Capitolo 9. Pensaci, Giacomino!
Il professor Agostino Toti ha settanta anni e non è un bel vecchio: basso, testa grossa, senza capelli, niente collo, un corpo lungo e gambe piccolissime.
Per questo lui sa che sua moglie, Maddalena, che ha ventisei anni, non può amarlo veramente. Lo sa e gli va bene. È vero, grazie a lui Maddalena ha una posizione migliore nella società. È nata molto, molto povera e ora è la moglie di un professore di scienze naturali all'università. Fra poco tempo, poi, il professor Toti finisce di lavorare e può avere una pensione molto alta.
E non solo: due anni fa un fratello è morto e gli ha lasciato tantissimi soldi: quasi duecentomila lire.
Ma tutto questo non basta per una ragazza giovane e bella e lui lo sa. Ha dato alla moglie la sua libertà. E non solo: ha fatto del bene a lei, alla moglie, ma anche a lui, Giacomino, un ragazzo bello e bravo, ex‒studente del professore e senza un lavoro. Il professore ha messo le duecentomila lire in una banca e Giacomino Delisi lavora ora in questa banca.
C'è anche un bambino in casa: un bel bambino di due anni e mezzo, figlio dell'amore di Maddalena e Giacomino. Il professore ama questo bambino: finire la lezione e tornare a casa da lui è la parte più bella del giorno.
Ha sposato Maddalena per dare a lei un bel futuro e l'ha amata sempre solo come un padre.
Per questo ora pensa: “È giusto avere pace e felicità per tutti”.
Molte persone sono cattive, non capiscono la buona azione di Toti verso Maddalena, verso il bambino, verso Giacomino. E anche verso lui stesso, che vuole avere una casa piena di vita e di risate. Le persone ridono quando il bambino lo chiama “papà”.
Ma lui non pensa alle persone cattive, lui è felice.
Purtroppo, da tre giorni, Agostino Toti non ha più in casa quella vita, quelle risate, quella pace che vuole. Che cosa è successo? Non lo sa: la moglie ha gli occhi rossi, piange sempre; ha un forte mal di testa e non vuole uscire dalla camera.
‒ Eh… giovani! ‒ dice il professor Toti.
Lui sta con il bambino, Ninì, e cammina per casa triste e anche un po' arrabbiato perché non è chiaro quello che fanno i due ragazzi e non è giusto. I giovani hanno tanti giorni ancora da vivere. Ma per un vecchio come lui, ogni giorno è importante: e invece ci sono stati tre giorni di tristezza e questo, pensa il professor Toti, non è giusto.
Cinque volte ha cercato di parlare con la giovane moglie, ma… niente!
‒ Male, eh? Stai proprio male?
Maddalena continua a non dire nulla, a non parlare, però piange. Chiede in modo gentile ad Agostino di chiudere la finestra, di andare via con Ninì e di lasciare lei sola, al buio.
‒ La testa, eh?
Il problema che Maddalena ha con Giacomino deve essere grande.
Agostino va in cucina e cerca di sapere qualcosa dalla domestica, ma anche lei non gli dice niente.
A questo punto, il professor Toti prende una decisione importante: porta Ninì dalla mamma e gli chiede di prepararlo per uscire.
‒ Perché?
‒ Andiamo fuori, ‒ risponde lui, ‒ oggi è festa. Qua non sa cosa fare, povero bambino.
A Maddalena non piace quando Toti esce insieme al bambino: la gente è cattiva, ride. Ma il marito ha deciso: lui e il bambino escono.
Il professor Toti va, insieme al bambino, a casa di Giacomo Delisi.
Apre la porta la signora Agata, la sorella di Giacomino. Alla sorella non piace Agostino Toti: quello che ha fatto con Giacomino, la moglie, il bambino, secondo lei è quasi un'azione del diavolo!
‒ Ma come? Scusi, ma… viene anche qui a cercare Giacomino? E poi… con il bambino! Ha portato anche il bambino?
Il professore non sa cosa dire, non sa perché la sorella di Giacomino è così cattiva con lui:
‒ Perché? Non posso… non posso venire a…
‒ Non c'è! ‒ dice Agata, senza perdere tempo, in modo duro. ‒ Giacomino non c'è!
‒ Va bene. Ma lei signora, mi scusi… Perché è sempre così dura con me? Non credo di avere fatto del male a lei o suo fratello!
‒ Professore, noi dobbiamo solo ringraziarla, lo so, ma anche lei deve capire la nostra situazione.
‒ Sono vecchio, signora e capisco tante cose. La prima cosa che capisco è questa: se uno è arrabbiato per qualcosa, la cosa migliore è parlare, in modo aperto. Ho ragione?
‒ Certo, sì…
‒ E allora, posso entrare e può chiamarmi Giacomino, per favore?
‒ Ma non c'è!
‒ No, non mi deve dire che non c'è. Giacomino è in casa e lei, per favore, deve chiamarlo. Poi parliamo lui e io, con calma. Posso entrare ora?
Finalmente il professore e Ninì possono entrare e aspettano in una stanza. Toti sa che Agata ha bisogno di tempo, perché Giacomino non vuole vederlo. E in quel tempo pensa: “Che cosa può avere fatto di così brutto Maddalena? È così buona! E invece… anche la sorella di Giacomino è arrabbiata”.
Alla fine arriva Giacomino. Dio, che faccia strana e stanca!
Il bambino corre incontro al padre:
‒ Giamì! Giamì!
Ma Giacomino non dà attenzione al bambino e questo fa male al professor Toti.
‒ Giacomino!
‒ Che vuole, professore? Sto male, sono a letto. Non ho ancora la forza di parlare e vedere qualcuno, ‒ e infatti non vuole guardare Toti negli occhi.
‒ Ma il bambino? !
‒ Ecco! ‒ Giacomino si abbassa e bacia Ninì.
‒ Ti senti male? ‒ chiede il professore. ‒ Io sono venuto proprio per parlare e capire perché. Il direttore della Banca Agricola ti ha detto qualcosa?
‒ No, perché?
‒ Perché ieri sera ho parlato di te con lui. Non prendi molti soldi e sai bene che una parola mia può aiutarti.
‒ Professore, io la ringrazio ma le chiedo, per favore, di non fare più niente per me!
‒ Ah, bravo! Non abbiamo più bisogno di nessuno, eh? Ma se io voglio invece farlo solo per mio piacere? Ai vecchi piace vedere che i bravi giovani vanno avanti, nella vita e…
Giacomino piange, con la faccia tra le mani. Il professore lo vede e anche il figlio:
‒ Giamì, bua!
Il professore si alza, vuole abbracciarlo, ma Giacomino non vuole.
‒ Deve stare lontano da me, professore. Per favore, deve andare: non è giusta questa generosità verso di me, non sono una persona così buona. Per piacere, deve andare, lei e il bambino. E mi deve dimenticare!
Una brutta sorpresa, per il professore.
‒ Ma perché?
‒ Perché, professore, io mi sposo.
Una bruttissima notizia, per Toti.
‒ Tu… ti sposi?
Quasi non ha la voce per parlare. Si siede, si mette la testa tra le mani.
‒ Ecco cosa è successo! Ma quando? Come? Senza dire niente?
‒ Mi sposo con una povera ragazza senza padre e madre, come me… un'amica di mia sorella.
Il professore guarda Giacomino con occhi spenti, la bocca aperta, e non riesce a parlare.
‒ E… e lasci tutto… così… e non pensi più a niente, a nessuno…
‒ Io sono una persona libera! Lei vuole prendere la mia libertà?
‒ Io? Prendere la tua libertà? Questo non è giusto Giacomino! Tu puoi fare quello che vuoi, casa mia è casa tua! Io ho settanta anni, fra poco tempo non ci sono più. Che problema posso essere, io? Sono un vecchio che vuole solo lasciare una bella famiglia. Io non conosco questa tua nuova ragazza: è di sicuro una brava ragazza, perché tu sei buono. Ma a casa tu hai già tutto! Perché vuoi sposarti?
‒ Professore, ma quello che vuole lei non può continuare! Le persone ridono…
‒ Ah, il problema sono le persone?
‒ Insomma, basta! ‒ dice Giacomino molto arrabbiato. ‒ Lei non deve pensare più a me! Ci sono tanti giovani che hanno bisogno di aiuto…
Queste ultime parole non piacciono proprio al professore.
‒ Maddalena è giovane, ma è brava! E tu lo sai! Maddalena può morire. Perché il suo male è qui, nel cuore. Secondo te lei può, domani, tornare ad essere contenta e felice? Con questo bambino? Tu la rovini!
‒ Come può dire queste cose?! Ma parla seriamente? !
Toti guarda il bambino e comincia a piangere disperato. Ninì lo vede e piange anche lui.
‒ Ah, povero Ninì! Questa è la rovina… la tua povera mamma… oh, povero bambino!
Poi alza gli occhi e guarda Giacomino:
‒ Piango perché ho sbagliato! Io ti ho portato in casa, ho parlato sempre bene di te, per colpa mia Maddalena ha imparato ad amarti. E ora… ora che lei ti ama, sicura di questo amore… madre di questo bambino… tu…
‒ Ma lei parla seriamente, professore?
Toti si ferma un attimo e poi…
‒ Basta, Giacomino! Ho deciso, ora vado con questo bambino nella casa della ragazza che vuoi sposare e le racconto tutto.
‒ Cosa?! Ma vuole far ridere la gente? ‒ risponde Giacomino spaventato.
‒ Far ridere la gente? E cosa mi importa? Io penso a Maddalena, quella povera ragazza, al bambino… anche a te! Vieni Ninì, andiamo.
Giacomino vuole fermarlo e si mette davanti alla porta.
‒ Lei non può fare questo!
‒ Certo che lo faccio! ‒ dice sicuro e freddo il professor Toti. ‒ E per non farti sposare quella ragazza posso anche parlare con il direttore della banca, così lui ti toglie il lavoro! Ti do tre giorni di tempo!
E prima di andare, si gira, guarda di nuovo Giacomino, con il bambino in mano, e gli dice:
‒ Pensaci, Giacomino! Pensaci!