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Uno, nessuno e centomila - Pirandello, LIBRO PRIMO (2)

LIBRO PRIMO (2)

Cosi, seguitando, sprofondai in quest'altra ambascia: che non potevo, vivendo, rappresentarmi a me stesso negli atti della mia vita; vedermi come gli altri mi vedevano; pormi davanti il mio corpo e vederlo vivere come quello d'un altro. Quando mi ponevo davanti a uno specchio, avveniva come un arresto in me; ogni spontaneità era finita, ogni mio gesto appariva a me stesso fittizio o rifatto.

Io non potevo vedermi vivere.

Potei averne la prova nell'impressione dalla quale fui per cosi dire assaltato, allorché, alcuni giorni dopo, camminando e parlando col mio amico Stefano Firbo, mi accadde di sorprendermi all'improvviso in uno specchio per via, di cui non m'ero prima accorto. Non poté durare più d'un attimo quell'impressione, ché subito seguì quel tale arresto e finì la spontaneità e cominciò lo studio. Non riconobbi in prima me stesso. Ebbi l'impressione d'un estraneo che passasse per via conversando. Mi fermai. Dovevo esser molto pallido. Firbo mi domandò:

«Che hai?»

«Niente,» dissi. E tra me, invaso da uno strano sgomento ch'era insieme ribrezzo, pensavo:

"Era proprio la mia quell'immagine intravista in un lampo? Sono proprio cosi, io, di fuori, quando – vivendo - non mi penso? Dunque per gli altri sono quell'estraneo sorpreso nello specchio: quello, e non già io quale mi conosco: quell'uno li che io stesso in prima, scorgendolo, non ho riconosciuto. Sono quell'estraneo che non posso veder vivere se non cosi, in un attimo impensato. Un estraneo che possono vedere e conoscere solamente gli altri, e io no."

E mi fissai d'allora in poi in questo proposito disperato: d'andare inseguendo quell'estraneo ch'era in me e che mi sfuggiva; che non potevo fermare davanti a uno specchio perché subito diventava me quale io mi conoscevo; quell'uno che viveva per gli altri e che io non potevo conoscere; che gli altri vedevano vivere e io no. Lo volevo vedere e conoscere anch'io cosi come gli altri lo vedevano e conoscevano.

Ripeto, credevo ancora che fosse uno solo questo estraneo: uno solo per tutti, come uno solo credevo d'esser io per me. Ma presto l'atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch'io ero non solo per gli altri ma anche per me, tutti con questo solo nome di Moscarda, brutto fino alla crudeltà, tutti dentro questo mio povero corpo ch'era uno anch'esso, uno e nessuno ahimè, se me lo mettevo davanti allo specchio e me lo guardavo fisso e immobile negli occhi, abolendo in esso ogni sentimento e ogni volontà.

Quando cosi il mio dramma si complicò, cominciarono le mie incredibili pazzie.

V. Inseguimento dell'estraneo

Dirò per ora di quelle piccole che cominciai a fare in forma di pantomime, nella vispa infanzia della mia follia, davanti a tutti gli specchi di casa, guardandomi davanti e dietro per non essere scorto da mia moglie, nell'attesa smaniosa ch'ella, uscendo per qualche visita o compera, mi lasciasse solo finalmente per un buon pezzo.

Non volevo già come un commediante studiar le mie mosse, compormi la faccia all'espressione dei vari sentimenti e moti dell'animo; al contrario: volevo sorprendermi nella naturalezza dei miei atti, nelle subitanee alterazioni del volto per ogni moto dell'animo; per un'improvvisa maraviglia, ad esempio (e sbalzavo per ogni nonnulla le sopracciglia fino all'attaccatura dei capelli e spalancavo gli occhi e la bocca, allungando il volto come se un filo interno me lo tirasse); per un profondo cordoglio (e aggrottavo la fronte, immaginando la morte di mia moglie, e socchiudevo cupamente le palpebre quasi a covar quel cordoglio); per una rabbia feroce (e digrignavo i denti, pensando che qualcuno m'avesse schiaffeggiato, e arricciavo il naso, stirando la mandibola e fulminando con lo sguardo).

Ma, prima di tutto, quella maraviglia, quel cordoglio, quella rabbia erano finte, e non potevano esser vere, perché, se vere, non avrei potuto vederle, ché subito sarebbero cessate per il solo fatto ch'io le vedevo; in secondo luogo, le maraviglie da cui potevo esser preso erano tante e diversissime, e imprevedibili anche le espressioni, senza fine variabili anche secondo i momenti e le condizioni del mio animo; e cosi per tutti i cordogli e cosi per tutte le rabbie. E infine, anche ammesso che per una sola e determinata maraviglia, per un solo e determinato cordoglio, per una sola e determinata rabbia io avessi veramente assunto quelle espressioni, esse erano come le vedevo io, non già come le avrebbero vedute gli altri. L'espressione di quella mia rabbia, ad esempio, non sarebbe stata la stessa per uno che l'avesse temuta, per un altro disposto a scusarla, per un terzo disposto a riderne, e cosi via.

Ah! Tanto bel senno avevo ancora per intendere tutto questo, e non poté servirmi a tirare dalla riconosciuta inattuabilità di quel mio folle proposito la conseguenza naturale di rinunciare all'impresa disperata e starmi contento a vivere per me, senza vedermi e senza darmi pensiero degli altri.

L'idea che gli altri vedevano in me uno che non ero io quale mi conoscevo; uno che essi soltanto potevano conoscere guardandomi da fuori con occhi che non erano i miei e che mi davano un aspetto destinato a restarmi sempre estraneo, pur essendo in me, pur essendo il mio per loro (un "mio" dunque che non era per me! ); una vita nella quale, pur essendo la mia per loro, io non potevo penetrare, quest'idea non mi diede più requie.

Come sopportare in me quest'estraneo? Quest'estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto della mia?

VI. Finalmente

«Sai che ti dico, Gengè? Sono passati altri quattro giorni. Non c'è più dubbio: Anna Rosa dev'esser malata. Andrò io a vederla.»

«Dida mia, che fai? Ma ti pare! Con questo tempaccio? Manda Diego; manda Nina a domandar notizie. Vuoi rischiare di prendere un malanno? Non voglio, non voglio assolutamente.»

Quando voi non volete assolutamente una cosa, che fa vostra moglie?

Dida, mia moglie, si piantò il cappellino in capo. Poi mi porse la pelliccia perché gliela reggessi.

Gongolai. Ma Dida scorse nello specchio il mio sorriso.

«Ah, ridi?»

«Cara, mi vedo obbedito cosi...»

E allora la pregai che, almeno, non si trattenesse tanto dalla sua amichetta, se davvero era ammalata di gola:

«Un quarto d'ora, non più. Te né scongiuro.»

M'assicurai cosi che fino a sera non sarebbe rincasata.

Appena uscita, mi girai dalla gioia su un calcagno, stropicciandomi le mani.

«Finalmente!»

VII. Filo d'aria

Prima volli ricompormi, aspettare che mi scomparisse dal volto ogni traccia d'ansia e di gioia e che, dentro, mi s'arrestasse ogni moto di sentimento e di pensiero, cosi che potessi condurre davanti allo specchio il mio corpo come estraneo a me e, come tale, pormelo davanti.

«Su,» dissi, «andiamo!»

Andai, con gli occhi chiusi, le mani avanti, a tentoni. Quando toccai la lastra dell'armadio, ristetti ad aspettare, ancora con gli occhi chiusi, la più assoluta calma interiore, la più assoluta indifferenza.

Ma una maledetta voce mi diceva dentro, che era là anche lui, l'estraneo, di fronte a me, nello specchio. In attesa come me, con gli occhi chiusi.

C'era, e io non lo vedevo.

Non mi vedeva neanche lui, perché aveva, come me, gli occhi chiusi. Ma in attesa di che, lui? Di vedermi? No. Egli poteva esser veduto, non vedermi. Era per me quel che io ero per gli altri, che potevo esser veduto e non vedermi. Aprendo gli occhi però, lo avrei veduto cosi come un altro?

Qui era il punto.

M'era accaduto tante volte d'infrontar gli occhi per caso nello specchio con qualcuno che stava a guardarmi nello specchio stesso. Io nello specchio non mi vedevo ed ero veduto; cosi l'altro, non si vedeva, ma vedeva il mio viso e si vedeva guardato da me. Se mi fossi sporto a vedermi anch'io nello specchio, avrei forse potuto esser visto ancora dall'altro, ma io no, non avrei più potuto vederlo. Non si può a un tempo vedersi e vedere che un altro sta a guardarci nello stesso specchio.

Stando a pensare cosi, sempre con gli occhi chiusi, mi domandai:

«È diverso ora il mio caso, o è lo stesso? Finché tengo gli occhi chiusi, siamo due: io qua e lui nello specchio. Debbo impedire che, aprendo gli occhi, egli diventi me e io lui. Io debbo vederlo e non essere veduto. È possibile? Subito com'io lo vedrò, egli mi vedrà, e ci riconosceremo. Ma grazie tante! Io non voglio riconoscermi; io voglio conoscere lui fuori di me. È possibile? Il mio sforzo supremo deve consistere in questo: di non vedermi in me, ma d'essere veduto da me, con gli occhi miei stessi ma come se fossi un altro: quell'altro che tutti vedono e io no. Su, dunque, calma, arresto d'ogni vita e attenzione!

Aprii gli occhi. Che vidi?

Niente. Mi vidi. Ero io, là, aggrondato, carico del mio stesso pensiero, con un viso molto disgustato.

M'assalii una fierissima stizza e mi sorse la tentazione di tirarmi uno sputo in faccia. Mi trattenni. Spianai le rughe; cercai di smorzare l'acume dello sguardo; ed ecco, a mano a mano che lo smorzavo, la mia immagine smoriva e quasi s'allontanava da me; ma smorivo anch'io di qua e quasi cascavo; e sentii che, seguitando, mi sarei addormentato. Mi tenni con gli occhi. Cercai d'impedire che mi sentissi anch'io tenuto da quegli occhi che mi stavano di fronte; che quegli occhi, cioè, entrassero nei miei. Non vi riuscii. Io mi sentivo quegli occhi. Me li vedevo di fronte, ma li sentivo anche di qua, in me; li sentivo miei; non già fissi su me, ma in se stessi. E se per poco riuscivo a non sentirmeli, non li vedevo più. Ahimè, era proprio cosi: io potevo vedermeli, non già vederli.

Ed ecco: come compreso di questa verità che riduceva a un giuoco il mio esperimento, a un tratto il mio volto tentò nello specchio uno squallido sorriso.

«Sta' serio, imbecille!» gli gridai allora. «Non c'è niente da ridere!»

Fu cosi istantaneo, per la spontaneità della stizza, il cangiamento dell'espressione nella mia immagine, e cosi subito seguì a questo cambiamento un'attonita apatia in essa, ch'io riuscii a vedere staccato dal mio spirito imperioso il mio corpo, là, davanti a me, nello specchio.

Ah, finalmente! Eccolo là!

Chi era?

Niente era. Nessuno. Un povero corpo mortificato, in attesa che qualcuno se lo prendesse.

«Moscarda...» Mormorai, dopo un lungo silenzio.

Non si mosse; rimase a guardarmi attonito.

Poteva anche chiamarsi altrimenti.

Era là, come un cane sperduto, senza padrone e senza nome, che uno poteva chiamar Flik, e un altro Flok, a piacere. Non conosceva nulla, né si conosceva; viveva per vivere, e non sapeva di vivere; gli batteva il cuore, e non lo sapeva; respirava, e non lo sapeva; moveva le palpebre, e non se n'accorgeva.

Gli guardai i capelli rossigni; la fronte immobile, dura, pallida; quelle sopracciglia ad accento circonflesso; gli occhi verdastri, quasi forati qua e là nella cornea da macchioline giallognole; attoniti, senza sguardo; quel naso che pendeva verso destra, ma di bel taglio aquilino; i baffi rossicci che nascondevano la bocca; il mento solido, un po' rilevato:

Ecco: era così: lo avevano fatto così, di quel pelame; non dipendeva da lui essere altrimenti, avere un'altra statura, poteva sì alterare in parte il suo aspetto: radersi quei baffi, per esempio, ma adesso era così; col tempo sarebbe stato calvo o canuto, rugoso e floscio, sdentato; qualche sciagura avrebbe potuto anche svisarlo, fargli un occhio di vetro o una gamba di legno; ma adesso era così.

Chi era?

Ero io? Ma poteva anche essere un altro! Chiunque poteva essere, quello lì. Poteva avere quei capelli rossigni, quelle sopracciglia ad accento circonflesso e quel naso che pendeva verso destra, non soltanto per me, ma anche per un altro che non fossi io. Perché dovevo esser io, questo, così?

Vivendo, io non rappresentavo a me stesso nessuna immagine di me. Perché dovevo dunque vedermi in quel corpo lì come in un'immagine di me necessaria?

Mi stava lì davanti, quasi inesistente, come un'apparizione di sogno, quell'immagine. E io potevo benissimo non conoscermi così. Se non mi fossi mai veduto in uno specchio, per esempio? Non avrei forse per questo seguitato ad avere dentro quella testa lì sconosciuta i miei stessi pensieri? Ma sì, e tant'altri. Che avevano da vedere i miei pensieri con quei capelli, di quel colore, i quali avrebbero potuto non esserci più o essere bianchi o neri o biondi; e con quegli occhi lì verdastri, che avrebbero potuto anche essere neri o azzurri; e con quel naso che avrebbe potuto essere diritto o camuso? Potevo benissimo sentire anche una profonda antipatia per quel corpo lì; e la sentivo.

Eppure, io ero per tutti, sommariamente, quei capelli rossigni, quegli occhi verdastri e quel naso; tutto quel corpo li che per me era niente; eccolo: niente! Ciascuno se lo poteva prendere, quel corpo lì, per farsene quel Moscarda che gli pareva e piaceva, oggi in un modo e domani in un altro, secondo i casi e gli umori. E anch'io... Ma sì! Lo conoscevo io forse? Che potevo conoscere di lui? Il momento in cui lo fissavo, e basta. Se non mi volevo o non mi sentivo così come mi vedevo, colui era anche per me un estraneo, che aveva quelle fattezze, ma avrebbe potuto averne anche altre. Passato il momento in cui lo fissavo, egli era già un altro; tanto vero che non era più qual era stato da ragazzo, e non era ancora quale sarebbe stato da vecchio; e io oggi cercavo di riconoscerlo in quello di ieri, e così via. E in quella testa lì, immobile e dura, potevo mettere tutti i pensieri che volevo, accendere le più svariate visioni: ecco: d'un bosco che nereggiava placido e misterioso sotto il lume delle stelle; di una rada solitaria, malata di nebbia, da cui salpava lenta spettrale una nave all'alba; d'una via cittadina brulicante di vita sotto un nembo sfolgorante di sole che accendeva di riflessi purpurei i volti e faceva guizzar di luci variopinte i vetri delle finestre, gli specchi, i cristalli delle botteghe. Spengevo a un tratto la visione, e quella testa restava lì di nuovo immobile e dura nell'apatico attonimento.

Chi era colui? Nessuno. Un povero corpo, senza nome, in attesa che qualcuno se lo prendesse.

Ma, all'improvviso, mentre così pensavo, avvenne tal cosa che mi riempì di spavento più che di stupore.

Vidi davanti a me, non per mia volontà, l'apatica attonita faccia di quel povero corpo mortificato scomporsi pietosamente, arricciare il naso, arrovesciare gli occhi all'indietro, contrarre le labbra in su e provarsi ad aggrottar le ciglia, come per piangere; restare così un attimo sospeso e poi crollar due volte a scatto per lo scoppio d'una coppia di starnuti.

S'era commosso da sé, per conto suo, ad un filo d'aria entrato chi sa donde, quel povero corpo mortificato, senza dirmene nulla e fuori della mia volontà.

«Salute!» gli dissi.

E guardai nello specchio il mio primo riso da matto.

VIII. E dunque?

Dunque, niente: questo. Se vi par poco! Ecco una prima lista delle riflessioni rovinose e delle terribili conclusioni derivate dall'innocente momentaneo piacere che Dida mia moglie aveva voluto prendersi. Dico, di farmi notare che il naso mi pendeva verso destra.

Riflessioni:

1a - che io non ero per gli altri quel che finora avevo creduto di essere per me;

2a - che non potevo vedermi vivere;

3a - che non potendo vedermi vivere, restavo estraneo a me stesso, cioè uno che gli altri potevano vedere e conoscere; ciascuno a suo modo; e io no;

4a - che era impossibile pormi davanti questo estraneo per vederlo e conoscerlo; io potevo vedermi, non già vederlo;

5a - che il mio corpo, se io considerato da fuori, era per me come un'apparizione di sogno, una cosa che non sapeva di vivere e che restava lì, in attesa che qualcuno se la prendesse;

6a - che, come me lo prendevo io, questo mio corpo, per essere a volta a volta quale mi volevo e mi sentivo, così se lo poteva prendere qualunque altro per dargli una realtà a modo suo;

7a - che infine quel corpo per se stesso era tanto niente e tanto nessuno, che un filo d'aria poteva farlo starnutire, oggi, e domani portarselo via.

Conclusioni:

Queste due per il momento:

1a - che cominciai finalmente a capire perché Dida mia moglie mi chiamava Gengè;

2a - che mi proposi di scoprire chi ero io almeno per quelli che mi stavano più vicini, così detti conoscenti, e di spassarmi a scomporre dispettosamente quell'io che ero per loro.


LIBRO PRIMO (2) BOOK ONE (2) LIVRO UM (2)

Cosi, seguitando, sprofondai in quest'altra ambascia: che non potevo, vivendo, rappresentarmi a me stesso negli atti della mia vita; vedermi come gli altri mi vedevano; pormi davanti il mio corpo e vederlo vivere come quello d'un altro. Thus, continuing, I sank into this other ambassador: that I could not, while living, represent myself to myself in the acts of my life; see me as others saw me; put my body in front of me and see it live like someone else's. Quando mi ponevo davanti a uno specchio, avveniva come un arresto in me; ogni spontaneità era finita, ogni mio gesto appariva a me stesso fittizio o rifatto. When I stood in front of a mirror, it came as a stop in me; every spontaneity was over, every gesture of mine appeared to myself to be fictitious or redone.

Io non potevo vedermi vivere. I couldn't see myself living.

Potei averne la prova nell'impressione dalla quale fui per cosi dire assaltato, allorché, alcuni giorni dopo, camminando e parlando col mio amico Stefano Firbo, mi accadde di sorprendermi all'improvviso in uno specchio per via, di cui non m'ero prima accorto. Non poté durare più d'un attimo quell'impressione, ché subito seguì quel tale arresto e finì la spontaneità e cominciò lo studio. Non riconobbi in prima me stesso. I did not recognize myself at first. Ebbi l'impressione d'un estraneo che passasse per via conversando. I had the impression of a stranger passing by in conversation. Mi fermai. I stopped. Dovevo esser molto pallido. I must have been very pale. Firbo mi domandò: Firbo asked me:

«Che hai?»

«Niente,» dissi. E tra me, invaso da uno strano sgomento ch'era insieme ribrezzo, pensavo: And to myself, invaded by a strange dismay which was at the same time disgust, I thought:

"Era proprio la mia quell'immagine intravista in un lampo? "Was that image really mine glimpsed in a flash? Sono proprio cosi, io, di fuori, quando – vivendo - non mi penso? Am I really like that, I, on the outside, when - living - I don't think of myself? Dunque per gli altri sono quell'estraneo sorpreso nello specchio: quello, e non già io quale mi conosco: quell'uno li che io stesso in prima, scorgendolo, non ho riconosciuto. So for the others I am that stranger surprised in the mirror: that one, and not me as I know myself: that one there that I myself at first, seeing him, did not recognize. Sono quell'estraneo che non posso veder vivere se non cosi, in un attimo impensato. I am that stranger that I cannot see living if not like this, in an unexpected moment. Un estraneo che possono vedere e conoscere solamente gli altri, e io no." A stranger who can only see and know others, and I can't. "

E mi fissai d'allora in poi in questo proposito disperato: d'andare inseguendo quell'estraneo ch'era in me e che mi sfuggiva; che non potevo fermare davanti a uno specchio perché subito diventava me quale io mi conoscevo; quell'uno che viveva per gli altri e che io non potevo conoscere; che gli altri vedevano vivere e io no. And from then on I fixed myself on this desperate purpose: to go after that stranger who was in me and who escaped me; that I could not stop in front of a mirror because it immediately became me as I knew myself; that one who lived for others and whom I could not know; that others saw living and I did not. Lo volevo vedere e conoscere anch'io cosi come gli altri lo vedevano e conoscevano. I wanted to see him and get to know him as well as others saw and knew him.

Ripeto, credevo ancora che fosse uno solo questo estraneo: uno solo per tutti, come uno solo credevo d'esser io per me. I repeat, I still believed that this stranger was only one: only one for all, as I believed myself to be for myself. Ma presto l'atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch'io ero non solo per gli altri ma anche per me, tutti con questo solo nome di Moscarda, brutto fino alla crudeltà, tutti dentro questo mio povero corpo ch'era uno anch'esso, uno e nessuno ahimè, se me lo mettevo davanti allo specchio e me lo guardavo fisso e immobile negli occhi, abolendo in esso ogni sentimento e ogni volontà. But soon my atrocious drama became complicated: with the discovery of the hundred thousand Moscardas that I was not only for the others but also for myself, all with this single name of Moscarda, ugly to the point of cruelty, all inside this poor body of mine which 'he too was one, one and no one alas, if I put him in front of the mirror and looked him fixedly and motionless in the eyes, abolishing every feeling and every will in it.

Quando cosi il mio dramma si complicò, cominciarono le mie incredibili pazzie. When my drama thus became complicated, my incredible madnesses began.

V. Inseguimento dell'estraneo

Dirò per ora di quelle piccole che cominciai a fare in forma di pantomime, nella vispa infanzia della mia follia, davanti a tutti gli specchi di casa, guardandomi davanti e dietro per non essere scorto da mia moglie, nell'attesa smaniosa ch'ella, uscendo per qualche visita o compera, mi lasciasse solo finalmente per un buon pezzo.

Non volevo già come un commediante studiar le mie mosse, compormi la faccia all'espressione dei vari sentimenti e moti dell'animo; al contrario: volevo sorprendermi nella naturalezza dei miei atti, nelle subitanee alterazioni del volto per ogni moto dell'animo; per un'improvvisa maraviglia, ad esempio (e sbalzavo per ogni nonnulla le sopracciglia fino all'attaccatura dei capelli e spalancavo gli occhi e la bocca, allungando il volto come se un filo interno me lo tirasse); per un profondo cordoglio (e aggrottavo la fronte, immaginando la morte di mia moglie, e socchiudevo cupamente le palpebre quasi a covar quel cordoglio); per una rabbia feroce (e digrignavo i denti, pensando che qualcuno m'avesse schiaffeggiato, e arricciavo il naso, stirando la mandibola e fulminando con lo sguardo). I did not want as a comedian to study my moves, to compose my face to express the various feelings and motions of the soul; on the contrary: I wanted to surprise myself in the naturalness of my actions, in the sudden alterations of the face for every movement of the soul; for a sudden astonishment, for example (and for every trifle I raised my eyebrows up to the hairline and opened my eyes and mouth wide, stretching my face as if an internal thread were pulling it); out of deep grief (and I frowned, imagining the death of my wife, and darkly closed my eyelids as if to brood that grief); out of fierce rage (and I gritted my teeth, thinking someone had slapped me, and wrinkled my nose, stretching my jaw and glaring).

Ma, prima di tutto, quella maraviglia, quel cordoglio, quella rabbia erano finte, e non potevano esser vere, perché, se vere, non avrei potuto vederle, ché subito sarebbero cessate per il solo fatto ch'io le vedevo; in secondo luogo, le maraviglie da cui potevo esser preso erano tante e diversissime, e imprevedibili anche le espressioni, senza fine variabili anche secondo i momenti e le condizioni del mio animo; e cosi per tutti i cordogli e cosi per tutte le rabbie. But, first of all, that wonder, that grief, that anger were fake, and they could not be true, because, if true, I would not have been able to see them, because they would have ceased immediately for the mere fact that I saw them; secondly, the marvels from which I could be taken were many and very different, and also the expressions unpredictable, endlessly variable even according to the moments and conditions of my soul; and so for all grief and so for all anger. E infine, anche ammesso che per una sola e determinata maraviglia, per un solo e determinato cordoglio, per una sola e determinata rabbia io avessi veramente assunto quelle espressioni, esse erano come le vedevo io, non già come le avrebbero vedute gli altri. And finally, even assuming that for a single and determined wonder, for a single and determined grief, for a single and determined anger I had really assumed those expressions, they were as I saw them, not as the others would have seen them. L'espressione di quella mia rabbia, ad esempio, non sarebbe stata la stessa per uno che l'avesse temuta, per un altro disposto a scusarla, per un terzo disposto a riderne, e cosi via. The expression of that anger of mine, for example, would not have been the same for one who feared it, for another willing to excuse it, for a third party willing to laugh at it, and so on.

Ah! Tanto bel senno avevo ancora per intendere tutto questo, e non poté servirmi a tirare dalla riconosciuta inattuabilità di quel mio folle proposito la conseguenza naturale di rinunciare all'impresa disperata e starmi contento a vivere per me, senza vedermi e senza darmi pensiero degli altri. I still had a lot of good judgment to understand all this, and I could not help to pull from the recognized impracticability of that crazy purpose of mine the natural consequence of giving up the desperate undertaking and being happy to live for myself, without seeing myself and without caring about others.

L'idea che gli altri vedevano in me uno che non ero io quale mi conoscevo; uno che essi soltanto potevano conoscere guardandomi da fuori con occhi che non erano i miei e che mi davano un aspetto destinato a restarmi sempre estraneo, pur essendo in me, pur essendo il mio per loro (un "mio" dunque che non era per me! The idea that others saw in me one who was not me as I knew myself; one that they alone could know by looking at me from the outside with eyes that were not mine and that gave me an aspect destined to always remain a stranger to me, despite being in me, despite being mine for them (a "mine" therefore that was not for me ! ); una vita nella quale, pur essendo la mia per loro, io non potevo penetrare, quest'idea non mi diede più requie. ); a life in which, despite being mine for them, I could not penetrate, this idea gave me no more rest.

Come sopportare in me quest'estraneo? How can I bear this stranger in me? Quest'estraneo che ero io stesso per me? This stranger who was myself to myself? Come non vederlo? How not to see it? Come non conoscerlo? How not to know him? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto della mia? How to remain forever condemned to carry it with me, in me, in the sight of others and in the meantime outside mine?

VI. Finalmente

«Sai che ti dico, Gengè? «Do you know what I tell you, Gengè? Sono passati altri quattro giorni. Another four days have passed. Non c'è più dubbio: Anna Rosa dev'esser malata. There is no longer any doubt: Anna Rosa must be ill. Andrò io a vederla.»

«Dida mia, che fai? Ma ti pare! Con questo tempaccio? Manda Diego; manda Nina a domandar notizie. Vuoi rischiare di prendere un malanno? Non voglio, non voglio assolutamente.»

Quando voi non volete assolutamente una cosa, che fa vostra moglie? When you absolutely don't want something, what does your wife do?

Dida, mia moglie, si piantò il cappellino in capo. Dida, my wife, put her hat on. Poi mi porse la pelliccia perché gliela reggessi. Then he handed me the fur coat to hold.

Gongolai. Gongolai. Ma Dida scorse nello specchio il mio sorriso. But Dida saw my smile in the mirror.

«Ah, ridi?»

«Cara, mi vedo obbedito cosi...» "Dear, I see myself obeyed like this ..."

E allora la pregai che, almeno, non si trattenesse tanto dalla sua amichetta, se davvero era ammalata di gola: And then I begged her that, at least, she wouldn't hold back so much from her little friend, if she really was sick with a throat:

«Un quarto d'ora, non più. “A quarter of an hour, no more. Te né scongiuro.» I beseech you. "

M'assicurai cosi che fino a sera non sarebbe rincasata. So I assured myself that she wouldn't be home until evening.

Appena uscita, mi girai dalla gioia su un calcagno, stropicciandomi le mani. As soon as she left, I rolled over in delight on one heel, rubbing my hands.

«Finalmente!»

VII. Filo d'aria Breath of air

Prima volli ricompormi, aspettare che mi scomparisse dal volto ogni traccia d'ansia e di gioia e che, dentro, mi s'arrestasse ogni moto di sentimento e di pensiero, cosi che potessi condurre davanti allo specchio il mio corpo come estraneo a me e, come tale, pormelo davanti. First I wanted to compose myself, wait for every trace of anxiety and joy to disappear from my face and for every movement of feeling and thought to stop inside me, so that I could lead my body in front of the mirror as a stranger to me and , as such, put it in front of me.

«Su,» dissi, «andiamo!»

Andai, con gli occhi chiusi, le mani avanti, a tentoni. I went, eyes closed, hands out, groping. Quando toccai la lastra dell'armadio, ristetti ad aspettare, ancora con gli occhi chiusi, la più assoluta calma interiore, la più assoluta indifferenza. When I touched the panel of the wardrobe, I stood waiting, still with my eyes closed, for the most absolute inner calm, the most absolute indifference.

Ma una maledetta voce mi diceva dentro, che era là anche lui, l'estraneo, di fronte a me, nello specchio. But a cursed voice told me inside that he was there too, the stranger, in front of me, in the mirror. In attesa come me, con gli occhi chiusi. Waiting like me, with closed eyes.

C'era, e io non lo vedevo. It was there, and I didn't see it.

Non mi vedeva neanche lui, perché aveva, come me, gli occhi chiusi. He didn't see me either, because he had, like me, his eyes closed. Ma in attesa di che, lui? But waiting for what, him? Di vedermi? To see me? No. Egli poteva esser veduto, non vedermi. He could be seen, not see me. Era per me quel che io ero per gli altri, che potevo esser veduto e non vedermi. It was to me what I was to others, that I could be seen and not see myself. Aprendo gli occhi però, lo avrei veduto cosi come un altro? But opening my eyes, would I see him as well as another?

Qui era il punto. Here was the point.

M'era accaduto tante volte d'infrontar gli occhi per caso nello specchio con qualcuno che stava a guardarmi nello specchio stesso. It had happened to me so many times that I accidentally confronted my eyes in the mirror with someone who was looking at me in the mirror itself. Io nello specchio non mi vedevo ed ero veduto; cosi l'altro, non si vedeva, ma vedeva il mio viso e si vedeva guardato da me. Se mi fossi sporto a vedermi anch'io nello specchio, avrei forse potuto esser visto ancora dall'altro, ma io no, non avrei più potuto vederlo. Non si può a un tempo vedersi e vedere che un altro sta a guardarci nello stesso specchio. We cannot see ourselves at the same time and see that another is looking at us in the same mirror.

Stando a pensare cosi, sempre con gli occhi chiusi, mi domandai: Thinking like this, always with my eyes closed, I asked myself:

«È diverso ora il mio caso, o è lo stesso? “Is my case different now, or is it the same? Finché tengo gli occhi chiusi, siamo due: io qua e lui nello specchio. As long as I keep my eyes closed, there are two of us: me here and him in the mirror. Debbo impedire che, aprendo gli occhi, egli diventi me e io lui. I must prevent him from becoming me and I him by opening his eyes. Io debbo vederlo e non essere veduto. I must see it and not be seen. È possibile? Subito com'io lo vedrò, egli mi vedrà, e ci riconosceremo. As soon as I see him, he will see me, and we will recognize each other. Ma grazie tante! But thanks a lot! Io non voglio riconoscermi; io voglio conoscere lui fuori di me. I don't want to recognize myself; I want to know him outside of me. È possibile? Il mio sforzo supremo deve consistere in questo: di non vedermi in me, ma d'essere veduto da me, con gli occhi miei stessi ma come se fossi un altro: quell'altro che tutti vedono e io no. My supreme effort must consist in this: not to see myself in myself, but to be seen by me, with my own eyes but as if I were someone else: that other that everyone sees and I don't. Su, dunque, calma, arresto d'ogni vita e attenzione! Come on, then, calm down, stop all life and attention!

Aprii gli occhi. Che vidi? What did I see?

Niente. Mi vidi. Ero io, là, aggrondato, carico del mio stesso pensiero, con un viso molto disgustato.

M'assalii una fierissima stizza e mi sorse la tentazione di tirarmi uno sputo in faccia. I was assailed by a very fierce anger and the temptation arose to throw a spit in my face. Mi trattenni. I restrained myself. Spianai le rughe; cercai di smorzare l'acume dello sguardo; ed ecco, a mano a mano che lo smorzavo, la mia immagine smoriva e quasi s'allontanava da me; ma smorivo anch'io di qua e quasi cascavo; e sentii che, seguitando, mi sarei addormentato. Mi tenni con gli occhi. Cercai d'impedire che mi sentissi anch'io tenuto da quegli occhi che mi stavano di fronte; che quegli occhi, cioè, entrassero nei miei. I tried to prevent myself from feeling held by those eyes that were in front of me; that those eyes, that is, would enter mine. Non vi riuscii. I couldn't. Io mi sentivo quegli occhi. I felt those eyes. Me li vedevo di fronte, ma li sentivo anche di qua, in me; li sentivo miei; non già fissi su me, ma in se stessi. I saw them in front of me, but I felt them also on this side, in me; I felt them mine; not already fixed on me, but in themselves. E se per poco riuscivo a non sentirmeli, non li vedevo più. And if I almost managed not to hear them, I couldn't see them anymore. Ahimè, era proprio cosi: io potevo vedermeli, non già vederli. Alas, it was just like that: I could see them, not see them already.

Ed ecco: come compreso di questa verità che riduceva a un giuoco il mio esperimento, a un tratto il mio volto tentò nello specchio uno squallido sorriso. And behold: as I understood this truth which reduced my experiment to a game, my face suddenly attempted a squalid smile in the mirror.

«Sta' serio, imbecille!» gli gridai allora. "Be serious, you idiot!" I then shouted at him. «Non c'è niente da ridere!» "There's nothing to laugh about!"

Fu cosi istantaneo, per la spontaneità della stizza, il cangiamento dell'espressione nella mia immagine, e cosi subito seguì a questo cambiamento un'attonita apatia in essa, ch'io riuscii a vedere staccato dal mio spirito imperioso il mio corpo, là, davanti a me, nello specchio. The change of expression in my image was so instantaneous, due to the spontaneity of my anger, and so immediately followed this change by an astonished apathy in it, that I was able to see my body detached from my imperious spirit, there, in front of me, in the mirror.

Ah, finalmente! Eccolo là!

Chi era?

Niente era. Nessuno. Un povero corpo mortificato, in attesa che qualcuno se lo prendesse. A poor mortified body, waiting for someone to take it.

«Moscarda...» Mormorai, dopo un lungo silenzio. "Moscarda ..." I murmured, after a long silence.

Non si mosse; rimase a guardarmi attonito. He didn't move; he stood looking at me astonished.

Poteva anche chiamarsi altrimenti.

Era là, come un cane sperduto, senza padrone e senza nome, che uno poteva chiamar Flik, e un altro Flok, a piacere. There he was, like a lost dog, without a master and without a name, that one could call Flik, and another Flok, as he pleased. Non conosceva nulla, né si conosceva; viveva per vivere, e non sapeva di vivere; gli batteva il cuore, e non lo sapeva; respirava, e non lo sapeva; moveva le palpebre, e non se n'accorgeva. He knew nothing, nor did he know himself; he lived to live, and he did not know he was living; his heart was beating, and he didn't know it; he was breathing, and he didn't know it; he moved his eyelids, and did not notice it.

Gli guardai i capelli rossigni; la fronte immobile, dura, pallida; quelle sopracciglia ad accento circonflesso; gli occhi verdastri, quasi forati qua e là nella cornea da macchioline giallognole; attoniti, senza sguardo; quel naso che pendeva verso destra, ma di bel taglio aquilino; i baffi rossicci che nascondevano la bocca; il mento solido, un po' rilevato: I looked at his reddish hair; the forehead motionless, hard, pale; those circumflex eyebrows; the greenish eyes, almost pierced here and there in the cornea by yellowish specks; astonished, without gaze; that nose that hung to the right, but with a beautiful aquiline cut; the reddish mustache that hid his mouth; the solid chin, a little raised:

Ecco: era così: lo avevano fatto così, di quel pelame; non dipendeva da lui essere altrimenti, avere un'altra statura, poteva sì alterare in parte il suo aspetto: radersi quei baffi, per esempio, ma adesso era così; col tempo sarebbe stato calvo o canuto, rugoso e floscio, sdentato; qualche sciagura avrebbe potuto anche svisarlo, fargli un occhio di vetro o una gamba di legno; ma adesso era così. Here: it was like this: they had done it like this, with that fur; it did not depend on him to be otherwise, to have another height, he could indeed partially alter his appearance: shave that mustache, for example, but now it was so; in time he would be bald or white-haired, wrinkled and limp, toothless; some misfortune could also distort him, give him a glass eye or a wooden leg; but now it was so.

Chi era?

Ero io? Ma poteva anche essere un altro! Chiunque poteva essere, quello lì. Anyone could be, that one. Poteva avere quei capelli rossigni, quelle sopracciglia ad accento circonflesso e quel naso che pendeva verso destra, non soltanto per me, ma anche per un altro che non fossi io. He could have had that reddish hair, those circumflex eyebrows and that nose that hung to the right, not just for me, but for someone other than me. Perché dovevo esser io, questo, così? Why did it have to be me, this, like this?

Vivendo, io non rappresentavo a me stesso nessuna immagine di me. Living, I did not represent to myself any image of myself. Perché dovevo dunque vedermi in quel corpo lì come in un'immagine di me necessaria? So why should I see myself in that body there as in a necessary image of myself?

Mi stava lì davanti, quasi inesistente, come un'apparizione di sogno, quell'immagine. It stood there in front of me, almost non-existent, like a dream apparition, that image. E io potevo benissimo non conoscermi così. And I could very well not know myself that way. Se non mi fossi mai veduto in uno specchio, per esempio? What if I had never seen myself in a mirror, for example? Non avrei forse per questo seguitato ad avere dentro quella testa lì sconosciuta i miei stessi pensieri? Couldn't I have continued to have my own thoughts inside that unknown head? Ma sì, e tant'altri. But yes, and many others. Che avevano da vedere i miei pensieri con quei capelli, di quel colore, i quali avrebbero potuto non esserci più o essere bianchi o neri o biondi; e con quegli occhi lì verdastri, che avrebbero potuto anche essere neri o azzurri; e con quel naso che avrebbe potuto essere diritto o camuso? That my thoughts had to see with that hair, of that color, which could no longer be there or be white or black or blond; and with those greenish eyes, which might as well have been black or blue; and with that nose that could have been straight or snub? Potevo benissimo sentire anche una profonda antipatia per quel corpo lì; e la sentivo. I could very well feel a deep dislike for that body there as well; and I felt it.

Eppure, io ero per tutti, sommariamente, quei capelli rossigni, quegli occhi verdastri e quel naso; tutto quel corpo li che per me era niente; eccolo: niente! Ciascuno se lo poteva prendere, quel corpo lì, per farsene quel Moscarda che gli pareva e piaceva, oggi in un modo e domani in un altro, secondo i casi e gli umori. Each one could take that body there, to make himself that Moscarda that he seemed and liked, today in one way and tomorrow in another, according to circumstances and moods. E anch'io... Ma sì! Lo conoscevo io forse? Did I know him perhaps? Che potevo conoscere di lui? What could I know about him? Il momento in cui lo fissavo, e basta. The moment I stared at it, that's it. Se non mi volevo o non mi sentivo così come mi vedevo, colui era anche per me un estraneo, che aveva quelle fattezze, ma avrebbe potuto averne anche altre. If I did not want or did not feel as I saw myself, he was also a stranger to me, who had those features, but could have had others as well. Passato il momento in cui lo fissavo, egli era già un altro; tanto vero che non era più qual era stato da ragazzo, e non era ancora quale sarebbe stato da vecchio; e io oggi cercavo di riconoscerlo in quello di ieri, e così via. The moment when I stared at him had passed, he was already someone else; so much so that he was no longer what he had been as a boy, and he was not yet what he would have been as an old man; and today I was trying to recognize it in yesterday's, and so on. E in quella testa lì, immobile e dura, potevo mettere tutti i pensieri che volevo, accendere le più svariate visioni: ecco: d'un bosco che nereggiava placido e misterioso sotto il lume delle stelle; di una rada solitaria, malata di nebbia, da cui salpava lenta spettrale una nave all'alba; d'una via cittadina brulicante di vita sotto un nembo sfolgorante di sole che accendeva di riflessi purpurei i volti e faceva guizzar di luci variopinte i vetri delle finestre, gli specchi, i cristalli delle botteghe. And in that head there, motionless and hard, I could put all the thoughts I wanted, light up the most varied visions: here: of a forest that was placidly and mysteriously black under the light of the stars; of a lonely harbor, sick with fog, from which a ship sailed slowly and ghostly at dawn; of a city street teeming with life under a dazzling cloud of sun that lit up the faces with purple reflections and made the window panes, the mirrors, the crystals of the shops flicker with multicolored lights. Spengevo a un tratto la visione, e quella testa restava lì di nuovo immobile e dura nell'apatico attonimento.

Chi era colui? Nessuno. Un povero corpo, senza nome, in attesa che qualcuno se lo prendesse. A poor body, without a name, waiting for someone to take it.

Ma, all'improvviso, mentre così pensavo, avvenne tal cosa che mi riempì di spavento più che di stupore. But suddenly, while I was thinking so, such a thing happened that it filled me with fear rather than amazement.

Vidi davanti a me, non per mia volontà, l'apatica attonita faccia di quel povero corpo mortificato scomporsi pietosamente, arricciare il naso, arrovesciare gli occhi all'indietro, contrarre le labbra in su e provarsi ad aggrottar le ciglia, come per piangere; restare così un attimo sospeso e poi crollar due volte a scatto per lo scoppio d'una coppia di starnuti. I saw in front of me, not by my will, the apathetic astonished face of that poor mortified body break up pitifully, wrinkle its nose, roll its eyes back, contract lips up and try to frown, as if to cry; thus remain suspended for a moment and then collapse twice as a result of the outbreak of a couple of sneezing.

S'era commosso da sé, per conto suo, ad un filo d'aria entrato chi sa donde, quel povero corpo mortificato, senza dirmene nulla e fuori della mia volontà. He was moved by himself, on his own, by a breath of air that came in who knows whence, that poor mortified body, without saying anything to me and out of my will.

«Salute!» gli dissi. "Health!" I told him.

E guardai nello specchio il mio primo riso da matto. And I looked at my first crazy laugh in the mirror.

VIII. E dunque? And so?

Dunque, niente: questo. So, nothing: this. Se vi par poco! If you don't mind! Ecco una prima lista delle riflessioni rovinose e delle terribili conclusioni derivate dall'innocente momentaneo piacere che Dida mia moglie aveva voluto prendersi. Here is a first list of the ruinous reflections and terrible conclusions derived from the innocent momentary pleasure that Dida my wife had wanted to take. Dico, di farmi notare che il naso mi pendeva verso destra. I say, to point out that my nose was hanging to the right.

Riflessioni:

1a - che io non ero per gli altri quel che finora avevo creduto di essere per me; 1a - that I was not for others what I had previously believed myself to be for myself;

2a - che non potevo vedermi vivere;

3a - che non potendo vedermi vivere, restavo estraneo a me stesso, cioè uno che gli altri potevano vedere e conoscere; ciascuno a suo modo; e io no; 3a - that not being able to see myself live, I remained a stranger to myself, that is, one that others could see and know; each in his own way; and I don't;

4a - che era impossibile pormi davanti questo estraneo per vederlo e conoscerlo; io potevo vedermi, non già vederlo; 4a - that it was impossible to put myself in front of this stranger to see and know him; I could see myself, not already see it;

5a - che il mio corpo, se io considerato da fuori, era per me come un'apparizione di sogno, una cosa che non sapeva di vivere e che restava lì, in attesa che qualcuno se la prendesse; 5a - that my body, if I considered it from the outside, was for me like a dream apparition, something that I did not know it was living and that remained there, waiting for someone to take it;

6a - che, come me lo prendevo io, questo mio corpo, per essere a volta a volta quale mi volevo e mi sentivo, così se lo poteva prendere qualunque altro per dargli una realtà a modo suo;

7a - che infine quel corpo per se stesso era tanto niente e tanto nessuno, che un filo d'aria poteva farlo starnutire, oggi, e domani portarselo via. 7a - that finally that body for itself was so much nothing and so much nobody, that a breath of air could make him sneeze, today, and take it away tomorrow.

Conclusioni:

Queste due per il momento: These two for the moment:

1a - che cominciai finalmente a capire perché Dida mia moglie mi chiamava Gengè; 1a - that I finally began to understand why my wife Dida called me Gengè;

2a - che mi proposi di scoprire chi ero io almeno per quelli che mi stavano più vicini, così detti conoscenti, e di spassarmi a scomporre dispettosamente quell'io che ero per loro. 2a - that I set out to find out who I was at least for those closest to me, so-called acquaintances, and to have fun spitefully breaking down what I was for them.