2. Inferno, con Paolo Di Paolo
Il viaggio di Dante è fatto di tre tappe. La prima tappa è l'inferno, e questo inferno
è il regno che dobbiamo immaginare con un colore rosso fiamma, qualcosa di acceso, come
se fosse una sorta di gigantesco incendio permanente, e non bastano i pompieri a placare
le fiamme che bruciano nell'inferno, appunto. E nell'immaginario collettivo un po' è
entrata questa visione di Dante, se uno dice a un'altra persona, anche solo per scherzo,
vai all'inferno, non gli sta dando, diciamo così, un suggerimento benevolo, gli sta dicendo
che potrebbe finire in un luogo, appunto, orrendo, in un luogo devastante, in un luogo
appunto di pericoli e di paure. Dante si accorge che nell'inferno succedono cose violentissime,
che succedono cose che neanche certi registi dei grandi film americani, più elaborati da un punto
di vista visivo, con gli effetti speciali più articolati, più incredibili, può aver immaginato,
ogni anima che è lì è sottoposta e soggetta a un castigo che dura per sempre. Se tu nella vita
sei stato, per esempio, una persona che non ha mai davvero deciso cosa voleva essere nella vita,
è come se uno, non so, gli chiedessero, ma tu nella vita che vuoi fare, che cosa vuoi essere
da grande? Lui dice, ma non so, vedrò, poi diventa grande, uno continua a chiedergli,
ma nella vita vuoi essere qualcosa, vuoi prenderti una responsabilità, vuoi decidere che cosa essere,
guarda, preferisco starmene sul divano tutta la vita, che è una cosa anche divertente e gradevole,
ma forse non è la cosa giusta, perché poi nella vita bisogna prendersi una responsabilità,
bisogna decidere cosa essere, chi essere, cosa fare, prendersi a cuore qualcosa, avere una
passione. Questo tipo di peccatore, come lo chiamerebbe Dante, è soggetto a una pena assurda,
una punizione assurda, dovrà per tutta la vita correre interrottamente dietro a una bandiera
che qualcuno sventola un po' più avanti. Immaginatevi una massa di anime che corrono
dietro una bandiera che qualcuno sventola più avanti e vanno avanti e vanno avanti e non c'è
un istante in cui arriveranno, perché continueranno a correre. Questo è il castigo, la punizione,
la pena che Dante ha immaginato per chi non è mai stato capace di decidere cosa fare nella sua vita,
chi non si è preso mai una responsabilità. Perché funziona così la pena in questo disegno
dell'inferno? Perché chi è stato sempre sul divano a non decidere appunto cosa voleva fare,
adesso è costretto invece a muoversi senza posa, senza fermarsi mai. Oppure,
se per esempio una persona è stata troppo innamorata, che è una cosa un po' assurda da
dire, ma si è innamorata talmente tanto e talmente di tanto è stata avvolta da questa passione e che
non ha pensato a nient'altro, per cui è stata tormentata dall'amore totalmente. Questo amore
era anche un amore un po' sbagliato, perché questa persona era sposata, però si è innamorata di
un'altra persona, che sono cose che naturalmente possono succedere, ma che per Dante forse non
dovrebbero succedere. Bene, in quel caso queste anime che hanno commesso un eccesso di amore,
un eccesso di passione in qualche modo, queste anime adesso sono come uccelli sbattuti dal vento,
dovete immaginarveli come se fossero uccelli che non riescono nemmeno a usare le ali, tanto forte
il vento che li sbatte, così proprio con un movimento come quello che sto facendo con la
mano adesso davanti allo schermo, e continuamente questo vento continuerà a sbattere di là e di qua
per tutta l'eternità. Ma ci sono pene anche più angoscianti, perché per esempio se uno è stato un
po' troppo goloso nella vita, se ha voluto mangiare troppi cibi, se non è riuscito a disintossicarsi
dai cessi di cioccolata, se ogni volta che entra in una pasticceria non ne esce se non con un
vassoio di pasta enorme, sto scherzando, ma fino a un certo punto i golosi sono considerati,
i troppo golosi diciamo così, perché anch'io sono un po' goloso e spero di non finire però
all'inferno, i golosi, i troppo golosi sono considerati da Dante dei peccatori ed essendo
state nella vita persone che avevano molto a che fare con l'olfatto e col gusto, cioè avevano un
rapporto con ciò che per l'olfatto e per il gusto è benefico, un buon odorino di dolce, di zucchero,
di panna montata, di meringa e anche naturalmente il gusto, le papille gustative che reagiscono così
ai dolci, adesso saranno invece sottoposte a una pioggia puzzolente. Vorrebbero bere,
ma quella pioggia è talmente schifosa che non potrebbero nemmeno bere volendo e quindi sono
come prosciugati e soggetti a questa pioggia putrida e puzzolente. Allora, quando voi per
gioco immaginate le cose peggiori che potrebbero accadere a qualcuno, che ne so, il fatto che a un
certo punto ti mettono una fiamma sotto al sedere e questo sedere si incendia, il fatto che senti
talmente freddo perché fa un freddo esagerato e non hai neanche da vestirti, neanche da coprirti,
a un certo punto ti congeli letteralmente, a un certo punto potrebbe apparire anche qualche drago
alato con la faccia infiammata e gli occhi demoniaci, tutto questo, compresa diciamo una
folla di diavoli e diavoletti, tutto questo nell'inferno c'è. Tutto quello che potete
immaginare di peggiore che possa accadere nella fantasia c'è. E naturalmente Dante fa i conti con
questa paura perché lui è vivo e sta attraversando un regno di morti, fatti appunto, diciamo così,
di qualcosa di intoccabile. Se io volessi abbracciare un'anima dell'inferno e facessi
questo gesto, come adesso sto cercando di abbracciare il computer, arriverei all'anima e
a un certo punto mi riporterei le braccia al petto perché quest'anima è fatta di niente,
è fatta come un fantasma, diciamo così, non riesci a toccarla, a sentirne i contorni,
a sentirne la carne. Eppure queste anime hanno un volto riconoscibile perché Dante riesce a
capire chi sono queste persone, ogni tanto le riconosce, ogni tanto loro gli dicono chi sono,
gli dicono io mi chiamo Paolo, io mi chiamo Francesca, io sono quel re, io sono quel
condottiero, io sono quel papa, tutta gente che appunto nella vita è stata spinta a fare il male,
è stata portata a fare il male, le circostanze l'hanno spinta appunto a peccare, a commettere
un peccato. E Dante ascolta queste storie e talvolta riconosce qualcuno a cui ha voluto
bene, qualcuno che davvero non pensava potesse finire all'inferno e allora fa quel gesto di
abbracciare e si ritrova le braccia contro il petto perché non si può appunto abbracciare un'anima.
Ma le anime lo guardano in realtà e si accorgono che invece Dante ha un corpo,
che Dante ha la carne, ha le ossa, che Dante si potrebbe abbracciare. Soprattutto si accorgono
di una cosa che gli sconvolge, che sconvolge le anime, che Dante proietta sul terreno un'ombra,
come facciamo noi quando il sole è sopra la nostra testa, ma anche la luce che adesso ho
davanti proietta un'ombra sul tavolo qui sotto. L'unico che in quel regno infernale,
poi anche in purgatorio, proietta un'ombra è Dante, mentre le anime non proiettano nessuna
ombra e quindi ogni tanto gli chiedono ma tu chi sei, perché sei venuto qui,
chi ti ha dato la possibilità di fare questo viaggio? E sarà una delle domande più frequenti
che le anime faranno a questo signor Dante, che da vivo con il suo corpo, con la sua ombra,
attraversa il regno infernale, qualche volta avendo addirittura la voglia di scappare via,
di andarsene, perché è talmente forte la paura, il disgusto, l'ansia, l'angoscia che vorrebbe
tornare indietro, ma c'è sempre Virgilio che poi lo spinge e gli dice no tu devi andare avanti,
perché questo viaggio lo devi fare per arrivare oltre l'inferno, per arrivare oltre il purgatorio
e a un certo punto, finalmente, arrivare nei pressi di Dio, che è una cosa che naturalmente
è come una specie di strano sogno, un sogno quasi impossibile, quello di poter vedere chi ha creato
il mondo, qui naturalmente non c'entra il fatto di credere o non credere in Dio, che è una cosa
che poi da adulti può occupare la nostra vita come pensiero, dovete immaginare che quest'uomo
che appunto viveva tanti anni prima di noi, dava per scontato che ci fosse un Dio che aveva creato
il mondo e allora immaginate che sensazione incredibile sapere di poter vedere Dio, ma prima
di vedere Dio deve ritrovare una donna che ama, questo viaggio quindi deve farlo per arrivare
innanzitutto a quella ragazza di cui è innamorato e che purtroppo è morta molto giovane, ma lei non
è finita all'inferno perché era una donna molto buona e molto santa in qualche modo, si chiamava
Beatrice, è la donna di cui Dante si era innamorato addirittura da bambino, l'aveva vista una volta in
una chiesa in un venerdì di Pasqua ed era rimasto ipnotizzato, abbagliato, una sorta di colpo di
fulmine e poi l'aveva cominciato a frequentare più da adulto, ma lei poverina si è ammalata,
poco più che ventenne ed è morta e lui per cercarla fa un gesto incredibile, come se rifacesse un mito
molto bello che è nella tradizione della mitografia, si dice così, della mitologia,
della mitografia greca, quando studierete i miti, ma magari qualcuno di voi già ha cominciato a
leggere i libri che raccontano i miti, troverete anche il mito di Orfeo e Euridice, Orfeo era
innamorato di Euridice e va appunto all'inferno per riprendersela e portarla nel regno dei morti,
per portarla fuori e vivere ancora con lei, solo che non deve guardarla, gli viene detto che se la
guarderà, se si volterà a guardarla, la perderà per sempre, Orfeo purtroppo la guarda e perde
Euridice per sempre. Dante fa lo stesso tipo di viaggio, va a riprendersi Beatrice nel regno dei
morti, ma deve guardarla, a un certo punto dovrà guardarla, ma questo lo capiremo nell'ultima tappa
di questo piccolo viaggio, perché prima di vedere Dio dovrà vedere Beatrice, dovrà contemplare,
guardare il suo sorriso.