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Apologia di Socrate, Apologia 17 - 18

Apologia 17 - 18

XVII.

Laonde io avrei operato perversamente, se quando i capitani da voi eletti per comandarmi m'ebbero assegnato il luogo e in Potidea e in Anfipoli e in Delio, nel luogo assegnato da quelli io stetti, sí come qualunque altro, contuttoché in pericolo di morire; e poi assegnandomi Dio, come ho pensato e supposto, che io dovessi vivere filosofando ed esaminando me e gli altri, qui, impaurito della morte o che altro mai, io avessi abbandonato la ordinanza. Sarebbe assai grave cosa: e allora ben giustamente si trarrebbe me in tribunale perciò che non credo negli Iddii, disubbidendo all'oracolo e temendo la morte e riputandomi sapiente senza che fossi. Imperocché, cittadini, il temere la morte niente altro è, che parer sapienti senza essere; perché è parer di sapere ciò che non si sa. Ché nessuno sa della morte se ella per avventura non sia all'uomo il maggiore di tutti i beni, e ognuno la teme come se ben sapesse essere quella il maggior dei mali. E non è ignoranza cotesta, la piú vituperevole, creder di sapere ciò che non si sa? E io, cittadini, proprio in questo differisco forse dai molti; e se cosa ci è, per la quale io affermerei essere piú sapiente di alcuno, questa è, che come non so delle cose dell'Ade, cosí anche credo di non saperne; ma il fare ingiustizia e il disubbidire a uno migliore, o Dio o uomo, che mala cosa è, e brutta, so io. Giammai non temerò dunque né fuggirò quello che non so se sia un bene, ma sí piú tosto i mali che so essere mali. Onde se anche mi lasciaste ora non dando retta ad Anito (a lui che disse non bisognava che qua io entrassi, ma, entrato, necessità era uccidermi, annunziandovi che se mai io campassi, seguitando gli insegnamenti di Socrate tutti i vostri figliuoli sarebbero tutti guasti); e se mi diceste anche: - O Socrate, ad Anito noi non diamo retta e ti lasciamo, a questo patto, che non passi piú il tempo in fare di quelle investigazioni, che piú non filosofeggi; se no, se ti cogliamo, morirai -; se, come dico, mi lasciaste, ma a questo patto, io vi direi - Miei cari Ateniesi, vi saluto, e piuttosto ubbidirò a Dio, che a voi; e insino a che io ho fiato e forze non cesserò di filosofare e di dare avvertimenti e consigli a voi e a chiunque mi avvenga, dicendo come son solito: «O ottimo uomo, tu che sei Ateniese, e di una gran città e gloriosissima per sapienza e possanza, non ti vergogni di aver cura delle tue ricchezze acciocché quanto si può elle si multiplichino, e della riputazione e dell'onore; e non avere poi cura e sollecitudine della sapienza e della verità, e dell'anima, acciocché, quanto si può, buona ella divenga?» E se alcuno di voi mi oppone che ben egli ne ha cura, nol lascerò cosí tosto, non anderò via, ma lo interrogherò, ed esaminerò, ed iscruterò; e se mi pare ch'ei non possieda la virtú, pur dicendo di sí, lo riprenderò perocché ha a vile ciò che è pregevolissimo, e ha in pregio ciò ch'è vilissimo. E questo fo con giovani e vecchi, in chiunque mi avvenga, con forestieri e cittadini; e piú con voi cittadini, perché mi siete prossimi piú voi di nascita. Ché sappiate, questo mi comanda l'Iddio; e io credo che niuno maggior bene abbia la città vostra, che questo ministerio che fo all'Iddio, questo mio andare attorno non facendo altro che confortar voi, e giovani e vecchi, a non prender cura né dè corpi né delle ricchezze né prima né piú dell'anima, acciocché, quanto si può, ella divenga buona; dicendo che non da ricchezza viene virtú, ma sí da virtú vien ricchezza ed ogni altro bene, e ai cittadini e alla città. E se, dicendo cotesto, corrompo i giovani, pernicioso è quello che io dico; ma se alcuno afferma che, non cotesto, ma sibbene altro insegno io, afferma quel che non è -. E soggiungerei: - Ateniesi, diate retta ad Anito, o no; mi assolviate, o non mi assolviate; io non farò altrimenti, né anche se molte volte io avessi a morire.

XVIII.

Non rumoreggiate, Ateniesi, per quel che dico, ma state quieti a udire come vi ho pregato; ché, udendo, penso che ne riceverete giovamento. Perché altre cose vi ho a dire io, che forse vi faran gridar forte: ma no, state quieti. Via, sappiate che se ucciderete me son quale dico, piú che me, danneggerete voi medesimi. A me non farebbe niuno danno né Meleto né Anito; ché non potrebbero; imperocché, secondo che credo io, non è lecito che il piú buono possa essere danneggiato dal piú tristo. Ucciderebbe egli, o caccerebbe in bando, o disonorerebbe; ché forse le dette cose egli e alcun altro credono grandi mali; ma io no, male piuttosto è fare quello che costui fa, tentare di uccidere ingiustamente un uomo. Dunque io non difendo ora me per me, come penserebbe alcuno, ma per voi; acciocché condannando me, non pecchiate contro il dono di Dio. In vero, se mi ucciderete, non vi sarà agevole cosa (la dirò anche se fo ridere) trovare un altro come me, messo da Dio addosso alla città come addosso a grande e generoso cavallo, ma per la grandezza un poco sonnolento e abbisognoso di essere destato da sprone: ché con tale ufficio direi che Dio ha deputato me alla città, me che scotendo, persuadendo, rampognando, vi sto tutto il dí addosso. Sí, cittadini, un altro come me non vi nascerà facilmente; e voi, se mi date retta, mi risparmierete. Ma forse, da subita ira presi come sonnecchianti desti per forza, tirando calci, dando retta ad Anito, uccidereste leggermente, e consumereste la rimanente vita dormendo, se pure l'Iddio non mandasse alcun altro, avendo di voi cura. E che io sia alla città un dono di Dio, potete intendere considerando che non par cosa umana che abbia trascurato i fatti miei, la mia casa, già è tanti anni, e curi i fatti vostri stando ai fianchi di ciascuno predicando virtú, come padre o come fratello piú vecchio. E se da questi conforti e consigli mia utilità ne traessi, se ne ricevessi mercede, ci sarebbe una ragione. Ma vedete anche voi, che gli accusatori, pur accusandomi di tante altre cose spudoratamente, non hanno avuto tanta spudoratezza da addurre testimoni che io abbia patteggiato mai o dimandato mercede. Ma io un buon testimone credo di avercelo, che io dico vero, la povertà.


Apologia 17 - 18 Apology 17 - 18 Apología 17 - 18 Apologia 17 - 18

XVII. XVII.

Laonde io avrei operato perversamente, se quando i capitani da voi eletti per comandarmi m'ebbero assegnato il luogo e in Potidea e in Anfipoli e in Delio, nel luogo assegnato da quelli io stetti, sí come qualunque altro, contuttoché in pericolo di morire; e poi assegnandomi Dio, come ho pensato e supposto, che io dovessi vivere filosofando ed esaminando me e gli altri, qui, impaurito della morte o che altro mai, io avessi abbandonato la ordinanza. Thus I would have acted perversely, if when the captains you elected to command me had assigned me the place and in Potidea and in Amphipolis and in Delio, in the place assigned by them I remained, yes, like any other, but in danger of dying; and then assigning me God, as I thought and supposed, that I should live philosophizing and examining myself and others, here, afraid of death or anything else, I had abandoned the ordinance. Sarebbe assai grave cosa: e allora ben giustamente si trarrebbe me in tribunale perciò che non credo negli Iddii, disubbidendo all'oracolo e temendo la morte e riputandomi sapiente senza che fossi. It would be a very serious thing: and then quite rightly it would take me to court because I do not believe in the Gods, disobeying the oracle and fearing death and considering me wise without my being. Imperocché, cittadini, il temere la morte niente altro è, che parer sapienti senza essere; perché è parer di sapere ciò che non si sa. Because, citizens, the fear of death is nothing else, which seems wise without being; because it is to seem to know what one does not know. Ché nessuno sa della morte se ella per avventura non sia all'uomo il maggiore di tutti i beni, e ognuno la teme come se ben sapesse essere quella il maggior dei mali. For no one knows of death unless it by adventure is to man the greatest of all goods, and everyone fears it as if well he knew that it is the greatest of evils. E non è ignoranza cotesta, la piú vituperevole, creder di sapere ciò che non si sa? And is not this ignorance, the most insulting, to believe that one knows what one does not know? E io, cittadini, proprio in questo differisco forse dai molti; e se cosa ci è, per la quale io affermerei essere piú sapiente di alcuno, questa è, che come non so delle cose dell'Ade, cosí anche credo di non saperne; ma il fare ingiustizia e il disubbidire a uno migliore, o Dio o uomo, che mala cosa è, e brutta, so io. And I, citizens, perhaps differ precisely in this from the many; and if what there is, for which I would affirm to be wiser than anyone, this is, that just as I don't know about the things of Hades, so too I don't think I know; but doing injustice and disobeying a better one, either God or man, what a bad thing it is, and ugly, I know. Giammai non temerò dunque né fuggirò quello che non so se sia un bene, ma sí piú tosto i mali che so essere mali. Therefore I will never fear or flee what I do not know if it is a good, but rather the evils that I know are evils. Onde se anche mi lasciaste ora non dando retta ad Anito (a lui che disse non bisognava che qua io entrassi, ma, entrato, necessità era uccidermi, annunziandovi che se mai io campassi, seguitando gli insegnamenti di Socrate tutti i vostri figliuoli sarebbero tutti guasti); e se mi diceste anche: - O Socrate, ad Anito noi non diamo retta e ti lasciamo, a questo patto, che non passi piú il tempo in fare di quelle investigazioni, che piú non filosofeggi; se no, se ti cogliamo, morirai -; se, come dico, mi lasciaste, ma a questo patto, io vi direi - Miei cari Ateniesi, vi saluto, e piuttosto ubbidirò a Dio, che a voi; e insino a che io ho fiato e forze non cesserò di filosofare e di dare avvertimenti e consigli a voi e a chiunque mi avvenga, dicendo come son solito: «O ottimo uomo, tu che sei Ateniese, e di una gran città e gloriosissima per sapienza e possanza, non ti vergogni di aver cura delle tue ricchezze acciocché quanto si può elle si multiplichino, e della riputazione e dell'onore; e non avere poi cura e sollecitudine della sapienza e della verità, e dell'anima, acciocché, quanto si può, buona ella divenga?» E se alcuno di voi mi oppone che ben egli ne ha cura, nol lascerò cosí tosto, non anderò via, ma lo interrogherò, ed esaminerò, ed iscruterò; e se mi pare ch'ei non possieda la virtú, pur dicendo di sí, lo riprenderò perocché ha a vile ciò che è pregevolissimo, e ha in pregio ciò ch'è vilissimo. Hence if even you would leave me now not heeding Anitus (to him who said there was no need for me to enter here, but, having entered, necessity was to kill me, announcing to you that if ever I lived, following the teachings of Socrates all your children would all be spoiled); and if you would also say to me: - O Socrates, to Anitus we pay no heed and leave you, on this condition, that you no longer spend your time in making those investigations, that you no longer philosophize; if not, if we catch you, you will die -; if, as I say, you would leave me, but on this covenant, I would say to you - My dear Athenians, I salute you, and I will rather obey God, than you; and as long as I have breath and strength I will not cease to philosophize and to give warnings and advice to you and to anyone who happens to me, saying as I am wont to do: "O excellent man, you who are Athenian, and of a great city and most glorious for wisdom and might, are you not ashamed to take care of your riches so that as much as you can they may be multiplied, and of repute and honor; and do you not then have care and solicitude for wisdom and truth, and for the soul, so that, as much as you can, it may become good?" And if any of you oppose me that well he cares for it, I will leave him so quickly, I will not go away, but I will question him, and examine, and enrol; and if it seems to me that he does not possess virtue, while saying yes, I will take him back because he has in vile what is most valuable, and he has in merit what is most vile. E questo fo con giovani e vecchi, in chiunque mi avvenga, con forestieri e cittadini; e piú con voi cittadini, perché mi siete prossimi piú voi di nascita. And this I do with young and old, in whoever happens to me, with strangers and citizens; and more with you citizens, for you are nearer to me than you by birth. Ché sappiate, questo mi comanda l'Iddio; e io credo che niuno maggior bene abbia la città vostra, che questo ministerio che fo all'Iddio, questo mio andare attorno non facendo altro che confortar voi, e giovani e vecchi, a non prender cura né dè corpi né delle ricchezze né prima né piú dell'anima, acciocché, quanto si può, ella divenga buona; dicendo che non da ricchezza viene virtú, ma sí da virtú vien ricchezza ed ogni altro bene, e ai cittadini e alla città. For know, this God commands me; and I believe that no greater good has your city, than this ministry that I do to God, this going around doing nothing but comforting you, and young and old, not to take care either of bodies or riches either first or more of the soul, so that, as much as it can, it may become good; saying that not from riches comes virtue, but so from virtue comes riches and every other good, and to the citizens and to the city. E se, dicendo cotesto, corrompo i giovani, pernicioso è quello che io dico; ma se alcuno afferma che, non cotesto, ma sibbene altro insegno io, afferma quel che non è -. And if, in saying cotesto, I corrupt the young, pernicious is what I say; but if any assert that, not cotesto, but rather other I teach, he asserts what is not -. E soggiungerei: - Ateniesi, diate retta ad Anito, o no; mi assolviate, o non mi assolviate; io non farò altrimenti, né anche se molte volte io avessi a morire. And I would add: - Athenians, listen to Anitus, or not; absolve me, or do not absolve me; I will not do otherwise, nor even if many times I were to die.

XVIII.

Non rumoreggiate, Ateniesi, per quel che dico, ma state quieti a udire come vi ho pregato; ché, udendo, penso che ne riceverete giovamento. Do not clamor, Athenians, at what I say, but be quiet to hear as I have begged you; for, hearing, I think you will receive benefit. Perché altre cose vi ho a dire io, che forse vi faran gridar forte: ma no, state quieti. For other things I have to tell you, which may make you cry out loud: but no, be quiet. Via, sappiate che se ucciderete me son quale dico, piú che me, danneggerete voi medesimi. Away, know that if you kill me son which I say, more than me, you will harm yourselves. A me non farebbe niuno danno né Meleto né Anito; ché non potrebbero; imperocché, secondo che credo io, non è lecito che il piú buono possa essere danneggiato dal piú tristo. To me neither Meletus nor Anitus would do me any harm; for they could not; for, according to my belief, it is not lawful for the most good to be harmed by the saddest. Ucciderebbe egli, o caccerebbe in bando, o disonorerebbe; ché forse le dette cose egli e alcun altro credono grandi mali; ma io no, male piuttosto è fare quello che costui fa, tentare di uccidere ingiustamente un uomo. Would he kill, or hunt in banishment, or dishonor; for perhaps the said things he and some others think great evils; but I do not, evil rather is to do what he does, to attempt to kill a man unjustly. Dunque io non difendo ora me per me, come penserebbe alcuno, ma per voi; acciocché condannando me, non pecchiate contro il dono di Dio. So I do not now defend me for myself, as some would think, but for you; so that in condemning me, you do not sin against the gift of God. In vero, se mi ucciderete, non vi sarà agevole cosa (la dirò anche se fo ridere) trovare un altro come me, messo da Dio addosso alla città come addosso a grande e generoso cavallo, ma per la grandezza un poco sonnolento e abbisognoso di essere destato da sprone: ché con tale ufficio direi che Dio ha deputato me alla città, me che scotendo, persuadendo, rampognando, vi sto tutto il dí addosso. Truly, if you kill me, it will not be easy for you (I'll say it even if I make you laugh) to find another like me, placed by God upon the city as upon a great and generous horse, but for greatness a little sleepy and in need of being aroused by spur: for with such an office I would say that God has deputed me to the city, me who by shaking, persuading, scolding, I am upon you all day long. Sí, cittadini, un altro come me non vi nascerà facilmente; e voi, se mi date retta, mi risparmierete. Yes, citizens, another like me will not be born to you easily; and you, if you listen to me, will spare me. Ma forse, da subita ira presi come sonnecchianti desti per forza, tirando calci, dando retta ad Anito, uccidereste leggermente, e consumereste la rimanente vita dormendo, se pure l'Iddio non mandasse alcun altro, avendo di voi cura. But perhaps, from subdued wrath seized as drowsy awake by force, kicking, giving heed to Anito, you would lightly kill, and consume the remaining life sleeping, if even God would not send any other, having care of you. E che io sia alla città un dono di Dio, potete intendere considerando che non par cosa umana che abbia trascurato i fatti miei, la mia casa, già è tanti anni, e curi i fatti vostri stando ai fianchi di ciascuno predicando virtú, come padre o come fratello piú vecchio. And that I am to the city a gift from God, you can understand by considering that it does not seem a human thing that I have neglected my own affairs, my home, already is so many years, and cares for your affairs by standing at the sides of each one preaching virtue, as a father or as an older brother. E se da questi conforti e consigli mia utilità ne traessi, se ne ricevessi mercede, ci sarebbe una ragione. And if from these comforts and counsels I derive utility from them, if I receive merit from them, there would be a reason. Ma vedete anche voi, che gli accusatori, pur accusandomi di tante altre cose spudoratamente, non hanno avuto tanta spudoratezza da addurre testimoni che io abbia patteggiato mai o dimandato mercede. But you see, too, that the accusers, while accusing me of so many other things shamelessly, were not so shameless as to adduce witnesses that I ever bargained or demanded mercies. Ma io un buon testimone credo di avercelo, che io dico vero, la povertà. But I think I have a good witness, that I say true, poverty.