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"Il giornalino di Gian Burrasca" di Vamba, 17 ottobre - 2

17 ottobre - 2

17 ottobre

Eccomi a casa mia, nella mia cameretta, che ho rivisto tanto volentieri!... È proprio vero quel che dice il proverbio:

Casa mia, casa mia, Per piccina che tu sia, Tu mi sembri una badia.

E ora bisogna che ripigli la narrazione al punto dove l'ho lasciata ieri... Che giornata piena di avvenimenti!... Avevo appena smesso di scrivere, che arrivò alla villa il mio babbo. La zia Bettina aveva incominciato a raccontargli le mie prodezze , come le chiamava lei, s'intende esagerando ogni cosa e mettendo tutto in cattiva luce (ci vuol tanto poco a rappresentare il fatto più innocente come un atroce delitto, quando si tratta di dare addosso a un povero ragazzo che non ha voce in capitolo!) ma io ho incominciato a tempestare l'uscio di pugni e di calci, urlando a squarciagola: - Apritemi! Voglio rivedere il mio babbo, io!...

La zia Bettina mi ha aperto subito e io mi son buttato addosso al babbo, coprendomi il viso colle mani, perché in quel momento mi sentivo proprio commosso.

- Cattivo, - mi ha detto - tu non puoi figurarti quanto ci hai fatto soffrire tutti quanti!...

- È un infame! - ha aggiunto la zia Bettina. - Vedete un po' come ha ridotto quel mio povero Bianchino! - Toh! - ha esclamato il babbo guardando il cane tinto di rosso, e mettendosi a ridere. - Come è buffo!

- È stato lui! Ed è tinta a olio che non va più via!... Povero Bianchino mio!...

- Che male c'è? - ho borbottato io con voce piagnucolosa. - Lo chiami Rossino da qui avanti...

- Ah sì? - ha gridato allora la zia con la sua voce stridula, e tremando dalla rabbia. - Questo sfacciato ha incominciato di prima mattinata a farmi disperare...

- Ma che ho fatto, dopo tutto? Ho spiantato la pianta di dìttamo, ma io non sapevo che gliel'avesse regalata il signor Ferdinando per la sua festa e che ora ci fosse dentro lo spirito... - Basta così! - ha gridato la zia Bettina interrompendomi. - Vattene, e non ritornare mai più in casa mia, hai capito?

- Silenzio! - ha aggiunto mio padre con voce severa; ma io mi sono accorto che rideva sotto i baffi.

Poi ha parlato sottovoce con la zia e ho sentito che ricordava spesso mia sorella Luisa. E da ultimo mi ha preso per la mano, e salutando la zia Bettina le ha detto:

- Dunque ci conto, via! Non sarebbe né giusto né serio, per un pettegolezzo riportato da un ragazzo, il mancare a una festa di famiglia così importante.

Quando siamo stati in treno, ho detto al babbo:

- Hai proprio ragione, sai, babbo, a dir male del servizio ferroviario!

E gli ho raccontato tutte le peripezie del mio viaggio e del finestrino rotto che mi fecero ripagare per nuovo.

Il babbo mi ha un po' sgridato, ma ho capito che in fondo mi dava ragione, e questo è naturale, perché io davo ragione a lui. Ora sono in pace con tutti, e mi sento proprio felice.

Iersera, alla stazione, c'era una vera folla ad aspettarmi: parenti, amici, conoscenti, tutti eran venuti lì apposta per salutarmi, e non si sentiva dir altro che Giannino qua e Giannino là... Mi pareva d'essere un soldato reduce dalla guerra, dopo aver vinto una battaglia. Non dico poi quel che successe a casa; a pensarci solamente mi vien da piangere. La mamma, povera donna, singhiozzava, le mie sorelle non si saziavano di baciarmi, e la Caterina si asciugava gli occhi col grembiule e non faceva che ripetere:

- Ah, sor Giovannino! Ah, sor Giovannino!...

È un fatto positivo che un ragazzo che scappa di casa, quando ritorna, poi, ha di gran belle soddisfazioni!

Ma poi c'è un'altra cosa che mi rende felice, ed è questa: mia sorella sposa il dottor Collalto e lo sposalizio si farà tra cinque giorni, e ci sarà un gran pranzo di nozze con un'infinità di dolci di tutte le specie... Il Collalto essendosi stancato di aspettare che il dottor Baldi lo prendesse per suo aiuto, aveva concorso per andare assistente in un grande laboratorio di medicina a Roma che non mi ricordo più come si chiama, e ora avendo vinto il posto e dovendo partir subito ha deciso di sposare mia sorella e andar via con lei.

Questo veramente mi fa dispiacere perché io voglio molto bene alla Luisa e anche al dottor Collalto che è un giovane allegro che spesso fa il chiasso con me e che sa stare alla burletta. Ma come si fa?


17 ottobre - 2 17. Oktober - 2 Oct. 17 - 2

17 ottobre

Eccomi a casa mia, nella mia cameretta, che ho rivisto tanto volentieri!... È proprio vero quel che dice il proverbio:

Casa mia, casa mia, Per piccina che tu sia, Tu mi sembri una badia.

E ora bisogna che ripigli la narrazione al punto dove l'ho lasciata ieri... Che giornata piena di avvenimenti!... Et maintenant j'ai besoin de reprendre le récit au point où je l'ai laissé hier... Quelle journée mouvementée !... Avevo appena smesso di scrivere, che arrivò alla villa il mio babbo. La zia Bettina aveva incominciato a raccontargli le mie prodezze , come le chiamava lei, s'intende esagerando ogni cosa e mettendo tutto in cattiva luce (ci vuol tanto poco a rappresentare il fatto più innocente come un atroce delitto, quando si tratta di dare addosso a un povero ragazzo che non ha voce in capitolo!) Tante Bettina avait commencé à lui parler de mes exploits, comme elle les appelait, bien sûr en exagérant tout et en mettant tout sous un mauvais jour (il en faut si peu pour représenter le fait le plus innocent comme un crime terrible, quand il s'agit de donner à un pauvre garçon qui n'a pas son mot à dire !) ma io ho incominciato a tempestare l'uscio di pugni e di calci, urlando a squarciagola: mais je me mis à marteler la porte à coups de poing et de pied, criant à tue-tête : - Apritemi! Voglio rivedere il mio babbo, io!... I want to see my dad again, me! ...

La zia Bettina mi ha aperto subito e io mi son buttato addosso al babbo, coprendomi il viso colle mani, perché in quel momento mi sentivo proprio commosso.

- Cattivo, - mi ha detto - tu non puoi figurarti quanto ci hai fatto soffrire tutti quanti!... - Mauvais, - m'a-t-il dit - vous ne pouvez pas imaginer à quel point vous nous avez tous fait souffrir ! ...

- È un infame! - ha aggiunto la zia Bettina. - Vedete un po' come ha ridotto quel mio povero Bianchino! - Toh! - ha esclamato il babbo guardando il cane tinto di rosso, e mettendosi a ridere. - Come è buffo! - How funny it is!

- È stato lui! Ed è tinta a olio che non va più via!... Et il est teint avec de l'huile qui ne s'en va plus !... Povero Bianchino mio!...

- Che male c'è? - ho borbottato io con voce piagnucolosa. - Lo chiami Rossino da qui avanti... - Appelez-le Rossino à partir de maintenant ...

- Ah sì? - ha gridato allora la zia con la sua voce stridula, e tremando dalla rabbia. - Questo sfacciato ha incominciato di prima mattinata a farmi disperare...

- Ma che ho fatto, dopo tutto? Ho spiantato la pianta di dìttamo, ma io non sapevo che gliel'avesse regalata il signor Ferdinando per la sua festa e che ora ci fosse dentro lo spirito... I took the plant from Diutamo, but I did not know that Signor Ferdinando had given it to him for his party and that now the spirit was inside it ... J'ai pillé la plante dìttamo, mais je ne savais pas que M. Ferdinando la lui avait donnée pour sa fête et que maintenant l'esprit était dedans... - Basta così! - ha gridato la zia Bettina interrompendomi. - Vattene, e non ritornare mai più in casa mia, hai capito?

- Silenzio! - ha aggiunto mio padre con voce severa; ma io mi sono accorto che rideva sotto i baffi. added my father in a stern voice; but I realized he was laughing under his mustache. - ajouta mon père d'une voix sévère ; mais j'ai compris qu'il riait sous sa moustache.

Poi ha parlato sottovoce con la zia e ho sentito che ricordava spesso mia sorella Luisa. Puis il a parlé à voix basse avec sa tante et j'ai entendu qu'il se souvenait souvent de ma sœur Luisa. E da ultimo mi ha preso per la mano, e salutando la zia Bettina le ha detto:

- Dunque ci conto, via! - Alors j'y compte, vas-y ! Non sarebbe né giusto né serio, per un pettegolezzo riportato da un ragazzo, il mancare a una festa di famiglia così importante.

Quando siamo stati in treno, ho detto al babbo:

- Hai proprio ragione, sai, babbo, a dir male del servizio ferroviario!

E gli ho raccontato tutte le peripezie del mio viaggio e del finestrino rotto che mi fecero ripagare per nuovo.

Il babbo mi ha un po' sgridato, ma ho capito che in fondo mi dava ragione, e questo è naturale, perché io davo ragione a lui. Father scolded me a little, but I understood that in the end he was right, and this is natural, because I was right to him. Ora sono in pace con tutti, e mi sento proprio felice.

Iersera, alla stazione, c'era una vera folla ad aspettarmi: parenti, amici, conoscenti, tutti eran venuti lì apposta per salutarmi, e non si sentiva dir altro che Giannino qua e Giannino là... Mi pareva d'essere un soldato reduce dalla guerra, dopo aver vinto una battaglia. Non dico poi quel che successe a casa; a pensarci solamente mi vien da piangere. La mamma, povera donna, singhiozzava, le mie sorelle non si saziavano di baciarmi, e la Caterina si asciugava gli occhi col grembiule e non faceva che ripetere:

- Ah, sor Giovannino! Ah, sor Giovannino!...

È un fatto positivo che un ragazzo che scappa di casa, quando ritorna, poi, ha di gran belle soddisfazioni!

Ma poi c'è un'altra cosa che mi rende felice, ed è questa: mia sorella sposa il dottor Collalto e lo sposalizio si farà tra cinque giorni, e ci sarà un gran pranzo di nozze con un'infinità di dolci di tutte le specie... Il Collalto essendosi stancato di aspettare che il dottor Baldi lo prendesse per suo aiuto, aveva concorso per andare assistente in un grande laboratorio di medicina a Roma che non mi ricordo più come si chiama, e ora avendo vinto il posto e dovendo partir subito ha deciso di sposare mia sorella e andar via con lei.

Questo veramente mi fa dispiacere perché io voglio molto bene alla Luisa e anche al dottor Collalto che è un giovane allegro che spesso fa il chiasso con me e che sa stare alla burletta. This really makes me sorry because I love Luisa very much and also to Dr. Collalto who is a cheerful young man who often makes a fuss with me and who knows how to be a joke. Ma come si fa? But how do you do it?