×

Utilizziamo i cookies per contribuire a migliorare LingQ. Visitando il sito, acconsenti alla nostra politica dei cookie.


image

Podcast Italiano subtitled, Perché Dante è il padre dell'italiano?

Perché Dante è il padre dell'italiano?

- Oggi vi voglio parlare di questa persona qui: Dante Alighieri, da molti definito il

padre della lingua italiana. Ma che significa esattamente essere “padre” di una lingua?

E poi: Dante si merita davvero questo titolo? - Benvenuti su Podcast Italiano, il canale

YouTube e podcast per imparare l'italiano se siete stranieri o per ascoltare informazioni,

spero, interessanti sul nostro idioma, se fate parte di quel 20% di italiani che mi

guarda. Se stai imparando l'italiano attraverso i miei video puoi accedere al PDF con la trascrizione

integrale di questo video e il lessico difficile tradotto in inglese e spiegato in italiano

iscrivendoti al mio Podcast Italiano Club; così facendo supporterai il mio progetto...

e anche il tuo italiano. Trovi il link qui. - Nell'anno che è appena incominciato si

celebreranno in Italia e nel mondo i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri (1321-2021).

Per questo motivo anche io ho deciso qui su Podcast Italiano

di parlare un po' di Dante e di approfondire la mia conoscenza personale sul “sommo poeta”,

come viene chiamato. Faccio subito un'avvertenza: non sono un dantista, non so niente di letteratura,

non sono un esperto, non sono nessuno. Semplicemente sono una persona che ama la lingua italiana,

che da qualche mese si sta appassionando a Dante e che vuole condividere con voi ciò

che sta imparando in un anno così simbolico. Dante è una figura dall'importanza unica

nella cultura italiana: pensate, è l'unico individuo a cui viene attribuito l'epiteto

di “padre”; nemmeno personaggi fondamentali nella storia italiana come Cavour o Garibaldi vengono singolarmente

chiamati “padri”. Dante invece sì: se non “Padre dell'Italia” per lo meno

“Padre dell'italiano”. Non so quanto voi sappiate o non sappiate

su Dante, quindi voglio iniziare facendo un passo indietro e parlando in breve della sua vita.

Durante degli Alighieri, detto Dante nasce

nel 1265 a Firenze, una città che in quegli anni era in pieno boom economico e demografico.

A Firenze si fanno grossi affari, girano un sacco di soldi, si costruiscono edifici impressionanti

(questi due, che forse conoscete, furono iniziati nel 1296 e nel 1299) e c'è una fortissima

mobilità sociale: in poco tempo un contadino venuto dalla campagna può arricchirsi e fare

una fortuna. Gli Alighieri non sono una famiglia nobile

(nel senso che non vantano antenati famosi), ma sono comunque abbastanza rispettabili da

avere un cognome (un privilegio per pochi a quel tempo). Anche loro hanno fatto i soldi.

Dante non è ricco sfondato ma è sicuramente benestante: suo nonno, suo padre e i suoi

zii avevano guadagnato trafficando denaro, in un'economia cittadina in cui i soldi

servivano come il pane. Questi soldi poi li hanno investiti, permettendo a Dante di “vivere

di rendita”, cioè non dover lavorare per guadagnarsi da vivere.

Dante si può quindi dedicare agli studi, all'attività letteraria, all'attività

politica e addirittura militare. Sì, perché Dante partecipa ad alcune battaglie, come all'importante battaglia

di Campaldino del 1289, in cui la sua fazione politica (o “partito”, diremmo oggi), i

Guelfi, infligge una pesante sconfitta a quella nemica, i Ghibellini. Non sapete di che sto

parlando? Beh, dovete sapere che nelle città medievali italiane esistevano due fazioni

politiche estremamente ostili l'una all'altra: i Guelfi, che come si dice tradizionalmente,

erano a favore del Papa, e i Ghibellini che erano più dalla parte dell'imperatore ( stiamo

parlando del Sacro Romano Impero); a dir la verità la divisione politica non era tanto

e solo una questione ideologica, bensì, come sempre, di interessi economici e personali.

Ma comunque, a noi interessa capire che la Firenze a cavallo del ‘200 e del ‘300

non è una città affatto tranquilla. La violenza, l'odio, la vendetta, la corruzione sono

comunissime e Dante lo prova sulla sua pelle. Tra gli anni '90 del ‘200 e il 1302 Dante

ricopre infatti varie cariche politiche all'interno del governo di popolo fiorentino (un esperimento

di democrazia molto avanzato per l'epoca), diventando persino uno dei sei Priori (la

massima carica del governo) e venendo inviato in missione a Roma dal Papa come ambasciatore

di Firenze. I Ghibellini erano già stati cacciati nel 1267, ma poi gli stessi Guelfi

si frammentano in due ulteriori fazioni: Guelfi Neri e Guelfi Bianchi. Dante è un bianco,

ma a Firenze prendono il potere i neri, anche grazie all'appoggio del papa, da cui Dante

era stato mandato. Nel 1302 Dante paga a caro prezzo la sua scelta politica venendo esiliato,

cacciato dalla sua città, con queste accuse. «Alighieri Dante è condannato per baratteria,

frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estortive, proventi illeciti, pederastia,

e lo si condanna a 5000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici,

esilio perpetuo (in contumacia), e se lo si prende, al rogo, così che muoia”»

(Libro del chiodo - Archivio di Stato di Firenze - 10 marzo 1302[66])

Dante, che era proprio in quel momento dal Papa, non tornerà mai più a Firenze e non

potrà nemmeno salutare la sua amata città un'ultima volta. Inizia così il suo lungo

esilio, che per Dante è un fatto traumatico ma centrale nella sua vita. L'esilio lo

porta a girovagare per il centro-nord italiano, di corte in corte, venendo ospitato da vari

signori locali. È proprio in questi anni (si pensa dal 1306 al 1321) che Dante scrive

il suo capolavoro, la Commedia. Dante muore nel 1321 a Ravenna, dove ancora oggi è sepolto.

- Parliamo ora della sua importanza letteraria. Dante è indubbiamente il più importante

scrittore nella storia della letteratura italiana. Vediamo perché.

Dante ha scritto tante opere, alcune delle quali in latino. Sì, perché all'epoca

chi studiava doveva per forza sapere il latino (che era lingua dell'élite intellettuale

in tutta Europa). Dante tuttavia fa qualcosa di molto importante: scrive anche in volgare

fiorentino (oggi diremmo “dialetto”), che è la lingua della sua città e la sua

lingua madre. Non solo: non accetta l'idea diffusa tra gli intellettuali che il latino

fosse sempre superiore al volgare, ma rivendica l'importanza e l'utilità del volgare per

educare quelle persone non colte, che non sapevano il latino, che però avevano fame*

di conoscenza. Scrive un intero trattato in latino, chiamato “De Vulgari Eloquentia”

dove difende l'eloquenza del volgare. Dante, come dice lui stesso in un altro trattato in volgare,

il Convivio, amava la sua lingua: “[…] per che si conchiude che non solamente

amore, ma perfettissimo amore sia quello ch'io a lui debbo avere e ho.”

Dante ha un perfetto amore nei confronti del volgare.

Ma Dante va oltre e fa una predizione: “Questo (il volgare) sarà luce nuova, sole

nuovo, lo quale (=il quale) surgerà là dove l'usato (ovvero il consueto latino) tramonterà,

e darà lume a coloro che sono in tenebre ed in oscuritade, per lo usato sole che a

loro non luce (Dante si riferisce alle persone che non sanno il latino).” Dante si riferisce

alle persone che non sanno il latino, per cui imparare il volgare (o meglio: imparare

a leggere) è un modo di uscire dalle tenebre. Dante è stato profetico: oggi la lingua che

si parla e si scrive in tutta Italia è l'italiano, non il latino.

In volgare Dante scrive tante opere, sia in poesia che in prosa, ma oggi mi concentrerò

solamente dell'opera per cui ancora oggi parliamo di lui 700 anni dopo la sua morte: la Commedia

, comunemente nota come Divina Commedia. Se Dante è il più importante scrittore della

letteratura italiana, la Commedia è la più importante opera della letteratura italiana

e una delle più importanti al mondo. Ma che cos'è la Commedia? La Commedia è

un poema (ah, una parentesi lessicale per gli amici anglofoni: “poema” in italiano

significa opera in versi, ma lunga, al contrario di una “poesia” che è breve; in inglese

si usa sempre il più generico “poem”). Ma quanto lunga? Tanto, tantissimo: la Commedia

è un'opera mastodontica, composta di 14.233 endecasillabi. Un “endecasillabo” è un

verso di 11 sillabe. Per capire meglio vediamo l'inizio dell'opera:

Nel mez-zo del cam-min di nos-tra vi-ta Mi ri-tro-vai per u-na sel-va_os-cu-ra

Ché la di-rit-ta vi-a_e-ra smar-ri-ta Siamo di fronte a una terzina, una strofa

composta di tre versi di undici sillabe. La Commedia altro non è che è una lunghissima

successione di terzine come questa. Guardiamo ora le rime: “Vita”, “oscura”, “smarrita”;

nella seconda “dura”, “forte”, “paura”; “morte”, “trovai”, “scorte”; intrai”,

“punto”, “abbandonai”. Lo schema che si delinea è questo: A, B, A; B, C, B; C,

D C; D, E, D, e così via per tutti i 14.233 versi della Commedia (io la trovo una cosa

fuori di testa, incredibile); questo schema l'ha inventato Dante, e per questo si chiama

“terzina dantesca”, o anche “terza rima”, o ancora “terzina incatenata” (perché

è come una catena). L'opera si articola su 100 canti (potremmo

chiamarli “capitoli”) suddivisi in tre cantiche, ovvero tre libri: Inferno (con 34

canti), Purgatorio (con 33) e Paradiso (con 33). I numeri non sono scelti a caso: Dante

amava la numerologia e in tutta la Commedia il numero tre, che rappresenta la trinità,

ritorna molte volte. L'Inferno ha 34 canti perché il primo è un introduzione.

E di che parla l'opera? Partiamo dal primo Canto, che racconta di un uomo (che è il poeta stesso,

anche se non lo sappiamo fin dall'inizio) che si perde in una selva oscura, ovvero in

un bosco (che è un simbolo del peccato); l'uomo arriva a un colle illuminato dai

raggi del sole (simbolo della salvezza), inizia a scalarlo ma incontra tre bestie che gli

ostacolano la salita: una lonza (che sarebbe forse una lince, o comunque un felino), un

leone e una lupa. Come la selva, anche le tre bestie (o “fiere”) sono dei simboli,

o più precisamente “allegorie”, dei tre peccati fondamentali secondo la Bibbia: la

lussuria, la superbia e l'avidità. Dante non riesce quindi a scalare il colle e deve

scendere nella selva (ovvero tornare nelle tenebre del peccato, è tutto un simbolo),

dove incontra l'ombra del poeta latino Virgilio, simbolo della ragione umana, che lo guiderà

in un viaggio nel regno dei morti: lo accompagnerà all'Inferno, e al Purgatorio ma dovrà congedarsi

prima di entrare in Paradiso, dove Dante verrà accompagnato da Beatrice e infine da San Bernardo.

Chi è Beatrice? Beatrice è la donna amata da Dante (una donna realmente esistita, a

cui ha dedicato un intero libro di poesie, la Vita Nuova) e che qui rappresenta molto

più di una donna amata, addirittura la via della salvezza attraverso la fede cristiana.

Dante qualche anno prima aveva promesso: se piacere sarà di colui a cui tutte le cose

vivono (cioè, "se dio lo vorrà"), che la mia vita duri per alquanti anni (cioè "che non muoio dopodomani"), io spero di dicer di lei quello che

mai non fue detto d'alcuna. Dante dirà di Beatrice ciò che non è mai

stato detto di nessuna donna. Ed è proprio quello che ha fatto: ha elevato una donna

(a cui probabilmente non ha mai parlato in vita sua) a simbolo di salvezza dell'anima.

Ma Dante stesso è un simbolo, simbolo dell'umanità che ha perso la strada, la “retta via”.

La Commedia come avete capito è intrisa di simbologia e allegorie, che per un uomo della

nostra epoca non sono così facili da cogliere. Tuttavia ciò non vuol dire che non possiamo

leggere la Commedia alla lettera e godercela come una storia interessante e avvincente,

anche se non cogliamo tutti i suoi significati nascosti, così come tutti i suoi infiniti

rimandi culturali, letterari, politici, filosofici, storici, teologici, e chi più ne ha più

ne metta. Per questi continui riferimenti al suo mondo la Commedia è stata definita

un'enciclopedia del sapere medievale, perché è una vera finestra sulla cultura di quel

mondo medievale a cui Dante apparteneva in pieno, anche sulla mentalità di quell'epoca,

sulle credenze scientifiche, geografiche, religiose, astronomiche, medicinali e molto

altro ancora. Leggendo la Commedia si può di fatto studiare il medioevo.

Ma non è solo sfoggio di sapienza: la Commedia è anche molto umana. Nel suo viaggio Dante

incontra e dialoga con tante “superstar” del suo tempo, che magari oggi non ci dicono

nulla, ma che per i suoi contemporanei erano delle celebrità: re, politici, papi, figure

religiose, intellettuali; ma anche personaggi di epoche precedenti alla sua, come lo stesso

Virgilio, Maometto e Giustiniano; ci sono poi mostri mitologici come Minosse, il minotauro

e lo stesso Lucifero; personaggi biblici come Maria, San Pietro, l'arcangelo Gabriele

e, alla fine dell'opera, Dio stesso, che Dante arriva a contemplare per un istante.

La fama della Commedia è antica: l'opera circolava già quando Dante era ancora in

vita, in un epoca in cui la stampa non esisteva e per avere una copia di un libro qualcuno

doveva averlo… copiato, appunto. Ma dopo la morte del poeta la fama della Commedia

esplode. Tutti la commentano, tutti la interpretano, tutti conoscono almeno qualche verso: persino

i mercanti, persone non particolarmente colte, conoscono qualche passo dell'opera. La Commedia

ha avuto un'enorme influenza sulla poesia e letteratura italiana, in alcuni periodi

è stata più apprezzata che in altri, ma si tratta di un'opera con cui chiunque abbia

scritto in italiano si è confrontato: o per imitarla, o per prenderne le distanze.

Ma allora torniamo alla domanda con cui ho iniziato questo video. Perché Dante viene

chiamato “padre dell'italiano”? Che significa? Quando ero piccolo e sentivo dire

che “Dante ha inventato l'italiano” ero un po' confuso. Cioè, pensavo che Dante avesse

proprio inventato da zero l'italiano,che si fosse seduto a un tavolo e avesse scritto

la grammatica e il lessico; un po' come Zamenhof ha inventato l'esperanto o Tolkien

le lingue del suo universo fantastico. Non è chiaramente così: Dante ha adoperato

come base la lingua di Firenze, ormai l'abbiamo capito. Anzi, secondo gli studiosi la Commedia

è la sua opera più fiorentina di tutte a livello linguistico.

Allora Dante magari è il primo che scrive in volgare? No, per niente. Molti prima di

lui in varie zone d'Italia avevano già scritto nei vari volgari italiani: un esempio

celebre è la scuola siciliana, che ispirandosi alla poesia provenzale (quindi della Provenza,

in Francia) costituisce il primo vero movimento letterario italiano, che poi ha ispirato altri

poeti toscani, che scrivevano in fiorentino ancora prima di Dante. Ma allora, se Dante

non è il primo a scrivere in una lingua italo-romanza e nemmeno il primo a scrivere in fiorentino,

perché mai dovremmo considerarlo “il padre dell'italiano”?

Non dobbiamo guardare al “quando”, ma al “come” Dante scrive. Perché la portata,

l'ampiezza, la vastità della sua opera e del suo linguaggio non hanno eguali, né

prima, né dopo di lui. Abbiamo già visto che la Commedia è un'enciclopedia della

sapienza medievale. Bene, per parlare di qualsiasi cosa (e Dante ha davvero parlato di tutto)

devi saper modellare la lingua in base alle tue esigenze, usare tutti i registri, gli

stili e le possibilità che essa, la lingua, ti offre. Non puoi parlare di Lucifero con

la stessa lingua che usi per descrivere la visione della trinità.

Può aiutarvi a capire ciò che intendo analizzare un po' il lessico dell'opera.

Nell'Inferno, per esempio, troviamo una lingua spesso bassa, aspra a volte addirittura

comica, le cui parole Dante trae, prende dal fiorentino popolare; (si incontrano parole come “culo”,

“merda”, “puttana”, o un verso comico famosissimo come “Ed elli

avea del cul fatto trombetta”, cioè “aveva usato il culo come una tromba”; Dante sta

descrivendo un diavolo che per dare agli altri diavoli il comando di mettersi in marcia come

in battaglia... scorreggia, paragonando quindi la scorreggia al suono di una tromba militare.

All'estremo opposto abbiamo la lingua del Paradiso: elegante, solenne, colta, piena

di latinismi (come “misericordia”, “grazia”, “magnificenza”, “benignità” e tanti

altri). La base della sua lingua è il fiorentino:

del fiorentino Dante usa parole del suo tempo e parole arcaiche già a suo tempo, che i

suoi contemporanei già non usavano più. Dante attinge molto poi anche da altre lingue,

tra cui il francese (per parole come “approcciare” e “sovente”) e, soprattutto, il provenzale

(per esempio “noia” e “speranza”). Oltre alle lingue straniere Dante fa sue parole

e forme grammaticali che trova in altri dialetti toscani e a volte altri dialetti italiani.

Dante adopera poi termini dell'astronomia (come “zenit”, “galassia”, “empireo”),

della medicina (“coagulare” “febbre acuta”) e della musica (arpa e leuto, ovvero

“liuto”). E quando non trova una parola se la inventa

di sana pianta; i suoi neologismi sono chiamati “dantismi” e ce ne sono tanti. Dante si

inventa parole come, per esempio, “infuturarsi” (ovvero “prolungarsi nel futuro”) “trasumanare”

(andare al di là dei limiti della natura umana), “inurbarsi” (entrare in città),

“inluiarsi” (“diventare lui”). Molti di questi dantismi a dire il vero non si usano

più, ma non si può dire che Dante non fosse creativo e non amasse sperimentare e giocare

con la lingua. Ciò che invece usiamo ancora sono espressioni

idiomatiche inventate da Dante ed entrate nel linguaggio comune, come “senza infamia

e senza lode”, “non ragioniam* di lor, ma guarda e passa”, “lasciate ogni speranza

voi ch'entrate” e “mi fa tremar le vene i polsi”. Tutti i giorni parliamo la lingua

di Dante e nemmeno ce ne rendiamo conto. Ma vediamo qualche dato che ci aiuta a capire

l'impatto della Commedia sul lessico dell'italiano. Secondo uno studio del linguista Tullio de

Mauro nella letteratura che precede Dante era già attestato il 62% delle 2000 parole

più comuni nell'italiano, che compongono quindi il cosiddetto “lessico fondamentale”.

Alla fine del ‘300 questa percentuale sale all'84%: ciò è sicuramente dovuto al contributo

di Dante, almeno in buona parte. Oltre a ciò, le parole che già esistevano e che Dante

ha usato personalmente sono generalmente sopravvissute di più rispetto a quelle che non ha accolto

(precisamente 2 volte e mezza di più). Potremmo rispondere alla domanda però da un altro

punto di vista: se la lingua italiana si basa ancora oggi sulla lingua fiorentina del ‘300

il merito è in gran parte di Dante, ma anche Petrarca e Boccaccio. Se non fosse stato per

loro oggi forse non parleremmo una lingua basata sul fiorentino, ma magari una lingua basata

sul bolognese, sul siciliano, sul veneto, sul bergamasco. O magari non avremmo una lingua

nazionale. Chi può dirlo? Ciò che è sicuro è che prima di Dante il fiorentino era UNA

lingua italiana, ma già due secoli dopo di lui è diventato LA lingua italiana. E Dante

di questo è responsabile. C'è chi dice che è la lingua della letteratura

ad aver creato l'Italia e c'è chi addirittura definisce Dante padre dell'Italia (non

tutti sono d'accordo con questa definizione): io non mi sento abbastanza

competente per esprimere la mia opinione su questo, ma una cosa è innegabile: l'Italia

ha raggiunto un'unità culturale e letteraria molto prima dell'unità politica. La letteratura,

e non l'esercito (come in altri stati europei) ha dato prestigio all'italiano. L'italiano

non è mai stato imposto con i fucili e le spade ma si è imposto con la bellezza della

sua letteratura. A Dante va riconosciuto il merito di aver

fatto una scommessa: ha creduto seriamente nel volgare e non l'ha ritenuto inferiore

al latino; ne ha mostrato tutte le potenzialità espressive; l'ha impiegato per scrivere

l'opera più importante della sua vita, facendo una scelta molto rivoluzionaria e

anche molto rischiosa: scrivere un poema in volgare (molti lo criticarono per aver usato

il fiorentino e non il latino). La storia gli ha dato ragione, perché ancora oggi,

in un mondo sicuramente diverso da quello di 700 anni fa, usiamo ancora le parole che

Dante ha reso immortali. Per questo l'epiteto di padre è adeguato: Dante si merita davvero

il titolo di padre dell'italiano. Ora potreste chiedervi se ha senso leggere

la Commedia nel 2021. Se siete italiani la risposta è facile: sì. Dante fa parte del

nostro sapere comune e della nostra identità, quindi conoscerlo non fa male. Io stesso sto

leggendo integralmente la Commedia per la prima volta (perché a scuola leggiamo e studiamo

una selezione di canti) e la trovo davvero divertente, istruttiva e a volte illuminante.

E se siete stranieri? Ni. O meglio, dipende dai vostri interessi e obiettivi. Chiaramente

leggere un'opera di 700 anni fa non è una grande idea per imparare l'italiano del

2021; tuttavia penso che, essendo quell'italiano relativamente simile al nostro, se avete un

livello intermedio-avanzato e vi interessa la letteratura e Dante,possa aver senso avvicinarsi alla Commedia, magari con una

guida che vi aiuti a farlo, il vostro Virgilio personale. È per questo che sto leggendo

la Commedia per voi sul mio Club su Patreon, dove potete in primo luogo sostenere questo

progetto, se vi piace e vi aiuta; in secondo luogo ottenere tantissimi contenuti esclusivi

tra cui, appunto, una serie di dirette che io ed Erika stiamo facendo in cui spieghiamo

e leggiamo alcuni Canti della Commedia. Finora ne abbiamo letti tre e ci stiamo divertendo

molto: la reazione del membri Club è stata finora molto positiva, devo dire, e per questo

l'intenzione è di continuare per tutto il 2021 e celebrare così il Sommo Poeta.

Quindi se hai pensato di iscriverti al Club e dopo questo video ti è venuta voglia di

leggere Dante… questo è il momento per fare l'una e l'altra cosa. Ah, per poter

vedere le dirette su Dante il prezzo che ti chiedo è simbolico, $1 al mese. Quindi ci sta, dai. Se sei interessato

segui questo link. Io ringrazio i membri del Club che vedete scorrere per il sostegno a

questo progetto. E noi ci vediamo presto, ciao!


Perché Dante è il padre dell'italiano? Warum ist Dante der Vater der italienischen Sprache? Why is Dante the father of Italian? ¿Por qué Dante es el padre del italiano? Pourquoi Dante est-il le père de l'italien ? Porque é que Dante é o pai da língua italiana? Varför är Dante den italienska språkets fader?

- Oggi vi voglio parlare di questa persona qui: Dante Alighieri, da molti definito il - Today I want to tell you about this person here: Dante Alighieri, referred to by many as the

padre della lingua italiana. Ma che significa esattamente essere “padre” di una lingua? father of the Italian language. But what exactly does it mean to be the "father" of a language?

E poi: Dante si merita davvero questo titolo? - Benvenuti su Podcast Italiano, il canale And then: does Dante really deserve this title? - Welcome to Podcast Italiano, the channel

YouTube e podcast per imparare l'italiano se siete stranieri o per ascoltare informazioni, YouTube and podcasts to learn Italian if you are a foreigner or to listen to information,

spero, interessanti sul nostro idioma, se fate parte di quel 20% di italiani che mi I hope, interesting on our language, if you are part of that 20% of Italians that I am

guarda. Se stai imparando l'italiano attraverso i miei video puoi accedere al PDF con la trascrizione look. If you are learning Italian through my videos you can access the PDF with the transcript

integrale di questo video e il lessico difficile tradotto in inglese e spiegato in italiano integral of this video and the difficult vocabulary translated into English and explained in Italian

iscrivendoti al mio Podcast Italiano Club; così facendo supporterai il mio progetto... by joining my Italian Podcast Club; by doing so you will support my project...

e anche il tuo italiano. Trovi il link qui. - Nell'anno che è appena incominciato si and your Italian too. Find the link here. - In the year that has just begun, yes

celebreranno in Italia e nel mondo i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri (1321-2021). will celebrate in Italy and around the world the 700th anniversary of Dante Alighieri's death (1321-2021).

Per questo motivo anche io ho deciso qui su Podcast Italiano That is why I also decided here on Italian Podcast.

di parlare un po' di Dante e di approfondire la mia conoscenza personale sul “sommo poeta”, to talk a little about Dante and to deepen my personal knowledge about the "great poet."

come viene chiamato. Faccio subito un'avvertenza: non sono un dantista, non so niente di letteratura, as it is called. I immediately make a warning: I am not a Dantist, I do not know anything about literature,

non sono un esperto, non sono nessuno. Semplicemente sono una persona che ama la lingua italiana, I am not an expert, I am nobody. I am simply a person who loves the Italian language,

che da qualche mese si sta appassionando a Dante e che vuole condividere con voi ciò who has been passionate about Dante for a few months and wants to share this with you

che sta imparando in un anno così simbolico. Dante è una figura dall'importanza unica he is learning in such a symbolic year. Dante is a figure of unique importance

nella cultura italiana: pensate, è l'unico individuo a cui viene attribuito l'epiteto in Italian culture: think about it, he is the only individual who is given the epithet

di “padre”; nemmeno personaggi fondamentali nella storia italiana come Cavour o Garibaldi vengono singolarmente of "father"; not even fundamental characters in Italian history such as Cavour or Garibaldi come individually

chiamati “padri”. Dante invece sì: se non “Padre dell'Italia” per lo meno called "fathers". Dante, on the other hand, yes: if not "Father of Italy" at least

“Padre dell'italiano”. Non so quanto voi sappiate o non sappiate "Father of Italian". I don't know how much you know or don't know

su Dante, quindi voglio iniziare facendo un passo indietro e parlando in breve della sua vita. on Dante, so I want to start by taking a step back and talking briefly about his life.

Durante degli Alighieri, detto Dante nasce

nel 1265 a Firenze, una città che in quegli anni era in pieno boom economico e demografico.

A Firenze si fanno grossi affari, girano un sacco di soldi, si costruiscono edifici impressionanti In Florence, big business is done, a lot of money goes around, impressive buildings are built

(questi due, che forse conoscete, furono iniziati nel 1296 e nel 1299) e c'è una fortissima (these two, which you may know, were started in 1296 and 1299) and there is a very strong one

mobilità sociale: in poco tempo un contadino venuto dalla campagna può arricchirsi e fare Social mobility: in a short time a farmer who came from the countryside can get rich and make

una fortuna. Gli Alighieri non sono una famiglia nobile a fortune. The Alighieri are not a noble family.

(nel senso che non vantano antenati famosi), ma sono comunque abbastanza rispettabili da (meaning they don't boast famous ancestors), but are still quite respectable from

avere un cognome (un privilegio per pochi a quel tempo). Anche loro hanno fatto i soldi. having a surname (a privilege for a few at that time). They also made money.

Dante non è ricco sfondato ma è sicuramente benestante: suo nonno, suo padre e i suoi Dante is not filthy rich but he is definitely well off: his grandfather, his father and his

zii avevano guadagnato trafficando denaro, in un'economia cittadina in cui i soldi uncles had earned by trafficking money, in a city economy where money

servivano come il pane. Questi soldi poi li hanno investiti, permettendo a Dante di “vivere They were needed like bread. This money they then invested, allowing Dante to "live

di rendita”, cioè non dover lavorare per guadagnarsi da vivere. income," meaning not having to work to earn a living.

Dante si può quindi dedicare agli studi, all'attività letteraria, all'attività

politica e addirittura militare. Sì, perché Dante partecipa ad alcune battaglie, come all'importante battaglia

di Campaldino del 1289, in cui la sua fazione politica (o “partito”, diremmo oggi), i

Guelfi, infligge una pesante sconfitta a quella nemica, i Ghibellini. Non sapete di che sto

parlando? Beh, dovete sapere che nelle città medievali italiane esistevano due fazioni

politiche estremamente ostili l'una all'altra: i Guelfi, che come si dice tradizionalmente,

erano a favore del Papa, e i Ghibellini che erano più dalla parte dell'imperatore ( stiamo

parlando del Sacro Romano Impero); a dir la verità la divisione politica non era tanto

e solo una questione ideologica, bensì, come sempre, di interessi economici e personali.

Ma comunque, a noi interessa capire che la Firenze a cavallo del ‘200 e del ‘300 But still, we are interested in understanding that Florence at the turn of the 13th and 14th centuries.

non è una città affatto tranquilla. La violenza, l'odio, la vendetta, la corruzione sono

comunissime e Dante lo prova sulla sua pelle. Tra gli anni '90 del ‘200 e il 1302 Dante

ricopre infatti varie cariche politiche all'interno del governo di popolo fiorentino (un esperimento

di democrazia molto avanzato per l'epoca), diventando persino uno dei sei Priori (la

massima carica del governo) e venendo inviato in missione a Roma dal Papa come ambasciatore

di Firenze. I Ghibellini erano già stati cacciati nel 1267, ma poi gli stessi Guelfi

si frammentano in due ulteriori fazioni: Guelfi Neri e Guelfi Bianchi. Dante è un bianco,

ma a Firenze prendono il potere i neri, anche grazie all'appoggio del papa, da cui Dante

era stato mandato. Nel 1302 Dante paga a caro prezzo la sua scelta politica venendo esiliato,

cacciato dalla sua città, con queste accuse. «Alighieri Dante è condannato per baratteria,

frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estortive, proventi illeciti, pederastia,

e lo si condanna a 5000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici,

esilio perpetuo (in contumacia), e se lo si prende, al rogo, così che muoia”»

(Libro del chiodo - Archivio di Stato di Firenze - 10 marzo 1302[66])

Dante, che era proprio in quel momento dal Papa, non tornerà mai più a Firenze e non

potrà nemmeno salutare la sua amata città un'ultima volta. Inizia così il suo lungo

esilio, che per Dante è un fatto traumatico ma centrale nella sua vita. L'esilio lo

porta a girovagare per il centro-nord italiano, di corte in corte, venendo ospitato da vari

signori locali. È proprio in questi anni (si pensa dal 1306 al 1321) che Dante scrive

il suo capolavoro, la Commedia. Dante muore nel 1321 a Ravenna, dove ancora oggi è sepolto.

- Parliamo ora della sua importanza letteraria. Dante è indubbiamente il più importante

scrittore nella storia della letteratura italiana. Vediamo perché.

Dante ha scritto tante opere, alcune delle quali in latino. Sì, perché all'epoca

chi studiava doveva per forza sapere il latino (che era lingua dell'élite intellettuale

in tutta Europa). Dante tuttavia fa qualcosa di molto importante: scrive anche in volgare

fiorentino (oggi diremmo “dialetto”), che è la lingua della sua città e la sua

lingua madre. Non solo: non accetta l'idea diffusa tra gli intellettuali che il latino

fosse sempre superiore al volgare, ma rivendica l'importanza e l'utilità del volgare per

educare quelle persone non colte, che non sapevano il latino, che però avevano fame*

di conoscenza. Scrive un intero trattato in latino, chiamato “De Vulgari Eloquentia”

dove difende l'eloquenza del volgare. Dante, come dice lui stesso in un altro trattato in volgare,

il Convivio, amava la sua lingua: “[…] per che si conchiude che non solamente

amore, ma perfettissimo amore sia quello ch'io a lui debbo avere e ho.”

Dante ha un perfetto amore nei confronti del volgare.

Ma Dante va oltre e fa una predizione: “Questo (il volgare) sarà luce nuova, sole

nuovo, lo quale (=il quale) surgerà là dove l'usato (ovvero il consueto latino) tramonterà,

e darà lume a coloro che sono in tenebre ed in oscuritade, per lo usato sole che a

loro non luce (Dante si riferisce alle persone che non sanno il latino).” Dante si riferisce

alle persone che non sanno il latino, per cui imparare il volgare (o meglio: imparare

a leggere) è un modo di uscire dalle tenebre. Dante è stato profetico: oggi la lingua che

si parla e si scrive in tutta Italia è l'italiano, non il latino.

In volgare Dante scrive tante opere, sia in poesia che in prosa, ma oggi mi concentrerò

solamente dell'opera per cui ancora oggi parliamo di lui 700 anni dopo la sua morte: la Commedia

, comunemente nota come Divina Commedia. Se Dante è il più importante scrittore della

letteratura italiana, la Commedia è la più importante opera della letteratura italiana

e una delle più importanti al mondo. Ma che cos'è la Commedia? La Commedia è

un poema (ah, una parentesi lessicale per gli amici anglofoni: “poema” in italiano

significa opera in versi, ma lunga, al contrario di una “poesia” che è breve; in inglese

si usa sempre il più generico “poem”). Ma quanto lunga? Tanto, tantissimo: la Commedia

è un'opera mastodontica, composta di 14.233 endecasillabi. Un “endecasillabo” è un

verso di 11 sillabe. Per capire meglio vediamo l'inizio dell'opera:

Nel mez-zo del cam-min di nos-tra vi-ta Mi ri-tro-vai per u-na sel-va_os-cu-ra

Ché la di-rit-ta vi-a_e-ra smar-ri-ta Siamo di fronte a una terzina, una strofa

composta di tre versi di undici sillabe. La Commedia altro non è che è una lunghissima

successione di terzine come questa. Guardiamo ora le rime: “Vita”, “oscura”, “smarrita”;

nella seconda “dura”, “forte”, “paura”; “morte”, “trovai”, “scorte”; intrai”,

“punto”, “abbandonai”. Lo schema che si delinea è questo: A, B, A; B, C, B; C,

D C; D, E, D, e così via per tutti i 14.233 versi della Commedia (io la trovo una cosa

fuori di testa, incredibile); questo schema l'ha inventato Dante, e per questo si chiama

“terzina dantesca”, o anche “terza rima”, o ancora “terzina incatenata” (perché

è come una catena). L'opera si articola su 100 canti (potremmo

chiamarli “capitoli”) suddivisi in tre cantiche, ovvero tre libri: Inferno (con 34

canti), Purgatorio (con 33) e Paradiso (con 33). I numeri non sono scelti a caso: Dante

amava la numerologia e in tutta la Commedia il numero tre, che rappresenta la trinità,

ritorna molte volte. L'Inferno ha 34 canti perché il primo è un introduzione.

E di che parla l'opera? Partiamo dal primo Canto, che racconta di un uomo (che è il poeta stesso,

anche se non lo sappiamo fin dall'inizio) che si perde in una selva oscura, ovvero in

un bosco (che è un simbolo del peccato); l'uomo arriva a un colle illuminato dai

raggi del sole (simbolo della salvezza), inizia a scalarlo ma incontra tre bestie che gli

ostacolano la salita: una lonza (che sarebbe forse una lince, o comunque un felino), un

leone e una lupa. Come la selva, anche le tre bestie (o “fiere”) sono dei simboli,

o più precisamente “allegorie”, dei tre peccati fondamentali secondo la Bibbia: la

lussuria, la superbia e l'avidità. Dante non riesce quindi a scalare il colle e deve

scendere nella selva (ovvero tornare nelle tenebre del peccato, è tutto un simbolo),

dove incontra l'ombra del poeta latino Virgilio, simbolo della ragione umana, che lo guiderà

in un viaggio nel regno dei morti: lo accompagnerà all'Inferno, e al Purgatorio ma dovrà congedarsi

prima di entrare in Paradiso, dove Dante verrà accompagnato da Beatrice e infine da San Bernardo.

Chi è Beatrice? Beatrice è la donna amata da Dante (una donna realmente esistita, a

cui ha dedicato un intero libro di poesie, la Vita Nuova) e che qui rappresenta molto

più di una donna amata, addirittura la via della salvezza attraverso la fede cristiana.

Dante qualche anno prima aveva promesso: se piacere sarà di colui a cui tutte le cose Dante had promised a few years earlier: if pleasure will be of him to whom all things

vivono (cioè, "se dio lo vorrà"), che la mia vita duri per alquanti anni (cioè "che non muoio dopodomani"), io spero di dicer di lei quello che

mai non fue detto d'alcuna. Dante dirà di Beatrice ciò che non è mai

stato detto di nessuna donna. Ed è proprio quello che ha fatto: ha elevato una donna

(a cui probabilmente non ha mai parlato in vita sua) a simbolo di salvezza dell'anima.

Ma Dante stesso è un simbolo, simbolo dell'umanità che ha perso la strada, la “retta via”.

La Commedia come avete capito è intrisa di simbologia e allegorie, che per un uomo della

nostra epoca non sono così facili da cogliere. Tuttavia ciò non vuol dire che non possiamo

leggere la Commedia alla lettera e godercela come una storia interessante e avvincente,

anche se non cogliamo tutti i suoi significati nascosti, così come tutti i suoi infiniti

rimandi culturali, letterari, politici, filosofici, storici, teologici, e chi più ne ha più

ne metta. Per questi continui riferimenti al suo mondo la Commedia è stata definita

un'enciclopedia del sapere medievale, perché è una vera finestra sulla cultura di quel

mondo medievale a cui Dante apparteneva in pieno, anche sulla mentalità di quell'epoca,

sulle credenze scientifiche, geografiche, religiose, astronomiche, medicinali e molto

altro ancora. Leggendo la Commedia si può di fatto studiare il medioevo.

Ma non è solo sfoggio di sapienza: la Commedia è anche molto umana. Nel suo viaggio Dante

incontra e dialoga con tante “superstar” del suo tempo, che magari oggi non ci dicono

nulla, ma che per i suoi contemporanei erano delle celebrità: re, politici, papi, figure

religiose, intellettuali; ma anche personaggi di epoche precedenti alla sua, come lo stesso

Virgilio, Maometto e Giustiniano; ci sono poi mostri mitologici come Minosse, il minotauro

e lo stesso Lucifero; personaggi biblici come Maria, San Pietro, l'arcangelo Gabriele

e, alla fine dell'opera, Dio stesso, che Dante arriva a contemplare per un istante.

La fama della Commedia è antica: l'opera circolava già quando Dante era ancora in

vita, in un epoca in cui la stampa non esisteva e per avere una copia di un libro qualcuno

doveva averlo… copiato, appunto. Ma dopo la morte del poeta la fama della Commedia

esplode. Tutti la commentano, tutti la interpretano, tutti conoscono almeno qualche verso: persino

i mercanti, persone non particolarmente colte, conoscono qualche passo dell'opera. La Commedia

ha avuto un'enorme influenza sulla poesia e letteratura italiana, in alcuni periodi

è stata più apprezzata che in altri, ma si tratta di un'opera con cui chiunque abbia

scritto in italiano si è confrontato: o per imitarla, o per prenderne le distanze.

Ma allora torniamo alla domanda con cui ho iniziato questo video. Perché Dante viene

chiamato “padre dell'italiano”? Che significa? Quando ero piccolo e sentivo dire

che “Dante ha inventato l'italiano” ero un po' confuso. Cioè, pensavo che Dante avesse

proprio inventato da zero l'italiano,che si fosse seduto a un tavolo e avesse scritto

la grammatica e il lessico; un po' come Zamenhof ha inventato l'esperanto o Tolkien

le lingue del suo universo fantastico. Non è chiaramente così: Dante ha adoperato

come base la lingua di Firenze, ormai l'abbiamo capito. Anzi, secondo gli studiosi la Commedia

è la sua opera più fiorentina di tutte a livello linguistico.

Allora Dante magari è il primo che scrive in volgare? No, per niente. Molti prima di

lui in varie zone d'Italia avevano già scritto nei vari volgari italiani: un esempio

celebre è la scuola siciliana, che ispirandosi alla poesia provenzale (quindi della Provenza,

in Francia) costituisce il primo vero movimento letterario italiano, che poi ha ispirato altri

poeti toscani, che scrivevano in fiorentino ancora prima di Dante. Ma allora, se Dante

non è il primo a scrivere in una lingua italo-romanza e nemmeno il primo a scrivere in fiorentino,

perché mai dovremmo considerarlo “il padre dell'italiano”?

Non dobbiamo guardare al “quando”, ma al “come” Dante scrive. Perché la portata,

l'ampiezza, la vastità della sua opera e del suo linguaggio non hanno eguali, né

prima, né dopo di lui. Abbiamo già visto che la Commedia è un'enciclopedia della

sapienza medievale. Bene, per parlare di qualsiasi cosa (e Dante ha davvero parlato di tutto)

devi saper modellare la lingua in base alle tue esigenze, usare tutti i registri, gli

stili e le possibilità che essa, la lingua, ti offre. Non puoi parlare di Lucifero con

la stessa lingua che usi per descrivere la visione della trinità.

Può aiutarvi a capire ciò che intendo analizzare un po' il lessico dell'opera.

Nell'Inferno, per esempio, troviamo una lingua spesso bassa, aspra a volte addirittura

comica, le cui parole Dante trae, prende dal fiorentino popolare; (si incontrano parole come “culo”,

“merda”, “puttana”, o un verso comico famosissimo come “Ed elli

avea del cul fatto trombetta”, cioè “aveva usato il culo come una tromba”; Dante sta

descrivendo un diavolo che per dare agli altri diavoli il comando di mettersi in marcia come

in battaglia... scorreggia, paragonando quindi la scorreggia al suono di una tromba militare.

All'estremo opposto abbiamo la lingua del Paradiso: elegante, solenne, colta, piena

di latinismi (come “misericordia”, “grazia”, “magnificenza”, “benignità” e tanti

altri). La base della sua lingua è il fiorentino:

del fiorentino Dante usa parole del suo tempo e parole arcaiche già a suo tempo, che i

suoi contemporanei già non usavano più. Dante attinge molto poi anche da altre lingue,

tra cui il francese (per parole come “approcciare” e “sovente”) e, soprattutto, il provenzale

(per esempio “noia” e “speranza”). Oltre alle lingue straniere Dante fa sue parole

e forme grammaticali che trova in altri dialetti toscani e a volte altri dialetti italiani.

Dante adopera poi termini dell'astronomia (come “zenit”, “galassia”, “empireo”),

della medicina (“coagulare” “febbre acuta”) e della musica (arpa e leuto, ovvero

“liuto”). E quando non trova una parola se la inventa

di sana pianta; i suoi neologismi sono chiamati “dantismi” e ce ne sono tanti. Dante si

inventa parole come, per esempio, “infuturarsi” (ovvero “prolungarsi nel futuro”) “trasumanare”

(andare al di là dei limiti della natura umana), “inurbarsi” (entrare in città),

“inluiarsi” (“diventare lui”). Molti di questi dantismi a dire il vero non si usano

più, ma non si può dire che Dante non fosse creativo e non amasse sperimentare e giocare

con la lingua. Ciò che invece usiamo ancora sono espressioni

idiomatiche inventate da Dante ed entrate nel linguaggio comune, come “senza infamia

e senza lode”, “non ragioniam* di lor, ma guarda e passa”, “lasciate ogni speranza

voi ch'entrate” e “mi fa tremar le vene i polsi”. Tutti i giorni parliamo la lingua

di Dante e nemmeno ce ne rendiamo conto. Ma vediamo qualche dato che ci aiuta a capire

l'impatto della Commedia sul lessico dell'italiano. Secondo uno studio del linguista Tullio de

Mauro nella letteratura che precede Dante era già attestato il 62% delle 2000 parole

più comuni nell'italiano, che compongono quindi il cosiddetto “lessico fondamentale”.

Alla fine del ‘300 questa percentuale sale all'84%: ciò è sicuramente dovuto al contributo

di Dante, almeno in buona parte. Oltre a ciò, le parole che già esistevano e che Dante

ha usato personalmente sono generalmente sopravvissute di più rispetto a quelle che non ha accolto

(precisamente 2 volte e mezza di più). Potremmo rispondere alla domanda però da un altro

punto di vista: se la lingua italiana si basa ancora oggi sulla lingua fiorentina del ‘300

il merito è in gran parte di Dante, ma anche Petrarca e Boccaccio. Se non fosse stato per

loro oggi forse non parleremmo una lingua basata sul fiorentino, ma magari una lingua basata

sul bolognese, sul siciliano, sul veneto, sul bergamasco. O magari non avremmo una lingua

nazionale. Chi può dirlo? Ciò che è sicuro è che prima di Dante il fiorentino era UNA

lingua italiana, ma già due secoli dopo di lui è diventato LA lingua italiana. E Dante

di questo è responsabile. C'è chi dice che è la lingua della letteratura

ad aver creato l'Italia e c'è chi addirittura definisce Dante padre dell'Italia (non

tutti sono d'accordo con questa definizione): io non mi sento abbastanza

competente per esprimere la mia opinione su questo, ma una cosa è innegabile: l'Italia

ha raggiunto un'unità culturale e letteraria molto prima dell'unità politica. La letteratura,

e non l'esercito (come in altri stati europei) ha dato prestigio all'italiano. L'italiano

non è mai stato imposto con i fucili e le spade ma si è imposto con la bellezza della

sua letteratura. A Dante va riconosciuto il merito di aver

fatto una scommessa: ha creduto seriamente nel volgare e non l'ha ritenuto inferiore

al latino; ne ha mostrato tutte le potenzialità espressive; l'ha impiegato per scrivere

l'opera più importante della sua vita, facendo una scelta molto rivoluzionaria e

anche molto rischiosa: scrivere un poema in volgare (molti lo criticarono per aver usato

il fiorentino e non il latino). La storia gli ha dato ragione, perché ancora oggi,

in un mondo sicuramente diverso da quello di 700 anni fa, usiamo ancora le parole che

Dante ha reso immortali. Per questo l'epiteto di padre è adeguato: Dante si merita davvero

il titolo di padre dell'italiano. Ora potreste chiedervi se ha senso leggere

la Commedia nel 2021. Se siete italiani la risposta è facile: sì. Dante fa parte del

nostro sapere comune e della nostra identità, quindi conoscerlo non fa male. Io stesso sto

leggendo integralmente la Commedia per la prima volta (perché a scuola leggiamo e studiamo

una selezione di canti) e la trovo davvero divertente, istruttiva e a volte illuminante.

E se siete stranieri? Ni. O meglio, dipende dai vostri interessi e obiettivi. Chiaramente

leggere un'opera di 700 anni fa non è una grande idea per imparare l'italiano del

2021; tuttavia penso che, essendo quell'italiano relativamente simile al nostro, se avete un

livello intermedio-avanzato e vi interessa la letteratura e Dante,possa aver senso avvicinarsi alla Commedia, magari con una

guida che vi aiuti a farlo, il vostro Virgilio personale. È per questo che sto leggendo

la Commedia per voi sul mio Club su Patreon, dove potete in primo luogo sostenere questo

progetto, se vi piace e vi aiuta; in secondo luogo ottenere tantissimi contenuti esclusivi

tra cui, appunto, una serie di dirette che io ed Erika stiamo facendo in cui spieghiamo

e leggiamo alcuni Canti della Commedia. Finora ne abbiamo letti tre e ci stiamo divertendo

molto: la reazione del membri Club è stata finora molto positiva, devo dire, e per questo

l'intenzione è di continuare per tutto il 2021 e celebrare così il Sommo Poeta.

Quindi se hai pensato di iscriverti al Club e dopo questo video ti è venuta voglia di

leggere Dante… questo è il momento per fare l'una e l'altra cosa. Ah, per poter

vedere le dirette su Dante il prezzo che ti chiedo è simbolico, $1 al mese. Quindi ci sta, dai. Se sei interessato

segui questo link. Io ringrazio i membri del Club che vedete scorrere per il sostegno a

questo progetto. E noi ci vediamo presto, ciao!