Capitolo 2 – Italia L'aereo atterra a Roma e il mio amico ci aspetta all'uscita dell'aeroporto. Appena mi vede mi abbraccia forte.
–Ciao, Daniele! Che bello vederti!
–Ciao, Armando! Sono felice di vederti!
Il mio amico guarda mia sorella con curiosità.
–Armando, amico mio, ti presento mia sorella Giulia.
Il mio amico si avvicina a Giulia e la saluta.
–Ciao, Giulia. Piacere di conoscerti!
Mia sorella è timida. È sempre timida quando conosce gente nuova.
–Ciao… Armando.
–Tua sorella è molto timida, o sbaglio? – dice Armando con una faccia sorridente.
–Sì, lo è, però è molto simpatica.
Poco dopo, prendiamo un taxi per andare al nostro nuovo appartamento. Il taxi dall'aeroporto al centro di Roma costa €48,50. È giugno e fa molto caldo. Il sole in Italia è sempre molto caldo, soprattutto d'estate! Arriviamo a casa di Armando all'ora di pranzo. Lui ci aiuta con gli zaini. Abbiamo molto fame.
–Armando, abbiamo fame. Dove possiamo mangiare qualcosa?
–Ci sono due ristoranti qui vicino.
–Che piatti servono?
–Uno è una trattoria dove servono la pasta fatta in casa. L'altro è una pizzeria. Si chiama La Pizza Pazza. Fanno delle pizze buonissime!
–Giulia, ti va di mangiare una pizza? – chiedo a mia sorella.
–Certo, Daniele. Ho molta fame anch'io!
Il mio amico Armando non viene perché ha una lezione. Noi andiamo verso la pizzeria.
–Che autobus porta in pizzeria? – chiedo a Giulia.
–Non lo so. Dobbiamo chiedere a qualcuno.
–Guarda là, il signore con la camicia bianca. Andiamo a chiedere a lui.
Il signore con la camicia bianca ci saluta.
–Come possiamo arrivare al ristorante La Pizza Pazza? – gli chiedo.
–È facile! Proprio qui davanti si ferma l'autobus numero 35. L'autobus arriva nella strada dove si trova La Pizza Pazza, però c'è un problema… –Che problema c'è? –L'autobus è sempre molto pieno a quest'ora.
Giulia ed io discutiamo sul fatto di prendere l'autobus per andare in pizzeria. Lei sembra preoccupata.
–Daniele, magari possiamo mangiare alla trattoria dove fanno la pasta fatta in casa? Non voglio salire su un autobus pieno.
–Ho un'idea, Giulia. Io prendo l'autobus 35 per andare alla pizzeria. Tu vai a piedi alla trattoria.
–Perché vuoi fare così?
–Perché così possiamo confrontare i due posti.
–Va bene. Ti chiamo col cellulare!
Così prendo il prossimo autobus. Ho tanto sonno e faccio un pisolino. Mi sveglio dopo un po' di tempo. L'autobus è fermo e a bordo non c'è più nessuno, ad eccezione dell'autista.
–Mi scusi, – chiedo all'autista. –Dove siamo?
–Siamo arrivati a Civitavecchia.
–Cosa? Siamo a Civitavecchia? Oh, no! Com'è possibile? Prendo il cellulare dalla tasca e provo a chiamare mia sorella. Accidenti! Il cellulare è scarico e non posso accenderlo! Scendo dall'autobus. Sono a Civitavecchia e Roma è molto lontana. Non ci posso credere! Mi sono addormentato sull'autobus e sono arrivato fino a Civitavecchia! Adesso che faccio? Cammino per le strade di Civitavecchia. Cerco una cabina telefonica. Chiedo a una signora.
–Mi scusi, signora. Dove posso trovare una cabina telefonica?
–Davanti a quel bar ce n'è una.
–Grazie mille. Arrivederci.
–Di niente. Buon pomeriggio.
Sono le cinque del pomeriggio e mia sorella non sa dove sono. Scommetto che sarà molto preoccupata! Entro nella cabina telefonica. Oh, no! Non mi ricordo il numero di telefono di Giulia! Che faccio adesso? Ho trovato un telefono, però non ho il suo numero. Vado a cercare un ristorante. Ho molta fame e adesso voglio mangiare. Penserò dopo a cosa fare! Entro in un ristorante e il cameriere mi si avvicina.
–Salve!
–Salve.
Guardo velocemente il menù.
–Vorrei … una … pizza? – dico al cameriere.
–Mi scusi? Ha detto una pizza?
Non sono sicuro d'aver capito bene. Comincio a ridere a voce alta. Diverse persone nel ristorante mi guardano ma non mi interessa. Indico la pizza sul menù. Il cameriere capisce e finalmente mangio qualcosa. Dopo aver finito di mangiare, provo un po' di vergogna. Non avrei dovuto ridere così forte, però è troppo divertente quello che mi sta succedendo! Volevamo andare a mangiare una pizza ed eccomi … a mangiare una pizza … a Civitavecchia! E mia sorella non sa dove sono. Che posso fare adesso? Non ricordo il numero di mia sorella a memoria … Ah, sì, lo so! Chiamerò a Londra! Torno alla cabina telefonica e digito il numero di telefono della casa dei miei genitori a Londra. Squilla quattro volte e finalmente risponde mia madre.
–Ciao, tesoro! Come stai? Come va a Roma?
–Ciao, mamma. Ho un problema.
–Che succede, figlio mio? È successo qualcosa di grave?
–No, niente di grave, mamma. Per favore, chiama Giulia e dirle che sono a Civitavecchia e che ho il cellulare scarico.
–Oh! A Civitavecchia?! Che ci fai a Civitavecchia?
–È una lunga storia, mamma.
Alla fine, decido di trovare un albergo. Domani troverò un modo di tornare a Roma. Pago per una notte e vado nella mia stanza. Mi spoglio e mi infilo nel letto. Spengo la luce e mi metto a dormire. Che giornata da pazzi!