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Veleno, Episodio Extra - Una notte lunga vent'anni (3)

Episodio Extra - Una notte lunga vent'anni (3)

Live Alessia: Chi?

Live Marta: Valeria Donati. Perché io mi ricordo questi colloqui infiniti, estenuanti… e… ho dei flash in cui appoggiavo la testa sul tavolo e avrei voluto non sentire più nessuno, perché comunque era tutto un dire “Racconta cosa ti è successo, se racconti vedrai che starai meglio…”. E io subito non sapevo cosa raccontare, perché sapevo che non mi era successo niente...

La stessa situazione in cui racconta di essersi trovata Sonia.

Live Sonia: A ogni incontro mi veniva ricordato che la visita parlava chiaro, quindi, cioè, era inutile che io continuassi a stare in silenzio. Tanto i segni ormai erano evidenti, quindi non c'era più il dubbio, era una certezza.

Io negavo assolutamente, dicevo che non era vero niente, niente... non mi interessava né di quello che diceva la Donati né di quello che aveva detto la Maggioni. Live Pablo: E a quel punto che cosa ti veniva risposto, quando tu negavi? Live Sonia: Che ero bugiarda, che non ero coraggiosa, che tanto lo sapevano già perché c'erano già gli altri bambini che parlavano, quindi...

Live Marta: Io son certa che erano le psicologhe che mi dicevano il loro nome e che mi dicevano “ Guarda che lui ha fatto anche il tuo nome… quindi tu eri lì… eri in quella situazione lì” Mi ricordo… un tavolo, io seduta da una parte, lei seduta dall'altra, modalità interrogatorio...

Live Sonia: Violenze psicologiche e basta, queste erano. Cioè lei parlava un'ora, per quattro anni e mezzo, tutte le settimane, davanti a una bambina che piangeva. Impassibile lei continuava con la sua storia, cioè qualsiasi cosa io dicessi non aveva importanza.

Sonia e Marta erano bambine piuttosto timide.

Dopo essere state portate via da casa, si erano chiuse nel silenzio, continuando a ripetere che i genitori non avevano mai fatto loro del male.

Lo stesso era accaduto per gli altri bambini, che all'inizio non avevano parlato, ma che dopo parecchio tempo - durante il quale non avevano più avuto contatti con nessuno dei propri familiari - erano diventati testimoni instancabili, arrivando a delineare i contorni della setta satanica di cui abbiamo parlato nel corso delle sette puntate di Veleno .

Nelle testimonianze gli inquirenti avevano notato una serie di dettagli ricorrenti, che avevano convinto il Tribunale di Modena della solidità della loro storia. Stupri, animali squartati, omicidi.

Sonia ricorda un episodio in particolare, quando aveva raccontato alla Donati che le piaceva giocare con dei gattini randagi.

Live Sonia: Ha iniziato a dirmi che “Certo, tanto noi lo sappiamo già che i gatti venivano torturati davanti a voi, la notte nei cimiteri, venivano uccisi, vi veniva fatto bere il sangue”

Live Pablo: Scusami, e quando lei ti diceva queste cose tu che cosa rispondevi?

Live Sonia: Che non era vero… che non mi era mai successo niente.

Live Marta: Valeria mi diceva “Guarda che c'eri anche tu lì”, e quindi io penso che sia stata lei a parlare per prima di cimiteri, e io probabilmente c'ho ricamato sopra una storia. Dato che mi dicevano “Parla che stai meglio” e... “Ti devi aprire che stai meglio”... e mi dicevano sempre che avevo sempre gli occhi lucidi…

Live psicologa: I tuoi occhi lucidi ogni tanto mi dicono che cerchi di buttare giù qualche boccone, vero?

In uno dei video che abbiamo trovato, Marta è seduta davanti alla psicologa Sabrina Farci, che la stava registrando nel corso di un'audizione protetta.

Live Marta: “Guarda che hai gli occhi lucidi, hai qualcosa dentro, buttalo fuori”… anche lì, dopo un po', dopo diecimila volte che te lo dicono... alla fine ho ceduto.

Live psicologa: Quindi mi dicevi… la mamma?

Live Marta piccola: Mi portava in posti brutti, al cimitero e in casa di altre persone

Live psicologa: E quando ti portava al cimitero?

Live Marta piccola: Mhmm… verso sera…

Live psicologa: Verso sera...

Live Marta piccola: Alcune volte anche di pomeriggio

Live psicologa: Mhmm... Che cosa avveniva in questi posti?

Live Marta piccola: Mi facevano del male

Live psicologa: Lo facevano tutti o lo facevano solo a qualcuno?

Live Marta piccola: A tutti i bambini che venivano lì

Live psicologa: Ah, c'erano tanti bambini che venivano?

Live Marta piccola: Sì sì… E dopo alla fine davano i soldi alla mamma

Live psicologa: Davano dei soldi alla mamma…

Live Marta piccola: Mhmm…...

Live psicologa: Sai, è proprio triste questo. Ti capisco, sai, dev'essere proprio difficile per te…

Forse in certi periodi sei stata un po' anche arrabbiata con la mamma allora...

Live Marta piccola: Sì sì...

Live psicologa: Quindi hai potuto esprimere la rabbia solo dopo che lei non c'era più...

Live Marta piccola: Mhmm…

Live Marta: In questo momento avrei voluto dire a quella Marta: “Non rispondere così!” Cioè non farti mettere in bocca delle parole che non sono tue.

Qualcuno ci ha fatto odiare le nostre famiglie naturali.

Marta aveva raccontato che anche Federico Scotta, il vicino di casa, la violentava e la vendeva ad altri maniaci sessuali.

A causa di queste accuse, che lei oggi dice di avere inventato, Scotta era finito in carcere con una condanna a 11 anni, senza rivedere mai più i suoi 3 figli.

E il senso di colpa ha sempre tormentato Marta mano a mano che cresceva.

Live Marta: Tante volte ho pensato: “Basta, adesso io voglio dire che ho inventato tutto”. Poi però dopo la mente va a quando sei piccola, ai giudici, ai tribunali… e in quel momento dicevo no, cioè, io non voglio ripercorrere tutta ‘sta storia.

Sonia invece, non aveva mai parlato, e nonostante le psicologhe avessero insistito molto con lei, era stata l'unica tra tutti i bambini allontanati a non dire mai una parola contro mamma Daniela e papà Massimo.

Del suo silenzio si parla anche in un decreto di 31 pagine del Tribunale dei Minori di Bologna, firmato dall'allora presidente Elisa Ceccarelli.

A pagina 23 vengono descritte le caratteristiche emotive di Sonia durante i colloqui con le psicologhe. Sentite cosa dicono di lei:

“La mimica di Sonia appariva piuttosto stereotipata, caratterizzata da un debole sorriso che sembrava assumere la funzione di maschera. I frequenti “non so, non ricordo” e simili sembravano rimandare ad un comportamento di una per così dire “piccola omertosa”.

Live Sonia: Loro mi dicevano che i miei genitori erano stati bravi a farmi il lavaggio del cervello… per farmi dimenticare...

Il 22 febbraio 2000, la bambina viene sentita da un giudice, la dottoressa Milelli. Ecco un estratto di quella conversazione:

Domanda: Ti chiedo questo. Se tu vorresti ritornare a casa dai tuoi genitori.

Risposta: Sì

Domanda: Con chi vorresti tornare tu?

Risposta: Con la mamma.

Domanda: Hai un ricordo buono della mamma?

Risposta: Sì. A me non mi hanno fatto niente i miei genitori

Domanda: Tu sei sicura di questo?

Risposta: Sì

Live Sonia: Sapessi la fatica che io ho fatto per entrare in quella stanza e dirgli la mia verità… pensavo che fosse lì la salvezza, invece… quando non mi ha creduto neanche il giudice… (pausa) Lì ho capito che non c'era più niente da fare.

Sonia, quando descrive la sua esperienza, utilizza un termine brutale: sequestro.

Effettivamente che altra definizione può avere entrare nella cameretta di una bambina nel cuore della notte, strapparla ai suoi affetti, alle sue bambole, alla sua scuola, a tutta la sua famiglia, e non ascoltarla quando ti giura che non le è successo nulla, e che vuole solo tornare a casa?

Parecchio tempo dopo il suo allontanamento, suo padre Massimo era stato assolto da tutte le accuse, e la mamma Daniela - che ripetiamo, in quel processo non era mai nemmeno stata coinvolta - era riuscita con grande fatica a ottenere il permesso di incontrarla di nuovo, anche se alla presenza delle psicologhe.

Live Daniela: L'ho rivista al Cenacolo Francescano a Reggio Emilia.

Live Sonia: Erano passati già... tre anni.

Live Daniela: Sono entrata, in questa stanza enorme, di fronte avevo la Donati, sento aprire una porta… vedo mia figlia… sarei scappata via… guardava tutti gli altri tranne che sua madre, quando parlava doveva parlare a comando...

Live Sonia: Ovviamente prima dell'incontro le psicologhe mi avevano detto che non… non avremmo potuto parlare liberamente, che certe cose non le potevo chiedere, tipo sul passato non si poteva andare.

Live Daniela: Su venti domande che le ho fatto me ne avrà risposte cinque. Live Sonia: Io avrei voluto entrare in quella stanza, andare da mia madre e dirgli “Ma che cazzo è successo?”, e io non potevo farlo...

Live Daniela: Non era più mia figlia, non era più quella bimba solare…

Live Sonia: Non dovevo far trasparire nessun sentimento, nessuna emozione, nessun pensiero… cioè io avevo paura di pensare perché credevo che mi leggessero nel pensiero... Cioè non riuscivamo a essere spontanee, a parlare, a… era una cosa tristissima.

Quando Sonia aveva compiuto 14 anni, Daniela aveva chiesto di poterla riavere a casa, almeno per qualche giorno alla settimana. Ma le era stato comunicato che non era possibile. Per sua figlia era stato deciso un altro futuro, fuori dalla comunità.

Sonia era stata affidata ad una famiglia. Non una qualunque, bensì a quella di un avvocato legato allo stesso Cenacolo Francescano.

Live Sonia: E… Lui aveva 67 anni e lei 64. Non mi hanno mai dimostrato affetto… Io sembravo un oggetto, presa da una parte e portata da loro… basta.

Anche Marta era stata data in affidamento a una nuova famiglia, e negli anni ha dovuto imparare a convivere con gli spaventosi traumi che l'hanno condizionata da quando ne aveva solo otto.

E così ha tirato su barriere su barriere per proteggersi da tutto quel dolore.

Live Pablo: In questi anni tu hai mai pensato a tua mamma?

Live Marta: Sì ci ho pensato ma, cioè, in modo… come posso dire… eh ... un po' da esterna… quasi non provando niente. Probabilmente mi hanno messo in dubbio… mi hanno messo il dubbio anche sui sentimenti da provare, perché dopo tutto questo…

Eppure l'impressione che Alessia ed io abbiamo avuto, parlandoci in quel parcheggio, è che in realtà Marta, mentre ricordava la madre, stesse soffrendo molto.

Una delle prime cose ci ha chiesto dopo averci contattato sono state proprio le sue foto, perché dalla notte dell'allontanamento, 21 anni fa, non l'ha mai più vista.

Per mesi ha chiesto quegli scatti, ma le psicologhe non glieli hanno mai dati.

Noi, però, a casa di un parente abbiamo trovato un album pieno di fotografie.

Le prime poppate, i primi passi di Marta, le vacanze, i carnevali.

Francesca è sempre attaccata alla figlia, la guarda sorridendo, la abbraccia.

La bambina è ben vestita, curata e soprattutto sembra molto felice.

Ma crescendo sia Marta che Sonia si erano allontanate da quei ricordi d'infanzia. Per loro le madri erano diventate delle estranee.

Nel 2006, appena prima che la figlia compisse 18 anni, Daniela aveva chiesto a Sonia se una volta diventata maggiorenne avrebbero potuto rivedersi.

Live Sonia: Quando lei mi ha detto, “Se vuoi chiamarmi, venirmi a trovare io ci sarò sempre, spero di rivederti presto” io le ho risposto “Non credo”.

Ci siamo lasciate così... a 18 anni...

Dopo la nostra inchiesta un consigliere di Forza Italia del comune di Mirandola, Antonio Platis, ha chiesto un accesso agli atti per conoscere esattamente quale sia stato il costo complessivo di questa vicenda.

Dalla documentazione che gli è stata recapitata risulta che l'Unione Comuni Area Nord di Modena si è fatta interamente carico delle spese per l'affido e per le terapie psicologiche di tutti i bambini.

Ora sappiamo che la somma totale di fondi pubblici spesi è di 3.520.900 euro, e se si aggiungono i 220mila euro per le spese legali dei minori, saliamo a circa 3 milioni e 800mila euro.

Dai numeri che abbiamo risulta che ogni famiglia affidataria riceveva in media un rimborso mensile di 550 euro a bambino.

Una cifra tutto sommato contenuta, considerato l'importante impegno richiesto.

Nell'elenco però c'è un importo che attira l'attenzione: quello per la ‘spesa per assistenza psicologica e cura'.

Dopo che era scoppiato il caso, Valeria Donati, che inizialmente seguiva la maggior parte dei bambini per conto dell'Asl, era diventata responsabile di una struttura privata creata a Reggio Emilia: il CAB, Centro Aiuto al Bambino, dove erano andate a lavorare anche altre sue colleghe.


Episodio Extra - Una notte lunga vent'anni (3) Extra Episode - Eine Nacht 20 Jahre lang (3) Extra Episode - A Night Twenty Years Long (3) Episodio extra - Una noche de 20 años (3) Épisode Extra - Une nuit de 20 ans (3) 番外編・20年目の夜(3) Episódio Extra - Uma Noite com 20 Anos de Duração (3) Дополнительный эпизод - Ночь длиною в 20 лет (3) Extra avsnitt - En 20 år lång natt (3)

Live Alessia: Chi?

Live Marta: Valeria Donati. Perché io mi ricordo questi colloqui infiniti, estenuanti… e… ho dei flash in cui appoggiavo la testa sul tavolo e avrei voluto non sentire più nessuno, perché comunque era tutto un dire “Racconta cosa ti è successo, se racconti vedrai che starai meglio…”. Because I remember these endless, exhausting interviews ... and ... I have flashes where I used to lay my head on the table and I wished I didn't hear anybody anymore, because anyway it was all about saying, "Tell what happened to you, if you tell you'll see that you'll be better ..." E io subito non sapevo cosa raccontare, perché sapevo che non mi era successo niente...__ And I immediately didn't know what to tell, because I knew that nothing had happened to me....

La stessa situazione in cui racconta di essersi trovata Sonia. The same situation Sonia recounts finding herself in.

__Live Sonia: A ogni incontro mi veniva ricordato che la visita parlava chiaro, quindi, cioè, era inutile che io continuassi a stare in silenzio. Live Sonia: At each meeting I was reminded that the visitation spoke volumes, so, that is, it was pointless for me to continue being silent. Tanto i segni ormai erano evidenti, quindi non c'era più il dubbio, era una certezza. The signs were obvious now anyway, so there was no longer doubt, it was a certainty.

Io negavo assolutamente, dicevo che non era vero niente, niente... non mi interessava né di quello che diceva la Donati né di quello che aveva detto la Maggioni. I absolutely denied it, I said nothing was true, nothing...I didn't care about what Donati said or what Maggioni had said. Live Pablo: E a quel punto che cosa ti veniva risposto, quando tu negavi? Live Sonia: Che ero bugiarda, che non ero coraggiosa, che tanto lo sapevano già perché c'erano già gli altri bambini che parlavano, quindi...__

__Live Marta: Io son certa che erano le psicologhe che mi dicevano il loro nome e che mi dicevano “ Guarda che lui ha fatto anche il tuo nome… quindi tu eri lì… eri in quella situazione lì” Mi ricordo… un tavolo, io seduta da una parte, lei seduta dall'altra, modalità interrogatorio...__

__Live Sonia: Violenze psicologiche e basta, queste erano. Cioè lei parlava un'ora, per quattro anni e mezzo, tutte le settimane, davanti a una bambina che piangeva. Impassibile lei continuava con la sua storia, cioè qualsiasi cosa io dicessi non aveva importanza.__

Sonia e Marta erano bambine piuttosto timide.

Dopo essere state portate via da casa, si erano chiuse nel silenzio, continuando a ripetere che i genitori non avevano mai fatto loro del male.

Lo stesso era accaduto per gli altri bambini, che all'inizio non avevano parlato, ma che dopo parecchio tempo - durante il quale non avevano più avuto contatti con nessuno dei propri familiari - erano diventati testimoni instancabili, arrivando a delineare i contorni della setta satanica di cui abbiamo parlato nel corso delle sette puntate di Veleno .

Nelle testimonianze gli inquirenti avevano notato una serie di dettagli ricorrenti, che avevano convinto il Tribunale di Modena della solidità della loro storia. Stupri, animali squartati, omicidi.

Sonia ricorda un episodio in particolare, quando aveva raccontato alla Donati che le piaceva giocare con dei gattini randagi.

__Live Sonia: Ha iniziato a dirmi che “Certo, tanto noi lo sappiamo già che i gatti venivano torturati davanti a voi, la notte nei cimiteri, venivano uccisi, vi veniva fatto bere il sangue”

Live Pablo: Scusami, e quando lei ti diceva queste cose tu che cosa rispondevi?

Live Sonia: Che non era vero… che non mi era mai successo niente.__

__Live Marta: Valeria mi diceva “Guarda che c'eri anche tu lì”, e quindi io penso che sia stata lei a parlare per prima di cimiteri, e io probabilmente c'ho ricamato sopra una storia. Dato che mi dicevano “Parla che stai meglio” e... “Ti devi aprire che stai meglio”... e mi dicevano sempre che avevo sempre gli occhi lucidi…__

__Live psicologa: I tuoi occhi lucidi ogni tanto mi dicono che cerchi di buttare giù qualche boccone, vero?__

In uno dei video che abbiamo trovato, Marta è seduta davanti alla psicologa Sabrina Farci, che la stava registrando nel corso di un'audizione protetta.

__Live Marta: “Guarda che hai gli occhi lucidi, hai qualcosa dentro, buttalo fuori”… anche lì, dopo un po', dopo diecimila volte che te lo dicono... alla fine ho ceduto.

Live psicologa: Quindi mi dicevi… la mamma?

Live Marta piccola: Mi portava in posti brutti, al cimitero e in casa di altre persone

Live psicologa: E quando ti portava al cimitero?

Live Marta piccola: Mhmm… verso sera…

Live psicologa: Verso sera...

Live Marta piccola: Alcune volte anche di pomeriggio

Live psicologa: Mhmm... Che cosa avveniva in questi posti?

Live Marta piccola: Mi facevano del male

Live psicologa: Lo facevano tutti o lo facevano solo a qualcuno?

Live Marta piccola: A tutti i bambini che venivano lì

Live psicologa: Ah, c'erano tanti bambini che venivano?

Live Marta piccola: Sì sì… E dopo alla fine davano i soldi alla mamma

Live psicologa: Davano dei soldi alla mamma…

Live Marta piccola: Mhmm…...

Live psicologa: Sai, è proprio triste questo. Ti capisco, sai, dev'essere proprio difficile per te…

Forse in certi periodi sei stata un po' anche arrabbiata con la mamma allora...

Live Marta piccola: Sì sì...

Live psicologa: Quindi hai potuto esprimere la rabbia solo dopo che lei non c'era più...

Live Marta piccola: Mhmm…

Live Marta: In questo momento avrei voluto dire a quella Marta: “Non rispondere così!” Cioè non farti mettere in bocca delle parole che non sono tue.

Qualcuno ci ha fatto odiare le nostre famiglie naturali.__

Marta aveva raccontato che anche Federico Scotta, il vicino di casa, la violentava e la vendeva ad altri maniaci sessuali.

A causa di queste accuse, che lei oggi dice di avere inventato, Scotta era finito in carcere con una condanna a 11 anni, senza rivedere mai più i suoi 3 figli.

E il senso di colpa ha sempre tormentato Marta mano a mano che cresceva.

__Live Marta: Tante volte ho pensato: “Basta, adesso io voglio dire che ho inventato tutto”. Poi però dopo la mente va a quando sei piccola, ai giudici, ai tribunali… e in quel momento dicevo no, cioè, io non voglio ripercorrere tutta ‘sta storia.__

Sonia invece, non aveva mai parlato, e nonostante le psicologhe avessero insistito molto con lei, era stata l'unica tra tutti i bambini allontanati a non dire mai una parola contro mamma Daniela e papà Massimo.

Del suo silenzio si parla anche in un decreto di 31 pagine del Tribunale dei Minori di Bologna, firmato dall'allora presidente Elisa Ceccarelli.

A pagina 23 vengono descritte le caratteristiche emotive di Sonia durante i colloqui con le psicologhe. Sentite cosa dicono di lei:

“La mimica di Sonia appariva piuttosto stereotipata, caratterizzata da un debole sorriso che sembrava assumere la funzione di maschera. I frequenti “non so, non ricordo” e simili sembravano rimandare ad un comportamento di una per così dire “piccola omertosa”.

__Live Sonia: Loro mi dicevano che i miei genitori erano stati bravi a farmi il lavaggio del cervello… per farmi dimenticare...__

Il 22 febbraio 2000, la bambina viene sentita da un giudice, la dottoressa Milelli. Ecco un estratto di quella conversazione:

__Domanda: Ti chiedo questo. Se tu vorresti ritornare a casa dai tuoi genitori.

Risposta: Sì

Domanda: Con chi vorresti tornare tu?

Risposta: Con la mamma.

Domanda: Hai un ricordo buono della mamma?

Risposta: Sì. A me non mi hanno fatto niente i miei genitori

Domanda: Tu sei sicura di questo?

Risposta: Sì__

__Live Sonia: Sapessi la fatica che io ho fatto per entrare in quella stanza e dirgli la mia verità… pensavo che fosse lì la salvezza, invece… quando non mi ha creduto neanche il giudice… (pausa) Lì ho capito che non c'era più niente da fare.__

Sonia, quando descrive la sua esperienza, utilizza un termine brutale: sequestro.

Effettivamente che altra definizione può avere entrare nella cameretta di una bambina nel cuore della notte, strapparla ai suoi affetti, alle sue bambole, alla sua scuola, a tutta la sua famiglia, e non ascoltarla quando ti giura che non le è successo nulla, e che vuole solo tornare a casa?

Parecchio tempo dopo il suo allontanamento, suo padre Massimo era stato assolto da tutte le accuse, e la mamma Daniela - che ripetiamo, in quel processo non era mai nemmeno stata coinvolta - era riuscita con grande fatica a ottenere il permesso di incontrarla di nuovo, anche se alla presenza delle psicologhe.

__Live Daniela: L'ho rivista al Cenacolo Francescano a Reggio Emilia.

Live Sonia: Erano passati già... tre anni.

Live Daniela: Sono entrata, in questa stanza enorme, di fronte avevo la Donati, sento aprire una porta… vedo mia figlia… sarei scappata via… guardava tutti gli altri tranne che sua madre, quando parlava doveva parlare a comando...

Live Sonia: Ovviamente prima dell'incontro le psicologhe mi avevano detto che non… non avremmo potuto parlare liberamente, che certe cose non le potevo chiedere, tipo sul passato non si poteva andare.

Live Daniela: Su venti domande che le ho fatto me ne avrà risposte cinque. Live Sonia: Io avrei voluto entrare in quella stanza, andare da mia madre e dirgli “Ma che cazzo è successo?”, e io non potevo farlo...

Live Daniela: Non era più mia figlia, non era più quella bimba solare…

Live Sonia: Non dovevo far trasparire nessun sentimento, nessuna emozione, nessun pensiero… cioè io avevo paura di pensare perché credevo che mi leggessero nel pensiero... Cioè non riuscivamo a essere spontanee, a parlare, a… era una cosa tristissima.__

Quando Sonia aveva compiuto 14 anni, Daniela aveva chiesto di poterla riavere a casa, almeno per qualche giorno alla settimana. Ma le era stato comunicato che non era possibile. Per sua figlia era stato deciso un altro futuro, fuori dalla comunità.

Sonia era stata affidata ad una famiglia. Non una qualunque, bensì a quella di un avvocato legato allo stesso Cenacolo Francescano.

__Live Sonia: E… Lui aveva 67 anni e lei 64. Non mi hanno mai dimostrato affetto… Io sembravo un oggetto, presa da una parte e portata da loro… basta.__

Anche Marta era stata data in affidamento a una nuova famiglia, e negli anni ha dovuto imparare a convivere con gli spaventosi traumi che l'hanno condizionata da quando ne aveva solo otto.

E così ha tirato su barriere su barriere per proteggersi da tutto quel dolore.

__Live Pablo: In questi anni tu hai mai pensato a tua mamma?

Live Marta: Sì ci ho pensato ma, cioè, in modo… come posso dire… eh ... un po' da esterna… quasi non provando niente. Probabilmente mi hanno messo in dubbio… mi hanno messo il dubbio anche sui sentimenti da provare, perché dopo tutto questo…__

Eppure l'impressione che Alessia ed io abbiamo avuto, parlandoci in quel parcheggio, è che in realtà Marta, mentre ricordava la madre, stesse soffrendo molto.

Una delle prime cose ci ha chiesto dopo averci contattato sono state proprio le sue foto, perché dalla notte dell'allontanamento, 21 anni fa, non l'ha mai più vista.

Per mesi ha chiesto quegli scatti, ma le psicologhe non glieli hanno mai dati.

Noi, però, a casa di un parente abbiamo trovato un album pieno di fotografie.

Le prime poppate, i primi passi di Marta, le vacanze, i carnevali.

Francesca è sempre attaccata alla figlia, la guarda sorridendo, la abbraccia.

La bambina è ben vestita, curata e soprattutto sembra molto felice.

Ma crescendo sia Marta che Sonia si erano allontanate da quei ricordi d'infanzia. Per loro le madri erano diventate delle estranee.

Nel 2006, appena prima che la figlia compisse 18 anni, Daniela aveva chiesto a Sonia se una volta diventata maggiorenne avrebbero potuto rivedersi.

__Live Sonia: Quando lei mi ha detto, “Se vuoi chiamarmi, venirmi a trovare io ci sarò sempre, spero di rivederti presto” io le ho risposto “Non credo”.

Ci siamo lasciate così... a 18 anni...__

Dopo la nostra inchiesta un consigliere di Forza Italia del comune di Mirandola, Antonio Platis, ha chiesto un accesso agli atti per conoscere esattamente quale sia stato il costo complessivo di questa vicenda.

Dalla documentazione che gli è stata recapitata risulta che l'Unione Comuni Area Nord di Modena si è fatta interamente carico delle spese per l'affido e per le terapie psicologiche di tutti i bambini.

Ora sappiamo che la somma totale di fondi pubblici spesi è di 3.520.900 euro, e se si aggiungono i 220mila euro per le spese legali dei minori, saliamo a circa 3 milioni e 800mila euro.

Dai numeri che abbiamo risulta che ogni famiglia affidataria riceveva in media un rimborso mensile di 550 euro a bambino.

Una cifra tutto sommato contenuta, considerato l'importante impegno richiesto.

Nell'elenco però c'è un importo che attira l'attenzione: quello per la ‘spesa per assistenza psicologica e cura'.

Dopo che era scoppiato il caso, Valeria Donati, che inizialmente seguiva la maggior parte dei bambini per conto dell'Asl, era diventata responsabile di una struttura privata creata a Reggio Emilia: il CAB, Centro Aiuto al Bambino, dove erano andate a lavorare anche altre sue colleghe.