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Memorie di Adriano - Yourcenar, 5. DISCIPLINA AUGUSTA (4)

5. DISCIPLINA AUGUSTA (4)

Da un pezzo, m'ero abituato all'insonnia; ma, ormai, il sonno era peggio che non la sua mancanza: appena addormentato, avevo tremendi risvegli. Andavo soggetto a mali di testa che Ermogene attribuiva al clima torrido e al peso dell'elmo; a sera, dopo lunghe fatiche, crollavo a sedere di peso, e alzarmi per ricevere Rufo o Severo era uno sforzo che mi costava molto; i gomiti pesavano sui braccioli della mia poltrona; le gambe mi tremavano come quelle d'un corridore stremato. Il minimo gesto mi costava uno sforzo immenso, e di questi sforzi si componeva ormai la mia esistenza.

Un incidente quasi banale, un'indisposizione pressoché infantile svelò la malattia che si celava sotto quello sfinimento tremendo: durante una riunione dello Stato maggiore, ebbi una emorragia dal naso; sulle prime non detti peso alla cosa; durante il pasto della sera persisteva ancora, e, la notte, mi destai tutto intriso di sangue. Chiamai Celere, il quale dormiva sotto la tenda vicina; ed egli, a sua volta, dette l'allarme a Ermogene; ma l'orribile colata tiepida continuò. Le mani premurose del giovane ufficiale asciugavano quel liquido che m'imbrattava il viso; all'alba, fui colto da sussulti come ne hanno a Roma quei condannati a morte che si aprono le vene nel bagno; riscaldarono alla meglio, con coperte e impacchi bollenti, questo mio corpo che si raggelava; per arrestare il flusso del sangue, Ermogene aveva prescritto la neve, ma non ce n'era al campo, e Celere, tra difficoltà innumerevoli, ne fece trasportare dalla vetta dell'Ermone. Più tardi, seppi che s'era disperato di salvarmi; e io stesso non mi sentivo più legato alla vita se non da un filo sottilissimo, impercettibile come quel mio polso troppo rapido che costernava il medico. Ebbe termine, tuttavia, quell'emorragia inesplicabile; mi alzai dal letto; mi forzai a vivere come al solito, ma senza riuscirvi. Una sera in cui, ancora non del tutto ristabilito, tentai incautamente una passeggiata a cavallo, ebbi un secondo avvertimento più serio del primo. Sentii, per la durata d'un secondo, affrettarsi il battito del mio cuore, poi rallentare, interrompersi, cessare, e mi parve precipitare come un sasso in una voragine buia, senza dubbio la morte. Se lo era, ci si inganna a descriverla silente: ero travolto da una cascata, assordito come un tuffatore dal rombo delle acque. Non toccai il fondo; riemersi alla superficie; ma soffocavo. In quell'istante che credetti l'ultimo, tutta la mia forza s'era concentrata nella mano che s'aggrappava al braccio di Celere ritto al mio fianco: più tardi, mi mostrò la traccia delle mie dita sulla sua spalla. Ma quella breve agonia, come tutte le esperienze del corpo, è inesprimibile, e volere o no resta un segreto dell'uomo che l'ha vissuta. In seguito, ho attraversato crisi analoghe, mai identiche; e senza dubbio non si riesce ad attraversare due volte quel terrore e quel buio senza morirne. Ermogene finì per diagnosticare un inizio di idropisia al cuore; bisognò accettare le restrizioni che m'imponeva il male, improvvisamente diventato il mio padrone; consentire a un lungo periodo di inazione, limitare per qualche tempo le prospettive della mia vita entro lo spazio d'un letto. Avevo quasi vergogna di quella malattia tutta interiore, quasi invisibile, senza febbre, senza ascessi, senza dolori viscerali, e che non ha altri sintomi se non il respiro un po' più ansimante e la traccia livida che la stringa del sandalo lascia sul piede gonfiato.

Un silenzio straordinario si stabilì tutt'intorno alla mia tenda; pareva che il campo di Betar fosse diventato tutto la camera d'un malato. L'olio aromatico che ardeva ai piedi del mio Genio rendeva ancor più afosa l'atmosfera, sotto quella gabbia di tela; il pulsare di fucina delle mie arterie mi faceva vagamente pensare all'isola dei Titani al limitare della notte. In altri momenti, quel rombo intollerabile diventava quello d'un galoppo che calpesta la terra molle; lo spirito, tenuto per quasi cinquant'anni accuratamente imbrigliato, mi sfuggiva; il grande corpo navigava alla deriva; consentivo a essere l'uomo stanco che conta distrattamente le stelle e le losanghe della coperta; guardavo, nell'ombra, la macchia bianca d'un busto; dal fondo d'un abisso di quasi mezzo secolo, risaliva una cantilena in onore di Epona, la dea dei cavalli, che un tempo canticchiava con voce sommessa la mia nutrice spagnola, una donna alta e cupa, che somigliava a una delle Parche. Le mie giornate, e le notti, sembravano misurate dalle gocce brune che Ermogene contava una a una in una tazza di vetro.

A sera, chiamavo a raccolta le mie forze per ascoltare il rapporto di Rufo; la guerra volgeva al termine: Akiba che, sin dall'inizio delle ostilità, in apparenza s'era ritirato dagli affari pubblici, si dedicava all'insegnamento del diritto rabbinico nella piccola città di Usfa, in Galilea: quell'aula di lezioni era divenuta il centro della resistenza zelota; quelle sue mani di nonagenario cifravano e trasmettevano messaggi segreti ai partigiani di Simone; fu necessario usare la forza per rimandare alle loro case gli scolari fanatizzati che circondavano quel vegliardo. Dopo lunghe esitazioni, Rufo si decise a far interdire, perché sedizioso, lo studio della legge ebraica; pochi giorni dopo, Akiba, che aveva contravvenuto a quel decreto, fu arrestato e giustiziato. Altri nove dottori della legge, l'anima del partito zelota, perirono con lui. Avevo approvato tutte quelle misure con un cenno del capo. Akiba e i suoi fedeli morirono, persuasi fino all'ultimo d'essere i soli innocenti, i soli giusti; non ve ne fu uno che abbia avuto l'idea d'accettare la sua parte di responsabilità nelle sciagure che opprimevano il suo popolo. L'invidierei, se si potessero invidiare i ciechi. Non nego il titolo di eroe a quei dieci forsennati; ma in ogni caso, non erano saggi.

Tre mesi dopo, un freddo mattino di febbraio, mentr'ero seduto in cima a una collina, poggiato al tronco d'un fico spoglio delle foglie, assistetti all'assalto che precedette di poche ore la resa di Betar; vidi uscire uno a uno gli ultimi difensori della fortezza, smunti, laceri, orrendi e tuttavia magnifici come tutto ciò che è indomabile. Alla fine dello stesso mese, mi feci trasportare nel luogo - detto pozzo di Abramo - dove i ribelli, sorpresi con le armi in mano nei loro agglomerati urbani, furono radunati e venduti all'incanto; fanciulli ghignanti, già feroci, quasi deformati da convinzioni implacabili, si vantavano a voce altissima d'aver provocato la morte di dozzine di legionari; vegliardi assorti in un letargo da sonnambuli, matrone dalle carni molli, e altre ancora cupe e solenni come la Grande Madre dei culti d'Oriente, sfilarono sotto l'occhio freddo dei mercanti di schiavi; quella moltitudine mi passò davanti come una polvere. Giosuè Ben-Kisma, il capo dei cosiddetti moderati, che aveva miseramente fallito il suo compito di moderatore, soccombette verso la stessa epoca agli strascichi d'una lunga malattia, e morì invocando la guerra e la vittoria dei Parti su di noi. D'altra parte, gli Ebrei cristianizzati, che non avevamo molestati, e che serbano rancore agli altri appartenenti al popolo ebraico per aver perseguitato il loro profeta, scorsero in noi gli strumenti della collera divina. Durava ancora la lunga serie dei deliri e dei malintesi.

Un'iscrizione posta sul luogo ove sorgeva Gerusalemme proibì agli Ebrei, pena la morte, di tornare ad abitare in quel cumulo di macerie; essa riproduceva parola per parola la frase che un tempo era scritta sulla porta del tempio, e che interdiceva l'ingresso ai non circoncisi. Un giorno all'anno, il nove del mese di Ab, agli Ebrei si accordava il diritto di piangere innanzi a un muro in rovina. I più devoti si rifiutarono di abbandonare la terra natìa, e si stabilirono alla meglio nelle regioni meno devastate dalla guerra; i più fanatici si trasferirono nel territorio dei Parti, altri emigrarono ad Antiochia, ad Alessandria, a Pergamo; i più scaltri si recarono a Roma, ove prosperarono. La Giudea fu cancellata dalla carta e, per mio ordine, assunse il nome di Palestina. Durante quei quattro anni di guerra, erano state saccheggiate e distrutte cinquanta fortezze, e più di novecento città e villaggi; il nemico aveva perduto quasi seicentomila uomini; i combattimenti, le febbri endemiche, le epidemie ce ne avevano rapiti quasi novantamila. Immediatamente dopo la guerra, il paese fu riordinato, fu ricostruita Aelia Capitolina sebbene su scala ridotta: c'è sempre da ricominciare.

Mi riposai qualche tempo a Sidone, dove un mercante greco mi prestò la sua casa e i suoi giardini. In marzo, le corti interne erano già ricoperte di rose. Avevo ripreso le forze; anzi scoprii risorse prodigiose in questo corpo che era rimasto così prostrato dalla violenza della prima crisi. Non si comprendono le malattie se non se ne riconosce la strana somiglianza con le guerre e con l'amore: i compromessi, le finte, le esigenze, quell'amalgama unico e bizzarro che nasce dalla mescolanza d'un temperamento con un male. Stavo meglio, ma per giocare d'astuzia con il mio corpo, imporgli i miei voleri o cedere prudentemente ai suoi, mi ci voleva tanta abilità quanta ce n'era voluta in altri tempi per ampliare e regolare il mio universo, costruire la mia vita, abbellirla infine. Ripresi con moderazione gli esercizi del ginnasio; il medico non mi vietava più d'andare a cavallo, ma questo, ormai, era solo un mezzo di trasporto per me; avevo rinunciato ai rischiosi volteggi d'un tempo. Durante qualsiasi lavoro, qualsiasi piacere, l'essenziale non era più il lavoro o il piacere, ma l'uscirne senza fatica. Gli amici si meravigliavano d'una guarigione apparentemente così completa; si sforzavano di credere che quel male fosse dovuto solo agli sforzi eccessivi di quegli anni di guerra e che non sarebbe riapparso, ma io non la pensavo a quel modo; pensavo ai grandi abeti delle foreste di Bitinia, che il guardiaboschi passando segna d'un intacco; tornerà ad abbatterli la prossima stagione. Verso la fine della primavera, m'imbarcai per l'Italia su una grossa nave della flotta, e portai con me Celere, divenutomi indispensabile, e Diotimo di Gadara, giovane greco di nascita servile, che avevo incontrato a Sidone, e che era bello. La rotta del ritorno attraversava l'Arcipelago: per l'ultima volta, non v'ha dubbio, della mia vita, contemplai i delfini balzare nelle acque turchine; osservai, senza pensare ormai a trarne presagi, il lungo volo regolare degli uccelli migratori, che a volte, per riposarsi, si posano senza timori sul ponte della nave; assaporai quell'aroma di sale e di sole sulla pelle umana, il profumo di lentischio e di terebinto delle isole nelle quali si vorrebbe vivere, e dove si sa già che non si farà mai scalo. Diotimo ha ricevuto quella perfetta istruzione letteraria che spesso s'impartisce, per valorizzarli, ai giovani schiavi dotati di attrattive fisiche; al crepuscolo, disteso a poppa, sotto una tenda di porpora, lo ascoltavo leggermi qualche poeta del suo paese, sino a che la notte non cancellava del pari i versi che descrivono la tragica incertezza della vita umana e quelli che parlano di colombe, di serti di rose, di bocche baciate. Un alito umido esalava dal mare; le stelle salivano una a una al loro posto assegnato; la nave, inclinata dal vento, filava verso l'Occidente, ove si sfilacciava ancora un'ultima stria purpurea; dietro di noi, si allungava un solco fosforescente, ben presto ricoperto dalle masse nere delle onde. Mi dicevo che a Roma mi attendevano due soli affari importanti: uno era la scelta del mio successore, che interessava tutto l'impero; l'altro era la mia morte, e concerneva me solo.

Roma m'aveva preparato un trionfo, e questa volta l'accettai. Non lottavo più contro questi costumi al tempo stesso venerabili e vani; mi appariva salutare, di fronte a un mondo così pronto all'oblio, tutto ciò che mette in rilievo lo sforzo dell'uomo, sia pure per la durata d'un giorno. Non si trattava soltanto della repressione della rivolta giudaica; era in un senso assai più profondo, noto a me solo, che avevo trionfato. Associai a quegli onori il nome di Arriano. Aveva inflitto alle orde alane una serie di disfatte che le ricacciava per molto tempo in quel centro oscuro dell'Asia dal quale avevano creduto evadere; l'Armenia era salva; il lettore di Senofonte se ne rivelava l'emulo; non era estinta la razza di quei letterati che in caso di necessità sanno comandare e combattere. Quella sera, rientrando nella mia casa di Tivoli, ero stanco nell'animo ma calmo, quando presi dalle mani di Diotimo il vino e l'incenso del sacrificio giornaliero al mio Genio.

Da semplice privato, avevo cominciato a comprare e mettere insieme pezzo per pezzo i terreni che si estendono ai piedi dei monti Sabini, al limitare delle sorgenti, con l'ostinazione paziente d'un contadino che amplia le sue vigne; tra un giro di ispezione imperiale e l'altro, avevo posto le tende sotto quei boschetti invasi da muratori e architetti, dove un giovinetto imbevuto di tutte le superstizioni asiatiche chiedeva piamente che gli alberi fossero risparmiati. Di ritorno dal mio grande viaggio d'Oriente, m'ero messo con una specie di sacra frenesia a completare lo scenario immenso di quell'opera già quasi terminata. Questa volta vi feci ritorno per terminare i miei giorni il più dignitosamente possibile. Tutto era predisposto per regolare il lavoro così come il piacere: la cancelleria, le sale per le udienze, il tribunale dove avrei giudicato in ultimo appello la cause difficili, m'avrebbero risparmiato faticosi andirivieni fra Tivoli e Roma. Avevo dotato ciascuno di quegli edifici di nomi evocanti la Grecia: il Pecile, l'Accademia, il Pritaneo. Sapevo bene che quella valle angusta, disseminata d'olivi, non era il Tempe, ma ero giunto in quell'età in cui non v'è una bella località che non ce ne ricordi un'altra, più bella, e ogni piacere s'arricchisce del ricordo di piaceri trascorsi. Consentivo ad abbandonarmi a quella nostalgia ch'è la malinconia del desiderio. A un angolo particolarmente ombroso del parco, avevo persino dato il nome di Stige; a una prato costellato d'anemoni quello di Campi Elisi, preparandomi così a quell'altro mondo i cui tormenti somigliano tanto a quelli del nostro, ma le cui gioie nebulose non valgono le nostre. Ma, soprattutto, nel cuore di quel ritiro, m'ero fatto costruire un asilo ancor più celato, un isolotto di marmo al centro d'un laghetto contornato di colonne, una stanza segreta che un ponte girevole, così lieve che si può con una mano sola farlo scivolare nella sua corsia, unisce alla riva, o, piuttosto, segrega da essa. In quel padiglione feci trasportare due o tre statue a me care, e quel piccolo busto d'Augusto fanciullo che Svetonio m'aveva dato ai tempi della nostra amicizia; all'ora della siesta, mi recavo là per dormire, per pensare, per leggere. Sdraiato sulla soglia, il mio cane allungava innanzi a sé le zampe rigide; un riflesso di luce si riverberava sul marmo; Diotimo, per rinfrescarsi, posava la gota al fianco levigato d'una vasca. Io pensavo al mio successore.

Non ho figli e non lo rimpiango. Certo, nelle ore di stanchezza e di debolezza, quando ci si rinnega, a volte mi son rimproverato di non essermi dato il fastidio di generare un figlio che mi avrebbe continuato. Ma questo rimpianto tanto vano poggia su due ipotesi egualmente incerte: che un figlio necessariamente ci continui, e che questo singolare miscuglio di bene e di male, questa somma di particolarità infime e bizzarre che costituiscono un individuo meriti davvero d'essere prolungata. Le mie virtù, le ho utilizzate come ho potuto. Dei miei vizi, ne ho fatto buon uso. Ma non ci tengo in modo speciale a lasciarmi in retaggio a qualcuno. Del resto, l'autentica continuità umana non si stabilisce attraverso il sangue: è Cesare l'erede diretto d'Alessandro, e non già quel bimbo gracile, nato da una principessa persiana in una cittadella asiatica; ed Epaminonda, morendo senza prole, aveva ben ragione di vantarsi d'avere per figlie le sue vittorie. La maggior parte degli uomini che contano nella storia, ha avuto una progenie mediocre, o ancor peggio: si direbbe che essi esauriscano in sé tutte le risorse d'una razza. L'affetto paterno, poi, è quasi sempre in conflitto con gl'interessi d'un capo di Stato, e anche se ciò non fosse il figlio dell'imperatore per di più deve sottostare ai pregiudizi d'una educazione principesca, la peggiore fra tutte, per un futuro imperatore. Fortunatamente, per quel poco che il nostro Stato ha saputo darsi una norma per la successione imperiale, essa è l'adozione: e anche in questo, io ravviso la saggezza di Roma. Conosco bene i pericoli d'una scelta, gli incerti ch'essa comporta; e non ignoro che l'accecamento non è esclusivo dell'affetto paterno; ma questa scelta a cui l'intelligenza presiede, o, quanto meno, partecipa, mi apparirà sempre infinitamente preferibile agli oscuri incontri del caso e della ottusa natura. L'impero al più degno: è bello che chi ha dato prova delle sue capacità nel maneggio degli affari di Stato scelga il successore, e che tale scelta, così gravida di conseguenze, sia, a un tempo, il suo estremo privilegio e l'estremo servigio ch'egli rende allo Stato. Ma proprio questa scelta così importante mi sembrava più ardua che mai.

Avevo biasimato aspramente Traiano per aver tergiversato vent'anni, prima di prendere la risoluzione d'adottarmi, e per averlo fatto solo sul letto di morte. Ma erano già trascorsi quasi diciott'anni dal mio avvento al trono, e, malgrado i rischi d'un'esistenza avventurosa, avevo rimandato a mia volta a più tardi la scelta d'un successore. Mille chiacchiere erano corse, in proposito, false quasi tutte; erano state tentate mille ipotesi: ma quel che si credeva il mio segreto non era che il mio dubbio, la mia esitazione. Mi guardavo intorno: non difettavano i funzionari onesti, ma nessuno aveva la statura necessaria. Quarant'anni intemerati postulavano a favore di Marcio Turbo, il mio caro compagno d'altri tempi, il mio incomparabile prefetto del pretorio; ma aveva la mia stessa età, era troppo vecchio. Giulio Severo, generale eccellente, buon amministratore della Britannia, s'intendeva ben poco dei complessi affari d'Oriente; Arriano aveva fatto prova di tutte le qualità richieste a uno statista, ma era greco; e non è ancora il momento d'imporre un imperatore greco ai pregiudizi di Roma.


5. DISCIPLINA AUGUSTA (4) 5. AUGUST DISCIPLINE (4)

Da un pezzo, m'ero abituato all'insonnia; ma, ormai, il sonno era peggio che non la sua mancanza: appena addormentato, avevo tremendi risvegli. Andavo soggetto a mali di testa che Ermogene attribuiva al clima torrido e al peso dell'elmo; a sera, dopo lunghe fatiche, crollavo a sedere di peso, e alzarmi per ricevere Rufo o Severo era uno sforzo che mi costava molto; i gomiti pesavano sui braccioli della mia poltrona; le gambe mi tremavano come quelle d'un corridore stremato. I was subject to headaches that Hermogenes attributed to the torrid climate and the weight of the helmet; in the evening, after long labors, I would collapse to my seat with weight, and getting up to receive Rufus or Severus was an effort that cost me much; my elbows weighed on the arms of my chair; my legs trembled like those of an exhausted runner. Il minimo gesto mi costava uno sforzo immenso, e di questi sforzi si componeva ormai la mia esistenza. The slightest gesture cost me immense effort, and my existence was now composed of these efforts.

Un incidente quasi banale, un'indisposizione pressoché infantile svelò la malattia che si celava sotto quello sfinimento tremendo: durante una riunione dello Stato maggiore, ebbi una emorragia dal naso; sulle prime non detti peso alla cosa; durante il pasto della sera persisteva ancora, e, la notte, mi destai tutto intriso di sangue. An almost trivial incident, an almost childish indisposition revealed the illness that lay beneath that tremendous exhaustion: during a meeting of the General Staff, I had a hemorrhage from my nose; at first I did not give it any weight; during the evening meal it still persisted, and, at night, I awoke all drenched in blood. Chiamai Celere, il quale dormiva sotto la tenda vicina; ed egli, a sua volta, dette l'allarme a Ermogene; ma l'orribile colata tiepida continuò. I called Celere, who was sleeping under the nearby tent; and he, in turn, gave the alarm to Hermogenes; but the horrible lukewarm flow continued. Le mani premurose del giovane ufficiale asciugavano quel liquido che m'imbrattava il viso; all'alba, fui colto da sussulti come ne hanno a Roma quei condannati a morte che si aprono le vene nel bagno; riscaldarono alla meglio, con coperte e impacchi bollenti, questo mio corpo che si raggelava; per arrestare il flusso del sangue, Ermogene aveva prescritto la neve, ma non ce n'era al campo, e Celere, tra difficoltà innumerevoli, ne fece trasportare dalla vetta dell'Ermone. The young officer's caring hands wiped away that liquid that soiled my face; at dawn, I was seized with gasps as those condemned to death have in Rome who open their veins in the bath; they warmed as best they could, with blankets and boiling compresses, this chilling body of mine; to stop the flow of blood, Hermogenes had prescribed snow, but there was none at the camp, and Celere, amid countless difficulties, had some transported from the summit of the Hermon. Più tardi, seppi che s'era disperato di salvarmi; e io stesso non mi sentivo più legato alla vita se non da un filo sottilissimo, impercettibile come quel mio polso troppo rapido che costernava il medico. Later, I learned that he had despaired of saving me; and I myself no longer felt bound to life except by a very thin thread, as imperceptible as that too-rapid pulse of mine that dismayed the doctor. Ebbe termine, tuttavia, quell'emorragia inesplicabile; mi alzai dal letto; mi forzai a vivere come al solito, ma senza riuscirvi. It ended, however, that inexplicable bleeding; I got out of bed; I forced myself to live as usual, but without succeeding. Una sera in cui, ancora non del tutto ristabilito, tentai incautamente una passeggiata a cavallo, ebbi un secondo avvertimento più serio del primo. One evening when, still not fully recovered, I recklessly attempted a horseback ride, I had a second warning more serious than the first. Sentii, per la durata d'un secondo, affrettarsi il battito del mio cuore, poi rallentare, interrompersi, cessare, e mi parve precipitare come un sasso in una voragine buia, senza dubbio la morte. I felt, for the duration of a second, my heartbeat quicken, then slow down, stop, stop, and it seemed to me to fall like a stone into a dark chasm, death no doubt. Se lo era, ci si inganna a descriverla silente: ero travolto da una cascata, assordito come un tuffatore dal rombo delle acque. If it was, one is mistaken to describe it as silent: I was overwhelmed by a waterfall, deafened as a diver by the roar of the water. Non toccai il fondo; riemersi alla superficie; ma soffocavo. I did not touch the bottom; I resurfaced to the surface; but I was suffocating. In quell'istante che credetti l'ultimo, tutta la mia forza s'era concentrata nella mano che s'aggrappava al braccio di Celere ritto al mio fianco: più tardi, mi mostrò la traccia delle mie dita sulla sua spalla. In the instant that I thought the last, all my strength was concentrated in the hand that clung to the arm of Celere standing at my side: later, he showed me the trace of my fingers on his shoulder. Ma quella breve agonia, come tutte le esperienze del corpo, è inesprimibile, e volere o no resta un segreto dell'uomo che l'ha vissuta. But that brief agony, like all experiences of the body, is inexpressible, and willing or not remains a secret of the man who experienced it. In seguito, ho attraversato crisi analoghe, mai identiche; e senza dubbio non si riesce ad attraversare due volte quel terrore e quel buio senza morirne. Thereafter, I went through similar crises, never identical; and no doubt you cannot go through that terror and darkness twice without dying of it. Ermogene finì per diagnosticare un inizio di idropisia al cuore; bisognò accettare le restrizioni che m'imponeva il male, improvvisamente diventato il mio padrone; consentire a un lungo periodo di inazione, limitare per qualche tempo le prospettive della mia vita entro lo spazio d'un letto. Hermogenes ended up diagnosing an onset of dropsy in the heart; it was necessary to accept the restrictions imposed on me by the evil that had suddenly become my master; to allow a long period of inaction, to limit the prospects of my life within the space of a bed for some time. Avevo quasi vergogna di quella malattia tutta interiore, quasi invisibile, senza febbre, senza ascessi, senza dolori viscerali, e che non ha altri sintomi se non il respiro un po' più ansimante e la traccia livida che la stringa del sandalo lascia sul piede gonfiato. I was almost ashamed of that all-internal disease, almost invisible, without fever, without abscesses, without visceral pain, and which has no other symptoms than the slightly more panting breath and the livid trace that the sandal string leaves on the swollen foot .

Un silenzio straordinario si stabilì tutt'intorno alla mia tenda; pareva che il campo di Betar fosse diventato tutto la camera d'un malato. An extraordinary silence settled all around my tent; it seemed as if the whole Betar camp had become a sick man's room. L'olio aromatico che ardeva ai piedi del mio Genio rendeva ancor più afosa l'atmosfera, sotto quella gabbia di tela; il pulsare di fucina delle mie arterie mi faceva vagamente pensare all'isola dei Titani al limitare della notte. The aromatic oil burning at the feet of my Genius made the atmosphere even more sultry under that canvas cage; the forge-like pulsing of my arteries made me vaguely think of the island of Titans at the edge of the night. In altri momenti, quel rombo intollerabile diventava quello d'un galoppo che calpesta la terra molle; lo spirito, tenuto per quasi cinquant'anni accuratamente imbrigliato, mi sfuggiva; il grande corpo navigava alla deriva; consentivo a essere l'uomo stanco che conta distrattamente le stelle e le losanghe della coperta; guardavo, nell'ombra, la macchia bianca d'un busto; dal fondo d'un abisso di quasi mezzo secolo, risaliva una cantilena in onore di Epona, la dea dei cavalli, che un tempo canticchiava con voce sommessa la mia nutrice spagnola, una donna alta e cupa, che somigliava a una delle Parche. At other times, that intolerable rumble became that of a gallop trampling the soft earth; the spirit, held for nearly fifty years carefully harnessed, escaped me; the great body sailed adrift; I allowed myself to be the weary man distractedly counting the stars and lozenges of the deck; I watched, in the shadows, the white stain of a torso; from the depths of an abyss of nearly half a century, rose a chant in honor of Epona, the goddess of horses, which my Spanish nurse, a tall, somber woman who resembled one of the Fates, once hummed in a hushed voice. Le mie giornate, e le notti, sembravano misurate dalle gocce brune che Ermogene contava una a una in una tazza di vetro. My days and nights seemed to be measured by the brown drops that Hermogenes counted one by one in a glass cup.

A sera, chiamavo a raccolta le mie forze per ascoltare il rapporto di Rufo; la guerra volgeva al termine: Akiba che, sin dall'inizio delle ostilità, in apparenza s'era ritirato dagli affari pubblici, si dedicava all'insegnamento del diritto rabbinico nella piccola città di Usfa, in Galilea: quell'aula di lezioni era divenuta il centro della resistenza zelota; quelle sue mani di nonagenario cifravano e trasmettevano messaggi segreti ai partigiani di Simone; fu necessario usare la forza per rimandare alle loro case gli scolari fanatizzati che circondavano quel vegliardo. In the evening, I would summon my forces to listen to Rufus' report; the war was drawing to a close: Akiba who, since the beginning of hostilities, had apparently withdrawn from public affairs, was devoting himself to teaching rabbinical law in the small town of Usfa in Galilee: that lecture hall had become the center of Zealot resistance; those nonagenarian hands of his were ciphering and transmitting secret messages to Simon's partisans; it was necessary to use force to send back to their homes the fanatical schoolchildren who surrounded that old man. Dopo lunghe esitazioni, Rufo si decise a far interdire, perché sedizioso, lo studio della legge ebraica; pochi giorni dopo, Akiba, che aveva contravvenuto a quel decreto, fu arrestato e giustiziato. After much hesitation, Rufus decided to have the study of Jewish law banned as seditious; a few days later, Akiba, who had contravened that decree, was arrested and executed. Altri nove dottori della legge, l'anima del partito zelota, perirono con lui. Nine other doctors of the law, the soul of the Zealot party, perished with him. Avevo approvato tutte quelle misure con un cenno del capo. I had approved all those measures with a nod of the head. Akiba e i suoi fedeli morirono, persuasi fino all'ultimo d'essere i soli innocenti, i soli giusti; non ve ne fu uno che abbia avuto l'idea d'accettare la sua parte di responsabilità nelle sciagure che opprimevano il suo popolo. Akiba and his faithful died, persuaded to the last that they were the only innocent, the only righteous; there was not one who had the idea of accepting his share of responsibility in the misfortunes that oppressed his people. L'invidierei, se si potessero invidiare i ciechi. I would envy her, if one could envy the blind. Non nego il titolo di eroe a quei dieci forsennati; ma in ogni caso, non erano saggi. I do not deny the title of hero to those ten forsaken; but in any case, they were not wise.

Tre mesi dopo, un freddo mattino di febbraio, mentr'ero seduto in cima a una collina, poggiato al tronco d'un fico spoglio delle foglie, assistetti all'assalto che precedette di poche ore la resa di Betar; vidi uscire uno a uno gli ultimi difensori della fortezza, smunti, laceri, orrendi e tuttavia magnifici come tutto ciò che è indomabile. Three months later, one cold February morning, as I sat atop a hill, leaning against the trunk of a fig tree stripped of its leaves, I witnessed the assault that preceded Betar's surrender by a few hours; I saw the last defenders of the fortress come out one by one, wizened, ragged, hideous and yet magnificent as all that is untamable. Alla fine dello stesso mese, mi feci trasportare nel luogo - detto pozzo di Abramo - dove i ribelli, sorpresi con le armi in mano nei loro agglomerati urbani, furono radunati e venduti all'incanto; fanciulli ghignanti, già feroci, quasi deformati da convinzioni implacabili, si vantavano a voce altissima d'aver provocato la morte di dozzine di legionari;** vegliardi assorti in un letargo da sonnambuli, matrone dalle carni molli, e altre ancora cupe e solenni come la Grande Madre dei culti d'Oriente, sfilarono sotto l'occhio freddo dei mercanti di schiavi; quella moltitudine mi passò davanti come una polvere. At the end of the same month, I was transported to the place-known as Abraham's Well-where the rebels, caught with weapons in hand in their urban agglomerations, were rounded up and sold at auction; sneering, already ferocious children, almost deformed by implacable convictions, boasted in loud voices that they had caused the deaths of dozens of legionaries; old men absorbed in a sleepwalking lethargy, soft-fleshed matrons, and still others somber and solemn like the Great Mother of the cults of the East, paraded under the cold eye of the slave traders; that multitude passed me by like dust. Giosuè Ben-Kisma, il capo dei cosiddetti moderati, che aveva miseramente fallito il suo compito di moderatore, soccombette verso la stessa epoca agli strascichi d'una lunga malattia, e morì invocando la guerra e la vittoria dei Parti su di noi. Joshua Ben-Kisma, the leader of the so-called moderates, who had miserably failed his task as moderator, succumbed towards the same time to the aftermath of a long illness, and died invoking war and Parthian victory over us. D'altra parte, gli Ebrei cristianizzati, che non avevamo molestati, e che serbano rancore agli altri appartenenti al popolo ebraico per aver perseguitato il loro profeta, scorsero in noi gli strumenti della collera divina. On the other hand, the Christianized Jews, whom we had not harassed, and who held a grudge against others belonging to the Jewish people for persecuting their prophet, discerned in us the instruments of divine wrath. Durava ancora la lunga serie dei deliri e dei malintesi. The long series of delusions and misunderstandings still lasted. **

Un'iscrizione posta sul luogo ove sorgeva Gerusalemme proibì agli Ebrei, pena la morte, di tornare ad abitare in quel cumulo di macerie; essa riproduceva parola per parola la frase che un tempo era scritta sulla porta del tempio, e che interdiceva l'ingresso ai non circoncisi. An inscription placed on the site where Jerusalem stood forbade the Jews, on pain of death, to return to dwell in that heap of rubble; it reproduced word for word the phrase that was once written on the door of the temple, and which barred entry to the uncircumcised. Un giorno all'anno, il nove del mese di Ab, agli Ebrei si accordava il diritto di piangere innanzi a un muro in rovina. One day a year, on the ninth day of the month of Ab, the Jews were granted the right to weep before a ruined wall. I più devoti si rifiutarono di abbandonare la terra natìa, e si stabilirono alla meglio nelle regioni meno devastate dalla guerra; i più fanatici si trasferirono nel territorio dei Parti, altri emigrarono ad Antiochia, ad Alessandria, a Pergamo; i più scaltri si recarono a Roma, ove prosperarono. The most devout refused to leave their native land, and settled as best they could in regions less devastated by war; the most fanatical moved into Parthian territory; others emigrated to Antioch, Alexandria, Pergamum; the most astute went to Rome, where they prospered. La Giudea fu cancellata dalla carta e, per mio ordine, assunse il nome di Palestina. Judea was removed from the charter and, by my order, took the name of Palestine. Durante quei quattro anni di guerra, erano state saccheggiate e distrutte cinquanta fortezze, e più di novecento città e villaggi; il nemico aveva perduto quasi seicentomila uomini; i combattimenti, le febbri endemiche, le epidemie ce ne avevano rapiti quasi novantamila. During those four years of war, fifty fortresses, and more than nine hundred towns and villages had been sacked and destroyed; the enemy had lost nearly six hundred thousand men; fighting, endemic fevers, and epidemics had robbed us of nearly ninety thousand. Immediatamente dopo la guerra, il paese fu riordinato, fu ricostruita Aelia Capitolina sebbene su scala ridotta: c'è sempre da ricominciare. Immediately after the war, the country was reordered, Aelia Capitolina was rebuilt albeit on a smaller scale: there is always starting over. **

Mi riposai qualche tempo a Sidone, dove un mercante greco mi prestò la sua casa e i suoi giardini. I rested some time in Sidon, where a Greek merchant lent me his house and gardens. In marzo, le corti interne erano già ricoperte di rose. By March, the inner courts were covered with roses. Avevo ripreso le forze; anzi scoprii risorse prodigiose in questo corpo che era rimasto così prostrato dalla violenza della prima crisi. I had regained my strength; indeed I discovered prodigious resources in this body that had been so prostrated by the violence of the first crisis. Non si comprendono le malattie se non se ne riconosce la strana somiglianza con le guerre e con l'amore: i compromessi, le finte, le esigenze, quell'amalgama unico e bizzarro che nasce dalla mescolanza d'un temperamento con un male. One does not understand illnesses if one does not recognize their strange resemblance to wars and love: the compromises, the feints, the demands, that unique and bizarre amalgam that arises from the mixing of a temperament with an evil. ** Stavo meglio, ma per giocare d'astuzia con il mio corpo, imporgli i miei voleri o cedere prudentemente ai suoi, mi ci voleva tanta abilità quanta ce n'era voluta in altri tempi per ampliare e regolare il mio universo, costruire la mia vita, abbellirla infine. I was better off, but to outsmart my body, impose my wills on it or prudently yield to its own, it took me as much skill as it had taken at other times to expand and regulate my universe, build my life, finally beautify it. ** Ripresi con moderazione gli esercizi del ginnasio; il medico non mi vietava più d'andare a cavallo, ma questo, ormai, era solo un mezzo di trasporto per me; avevo rinunciato ai rischiosi volteggi d'un tempo. I resumed my gymnasium exercises in moderation; the doctor no longer forbade me to ride a horse, but this, by now, was only a means of transportation for me; I had given up the risky vaults of yesteryear. Durante qualsiasi lavoro, qualsiasi piacere, l'essenziale non era più il lavoro o il piacere, ma l'uscirne senza fatica. During any work, any pleasure, the main thing was no longer the work or the pleasure, but getting out of it effortlessly. Gli amici si meravigliavano d'una guarigione apparentemente così completa; si sforzavano di credere che quel male fosse dovuto solo agli sforzi eccessivi di quegli anni di guerra e che non sarebbe riapparso, ma io non la pensavo a quel modo; pensavo ai grandi abeti delle foreste di Bitinia, che il guardiaboschi passando segna d'un intacco; tornerà ad abbatterli la prossima stagione. Friends marveled at an apparently complete recovery; they tried to believe that this evil was due only to the excessive efforts of those years of war and that it would not reappear, but I did not think that way; I was thinking of the great fir trees of the Bithynia forests, which the forester marks a dent as he passes; will come back to tear them down next season. Los amigos se maravillaron de una recuperación tan aparentemente completa; trataban de creer que esta enfermedad era solo por el sobreesfuerzo de esos años de guerra y que no volvería a aparecer, pero yo no lo creía; Estaba pensando en los grandes abetos de los bosques de Bitinia, que el guardabosques marca con una muesca al pasar; Volverá para derribarlos la próxima temporada. ** Verso la fine della primavera, m'imbarcai per l'Italia su una grossa nave della flotta, e portai con me Celere, divenutomi indispensabile, e Diotimo di Gadara, giovane greco di nascita servile, che avevo incontrato a Sidone, e che era bello. ** Towards the end of spring, I embarked for Italy on a large ship in the fleet, and took with me Celere, who had become indispensable, and Diotimus of Gadara, a young Greek of servile birth, whom I had met in Sidon, and who was beautiful. ** La rotta del ritorno attraversava l'Arcipelago: per l'ultima volta, non v'ha dubbio, della mia vita, contemplai i delfini balzare nelle acque turchine; osservai, senza pensare ormai a trarne presagi, il lungo volo regolare degli uccelli migratori, che a volte, per riposarsi, si posano senza timori sul ponte della nave; assaporai quell'aroma di sale e di sole sulla pelle umana, il profumo di lentischio e di terebinto delle isole nelle quali si vorrebbe vivere, e dove si sa già che non si farà mai scalo. The return route crossed the Archipelago: for the last time, no doubt, of my life, I contemplated the dolphins leaping in the turquoise waters; I observed, without thinking now to draw omens from it, the long regular flight of the migratory birds, which sometimes, to rest, perch without fear on the deck of the ship; I savored that aroma of salt and sun on human skin, the scent of lentisk and terebinth of the islands in which one would like to live, and where one already knows one will never call. Diotimo ha ricevuto quella perfetta istruzione letteraria che spesso s'impartisce, per valorizzarli, ai giovani schiavi dotati di attrattive fisiche;** al crepuscolo, disteso a poppa, sotto una tenda di porpora, lo ascoltavo leggermi qualche poeta del suo paese, sino a che la notte non cancellava del pari i versi che descrivono la tragica incertezza della vita umana e quelli che parlano di colombe, di serti di rose, di bocche baciate. Diotimo received that perfect literary education which is often given to young slaves endowed with physical attractions to enhance them; ** at dusk, lying at the stern, under a purple curtain, I listened to him reading me some poet from his country, until that the night did not likewise erase the verses that describe the tragic uncertainty of human life and those that speak of doves, wreaths of roses, kissed mouths. Un alito umido esalava dal mare; le stelle salivano una a una al loro posto assegnato; la nave, inclinata dal vento, filava verso l'Occidente, ove si sfilacciava ancora un'ultima stria purpurea; dietro di noi, si allungava un solco fosforescente, ben presto ricoperto dalle masse nere delle onde. A moist breath exhaled from the sea; the stars rose one by one to their assigned place; the ship, tilted by the wind, spun toward the West, where one last purple streak still frayed; behind us, a phosphorescent furrow stretched out, soon covered by the black masses of the waves. Mi dicevo che a Roma mi attendevano due soli affari importanti: uno era la scelta del mio successore, che interessava tutto l'impero; l'altro era la mia morte, e concerneva me solo. I told myself that only two important affairs awaited me in Rome: one was the choice of my successor, which concerned the whole empire; the other was my death, and it concerned me alone.

Roma m'aveva preparato un trionfo, e questa volta l'accettai. Rome had prepared a triumph for me, and this time I accepted it. Non lottavo più contro questi costumi al tempo stesso venerabili e vani; mi appariva salutare, di fronte a un mondo così pronto all'oblio, tutto ciò che mette in rilievo lo sforzo dell'uomo, sia pure per la durata d'un giorno. I no longer struggled against these customs at once venerable and vain; it seemed salutary to me, in the face of a world so ready for oblivion, anything that emphasizes human effort, even if it is for the duration of a day. Non si trattava soltanto della repressione della rivolta giudaica; era in un senso assai più profondo, noto a me solo, che avevo trionfato. It was not just the suppression of the Jewish revolt; it was in a much deeper sense, known to me alone, that I had triumphed. Associai a quegli onori il nome di Arriano. I associated with those honors the name of Arrian. Aveva inflitto alle orde alane una serie di disfatte che le ricacciava per molto tempo in quel centro oscuro dell'Asia dal quale avevano creduto evadere; l'Armenia era salva; il lettore di Senofonte se ne rivelava l'emulo; non era estinta la razza di quei letterati che in caso di necessità sanno comandare e combattere. He had inflicted on the Alan hordes a series of defeats that sent them back for a long time to that dark center of Asia from which they had believed they had escaped; Armenia was safe; the reader of Xenophon revealed himself to be his emulator; the race of those literati who in case of need know how to command and fight was not extinct. Quella sera, rientrando nella mia casa di Tivoli, ero stanco nell'animo ma calmo, quando presi dalle mani di Diotimo il vino e l'incenso del sacrificio giornaliero al mio Genio. That evening, returning to my home in Tivoli, I was weary in soul but calm as I took from Diotimaeus' hands the wine and incense of the daily sacrifice to my Genius.

Da semplice privato, avevo cominciato a comprare e mettere insieme pezzo per pezzo i terreni che si estendono ai piedi dei monti Sabini, al limitare delle sorgenti, con l'ostinazione paziente d'un contadino che amplia le sue vigne; tra un giro di ispezione imperiale e l'altro, avevo posto le tende sotto quei boschetti invasi da muratori e architetti, dove un giovinetto imbevuto di tutte le superstizioni asiatiche chiedeva piamente che gli alberi fossero risparmiati. As a simple private individual, I had begun to buy and put together piece by piece the land that extends to the foot of the Sabine mountains, on the edge of the springs, with the patient obstinacy of a farmer who expands his vineyards; between one imperial inspection tour and the next, I had pitched my tents under those groves overrun by masons and architects, where a young man imbued with all Asian superstitions piously asked that the trees be spared. Di ritorno dal mio grande viaggio d'Oriente, m'ero messo con una specie di sacra frenesia a completare lo scenario immenso di quell'opera già quasi terminata. Returning from my great journey of the Orient, I had set out with a kind of holy frenzy to complete the immense scenery of that already nearly finished work. Questa volta vi feci ritorno per terminare i miei giorni il più dignitosamente possibile. This time I returned there to end my days as decently as possible. Tutto era predisposto per regolare il lavoro così come il piacere: la cancelleria, le sale per le udienze, il tribunale dove avrei giudicato in ultimo appello la cause difficili, m'avrebbero risparmiato faticosi andirivieni fra Tivoli e Roma. Everything was arranged to regulate work as well as pleasure: the chancery, the hearing rooms, the court where I would judge difficult cases on final appeal, would spare me tiring trips between Tivoli and Rome. Avevo dotato ciascuno di quegli edifici di nomi evocanti la Grecia: il Pecile, l'Accademia, il Pritaneo. I had endowed each of those buildings with names evocative of Greece: the Pecile, the Academy, the Pritaneo. Sapevo bene che quella valle angusta, disseminata d'olivi, non era il Tempe, ma ero giunto in quell'età in cui non v'è una bella località che non ce ne ricordi un'altra, più bella, e ogni piacere s'arricchisce del ricordo di piaceri trascorsi. I knew well that that narrow valley, strewn with olive trees, was not Tempe, but I had come to that age when there is no beautiful place that does not remind us of another, more beautiful, and every pleasure is enriched by the memory of past pleasures. Consentivo ad abbandonarmi a quella nostalgia ch'è la malinconia del desiderio. I allowed to indulge in that nostalgia that is the melancholy of desire. A un angolo particolarmente ombroso del parco, avevo persino dato il nome di Stige; a una prato costellato d'anemoni quello di Campi Elisi, preparandomi così a quell'altro mondo i cui tormenti somigliano tanto a quelli del nostro, ma le cui gioie nebulose non valgono le nostre. To a particularly shady corner of the park, I had even given the name of Styx; to a meadow dotted with anemones that of Elysian Fields, thus preparing myself for that other world whose torments so closely resemble those of our own, but whose hazy joys are not worth ours. Ma, soprattutto, nel cuore di quel ritiro, m'ero fatto costruire un asilo ancor più celato, un isolotto di marmo al centro d'un laghetto contornato di colonne, una stanza segreta che un ponte girevole, così lieve che si può con una mano sola farlo scivolare nella sua corsia, unisce alla riva, o, piuttosto, segrega da essa. But, above all, in the heart of that retreat, I had an even more hidden asylum built, an islet of marble in the center of a pond surrounded by columns, a secret room that a revolving bridge, so light that you can one hand slip it into its lane, joins the shore, or rather segregates from it. In quel padiglione feci trasportare due o tre statue a me care, e quel piccolo busto d'Augusto fanciullo che Svetonio m'aveva dato ai tempi della nostra amicizia; all'ora della siesta, mi recavo là per dormire, per pensare, per leggere. To that pavilion I had two or three statues dear to me transported, and that small bust of Augustus as a child that Suetonius had given me in the days of our friendship; at siesta time, I would go there to sleep, to think, to read. Sdraiato sulla soglia, il mio cane allungava innanzi a sé le zampe rigide; un riflesso di luce si riverberava sul marmo; Diotimo, per rinfrescarsi, posava la gota al fianco levigato d'una vasca. Lying on the threshold, my dog stretched his stiff paws before him; a reflection of light glinted off the marble; Diotimaeus, to refresh himself, laid his cheek to the polished side of a tub. Io pensavo al mio successore. I was thinking about my successor.

Non ho figli e non lo rimpiango. I don't have children and I don't regret it. Certo, nelle ore di stanchezza e di debolezza, quando ci si rinnega, a volte mi son rimproverato di non essermi dato il fastidio di generare un figlio che mi avrebbe continuato. Of course, in the hours of fatigue and weakness, when we deny ourselves, I sometimes blamed myself for not bothering to beget a son who would continue me. Ma questo rimpianto tanto vano poggia su due ipotesi egualmente incerte: che un figlio necessariamente ci continui, e che questo singolare miscuglio di bene e di male, questa somma di particolarità infime e bizzarre che costituiscono un individuo meriti davvero d'essere prolungata. But this much vain regret rests on two equally uncertain assumptions: that a son necessarily continues us, and that this singular mixture of good and evil, this sum of infamous and bizarre particularities that constitute an individual really deserves to be prolonged. Le mie virtù, le ho utilizzate come ho potuto. My virtues, I used them as I could. Dei miei vizi, ne ho fatto buon uso. Of my vices, I made good use of them. Ma non ci tengo in modo speciale a lasciarmi in retaggio a qualcuno. But I don't care in a special way to bequeath myself to someone. Del resto, l'autentica continuità umana non si stabilisce attraverso il sangue: è Cesare l'erede diretto d'Alessandro, e non già quel bimbo gracile, nato da una principessa persiana in una cittadella asiatica; ed Epaminonda, morendo senza prole, aveva ben ragione di vantarsi d'avere per figlie le sue vittorie. Besides, genuine human continuity is not established through blood: it is Caesar who is Alexander's direct heir, and not that puny child born of a Persian princess in an Asiatic citadel; and Epaminondas, dying without offspring, had good reason to boast of having for daughters his victories. La maggior parte degli uomini che contano nella storia, ha avuto una progenie mediocre, o ancor peggio: si direbbe che essi esauriscano in sé tutte le risorse d'una razza. Most men who count in history have had mediocre offspring, or even worse: they would be said to exhaust in themselves all the resources of a race. L'affetto paterno, poi, è quasi sempre in conflitto con gl'interessi d'un capo di Stato, e anche se ciò non fosse il figlio dell'imperatore per di più deve sottostare ai pregiudizi d'una educazione principesca, la peggiore fra tutte, per un futuro imperatore. Paternal affection, then, almost always conflicts with the interests of a head of state, and even if it did not, the emperor's son, moreover, must submit to the prejudices of a princely upbringing, the worst of all for a future emperor. Fortunatamente, per quel poco che il nostro Stato ha saputo darsi una norma per la successione imperiale, essa è l'adozione: e anche in questo, io ravviso la saggezza di Roma. Fortunately, for what little our state has been able to give itself a norm for imperial succession, it is adoption: and in this, too, I discern the wisdom of Rome. Conosco bene i pericoli d'una scelta, gli incerti ch'essa comporta; e non ignoro che l'accecamento non è esclusivo dell'affetto paterno; ma questa scelta a cui l'intelligenza presiede, o, quanto meno, partecipa, mi apparirà sempre infinitamente preferibile agli oscuri incontri del caso e della ottusa natura. I know well the dangers of a choice, the uncertainties that it entails; and I am not unaware that blindness is not exclusive to paternal affection; but this choice in which intelligence presides, or, at least, participates, will always appear to me infinitely preferable to the obscure encounters of chance and dull nature. L'impero al più degno: è bello che chi ha dato prova delle sue capacità nel maneggio degli affari di Stato scelga il successore, e che tale scelta, così gravida di conseguenze, sia, a un tempo, il suo estremo privilegio e l'estremo servigio ch'egli rende allo Stato. The empire to the most worthy: it is beautiful that he who has proved his abilities in the handling of state affairs should choose a successor, and that this choice, so fraught with consequences, should be, at one and the same time, his extreme privilege and the extreme service he renders to the state. Ma proprio questa scelta così importante mi sembrava più ardua che mai. But this very important choice seemed more arduous than ever.

Avevo biasimato aspramente Traiano per aver tergiversato vent'anni, prima di prendere la risoluzione d'adottarmi, e per averlo fatto solo sul letto di morte. I had blamed Trajan harshly for having procrastinated twenty years before making the resolution to adopt me, and for having done so only on his deathbed. Ma erano già trascorsi quasi diciott'anni dal mio avvento al trono, e, malgrado i rischi d'un'esistenza avventurosa, avevo rimandato a mia volta a più tardi la scelta d'un successore. But almost eighteen years had already passed since my advent to the throne, and, despite the risks of an adventurous existence, I had in turn postponed the choice of a successor for later. Mille chiacchiere erano corse, in proposito, false quasi tutte; erano state tentate mille ipotesi: ma quel che si credeva il mio segreto non era che il mio dubbio, la mia esitazione. A thousand rumors had run, about it, false almost all of them; a thousand hypotheses had been tried: but what was believed to be my secret was but my doubt, my hesitation. Mi guardavo intorno: non difettavano i funzionari onesti, ma nessuno aveva la statura necessaria. I looked around: honest officials were not lacking, but none had the necessary stature. Quarant'anni intemerati postulavano a favore di Marcio Turbo, il mio caro compagno d'altri tempi, il mio incomparabile prefetto del pretorio; ma aveva la mia stessa età, era troppo vecchio. Forty intemperate years postulated in favor of Marcius Turbo, my dear companion of yesteryear, my incomparable prefect of the praetorium; but he was the same age as me, he was too old. Giulio Severo, generale eccellente, buon amministratore della Britannia, s'intendeva ben poco dei complessi affari d'Oriente; Arriano aveva fatto prova di tutte le qualità richieste a uno statista, ma era greco; e non è ancora il momento d'imporre un imperatore greco ai pregiudizi di Roma. Julius Severus, an excellent general, a good administrator of Britain, understood very little about the complex affairs of the East; Arrian had demonstrated all the qualities required of a statesman, but he was Greek; and it is not yet time to impose a Greek emperor on the prejudices of Rome.