paese molto lontano, che chiaramente ha influenzato i destini del

mondo, dall'Italia un ampio spazio, appunto parlo della storia insegnata a scuola. E poi

ricordiamoci, per noi è ovvio, ma non per tutti lo è, che nel caso italiano la parabola

del comunismo è molto diversa da quella dell'Unione Sovietica o di Cuba o della Cambogia

o della Cina di cui si parlava prima. Il comunismo italiano con tutte poi le ombre che ogni esperienza

ha, però sceglie la via democratica, di fatto è il principale attore della conquista della

democrazia in Italia, che è una democrazia che non c'è mai stata, come diceva Parry,

perché ricordiamo che fino al dopoguerra le donne non votavano, per cui anche se nell'Italia

liberale c'era il diritto di voto, era comunque un diritto di voto ampiamente monco, per cui

l'Italia si affaccia alla democrazia per la prima volta soprattutto grazie al partito

comunista italiano, che poi sta nelle regole della democrazia nei decenni successivi fino

a evaporare insieme al comunismo internazionale. Però questa è anche una delle ragioni, non

dico che non sia necessario fare conto della storia del comunismo internazionale, probabilmente

sarebbe anche molto bello vederci una serie su Trotsky che ho visto, un po' ghiacciante,

però ci hanno provato i russi, ed è verissimo. Però ricordiamoci anche le specificità,

come dicono gli storici, il comunismo italiano è stata un'esperienza comunque esaltante

rispetto a tutte le altre manifestazioni in terra.

Certo, è probabilmente stato l'unico grande partito esterno ai paesi, il socialismo reale,

a portare avanti una riflessione teorica talmente importante da trasformarlo di fatto

in un partito socialdemocratico, tutta la svolta antileninista di Berlinguer, il tentativo

dell'eurocomunismo. E poi, questo è un dolore mio, ma entriamo troppo nei dettagli,

la rottura tra socialisti e comunisti che arriva subito dopo il fronte popolare, dove

invece erano riusciti a stare insieme. Per esempio, per quanto riguarda la figura di

Nenni, incredibilmente attuale, oggi ogni tanto mi vado a rileggere le pagine del suo

diario e mi sembra molto più attuale quello che scrive Nenni oggi, addirittura che negli

anni Sessanta, o questo libro, un libro uscito negli anni Settanta, dove in qualche modo

i comunisti le vedevano come questioni interne alle fazioni borghesi, quindi venivano liquidate

così, invece erano riflessioni sugli spazi di libertà dentro lo Stato, sulla necessità

di sconfiggere la corruzione attraverso il benessere e non semplicemente il moralismo

o gli arresti. Comunque, ultima conclusione. Se dovessi sintetizzare tutto il tuo lavoro

di questo libro, quando esce? È già uscito? È uscito giovedì. Perfetto. Come daresti

una sintesi della necessità dell'antifascismo? Ti anticipo che l'antifascismo, alla fine

della lettura del tuo libro, emerge come in realtà una pratica antitotalitaria e un orizzonte

politico indipendentemente dai tuoi orientamenti, cioè puoi essere conservatore, liberale,

libertario, socialdemocratico, socialista, insomma, ma l'orizzonte comune è nell'antifascismo.

Dimmi un po' perché, alla domanda così dritta, l'antifascismo oggi è necessario?

Come risponderesti? Prova a dare una risposta secca anche se

ho dedicato un po' di pagine per cui è difficile sintetizzare. No, perché almeno

quello che è successo a me e a tutte le persone con le quali mi confronto, con le quali condivido

tante domande, la storia dell'antifascismo mi ha insegnato a pensare, mi ha insegnato

come si può provare a immaginare la politica, come si può provare a immaginare uno stare

insieme, come giustamente dicevi tu, inteso in senso ampio, come dire una base comune

sulla quale muoversi che rimuova completamente dall'orizzonte ogni pulsione totalitaria

e che sia, come dire, imposta in una società che è veramente partecipata in questo.

Tutti gli antifascisti raccontano poi della tremenda disillusione del dopo perché la società

che avevano sognato di costruire, come dicevamo prima, si è realizzata a dir tanto a metà.

Però noi siamo erediti di quella tradizione lì e tra l'altro molti hanno scritto, ci hanno lasciato

tanti citati epistolari, memorie e tutto quanto per cui quella tradizione va recuperata, va ovviamente

rinnovata perché ci può insegnare a stare insieme in una maniera pacata e costruttiva

che manca terribilmente oggi.

Guarda, mi è piaciuto un sacco. Ma tu sei di Parma perché sotto continua l'insisto che la tua R è di Parma.

Perché? Perché i diamantesi hanno conquistato l'Italia a proposito.

A proposito, sì. Quella è un'altra storia che poi ne parliamo.

Esatto.

Tu ce l'hai una copia? Lì intorno a te?

Sì, ce l'ho qua.

Falla vedere. Ah, giustamente viene al contrario.

L'antifascismo non serve più a niente, la esce per la terza, per la collana che dirige adesso che si chiama.

Sì, sì, fact-checking, la storia da prova dei fatti.

Perfetto. Insomma, non si smetterebbe mai di discutere, potremmo continuare all'infinito,

ma è servito leggerlo anche per farmi sentire di nuovo in un territorio dove le figure che abbiamo citato,

il pensiero che abbiamo citato, non fosse soltanto un delirio che spesso io temo, credo di avere.

Oggi mi spesso mi sono andato a prendere su ebay un libro di Nitti che racconta la fuga da Lipari.

Madonna!

Che è una roba strepitosa.

E' un libro che ho trovato a 30 euro, messo lì buttatissimo online.

E mi sono detto, ma è delirante ormai ancora accedere a queste storie.

Io per esempio le ho precompare di Turati, che è un altro mio mito, Filippo Turati.

Kulishov, la moglie di Turati, ex compagna di Andrea Costa, altro mio mito.

Mi dico, ma queste persone, questo mondo, che tra l'altro ebbe un primato anche nel dibattito internazionale.

Le Jean Jury in Francia guardavano l'esperienza italiana, i socialisti italiani come suoi maestri.

Di Andrea Costa, Engels, non ne parla come di un leader che poteva fare la rivoluzione in Italia.

Non stiamo parlando solo di un'anima italiana, ma questi stavano ragionando su un'idea di società internazionale

che parlava al mondo. Quindi sono contento che il tuo libro richiama, fa appello a tutto un pezzo di storia, non scontata,

dove l'antifascismo ha qualcosa in più di un anti. Perché il gioco è di ridurre soltanto all'anti, ma in realtà è una premessa di un mondo.

Allora, l'ultima domanda. Che autori consiglieresti, tra quelli che abbiamo citato, che ci sta ascoltando?

Autori dimenticati, che però chi ci sta ascoltando deve essere un super lettore forte.

Chi consiglieresti di riprendere in mano?

Sicuramente Parri, l'abbiamo citato. Sicuramente Salvemini e Rosselli, come vedi, Vazzo Suani, mazionista.

Che libri di quelli ritracciabili?

Abbiamo rieditato dei discorsi e degli scritti di Parri con il titolo Come far la finita cosa in fascismo.

Strepitoso, come lucidità, come trasporto, come capacità di analisi.

Le memorie di un fuoriuscito di Salvemini anche sono stupende, credo che siano fuori commercio però, non sono di facile reperimento.

E poi citavi Rosselli, Oggi in Spagna, Domani in Italia, di Bricino e Naudi, anche questo è strepitoso.

Io riporto gran parte del discorso con questo titolo che fa in Spagna, ma davvero di una lucidità e di una nitidezza commoventi, che ci possono essere di ispirazione.

Grande! Dai Carlo! Grazie! Ciao!

A presto, mi raccomando! Grazie a tutti, ci avete seguito fino ad ora.

Grazie mille! Ciao!

Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org


'L'antifascismo non serve più a niente' di Carlo Greppi 'Antifascism no longer serves any purpose' by Carlo Greppi El antifascismo ya no sirve para nada" por Carlo Greppi Карло Греппи: "Антифашизм больше не имеет смысла

Eccoci, salve! Questa diretta con Carlo Reppi, che sono molto contento, uno storico brillante,

talentuoso e sono contento di dialogare con lui. Ecco qui c'è la richiesta... no, sì,

aspetta... la richiesta eccola qua, vediamo se riesco a entrare subito in contatto con Carlo.

Ciao Berta! Eccoci! Ciao Roberto! Aspetta che mi faccio vedere. Come stai? Bene, tu? Tutto a

posto, c'è luce quindi questo già mi basta. Allora, dicevo che sono contento di questo dialogo,

sono contento di poterti presentare a tutta la comunità che mi segue su Instagram e ti passare

la parola per raccontare del tuo libro e però di tutta la collana che mi sembra un gran progetto,

che tra l'altro coordinerai per la terza. Quindi racconta un po'. Sì, allora grazie innanzitutto

per ospitarmi e per dialogare con la tua comunità. Allora, l'idea della serie Fact-Checking,

la storia e la prova dei fatti, è nata appunto in dialogo con l'editore La Terza. L'idea è

poi quella di smontare tutta una serie di luoghi comuni che circolano, diciamo,

nello spazio pubblico rispetto alla storia più o meno recente. Insomma, sono dei bambini un po'

battaglieri che vogliono essere uno strumento per poter anche rispondere in maniera un po' più

diretta a questi luoghi comuni, a questi falsi miti che sentiamo spesso un po' come frasi fatte

nei discorsi. Infatti il tuo libro ha un titolo che va a raccontare il loro comune,

il far l'antifascismo non serve più a niente. È un titolo evidentemente provocatorio,

così come direi tutti i titoli. Perché infatti non hai messo il punto interrogativo del titolo,

no? C'è stato un dibattito su questo e abbiamo alla fine scelto di essere assertivi al contrario,

anche appunto per essere provocatori, nel senso che poi il libro ovviamente riafferma le ragioni

per cui invece secondo me l'antifascismo è attuale, lo è ancora, lo è sempre. Credo e temo

che sempre lo sarà, nel senso che probabilmente non lo sarà più quando finalmente riusciremo a

superare il fascino e in qualche modo la voglia che sentiamo intorno a noi da parte di una parte

purtroppo consistente delle nostre società di ritorno a quel passato lì o qualcosa che ci

assomigli molto. Andiamo dritti su questo, perché dire che l'antifascismo non serve a niente è una

fesseria antistorica, oltre che spesso un'insensatezza politica? Cerco anche di dimostrarlo

nel corso di quelle pagine, credo che l'eredità dell'antifascismo storico sia una delle migliori,

forse la più grande esperienza sicuramente della storia dell'Italia Unita e appunto dell'età

contemporanea, almeno vista dal nostro angolo di mondo. Quella di una nutrita minoranza di donne

uomini che diedero battaglie in maniera minoritaria sicuramente, che poi divenne via via più

travolgente, ma solo negli ultimi venti mesi, al sistema dominante dell'epoca, cioè al crimine,

al potere, al fascismo. E questa soprattutto nella nostra epoca, io e te siamo quasi quei tani,

in cui c'è una disaffezione totale nei confronti della politica e in larga parte anche giustificata,

perché la politica più pura e nobile del Novecento è in gran parte dimenticata. Per cui in questo

periodo, in questa fase, ovviamente il libro è stato scritto prima della crisi sanitaria che

stiamo vivendo, però ragioni di più credo in un momento così incerto come quello che stiamo

vivendo adesso, quell'eredità è preziosissima. Parliamo di almeno due generazioni che si sono

formate e sono auto-formate alla partecipazione politica, come si dice oggi all'interesse per il

bene comune e non alla politica come ascensore sociale o come qualcosa di corporativo e fine a

se stesse propri interessi. Questo è un insegnamento strepitoso, straordinario, che veramente andrebbe

rinnovato, per questo ho deciso di ripescare tutta una serie di passaggi, di personaggi e di

episodi che forse per gli storici e per chi si interessa da tanti anni di questa fase della

nostra storia sono ovvie e scontate, ma che per il grande pubblico non lo sono affatto. Da Gobetti a

Berneri, da Saldemini a Parri, parliamo di personaggi che veramente hanno ricostruito

questo Paese da capo, andando controcorrente. Questo infatti forse vale la pena fare una

specie di rassegna delle cazzate che si dicono quando si afferma che l'antifascismo non ha più una especie de repaso a las gilipolleces que dice la gente cuando afirma que el antifascismo ya no tiene

senso e è qualcosa di superato. Il grande tema è che per chi tanto il fascismo è un fenomeno storico,

chiuso con la morte di Mussolini, dirsi antifascisti, questa è l'argomentazione,

è come dirsi anticartaginesi, è come dirsi antispartane. Smontiamo questa cosa?

Sicuramente come dice il grande storico Mauro Canali, quel fascismo evidentemente non potrà

mai tornare, ma qualunque fenomeno storico non può mai tornare uguale a se stesso. Questo è

ovvio. Ad aprile 1945 a Piazzale Loreto si chiude una fase, perlomeno viene amputata la testa del

fascismo storico, ma come ahimè assistiamo da diversi anni, una pulsione peraltro abbastanza fascismo histórico, sino, como por desgracia venimos presenciando desde hace varios años, un impulso que además es bastante

esplicita verso quel passato da parte appunto di una parte considerabilissima della destra

italiana, riferendoci solo all'Italia, si ispira proprio a quella fase. Io credo che sia proprio

nell'interesse di chi vuole una svolta autoritaria, identitaria come si dice oggi, en interés de los que quieren un giro autoritario, identitario, como se dice hoy,

cioè nazionalista, escludente, violenta nei confronti del dissenso, sia solo nel loro interesse es decir, nacionalista, excluyente, violento con la disidencia, sólo les interesa a ellos

dire che quell'esperienza di chi invece a questo si oppose non ha più niente da dirci. Invece

appunto credo che non sia affatto così, proprio perché l'antifascismo si seppe anche molto Precisamente creo que no es así en absoluto, precisamente porque el antifascismo también fue muy

rinnovare e è un grande insegnamento per noi, perché comunque un'altra delle idiozie che si renovar y es una gran lección para nosotros, porque de todos modos, otra de las idioteces que se

sentono spesso in giro è dire in giro appunto che il fascismo fino alle leggi razziali e fino suele oírse por ahí es decir precisamente que el fascismo hasta las leyes raciales y hasta las

all'alleanza con Hitler, in particolare la seconda guerra mondiale, in fondo era un regime piuttosto a la alianza con Hitler, en particular la Segunda Guerra Mundial, fue después de todo un tanto

bonario. Inviterei tutti quelli che lo dicono a ripercorrere le parabole esistenziali degli bondadoso. Invitaría a todos los que dicen esto a recorrer las parábolas existenciales del

antifascisti che si fecero 5, 8, 10 anni di galera che si nascosero in clandestinità,

che dovessero scappare in esilio, che vennero mandati al confino. L'antifascismo fu come tutti que tuvieron que huir al exilio, que fueron enviados al exilio. El antifascismo era como todo

i regimi totalitari un regime feroce contro gli oppositori in primo luogo e poi contro chiunque regímenes totalitarios un régimen feroz contra los opositores en primer lugar y luego contra cualquiera

era considerato altro, non parlo solo degli ebrei italiani e stranieri, ma anche dei popoli se consideraba otra cosa, no me refiero sólo a los judíos italianos y extranjeros, sino también a los pueblos

coloniali in Libia e nel Corno d'Africa. Fu un regime che vado un po' di slancio, che fece della colonialismo en Libia y el Cuerno de África. Fue un régimen que contribuyó en cierta medida a que el

violenza il suo grande mantra dall'inizio alla fine per 20 anni. Non è vero che il fascismo

senza la seconda guerra mondiale sarebbe stato in fondo un regime all'acqua di rosa, ma come

appunto le parabole di antifascisti ci raccontano, il fascismo è stato continuamente in guerra. Forse

l'esperienza più nobile e straziante da ricordare sempre è quella della guerra di Spagna, in cui

combatterono fascisti mandati dal regime presunti volontari, e gli antifascisti che

invece volontari erano veramente. E tra l'altro in chiave molto unitaria, tante anime diverse che

combatterono insieme, una guerra che poi persero, ma che fu un po' la base anche per la resistenza

italiana. Come noi, infatti in Spagna c'erano Carlo Rosselli, Nelli, Lelongo, Berneri,

tutti in posizioni diverse perché Lelongo era con le brigate internazionali, Berneri era con

gli anarchisti, poi fu ucciso dai rossi, dagli statinisti. Quello è un momento oggi in Italia,

oggi in Spagna, domani in Italia, la parola d'ordine di tutto il gruppo di giustizia e libertà,

del non mollare, che mi ha sempre affascinato. Sai, prima hai fatto riferimento a un tipico

ragionare, cioè sì, però se non ci fosse stata la guerra, se non avesse deciso di allearsi ai

Hitler, se avesse seguito la via prudenziale di Galeazzo Ciano, il fascismo oggi sarebbe un

modello. Sai, oltre a una cazzata chiaramente smentita dalla storia, non solo secondo me per

le violenze fatte sugli antifascisti, per aver compromesso la democrazia, ma anche perché era un

sistema profondamente corrotto. Il fascismo è riuscito a tenere sullo sfondo, non so se questa

cosa sei d'accordo, ma è riuscito davvero a tenere sullo sfondo la sua diffusissima corruzione.

In qualche modo il militante anche neofascista accoglie alcune critiche, spesso l'antisemitismo

lo malsopporta, spesso considera la gestione data in mano ai gerarchi probabilmente un errore

strategico, però su un punto è sicuro, il fascismo non fu corrotto, fu una struttura politica,

istituzionale, militare, antimafia, per esempio anche su questo ci sono moltissimi dubbi, con

Mori poi magari ne facciamo un cenno, ma in verità quando Matteotti viene scelto come vittima lo si

sceglie anche perché è un inchiestista, cioè è un politico socialista che fa inchieste su due cose,

innanzitutto la manipolazione del voto e la corruzione.

Su questo rimando anche a Libo Mussolini, ha fatto anche cose buone dell'amico e collega

Francesco Filippi che racconta molto bene, riprendendo studi peraltro piuttosto recenti

su questo malaffare, questa corruzione diffusissima, soprattutto ai vertici del fascismo

fin dall'inizio. Io mi concentro anche sulla brutalità totale, mi hai tolto le parole di bocca

perché avrei accennato alla storia di Matteotti, perché Matteotti con una caparbietà, una

determinazione e tra l'altro un uomo di specchiata onestà andò a scavare nei due grandi lunlus

del fascismo, delle origini, quello di fatto della distorsione totale dei meccanismi elettorali

che si stavano sfaldando, della corruzione diffusa e venne assassinato. È difficile

per noi oggi capire la portata di quell'evento, l'absurdo, Matteotti di fatto era il principale

leader dell'opposizione che viene assassinato con una brutalità impressionante dopo essere

stato massacrato in precedenza, ne abbiamo parlato of the records Roberto ieri, circolava

un verbo nell'Italia di quegli anni che era Matteottizzare. Questo lo sai che non lo sapevo,

l'ho letto nel tuo libro, il senso che sodomizzare col manganello. Esatto, esatto, che lui è

piuttosto scuro questa pagina e non voglio fare buairista, come dire, ad entrarmi troppo

nei particolari, però come ben sappiamo, lavoriamo entrambi con le parole, una spia

linguistica di questa potenza indica che l'immagine che tutti avevano del primo fascismo era

di una violenza inaudita, gli avversari politici venivano sodomizzati col manganello, che fosse

vero o non lo fosse. Ricordo l'altro grande evento mai del tutto chiarito che scatenò

l'ultima fase, quella che sarebbe durata per quasi vent'anni, della persecuzione politica

degli oppositori, che fu il linciaggio di un ragazzino, Anteo Zamboni, dopo un attentato

fallito a Bologna contro il Duce, forse probabilmente opera di Zamboni. Io questo volevo chiederti,

lo sai, mi è sembrato, questo è un dettaglio un po' da erotomane della storia, quale sono,

però. Quando viene linciato Zamboni, nelle tue pagine ho avuto la sensazione che tu in

qualche modo sostenessi la possibilità che davvero sia stato lui a fare quell'attentato,

è così? Cioè nel senso che io ho sempre letto posizioni discordanti?

Veramente siamo nel campo delle ipotesi, non è da escludere che sia stato lui, potrebbe

anche non essere stato lui. Rimane il fatto che era un ragazzino di 15 anni, peraltro

gracilino con un corpicino, nel senso che tutti noi siamo zii, papà, fratelli, nonni,

insomma, tra quelli che ci stanno seguendo. Immaginiamoci la scena, ma di una brutalità,

nel libro la racconto, mi viene apria d'occa a rimmaginarla. en el libro cuento la historia, abro mi mente para imaginarla de nuevo.

Si racconti molto bene questa violenza.

E' tutto fascista.

Tanto ti fermi su un dettaglio, ma io in realtà tutta la mia scrittura si fonda sui dettagli,

quindi quando lo fanno gli storici io ne sono contento perché mi dà immagini. Tu parli

addirittura di un corpo pestato a sangue da decine e decine di fascisti e in realtà dalla

folla, poi arrivano le milizie e vanno a ficcarci i pugnali.

Sul cadavere, sul corpo già morto, cioè per portare quel sangue come trofeo perché

avevano partecipato all'assassinio appunto del presunto attentatore de Duce.

Ovviamente tu che lavori tanto sul presente e anche sulla difficoltà di incrociare le

fonti puoi facilmente immaginare quanto sia difficile in una scena di folla del genere

decodificare quanto è realmente accaduto, soprattutto per chi era protagonista.

Per cui questo slancio di una folla fascista, filofascista o come dire, sull'onda del feroce

entusiasmo che si accanisce su un corpo di un bambino, di un ragazzino già morto, che

non a caso è poi il definitivo pretesto per scatenare la persecuzione dei positori politici

in generale a 360 gradi, dice molto di come, per contrasto, ci dice molto di come poi è

stata edulcorata l'immagine del fascismo.

Purtroppo anche a scuola si fa tanta storia politico-diplomatica, storia delle alleanze

militari, storia con i numeri, con i grandi nomi, con il gran consiglio del fascismo

in questo caso eccetera eccetera e poi ci si dimentica, non sempre in mala fede, ma

ci si dimentica che poi la storia è fatta di carne e sangue, di scelte di persone, di

individui che come in questo caso poi pagano a carissimo prezzo le loro scelte.

Questo credo che vada riaffermato e ricordato.

L'altra cosa che mi ha colpito del tuo libro è vedere come per descrivere la necessità

dell'antifascismo tu metti insieme le esperienze antifasciste, quella per esempio di Amendola

padre, Giorgio.

No, il padre sì, Giovanni e Giorgio.

Giovanni e Giorgio, esatto.

Poi ovviamente di Gaetano Salvemini, che considero mio maestro, e tutta la costellazione azionista,

quindi Bauer, Nitti, Ernesto Rossi.

Mi interessa molto perché il partito comunista in qualche modo monopolizza, dopo la caduta

del fascismo, monopolizza l'immagine di una resistenza, di un antifascismo, diciamo tutto

di direzione comunista.

In realtà le anime, per esempio anche Ferruccio Parri, ma anche per esempio quello che era

stato l'universo cattolico antifascista, insomma tutte queste anime avevano non solo contribuito

a arginare, a raccontare il fascismo, cosa fosse davvero il fascismo all'estero, ma stavano

disegnando un'Italia attualissima oggi, cioè nel senso ciò per cui loro lavoravano e che

non si è realizzato, si è realizzato solo in parte, è il disegno di un'Italia molto

più attuale di quella che all'epoca invece il dirigente del partito comunista immaginavano,

che immaginavano un'Italia socialista, un'Italia vicina all'Unione Sovietica, ma almeno una

parte di loro.

Invece per esempio tutto il dibattito tra Rosselli e Salvemini, La Piana che era questa

figura religiosa antifascista vicinissima a Salvemini che scappò in America, insomma

mi è piaciuto anche il riferimento che tu fai a Croce dicendo l'antifascismo liberale

di Croce, lasciando intendere che prima è stato molto prudenziale e poi inizia a essere

sempre più forte e convinto una volta vista la crisi dello stato fascista, insomma non

so come dire.

Sì, ma guarda, credo che sia uno dei punti nodali di tutto il nostro discorso anche perché

noi sappiamo come è andata a finire, nel senso sicuramente l'antifascismo ha avuto

forti divisioni al suo interno, soprattutto a livello di vertici nel corso del ventennio

e la guerra di Spagna, accennavi benissimo prima, è stata la manifestazione più tragica

di questo, di fatto le opposizioni partite unite poi finirono divise dagli sconti di

Barcellona in avanti, però la cosa da dire con l'insegno del poi è che alla fine,

durante la resistenza, tutte queste anime che tu hai citato benissimo, trovarono un'unità

sempre riferendoci alla guerra di Spagna, Edgardo Sogno, un eroe della resistenza, un

personaggio salgariano, era in Spagna ed era in Spagna con i fascisti.

Cioè l'unità antifascista nei venti mesi, soprattutto verso la fine dei venti mesi della

guerra civile, ha uno spettro di anime pazzesco, cioè dai liberali monarchici addirittura

e ex fascisti, ma non solo i ragazzini, anche persone un po' più là con gli anni, fino

ai comunisti e in parte appunto fino agli anarchici.

E poi sai, la cosa che dicevi, che è giustissima, è del tutto naturale che poi una volta conquistata

la democrazia, e gli azionisti parlavano di rivoluzione democratica, che è uno simolo

straordinario secondo me, una volta conquistata la democrazia si diventa avversari.

Ora ti rivedo.

Ok, perfetto.

Si diventa avversari, per cui anche, come dire, capitalizzare la memoria della resistenza

fa parte un po' dei giochi.

E il partito comunista, oltre ad aver educato generazioni alla clandestinità e essere stato

quello più solido in quei venti anni, in effetti ha avuto, diciamo, le brigate garibaldi avevano

circa la metà dei partigiani italiani, non tutti erano comunisti, nel senso molti erano

lì per caso, perché era la loro zona, ma questo vale per tutte le formazioni.

Però in effetti i comunisti sono stati l'anima più importante della resistenza a livello

numerico, a livello organizzativo.

Certo.

Però la cosa che, insomma, ci saranno anche un sacco di giovani che ci ascoltano, che

probabilmente molti giovani non sanno, sanno solo a grandi linee, è che la seconda anima

della resistenza per livello sia di numeri che di capacità organizzativa che di dedizione

è stato il partito d'azione che è completamente, che si scioglie due anni dopo la liberazione,

che è completamente fuori dai radar della nostra memoria pubblica, eppure ha avuto tra

i suoi protagonisti donne e uomini, ma appunto di una dedizione e di una capacità straordinaria

veramente che per noi sono difficili da immaginare, perché intendere la politica come le intendevano

le donne e gli uomini del secolo scorso. Io ho un amore particolare per gli azionisti,

anche perché sono cresciuto in un ambiente azionista, l'Istituto Storico della Resistenza

di Torino, l'Istituto Storico Nazionale della Resistenza è da poco dedicato a Ferruccio

Parri, grande leader del partito d'azione, è primo Presidente del Consiglio d'Italia

Libera, un uomo la cui biografia non verrà mai esaltata abbastanza, veramente. Come puoi

notare c'è una grande passione che mi muove e la storia del partito d'azione tra le tante

va veramente riesumata, perché sì che è attuale il dover ritrovare quella passione

politica, quel servizio alla collettività intesa in senso ampio, che manca terribilmente

all'Italia di oggi e non solo all'Italia.

Guarda, anch'io ho una grande passione per il partito d'azione, spesso mi dico che

quando mi chiedono se mai sei stato vicino a un partito, se sei mai identificato con

un partito, il mio pensiero va sempre al partito d'azione, sempre. Pensa che sono riuscito

a comprarmi da un antiquario una tessera dell'epoca del partito d'azione, piccolina,

non so se tu ce l'hai.

No, no.

Si trovano in giro, anche un po' di città.

Ok, adesso la cerco, appena finisce il lockdown.

Sì, bellissimo. Ci sono ancora queste piccole tesserine, soprattutto che vengono da Chiria

e teneva a sud, perché ci fu un pezzo del partito d'azione anche nel sud Italia.

Tra l'altro il simbolo bellissimo con questa fiammata, con la spada al centro.

Anche graficamente la produzione del partito d'azione mi piaceva molto anche nei suoi giornali,

per esempio Giustizia e Libertà e Non Mollare.

Immaginate chiamare un giornale Non Mollare, è una roba incredibilmente moderna, quasi

futurista, cosa che poi loro studiamono, ovviamente anche i poeti futuristi, detestandoli, perché

poi appoggiarono intanto il fascismo.

L'Italia azionista, che poi tra l'altro è la parte che mi piace della storia della Repubblica,

il giornale per cui scrivo, l'Italia azionista è l'Italia che cercò sul piano teorico,

probabilmente come nessuno in Europa, ma su questo voglio sentire la tua, metteva insieme

lo spirito rivoluzionario-riformista del socialismo, con rivoluzionario si intende

che vuole sovvertire, ma attraverso una pratica riformista, il socialismo, ma anche tutta

la tradizione liberale e libertaria che veniva da una tradizione repubblicana, mazziniana,

quindi di ispirazione comunque cristiana.

Questo progetto, che probabilmente trova il suo riferimento dottrinario migliore nel socialismo

liberale di Carlo Rosselli, ma non solo, anche negli scritti di Ernesto Rossi, in tutto ciò

che ha fatto Lietano Salvemini, per quanto mi riguarda è il meglio di quell'esperienza,

che poi fu secondo me cancellata scentemente da un pezzo di partito comunista, da un pezzo

di democrazia cristiana, gli azionisti erano un problema, perché potevano convincere tutta

quell'opinione pubblica che temeva di diventare una periferia dell'Unione Sovietica, ma allo

stesso tempo non voleva essere un territorio, una colonia americana. Quindi secondo me anche

oggi la grande pietra di scandalo, intendendo proprio scandalo, cioè che desta stupore,

sovverte la morale e ancora il pensiero azionista, o è una follia?

No, assolutamente, tant'è che c'è questa nota definizione di Bobbio che diceva che

tutti i partiti erano partiti nella resistenza, il partito d'azione era il partito della resistenza,

nel senso che la sua ragione d'essere era superare il fascismo, ovviamente anche lì

forte del senno del poi, De Luna parla del partito dei fucili che non riesce a diventare

il partito delle tessere, proprio perché entrando in una dinamica elettorale, un partito

fondamentalmente di puri, adesso con tutte le eccezioni, gli uomini sono uomini, però

come Parry tra l'altro ha detto più volte, in senso non ci prendete come, cosa che io

sto facendo, non ci prendete come dei santi e delle icone, ma siamo uomini anche noi,

abbiamo fatto un sacco di errori, però una volta entrato in quella dinamica anche Greta,

perché poi ricordiamoci che c'è la continuità dello Stato, tu prima parlavi giustamente

di una resistenza non compiuta, nel senso che la nostra Costituzione a livello di principi

è veramente straordinaria e ne ha espirate molte altre, però a livello di principi,

poi la sua attuazione come sappiamo è stata fin dall'inizio parecchio monca, poi sono luego su aplicación, como sabemos, fue desde el principio bastante monótona, luego son

entrate le dinamiche della guerra fredda e per cui il partito d'azione si sfalda, poi

molti suoi componenti appunto mossi da un anelito inarrestabile, poi scelgono altri muchos de sus miembros sólo movidos por un anhelo irrefrenable, luego eligen otras

percorsi, appunto entrano nel partito repubblicano, però tendenzialmente sempre in formazioni caminos, entran efectivamente en el Partido Republicano, pero siempre tienden a estar en formaciones

minoritarie, sempre in formazioni di retroguardia. Guarda, hai descritto benissimo appunto quante

anime riuscirono a trovare la sintesi nell'esperienza del partito d'azione e nelle formazioni almas pudieron encontrar síntesis en la experiencia del partido de acción y en las formaciones

di giustizia e libertà e tra l'altro, altro aspetto di attualità totale dell'antifascismo,

a formare la generazione successiva, appunto loro che venivano dalla clandestinità, dalla para formar la siguiente generación, precisamente ellos que venían de la clandestinidad, de la

galera, dall'esilio, dal confino e dalla guerra di Spagna in molti casi e formarono

gradualmente con pazienza tutta la generazione nata e cresciuta sotto il fascismo che per

ribellismo, per esasperazione, per disgusto nei confronti del fascismo, ma molto diciamo rebelión, por exasperación, por repugnancia al fascismo, pero mucho

in maniera molto pre-politica, salì in montagna, si nascose nelle campagne e nelle città e

venne come dire adottata non solo dagli azionisti, ma appunto anche dai comunisti, dai socialisti

e da tutte le altre formazioni e venne formata. In banda c'erano i commissari politici che

erano di fatto dei maestri, dei maestri di politica perché la democrazia si impara,

c'è il discursissimo post-mortem libricino di Eco, Il fascismo eterno, che viene da una

conferenza fatta negli Stati Uniti, che è un passaggio folgorante in cui lui dice, lui

aveva mi sembra 12 anni, adesso non ricordo l'età esatta, al 25 luglio 1943 quando cade

il fascismo, lui dice io ho scoperto così che poteva esistere il pluralismo perché di

colpo c'era più di un giornale, c'era più di una voce e io questa cosa non la sapevo

perché nessuno me l'aveva mai raccontato, nessuno me l'aveva mai insegnato e moltiplicate

questo per, mi rivolgo a chi ci sta ascoltando, per milioni di persone, per milioni di ragazzi

che a volte in famiglia si parlava, si sussurrava in maniera più o meno esplicita, però tenne

potenzialmente comunque non lo si faceva molto, per cui che di colpo scoprono che può

esistere un mondo altro, deve essere destata in effetti un'esperienza entusiasmante.

Per tornare appunto alle, poi un po' di domande se ce le fate, ci sono un sacco, rispondiamo

quindi sparate un po' di domande. Volevo dire, di fronte alla domanda, anzi non alla

domanda, all'affermazione provocatoria del tuo libro, quindi quando si arriva a dire

guardate che l'antifascismo, già l'espressione anti qualcosa che non esiste più, anche sotto

qui l'antifascismo ce l'avete in testa, non esiste, è solo una strategia per accusare

i vostri nemici politici. Quando questa cosa viene detta, per esempio tutto il mondo che

ha a che fare con Meloni, Salvini, che sono tra l'altro vicini, non hanno mai preso le

distanze da Casa Pound, giocano a fare gli antifascisti esattamente come quando giocano

a fare gli antimafiosi, cioè quando c'è da prendere una posizione politica, economica

per fermare gli affari mafiosi, raramente lo fanno. Quando c'è invece da fare riferimento

al boss che viene scarcerato o all'omicidio è evidente che invece si prenda posizione.

Allo stesso modo col fascismo, nel momento in cui si sta parlando delle fosse erdiatine Del mismo modo con el fascismo, en el momento en que estamos hablando de las trincheras Erdiatine

è facile prendere posizione, nel momento in cui invece si tratta di prendere l'eredità

dell'antifascismo, relazionandosi alla questione dei diritti, dell'accoglienza dell'altro,

a quel punto il fascismo inizia a essere visto come non ha fatto meno morti dei sovietici

e ha fatto meno morti di Mao Zedong, tra l'altro il confronto con i morti, posto che le dittature

e il totalitarismo rosso, sembra un inferno, comunque si è realizzato, ma nel gioco pericolosissimo

del 25 mila, Foibe, i partigiani, Gulag, Dachau, i campi di concentramento in Cina, l'uno come

se annullasse l'altro, rendendo la storia una partita di tennis. Quindi volevo chiederti

in realtà, di fronte a questo tipo di politica furba della destra italiana, che non ha assolutamente

una vocazione antifascista, paradossalmente la Lega aveva una vocazione antifascista,

la Lega di Bossi era assolutamente una Lega antifascista, anche se secessionista, anche

se con un'anima nera però, che poi è riemersa, quella di Calderoli. Esattamente, dentro avevano

certamente tutto il DNA, Borghezio, però è interessante vedere come Bossi diceva di essere

erede dei partigiani, incredibile, a studiarla bene comprendi il loro orientamento quale

fosse. E volevo chiederti, quali sarebbero gli atti che una destra italiana dovrebbe fare

per mostrarsi chiaramente in rottura con quella che è stata la tradizione della pratica fascista?

Secondo me, ma parlo anche e soprattutto da cittadino, questa è una battaglia totalmente

persa, nel senso che al momento in Italia ci sono i due partiti, non so perché i nostri

giornali spesso definiscono i centrodestra, i due partiti di estrema destra che fanno

l'unplaying insieme, sono uno, il diretto erede della Repubblica Sociale, dell'MSI di

Alleanza Nazionale, Fratelli d'Italia. L'altro, dopo la svolta nazionalista, Citt di Maroni,

loro stessi la chiamano svolta nazionalista, questo è interessante, degli ultimi anni,

oltre ad avere sempre avuto un'anima nera, sappiamo tutti di Borghezio che formava i

camerati francesi dicendogli fate finta di essere un partito localista, vedrete che porterete

avanti le vostre istanze neofasciste, oltre ad aver avuto sempre un'anima nera che è stata

lì a ribollire, sappiamo tutti i legami sempre più stretti che ha intessuto con Forza Nuova

e con Casa Pound negli ultimi anni, di foto insieme ce ne sono diverse, oltre a tutta la

vicenda del Salone del Libro Scorso, per cui probabilmente ho visto qualche commento,

probabilmente anche per interesse, nel senso che è evidente che nel Paese c'è una parte,

come dicevo prima, considerevole di opinione pubblica che guarda con magari superficiale e

incauta, però con nostalgia al fascismo e quella destra lì che è sostanzialmente l'unica

destra italiana, quella che fa un po' il prenditutto, occhieggia continuamente al fascismo,

citando paro paro a frasi di Mussolini, facendo il gioco che hai descritto benissimo tu,

del tennis, ricordo appunto l'ultimo 25 aprile, cioè non quello scorso, quello prima, Salvini

che dice io andrò in Sicilia a parlare di mafia e consiglio a tutti il libro nero della Lega

che racconta molto bene sia i legami che al sud, ma tu ne hai parlato spesso, ci sono stati

tra la Lega e il crimine organizzato, che i legami con il neofascismo, cosa che peraltro

fa anche Paolo Berizzi nel suo ultimo libro, per cui non è affatto un segreto, è una strategia

quella di citare continuamente il fascismo e di puntare all'elettorato neofascista,

convinto militante, il neofascista di strada come il neofascista da salotto, non so come dire,

comunque tutto quel mondo che con tutti i prefissi del caso, cripto, para, filo, neo, post

fascista, però in qualche modo fascista si sente o sente come per noi stiamo parlando

della nostra eredità che è la storia dell'antifascismo, pensa che lui sia l'erede della storia del fascismo

compresa la Repubblica Sociale ovviamente, per cui appunto quel discorso che fece Salvini

non mi interessa a gialli, rossi, neri, blu, come se fosse una partita di credito, non mi interessa

al derby fascisti comunisti, sono tutte ovviamente come dire frasi molto studiate che da un lato

il derby fascisti comunisti espunge completamente tutte le alternative di cui abbiamo parlato

dell'antifascismo e dall'altro questa cosa di dare i colori, come dire ma sì alla fine era una

partita di calcio, hanno vinto gli uni, potevano vincere gli altri, ne approfitto per accennare

i prossimi due libri che usciranno nella serie, uno di Enrico Betti si chiamerà Allora le foibe

e smonterà tutti i luoghi comuni che vengono martellati soprattutto a febbraio ma non solo

intorno appunto al complessissimo tema delle foibe e l'altro di un altro collega, Chiara Colombini

che si chiamerà Anche i partigiani però, che invece appunto andrà nel profondo del tema della resistenza

mi piace la questa idea, quindi anche i partigiani però, tipico, con quelle cose sai che senti un po'

al bar, con quel freddo, ormai senti di continuo, anche i partigiani però, per esempio sotto il

dibattito che qui sta nascendo, mi piace molto, ci sono delle persone, dei commentatori che in totale

credo, onestà, c'è un ragazzo che dice l'errore del fascismo fu allearsi al pazzo di Hitler,

esattamente quello che dicevamo prima, oppure perché inneggiare alle dittature comuniste, oppure

ma pensate che il comunismo sia davvero la forma politica ideale della società, è interessantissimo

perché è immediato, invece di arrivare al ragionamento, immediatamente per sentirsi al sicuro

spesso si vuole chiedere ok, ma da che parte stai? Prima di raccontare del male del fascismo, sei rosso,

sei comunista? Ah no, perché se sei comunista la società tua di riferimento ha fatto molti più morti,

oppure cosa sei? Sei filoamericano? È interessante perché è come voler arrivare subito a capire dove

va a parare il discorso, è talmente difficile sostenere la riflessione, assolutamente per esempio

per quanto mi riguarda, ho sempre attaccato i regimi comunisti, ho portato su Rai 3 Varlan Shalamov

che deve essere stato il primo a raccontare in prima serata un monologo su Shalamov, il grande scrittore

di Gula, più grande sugli unizi per quanto mi riguarda, ho attaccato sempre Castro, Chavez, de Gula, mayor en unizi en lo que a mi respecta, siempre ataque a Castro, Chavez,

quindi figuriamoci, ho parlato delle organizzazioni criminali nell'Albania comunista, nella Romania

di Ceausescu, di cosa stiamo parlando, ma sul fascismo e per esempio le mafie, quando lo mandano Mori

il prefetto e quando Mussolini cambia il nome di Casal di Principe, nel Casertano, il terreno

del cui vengo, cambia il nome e lo chiamerà Albanova il comune nuovo, dove va a nascere un'alba di giustizia,

perché bisognava chiudere i luoghi anche soltanto il nome era sporcato dai guappi, dalla camorra. porque había que cerrar lugares aunque sólo fuera el nombre manchado por el guappi, la camorra.

La prima fase legalitaria, apparentemente legalitaria, i fascisti la portano avanti perché temono

tra l'altro che le organizzazioni criminali su questi territori possano togliere potere

ai potestà, tutta la struttura gerarchica che loro stavano costruendo, ma poi si alleano.

Mori fallisce e nel suo libro lo racconta, tra l'altro splendido, ai ferri corti con la mafia,

se non sbaglio il titolo è questo, lui a un certo punto, fascista convinto, si rende conto che la strategia

sta avvenendo, i capi mafia entrano, iniziano a negoziare con i fascisti e vengono mandati

al confine dei mafiosi, ma sono scelti tra quelli che hanno deciso di non entrare dentro lo Stato,

quindi li istituzionalizza. Quindi anche qui un luogo comune, il fascismo fu antimafioso,

del resto Carminati, quindi stiamo parlando di una figura centrale del crimine romano,

sempre fascista si è definito, un certo pensiero, una certa pratica fascista ha sempre considerato

il mondo del crimine, come dire, del crimine anche mafioso, quindi organizzato un interlocutore.

Va anche detto, a questo tempo per essere scientifici nell'approach, che Paolo Borsellino

si riconosceva nel movimento sociale, quindi c'è stata una tradizione della destra radicale

italiana antimafiosa, nel mio paese ricordo un giornalista Enzo Palmesano vicino al movimento

sociale assolutamente antimafioso, perché c'erano queste anime lì, non erano credo in nessun modo

maggioritarie né nel movimento sociale, visto che era in Giocalabria, né tantomeno nel fascismo, mayoritario ni en el movimiento social, ya que estaba en Giocalabria, ni en el fascismo,

che però pure aveva dentro delle persone che credevano in buona fede, probabilmente conoscendo

anche poco, che il fascismo stesse liberando l'Italia dal crimine.

Questo solo per arrivare alla domanda, perché c'è questo tipo di approccio?

Perché c'è ancora questo fascino? Per esempio quando noi eravamo ragazzini era molto laterale,

non c'era questo fascino, anzi tant'è vero che io che cercavo i testi di estrema destra, no había tal fascinación, de hecho buscaba los textos de extrema derecha,

perché sono sempre stato agliottissimo, non li trovavo, cosa che adesso si trovano molte più piccole porque siempre he sido de ajo, no podía encontrarlos, que ahora se pueden encontrar mucho más pequeños

case elettrici di destra, che quando eravamo ragazzini. Cosa è successo che ha reso talmente

affascinante, che fa subito di fronte al ragionamento con quello che stiamo facendo,

prendere la distanza, ma da che parte è stata prima di ascoltare?

Ma guarda, ovviamente non ho una risposta univoca, gli storici in generale chi si occupa di realtà

si pone più che altro tante domande. Sicuramente, mi collego, ovviamente scusate ascoltatori,

non abbiamo visto tutte le domande, ne ho viste alcune passando, molti si chiedono

può esistere una destra antifascista? E questo secondo me è molto collegato a quello che mi stai

chiedendo, certo che può esistere ed è esistita, e adesso non definirei Berlusconi un antifascista,

però ricordiamoci tutti Berlusconi che piange o finge di piangere per l'arrivo degli albanesi,

lo fa anche in chiave, soprattutto in chiave anticomunista, ma io credo che una parziale

risposta alla tua domanda può essere da quando si è iniziato a soffiare su un fuoco dell'identità

nazionale, del senso di appartenenza del nemico che arriva dal mare o che arriva da fuori,

e per cui c'è bisogno di unità, l'emergenza di sicurezza, l'emergenza di migrazione, che

sono tutti fatti negli ultimi 10-15 anni in particolare, da quando anche la cosiddetta

sinistra, il cosiddetto centrosinistra ha fatto sue le parole d'ordine di una destra piuttosto

becera, si è capito che quel tipo di semplificazione della realtà avrebbe portato a facili consensi, grosero, se comprendió que ese tipo de simplificación de la realidad conduciría a un consenso fácil,

almeno nell'immediato, però poi controllalo questo, non do credito di buona fe da nessuno

di quelli che ha fatto, però a inseguire la destra anche su questo tipo di parole d'ordine

molto violente potenzialmente, molto escludenti, ieri i Center of the Records parlavamo del

costo umano delle fasi storiche, anche io come te non perdo occasione per condannare

la tragedia che è stato il socialismo reale, una tragedia ininarrabile, che però è un'avversativa

non a giustificare, ma a complicare il quadro, che però ragionava in termini di costo umano

dei balsi in avanti per dirla con Mao, comunque della modernizzazione, ugualmente una destra de las balas delanteras como Mao lo puso, sin embargo de la modernización, igualmente una derecha

è un cosiddetto centrosinistra di fatto nazionalista, come abbiamo visto in questi ultimi anni,

decide che il costo umano del nostro benessere si scarica su chi? Sui non nativi, che possono

essere quelli che vogliono arrivare, quelli che sono arrivati ma devono essere invisibili,

insomma chi come te ha raccontato tutto questo, dal caporalato in poi, che sono gli altri

ed è chiaro che questa destra è un'altra cosa rispetto al fascismo, i tempi sono cambiati

tutto quanto, ma la matrice profonda della svolta autoritaria, del bisogno di un'identità

feroce, descudente eccetera, è la stessa e appunto questo continuo crescendo, diciamo

nostalgico, si usa questa parola che mi convince sempre meno, perché la nostalgia alla fine

è anche un sentimento nobile, nostalgico nei confronti del fascismo è sfuggito di mano

nella nostra società, ripeto, chi l'ha fatto l'ha fatto perfettamente consapevole di quello

che stava facendo, però adesso avere, uso una parola caduta un po' in disuso, ma so

che la condividiamo, avere un approccio internazionalista, adesso è considerato un anacronismo, quando

in realtà, che è paradossale se si pensi che viviamo anche nell'epoca della globalizzazione

tra le altre cose, mai come adesso bisognerebbe dire la mia patria e il mondo intero.

Come diceva, la mia patria e il mondo intero, la legge della libertà, quello che mi ha

sempre stupito del dibattito della nuova destra, l'alt right, la chiamano qui, che

recupera in gran parte tutta la traizione fascista, nazista, autoritaria, è che, insomma,

innanzitutto c'è un rimosso, il rimosso del socialismo reale, cioè film sui gulag,

neanche uno, racconti che sono riuscite ad arrivare sul mercato internazionale, per esempio

di cosa è stata la stasi, uno, la vita degli altri, poi probabilmente Goodbye Lenin, forse,

poi la sicurità, te in Romania, l'inferno del regime di Enver Hoxha, il rapporto tra

Fidel Castro e il narcotraffico quando viene scoperto Fucila, Hoxha Sanchez, il suo braccio

destro che teneva i rapporti con Escobar, insomma, il socialismo reale è stato in assoluto

una tragedia immensa, ho la sensazione che non essere riuscito a parlarne abbastanza,

o quantomeno a divulgarlo, perché di testi ce ne sono milioni ovviamente, questo mi

ha generato come un rancore in tutta una parte politica che individua un po' nella sinistra,

nel retrogusto della sinistra ancora dei legami con un mondo che non ha davvero raccontato

le sue colpe, io proprio sento in questo rancore, diciamo sì, però voi non avete raccontato

quella storia lì e dall'altro, quindi da un lato c'è proprio il rancore per il mondo

delle tragedie che il comunismo ha generato e che è stato troppo poco raccontato, dall'altro

sento che nelle figure autoritarie c'è proprio, e questo è veramente incredibile per me, c'è

esattamente quello spirito primigenio che i leader come Hitler, Mussolini, Francisco

Franco avevano nelle masse contemporanee, cerco di essere più chiaro, cioè il ribellismo,

i ricchi, contro i ricchi, contro gli intellettuali che stanno come noi in questo momento, che

stanno mangiando i nostri attici, questa roba qua, in realtà mentre quando avevo 15 anni

chi era fascista aveva dentro, ero antisemita, non so come dire, ultra, adesso c'è esattamente

come all'epoca del primo fascismo, la voglia contro la borghesia, la plutocrazia, le banche,

sì gli ebrei poi vanno sempre bene anche se la destra attuale, come Prezema, flerta

comunque con Israele e con il mondo, con l'immaginario, con la destra israeliana, intendo, quindi

si similano a Kippà, vanno a Yad Vashem, quindi fanno questo gioco ambiguo per cui

ci sono un pezzo di ebrei che vanno bene alla destra estrema di oggi, però poi Soros, le

banche, gli ebrei, i giornali, quindi torna poi l'antisemitismo in quel lato lì. Quello

che voglio dire è che in verità sta proprio, l'ideologia, ecco perché dico che il contrario

oggi l'antifascismo è fondamentale, l'ideologia sta iniziando a convincere un pezzo di popolo

della rete, poter usare proprio lo squadrismo anche nel linguaggio, tu come te lo sei motivato

per la rinascita sui social quantomeno della simbologia fascista?

Guarda hai detto delle cose condivisibilissime e interessantissime. Io tra l'altro che ho

girato come te tantissimo nelle scuole quando si poteva, ho sempre parlato con i ragazzi

anche di estrema destra perché ci vedo sempre questo spirito ribellistico che secondo me

è molto sano in un adolescente, che in qualche modo ha la ricerca, però questa ricerca va

indirizzata. Per questo, ne parlo nel libro, è fondamentale ripercorrere dell'antifascismo,

della storia dell'antifascismo, quel momento fondante che è stato l'8 settembre che insegnò

la generazione a disobbedire, perché ricordiamoci che nel ventennio disobbedire significava

andare contro il fascismo, ma questa è una risposta forse da storico. Invece provo a

lanciarti una provocazione anche perché ci mancano pochi minuti, un po' più analitica.

Mi è capitato in una scuola qualche mese fa, l'anno scorso mi pare, che una ragazza, Me pasó en un colegio hace unos meses, el año pasado creo, que una chica,

che di solito sono i ragazzi, mi dicesse se non si parla abbastanza dei crimini del comunismo. que suelen ser los chicos, me dirían si no hablamos lo suficiente de los crímenes del comunismo.

Allora premesso che sono completamente d'accordo con te che è mancata probabilmente un'elaborazione Así que estoy completamente de acuerdo contigo en que probablemente faltó elaboración...

di tipo narrativo, narratologico, mainstream, una serie tv, un grande film di Hollywood, narrativa, narratológica, mainstream, una serie de televisión, una gran película de Hollywood,

qualcosa del genere che è arrivato. Perché i due che hai citato, Le vite degli altri, algo así ha llegado. Porque los dos que has mencionado, La vida de los otros,

è molto bello e anche drammatico. Good By Yannick è stupendo di fatto, è una commedia

per cui non va veramente nel profondo. Poi ci sono dei film su fughe dalla Siberia, adesso así que no profundiza mucho. Luego están las películas sobre fugas de Siberia ahora

un paio me ne ricordo vagamente, però non c'è quel tipo di grande narrazione lì,

e hai ragionissimo. Però io provocatoriamente mi sono fatto portare un manuale a caso e y tienes toda la razón. Pero provocadoramente me trajeron un manual al azar y

ho comparato, visto che peraltro io sto anche scrivendo un manuale, ho comparato lo spazio

occupato dall'Unione Sovietica nel manuale, la storia dell'Unione Sovietica, a quello

dedicato al fascismo. Allora più o meno in qualunque manuale dei superiori, magari non dedicado al fascismo. Entonces más o menos en cualquier manual de secundaria, tal vez no

si equivalgono, però sono comparabili come ingombro, noi che ragioniamo in termini di son equivalentes, pero son comparables en tamaño, nosotros que razonamos en términos de

ingombro. E se ci pensi, è vero che la storia del comunismo, del socialismo reale è fondamentale

per la storia dell'umanità, è vero che la storia non è se non è universale, questo

è come la penso io, non è come la pensano le nostre scuole ovviamente, perché si parte

sempre dal locale, al massimo se c'è tempo si allarga un po', però io provocatoriamente

gli ho risposto, per me se ne parla fin troppo. Nel senso che proprio per questa pulsione

che hai raccontato benissimo, a dire non se ne parla abbastanza, anche chi poi si cimenta

con i manuali anche per interesse, per voglia di indagare, perché è giusto parlarne,

alla fine dedica a un paese molto lontano, che chiaramente ha influenzato i destini del

mondo, dall'Italia un ampio spazio, appunto parlo della storia insegnata a scuola. E poi

ricordiamoci, per noi è ovvio, ma non per tutti lo è, che nel caso italiano la parabola

del comunismo è molto diversa da quella dell'Unione Sovietica o di Cuba o della Cambogia

o della Cina di cui si parlava prima. Il comunismo italiano con tutte poi le ombre che ogni esperienza

ha, però sceglie la via democratica, di fatto è il principale attore della conquista della

democrazia in Italia, che è una democrazia che non c'è mai stata, come diceva Parry,

perché ricordiamo che fino al dopoguerra le donne non votavano, per cui anche se nell'Italia

liberale c'era il diritto di voto, era comunque un diritto di voto ampiamente monco, per cui

l'Italia si affaccia alla democrazia per la prima volta soprattutto grazie al partito

comunista italiano, che poi sta nelle regole della democrazia nei decenni successivi fino

a evaporare insieme al comunismo internazionale. Però questa è anche una delle ragioni, non

dico che non sia necessario fare conto della storia del comunismo internazionale, probabilmente

sarebbe anche molto bello vederci una serie su Trotsky che ho visto, un po' ghiacciante,

però ci hanno provato i russi, ed è verissimo. Però ricordiamoci anche le specificità,

come dicono gli storici, il comunismo italiano è stata un'esperienza comunque esaltante

rispetto a tutte le altre manifestazioni in terra.

Certo, è probabilmente stato l'unico grande partito esterno ai paesi, il socialismo reale,

a portare avanti una riflessione teorica talmente importante da trasformarlo di fatto

in un partito socialdemocratico, tutta la svolta antileninista di Berlinguer, il tentativo

dell'eurocomunismo. E poi, questo è un dolore mio, ma entriamo troppo nei dettagli,

la rottura tra socialisti e comunisti che arriva subito dopo il fronte popolare, dove

invece erano riusciti a stare insieme. Per esempio, per quanto riguarda la figura di

Nenni, incredibilmente attuale, oggi ogni tanto mi vado a rileggere le pagine del suo

diario e mi sembra molto più attuale quello che scrive Nenni oggi, addirittura che negli

anni Sessanta, o questo libro, un libro uscito negli anni Settanta, dove in qualche modo

i comunisti le vedevano come questioni interne alle fazioni borghesi, quindi venivano liquidate

così, invece erano riflessioni sugli spazi di libertà dentro lo Stato, sulla necessità

di sconfiggere la corruzione attraverso il benessere e non semplicemente il moralismo

o gli arresti. Comunque, ultima conclusione. Se dovessi sintetizzare tutto il tuo lavoro

di questo libro, quando esce? È già uscito? È uscito giovedì. Perfetto. Come daresti

una sintesi della necessità dell'antifascismo? Ti anticipo che l'antifascismo, alla fine

della lettura del tuo libro, emerge come in realtà una pratica antitotalitaria e un orizzonte

politico indipendentemente dai tuoi orientamenti, cioè puoi essere conservatore, liberale,

libertario, socialdemocratico, socialista, insomma, ma l'orizzonte comune è nell'antifascismo.

Dimmi un po' perché, alla domanda così dritta, l'antifascismo oggi è necessario?

Come risponderesti? Prova a dare una risposta secca anche se

ho dedicato un po' di pagine per cui è difficile sintetizzare. No, perché almeno

quello che è successo a me e a tutte le persone con le quali mi confronto, con le quali condivido

tante domande, la storia dell'antifascismo mi ha insegnato a pensare, mi ha insegnato

come si può provare a immaginare la politica, come si può provare a immaginare uno stare

insieme, come giustamente dicevi tu, inteso in senso ampio, come dire una base comune

sulla quale muoversi che rimuova completamente dall'orizzonte ogni pulsione totalitaria

e che sia, come dire, imposta in una società che è veramente partecipata in questo.

Tutti gli antifascisti raccontano poi della tremenda disillusione del dopo perché la società

che avevano sognato di costruire, come dicevamo prima, si è realizzata a dir tanto a metà.

Però noi siamo erediti di quella tradizione lì e tra l'altro molti hanno scritto, ci hanno lasciato

tanti citati epistolari, memorie e tutto quanto per cui quella tradizione va recuperata, va ovviamente

rinnovata perché ci può insegnare a stare insieme in una maniera pacata e costruttiva

che manca terribilmente oggi.

Guarda, mi è piaciuto un sacco. Ma tu sei di Parma perché sotto continua l'insisto che la tua R è di Parma.

Perché? Perché i diamantesi hanno conquistato l'Italia a proposito.

A proposito, sì. Quella è un'altra storia che poi ne parliamo.

Esatto.

Tu ce l'hai una copia? Lì intorno a te?

Sì, ce l'ho qua.

Falla vedere. Ah, giustamente viene al contrario.

L'antifascismo non serve più a niente, la esce per la terza, per la collana che dirige adesso che si chiama.

Sì, sì, fact-checking, la storia da prova dei fatti.

Perfetto. Insomma, non si smetterebbe mai di discutere, potremmo continuare all'infinito,

ma è servito leggerlo anche per farmi sentire di nuovo in un territorio dove le figure che abbiamo citato,

il pensiero che abbiamo citato, non fosse soltanto un delirio che spesso io temo, credo di avere.

Oggi mi spesso mi sono andato a prendere su ebay un libro di Nitti che racconta la fuga da Lipari.

Madonna!

Che è una roba strepitosa.

E' un libro che ho trovato a 30 euro, messo lì buttatissimo online.

E mi sono detto, ma è delirante ormai ancora accedere a queste storie.

Io per esempio le ho precompare di Turati, che è un altro mio mito, Filippo Turati.

Kulishov, la moglie di Turati, ex compagna di Andrea Costa, altro mio mito.

Mi dico, ma queste persone, questo mondo, che tra l'altro ebbe un primato anche nel dibattito internazionale.

Le Jean Jury in Francia guardavano l'esperienza italiana, i socialisti italiani come suoi maestri.

Di Andrea Costa, Engels, non ne parla come di un leader che poteva fare la rivoluzione in Italia.

Non stiamo parlando solo di un'anima italiana, ma questi stavano ragionando su un'idea di società internazionale

che parlava al mondo. Quindi sono contento che il tuo libro richiama, fa appello a tutto un pezzo di storia, non scontata,

dove l'antifascismo ha qualcosa in più di un anti. Perché il gioco è di ridurre soltanto all'anti, ma in realtà è una premessa di un mondo.

Allora, l'ultima domanda. Che autori consiglieresti, tra quelli che abbiamo citato, che ci sta ascoltando?

Autori dimenticati, che però chi ci sta ascoltando deve essere un super lettore forte.

Chi consiglieresti di riprendere in mano?

Sicuramente Parri, l'abbiamo citato. Sicuramente Salvemini e Rosselli, come vedi, Vazzo Suani, mazionista.

Che libri di quelli ritracciabili? ¿Qué libros retráctiles?

Abbiamo rieditato dei discorsi e degli scritti di Parri con il titolo Come far la finita cosa in fascismo.

Strepitoso, come lucidità, come trasporto, come capacità di analisi.

Le memorie di un fuoriuscito di Salvemini anche sono stupende, credo che siano fuori commercio però, non sono di facile reperimento.

E poi citavi Rosselli, Oggi in Spagna, Domani in Italia, di Bricino e Naudi, anche questo è strepitoso.

Io riporto gran parte del discorso con questo titolo che fa in Spagna, ma davvero di una lucidità e di una nitidezza commoventi, che ci possono essere di ispirazione.

Grande! Dai Carlo! Grazie! Ciao!

A presto, mi raccomando! Grazie a tutti, ci avete seguito fino ad ora.

Grazie mille! Ciao!

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