×

Utilizziamo i cookies per contribuire a migliorare LingQ. Visitando il sito, acconsenti alla nostra politica dei cookie.


image

Radar Podcast, Radar ep.2: Il fascino del nazionalismo, con Alberto Mario Banti - YouTube

Radar ep.2: Il fascino del nazionalismo, con Alberto Mario Banti - YouTube

Il discorso nazionalista è incredibilmente adattabile.

Cioè si adatta ai progetti politici più diversi.

All'inizio dell'ottocento nasce come un progetto politico

eversivo e tendenzialmente costituzionale e democratico

poi diventa l'ufficial nazionalismo degli stati

nazione da metà ottocento alla grande guerra. Poi diventa

l'elemento fondamentale di stati totalitari di destra. Poi

ritorna dentro un contesto democratico come quello ehm la

quale ha ha poi definitiva i partiti di destra in un'azione

vista oggi. E la cosa che trovo affascinante è quasi senza

cambiare le strutture simboliche di riferimento. Cioè

queste strutture simboliche di riferimento si adattano al alle

ai progetti politici più diversi. È questa la cosa

micidiale del nazionalismo

io sono Giuseppe Laterza e questo è radar un podcast degli

editori Laterza

radar è una serie di conversazioni settimanali sulle

questioni essenziali del nostro tempo. Ogni volta in compagnia

di un esperto per cercare di andare in profondità a

rimettere ordine e orientarsi.

La guerra in Ucraina ha riproposto in maniera

drammatica un tema che era già molto presente diciamo negli

ultimi decenni eh ultimi anni e cioè quello della nazione

pensiamo al fatto che Putin rivendica l'esistenza di un

mondo russo il ruskimir che comprende i paesi tutti i paesi

slavi in cui si parla russo tra cui l'Ucraina o almeno una sua

parte la parte orientale mentre l'Ucraina a sua volta difende

la propria autonomia in quanto nazione ma in negli ultimi

appunto decenni la nazione come come forma politica e e ancora

prima come costruzione culturale, ideologica è tornata

molto fortemente sulla scena forse non l'ha mai abbandonata

ma insomma come dire ha ripreso un ruolo maggiore e basta

pensare al fatto che ehm quasi tutti i leader diciamo

autocratici carismatici degli ultimi anni hanno messo al

proprio centro il discorso nazionale pensiamo a Trump nel

che diceva prima gli americani ma in Europa Orban e così via

tanti. C'è stata una crescita dei movimenti sovranisti che

sono in qualche misura critici verso la globalizzazione o

comunque sulla presa delle istituzioni sovranazionali.

Insomma il concetto di nazione ha una forza ha ripreso una

forza enorme e con conseguenze potenzialmente anche

possibilmente drammatica come nel caso dell'Ucraina e e in

generale delle guerre che dividono e contrappongono le

nazioni. E però il concetto in nazione non è un concetto di

oggi. È un concetto che affonda le sue radici nell'età moderna

diciamo. E quindi ci è sembrato importante e giusto ragionare

in azione con uno storico in particolare con lo storico

italiano che più di altri più di molti altri si è dedicato a

studiare le radici e lo sviluppo di delinazione con

esiti molto rispetto alla concezione storica ma non solo

precedente. Alberto Banti ha pubblicato molti libri sul tema

della nazione. La nazione nel risorgimento, l'onore della

nazione sull'identità sessuale violenza, il nazionalismo, con

Einaudi, poi con Laterza l'età contemporanea della grande

guerra ad oggi, il risorgimento italiano e poi un libro che si

chiama Sublime Madre Nostra, che è quello qui, cominceremo

subito a fare riferimento. E intanto lo ciao Alberto,

buongiorno. Ciao, ciao, salve. Iniziamo, entriamo subito

partendo da Sublime Madre Nostra, eh nel tuo libro che è

un libro molto divulgativo, peraltro che con un linguaggio

molto accessibile in cui però riprendi i tuoi studi

precedenti eh parli di un inizio dell'idea di nazione,

una gestazione tra sei e settecento e la presa di questa

idea tu la colleghi al fatto che c'è bisogno come scrivi di

un termine sintetico ed efficace che quelle masse senza

nome che devono entrare in forma più o meno attiva

nell'arena del politico non è più il sovrano che giustifica

ma appunto è il popolo e come si definisce questo popolo. Una

delle cose fondamentali nella tua architettura concettuale

l'idea delle figure profonde. L'idea che ci sono delle figure

che creano o che radicano il concetto in azione appunto. Ci

vuoi dire inizialmente cosa sono? Perché questo poi ci

aiuta a capire se quelle figure profonde rimangono nella storia

o a loro volta come dire hanno una storia eh diciamo che sono

delle eh costellazioni concettuali e simboliche che

rendono il discorso nazionalista sin dall'inizio

del diciannovesimo secolo particolarmente seducente,

particolarmente attrattivo e diciamo è qualcosa che dobbiamo

mettere in collegamento con le ragioni per le quali nasce

nazionalismo mhm l'idea di nazione, il termine nazione

entra nel lessico del politico perché ci sono speakers

politici, intellettuali, leader nel contesto delle rivoluzioni

nel tardo diciotte secolo che devono dare un nome al soggetto

collettivo che possiede la sovranità. C'è un rovesciamento

della sovranità non la sovranità dall'alto verso il

basso ma la sovranità dal basso verso l'alto e questo basso è

un soggetto connettivo e questo soggetto collettivo deve essere

definito in modo sintetico non è che uno tutte le volte deve

dire perché dal basso allora come si fa a indicare questo

soggetto collettivo? Si usano due parole nel contesto tanto

della rivoluzione americana che di quella francese ma

soprattutto di quella francese, popolo e nazione. Ehm e però

una volta identificati questi due soggetti e soprattutto

quello il secondo nazione che entra di più in circuito e poi

bisogna dargli anche un contenuto specifico. E allora

questo contenuto è diciamo costruito da una convergenza di

produzioni intellettuali le più varie parlano di speaker

politici ma poi interviene diciamo il dream team della eh

intellettualità dell'Europa romantica ehm da da Schiller,

Byron, Amazonia, Daiez, a Verdi, a raccontare storie che

evocano l'esistenza della nazione. E lì entrano le figure

profonde. Le figure profonde sono dei sistemi simbolici che

esistono da molti secoli a volte. E mhm ne indico tre. Una

è il concetto di eh genealogia o discendenza. È un concetto

fondamentale in epoca medievale e moderna per fondare il potere

politico dei sovrani. E c'è un processo di nazionalizzazione

del concetto di discendenza. Gli speakers nazionalisti

cominciano a dire non solo i nobili, i sovrani hanno una

discendenza ma tutti quelli che aspirano a esercitare la

sovranità dal basso, tutto il popolo, tutta la nazione. Ed è

un concetto complicato perché tira dentro idee di parentela,

di famiglia, i fratelli, le sorelle, poi il sangue, poi la

stirpe e poi la razza quindi un concetto molto denso. Poi un

altro ancora ehm il concetto di sacrificio che è

incessantemente eh utilizzato dagli speaker stazionalisti. Si

deve essere pronti a morire per la patria. Questo è un concetto

che esiste sin da eh la plasticità romana ma adesso è

collegato alla nazione eh qualifica diciamo eh l'identità

maschile nel modo più netto essere pronti a morire

combattendo per gli ideali nazionali e essere pronti a

farsi martiri e qui c'è il cortocircuito con la tradizione

della religione cristiana e infine un terzo punto l'onore

il concetto d'onore era un concetto che apparteneva ai

nobili soprattutto dell'età medioevale moderna e anche qui

c'è una di nazionalizzazione di questo concetto. Di nuovo

definisce il profilo della mascolinità. Eh un uomo è

veramente un uomo e degno di essere parte di una nazione se

è capace di difendere il proprio onore combattendo,

mostrando coraggio e difendendo la virtù delle proprie donne.

Qui entra in scena un'idea della comunità nazionale come

comunità sessuata che io quando ho studiato molti anni fa

questi temi diciamo ne sono rimasto molto stupito mette in

campo delle narrazioni di stupro ehm che sono

diffusissime nelle storie, nei melodrammi, nei romanzi

storici, nelle poesie nel momento fondativo del

nazionalismo. Noi uomini della nazione dobbiamo proteggere le

nostre donne dall'aggressione del nemico. E quindi dobbiamo

intervenire contro i nemici che sono ehm che ci vogliono

togliere la libertà l'identità ma anche vogliono attentare

alle virtù delle nostre donne. Ecco questa cosa qui che in

realtà adesso è rientrata in campo eh in modo molto forte ma

che diciamo se la decliniamo nella direzione dell'onore

sembra un insieme concettuale abbastanza esotico per noi

l'onore eh in realtà è una cosa che che poi fa scattare delle

catene di pensiero molto forti e che comunque era diciamo un

valore molto nell'Europa dell'inizio del diciannovesimo

secolo. Ecco ci hai spiegato in maniera molto chiara devo dire

quali sono le caratteristiche fondanti del nazionalismo. Eh

poi magari ci torniamo ma facciamo un salto oggi quelle

caratteristiche sono ancora vive in che misura? Mettiamole

alla prova per esempio del conflitto russo ucraino. Eh a

me pareva mentre tunnel descrivevi di trovare molte mhm

eco di questi concetti ancora oggi anche nel conflitto, anche

nelle motivazioni, nelle pretese russe ma anche in certi

elementi della ifesa ucraina. Da quelle pretese. Sbaglio? No

penso che tu veda bene nel senso che ci sono almeno due

declinazioni che sono molto evidentemente utilizzate su

tutti i due fronti ma molto razerski o da altri speaker

ucraini cioè l'idea dell'importanza del martirio e

del sacrificio quindi fare entrare una dimensione

para-sacrale nel discorso nazionale e certo nel corso di

una guerra e in tutte le guerre che seguono la costruzione del

discorso nazionalista questo interviene eh i nostri i nostri

ragazzi sono eroici nella misura in cui sono pronti ad

affrontare il martirio e se muoiono ce li ricorderemo

perché sono martiri e martiri nella tradizione cristiana è un

termine che indica chi dà testimonianza della propria

fede. Noi oggi diremo testimonianza della propria

fede politica poi entra il concezione di genere che è

propria ha una visione classica del nazionalismo cioè gli

uomini combattono e le donne si della riproduzione della

comunità. Non voglio dire che non sia anche in una certa

misura un dato di fatto ma non è necessario che sia così

certamente diciamo nel nel modo con il quale ehm gli speaker

ucraini si sono raccontati o le speakers ucraine si sono

raccontate o i media occidentali hanno raccontato la

guerra soprattutto nei primi giorni quest'idea degli uomini

che andavano a combattere anche volontari anche civili e questo

flusso di donne che andavano tragicamente, drammaticamente a

cercare protezione lontano con i bambini ecco ehm diciamo fa

scatenare una catena di immagini che appartengono a

nazionalismo e poi c'è naturalmente la questione degli

stupri. Ora non è che la questione degli stupri sia

un'invenzione sin da Omero quando c'è una guerra e ci sono

dei soldati che occupano dei territori o delle città che

aggrediscono i civili e compiono sfortunatamente anche

eh stupri. Solo il punto che appartiene al nazionalismo è

che gli stupri nella specifica dei gli avversari nemici

aggrediscono le nostre donne è una questione che è stata

tematizzata solo da quando il nazionalismo l'ha messa al

centro del suo valore simbolico fino diciamo alla metà

dell'ottocento che ci fossero degli stupri nelle guerre era

come come dire una calamità ci sono le c'è la peste ci sono le

carestie e ci sono anche gli stupri. Da lì in avanti eh

intanto nella guerra francobossiana poi nelle guerre

successive in maniera quasi ossessiva durante la prima

guerra mondiale e a seguire questo tema eh diventa

centrale. Quindi diciamo ci sono degli elementi che mi

sembra rientrino in gioco potentemente nel modo

attraverso il quale viene parlata la guerra attualmente

in corso in realtà mi sembra che molti di questi temi siano

presenti anche nella retorica patriottica, nazionalista,

appunto anche dei movimenti, i cosiddetti sovranisti si dice

mentre tu parlavi mi viene in mente da noi Giorgia Meloni eh

come credo la Le Pen eccetera cioè eh un un nazionalismo

basato molto sulla tradizione appunto sul sulla come tu

dicevi sulla sulla genealogia sulla discendenza siamo

italiani non perché abbiamo un progetto comune ma perché

discendiamo tutti dalla stessa tradizione se non dallo stesso

sangue o sbaglio? Sì mi pare che ci sia questo elemento

molto forte nei movimenti neo nazionalisti anche appunto in

Italia, in Francia, in Germania, nei Paesi Bassi,

altrove. Eh lì diciamo sono secondo me formazioni politiche

che nascono intorno alla tematizzazione del sovranismo,

che è un'opportunità per questi gruppi politici di destra e

quando si forma una struttura politica sovranazionale com'è

l'unione europea alcuni piccoli partiti in origine, vedono

l'opportunità di una polemica, vedono l'opportunità di

costruire, di identificare un nemico pericoloso eh in una

struttura sovranazionale che sottrae appunto sovranità

politica, al contesto della nazione, quindi la capacità di

autodeterminarsi. A partire da questo spunto iniziale, poi

parte una una dinamica di dialogo che è leader come

Salvini o come Giorgia Meloni o come le pen instaurano con

l'archivio concettuale del nazionalismo classico. E allora

eh si magari a volte in una forma un po' più ruspante, meno

simbolicamente elaborata però non di meno efficace questi

simboli per dire capita di sentire non discorsi pubblici o

in contesti mhm riunioni pubbliche anche molto

importanti manifestazioni del centro destra italiano una

manifestazione a Milano delle destre europee Salvini dire

intanto prima gli italiani che lo slogan assolutamente

possessivo e ci riconduce alla dimensione genealogica. Poi

vedo lassù la Madonnina era in piazza del Duomo a Milano. La

Madonnina che ci protegge e e rientra in un modo un pochino

più paesano diciamo la la componente mhm para religiosa

che però è molto importante. Poi io l'ho sentito dire una

frase che appunto non non eravamo in un contesto come

quello di oggi sembrava un po' incongrua ma appartiene

all'immaginario nazionalista. Sono pronto a morire per voi.

Sono pronto a morire per i miei figli. Sono pronto a per la

patria o eh la Meloni che di nuovo poco tempo fa in un

contesto eh diciamo di un comizio fatto in pubblico

invocava il valore di Dio, patria e famiglia contro tutti

coloro e poi ha detto chiaramente gli islamici che

vorrebbero mettere in discussione le nostre identità

in questo caso l'identità religiosa, il presepe, ciò che

più ci scalda il cuore, eh cercate di capirlo, diceva la

Meloni andate da un'altra parte se non volete condivide questi

valori fondamentali. Quindi è un andare a ripescare

all'indietro, a costruire un'identità attuale adesso

all'inizio del ventunesimo secolo ma andando a dialogare

con un ricchissimo archivio simbolico che è proprio del

nazionalismo. Ciò non toglie che di tanto in tanto ci siano

anche dei restyling, degli aggiornamenti, di questi

sistemi valoriali. Ecco scusi ma a questo proposito facciamo

una breve parentesi naturalmente in questa tua idea

eh e questa caratterizzazione del nazionalismo poi vede anche

persone che hanno studiato in azionarino, che ritengono che

esista un nazionalismo tra virgolette buono, diciamo così,

in particolare è un nostro autore, lo ricordo Maurizio

Viroli, ha scritto libri per amore della patria, l'ultimo si

ha nazionalisti e patriotti in cui sostiene che c'è un

nazionalismo diciamo un patriottismo più che

nazionalismo repubblicano che eh ah mhm in personaggi come

Mazzini può portare come dire a un esito di solidarie e

fratellanza anche con altri popoli cosa che invece il

nazionalismo tradizionale o quello diciamo più retrivo non

ha. Mi sembra che su questo tu invece hai sempre avvertito che

anche il patriottismo con i migliori intenti insomma tu hai

eh analizzato anche il patriottismo di Ciampi per dire

no? È eh a rischio comporta dei rischi perché in qualche modo

riporta appunto a quel dialogo di cui parlavi prima con il

nazionalismo così come l'hai definito o sbaglio? Eh sì

secondo me il il patriottismo buono il patriotismo

democratico esiste solo in forma teorica ragionando da

storico io non vedo nessun momento in cui si sia

effettivamente esercitato, costituito, abbia avuto

influenza questo patriottismo democratico ma per una ragione

molto semplice che l'idea di patria viene assorbita

potentemente dentro il discorso nazionale patriottico e

dall'inizio dell'ottocento in poi distinguere da patria e e

nazione è praticamente quindi ogni volta che tu dici oh o fai

un un lavoro da illuminista radicale e dici l'unico

patriottismo che mi interessa è il patriottismo della

costituzione è il discorso di quindi io prendo i valori della

costituzione e quelli sono ma se io comincio a aggiungere la

storia Dante Alighieri i combattenti di Curtatoni e

Montanara poi quelli che hanno combattuto la prima guerra

mondiale poi il milite ignoto e lì vado automaticamente a

finire dentro il contesto dell'archi simbolico del

Nazionalismo che è molto più funzionale a alle tradizioni

politica della destra perché è un è un è un sistema

concettuale che nega il cosmopolitismo che nega tende a

negare l'universalismo in ragione invece dell'identità

specifica della comunità nazionale e lì parte poi tutta

la catena di di concetti anche pericolosi o inquietanti che si

evocavano prima. Anche questo è molto hai detto però c'è una

necessità alla base del concetto di nazione. Allora,

così come tu la descrivi all'inizio. L'ho letto un

brevissimo frase presa da sublime madre nostra questa

necessità sembra più avere rapporti con la fondazione

dello stato nel senso che uno stato monarchico si fonda

sull'autorità del sovrano che a sua volta può essere

legittimata addirittura dal divino. Uno stato che non ha

sovrano deve fondare su un'altra cosa e quindi qualcosa

che definisca come tu dici le masse diciamo il popolo. E però

c'è un'altra necessità non c'è solo quella dello stato c'è la

necessità di fare comunità e qui c'è un altro nostro autore

che tu ben conosci che è Sidmun Bauman che ha scritto molti

libri su questo ce n'è uno particolare del duemila che si

ha voglia di comunità in cui Baumann eh analizza questa

forse illusione di Shabaoman in tempi di globalizzazione e

individualismo ma aspirazione fortissima a farsi a trovare un

senso di comunità perché la comunità ti protegge. La

comunità ti mette eh a riparo. È un'illusione ma ti mette al

riparo dall'insicurezza insita nei nostri tempi appunto di

globalizzazione in cui uno può perdere il posto di lavoro da

un 'giorno all'altro perché magari un fondo di investimento

eh sposta diciamo nei suoi capitali da un luogo all'altro

e anonimamente non c'è neanche più un padrone. Allora la

nazione può essere il modo in cui ripeto illuso un russo si

sente protetto rispetto come dire al ai pericoli la minaccia

diciamo di una di un'organizzazione che non

controlla eh perché tra i suoi pari definiti come appunto pari

mhm nazionali cioè che condividono la sua identità

nazionale ecco questo senso di protezione comunitaria da

storico non credi che sia un elemento importante che

giustifica anche la nazione costituisce una delle

fondazioni dei motivi che la rendono ancora oggi attuale? Sì

sì sono sicuro di sì nel senso che il discorso nazionale è

potentissimo nel dare la sensazione di appartenere a una

comunità ed è tanto più potente quanto più eh costruisce dei

sistemi simbolici che sono forti sul piano emotivo

emozionale scatenano emozioni più che stare a sollecitare la

razionalità e qui come dire eh le di pensiero è molto

maggiore. Che se io debbo fare un'operazione del tipo sostengo

il patriottismo costituzionale. Quindi andatevi a leggere la

costituzione e poi imparatevi i valori e cerchiamo tutti i

giorni di rispettare quei valori. Eh comincia a diventare

uno sforzo pedagogico pazzesco. Mentre se io lo metto sul

terreno del siamo sempre stati italiani basta che ci sia una

partita della nazionale di calcio perché il meccanismo del

io sono loro sono siamo noi sono quelli che sono in campo

ma sono i miei rappresentanti fanno parte di me e diciamo

questo meccanismo di costruzione di una comunità poi

si avvale anche di un'altra dinamica molto forte che è

quella di andare a pescare simboli nel passato in modo

selettivo e qui c'è un sistema scolastico che ha alimentato

per tanti decenni una specie di nazionalismo nel suggerire che

Dante è più vicino agli italiani e alle italiane di

quanto non lo sia Shakespeare. Perché se tu vai in una

qualunque scuola Dante prima o poi lo studi ehm se se studi

inglese studi anche forse ma non con la stessa rilevanza ehm

oppure trasmettere l'idea che Manzoni è più vicino di quanto

non sia Tolstoj o o Floberto. Tolstoi quasi sicuramente ehm è

difficilissimo che venga studiato in modo sistematico e

rigoroso nelle scuole. Quindi chi si costruisce? Un sistema

molto dal punto di vista delle connessioni rapide che si

creano. Ecco, ma tu hai detto una cosa molto scusa se ti

interrompo, hai detto una cosa fondamentale, la lingua una

degli elementi che noi diamo per assodati della nazionalità

e la lingua ed è uno degli elementi e su cui ti faccio una

domanda lo è? La vicenda ucraina sembra metterlo in

dubbio perché continuamente o si oscilla dicendo nel parlano

russo. Sì. E dice vabbè ma che c'entra? Ma sono ucraini?

Perché gli ucraini parlano anche russo. Eh quindi tutti

gli ucraini sanno il russo. Dice sì ma lì la parlano come

prima lingua. E allora non sono e dice no ma invece sono

ucraini e e molti del non va sono contrari all'annessione.

Quindi in realtà è molto complicato. Ecco tu come

storicamente come gioca e poi noi italiani lo sappiamo perché

abbiamo comunità anche all'interno dei confini

nazionali che questo tema. Ma vale anche all'inverso? Cioè

diciamo la lingua è un marche importante di di nazionalità

per l'incellettuali e siccome sono gli intellettuali che

fondano il discorso nazional patriottico e nel caso italiano

si vede bene quando devono scegliere qual è nazionale di

riferimento all'inizio del tra fine settecento inizio

ottocento quando ci sono degli intellettuali che vogliono

ispirarsi all'esperienza della Rivoluzione francese. Oscillano

molto. Sarà la nazione piemontese? Sarà quella

veneziana? Sarà quella napoletana? Foscolo oscilla fra

la nazione veneziana e un'altra dimensione più grande. Vincenzo

Cuoco che è un importante all'epoca intellettuale di

inizio ottocento oscilla molto fra la nazione napoletana e

qualcosa però sono intellettuali si esprimono con

una lingua colta che è l'italiano si sono formati

leggendo una tradizione di studi mh teologici filosofici

eh o di produzione elettorale e poetica che è l'Italia che

scelgono gli italiani. Ma eh questo marker è un marker

inesistente per l'Italia di inizio novecento all'inverso

nel senso che chi parla italiano all'inizio del

diciannovesimo secolo nella penisola italiana è boh essere

ottimisti il dieci per cento della popolazione. Il venti

percento capisce capisce l'italiano nelle comunicazioni

quotidiane. Eh ma quelli non si sentono però tu hai ragione nel

senso che sono sono italiani per definizione come dire

pubblica. Però un piemontese che incontra un calabrese a

fine ottocento lo percepisce come un italiano io ho qualche

se parla se non riescono a ci sono un sacco di osservatori

coeti un bellissimo pezzo di che dice se io prendo un

contadino del Pavese e lo porto da un'altra parte quello non

capisce il suo collega se lo porta nel tavoliere delle

Puglie quello non lo capisce perché l'italiano non lo

parlano uno parla un dialetto con strutture le sicali e

sintatiche completamente diverse da quel dialetto

dell'altro non sanno parlare tra loro questo è anche diciamo

l'aspetto secondo me realmente affascinante del

dell'esperienza di sorgimentale perché partendo con un handicap

così forte che non è solo italiano eh perché questo

problema c'è anche in Francia nell'ottocento non è che in

Francia nelle campagne si parla francese o si capisce mica

tanto è meno grave il problema che in Italia ma c'è anche lì.

Ecco pur partendo con un handicap così forte. Il

movimento nazionalista ha un discorso talmente forte,

talmente convincente, talmente esplosivo dal punto di vista

emotivo che poi riesce a imporsi. E se dovessi dire di

tutti i simboli che abbiamo preso in esame fino a la lingua

di gran lunga meno importante nel senso che appunto non

scalda particolarmente tanto il cuore oppure ci sono paesi che

parlano la stessa lingua e hanno identità nazionali

differenti come si ricordava prima proprio per il caso russo

Ucraini e e l'altro terreno il terreno del martirio del

sacrificio del della discendenza del sangue del

ruoli diversi fra uomini e donne dentro la comunità che

che diciamo il grumo simbolico forte dal punto di vista

comunicativo? Ecco, torniamo al al alla guerra, abbiamo

cominciato parlando della guerra in Ucraina, oggi

esistono però nel mondo tante altre guerre che sono spesso

guerre appunto, che mettono in conflitto se non nazioni,

identità, eh identità tribali, magari identità di tipo

religioso, eh c'è un altro libro molto bello che noi

abbiamo pubblicato qualche anno fa di a seno un grande

economista anche filosofo premio Nobel che si chiamava

identità e violenza in cui diceva ognuno di noi è

costituito da tante identità. Ognuno di noi ha un'identità eh

professionale, ha un'identità sessuale, ha un'identità in

quanto gli piace un certo tipo di musica e magari va a sentire

i concerti insieme ai suoi amici che gli piace quel genere

musicale, lo dico a te particolarmente perché forse

non tutti sanno che Alberto Banti poi è un appassionato e

studioso anche di musica, di musica anche in quanto

culturale. Ecco dice Sam scrive in quel libro quando una

identità schiaccia le altre diventa del tutto prevalente

può essere quella nazionale, quella religiosa o altre si

genera violenza ecco non è che stiamo facendo un errore a

escludere i musicisti russi dagli spettacoli europei, gli

gli sportivi, i russi dalle competizioni, cioè non è che

stiamo facendo esattamente quello che a Martin critica nel

libro, quando dice si spinge non stiamo dicendo a quei

musicisti voi non avete un'alleanza con altri musicisti

europei? Perché siete russi e quindi come russi vi escludiamo

non avete una identità in comune e con altri sportivi

perché siete russi in qualche modo gli spingiamo ovviamente

non volontariamente non consapevolmente a a essere

parte di un conflitto violento? Sì anch'io non trovo persuasiva

questa idea di escludere musicisti o sportivi, russi, da

manifestazioni che si tengono in Europa, ma perché il

problema è che mh nel caso di un conflitto, di una guerra e

anche della logica redazionalismo entra in

funzione un meccanismo che insomma, diciamo, il discorso

scientifico poi si si definisce come il sistema delle

differenze, che tende a essere un sistema binario io

appartengo a una e questa comunità ha delle

caratteristiche intrinseche e tu appartieni a un'altra

comunità e sei diverso da me e per ora sei buono, lì

tranquillo e non sei minaccioso, ma potenzialmente

sei minaccioso per il fatto di essere diverso da me ecco se io

struttura il discorso su una una una trama concettuale così

neoprimitiva in aria bianco, nero eh buono cattivo e elimino

la complessità del personalità di ciascuno di noi ha

sicuramente ragione a Mattia dire che siamo tutti fatti e

tutte fatte di identità plurali di tante cose che ci

strutturano e però ehm il discorso nazionalista il

discorso bellico che è un discorso binario semplifica

tutto cancella tutte le le possibili diversità e mette

diciamo gli unino anche agli altri in modo primi in modo

come se fosse un grado zero della e aggiungo adesso entro

più nel dibattito corrente sfortunatamente trovo che

questo mantra c'è l'aggressore, c'era aggredito, costruisce

questo tipo di ragionamento perché non c'è dubbio che c'è

un aggressore, c'è un aggredito eh per quanto riguarda la

guerra Russia e Ucraina e io non ho nessuna dubbio nel nel

non vedere nessuna qualità morale, nessuna ragione morale

nell'aggressione della Russia all'ucraina se io semplifico il

discorso, non penso che ci sia un prima, non penso che ci sia

un durante, non penso che ci siano eh sfumature o o cerco di

capire meglio i profili complessivi che si stanno

strutturando, ecco rischio sì di alimentare di alimentare

tensioni violente o pensieri o violente mi pare una

semplificazione non accettabile. Sì, quello che tu

dici è talmente vero che in televisione spesso in questi

talk show concitati si oscilla tra chi dice Putin è un

criminale no? E chi dice no non è un criminale è un pazzo. Sì.

Eh le due categorie per carità poi che ci sia un elemento di

follia o o di criminalità, di mancanza di scrupolo, non non

credo nessuno fa fatica però non è sufficiente questo

spiegare. E appunto eh uno degli elementi che ogni tanto

vengono fuori e che esiste un sistema concettuale esiste

Putin ha una ideologia che in parte è quella del patriarca

che se la prende col gay pride, in parte affonda la sua storia

russa, insomma no? Credo che diciamo è importante capire

come in questa soggettività però entri anche un elemento

culturale. Questo credo che sia importante devo dire per Putin

ma anche nell'analisi non so che ne pensi della politica

anche italiana che spesso diventa troppo fondata sui

caratteri delle del leader come se fossero l'unico elemento

importante. Sì questo ci riporta al ragionamento che

facevamo prima e nei dibattiti correnti trovo giusta sempre

l'osservazione che però viene poi travolta delle persone che

dicono attenzione cerchiamo di considerare che Russia è

comunque una società complessa tante componenti al suo interno

ma la si può schiacciare solo sul profilo di un leader e però

mh entrano anche in circuito secondo me altri elementi cioè

la necessità dell'economia di tempo che anche economia di

concettualizzazione che i media contemporane impongono. Tu devi

avere degli schemi semplici da trasmettere. È uno schema

semplice è dire noi e loro. E se questo noi e loro viene

riassunto in modo possibilmente efficace nella presenza dei

leader a un lato eh puntin dall'altro è fatta. In tutte e

due le direzioni eh non è che dico che sia una questione che

riguarda solo l'occidente. Vale anche evidentemente al

contrario una una semplificazione enorme come

appunto dire tutti gli Stati Uniti da parte di Putin sono i

nostri nemici. Eh è il simmetrico inverso. Ecco ma

come si concilia questo col fatto che e questo è un altro

grande tema su cui vorrei chiederti una riflessione che

siamo un'epoca di grandi ondate migratorie in cui

l'immigrazione è parte costitutiva al nostro panorama

no ehm eh cioè eh abbiamo parlato appunto di nazionalismo

abbiamo parlato di comunità abbiam parlato di identità ecco

siamo società in cui è stato detto tante volte è inevitabile

che eh periodicamente arrivino persone da tante altre parti

del mondo. Una dei temi più importanti dell'Ucraina sarà

l'arrivo dei profughi. Eh forse non ce ne rendiamo conto ma ne

arriveranno tantissimi. Porranno un tema enorme di

integrazione, integrazione scolastica, saranno bambini,

donne. Ecco, ehm a quel punto come impatta questo secondo te,

con l'idea di nazione. È possibile appunto immaginare

un'idea di comunità più ampia che li integri e su che voglio

dire qui sappiamo che ci sono tanti modelli c'è un modello

francese che eh impone in qualche modo un'integrazione su

uno standard nazionale. Ci sono altri modelli che invece dicono

si può convivere però col rischio della separatezza ci

sono i quartieri ghetto. Ogni quartiere c'ha la sua comunità

che non si interfaccia con gli altri. Ecco non sembrano due

modelli tutti e due in assoluto vincenti ehm c'è un ruolo

enorme della scuola ovviamente su questo tu da storico

guardando come in passato è avvenuta questa integrazione

nei vari modelli, nei vari paesi. Che riflessione puoi

fare oggi eh alla luce di quello che ci siamo detti. Ma

eh diciamo intanto osserverei che i processi migratori in

realtà devono essere identificati come uno degli

elementi che ehm ha potentemente alimentato la

rinascita dei neo nazionalismi. E diciamo negli anni novanta

c'era una visione abbastanza ottimistica del futuro. Eh

sovietico era crollato, le democrazie si imponevano, c'era

la globalizzazione i flussi migratori, tutto ciò avrebbe

sciolto l'identità nazionali e nazionaliste. Questo era un

discorso prevalente, contro il quale si è opposto un saggio

meraviglioso nel novantadue bene di Tenderson, che è stato

dell'intelligenza veramente ammirevole, perché ha detto, ma

guardate che no che questi flussi migratori lo diceva

quando nessuno sosteneva questa tesi, attenzione perché

rilancia il nazionalismo anche perché i flussi migratori di

oggi diceva lui hanno delle caratteristiche particolari

cioè sono flussi migratori che portano comunità di persone in

paesi che li accolgono ma eh le risorse tecnologiche

attualmente a disposizione la televisione è il telefono

diceva lui che scriveva nel novantadue i social media dopo

incoraggiano le comunità ancora di più di quanto non sia

avvenuto in precedenza a conservare l'identità

religiose, pratiche, aggregazioni comunitarie e può

per quanto possa non piacerci provocare delle reazioni ostili

da parte di settori delle società che accolgono e questo

è ciò che è successo ricordiamo che il saggio che poi noi

abbiamo ripreso si chiama comunità di è un bellissimo

libro fondamentale per studiare i nazionalismi e se non sbaglio

questo saggio al quale faccio riferimento è compreso anche

l'edizione la terza del di di immaginatevi bene e ditemi

questo. Ed è appunto che aveva come sottotitolo peraltro lo

'sto guardando adesso la copertina proprio si chiama

Comunità Immaginate origini e fortuna dei nazionalismi. Sì.

Quindi c'è c'è una sì è appunto una persona di straordinaria

intelligenza e che riesce a vedere uno sviluppo quando è

stato nascenti ed è stato così. Quindi diciamo una parte delle

retoriche dei partiti neo nazionalisti hanno insistito a

volte eh in modo sbagliato a volte in modo più avvertito ma

su questo punto. Dobbiamo difendere le nostre identità,

qualunque esse siano perché queste e altre persone ce le

mettono in discussione, poi queste persone mettono in

discussione il posto di lavoro di voi che siete fragili, voi

che avete condizioni economiche, più deboli, non

come i tecnocrati, super ricchi di Bruxelles, Strasburgo e via

andare con questo tipo di retorica diciamo i flussi

migratori secondo me sono stati che continuino ad essere una eh

possibile risorsa retorica e comunicativa per i partiti eh

neonazionalisti. Però esistono anche gli immigrati che si

integrano e diventano anzi i principali fautori dei valori

della comunità di arrivo no? C'è il meccanismo in cui tu

devi completamente cancellare la tua identità originaria e ti

rovesci in ciò che negava te stesso originariamente. Sì c'è

anche questo processo qui. Eh su su dell'integrazione adesso

non so continua a essere convinto che la scuola è uno

strumento assolutamente fondamentale e però detto così

insomma non è che è un talismano che ci risolve tutto

no e poi c'è il problema se la scuola debba insegnare appunto

un corpus di dottrine italiane eh appunto oppure debba dire

dato che nella mia classe c'è un terzo di bambini che vengono

da altre comunità devo insegnare anche le culture cui

questi provengono che naturalmente complica il quadro

chiaro? Se io eh immagino delle scuole con dei programmi

soprattutto nell'area delle scienze umane, della

letteratura impostati su una concezione ottocentesca quindi

se in Italia si studia prevalentemente da storia con

un taglio centrato sud Italia la letteratura tutta centrata

sull'Italia se sei in Francia centri il focus sulla Francia e

così via eh offri a bambine e bambini vengono da altre

esperienze, da eh altri paesi una ben modesta accoglienza, di

costringi a a entrare dentro un altro spazio, che può non

essere il loro quindi ci vorrebbe una grande discussione

collettiva sui programmi, in particolare degli umanitis che

io da anni non vedo, ci son state anche riforme recenti in

Italia, della scuola, su qualunque tipo di aspetto

organizzativo possibile e immaginabile ma non sui

programmi invece penso che ci dovrebbe essere una una

riflessione sui programmi intanto per svecchiarli in

generale e poi per renderli più inclusivi da molti punti di

vista per chi viene da altri paesi per chi ha eh le identità

più varie. In parte la scuola lo fa naturalmente però non

abbastanza credo. E appunto l'esempio francese è un esempio

sul quale si deve riflettere perché il sistema educativo

francese è un sistema di prim'ordine tutto sommato. E

però non mi pare che abbia proprio benissimissimo

nell'integrare persone che sono venute da ex colonie francesi

dentro lo spazio della repubblica e al tempo stesso eh

appunto il caso francese ci ci suggerisce che la presenza di

persone considerate come estranee all'identità francese

che nella maniera più primitiva si riassume in e poi rilancia

partiti forti come la Sampdoria nazionale quindi diciamo ci

potrebbe veramente una una discussione una discussione

collettiva che che impegnasse educatori, educatrici,

pedagogisti, ma anche intellettuali, studiosi per per

un un grande rinnovamento dei programmi scolastici. Sì io io

Radar ep.2: Il fascino del nazionalismo, con Alberto Mario Banti - YouTube Radar ep.2: Der Charme des Nationalismus, mit Alberto Mario Banti - YouTube Radar ep.2: The Fascination of Nationalism, with Alberto Mario Banti - YouTube Radar ep.2: El encanto del nacionalismo, con Alberto Mario Banti - YouTube Radar ep.2 : Le charme du nationalisme, avec Alberto Mario Banti - YouTube Radar ep.2: アルベルト・マリオ・バンティが語るナショナリズムの魅力 - YouTube Radar ep.2: De charme van nationalisme, met Alberto Mario Banti - YouTube Radar ep.2: Urok nacjonalizmu, z Alberto Mario Bantim - YouTube Radar ep.2: O charme do nacionalismo, com Alberto Mario Banti - YouTube Radar ep.2: Очарование национализма, с Альберто Марио Банти - YouTube

Il discorso nazionalista è incredibilmente adattabile.

Cioè si adatta ai progetti politici più diversi.

All'inizio dell'ottocento nasce come un progetto politico

eversivo e tendenzialmente costituzionale e democratico

poi diventa l'ufficial nazionalismo degli stati

nazione da metà ottocento alla grande guerra. Poi diventa

l'elemento fondamentale di stati totalitari di destra. Poi

ritorna dentro un contesto democratico come quello ehm la

quale ha ha poi definitiva i partiti di destra in un'azione

vista oggi. E la cosa che trovo affascinante è quasi senza

cambiare le strutture simboliche di riferimento. Cioè

queste strutture simboliche di riferimento si adattano al alle

ai progetti politici più diversi. È questa la cosa

micidiale del nazionalismo

io sono Giuseppe Laterza e questo è radar un podcast degli

editori Laterza

radar è una serie di conversazioni settimanali sulle

questioni essenziali del nostro tempo. Ogni volta in compagnia

di un esperto per cercare di andare in profondità a

rimettere ordine e orientarsi.

La guerra in Ucraina ha riproposto in maniera

drammatica un tema che era già molto presente diciamo negli

ultimi decenni eh ultimi anni e cioè quello della nazione

pensiamo al fatto che Putin rivendica l'esistenza di un

mondo russo il ruskimir che comprende i paesi tutti i paesi

slavi in cui si parla russo tra cui l'Ucraina o almeno una sua

parte la parte orientale mentre l'Ucraina a sua volta difende

la propria autonomia in quanto nazione ma in negli ultimi

appunto decenni la nazione come come forma politica e e ancora

prima come costruzione culturale, ideologica è tornata

molto fortemente sulla scena forse non l'ha mai abbandonata

ma insomma come dire ha ripreso un ruolo maggiore e basta

pensare al fatto che ehm quasi tutti i leader diciamo

autocratici carismatici degli ultimi anni hanno messo al

proprio centro il discorso nazionale pensiamo a Trump nel

che diceva prima gli americani ma in Europa Orban e così via eerst de Amerikanen zeggen, maar in Europa Orban en zo verder

tanti. C'è stata una crescita dei movimenti sovranisti che

sono in qualche misura critici verso la globalizzazione o

comunque sulla presa delle istituzioni sovranazionali.

Insomma il concetto di nazione ha una forza ha ripreso una

forza enorme e con conseguenze potenzialmente anche

possibilmente drammatica come nel caso dell'Ucraina e e in

generale delle guerre che dividono e contrappongono le

nazioni. E però il concetto in nazione non è un concetto di

oggi. È un concetto che affonda le sue radici nell'età moderna

diciamo. E quindi ci è sembrato importante e giusto ragionare

in azione con uno storico in particolare con lo storico

italiano che più di altri più di molti altri si è dedicato a

studiare le radici e lo sviluppo di delinazione con

esiti molto rispetto alla concezione storica ma non solo

precedente. Alberto Banti ha pubblicato molti libri sul tema

della nazione. La nazione nel risorgimento, l'onore della

nazione sull'identità sessuale violenza, il nazionalismo, con

Einaudi, poi con Laterza l'età contemporanea della grande

guerra ad oggi, il risorgimento italiano e poi un libro che si

chiama Sublime Madre Nostra, che è quello qui, cominceremo

subito a fare riferimento. E intanto lo ciao Alberto,

buongiorno. Ciao, ciao, salve. Iniziamo, entriamo subito

partendo da Sublime Madre Nostra, eh nel tuo libro che è

un libro molto divulgativo, peraltro che con un linguaggio

molto accessibile in cui però riprendi i tuoi studi

precedenti eh parli di un inizio dell'idea di nazione,

una gestazione tra sei e settecento e la presa di questa

idea tu la colleghi al fatto che c'è bisogno come scrivi di

un termine sintetico ed efficace che quelle masse senza

nome che devono entrare in forma più o meno attiva

nell'arena del politico non è più il sovrano che giustifica

ma appunto è il popolo e come si definisce questo popolo. Una

delle cose fondamentali nella tua architettura concettuale

l'idea delle figure profonde. L'idea che ci sono delle figure

che creano o che radicano il concetto in azione appunto. Ci

vuoi dire inizialmente cosa sono? Perché questo poi ci

aiuta a capire se quelle figure profonde rimangono nella storia

o a loro volta come dire hanno una storia eh diciamo che sono

delle eh costellazioni concettuali e simboliche che

rendono il discorso nazionalista sin dall'inizio

del diciannovesimo secolo particolarmente seducente,

particolarmente attrattivo e diciamo è qualcosa che dobbiamo

mettere in collegamento con le ragioni per le quali nasce

nazionalismo mhm l'idea di nazione, il termine nazione

entra nel lessico del politico perché ci sono speakers

politici, intellettuali, leader nel contesto delle rivoluzioni

nel tardo diciotte secolo che devono dare un nome al soggetto

collettivo che possiede la sovranità. C'è un rovesciamento

della sovranità non la sovranità dall'alto verso il

basso ma la sovranità dal basso verso l'alto e questo basso è

un soggetto connettivo e questo soggetto collettivo deve essere

definito in modo sintetico non è che uno tutte le volte deve

dire perché dal basso allora come si fa a indicare questo

soggetto collettivo? Si usano due parole nel contesto tanto

della rivoluzione americana che di quella francese ma

soprattutto di quella francese, popolo e nazione. Ehm e però

una volta identificati questi due soggetti e soprattutto

quello il secondo nazione che entra di più in circuito e poi

bisogna dargli anche un contenuto specifico. E allora

questo contenuto è diciamo costruito da una convergenza di

produzioni intellettuali le più varie parlano di speaker

politici ma poi interviene diciamo il dream team della eh

intellettualità dell'Europa romantica ehm da da Schiller,

Byron, Amazonia, Daiez, a Verdi, a raccontare storie che

evocano l'esistenza della nazione. E lì entrano le figure

profonde. Le figure profonde sono dei sistemi simbolici che

esistono da molti secoli a volte. E mhm ne indico tre. Una

è il concetto di eh genealogia o discendenza. È un concetto

fondamentale in epoca medievale e moderna per fondare il potere

politico dei sovrani. E c'è un processo di nazionalizzazione

del concetto di discendenza. Gli speakers nazionalisti

cominciano a dire non solo i nobili, i sovrani hanno una

discendenza ma tutti quelli che aspirano a esercitare la

sovranità dal basso, tutto il popolo, tutta la nazione. Ed è

un concetto complicato perché tira dentro idee di parentela,

di famiglia, i fratelli, le sorelle, poi il sangue, poi la

stirpe e poi la razza quindi un concetto molto denso. Poi un

altro ancora ehm il concetto di sacrificio che è

incessantemente eh utilizzato dagli speaker stazionalisti. Si

deve essere pronti a morire per la patria. Questo è un concetto

che esiste sin da eh la plasticità romana ma adesso è

collegato alla nazione eh qualifica diciamo eh l'identità

maschile nel modo più netto essere pronti a morire

combattendo per gli ideali nazionali e essere pronti a

farsi martiri e qui c'è il cortocircuito con la tradizione

della religione cristiana e infine un terzo punto l'onore

il concetto d'onore era un concetto che apparteneva ai

nobili soprattutto dell'età medioevale moderna e anche qui

c'è una di nazionalizzazione di questo concetto. Di nuovo

definisce il profilo della mascolinità. Eh un uomo è

veramente un uomo e degno di essere parte di una nazione se

è capace di difendere il proprio onore combattendo,

mostrando coraggio e difendendo la virtù delle proprie donne.

Qui entra in scena un'idea della comunità nazionale come

comunità sessuata che io quando ho studiato molti anni fa

questi temi diciamo ne sono rimasto molto stupito mette in

campo delle narrazioni di stupro ehm che sono

diffusissime nelle storie, nei melodrammi, nei romanzi

storici, nelle poesie nel momento fondativo del

nazionalismo. Noi uomini della nazione dobbiamo proteggere le

nostre donne dall'aggressione del nemico. E quindi dobbiamo

intervenire contro i nemici che sono ehm che ci vogliono

togliere la libertà l'identità ma anche vogliono attentare

alle virtù delle nostre donne. Ecco questa cosa qui che in

realtà adesso è rientrata in campo eh in modo molto forte ma

che diciamo se la decliniamo nella direzione dell'onore

sembra un insieme concettuale abbastanza esotico per noi

l'onore eh in realtà è una cosa che che poi fa scattare delle

catene di pensiero molto forti e che comunque era diciamo un

valore molto nell'Europa dell'inizio del diciannovesimo

secolo. Ecco ci hai spiegato in maniera molto chiara devo dire

quali sono le caratteristiche fondanti del nazionalismo. Eh

poi magari ci torniamo ma facciamo un salto oggi quelle

caratteristiche sono ancora vive in che misura? Mettiamole

alla prova per esempio del conflitto russo ucraino. Eh a

me pareva mentre tunnel descrivevi di trovare molte mhm

eco di questi concetti ancora oggi anche nel conflitto, anche

nelle motivazioni, nelle pretese russe ma anche in certi

elementi della ifesa ucraina. Da quelle pretese. Sbaglio? No

penso che tu veda bene nel senso che ci sono almeno due

declinazioni che sono molto evidentemente utilizzate su

tutti i due fronti ma molto razerski o da altri speaker

ucraini cioè l'idea dell'importanza del martirio e

del sacrificio quindi fare entrare una dimensione

para-sacrale nel discorso nazionale e certo nel corso di

una guerra e in tutte le guerre che seguono la costruzione del

discorso nazionalista questo interviene eh i nostri i nostri

ragazzi sono eroici nella misura in cui sono pronti ad

affrontare il martirio e se muoiono ce li ricorderemo

perché sono martiri e martiri nella tradizione cristiana è un

termine che indica chi dà testimonianza della propria

fede. Noi oggi diremo testimonianza della propria

fede politica poi entra il concezione di genere che è

propria ha una visione classica del nazionalismo cioè gli

uomini combattono e le donne si della riproduzione della

comunità. Non voglio dire che non sia anche in una certa

misura un dato di fatto ma non è necessario che sia così

certamente diciamo nel nel modo con il quale ehm gli speaker

ucraini si sono raccontati o le speakers ucraine si sono

raccontate o i media occidentali hanno raccontato la

guerra soprattutto nei primi giorni quest'idea degli uomini

che andavano a combattere anche volontari anche civili e questo

flusso di donne che andavano tragicamente, drammaticamente a

cercare protezione lontano con i bambini ecco ehm diciamo fa

scatenare una catena di immagini che appartengono a

nazionalismo e poi c'è naturalmente la questione degli

stupri. Ora non è che la questione degli stupri sia

un'invenzione sin da Omero quando c'è una guerra e ci sono

dei soldati che occupano dei territori o delle città che

aggrediscono i civili e compiono sfortunatamente anche

eh stupri. Solo il punto che appartiene al nazionalismo è

che gli stupri nella specifica dei gli avversari nemici

aggrediscono le nostre donne è una questione che è stata

tematizzata solo da quando il nazionalismo l'ha messa al

centro del suo valore simbolico fino diciamo alla metà

dell'ottocento che ci fossero degli stupri nelle guerre era

come come dire una calamità ci sono le c'è la peste ci sono le

carestie e ci sono anche gli stupri. Da lì in avanti eh

intanto nella guerra francobossiana poi nelle guerre

successive in maniera quasi ossessiva durante la prima

guerra mondiale e a seguire questo tema eh diventa

centrale. Quindi diciamo ci sono degli elementi che mi

sembra rientrino in gioco potentemente nel modo

attraverso il quale viene parlata la guerra attualmente

in corso in realtà mi sembra che molti di questi temi siano

presenti anche nella retorica patriottica, nazionalista,

appunto anche dei movimenti, i cosiddetti sovranisti si dice

mentre tu parlavi mi viene in mente da noi Giorgia Meloni eh

come credo la Le Pen eccetera cioè eh un un nazionalismo

basato molto sulla tradizione appunto sul sulla come tu

dicevi sulla sulla genealogia sulla discendenza siamo

italiani non perché abbiamo un progetto comune ma perché

discendiamo tutti dalla stessa tradizione se non dallo stesso

sangue o sbaglio? Sì mi pare che ci sia questo elemento

molto forte nei movimenti neo nazionalisti anche appunto in

Italia, in Francia, in Germania, nei Paesi Bassi,

altrove. Eh lì diciamo sono secondo me formazioni politiche

che nascono intorno alla tematizzazione del sovranismo,

che è un'opportunità per questi gruppi politici di destra e

quando si forma una struttura politica sovranazionale com'è

l'unione europea alcuni piccoli partiti in origine, vedono

l'opportunità di una polemica, vedono l'opportunità di

costruire, di identificare un nemico pericoloso eh in una

struttura sovranazionale che sottrae appunto sovranità

politica, al contesto della nazione, quindi la capacità di

autodeterminarsi. A partire da questo spunto iniziale, poi

parte una una dinamica di dialogo che è leader come

Salvini o come Giorgia Meloni o come le pen instaurano con

l'archivio concettuale del nazionalismo classico. E allora

eh si magari a volte in una forma un po' più ruspante, meno

simbolicamente elaborata però non di meno efficace questi

simboli per dire capita di sentire non discorsi pubblici o

in contesti mhm riunioni pubbliche anche molto

importanti manifestazioni del centro destra italiano una

manifestazione a Milano delle destre europee Salvini dire

intanto prima gli italiani che lo slogan assolutamente

possessivo e ci riconduce alla dimensione genealogica. Poi

vedo lassù la Madonnina era in piazza del Duomo a Milano. La

Madonnina che ci protegge e e rientra in un modo un pochino

più paesano diciamo la la componente mhm para religiosa

che però è molto importante. Poi io l'ho sentito dire una

frase che appunto non non eravamo in un contesto come

quello di oggi sembrava un po' incongrua ma appartiene

all'immaginario nazionalista. Sono pronto a morire per voi.

Sono pronto a morire per i miei figli. Sono pronto a per la

patria o eh la Meloni che di nuovo poco tempo fa in un

contesto eh diciamo di un comizio fatto in pubblico

invocava il valore di Dio, patria e famiglia contro tutti

coloro e poi ha detto chiaramente gli islamici che

vorrebbero mettere in discussione le nostre identità

in questo caso l'identità religiosa, il presepe, ciò che in dit geval religieuze identiteit, de kribbe, wat

più ci scalda il cuore, eh cercate di capirlo, diceva la

Meloni andate da un'altra parte se non volete condivide questi

valori fondamentali. Quindi è un andare a ripescare

all'indietro, a costruire un'identità attuale adesso

all'inizio del ventunesimo secolo ma andando a dialogare

con un ricchissimo archivio simbolico che è proprio del

nazionalismo. Ciò non toglie che di tanto in tanto ci siano

anche dei restyling, degli aggiornamenti, di questi

sistemi valoriali. Ecco scusi ma a questo proposito facciamo waardesystemen. Hier doen we

una breve parentesi naturalmente in questa tua idea

eh e questa caratterizzazione del nazionalismo poi vede anche

persone che hanno studiato in azionarino, che ritengono che

esista un nazionalismo tra virgolette buono, diciamo così,

in particolare è un nostro autore, lo ricordo Maurizio

Viroli, ha scritto libri per amore della patria, l'ultimo si

ha nazionalisti e patriotti in cui sostiene che c'è un

nazionalismo diciamo un patriottismo più che

nazionalismo repubblicano che eh ah mhm in personaggi come

Mazzini può portare come dire a un esito di solidarie e

fratellanza anche con altri popoli cosa che invece il

nazionalismo tradizionale o quello diciamo più retrivo non

ha. Mi sembra che su questo tu invece hai sempre avvertito che

anche il patriottismo con i migliori intenti insomma tu hai

eh analizzato anche il patriottismo di Ciampi per dire

no? È eh a rischio comporta dei rischi perché in qualche modo

riporta appunto a quel dialogo di cui parlavi prima con il

nazionalismo così come l'hai definito o sbaglio? Eh sì

secondo me il il patriottismo buono il patriotismo

democratico esiste solo in forma teorica ragionando da

storico io non vedo nessun momento in cui si sia

effettivamente esercitato, costituito, abbia avuto

influenza questo patriottismo democratico ma per una ragione

molto semplice che l'idea di patria viene assorbita

potentemente dentro il discorso nazionale patriottico e

dall'inizio dell'ottocento in poi distinguere da patria e e

nazione è praticamente quindi ogni volta che tu dici oh o fai

un un lavoro da illuminista radicale e dici l'unico

patriottismo che mi interessa è il patriottismo della

costituzione è il discorso di quindi io prendo i valori della

costituzione e quelli sono ma se io comincio a aggiungere la

storia Dante Alighieri i combattenti di Curtatoni e

Montanara poi quelli che hanno combattuto la prima guerra

mondiale poi il milite ignoto e lì vado automaticamente a

finire dentro il contesto dell'archi simbolico del

Nazionalismo che è molto più funzionale a alle tradizioni

politica della destra perché è un è un è un sistema

concettuale che nega il cosmopolitismo che nega tende a

negare l'universalismo in ragione invece dell'identità

specifica della comunità nazionale e lì parte poi tutta

la catena di di concetti anche pericolosi o inquietanti che si

evocavano prima. Anche questo è molto hai detto però c'è una

necessità alla base del concetto di nazione. Allora,

così come tu la descrivi all'inizio. L'ho letto un

brevissimo frase presa da sublime madre nostra questa

necessità sembra più avere rapporti con la fondazione

dello stato nel senso che uno stato monarchico si fonda

sull'autorità del sovrano che a sua volta può essere

legittimata addirittura dal divino. Uno stato che non ha

sovrano deve fondare su un'altra cosa e quindi qualcosa

che definisca come tu dici le masse diciamo il popolo. E però

c'è un'altra necessità non c'è solo quella dello stato c'è la

necessità di fare comunità e qui c'è un altro nostro autore

che tu ben conosci che è Sidmun Bauman che ha scritto molti

libri su questo ce n'è uno particolare del duemila che si

ha voglia di comunità in cui Baumann eh analizza questa

forse illusione di Shabaoman in tempi di globalizzazione e

individualismo ma aspirazione fortissima a farsi a trovare un

senso di comunità perché la comunità ti protegge. La

comunità ti mette eh a riparo. È un'illusione ma ti mette al

riparo dall'insicurezza insita nei nostri tempi appunto di

globalizzazione in cui uno può perdere il posto di lavoro da

un 'giorno all'altro perché magari un fondo di investimento

eh sposta diciamo nei suoi capitali da un luogo all'altro

e anonimamente non c'è neanche più un padrone. Allora la

nazione può essere il modo in cui ripeto illuso un russo si

sente protetto rispetto come dire al ai pericoli la minaccia

diciamo di una di un'organizzazione che non

controlla eh perché tra i suoi pari definiti come appunto pari

mhm nazionali cioè che condividono la sua identità

nazionale ecco questo senso di protezione comunitaria da

storico non credi che sia un elemento importante che

giustifica anche la nazione costituisce una delle

fondazioni dei motivi che la rendono ancora oggi attuale? Sì

sì sono sicuro di sì nel senso che il discorso nazionale è

potentissimo nel dare la sensazione di appartenere a una

comunità ed è tanto più potente quanto più eh costruisce dei

sistemi simbolici che sono forti sul piano emotivo

emozionale scatenano emozioni più che stare a sollecitare la

razionalità e qui come dire eh le di pensiero è molto

maggiore. Che se io debbo fare un'operazione del tipo sostengo

il patriottismo costituzionale. Quindi andatevi a leggere la

costituzione e poi imparatevi i valori e cerchiamo tutti i

giorni di rispettare quei valori. Eh comincia a diventare

uno sforzo pedagogico pazzesco. Mentre se io lo metto sul

terreno del siamo sempre stati italiani basta che ci sia una

partita della nazionale di calcio perché il meccanismo del

io sono loro sono siamo noi sono quelli che sono in campo

ma sono i miei rappresentanti fanno parte di me e diciamo

questo meccanismo di costruzione di una comunità poi

si avvale anche di un'altra dinamica molto forte che è

quella di andare a pescare simboli nel passato in modo

selettivo e qui c'è un sistema scolastico che ha alimentato

per tanti decenni una specie di nazionalismo nel suggerire che

Dante è più vicino agli italiani e alle italiane di

quanto non lo sia Shakespeare. Perché se tu vai in una dan Shakespeare is. Want als je naar een

qualunque scuola Dante prima o poi lo studi ehm se se studi

inglese studi anche forse ma non con la stessa rilevanza ehm

oppure trasmettere l'idea che Manzoni è più vicino di quanto

non sia Tolstoj o o Floberto. Tolstoi quasi sicuramente ehm è

difficilissimo che venga studiato in modo sistematico e

rigoroso nelle scuole. Quindi chi si costruisce? Un sistema

molto dal punto di vista delle connessioni rapide che si

creano. Ecco, ma tu hai detto una cosa molto scusa se ti

interrompo, hai detto una cosa fondamentale, la lingua una

degli elementi che noi diamo per assodati della nazionalità

e la lingua ed è uno degli elementi e su cui ti faccio una

domanda lo è? La vicenda ucraina sembra metterlo in

dubbio perché continuamente o si oscilla dicendo nel parlano

russo. Sì. E dice vabbè ma che c'entra? Ma sono ucraini?

Perché gli ucraini parlano anche russo. Eh quindi tutti

gli ucraini sanno il russo. Dice sì ma lì la parlano come

prima lingua. E allora non sono e dice no ma invece sono

ucraini e e molti del non va sono contrari all'annessione.

Quindi in realtà è molto complicato. Ecco tu come

storicamente come gioca e poi noi italiani lo sappiamo perché

abbiamo comunità anche all'interno dei confini

nazionali che questo tema. Ma vale anche all'inverso? Cioè

diciamo la lingua è un marche importante di di nazionalità

per l'incellettuali e siccome sono gli intellettuali che

fondano il discorso nazional patriottico e nel caso italiano

si vede bene quando devono scegliere qual è nazionale di

riferimento all'inizio del tra fine settecento inizio

ottocento quando ci sono degli intellettuali che vogliono

ispirarsi all'esperienza della Rivoluzione francese. Oscillano

molto. Sarà la nazione piemontese? Sarà quella

veneziana? Sarà quella napoletana? Foscolo oscilla fra

la nazione veneziana e un'altra dimensione più grande. Vincenzo

Cuoco che è un importante all'epoca intellettuale di

inizio ottocento oscilla molto fra la nazione napoletana e

qualcosa però sono intellettuali si esprimono con

una lingua colta che è l'italiano si sono formati

leggendo una tradizione di studi mh teologici filosofici

eh o di produzione elettorale e poetica che è l'Italia che

scelgono gli italiani. Ma eh questo marker è un marker

inesistente per l'Italia di inizio novecento all'inverso

nel senso che chi parla italiano all'inizio del

diciannovesimo secolo nella penisola italiana è boh essere

ottimisti il dieci per cento della popolazione. Il venti

percento capisce capisce l'italiano nelle comunicazioni

quotidiane. Eh ma quelli non si sentono però tu hai ragione nel

senso che sono sono italiani per definizione come dire

pubblica. Però un piemontese che incontra un calabrese a

fine ottocento lo percepisce come un italiano io ho qualche

se parla se non riescono a ci sono un sacco di osservatori

coeti un bellissimo pezzo di che dice se io prendo un

contadino del Pavese e lo porto da un'altra parte quello non

capisce il suo collega se lo porta nel tavoliere delle

Puglie quello non lo capisce perché l'italiano non lo

parlano uno parla un dialetto con strutture le sicali e

sintatiche completamente diverse da quel dialetto

dell'altro non sanno parlare tra loro questo è anche diciamo

l'aspetto secondo me realmente affascinante del

dell'esperienza di sorgimentale perché partendo con un handicap

così forte che non è solo italiano eh perché questo

problema c'è anche in Francia nell'ottocento non è che in

Francia nelle campagne si parla francese o si capisce mica

tanto è meno grave il problema che in Italia ma c'è anche lì.

Ecco pur partendo con un handicap così forte. Il

movimento nazionalista ha un discorso talmente forte,

talmente convincente, talmente esplosivo dal punto di vista

emotivo che poi riesce a imporsi. E se dovessi dire di

tutti i simboli che abbiamo preso in esame fino a la lingua

di gran lunga meno importante nel senso che appunto non

scalda particolarmente tanto il cuore oppure ci sono paesi che

parlano la stessa lingua e hanno identità nazionali

differenti come si ricordava prima proprio per il caso russo

Ucraini e e l'altro terreno il terreno del martirio del

sacrificio del della discendenza del sangue del

ruoli diversi fra uomini e donne dentro la comunità che

che diciamo il grumo simbolico forte dal punto di vista

comunicativo? Ecco, torniamo al al alla guerra, abbiamo

cominciato parlando della guerra in Ucraina, oggi

esistono però nel mondo tante altre guerre che sono spesso

guerre appunto, che mettono in conflitto se non nazioni,

identità, eh identità tribali, magari identità di tipo

religioso, eh c'è un altro libro molto bello che noi

abbiamo pubblicato qualche anno fa di a seno un grande

economista anche filosofo premio Nobel che si chiamava

identità e violenza in cui diceva ognuno di noi è

costituito da tante identità. Ognuno di noi ha un'identità eh

professionale, ha un'identità sessuale, ha un'identità in

quanto gli piace un certo tipo di musica e magari va a sentire

i concerti insieme ai suoi amici che gli piace quel genere

musicale, lo dico a te particolarmente perché forse

non tutti sanno che Alberto Banti poi è un appassionato e

studioso anche di musica, di musica anche in quanto

culturale. Ecco dice Sam scrive in quel libro quando una

identità schiaccia le altre diventa del tutto prevalente

può essere quella nazionale, quella religiosa o altre si

genera violenza ecco non è che stiamo facendo un errore a

escludere i musicisti russi dagli spettacoli europei, gli

gli sportivi, i russi dalle competizioni, cioè non è che

stiamo facendo esattamente quello che a Martin critica nel

libro, quando dice si spinge non stiamo dicendo a quei

musicisti voi non avete un'alleanza con altri musicisti

europei? Perché siete russi e quindi come russi vi escludiamo

non avete una identità in comune e con altri sportivi

perché siete russi in qualche modo gli spingiamo ovviamente

non volontariamente non consapevolmente a a essere

parte di un conflitto violento? Sì anch'io non trovo persuasiva

questa idea di escludere musicisti o sportivi, russi, da

manifestazioni che si tengono in Europa, ma perché il

problema è che mh nel caso di un conflitto, di una guerra e

anche della logica redazionalismo entra in

funzione un meccanismo che insomma, diciamo, il discorso

scientifico poi si si definisce come il sistema delle

differenze, che tende a essere un sistema binario io

appartengo a una e questa comunità ha delle

caratteristiche intrinseche e tu appartieni a un'altra

comunità e sei diverso da me e per ora sei buono, lì

tranquillo e non sei minaccioso, ma potenzialmente

sei minaccioso per il fatto di essere diverso da me ecco se io

struttura il discorso su una una una trama concettuale così

neoprimitiva in aria bianco, nero eh buono cattivo e elimino

la complessità del personalità di ciascuno di noi ha

sicuramente ragione a Mattia dire che siamo tutti fatti e

tutte fatte di identità plurali di tante cose che ci

strutturano e però ehm il discorso nazionalista il

discorso bellico che è un discorso binario semplifica

tutto cancella tutte le le possibili diversità e mette

diciamo gli unino anche agli altri in modo primi in modo

come se fosse un grado zero della e aggiungo adesso entro

più nel dibattito corrente sfortunatamente trovo che

questo mantra c'è l'aggressore, c'era aggredito, costruisce

questo tipo di ragionamento perché non c'è dubbio che c'è

un aggressore, c'è un aggredito eh per quanto riguarda la

guerra Russia e Ucraina e io non ho nessuna dubbio nel nel

non vedere nessuna qualità morale, nessuna ragione morale

nell'aggressione della Russia all'ucraina se io semplifico il

discorso, non penso che ci sia un prima, non penso che ci sia

un durante, non penso che ci siano eh sfumature o o cerco di

capire meglio i profili complessivi che si stanno

strutturando, ecco rischio sì di alimentare di alimentare

tensioni violente o pensieri o violente mi pare una

semplificazione non accettabile. Sì, quello che tu

dici è talmente vero che in televisione spesso in questi

talk show concitati si oscilla tra chi dice Putin è un

criminale no? E chi dice no non è un criminale è un pazzo. Sì.

Eh le due categorie per carità poi che ci sia un elemento di

follia o o di criminalità, di mancanza di scrupolo, non non

credo nessuno fa fatica però non è sufficiente questo

spiegare. E appunto eh uno degli elementi che ogni tanto

vengono fuori e che esiste un sistema concettuale esiste

Putin ha una ideologia che in parte è quella del patriarca

che se la prende col gay pride, in parte affonda la sua storia

russa, insomma no? Credo che diciamo è importante capire

come in questa soggettività però entri anche un elemento

culturale. Questo credo che sia importante devo dire per Putin

ma anche nell'analisi non so che ne pensi della politica

anche italiana che spesso diventa troppo fondata sui

caratteri delle del leader come se fossero l'unico elemento

importante. Sì questo ci riporta al ragionamento che

facevamo prima e nei dibattiti correnti trovo giusta sempre

l'osservazione che però viene poi travolta delle persone che

dicono attenzione cerchiamo di considerare che Russia è

comunque una società complessa tante componenti al suo interno

ma la si può schiacciare solo sul profilo di un leader e però

mh entrano anche in circuito secondo me altri elementi cioè

la necessità dell'economia di tempo che anche economia di

concettualizzazione che i media contemporane impongono. Tu devi

avere degli schemi semplici da trasmettere. È uno schema

semplice è dire noi e loro. E se questo noi e loro viene

riassunto in modo possibilmente efficace nella presenza dei

leader a un lato eh puntin dall'altro è fatta. In tutte e

due le direzioni eh non è che dico che sia una questione che

riguarda solo l'occidente. Vale anche evidentemente al

contrario una una semplificazione enorme come

appunto dire tutti gli Stati Uniti da parte di Putin sono i

nostri nemici. Eh è il simmetrico inverso. Ecco ma

come si concilia questo col fatto che e questo è un altro

grande tema su cui vorrei chiederti una riflessione che

siamo un'epoca di grandi ondate migratorie in cui

l'immigrazione è parte costitutiva al nostro panorama

no ehm eh cioè eh abbiamo parlato appunto di nazionalismo

abbiamo parlato di comunità abbiam parlato di identità ecco

siamo società in cui è stato detto tante volte è inevitabile

che eh periodicamente arrivino persone da tante altre parti

del mondo. Una dei temi più importanti dell'Ucraina sarà

l'arrivo dei profughi. Eh forse non ce ne rendiamo conto ma ne

arriveranno tantissimi. Porranno un tema enorme di

integrazione, integrazione scolastica, saranno bambini,

donne. Ecco, ehm a quel punto come impatta questo secondo te,

con l'idea di nazione. È possibile appunto immaginare

un'idea di comunità più ampia che li integri e su che voglio

dire qui sappiamo che ci sono tanti modelli c'è un modello

francese che eh impone in qualche modo un'integrazione su

uno standard nazionale. Ci sono altri modelli che invece dicono

si può convivere però col rischio della separatezza ci

sono i quartieri ghetto. Ogni quartiere c'ha la sua comunità

che non si interfaccia con gli altri. Ecco non sembrano due

modelli tutti e due in assoluto vincenti ehm c'è un ruolo

enorme della scuola ovviamente su questo tu da storico

guardando come in passato è avvenuta questa integrazione

nei vari modelli, nei vari paesi. Che riflessione puoi

fare oggi eh alla luce di quello che ci siamo detti. Ma

eh diciamo intanto osserverei che i processi migratori in

realtà devono essere identificati come uno degli

elementi che ehm ha potentemente alimentato la

rinascita dei neo nazionalismi. E diciamo negli anni novanta

c'era una visione abbastanza ottimistica del futuro. Eh

sovietico era crollato, le democrazie si imponevano, c'era

la globalizzazione i flussi migratori, tutto ciò avrebbe

sciolto l'identità nazionali e nazionaliste. Questo era un

discorso prevalente, contro il quale si è opposto un saggio

meraviglioso nel novantadue bene di Tenderson, che è stato

dell'intelligenza veramente ammirevole, perché ha detto, ma

guardate che no che questi flussi migratori lo diceva

quando nessuno sosteneva questa tesi, attenzione perché

rilancia il nazionalismo anche perché i flussi migratori di

oggi diceva lui hanno delle caratteristiche particolari

cioè sono flussi migratori che portano comunità di persone in

paesi che li accolgono ma eh le risorse tecnologiche

attualmente a disposizione la televisione è il telefono

diceva lui che scriveva nel novantadue i social media dopo

incoraggiano le comunità ancora di più di quanto non sia

avvenuto in precedenza a conservare l'identità

religiose, pratiche, aggregazioni comunitarie e può

per quanto possa non piacerci provocare delle reazioni ostili

da parte di settori delle società che accolgono e questo

è ciò che è successo ricordiamo che il saggio che poi noi

abbiamo ripreso si chiama comunità di è un bellissimo

libro fondamentale per studiare i nazionalismi e se non sbaglio

questo saggio al quale faccio riferimento è compreso anche

l'edizione la terza del di di immaginatevi bene e ditemi

questo. Ed è appunto che aveva come sottotitolo peraltro lo

'sto guardando adesso la copertina proprio si chiama

Comunità Immaginate origini e fortuna dei nazionalismi. Sì.

Quindi c'è c'è una sì è appunto una persona di straordinaria

intelligenza e che riesce a vedere uno sviluppo quando è

stato nascenti ed è stato così. Quindi diciamo una parte delle

retoriche dei partiti neo nazionalisti hanno insistito a

volte eh in modo sbagliato a volte in modo più avvertito ma

su questo punto. Dobbiamo difendere le nostre identità,

qualunque esse siano perché queste e altre persone ce le

mettono in discussione, poi queste persone mettono in

discussione il posto di lavoro di voi che siete fragili, voi

che avete condizioni economiche, più deboli, non

come i tecnocrati, super ricchi di Bruxelles, Strasburgo e via

andare con questo tipo di retorica diciamo i flussi

migratori secondo me sono stati che continuino ad essere una eh

possibile risorsa retorica e comunicativa per i partiti eh

neonazionalisti. Però esistono anche gli immigrati che si

integrano e diventano anzi i principali fautori dei valori

della comunità di arrivo no? C'è il meccanismo in cui tu

devi completamente cancellare la tua identità originaria e ti

rovesci in ciò che negava te stesso originariamente. Sì c'è

anche questo processo qui. Eh su su dell'integrazione adesso

non so continua a essere convinto che la scuola è uno

strumento assolutamente fondamentale e però detto così

insomma non è che è un talismano che ci risolve tutto

no e poi c'è il problema se la scuola debba insegnare appunto

un corpus di dottrine italiane eh appunto oppure debba dire

dato che nella mia classe c'è un terzo di bambini che vengono

da altre comunità devo insegnare anche le culture cui

questi provengono che naturalmente complica il quadro

chiaro? Se io eh immagino delle scuole con dei programmi

soprattutto nell'area delle scienze umane, della

letteratura impostati su una concezione ottocentesca quindi

se in Italia si studia prevalentemente da storia con

un taglio centrato sud Italia la letteratura tutta centrata

sull'Italia se sei in Francia centri il focus sulla Francia e

così via eh offri a bambine e bambini vengono da altre

esperienze, da eh altri paesi una ben modesta accoglienza, di

costringi a a entrare dentro un altro spazio, che può non

essere il loro quindi ci vorrebbe una grande discussione

collettiva sui programmi, in particolare degli umanitis che

io da anni non vedo, ci son state anche riforme recenti in

Italia, della scuola, su qualunque tipo di aspetto

organizzativo possibile e immaginabile ma non sui

programmi invece penso che ci dovrebbe essere una una

riflessione sui programmi intanto per svecchiarli in

generale e poi per renderli più inclusivi da molti punti di

vista per chi viene da altri paesi per chi ha eh le identità

più varie. In parte la scuola lo fa naturalmente però non

abbastanza credo. E appunto l'esempio francese è un esempio

sul quale si deve riflettere perché il sistema educativo

francese è un sistema di prim'ordine tutto sommato. E

però non mi pare che abbia proprio benissimissimo

nell'integrare persone che sono venute da ex colonie francesi

dentro lo spazio della repubblica e al tempo stesso eh

appunto il caso francese ci ci suggerisce che la presenza di

persone considerate come estranee all'identità francese

che nella maniera più primitiva si riassume in e poi rilancia

partiti forti come la Sampdoria nazionale quindi diciamo ci

potrebbe veramente una una discussione una discussione

collettiva che che impegnasse educatori, educatrici,

pedagogisti, ma anche intellettuali, studiosi per per

un un grande rinnovamento dei programmi scolastici. Sì io io

1