×

Utilizziamo i cookies per contribuire a migliorare LingQ. Visitando il sito, acconsenti alla nostra politica dei cookie.


image

Pensieri & Parole, 82. Galileo Galilei (Parte 2)

82. Galileo Galilei (Parte 2)

Galileo Galilei

Bene, nell'ultimo episodio abbiamo parlato della vita e carriera di Galileo fino alla creazione del cannocchiale, lo strumento che permette di ingrandire gli oggetti lontani. Siamo ancora a Venezia, nel 1609.

In quest'anno Galileo perfeziona ancora lo strumento e arriva a venti ingrandimenti. Il suo cannocchiale può ingrandire fino a venti volte. E poi fa una cosa che oggi ci sembra banale, ma allora non lo era. Punta la sua invenzione non verso il mare, ma verso il cielo.

Per mesi Galileo osserva il cielo e con il suo nuovo occhio può vedere l'immensità. Osserva, disegna, scrive e osserva e arriva a scoprire qualcosa di straordinario che è arrivato fino a noi. A marzo del 1610 pubblica un libretto di sessanta pagine con le sue scoperte. Il titolo è Sidereus Nuncius e contiene le scoperte di Galileo accompagnate da stupendi disegni a tempera. Ovviamente lo dedica a Cosimo II, il Granduca di Toscana.

Ma cosa vede Galileo con il suo cannocchiale?

Prima di tutto lo punta sulla Luna. Osserva le ombre del nostro satellite, i crateri. Capisce che la Luna non è affatto liscia e perfetta, come la dipingevano gli aristotelici, ma piena di buchi e montagne. Simile alla Terra, in fondo. E se la Luna ruotava attorno alla Terra, non poteva anche la Terra muoversi intorno al Sole?

Poi osserva Giove. Lo osserva per giorni e mesi e annota tutto quello che vede. Si accorge che ci sono alcune stelle intorno al pianeta, a volte due, a volte quattro. Queste stelle cambiano posizione ogni giorno. Così, capisce che non si tratta di stelle, ma di lune, come la nostra. Giove ha quattro lune che ruotano intorno al pianeta. Le nomina “astri medicei” sempre in onore della famiglia De Medici di Firenze. Furbo il nostro Galileo: sta preparando la strada per trovare lavoro a Firenze.

Ma non finisce qui. Lo scienziato punta poi il telescopio sulla via Lattea, quell'ammasso, quel grande gruppo di stelle che passa nel nostro cielo come una scia di latte. Non cento, ma mille, migliaia di stelle. Galileo si perde in quella grande quantità di stelle non visibili a occhio nudo, ma vive e luminose attraverso il cannocchiale. Riesce a capire che le stelle sono in realtà lontanissime e sono probabilmente molto grosse.

Queste scoperte sono strabilianti e Galileo diventa famoso in tutta Europa. L'omaggio alla famiglia De Medici di intitolare le lune di Giove alla casata funziona e Galileo è nominato filosofo e matematico dal granduca. È nominato primo matematico dell'università di Pisa, ma senza l'obbligo di insegnamento. Pensa, un professore che non insegna. Il titolo di filosofo è importantissimo per Galileo, da questo momento può filosofare, può discutere e teorizzare le cose del mondo. I filosofi avevano uno status più elevato rispetto a quello dei matematici.

Il 1610 è un anno prolifico e Galileo non si ferma. In poco tempo scopre le fasi di Venere che sono simili a quelle della nostra Luna, osserva Saturno e vede che ha una forma particolare. Non riesce a capire la presenza degli anelli di Saturno, ma osserva e teorizza la natura delle macchie Solari. Nel 1611 è ormai lo scienziato di scienze naturali più famoso in Europa.

Anche i gesuiti di Roma devono ammetterlo e a marzo del 1611 lo accolgono per sentire le sue teorie e provare il nuovo cannocchiale. È nominato membro dell'Accademia dei Lincei, una prestigiosa istituzione scientifica fiorentina. Incontra anche il Papa a Roma e discute con altri intellettuali e cardinali. Incontra anche un cardinale che diventerà il futuro Papa Urbano VIII.

Ovviamente ci sono intellettuali e studiosi che mettono in dubbio le scoperte di Galileo, dicono che il cannocchiale non è uno strumento affidabile e così le teorie di Galileo. Ma ben presto è chiaro a tutti che il cannocchiale funziona e quello che dice Galileo corrisponde a realtà. La pubblicazione di questo libro e delle scoperte contenute è un primo passo verso i problemi che lo scienziato avrà con la Chiesa e con l'Inquisizione.

I problemi più grandi per Galileo arrivano, però, da una lettera. Era una lettera a un suo studente e collega matematico Benedetto Castelli. Il matematico andava spesso a casa dei Medici e si era già ritrovato in discussioni teologiche e matematiche riguardo al pensiero del maestro Galileo. Per paura che l'ex allievo potesse trovarsi in situazioni difficili, Galileo scrive una lunga lettera in cui mostra come spiegare le apparenti contraddizioni tra le scoperte scientifiche e la Bibbia. In questa lettera difende il sistema copernicano.

Nel 1614 un frate domenicano denuncia Galileo e invia all'Inquisizione proprio questa lettera che lo scienziato aveva inviato a Castelli. A quel punto Galileo riscrive la lettera, in toni più tranquilli e dice a Roma che quella era la lettera originale e l'altra, invece, arrivata all'Inquisizione era stata modificata. In questa seconda lettera, quella pulita, diciamo, dice che l'intenzione dello Spirito Santo è di insegnarci come si va al cielo e non come va il cielo. Un gioco di parole per dire che Dio parla attraverso il libro della Scrittura, ma anche attraverso il libro della Natura. Ricordiamo, comunque, che Galileo era molto credente e devoto e non metteva in dubbio l'esistenza di Dio.

Nel 1616 Galileo presenta a Roma le sue teorie. Era convinto che le maree fossero una prova del moto della Terra. Il Santo Uffizio analizza in modo dettagliato la teoria eliocentrica e afferma che questa teoria è assurda, errata ed eretica. I libri di Copernico sono ritirati dalla circolazione. Questo in attesa che venga chiarito che si trattava soltanto di una teoria. Il cardinale Bellarmino, una delle figure responsabili anche per la morte di Giordano Bruno, consegna a Galileo un documento. Questa è un'ammonizione, un'intimazione: dice a Galileo che non dovrà più dire che la Terra si muove. Deve abbandonare il modello copernicano e non dovrà più nemmeno discuterne.

Questo è interessante. A quell'epoca, infatti, era possibile fare teorie matematiche o astronomiche su come funzionava il mondo. Queste, però, dovevano essere teorie e non dimostrazioni o verità. A Galileo, però, non bastava pubblicare una semplice teoria, lui sapeva di avere tra le mani qualcosa di grande, sapeva di avere in mano la verità. Voleva dimostrare la sua visione del mondo e contribuire a cambiare le credenze relative al cosmo di quel periodo storico.

Nel 1618 appaiono in cielo tre comete. Secondo la visione aristotelica, il cielo doveva essere incorruttibile, non doveva cambiare. Per questo motivo le comete erano un fenomeno che colpisce l'opinione pubblica e fa nascere domande.

Nel 1623 Galileo scrive Il Saggiatore. Quest'opera è importantissima perché è scritta non in latino, ma in italiano.

E qui dobbiamo aprire una piccola parentesi sul rapporto tra Galileo e la letteratura.

Perché un matematico non può anche essere letterato?

Oggi pensiamo che queste discipline debbano essere separate, ma all'epoca non era così. Pensiamo ad artisti come Leonardo da Vinci che si dedicavano alle arti, ma anche alla matematica o alle scienze. Galileo, in perfetta linea con le abitudini del tempo, era un'integrazione di scienze diverse. Suonava benissimo il liuto. Non solo, sapeva disegnare molto bene, conosceva la prospettiva e ci ha lasciato splendidi disegni della Luna e delle sue osservazioni. Come se non bastasse, Galileo conosceva le maggiori opere di letteratura. Pensa che studia e commenta l'Orlando Furioso di Ariosto e anche la Divina Commedia. Non solo, Galileo è un ottimo scrittore. Non è stato rivoluzionario solamente per le sue scoperte, ma anche perché ha saputo comunicarle. Una scoperta non ha lo stesso impatto se viene condivisa tra poche persone. Galileo fu un grande divulgatore. Sapeva scrivere in modo chiaro e lo faceva spesso con ironia e sarcasmo. E un'altra cosa. Fino a quel periodo le pubblicazioni scientifiche erano in latino. Galileo, a partire dal Saggiatore, sceglie di scrivere in Italiano volgare.

Questa è una rivoluzione. Parlare una lingua o scegliere una lingua piuttosto che un'altra è un gesto politico. Lo abbiamo visto con Dante che ha deciso di scrivere la sua Commedia in Italiano volgare, lo vediamo con Galileo. Ma Galileo è il primo a scrivere di scienza in volgare. La scienza, per lui, può essere capita da tutti. Il libro della natura deve essere capito da tutti perché ogni uomo ha gli strumenti per interpretarlo. Pazzesco, non trovi? Se non è democrazia questa. Quindi Galileo scrive in volgare anche l'opera che gli provoca più problemi, quella dove racchiude tutta la sua concezione filosofica: Dialogo sopra i due massimi sistemi.

Dedica Il Saggiatore al nuovo Papa Urbano VIII. Incontra il papa nel 1624 per sei volte. Dopo le discussioni di astronomia e matematica con il Papa e il titolo di filosofo Galileo si sentiva abbastanza sicuro per esprimere in tranquillità le sue idee sul moto della Terra. Ma in un' epoca di incertezza i rapporti politici cambiano molto velocemente.

Scrive il suo libro più famoso: Dialogo sopra i due massimi sistemi e lo completa nel 1630. L'opera è scritta sotto forma di dialogo ed è divisa in quattro giornate. In ogni giornata è criticata la visione aristotelica dell'universo. Si parla di moto della Terra su se stessa e intorno al Sole, dei moti dei pianeti e delle maree. In primavera, Galileo consegna il Dialogo nelle mani di un responsabile del Sacro Palazzo per approvazione. L'approvazione non arriva mai perché nel frattempo un po' di cose succedono, compresa un'epidemia di peste. Il libro, però, viene pubblicato lo stesso nel 1631. C'era, però, a Roma una lotta di potere tra cardinali e Urbano VIII, il Papa che fino a quel momento si era dimostrato favorevole a Galileo, Il Papa ordina di controllare la pubblicazione del Dialogo. Trovano quella ammonizione del 1616 in cui si diceva a Galileo che non avrebbe più dovuto parlare di moto della Terra o di Copernico. Galileo, quindi, aveva trasgredito, non rispettato, un ordine formale del Santo Uffizio. Quindi il nostro scienziato è convocato a Roma. Arriva con ritardo, a febbraio del 1633.

Il Dialogo segna un po' la fine della sua vita pubblica. L'Inquisizione lo accusa di sospetto di eresia. Deve abiurare, cioè rinunciare alle sue idee, smentire e dire che si trattava solamente di ipotesi. Questo non basta all'Inquisizione e Galileo è obbligato a passare gli ultimi anni della sua vita agli arresti domiciliari. Le sue opere sono ritirate dal mercato e gli è proibito di scrivere.

In realtà, negli ultimi anni della sua vita Galileo scrive un ultimo libro che verrà pubblicato in Olanda. Diventa cieco nel 1638 e muore nel 1642 dopo aver passato molto tempo a letto.

Nel 1992 il Vaticano cancellò formalmente tutte le accuse formulate contro Galileo. Meglio tardi che mai, potremmo dire!

La storia di Galileo finisce qui, ora sai un po' di più di quest'uomo curioso, determinato che ha portato un grande cambiamento nella storia del pensiero umano. Se un giorno vedrai con un telescopio Giove e le sue stelle saprai che il primo a vederle è stato Galileo più di quattrocento anni fa.

Per oggi finisce qui la storia, ricorda che trovi le trascrizioni di questi episodi sul mio sito web: www.piccolomondoitaliano.com.


82. Galileo Galilei (Parte 2) 82. Galileo Galilei (Teil 2) 82. Galileo Galilei (Part 2) 82. Galileo Galilei (2ª parte) 82. Galileo Galilei (deel 2) 82. Galileu Galilei (Parte 2) 82\. Галилео Галилей (Часть 2)

Galileo Galilei

Bene, nell'ultimo episodio abbiamo parlato della vita e carriera di Galileo fino alla creazione del cannocchiale, lo strumento che permette di ingrandire gli oggetti lontani. Siamo ancora a Venezia, nel 1609.

In quest'anno Galileo perfeziona ancora lo strumento e arriva a venti ingrandimenti. Il suo cannocchiale può ingrandire fino a venti volte. E poi fa una cosa che oggi ci sembra banale, ma allora non lo era. Punta la sua invenzione non verso il mare, ma verso il cielo.

Per mesi Galileo osserva il cielo e con il suo nuovo occhio può vedere l'immensità. Osserva, disegna, scrive e osserva e arriva a scoprire qualcosa di straordinario che è arrivato fino a noi. A marzo del 1610 pubblica un libretto di sessanta pagine con le sue scoperte. Il titolo è Sidereus Nuncius e contiene le scoperte di Galileo accompagnate da stupendi disegni a tempera. Ovviamente lo dedica a Cosimo II, il Granduca di Toscana.

Ma cosa vede Galileo con il suo cannocchiale?

Prima di tutto lo punta sulla Luna. Osserva le ombre del nostro satellite, i crateri. Capisce che la Luna non è affatto liscia e perfetta, come la dipingevano gli aristotelici, ma piena di buchi e montagne. Simile alla Terra, in fondo. E se la Luna ruotava attorno alla Terra, non poteva anche la Terra muoversi intorno al Sole?

Poi osserva Giove. Lo osserva per giorni e mesi e annota tutto quello che vede. Si accorge che ci sono alcune stelle intorno al pianeta, a volte due, a volte quattro. Queste stelle cambiano posizione ogni giorno. Così, capisce che non si tratta di stelle, ma di lune, come la nostra. Giove ha quattro lune che ruotano intorno al pianeta. Le nomina “astri medicei” sempre in onore della famiglia De Medici di Firenze. Furbo il nostro Galileo: sta preparando la strada per trovare lavoro a Firenze.

Ma non finisce qui. Lo scienziato punta poi il telescopio sulla via Lattea, quell'ammasso, quel grande gruppo di stelle che passa nel nostro cielo come una scia di latte. Non cento, ma mille, migliaia di stelle. Galileo si perde in quella grande quantità di stelle non visibili a occhio nudo, ma vive e luminose attraverso il cannocchiale. Riesce a capire che le stelle sono in realtà lontanissime e sono probabilmente molto grosse.

Queste scoperte sono strabilianti e Galileo diventa famoso in tutta Europa. L'omaggio alla famiglia De Medici di intitolare le lune di Giove alla casata funziona e Galileo è nominato filosofo e matematico dal granduca. È nominato primo matematico dell'università di Pisa, ma senza l'obbligo di insegnamento. Pensa, un professore che non insegna. Il titolo di filosofo è importantissimo per Galileo, da questo momento può filosofare, può discutere e teorizzare le cose del mondo. I filosofi avevano uno status più elevato rispetto a quello dei matematici.

Il 1610 è un anno prolifico e Galileo non si ferma. In poco tempo scopre le fasi di Venere che sono simili a quelle della nostra Luna, osserva Saturno e vede che ha una forma particolare. Non riesce a capire la presenza degli anelli di Saturno, ma osserva e teorizza la natura delle macchie Solari. Nel 1611 è ormai lo scienziato di scienze naturali più famoso in Europa.

Anche i gesuiti di Roma devono ammetterlo e a marzo del 1611 lo accolgono per sentire le sue teorie e provare il nuovo cannocchiale. Even the Jesuits in Rome had to admit it, and in March 1611 they welcomed him to hear his theories and test the new telescope. È nominato membro dell'Accademia dei Lincei, una prestigiosa istituzione scientifica fiorentina. Incontra anche il Papa a Roma e discute con altri intellettuali e cardinali. Incontra anche un cardinale che diventerà il futuro Papa Urbano VIII.

Ovviamente ci sono intellettuali e studiosi che mettono in dubbio le scoperte di Galileo, dicono che il cannocchiale non è uno strumento affidabile e così le teorie di Galileo. Ma ben presto è chiaro a tutti che il cannocchiale funziona e quello che dice Galileo corrisponde a realtà. La pubblicazione di questo libro e delle scoperte contenute è un primo passo verso i problemi che lo scienziato avrà con la Chiesa e con l'Inquisizione.

I problemi più grandi per Galileo arrivano, però, da una lettera. Era una lettera a un suo studente e collega matematico Benedetto Castelli. Il matematico andava spesso a casa dei Medici e si era già ritrovato in discussioni teologiche e matematiche riguardo al pensiero del maestro Galileo. Per paura che l'ex allievo potesse trovarsi in situazioni difficili, Galileo scrive una lunga lettera in cui mostra come spiegare le apparenti contraddizioni tra le scoperte scientifiche e la Bibbia. In questa lettera difende il sistema copernicano.

Nel 1614 un frate domenicano denuncia Galileo e invia all'Inquisizione proprio questa lettera che lo scienziato aveva inviato a Castelli. A quel punto Galileo riscrive la lettera, in toni più tranquilli e dice a Roma che quella era la lettera originale e l'altra, invece, arrivata all'Inquisizione era stata modificata. In questa seconda lettera, quella pulita, diciamo, dice che l'intenzione dello Spirito Santo è di insegnarci come si va al cielo e non come va il cielo. Un gioco di parole per dire che Dio parla attraverso il libro della Scrittura, ma anche attraverso il libro della Natura. Ricordiamo, comunque, che Galileo era molto credente e devoto e non metteva in dubbio l'esistenza di Dio.

Nel 1616 Galileo presenta a Roma le sue teorie. Era convinto che le maree fossero una prova del moto della Terra. Il Santo Uffizio analizza in modo dettagliato la teoria eliocentrica e afferma che questa teoria è assurda, errata ed eretica. I libri di Copernico sono ritirati dalla circolazione. Questo in attesa che venga chiarito che si trattava soltanto di una teoria. Il cardinale Bellarmino, una delle figure responsabili anche per la morte di Giordano Bruno, consegna a Galileo un documento. Questa è un'ammonizione, un'intimazione: dice a Galileo che non dovrà più dire che la Terra si muove. This is an admonition, an intimation: it tells Galileo that he should no longer say that the Earth moves. Deve abbandonare il modello copernicano e non dovrà più nemmeno discuterne.

Questo è interessante. A quell'epoca, infatti, era possibile fare teorie matematiche o astronomiche su come funzionava il mondo. Queste, però, dovevano essere teorie e non dimostrazioni o verità. A Galileo, però, non bastava pubblicare una semplice teoria, lui sapeva di avere tra le mani qualcosa di grande, sapeva di avere in mano la verità. Voleva dimostrare la sua visione del mondo e contribuire a cambiare le credenze relative al cosmo di quel periodo storico.

Nel 1618 appaiono in cielo tre comete. Secondo la visione aristotelica, il cielo doveva essere incorruttibile, non doveva cambiare. Per questo motivo le comete erano un fenomeno che colpisce l'opinione pubblica e fa nascere domande.

Nel 1623 Galileo scrive Il Saggiatore. Quest'opera è importantissima perché è scritta non in latino, ma in italiano.

E qui dobbiamo aprire una piccola parentesi sul rapporto tra Galileo e la letteratura.

Perché un matematico non può anche essere letterato?

Oggi pensiamo che queste discipline debbano essere separate, ma all'epoca non era così. Pensiamo ad artisti come Leonardo da Vinci che si dedicavano alle arti, ma anche alla matematica o alle scienze. Galileo, in perfetta linea con le abitudini del tempo, era un'integrazione di scienze diverse. Suonava benissimo il liuto. Non solo, sapeva disegnare molto bene, conosceva la prospettiva e ci ha lasciato splendidi disegni della Luna e delle sue osservazioni. Come se non bastasse, Galileo conosceva le maggiori opere di letteratura. Pensa che studia e commenta l'Orlando Furioso di Ariosto e anche la Divina Commedia. Non solo, Galileo è un ottimo scrittore. Non è stato rivoluzionario solamente per le sue scoperte, ma anche perché ha saputo comunicarle. Una scoperta non ha lo stesso impatto se viene condivisa tra poche persone. Galileo fu un grande divulgatore. Sapeva scrivere in modo chiaro e lo faceva spesso con ironia e sarcasmo. E un'altra cosa. Fino a quel periodo le pubblicazioni scientifiche erano in latino. Galileo, a partire dal Saggiatore, sceglie di scrivere in Italiano volgare.

Questa è una rivoluzione. Parlare una lingua o scegliere una lingua piuttosto che un'altra è un gesto politico. Lo abbiamo visto con Dante che ha deciso di scrivere la sua Commedia in Italiano volgare, lo vediamo con Galileo. Ma Galileo è il primo a scrivere di scienza in volgare. La scienza, per lui, può essere capita da tutti. Il libro della natura deve essere capito da tutti perché ogni uomo ha gli strumenti per interpretarlo. Pazzesco, non trovi? Se non è democrazia questa. Quindi Galileo scrive in volgare anche l'opera che gli provoca più problemi, quella dove racchiude tutta la sua concezione filosofica: Dialogo sopra i due massimi sistemi.

Dedica Il Saggiatore al nuovo Papa Urbano VIII. Incontra il papa nel 1624 per sei volte. Dopo le discussioni di astronomia e matematica con il Papa e il titolo di filosofo Galileo si sentiva abbastanza sicuro per esprimere in tranquillità le sue idee sul moto della Terra. Ma in un' epoca di incertezza i rapporti politici cambiano molto velocemente.

Scrive il suo libro più famoso: Dialogo sopra i due massimi sistemi e lo completa nel 1630. L'opera è scritta sotto forma di dialogo ed è divisa in quattro giornate. In ogni giornata è criticata la visione aristotelica dell'universo. Si parla di moto della Terra su se stessa e intorno al Sole, dei moti dei pianeti e delle maree. In primavera, Galileo consegna il Dialogo nelle mani di un responsabile del Sacro Palazzo per approvazione. L'approvazione non arriva mai perché nel frattempo un po' di cose succedono, compresa un'epidemia di peste. Il libro, però, viene pubblicato lo stesso nel 1631. C'era, però, a Roma una lotta di potere tra cardinali e Urbano VIII, il Papa che fino a quel momento si era dimostrato favorevole a Galileo, Il Papa ordina di controllare la pubblicazione del Dialogo. Trovano quella ammonizione del 1616 in cui si diceva a Galileo che non avrebbe più dovuto parlare di moto della Terra o di Copernico. Galileo, quindi, aveva trasgredito, non rispettato, un ordine formale del Santo Uffizio. Quindi il nostro scienziato è convocato a Roma. Arriva con ritardo, a febbraio del 1633.

Il Dialogo segna un po' la fine della sua vita pubblica. L'Inquisizione lo accusa di sospetto di eresia. Deve abiurare, cioè rinunciare alle sue idee, smentire e dire che si trattava solamente di ipotesi. Questo non basta all'Inquisizione e Galileo è obbligato a passare gli ultimi anni della sua vita agli arresti domiciliari. Le sue opere sono ritirate dal mercato e gli è proibito di scrivere.

In realtà, negli ultimi anni della sua vita Galileo scrive un ultimo libro che verrà pubblicato in Olanda. Diventa cieco nel 1638 e muore nel 1642 dopo aver passato molto tempo a letto.

Nel 1992 il Vaticano cancellò formalmente tutte le accuse formulate contro Galileo. Meglio tardi che mai, potremmo dire!

La storia di Galileo finisce qui, ora sai un po' di più di quest'uomo curioso, determinato che ha portato un grande cambiamento nella storia del pensiero umano. Se un giorno vedrai con un telescopio Giove e le sue stelle saprai che il primo a vederle è stato Galileo più di quattrocento anni fa.

Per oggi finisce qui la storia, ricorda che trovi le trascrizioni di questi episodi sul mio sito web: www.piccolomondoitaliano.com.