Stai in ascolto...sei più di quel che pensi: Silvia Latham at TEDxBergamo
Trascrizione: Cecilia Negri Revisore: Cuicani Ríos
[Musica]
[Applausi]
Che cos'è l'eccellenza?
È un traguardo o un percorso?
È qualcosa che appartiene a pochi,
o che tutti noi possiamo avere?
Esiste un'eccellenza diversa da quella che abitualmente immaginiamo.
È un'eccellenza che va oltre il traguardo,
e che appartiene a ciascuno di noi.
Perché è dentro di noi, in modi e forme diverse.
E più la usiamo, più si consolida e si espande.
E se ne sta lì, seduta in noi,
ad aspettare di essere vissuta e sperimentata.
Che cos'è?
È la capacità di mettersi in contatto con noi stessi
e di riconoscere tutto ciò che è positivo dentro di noi,
le nostre qualità, le aspirazioni,
le capacità di azione, le nostre potenzialità;
e più abbracciamo questa eccellenza,
più liberiamo la nostra capacità di esistere.
Ed è una meraviglia.
Quando ero antropologa,
ho lavorato e vissuto in molti paesi,
e ho interagito con persone di diverso genere.
Ho affrontato situazioni difficili
e, come molti di noi, me la sono cavata.
Ci sono state, però, delle volte,
in cui mi sono stupita delle incredbili soluzioni
che il mio corpo, la mia mente, avevano escogitato
per salvare me stessa e per aiutare gli altri.
Ed è stato in quei momenti
che stare in ascolto, fidarmi
e mettermi in contatto con ciò che vivevo di positivo in me,
mi ha permesso di scoprire le risorse e le capacità
che avevo dentro.
È stato in quei momenti che io ho capito
che noi siamo più di quello che crediamo.
Nel Gennaio del 1998,
tre milioni di persone nel sud del Québec
vivono un'esperienza drammatica.
Io sono una di loro.
Per sei giorni una tempesta di ghiaccio si abbatte sull'area,
lasciandoci in completo black out,
senza riscaldamento né elettricità,
a temperature sotto zero.
Sotto il peso del ghiaccio,
chilometri di tralicci dell'alta tensione
crollano a terra.
Anche gli alberi crollano.
Crollano sulle case, nelle strade, sulle macchine.
Come nei film dell'Apocalisse, ci troviamo per strada
con molti altri.
Ricordo camminare nelle strade, al buio,
con una torcia.
Il cielo è così pesante che sembra caderci addosso.
Ricordo lo scricchiolio macabro degli alberi
che stanno per cadere, e sono terrorizzata,
non riesco a vedere dove sono, sento la gente urlare,
e provo un inconsolabile bisogno di protezione.
I giorni che passano sono giorni di pura sopravvivenza.
Quando il black out finisce,
la vita riprende, poco a poco.
Ma non per me.
Rimango con un profondo senso di desolazione
e di totale aridità.
E mi chiudo sempre di più.
Per giorni e giorni, mi sveglio alla mattina
cercando un motivo, una ragione per andare avanti.
E mi dico, ma come è possibile?
Che cosa è successo?
Come posso aiutarmi? Cosa deve rivivere dentro di me?
Ma c'è solo silenzio. Non ci sono parole.
Ma sto in ascolto. Sto in ascolto e ho fiducia
che prima o poi qualcosa deve succedere.
Fino a quando una mattina mi sveglio
pensando di essere un piccolo fagiolo secco.
Un piccolo fagiolo secco!
Mi visualizzo allora in quel fagiolo
e mi fido perché viene da me.
Così, nella mia immaginazione,
lo metto nella bambagia, per farlo crescere
e da quel momento, decido che io vivo la mia vita
con un fagiolo immaginario in tasca,
e gli dò pure dell'acqua ogni tanto.
I giorni diventano settimane.
La desolazione e il silenzio si trasformano in curiosità:
ma che cosa sarà mai?
Sarà un fiore, sarà un albero?
Mi accorgo anche che cresce un senso di responsabilità
verso quel fagiolo secco.
Le settimane diventano mesi.
Il fagiolo secco è sempre lì.
Ma io sto sempre in ascolto, con il mio fagiolo in tasca.
La curiosità diventa pazienza.
La responsabilità diventa accettazione della realtà, così com'è.
Almeno, non sono sola: ho il mio fagiolo in tasca.
Fino a quando, un giorno,
mi accorgo che c'è qualcosa di verde che spunta da quel fagiolo.
Quel fagiolo oggi è una quercia.
Quello fu un momento di eccellenza.
Avevo avuto una piccola intuizione positiva.
Un segnale interiore a cui avevo dato fiducia.
Avevo ascoltato un mio bisogno,
e mi ero fidata.
E avevo riconosciuto quello che provavo dentro.
Qual è, allora, il metodo per vivere questa eccellenza speciale?
È semplice.
Stai in ascolto, fidati e mettiti in contatto.
Stare in ascolto significa aprire gli occhi
e accorgersi di quando vivi una sensazione positiva,
perché questo significa aprire le porte
alle tue risorse profonde, alle tue qualità.
Perché se ti senti coraggiosa,
è perché hai il coraggio dentro di te.
Se ti senti onesto, paziente, flessibile o generoso
è perché queste sono qualità che hai dentro di te
che parlano di te, e di chi sei veramente.
Ci hai mai pensato?
Le tue sensazioni positive parlano delle tue qualità.
E invece noi riconosciamo subito
quando ci stiamo per arrabbiare,
quando stiamo diventando nervosi:
siamo inflessibili, impazienti.
Ed è più facile stare con queste emozioni negative,
e queste sensazioni,
fino a quando sbagliamo,
o danneggiamo la nostra salute.
Ma quante volte in un giorno,
ti accorgi che vivi una sensazione positiva?
Quando, per esempio, fai qualcosa di bello
per la tua famiglia,
o qualcuno ti sorride,
o prendi la decisione giusta?
O inizi un nuovo progetto, o ascolti la musica
o tutto quanto sembra andare liscio.
Quante volte in un giorno ti accorgi?
Qualcuno di voi potrebbe dire,
molto bello quello che stai dicendo -
ma la vita è dura, e poi è veloce,
e questo non bisogna dimenticarlo.
È vero.
Ma è anche vero che noi siamo nati
con profonde risorse dentro di noi,
e questo non possiamo dimenticarcelo.
E stare in ascolto significa aprire le porte
e fare entrare in modo decisivo queste risorse dentro di te.
E significa riconoscere chi sei veramente,
nella tua essenza.
Quante volte facciamo delle cose straordinarie
e nemmeno ce ne accorgiamo?
E quante volte diciamo: non ce la farò mai!
E ci dimentichiamo delle nostre aspirazioni.
Ma sai che cosa sono le aspirazioni?
Le aspirazioni sono qualità che bussano alla porta
e chiedono di nascere e di essere vissute.
Ma ci pensi?
Le tue aspirazioni sono le tue qualità,
che chiedono di nascere e di essere vissute.
È un po' come quando vogliamo suonare uno strumento
perché abbiamo la musica dentro.
O come quando vogliamo sviluppare un progetto
perché abbiamo spirito di iniziativa.
E sai qual è il vantaggio di tutto questo?
Il vantaggio è che più diventi consapevole delle tue risorse,
e più queste si consolidano dentro di te,
e più ne scopri di nuove,
e più le puoi usare quando ne avrai bisogno.
Il secondo passaggio è fidarsi.
Chi di noi oggi può dire
di potersi fidare al 100%?
La fiducia oggi è una cosa difficile.
Non ci fidiamo delle persone,
tanto meno del sistema.
A volte non ci fidiamo nemmeno di noi stessi
e delle nostre reazioni.
La fiducia di cui parlo è diversa.
È fiducia nelle proprie risorse,
ed è fatta di pazienza e di apertura.
Fidati delle tue risorse.
Perché non importa quanto ci vorrà.
Non importa quanto difficile e dura sarà.
Troverai un modo per andare avanti.
E il tuo corpo e la tua mente
saranno lì, ad aiutarti.
E quando senti una sensazione positiva,
fermati.
Stai con lei. Riconoscila.
E sai qual è la chiave di tutto questo?
La chiave è quella di riconoscere
che ogni momento è un momento chiave
per stare in ascolto e fidarti.
Perché è in quel momento,
che tu scopri cose che non credevi di essere.
Il terzo passaggio, e ultimo,
è quello di mettersi in contatto.
Questo è un momento cruciale.
Perché è lì che metti le frecce nel tuo arco.
Quando senti una sensazione, un'emozione positiva, sii curioso.
Dai un nome alla tua sensazione
e prova a chiederti,
che cosa sto vivendo adesso?
Esattamente, che cos'è?
È amore, è felicità, è gioia, è pazienza, è flessibilità?
Che cos'è?
Costruisci la consapevolezza delle tue risorse.
di quali e quante risorse hai dentro di te.
Come fai a scalare una montagna,
se non sai quali attrezzi puoi usare?
O quali attrezzi hai a disposizione?
E mi sento di dire anche un'altra cosa, l'ultima.
Quando senti una sensazione positiva,
prova a vedere dove la senti,
dov'è nel tuo corpo.
Perché le sensazioni hanno reazioni fisiche.
Esattamente come quando ti arrabbi,
e ti fa male lo stomaco.
O sei depresso, e hai il respiro al minimo.
O hai delle responsabilità che non vuoi
e ti fa male la schiena o ti fanno male le spalle,
o hai il mal di testa.
Ma che cosa sai dI te, e del tuo corpo,
quando sei felice?
Quando sei in pace con te stesso?
Quindi, stai in ascolto, fidati, e mettiti in contatto.
Il filosofo americano William Darrent,
parafasando Aristotele, scrisse,
Noi siamo ciò che facciamo ripetutamente.
L'eccellenza dunque non è un atto,
ma è un'abitudine.
E allora vivi!
Gusta questa eccellenza speciale che è dentro di te.
Falla diventare la tua nuova abitudine.
E vedrai che meraviglia.
Grazie.
[Applausi]
Il mio pensiero è:
tutti noi abbiamo un fagiolo, che vuole crescere.
[Applausi]