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Mattinate Napoletane, 04 - GLI AMICI

04 - GLI AMICI

Nel maggio, mentre al più piccolo alito di vento le rose tenerissime concedono le foglie loro, disseminandole appiè d'un amoroso mandorlo ancora in fiore, mentre da per tutto ov'è collina, o giardino, o praticello passeggiano gravemente al sole gli scarabei e sbadigliano, alta la testa viperina, le lucertole verdi, mentre il bosco è tutto in chiacchiere di uccelli gelosi e si spande per la fresca campagna l'indefinibile susurro degli insetti e una scia d'argento solca, sul cammino lentissimo della lumaca, un muretto nell'orto, mentre tutto questo, ch'è poesia dolcissima nell'aria buona o dolce, succede lontano dalla città romorosa, qui la prosa cittadina va trascinando per le vie cenci e magre suppellettili borghesi, sciorinati al sole di maggio tra il polverio, le bestemmie dei facchini o il loro copioso sudore di bestie affaticate. Si compie di questi giorni la frettolosa bisogna dello sgombero, ed è un transito incessante di cose che parlano, un viaggio di segreti trabalzanti su pel rotto selciato napoletano. Il lettuccio, la spinetta antica, la poltrona favorita, il boccaletto a fiori, ove così spesso l'amata ha bevuto i pensieri dell'amante, il misero lume a petrolio onde furono rischiarate, presso agli esami, le veglie laboriose d'uno studente di medicina, la gran seggiola a ruote d'un paralitico, il canterano da' foderi cigolanti in fondo ai quali ammucchiò tutto un tranquillo epistolario amoroso la fiamma d'un impiegato alla Ferrovia, lo spiumaccino invernale, ricordo della povera mamma morta, che usava di tenerlo sui piedi—tutto ciò passa innanzi agli occhi, nel sole, e cammina, e muta posto e va altrove, e passa da una luce d'un quinto piano all'oscurità di un pianterreno, o dal buio al sole, chi sa dove, chi sa dopo che amari rimpianti, e scompare. Or, sopra uno di questi carretti scricchianti, tra molte scatole da cappelli e un mucchio di cuscini, viaggiava una gabbietta. Dentro alla gabbietta c'era un canarino giallo. Le suppellettili mutavan posto: alla casa nuova la gabbiuzza fu appesa nel tinello che dava in un giardino. Di rimpetto, dietro certe grate fitte, si vedevano confusamente soggoli biancheggianti: c'era un antico monastero. Il figlio della signora, un ragazzo che odorava di poesia, appena fu alla nuova casa e, per la finestra del tinello, vide le monache, fu preso da un impeto sentimentale e stampò una sessantina di versi claustrali in un giornaletto letterario.

Il povero canarino poeta pur lui, era stato tolto piccoletto al nido, e più non ricordava dove e come. Ricordava senza precisione certo aggrovigliamento di rami e di fronde, una fiorita stesa di piano, un gran pezzo di cielo azzurro— niente più. L'adozione era stata larga di cure e, dapprima, dolce fu la prigione. E lì come se fosse stato a San Pietro a Maiella, il canarino diventò un cantore elegantissimo, una specie di tenorino di grazia.

—Bene, bene—esclamò il marito della signora—ecco il canarino che comincia a dirci qualcosa.

E ogni volta che si trovava nel tinello a lavarsi la faccia, gli faceva lo zufolo col tovagliolo fra mani.

La casa dalla quale era sloggiato era scura e silenziosa. Le finestre non davano sulla strada, riuscivano in un cortile abbandonato, dominio di terribili pipistrelli, qualcuno de' quali perfino veniva a sbatter l'ali intorno alla gabbiuzza, dove il povero canarino tremava di terrore. La bestiola, di sotto l'arco della finestra, non vedeva che i muri grigi del cortile dagli angoli ch'erano scale di polverose ragnatele, da' buchi neri che a notte diventavano case di nottole. Le carrucole nei pozzi stridevano, le secchie si urtavano, le serve, a prima ora, trovandosi tutte ad attingere, dicevano male della gente, appiccicando a ognuno un aggettivo che svegliava goffe risate per tutto il pozzo. Questa la vita del cortile. Una volta solamente il canarino uscì dalla sua malinconia. Una delle fantesche ripuliva la gabbia d'un altro canarino, lasciando cader giù nel cortile le boccate sfuggite del miglio, i rifiuti del prigioniero, e canticchiando. E come quel canarino, per la soddisfazione del miglio fresco e dell'acqua pulita, metteva, di tanto, piccoli gridi acuti, quest'altro credette di aver trovato finalmente qualcuno col quale potesse chiacchierare, nelle ore di noia. Lo chiamò allora due volte.

—Zizì! zì!

zì!

zì!…

Quello rispose allegramente:

—Zì! zì!

Poi vi fu un silenzio. La serva aveva portata via la gabbia; il povero canarino, disilluso, ricadde in malinconia e non avendo a far altro si rimise a contemplare i muri del cortile.

In una giornata di novembre fu tale lo scrosciar della pioggia furiosa e così spaventevoli furono i lampi e i tuoni che il canarino, tutto solo nella gabbia, credette che l'ultimo giorno della sua vita fosse arrivato. Dal lampeggiare continuo era tutto illuminato il cortile, i ferri della gabbia pareva si arroventassero. Poco dopo accorse la serva, che avea lasciate aperte le vetrate della finestra.

—Meno male!—esclamò—I vetri non si sono rotti! E chi l'avrebbe sentito il padrone?… Guardate, nemmeno una parola per quella povera bestia tremante di freddo e di paura! Bella carità cristiana! E così il canarino, a poco a poco, s'abituò ad ogni sorta d'ingenerosità. Nessuno si pigliava pena di lui, ma nessuno, però,

lo veniva a seccare. Meglio così. E il suo amico divenne un pezzo del muro di faccia, ove un ragno intesseva comodamente la sua tela. Nell'estate, quando un po' di sole fece la spia nel cortile; la tela ne fu tutta illuminata e il ragno vi passeggiò di lungo e di largo, con una grande boria di padron di casa. In tutto il giorno si risentivano le voci delle fantesche, lo strepito delle cazzeruole, risate lunghe e sguaiate, scoppiettî di carboni dalle fornacette. La musica metteva in allegria il canarino che, a volte, vi mescolava certe note acute e un trillo per cui le serve, meravigliate, tacevano. Una di loro, mentre lui si sfogava, esclamò:

—Dio! che bella vocetta, neh?

La lode, Dio buono, se la pigliano tutti, la vonno anche i modesti. Il canarino

si guardò i pieducci, ripulì il becco a un ballatoio della gabbia, si piantò saldo sulle gambette e si mise a cantare:

Se il mio nome saper voi bramate…

* * *

A maggio, v'ho detto, i signori della casa sloggiarono. La primavera sospirava più forte con gli spasimi dei fiori, col susurro delle piante in amore, e nell'aria salivano odori soavissimi e freschi soffi di zeffiri. In una bella giornata profumata si svegliò il canarino a un pispiglio sommesso. Una passera aveva fatto il nido di rimpetto. Poi furono piccoli gridi di compagni liberi che passavano; furono a volte cicalecci impertinenti di rondoni in chiacchiere, sui tetti. I rondoni, al solito, dicevano male del vicinato. Quello era bello, quell'altro era brutto, la tal signorina non sapeva cantare, il violinista del quinto piano pigliava acuti stonati, il portinaio non badava troppo alla figliuola. E il giardino si svegliava all'alba con questi discorsi di uccelli, con le loro querele peripatetiche, con ronzii d'insetti invisibili e voli di bianche farfalle. Il canarino ebbe da tutta questa vita, che gli ricordava indefinitamente il bosco e l'odore acre delle piante, quella malinconia dei ricordi che, si dice, tornano nel tempo della disgrazia. N'ebbe singhiozzi di rimpianti e di desideri che gli rompevano il canto nella gola. E gli cominciarono a cadere le penne. Una si posò sul davanzale della finestra e un colombo se la venne a pigliare.

—Oh! dite, amico—gli chiese il canarino dalla sua gabbia—siete di questi paraggi voi?

—Vi pare?—rispose il colombo—Gli è qui che son nato. Guardate laggiù accosto alla grondaia. Vedete voi quel buco tutto nero? Lì ho fatto il nido. E questa penna che vi è caduta, se permettete, la metto al lettuccio dei miei piccini. Dite, vi dispiace?

—Anzi—disse il canarino—fortunato d'esser materasso. Ma sentite, verrete voi a tenermi compagnia qualche volta?

—Perchè no?—disse il colombo—ma di questi giorni non posso; ho i piccini, udite voi come chiamano?

Il canarino non udiva nulla.

—Eh!—fece il colombo—sento io, sento! Quando avrete figli anche voi! Arrivederci.

—Arrivederci.

E quasi ogni giorno lo stesso colombo veniva a pigliarsi una penna caduta.

—Fatemi la finezza—gli chiese una volta il canarino—sapreste voi perchè così spesso mi cadono le penne? Io ne sono assai preoccupato.

Il colombo lo guardò malinconicamente.

—Che volete vi dica?

E non gli volle dire che gli anni e i dispiaceri sogliono far di questi scherzi. Passò un mese. I piccini del colombo s'eran fatti grandi e strillavano, sporgendo dalla buca le testine ancora spelate. Attorno a quel nido altri nidi si destavano all'alba e un pigolio continuo succedeva sino a quando l'appetito dei piccoli colombi non era soddisfatto. I colombi grandi tubavano all'ombra, empiendo il cortile della dolcezza dei loro amori. In luglio il colombo grigio si ricordò della conoscenza. Ma in quella mattina avea avuto tanto da fare e s'era così impensierito di certi muratori che erano venuti a mettere scale pei muri presso i nidi, che la visita dovette farla a sera, quando i muratori se ne andarono. C'era una luna bianca che faceva capolino di su il belvedere delle monache. —Buona sera—disse il colombo—come state? Sentite che bell'aria fresca? —Ahimè!—disse il canarino—se sapeste, amico mio! Da tempo in qua sono colto da tale tristezza che a momenti mi pare di morire. Mi spoglio ogni giorno più e mi pigliano brividi di freddo, ed anche provo una grande

debolezza. Come mai questo, caro amico?

—Che volete vi dica?—fece il colombo, con gli occhi bassi—Sono cose che accadono. Io son qui di rimpetto, se mai.

E se ne andò, ammalinconito pur lui.

Poi tornò dopo una settimana. La gabbiuzza era vuota. Ma c'era ancora, sulla finestra, una ultima piuma gialla. Il colombo non ebbe coraggio di portarsela via.

E c'era un chiaro di luna quella sera, un chiaro di luna così grande, così grande!…


04 - GLI AMICI 04 - FREUNDE 04 - FRIENDS. 04 - AMIGOS 04 - VRIENDEN 04 - AMIGOS

Nel maggio, mentre al più piccolo alito di vento le rose tenerissime concedono le foglie loro, disseminandole appiè d'un amoroso mandorlo ancora in fiore, mentre da per tutto ov'è collina, o giardino, o praticello passeggiano gravemente al sole gli scarabei e sbadigliano, alta la testa viperina, le lucertole verdi, mentre il bosco è tutto in chiacchiere di uccelli gelosi e si spande per la fresca campagna l'indefinibile susurro degli insetti e una scia d'argento solca, sul cammino lentissimo della lumaca, un muretto nell'orto, mentre tutto questo, ch'è poesia dolcissima nell'aria buona o dolce, succede lontano dalla città romorosa, qui la prosa cittadina va trascinando per le vie cenci e magre suppellettili borghesi, sciorinati al sole di maggio tra il polverio, le bestemmie dei facchini o il loro copioso sudore di bestie affaticate. In May, while at the smallest breath of wind, the tender roses grant their leaves, disseminating them at the foot of a loving almond tree still in bloom, while from all over, where there is a hill, or a garden, or a small meadow, the beetles and yawning, the viper head, the green lizards, while the wood is all in chatter of jealous birds and the indefinable whispers of insects and a trail of silver furrows spread over the fresh countryside, on the very slow path of the snail, a wall in the garden, while all this, which is very sweet poetry in the good or sweet air, happens far from the noisy city, here the city prose is dragging through the streets rags and thin bourgeois furnishings, spread out in the May sun among the dust, the swearing of the porters or their copious sweat of tired animals. Si compie di questi giorni la frettolosa bisogna dello sgombero, ed è un transito incessante di cose che parlano, un viaggio di segreti trabalzanti su pel rotto selciato napoletano. The hasty need for eviction is taking place these days, and it is an incessant transit of things that speak, a journey of overhanging secrets on the broken Neapolitan cobblestones. Il lettuccio, la spinetta antica, la poltrona favorita, il boccaletto a fiori, ove così spesso l'amata ha bevuto i pensieri dell'amante, il misero lume a petrolio onde furono rischiarate, presso agli esami, le veglie laboriose d'uno studente di medicina, la gran seggiola a ruote d'un paralitico, il canterano da' foderi cigolanti in fondo ai quali ammucchiò tutto un tranquillo epistolario amoroso la fiamma d'un impiegato alla Ferrovia, lo spiumaccino invernale, ricordo della povera mamma morta, che usava di tenerlo sui piedi—tutto ciò passa innanzi agli occhi, nel sole, e cammina, e muta posto e va altrove, e passa da una luce d'un quinto piano all'oscurità di un pianterreno, o dal buio al sole, chi sa dove, chi sa dopo che amari rimpianti, e scompare. Or, sopra uno di questi carretti scricchianti, tra molte scatole da cappelli e un mucchio di cuscini, viaggiava una gabbietta. Now, on one of these creaking carts, among many hat boxes and a pile of pillows, a cage was traveling. Dentro alla gabbietta c'era un canarino giallo. Le suppellettili mutavan posto: alla casa nuova la gabbiuzza fu appesa nel tinello che dava in un giardino. Di rimpetto, dietro certe grate fitte, si vedevano confusamente soggoli biancheggianti: c'era un antico monastero. In spite of this, behind some dense grates, you could confusedly see white subjects: there was an ancient monastery. Il figlio della signora, un ragazzo che odorava di poesia, appena fu alla nuova casa e, per la finestra del tinello, vide le monache, fu preso da un impeto sentimentale e stampò una sessantina di versi claustrali in un giornaletto letterario.

Il povero canarino poeta pur lui, era stato tolto piccoletto al nido, e più non ricordava dove e come. The poor canary poet, too, had been taken out of the nest, and no longer remembered where and how. Ricordava senza precisione certo aggrovigliamento di rami e di fronde, una fiorita stesa di piano, un gran pezzo di cielo azzurro— niente più. L'adozione era stata larga di cure e, dapprima, dolce fu la prigione. E lì come se fosse stato a San Pietro a Maiella, il canarino diventò un cantore elegantissimo, una specie di tenorino di grazia.

—Bene, bene—esclamò il marito della signora—ecco il canarino che comincia a dirci qualcosa.

E ogni volta che si trovava nel tinello a lavarsi la faccia, gli faceva lo zufolo col tovagliolo fra mani.

La casa dalla quale era sloggiato era scura e silenziosa. Le finestre non davano sulla strada, riuscivano in un cortile abbandonato, dominio di terribili pipistrelli, qualcuno de' quali perfino veniva a sbatter l'ali intorno alla gabbiuzza, dove il povero canarino tremava di terrore. La bestiola, di sotto l'arco della finestra, non vedeva che i muri grigi del cortile dagli angoli ch'erano scale di polverose ragnatele, da' buchi neri che a notte diventavano case di nottole. Le carrucole nei pozzi stridevano, le secchie si urtavano, le serve, a prima ora, trovandosi tutte ad attingere, dicevano male della gente, appiccicando a ognuno un aggettivo che svegliava goffe risate per tutto il pozzo. The pulleys in the wells screeched, the buckets hit each other, the servants, at first hour, finding themselves all drawing on, said badly about the people, sticking to each one an adjective that awakened clumsy laughter throughout the well. Questa la vita del cortile. Una volta solamente il canarino uscì dalla sua malinconia. Una delle fantesche ripuliva la gabbia d'un altro canarino, lasciando cader giù nel cortile le boccate sfuggite del miglio, i rifiuti del prigioniero, e canticchiando. One of the maidens cleaned out another canary's cage, letting the escaped puffs of the mile, the prisoner's waste, fall into the courtyard and humming. E come quel canarino, per la soddisfazione del miglio fresco e dell'acqua pulita, metteva, di tanto, piccoli gridi acuti, quest'altro credette di aver trovato finalmente qualcuno col quale potesse chiacchierare, nelle ore di noia. Lo chiamò allora due volte.

—Zizì! zì!

zì!

zì!…

Quello rispose allegramente:

—Zì! zì!

Poi vi fu un silenzio. La serva aveva portata via la gabbia; il povero canarino, disilluso, ricadde in malinconia e non avendo a far altro si rimise a contemplare i muri del cortile. The servant had taken away the cage; the poor canary, disillusioned, fell into melancholy and, having nothing else to do, he began to contemplate the walls of the courtyard.

In una giornata di novembre fu tale lo scrosciar della pioggia furiosa e così spaventevoli furono i lampi e i tuoni che il canarino, tutto solo nella gabbia, credette che l'ultimo giorno della sua vita fosse arrivato. Dal lampeggiare continuo era tutto illuminato il cortile, i ferri della gabbia pareva si arroventassero. Poco dopo accorse la serva, che avea lasciate aperte le vetrate della finestra.

—Meno male!—esclamò—I vetri non si sono rotti! E chi l'avrebbe sentito il padrone?… Guardate, nemmeno una parola per quella povera bestia tremante di freddo e di paura! Bella carità cristiana! E così il canarino, a poco a poco, s'abituò ad ogni sorta d'ingenerosità. Nessuno si pigliava pena di lui, ma nessuno, però,

lo veniva a seccare. Meglio così. E il suo amico divenne un pezzo del muro di faccia, ove un ragno intesseva comodamente la sua tela. Nell'estate, quando un po' di sole fece la spia nel cortile; la tela ne fu tutta illuminata e il ragno vi passeggiò di lungo e di largo, con una grande boria di padron di casa. In tutto il giorno si risentivano le voci delle fantesche, lo strepito delle cazzeruole, risate lunghe e sguaiate, scoppiettî di carboni dalle fornacette. Throughout the day the voices of the fantasche were heard, the roar of the trowels, long and gaudy laughter, crackling of coals from the furnaces. La musica metteva in allegria il canarino che, a volte, vi mescolava certe note acute e un trillo per cui le serve, meravigliate, tacevano. Una di loro, mentre lui si sfogava, esclamò:

—Dio! che bella vocetta, neh?

La lode, Dio buono, se la pigliano tutti, la vonno anche i modesti. Il canarino

si guardò i pieducci, ripulì il becco a un ballatoio della gabbia, si piantò saldo sulle gambette e si mise a cantare:

Se il mio nome saper voi bramate… If my name know you crave ...

* * *

A maggio, v'ho detto, i signori della casa sloggiarono. La primavera sospirava più forte con gli spasimi dei fiori, col susurro delle piante in amore, e nell'aria salivano odori soavissimi e freschi soffi di zeffiri. In una bella giornata profumata si svegliò il canarino a un pispiglio sommesso. On a beautiful, fragrant day, the canary woke up to a soft pispiglio. Una passera aveva fatto il nido di rimpetto. Poi furono piccoli gridi di compagni liberi che passavano; furono a volte cicalecci impertinenti di rondoni in chiacchiere, sui tetti. Then there were small cries of free companions passing by; they were sometimes impertinent cicadas of swifts in chatter, on the roofs. I rondoni, al solito, dicevano male del vicinato. Swifts, as usual, said badly about the neighborhood. Quello era bello, quell'altro era brutto, la tal signorina non sapeva cantare, il violinista del quinto piano pigliava acuti stonati, il portinaio non badava troppo alla figliuola. That was beautiful, the other was ugly, the young lady could not sing, the fifth-floor violinist took high notes, the caretaker did not pay too much attention to her daughter. E il giardino si svegliava all'alba con questi discorsi di uccelli, con le loro querele peripatetiche, con ronzii d'insetti invisibili e voli di bianche farfalle. Il canarino ebbe da tutta questa vita, che gli ricordava indefinitamente il bosco e l'odore acre delle piante, quella malinconia dei ricordi che, si dice, tornano nel tempo della disgrazia. The canary had from all this life, which reminded him indefinitely of the wood and the acrid smell of plants, that melancholy of memories that, it is said, return to the time of misfortune. N'ebbe singhiozzi di rimpianti e di desideri che gli rompevano il canto nella gola. There were sobs of regrets and desires that broke the song in his throat. E gli cominciarono a cadere le penne. And his feathers began to fall. Una si posò sul davanzale della finestra e un colombo se la venne a pigliare. One landed on the windowsill and a pigeon came to take it.

—Oh! dite, amico—gli chiese il canarino dalla sua gabbia—siete di questi paraggi voi? you say, friend - the canary asked him from his cage - are you from around here?

—Vi pare?—rispose il colombo—Gli è qui che son nato. "Do you think so?" Answered the pigeon. "It is here that I was born." Guardate laggiù accosto alla grondaia. Look over there by the eaves. Vedete voi quel buco tutto nero? Do you see that all black hole? Lì ho fatto il nido. E questa penna che vi è caduta, se permettete, la metto al lettuccio dei miei piccini. Dite, vi dispiace?

—Anzi—disse il canarino—fortunato d'esser materasso. "Indeed," said the canary, "fortunate to be a mattress." Ma sentite, verrete voi a tenermi compagnia qualche volta?

—Perchè no?—disse il colombo—ma di questi giorni non posso; ho i piccini, udite voi come chiamano?

Il canarino non udiva nulla.

—Eh!—fece il colombo—sento io, sento! Quando avrete figli anche voi! Arrivederci.

—Arrivederci.

E quasi ogni giorno lo stesso colombo veniva a pigliarsi una penna caduta.

—Fatemi la finezza—gli chiese una volta il canarino—sapreste voi perchè così spesso mi cadono le penne? Io ne sono assai preoccupato.

Il colombo lo guardò malinconicamente.

—Che volete vi dica?

E non gli volle dire che gli anni e i dispiaceri sogliono far di questi scherzi. Passò un mese. I piccini del colombo s'eran fatti grandi e strillavano, sporgendo dalla buca le testine ancora spelate. Attorno a quel nido altri nidi si destavano all'alba e un pigolio continuo succedeva sino a quando l'appetito dei piccoli colombi non era soddisfatto. I colombi grandi tubavano all'ombra, empiendo il cortile della dolcezza dei loro amori. Large pigeons cooed in the shade, filling the courtyard with the sweetness of their loves. In luglio il colombo grigio si ricordò della conoscenza. In July the gray pigeon remembered the knowledge. Ma in quella mattina avea avuto tanto da fare e s'era così impensierito di certi muratori che erano venuti a mettere scale pei muri presso i nidi, che la visita dovette farla a sera, quando i muratori se ne andarono. But on that morning he had been so busy and so preoccupied with certain bricklayers that they had come to put stairs for the walls near the nests, that the visit had to be done in the evening, when the bricklayers left. C'era una luna bianca che faceva capolino di su il belvedere delle monache. There was a white moon peeking out over the nuns' lookout. —Buona sera—disse il colombo—come state? Sentite che bell'aria fresca? —Ahimè!—disse il canarino—se sapeste, amico mio! Da tempo in qua sono colto da tale tristezza che a momenti mi pare di morire. Mi spoglio ogni giorno più e mi pigliano brividi di freddo, ed anche provo una grande

debolezza. Come mai questo, caro amico?

—Che volete vi dica?—fece il colombo, con gli occhi bassi—Sono cose che accadono. Io son qui di rimpetto, se mai. Estoy de vuelta aquí, en todo caso.

E se ne andò, ammalinconito pur lui.

Poi tornò dopo una settimana. La gabbiuzza era vuota. The cage was empty. Ma c'era ancora, sulla finestra, una ultima piuma gialla. Il colombo non ebbe coraggio di portarsela via.

E c'era un chiaro di luna quella sera, un chiaro di luna così grande, così grande!…