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Impact Girl di Cecilia Sardeo, Come Finanziare la Tua Start Up, con Anna Amati - YouTube

Come Finanziare la Tua Start Up, con Anna Amati - YouTube

Ho una grande idea! Lancio una start up e ho bisogno di finanziamenti. E adesso? Dove

vado? A chi li chiedo? Come li chiedo? Tutto questo e molto altro i temi della puntata

di Impact Girl che stai per cominciare a guardare tra pochissimi secondi, prima però ti invito

ad iscriverti al canale YouTube, cliccando sopratutto sulla campanellina che trovi accanto

al pulsante iscriviti, oppure, se stai guardando questa puntata dal sito Biz-Academy.it/podcast

ti invito ad iscriverti via mail per ricevere tutti gli aggiornamenti relativi al podcast

Impact Girl, in altre parole, per non perderti mai nemmeno una puntata. Cominciamo!

Ciao a tutti e Benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl, il podcast italiano

dedicato alla crescita professionale tutta al femminile. Oggi ho la fortuna e il privilegio

di essere in compagnia di Anna Amati. Ciao Anna, grazie per essere qui con noi oggi!

A: Ciao ciao a tutti voi, grazie per l'invito! C: Allora Anna, prima di introdurti, perché

hai una una biografia che probabilmente coprirebbe un'ora di registrazione quindi ovviamente

l'ho riassunta, anticipo il tema che affronteremo oggi che è come finanziare il nostro progetto

imprenditoriale, un tema che è estremamente confuso per chi non è addetto ai lavori.

Su Internet si trova tutto e il contrario di tutto. Non sai da dove partire e soprattutto

io ancora non ho capito quando davvero ti serve finanziare un progetto, nel senso che

a volte capita anche di cercare finanziamenti quando le risorse sono a disposizione. Allora

cercheremo di capire in quali scenari andiamo a chiedere un investimento, perché si dovrebbe

chiedere un investimento magari quando abbiamo comunque delle risorse a disposizione, cosa

fare invece quando le risorse scarseggiano e magari facciamo fatica a chiedere aiuto

in questo senso e molti altri aspetti ma prima di entrare nel cuore del nostro tema.. Anna

tu sei Vicepresidente e membro del Consiglio di Amministrazione di Meta Group, che è un'azienda

Internazionale che opera nel settore della innovazione. Sei anche investitrice per Startup

quindi in gel investor, sei Architetto abilitatrice di Innovazione e hai oltre 20 anni di esperienza

per quanto riguarda le politiche di sviluppo economico e i meccanismi alla base dell'innovazione,

sia di imprese che di territori. Come accennavo prima sei mille altre cose, ma tutte queste

saranno messe per iscritto quindi se ragazzi volete conoscere tutto il percorso di Anna

ce l'avrete a disposizione sotto l'episodio. Io non induco oltre perché voglio tuffarmi

subito su quella che è la prima domanda: quali sono Anna gli scenari in cui un'azienda

sceglie o può scegliere di chiedere un finanziamento? A: Grazie, grazie! È un tema molto dibattuto,

è un tema che scoraggia molti, molti giovani, molte donne nell'intraprendere questo percorso

imprenditoriale. Il tema della finanza vuol rappresentare uno degli ingredienti fondamentali

della crescita del passaggio da un'idea a un'impresa e spesso viene etichettata come

andare in banca e prendere un prestito. Il prestito non si riceve perché magari non

si hanno a disposizione immobili o garanzie da parte dei genitori e di altri familiari

o amici o folli, come si dice, e quindi il giovane o la giovane si trovano scoraggiati

nell'intraprendere. Un piccolo aneddoto in cui credo molto, che fa capire il senso anche

poi della ricerca della finanza e che credo forse io stessa, come molti altri imprenditori

che ho conosciuto, quando non ci sono i soldi e lì che nasce e che si fa vedere proprio

lo spirito imprenditoriale. Quindi il primo consiglio, il primo segreto a tutti voi è

di guardarvi un pò dentro e di capire se effettivamente siete in grado di intraprendere

un percorso che vuol dire anche saper attrarre, trovare il modo di avere queste risorse che

chiaramente la maggior parte di noi non ha a disposizione. È proprio lì la differenza.

se vi doveste dire il primo elemento che in questo ruolo di investitrice valuto, cioè

la capacità di partire a prescindere anche dalla finanza di cui disponete. So che è

un discorso scomodo, so che magari molti mi diranno facile a dirlo difficile a farlo ma

credetemi è realmente così. Quando vediamo che spesso si raccontano le storie, le belle

storie delle idee che nascono nei garage e arrivano poi ad essere imprese di successo,

saranno sicuramente molto romanzate ma c'è anche molto del vero. Cioè ci sono persone

che intuiscono un percorso originale per trovare i primi finanziatori e convincerli che la

loro idea è talmente buona da poter essere finanziata. Per cui non demordete, ecco il

primo consiglio nella finanza, sia che andiate in banca, che poi vedremo affrontiate altri

percorsi, se avete veramente l'idea del secolo, la vostra idea del secolo, non potete rinunciare

dicendo e coprendovi soprattutto dietro al fatto “non ho trovato i finanziamenti giusti

se no avrei fatto tanta strada” questo è un primo elemento di mancanza proprio di spirito

imprenditoriale. C: Può essere anche paura Anna? Si può dire

che lo spirito imprenditoriale si acquisisce o ci si nasce?

A: Lo spirito imprenditoriale credo che sia qualcosa che si respiri fin da piccoli e quindi

se uno nasce in un ambiente che è propenso al rischio, alla paura, all'incertezza, al

futuro, a lanciarsi in avventure perché un pò è nel dna familiare o di lodi di chi

ci sta intorno sicuramente si hanno meno difficoltà a crescere e a sperimentare. Però, per esperienza,

insomma e per la nascita anche di tanti percorsi di formazione, di acceleratori, di incubatori

di imprese e di coach, di mentor insomma c'è tutto un mondo che non esisterebbe se non

fosse poi possibile invece trovare anche la forza per prepararsi per affrontare i propri

limiti e acquisire le competenze necessarie. Quindi sì penso che si possa imparare. Si

può imparare anche senza andare nei percorsi di formazione ma con le proprie esperienze.

Quindi un consiglio che do spesso a chi intraprende è di prepararsi per bene, anche qui, è un

discorso di non chiedere agli altri ma essere proattivi e creare, costruirsi un percorso

importante quindi studiare le lingue, andare fuori, fare esperienze, connettersi, avere

relazioni guardare, essere curiosi..insomma avere quello spirito che poi ti permette di

riportare a casa tante di quelle informazioni che messe insieme alla tua idea fanno sì

che poi uno si senta pronto per fare l'imprenditore ecco quindi questi sono i consigli principali.

C: Mi verrebbe da aggiungere anche il superare questa idea che, soprattutto tipica femminile,

non siamo portate, quello che hai accennato all'inizio. Il mondo dei finanziamenti non

è un mondo tipicamente femminile e spesso a livello imprenditoriale abbiamo delle idee,

solo che siamo convinte di non essere tagliate per riuscire a gestirle in maniera ottimale,

a maggior ragione quando dobbiamo chiedere aiuto (altra cosa su cui noi donne non siamo

per niente brave) ma anche proprio capire come funziona un finanziamento pro e contro.

Quindi andare oltre questa idea che appunto siamo nate così e provare ad abbracciare

l'idea che, come dici tu, attraverso lo studio e l'esperienza anche graduale, un passo alla

volta, chiedendo appunto anche a delle figure di riferimento, che ormai magari lo fanno

addirittura di lavoro, provare insomma a imparare quali sono gli step e poi accettare anche

di poter sbagliare. Solo che quando si sbaglia ecco coi finanziamenti..

A: Hai ragione Cecilia, perfettamente. Alle ragazze spesso devo dare, se posso (perché

poi sommare anch'io ho una certa responsabilità nel trasferire informazioni nel dare suggerimenti)

sicuramente quando arrivano da me le ragazze devono fare un percorso in più rispetto agli

uomini di presa di consapevolezza, delle proprie capacità, delle proprie competenze e anche

dello “scotto” diciamo di secoli di diversa interpretazione del ruolo nella società.

E per cui sicuramente siamo meno avvezze al rischio perché magari abbiamo sempre gestito

il budget familiare un certo modo e quindi sappiamo insomma che cosa magari vuol dire

non potersi trovare senza risorse, insomma per far crescere poi la famiglia e così via,

ce ne sarebbero tanti di aneddoti. Io credo che le cose stiano cambiando e stiano cambiando

anche grazie a programmi come il vostro di education un pò trasversale e senza limiti

né di orari né di e quindi insomma ascoltabili da tutti. E credo che sia un percorso lungo.

Mi imbatto spesso in dialettica, diciamo così, anche con il mondo delle istituzioni, chiedendo

a gran voce che possano essere da subito messi anche da percorsi, addirittura dalle elementari,

di educazione imprenditoriale ma educazione anche finanziaria, perché questi sono sono

limiti esclusivamente culturali. Non è che le donne non sappiano gestire i soldi, non

possano prendere decisioni, non siano capaci di gestire il rischio. Non è una questione

di Dna anche perché in altri paesi diversi dal nostro questi problemi non ci sono, altrimenti

sarebbe il contrario. Quindi è chiaro che le donne hanno avuto un ruolo, anche un atteggiamento

molto diverso, molto meno, se vuoi anche superficiale in alcuni momenti, per cui non si buttano

se non sono strapeparate e se non hanno studiato tutto quello che c'era da studiare. Questo

è un grande è un grande limite perché poi insomma invece la realtà va affrontata anche

con una certa leggerezza e si può anche imparare man mano che si affronta un percorso. Però

quello che tu dici è vero cioè c'è una scarsa comprensione del rischio e conoscenza

delle dinamiche economiche finanziarie, che poi alla resa dei conti pesano significativamente

sul fatto di poter solo pensare di intraprendere, nemmeno iniziare l'iniziativa imprenditoriale

e questo insieme ad altri temi caldi sulle donne, ma insomma andremo oltre quello che

ci eravamo prefisse, sicuramente è un elemento, una barriera all'ingresso.

C: Ecco Anna, lo scenario che tu hai nominato all'inizio che forse è anche quello più

tipico, è quello di una start up o qualcuno che ha un'idea, non ha i finanziamenti e va

a cercarli. Vedremo appunto come e perché tra pochissimo. Però c'è anche lo scenario,

che mi è capitato appunto di osservare, anche se non mi ha mai coinvolto direttamente, dove

ha un'attività che comunque genera una certa entrata, costante e prevedibile ma scegli

comunque di coinvolgere degli investitori. Ci aiuti a capire quando e perché, ad esclusione

della situazione in cui è assolutamente necessario ricevere un finanziamento, può avere senso

coinvolgere degli investitori esterni? A: Sì, grazie della domanda perché anche

qua abbiamo fatto dei grandi passi in avanti negli ultimi anni dal decreto Passera in poi

e adesso anche con il nuovo piano nazionale dell'innovazione l'attenzione ha avuto una

risonanza anche importante, quindi è giusto fare un pò di differenze. Non tutti i tipi

di imprese sono “adatte” a ricevere investimenti di quello che si chiama capitale di rischio,

cioè di fondi, quindi di strutture organizzate che gestiscono dei soldi di altri e che vogliono

investire in imprese che sappiano far ritornare importanti i rendimenti economici a chi ha

investito e forme più informali, come possono essere i club di business Angel, piuttosto

che di altri investitori, che sono sempre disposti a investire proprie risorse, non

in immobili, non in qualcosa di fisico ma che decidono di supportare giovani talenti,

giovani spiritualmente ma insomma anche l'età media è tra 35-40 anni in Italia, quindi

non ai giovanissimi, però insomma di dedicare parte delle loro risorse investendo in aziende

e prendendo in cambio delle quote delle aziende che finanziano. Non avendo garanzie se non

la capacità del team dell'imprenditore di arrivare al successo chiaramente questi investitori

sono abbastanza esigenti. In Italia sono pochi, sono tuttora pochi. Se qualcuno vuole approfondire

ci sono veramente tanti argomenti, tanti articoli e tanti ormai dibattiti sul tema però chiaramente

l'elemento importante è che i capitali, quelli che servirebbero per far nascere tante iniziative

imprenditoriali innovative e di successo, da una parte sono pochi, in Italia per lo

meno, poi apro la parentesi c'è sempre un mondo che è in cerca di buone idee su cui

investire e quindi anche qui la capacità degli individui ci sono ragazzi è start up,

imprese insomma che non hanno bisogno di avere mamma Italia che li aiuti ma trovano le finanze

dove sono e sono disposti chiaramente anche a fare sacrifici e andare fuori eccetera..

E poi ci sono dall'altra parte però invece gli investitori che dicono che i soldi ce

l'abbiamo ma non troviamo delle idee abbastanza innovative su cui valga la pena di investire.

Questo è il paradosso che da anni stiamo vivendo. L'investitore e l'investimento che

ne deriva non è uno strumento di sviluppo economico in sé quindi non è un grant un

finanziamento un pò pioggia, che tutti possono ricevere, questo è serio e doveroso sottolinearlo,

ma proprio per la tipicità del tipo di investimento cioè devo riuscire a convincere qualcuno

a darmi i suoi soldi per una cosa che non gli appartiene, è chiaro che è per pochi.

Quindi è per pochi e per poche anche idee o per poche tipologie di impresa. Quindi la

prima cosa da capire “io sono una impresa che può ricevere questo tipo di investimenti?”

Devo avere dei requisiti. Devo avere un modello di business di un certo tipo quindi insomma

in pochi anni raggiungere dei traguardi eccellenti. In termini economici soprattutto devo essere

internazionale, quindi devo essere in grado di avere milioni, se non miliardi di utenti

di clienti e devo basarmi su innovazioni, su tecnologie, su tutta una serie di elementi

che possano essere cosiddette disruptive, quindi possono cambiare il modo di operare

e di vivere di milioni di persone e quindi chiaramente, se ho una qualsiasi attività

commerciale pur florida, che cresce anche diciamo linearmente come qualità e anche

come fatturato e come utili, non per forza ritroverò l'investitore che crede in me,

anzi diciamo sarà molto difficile. Il che non deve scoraggiare. Quindi se uno si fa

questa analisi, si aiuta un pò con con tanti pitch che ci sono per capire e anche tanti

articoli dicono chi ha trovato investimenti o no è capire se effettivamente può rientrare

in questo tipo di categoria, poi il contatto devo dire che è abbastanza facile in Italia

ad oggi. Non lo era assolutamente dieci anni fa ma adesso sarà competizione idee e di

start up open innovation programme, quindi insomma aziende grandi che cercano innovazione

e la cercano all'esterno, quindi cercano start up che abbiano delle soluzioni fatte apposta

già ad acquistare e comprare e inserire nel processo produttivo ce ne sono sempre di più.

Ci sono le università, molte università che hanno introdotto diciamo questo queste

competizioni anche a livello nazionale che valorizzano la conoscenza all'interno all'università.

Quindi anche qua c'è un grande bacino diciamo di possibilità di entrare in contatto e poi

si sono tutti i club. Io faccio parte di IAG, Italian Angels for Growth, che è un network

di Business Angel che ha sede a Milano ma che è aperto per ricevere investimenti da

tutta Italia e ce ne sono tanti altri, cioè club degli investitori a Torino. C'è un club

appena nato di cui faccio sempre parte che investe iniziative solo al femminile, che

è stato promosso da Impact Hub Milano ed Axa, quindi ci sono acceleratori c'è LUISS

ENLABS a Roma, c'è Digital Magics a Milano e Impact Hub per l'innovazione sociale. Poi

sicuramente faccio qualche gaffe.. H Farm nel Veneto. Ci sono acceleratori anche a Napoli,

a Bari. Insomma c'è un bel movimento in Italia e quindi credo che lo sportello a cui chiedere

sia facile trovarlo, ripeto più difficile è avere un'idea che sia talmente convincente

e abbia talmente chiare le potenzialità di mercato che può esprimere il futuro da attrarre

l'attenzione e poi successivamente i soldi di questi business Angel, si cercano un certo

quantità di soldi, quindi si cerca qualche centinaio di migliaia di euro e fondi di venture

capital e interessi se la finanza che si cerca è un pochino più elevata.

C: Ecco a questo proposito ti chiedo.. in realtà continuo ad avere altre domande che

arrivano, però voglio intanto coprire quelle che ci eravamo prefisse. A proposito di quello

che un investitore verifica o guarda prima di scegliere se finanziare un progetto, qualche

caratteristica l'hai già nominata. Poi hai detto anche di non scoraggiarci però a me

quelle caratteristiche che hai detto scoraggiano non poco, quindi deve essere un progetto internazionalizzabile,

che può raggiungere milioni di utenti. Quali possono essere, supponiamo che io comincia,

non lo so, mi viene in mente.. potrebbe essere un progetto editoriale, per esempio, oppure

qualcosa che sia potenziale che però non è un'idea così disruptive, che può cambiare

il mondo ma può comunque avere un impatto nella realtà a me più vicina, che può essere

la realtà italiana oppure addirittura quella più piccolina che può essere la mia realtà

regionale, può essere la realtà europea ma non quella non lo so che va oltre oceano.

Ci sono delle caratteristiche, magari che riguardano degli acceleratori piuttosto che

altri che a cui possiamo guardare con un pochino più di speranza, rispetto ai piccoli progetti?

A: Giusto. Mi sento di dire questo. Io ho fatto un'analisi seria per mettere in condizioni

le persone che vogliano trovare un investitore di essere pronti a farlo. Ma non tutti i business

hanno bisogno di investitori per nascere e per crescere. E questa è la bella notizia,

anzi devo dire la mia esperienza anche per le start up che mi hanno incrociato e con

cui insomma ho condiviso parte della loro vita, dei loro percorsi, dei loro sogni, delle

loro frustrazioni, credo che non possano che darmene atto, dico sempre che è più facile

sicuramente ricevere le porte in faccia che ricevere dei soldi e quindi se tutti gli imprenditori

non fossero partiti ripeto perché qualcuno gli ha detto “no mi spiace la tua idea non

è una buona idea o no no ma non ha le caratteristiche” il mondo non avrebbe imprenditori. Invece

ce ne sono tanti. Quindi ritorno un pò alla mia convinzione iniziale che non bisogna essere

ostinati. Cioè bisogna essere sinceri bisogna anche capire se effettivamente un mercato

per la nostra idea non c'è, ma se siamo sicuri che un mercato, per quel progetto che stiamo

facendo, per quel servizio che abbiamo pensato, per quel prodotto che abbiamo realizzato c'è,

sta solo a noi trovare un modo per portarcelo. Sta solo a noi portarselo.... anzi un altro

pensiero che io che io conservo insomma in tutte queste incontri che faccio è proprio

la semplicità cioè io ho visto che poi alla fine chi ha oltre che aver preso i soldi ma

in generale chi ce l'ha fatta che secondo me è la cosa più importante, e poi qui ricordami

che ti devo dire una cosa, sono proprio le idee semplici. Idee che nascono per risolvere

un problema di tanti milioni di persone o problemi o necessità, perché non sono tutti

i problemi, e che sono sviluppate anche in modo talmente semplice che la solita nonna

può utilizzarlo. Mi viene in mente Instagram che secondo me è una delle no degli esempi

che si possa fare è chiaro che c'è tanta tecnologia dietro ma l'idea in sé cioè di

condividere delle foto con altri appassionati e poi di lì in avanti farla diventare quello

che è diventato, può venire in mente a tutti. Non è che c'è bisogno della laurea in fisica

nucleare per fare una cosa del genere. Quindi ripeto: la differenza tra avere una buona

idea e avere Instagram è un percorso della persona, del team che individua tutta una

serie di strade, di colpi giusti e quindi sa farsi trovare preparato, far incontrare

le persone giuste, sa andare nei luoghi giusti, sa sacrificarsi nei modi giusti, quindi ha

anche un fattore che spesso insomma lo ha aiutato, però ci credo proprio, nel senso

che la fortuna di per sé non aiuta gli imprenditori, sono imprenditori che si fanno trovare pronti

quando c'è l'occasione giusta. C: Quindi hai detto trovare il posto giusto

e le persone giuste possiamo dire che questo implica anche sbattere la testa sui posti

sbagliati e le persone sbagliate, quindi prima hai fatto una lista solo parziale peraltro

di acceleratori che possono sostenere progetti. Qui una persona si trova di fronte a questa

lista dice “ok cosa faccio, mi baso su la tipologia e la caratteristica che magari ciascun

acceleratore a per cui alcuni acceleratori finanze ad un certo tipo di progetto altri

ne finanziano un altro oppure me la gioco sulla prossimità geografica oppure parto

da quello che sembra più facile come dire si è da quello che sembra più facile convincere”...

che criteri utilizzo per orientarmi ed evitare troppi posti sbagliati e persone sbagliate?

A: Mi è capitato non più tardi della settimana scorsa io sono umbra e quindi l'Umbria non

è proprio sulla mappa geografica dell'innovazione magari dei luoghi sacri, del buon cibo e del

buon vino però su questo insomma stiamo stiamo lavorando e ci abbiamo imprenditori successo

sappiamo Brunello Cucinelli insomma ci abbiamo le nostre le nostre chicche, però sicuramente

i ragazzi che vivono in Umbria o che vivono a Perugia o a Terni, non hanno le opportunità

che hanno i ragazzi che vivono a Milano, questo insomma questo è ovvio. Io stando la metà

della settimana a Milano sono in grado di accorgermi delle differenze e delle sollecitazioni

dell'opportunità. Quindi è chiaro che da un lato c'è un ruolo che deve rivestire la

parte più istituzionale del paese se vuoi, di rendere queste opportunità sempre più,

sempre più capillarmente nei vari nei vari territori. E non dico solo Nord – Sud, sarebbe

limitativo. Cioè se voi andate nella provincia di Treviso, in un paesino sparso a 10(0) chilometri

di distanza da Treviso è la stessa situazione che si vive magari insomma in un paesino vicino

a Terni o nel paesino vicino a Palermo quindi è un concetto diverso. Dove sono gli hub

dell'innovazione. A tutti quelli che non abitano che non hanno la fortuna di poter abitare

nei luoghi, dove si respira un pò questo clima di innovazione e che sono molto pochi

in Italia, consiglio di utilizzare il web. Quello che a me sembra assurdo è che nel

periodo della massima diffusione del nella storia dell'uomo di un strumento che permette

di mettere in rete miliardi di persone, c'è un isolamento e un aumento della distanza

tra la campagna e la città, mi verrebbe di dire, quindi tra zone periferiche e le zone

centrali. E questo è solo il digitale che può ridurre, quindi facendo tutti possono

accedere a YouTube, tutti possono andare a vedere un Webinar, c'è una democratizzazione

del sapere cioè il mith che lascia tutto aperto, tutta una serie di corsi online, per

esempio, per formarsi in maniera gratuita. Quindi diciamo che non ci sono più scuse

per non avere gli strumenti, ci vorrebbe solo forse un pò di testimonianze, di contaminazione.

Io lo dico spesso adesso insomma non Alessandro Fusacchia che era il capo gabinetto del miur

un po di anni fa spesso ridevo ma insomma ho proposto varie volte di pensare a dei percorsi

e delle gite scolastiche insomma queste uscite educative, che non fossero sempre insomma

nelle bellezze per carità di ravenna dei mosaici che devono seguitare, non vorrei diciamo

poi ricadere nel far diventare ignoranti diciamo i ragazzi italiani. Però insomma andare a

vedere un luogo come l'Olivetti raccontare una storia di successo italiana oppure entrare

in un acceleratore di impresa che è collegato magari con la Silicon Valley e fare fare un

gemellaggio. Cioè insomma ecco ci sono cose che non ci vorrebbe molto a fare, se uno volesse

farle. Quindi c'è questo aspetto che sicuramente non dipende dal singolo ma ci sono ripeto

con il web la responsabilità del successo delle nostre azioni dipende anche molto da

noi. Quindi non ci sono scuse, c'è la Ryanair che ancora con 30-40 euro quindi poco più

di una pizza e di una birra di un weekend, diciamo così ti permette di entrare a contatto

in contatto con con posti invece dove dove dovresti andare per capire se il tuo business

successo oppure no per incontrare persone quindi è un po un atteggiamento che va che

va che va modificato che va insomma diciamo anche qua un po stimolato perché le cose

accadano ecco io quello che vedo e che lo vedo anche io ho tre figli insomma tutti universitari

che chiaramente non ne possono più di start up innovazione, scappano da tutte le parti.

Però ho cercato di prendere loro come cavia proprio per capire quanto distante fosse queste

queste nuove generazioni di ventenni da quello che noi stiamo cercando di costruire anche

e soprattutto per loro, devo dire, e c'è tanta distanza, c'è tanto ancora voler vivere

con la spensieratezza anche giusta di 20 anni un'età di non preoccuparsi, di non doversi

connettere per forza, di non dover prendere esempio, di non doversi impegnare però insomma

è a 20-21 anni ripeto se uno vuole perseguire questa strada ci sono esempi di stra successo

quindi non è che sono giovani secondo me quando uno dice no che sono sono sono piccoli

insomma sono non lo sono. A vent'anni, 20-25 anni puoi decidere bene il tuo futuro e il

futuro spesso dipende da te. C: Assolutamente! Hai parlato di Web. Ora

ci sono varie forme di finanziamenti, estremamente confuse per quanto mi riguarda, perchè veramente

si parla di, non lo so un investimento che appunto è l'Angel Investment, poi c'è la

JV quindi JV sta per Joint Ventures poi ci sono i Silent Partners. Poi c'è il Crowdfunding,

che sembra invece dare accesso a chiunque, ai finanziamenti che desidera. Aiutarci a

fare un po di chiarezza. Se non so quale investimento voglio e che tipo di coinvolgimento dell'investitore

io voglio è difficile che io riesca a capire qual è la strada migliore per procedere,

giusto? A: Giusto. Ripeto, riprendiamo un pezzettino

di quanto abbiamo detto prima. Io ho un'idea, secondo me l'idea del secolo. Nessuno ce l'ha

mai avuta così bella, così come l'ho pensata io e non esistono altre cose uguali eccetera

eccetera. Tutte le cose che abitualmente nei primi tre minuti ci dicono spesso nelle persone

che arrivano con il loro il loro pitch ben preparato.. Che accade lì,ripeto, la risposta

degli investitori il più delle volte è no. Allora mettiamo.. non prendiamo i fortunati,

perché se la risposta è sì, si aprono due scenari, anzi forse prendiamolo come binario.

La risposta è si, la risposta è sì, ci è piaciuta la tua idea, ma soprattutto ci

è piaciuto il tuo team come imprenditore insomma le tue caratteristiche, il tuo background,

la tua capacità di pensare in grande eccetera, la tua esperienza.. e quindi decido di darti

dei soldi in cambio di quote. Adesso semplifico molto il discorso. Bene, intraprendiamo un

percorso insieme. L'investitore ha tutte le volontà che questa storia abbia successo,

per non bruciare i suoi soldi, perché insomma se poi l'impresa va male e l'investitore non

è riavrà il suo capitale indietro, quindi cosa può accadere?

Può accadere che, cosa anzi che succede molto molto spesso, questo è un primo passo.. aver

trovato i soldi era questa la cosa che ti volevo dire che ti volevo ricordare di dirmi,

non vuol dire purtroppo ahimé avere successo, perlomeno nell'accezione che è successo deve

avere per me, per un imprenditore. Quindi quando si leggono anche tanti articoli sui

giornali “ah grande successo di questo gruppo di start up per che hanno ricevuti investimenti

per 10-12 milioni ...” chiaro che sono stati bravi a coinvolgere altri a far credere nel

sogno insomma collettivo, ma il mercato è un'altra cosa cioè per me un impresa è un'impresa

se vende un prodotto un servizio a qualcuno e quindi su questo si aprono degli scenari

che possono essere coadiuvati dalla finanza che uno è riuscito a trovare quindi è chiaro

che ho trovato un milione di euro per fare una campagna di marketing avrò un milione

di euro a disposizione e farò una campagna di marketing di un certo tipo. Se non ce li

ho coi soldi devo fare un'azione molto più piccola molto più “hand made” quindi

questo è chiaro che il processo viene accelerato e viene facilitato. Ma i soldi finiscono cioè

se non c'è un prodotto dietro i soldi degli investitori finiscono se non c'è la capacità

di portare quel prodotto sul mercato e di conquistare la fetta di mercato che uno pensava

di dover conquistare, i soldi finiscono e se finisce la cassa, e questo capita dopo

2-3 anni perché i piani di business che uno aveva ipotizzato nel famoso business plan

qui si aprirebbe un altro discorso che un'altra puntata forse affronteremo, però se finiscono

quei soldi l'impresa deve chiudere se non ne trova altri. Perché se non entrano “incassi”

cioè se non entrano soldi per la vendita dei prodotti perché ancora uno magari lo

sta sviluppando sta facendo ancora prototipo sta facendo il testing e ha calcolato però

male le risorse che servivano, si trova in un mare di guai perché non riesce a trovare

altri investitori sempre più raramente perché dici dopo tutti quei soldi che ha investito

dovevi arrivare qui non ci sei arrivato perché ti dovrei finanziare io oltre un ulteriore

sviluppo senza garanzia. Non hai ancora raggiunto il mercato quindi i clienti dicono io non

te lo compro il prodotto così se non ha queste caratteristiche, se non ha questa affidabilità,

se non ha questa certificazione e così via quindi molte delle imprese quindi quando si

dice che c'è un write off quindi insomma che è andato male l'investimento vuol dire

questo che abbiamo scommesso su un team che non è stato in grado di gestire l'impresa

in maniera diciamo con successo e in più che non siamo riusciti a trovare la giusta

finanza per continuare a farla crescere. Questo è uno dei degli esempi anche più cogenti

che abbiamo avuto nel periodo perché anche anche noi siamo come investitori, in start

up, abbiamo fatto i nostri errori nel non valutare di tenerci un pò di soldi per quelli

che si dicono i “secondi round”. Quindi io ti do dei soldi tu fai quello che dovevi

fare, non riusciamo comunque ad avere il successo auspicato sul mercato, ci servirebbero altri

soldi. Se non li troviamo sul mercato e non li abbiamo noi, e anche lì si apre una crisi

che porta poi alla chiusura della startup. Quindi anche qua, non è che voglio spaventare

ma aver essere menzionati su un giornale per aver trovato 8 milioni 10 milioni 3 milioni

un milione eccetera, non vuol dire aver fatto una exit di qualche milione se non decina

di milioni di euro della propria startup. Se dovessimo indicare il successo di una startup

lo indichiamo in quel modo oppure lo indichiamo con la crescita di un fatturato, chiaramente

insomma di un utile collegato esponenziale, per cui non siamo ancora arrivati al regime

ma la nostra azienda ha il primo hanno venduto dieci prodotti, il secondo anno ne ha venduti

10.000, adesso per dico per dire cioè degli indicatori che ti dicano stiamo andando molto

bene il mercato questo cielo ce lo riconosce. Quindi questo e se le cose vanno bene, se

troviamo la finanza ne dobbiamo probabilmente trovare altra subito dopo. Quindi è un'altra

delle cose che mentre si sviluppa il prodotto si deve già pensare alla finanza successiva

e qui in Italia abbiamo fatto dei passi in avanti. Ci sono adesso diversi fondi di venture

capital che stanno crescendo anche nella capacità di investimento. Ci sono dei fondi esteri

che guardano con attenzione le nostre start up per questi famosi round successivi. Quindi

devo dire che è una finanza di elite se volete non elite nobiliare ma di elite meritocratica,

quindi chi si merita riesce anche a scalare vette più alte però è un percorso che fino

a che uno non arriva a una prova di mercato insomma di successo non è mai finita. Dicevo

prima, poi se invece la porta dell'investitore si chiude non si apre prima di tutto non bisogna

disperare, appunto, perché magari ripeto dopo una cosa dopo una delusione c'è sempre

in genere una voglia di riscatto e quindi si trovano altre formule. Io consiglio anche

tante persone a non seguire le mode e anche a utilizzare degli strumenti che possono essere

magari meno “fighi” se vogliamo usare questa espressione però invece hanno aiutato

anche Meta Group per esempio a partire 25 anni fa. C'erano dei prestiti che la regione

dava mi sembra fossero 25 milioni di lire adesso insomma non ricordo più, però insomma

noi da giovani laureati insomma un po in cerca di un posto nel mondo siamo partiti così.

Anche cercare di trovare bandi con piccoli grant come per esempio adesso la regione Lazio,

mi dispiace per chi non abita nel Lazio, però ci sono anche le altre regioni, sicuramente

insomma ecco chiedere in regione e nei vari sportelli insomma per l'impresa in camera

di commercio insomma, tante volte non si conoscono ma l'opportunità ci sono. La regione Lazio

ha lanciato tantissime iniziative per le donne per i giovani, forse quelli in più svantaggiati

sono gli uomini diciamo sopra i 35 anni, che ti permettono di così di prendere confidenza,

di sviluppare un pochino meglio la tua idea, di capire se è un'idea tradizionale tra virgolette

un'idea che può scalare, quindi insomma può raggiungere mete più ambiziose, e se tu sei

un imprenditore che vuole essere ambizioso o se invece sarà un imprenditore che vuole

concedersi anche tante altre cose nella vita, perché poi anche questo, apriremo l'altro

filone su chi vuoi essere da grande, però io la faccio sempre a domanda. Cioè è inutile

che intraprendiamo un percorso con un investitore se tu poi vuoi vivere un altro tipo di vita

e spesso la si vuole vivere e quindi insomma se si è preso impone una morsa nella spirale

dover dimostrare di essere di nuovo il noi lo start upper dell'anno ma magari a uno piace

andare in barca a vela o non so andare in Canada fare una camminata in montagna, con

molta più frequenza di quanto poi invece la vita da startupper ti permetta. Quindi

insomma, con cautela avvicinarsi anche a questo mondo, preferire per iniziare dei bandi meno

aggressivi come molto spesso quasi tutte le regioni ma c'è Invitalia con tutti i limiti

che magari mi vengono raccontati sui tempi della burocrazia, per carità però, insomma,

ci sono agevolazioni adesso c'è il “Resto al Sud” per i giovani, non ne conosco i

dettagli però so che insomma.. c'è anche un bando sull'imprenditoria femminile giovane

sotto i 35 anni sempre di Invitalia che è ancora aperto, che non saranno perfetti, però

insomma non sono nemmeno rischiosi, ecco. Quindi se uno vuole annusare un pò questi

percorsi lo può fare anche in maniera un pochino più soft per poi perché non lanciarsi

in avventure più spericolate. C: Torniamo allo scenario in cui ho molta

probabilità di ricevere questo finanziamento. Una volta che l'investitore entra a far parte

del mio contesto imprenditoriale ha il diritto di dirmi come dovrei fare certe cose? Cioè

quanto influenza poi la mia libertà d'azione perché magari si accorge appunto che io sto

dilapidando tutto e non sto seguendo il percorso giusto, può fare qualcosa, non può fare

nulla, dipende dai modelli, come funziona? A: Certo certo, questo è stato sempre anche

il problema non solo per le start up ma delle piccole e medie imprese italiane, cioè il

fatto di essere e voler rimanere imprese familiari sottende il fatto che avere un investitore

esterno che miri chiaramente a far crescere azienda in un certo modo pone dei limiti,

dei limiti o dei vantaggi però insomma di trasparenza, di ufficialità, di organizzazione,

di metodologie e procedure di un certo tipo. Quindi quando uno diciamo firma una lettera

d'intenti con con un investitore sono mettiamo il caso che uno abbia trovato un angelo un

business angel che vuole investire in genere si firma una prima lettera che sono due paginette

in cui si regolano i rapporti, gli argomenti, gli articoli principali e quindi insomma si

stringe un primo patto che chiaramente non è preciso poi come sarà invece l'atto successivo

che è quello insomma proprio dell'investimento, dell'accordo di investimento. Per cui è chiaro


Come Finanziare la Tua Start Up, con Anna Amati - YouTube Wie Sie Ihr Start-up finanzieren, mit Anna Amati - YouTube How to Fund Your Start Up, with Anna Amati - YouTube Cómo financiar tu start-up, con Anna Amati - YouTube アンナ・アマティと学ぶスタートアップの資金調達法 - YouTube Jak sfinansować swój startup, z Anną Amati - YouTube Como financiar a sua empresa em fase de arranque, com Anna Amati - YouTube Как финансировать свой старт-ап, с Анной Амати - YouTube

Ho una grande idea! Lancio una start up e ho bisogno di finanziamenti. E adesso? Dove

vado? A chi li chiedo? Come li chiedo? Tutto questo e molto altro i temi della puntata

di Impact Girl che stai per cominciare a guardare tra pochissimi secondi, prima però ti invito

ad iscriverti al canale YouTube, cliccando sopratutto sulla campanellina che trovi accanto

al pulsante iscriviti, oppure, se stai guardando questa puntata dal sito Biz-Academy.it/podcast

ti invito ad iscriverti via mail per ricevere tutti gli aggiornamenti relativi al podcast

Impact Girl, in altre parole, per non perderti mai nemmeno una puntata. Cominciamo!

Ciao a tutti e Benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl, il podcast italiano

dedicato alla crescita professionale tutta al femminile. Oggi ho la fortuna e il privilegio

di essere in compagnia di Anna Amati. Ciao Anna, grazie per essere qui con noi oggi!

A: Ciao ciao a tutti voi, grazie per l'invito! C: Allora Anna, prima di introdurti, perché

hai una una biografia che probabilmente coprirebbe un'ora di registrazione quindi ovviamente

l'ho riassunta, anticipo il tema che affronteremo oggi che è come finanziare il nostro progetto

imprenditoriale, un tema che è estremamente confuso per chi non è addetto ai lavori.

Su Internet si trova tutto e il contrario di tutto. Non sai da dove partire e soprattutto

io ancora non ho capito quando davvero ti serve finanziare un progetto, nel senso che

a volte capita anche di cercare finanziamenti quando le risorse sono a disposizione. Allora

cercheremo di capire in quali scenari andiamo a chiedere un investimento, perché si dovrebbe

chiedere un investimento magari quando abbiamo comunque delle risorse a disposizione, cosa

fare invece quando le risorse scarseggiano e magari facciamo fatica a chiedere aiuto

in questo senso e molti altri aspetti ma prima di entrare nel cuore del nostro tema.. Anna

tu sei Vicepresidente e membro del Consiglio di Amministrazione di Meta Group, che è un'azienda

Internazionale che opera nel settore della innovazione. Sei anche investitrice per Startup

quindi in gel investor, sei Architetto abilitatrice di Innovazione e hai oltre 20 anni di esperienza

per quanto riguarda le politiche di sviluppo economico e i meccanismi alla base dell'innovazione,

sia di imprese che di territori. Come accennavo prima sei mille altre cose, ma tutte queste

saranno messe per iscritto quindi se ragazzi volete conoscere tutto il percorso di Anna

ce l'avrete a disposizione sotto l'episodio. Io non induco oltre perché voglio tuffarmi

subito su quella che è la prima domanda: quali sono Anna gli scenari in cui un'azienda

sceglie o può scegliere di chiedere un finanziamento? A: Grazie, grazie! È un tema molto dibattuto,

è un tema che scoraggia molti, molti giovani, molte donne nell'intraprendere questo percorso

imprenditoriale. Il tema della finanza vuol rappresentare uno degli ingredienti fondamentali

della crescita del passaggio da un'idea a un'impresa e spesso viene etichettata come

andare in banca e prendere un prestito. Il prestito non si riceve perché magari non

si hanno a disposizione immobili o garanzie da parte dei genitori e di altri familiari

o amici o folli, come si dice, e quindi il giovane o la giovane si trovano scoraggiati

nell'intraprendere. Un piccolo aneddoto in cui credo molto, che fa capire il senso anche

poi della ricerca della finanza e che credo forse io stessa, come molti altri imprenditori

che ho conosciuto, quando non ci sono i soldi e lì che nasce e che si fa vedere proprio

lo spirito imprenditoriale. Quindi il primo consiglio, il primo segreto a tutti voi è

di guardarvi un pò dentro e di capire se effettivamente siete in grado di intraprendere

un percorso che vuol dire anche saper attrarre, trovare il modo di avere queste risorse che

chiaramente la maggior parte di noi non ha a disposizione. È proprio lì la differenza.

se vi doveste dire il primo elemento che in questo ruolo di investitrice valuto, cioè

la capacità di partire a prescindere anche dalla finanza di cui disponete. So che è

un discorso scomodo, so che magari molti mi diranno facile a dirlo difficile a farlo ma

credetemi è realmente così. Quando vediamo che spesso si raccontano le storie, le belle

storie delle idee che nascono nei garage e arrivano poi ad essere imprese di successo,

saranno sicuramente molto romanzate ma c'è anche molto del vero. Cioè ci sono persone

che intuiscono un percorso originale per trovare i primi finanziatori e convincerli che la

loro idea è talmente buona da poter essere finanziata. Per cui non demordete, ecco il

primo consiglio nella finanza, sia che andiate in banca, che poi vedremo affrontiate altri

percorsi, se avete veramente l'idea del secolo, la vostra idea del secolo, non potete rinunciare

dicendo e coprendovi soprattutto dietro al fatto “non ho trovato i finanziamenti giusti

se no avrei fatto tanta strada” questo è un primo elemento di mancanza proprio di spirito

imprenditoriale. C: Può essere anche paura Anna? Si può dire

che lo spirito imprenditoriale si acquisisce o ci si nasce?

A: Lo spirito imprenditoriale credo che sia qualcosa che si respiri fin da piccoli e quindi

se uno nasce in un ambiente che è propenso al rischio, alla paura, all'incertezza, al

futuro, a lanciarsi in avventure perché un pò è nel dna familiare o di lodi di chi

ci sta intorno sicuramente si hanno meno difficoltà a crescere e a sperimentare. Però, per esperienza,

insomma e per la nascita anche di tanti percorsi di formazione, di acceleratori, di incubatori

di imprese e di coach, di mentor insomma c'è tutto un mondo che non esisterebbe se non

fosse poi possibile invece trovare anche la forza per prepararsi per affrontare i propri

limiti e acquisire le competenze necessarie. Quindi sì penso che si possa imparare. Si

può imparare anche senza andare nei percorsi di formazione ma con le proprie esperienze.

Quindi un consiglio che do spesso a chi intraprende è di prepararsi per bene, anche qui, è un

discorso di non chiedere agli altri ma essere proattivi e creare, costruirsi un percorso

importante quindi studiare le lingue, andare fuori, fare esperienze, connettersi, avere

relazioni guardare, essere curiosi..insomma avere quello spirito che poi ti permette di

riportare a casa tante di quelle informazioni che messe insieme alla tua idea fanno sì

che poi uno si senta pronto per fare l'imprenditore ecco quindi questi sono i consigli principali.

C: Mi verrebbe da aggiungere anche il superare questa idea che, soprattutto tipica femminile,

non siamo portate, quello che hai accennato all'inizio. Il mondo dei finanziamenti non

è un mondo tipicamente femminile e spesso a livello imprenditoriale abbiamo delle idee,

solo che siamo convinte di non essere tagliate per riuscire a gestirle in maniera ottimale,

a maggior ragione quando dobbiamo chiedere aiuto (altra cosa su cui noi donne non siamo

per niente brave) ma anche proprio capire come funziona un finanziamento pro e contro.

Quindi andare oltre questa idea che appunto siamo nate così e provare ad abbracciare

l'idea che, come dici tu, attraverso lo studio e l'esperienza anche graduale, un passo alla

volta, chiedendo appunto anche a delle figure di riferimento, che ormai magari lo fanno

addirittura di lavoro, provare insomma a imparare quali sono gli step e poi accettare anche

di poter sbagliare. Solo che quando si sbaglia ecco coi finanziamenti..

A: Hai ragione Cecilia, perfettamente. Alle ragazze spesso devo dare, se posso (perché

poi sommare anch'io ho una certa responsabilità nel trasferire informazioni nel dare suggerimenti)

sicuramente quando arrivano da me le ragazze devono fare un percorso in più rispetto agli

uomini di presa di consapevolezza, delle proprie capacità, delle proprie competenze e anche

dello “scotto” diciamo di secoli di diversa interpretazione del ruolo nella società.

E per cui sicuramente siamo meno avvezze al rischio perché magari abbiamo sempre gestito

il budget familiare un certo modo e quindi sappiamo insomma che cosa magari vuol dire

non potersi trovare senza risorse, insomma per far crescere poi la famiglia e così via,

ce ne sarebbero tanti di aneddoti. Io credo che le cose stiano cambiando e stiano cambiando

anche grazie a programmi come il vostro di education un pò trasversale e senza limiti

né di orari né di e quindi insomma ascoltabili da tutti. E credo che sia un percorso lungo.

Mi imbatto spesso in dialettica, diciamo così, anche con il mondo delle istituzioni, chiedendo

a gran voce che possano essere da subito messi anche da percorsi, addirittura dalle elementari,

di educazione imprenditoriale ma educazione anche finanziaria, perché questi sono sono

limiti esclusivamente culturali. Non è che le donne non sappiano gestire i soldi, non

possano prendere decisioni, non siano capaci di gestire il rischio. Non è una questione

di Dna anche perché in altri paesi diversi dal nostro questi problemi non ci sono, altrimenti

sarebbe il contrario. Quindi è chiaro che le donne hanno avuto un ruolo, anche un atteggiamento

molto diverso, molto meno, se vuoi anche superficiale in alcuni momenti, per cui non si buttano

se non sono strapeparate e se non hanno studiato tutto quello che c'era da studiare. Questo

è un grande è un grande limite perché poi insomma invece la realtà va affrontata anche

con una certa leggerezza e si può anche imparare man mano che si affronta un percorso. Però

quello che tu dici è vero cioè c'è una scarsa comprensione del rischio e conoscenza

delle dinamiche economiche finanziarie, che poi alla resa dei conti pesano significativamente

sul fatto di poter solo pensare di intraprendere, nemmeno iniziare l'iniziativa imprenditoriale

e questo insieme ad altri temi caldi sulle donne, ma insomma andremo oltre quello che

ci eravamo prefisse, sicuramente è un elemento, una barriera all'ingresso.

C: Ecco Anna, lo scenario che tu hai nominato all'inizio che forse è anche quello più

tipico, è quello di una start up o qualcuno che ha un'idea, non ha i finanziamenti e va

a cercarli. Vedremo appunto come e perché tra pochissimo. Però c'è anche lo scenario,

che mi è capitato appunto di osservare, anche se non mi ha mai coinvolto direttamente, dove

ha un'attività che comunque genera una certa entrata, costante e prevedibile ma scegli

comunque di coinvolgere degli investitori. Ci aiuti a capire quando e perché, ad esclusione

della situazione in cui è assolutamente necessario ricevere un finanziamento, può avere senso

coinvolgere degli investitori esterni? A: Sì, grazie della domanda perché anche

qua abbiamo fatto dei grandi passi in avanti negli ultimi anni dal decreto Passera in poi

e adesso anche con il nuovo piano nazionale dell'innovazione l'attenzione ha avuto una

risonanza anche importante, quindi è giusto fare un pò di differenze. Non tutti i tipi

di imprese sono “adatte” a ricevere investimenti di quello che si chiama capitale di rischio,

cioè di fondi, quindi di strutture organizzate che gestiscono dei soldi di altri e che vogliono

investire in imprese che sappiano far ritornare importanti i rendimenti economici a chi ha

investito e forme più informali, come possono essere i club di business Angel, piuttosto

che di altri investitori, che sono sempre disposti a investire proprie risorse, non

in immobili, non in qualcosa di fisico ma che decidono di supportare giovani talenti,

giovani spiritualmente ma insomma anche l'età media è tra 35-40 anni in Italia, quindi

non ai giovanissimi, però insomma di dedicare parte delle loro risorse investendo in aziende

e prendendo in cambio delle quote delle aziende che finanziano. Non avendo garanzie se non

la capacità del team dell'imprenditore di arrivare al successo chiaramente questi investitori

sono abbastanza esigenti. In Italia sono pochi, sono tuttora pochi. Se qualcuno vuole approfondire

ci sono veramente tanti argomenti, tanti articoli e tanti ormai dibattiti sul tema però chiaramente

l'elemento importante è che i capitali, quelli che servirebbero per far nascere tante iniziative

imprenditoriali innovative e di successo, da una parte sono pochi, in Italia per lo

meno, poi apro la parentesi c'è sempre un mondo che è in cerca di buone idee su cui

investire e quindi anche qui la capacità degli individui ci sono ragazzi è start up,

imprese insomma che non hanno bisogno di avere mamma Italia che li aiuti ma trovano le finanze

dove sono e sono disposti chiaramente anche a fare sacrifici e andare fuori eccetera..

E poi ci sono dall'altra parte però invece gli investitori che dicono che i soldi ce

l'abbiamo ma non troviamo delle idee abbastanza innovative su cui valga la pena di investire.

Questo è il paradosso che da anni stiamo vivendo. L'investitore e l'investimento che

ne deriva non è uno strumento di sviluppo economico in sé quindi non è un grant un

finanziamento un pò pioggia, che tutti possono ricevere, questo è serio e doveroso sottolinearlo,

ma proprio per la tipicità del tipo di investimento cioè devo riuscire a convincere qualcuno

a darmi i suoi soldi per una cosa che non gli appartiene, è chiaro che è per pochi.

Quindi è per pochi e per poche anche idee o per poche tipologie di impresa. Quindi la

prima cosa da capire “io sono una impresa che può ricevere questo tipo di investimenti?”

Devo avere dei requisiti. Devo avere un modello di business di un certo tipo quindi insomma

in pochi anni raggiungere dei traguardi eccellenti. In termini economici soprattutto devo essere

internazionale, quindi devo essere in grado di avere milioni, se non miliardi di utenti

di clienti e devo basarmi su innovazioni, su tecnologie, su tutta una serie di elementi

che possano essere cosiddette disruptive, quindi possono cambiare il modo di operare

e di vivere di milioni di persone e quindi chiaramente, se ho una qualsiasi attività

commerciale pur florida, che cresce anche diciamo linearmente come qualità e anche

come fatturato e come utili, non per forza ritroverò l'investitore che crede in me,

anzi diciamo sarà molto difficile. Il che non deve scoraggiare. Quindi se uno si fa

questa analisi, si aiuta un pò con con tanti pitch che ci sono per capire e anche tanti

articoli dicono chi ha trovato investimenti o no è capire se effettivamente può rientrare

in questo tipo di categoria, poi il contatto devo dire che è abbastanza facile in Italia

ad oggi. Non lo era assolutamente dieci anni fa ma adesso sarà competizione idee e di

start up open innovation programme, quindi insomma aziende grandi che cercano innovazione

e la cercano all'esterno, quindi cercano start up che abbiano delle soluzioni fatte apposta

già ad acquistare e comprare e inserire nel processo produttivo ce ne sono sempre di più.

Ci sono le università, molte università che hanno introdotto diciamo questo queste

competizioni anche a livello nazionale che valorizzano la conoscenza all'interno all'università.

Quindi anche qua c'è un grande bacino diciamo di possibilità di entrare in contatto e poi

si sono tutti i club. Io faccio parte di IAG, Italian Angels for Growth, che è un network

di Business Angel che ha sede a Milano ma che è aperto per ricevere investimenti da

tutta Italia e ce ne sono tanti altri, cioè club degli investitori a Torino. C'è un club

appena nato di cui faccio sempre parte che investe iniziative solo al femminile, che

è stato promosso da Impact Hub Milano ed Axa, quindi ci sono acceleratori c'è LUISS

ENLABS a Roma, c'è Digital Magics a Milano e Impact Hub per l'innovazione sociale. Poi

sicuramente faccio qualche gaffe.. H Farm nel Veneto. Ci sono acceleratori anche a Napoli,

a Bari. Insomma c'è un bel movimento in Italia e quindi credo che lo sportello a cui chiedere

sia facile trovarlo, ripeto più difficile è avere un'idea che sia talmente convincente

e abbia talmente chiare le potenzialità di mercato che può esprimere il futuro da attrarre

l'attenzione e poi successivamente i soldi di questi business Angel, si cercano un certo

quantità di soldi, quindi si cerca qualche centinaio di migliaia di euro e fondi di venture

capital e interessi se la finanza che si cerca è un pochino più elevata.

C: Ecco a questo proposito ti chiedo.. in realtà continuo ad avere altre domande che

arrivano, però voglio intanto coprire quelle che ci eravamo prefisse. A proposito di quello

che un investitore verifica o guarda prima di scegliere se finanziare un progetto, qualche

caratteristica l'hai già nominata. Poi hai detto anche di non scoraggiarci però a me

quelle caratteristiche che hai detto scoraggiano non poco, quindi deve essere un progetto internazionalizzabile,

che può raggiungere milioni di utenti. Quali possono essere, supponiamo che io comincia,

non lo so, mi viene in mente.. potrebbe essere un progetto editoriale, per esempio, oppure

qualcosa che sia potenziale che però non è un'idea così disruptive, che può cambiare

il mondo ma può comunque avere un impatto nella realtà a me più vicina, che può essere

la realtà italiana oppure addirittura quella più piccolina che può essere la mia realtà

regionale, può essere la realtà europea ma non quella non lo so che va oltre oceano.

Ci sono delle caratteristiche, magari che riguardano degli acceleratori piuttosto che

altri che a cui possiamo guardare con un pochino più di speranza, rispetto ai piccoli progetti?

A: Giusto. Mi sento di dire questo. Io ho fatto un'analisi seria per mettere in condizioni

le persone che vogliano trovare un investitore di essere pronti a farlo. Ma non tutti i business

hanno bisogno di investitori per nascere e per crescere. E questa è la bella notizia,

anzi devo dire la mia esperienza anche per le start up che mi hanno incrociato e con

cui insomma ho condiviso parte della loro vita, dei loro percorsi, dei loro sogni, delle

loro frustrazioni, credo che non possano che darmene atto, dico sempre che è più facile

sicuramente ricevere le porte in faccia che ricevere dei soldi e quindi se tutti gli imprenditori

non fossero partiti ripeto perché qualcuno gli ha detto “no mi spiace la tua idea non

è una buona idea o no no ma non ha le caratteristiche” il mondo non avrebbe imprenditori. Invece

ce ne sono tanti. Quindi ritorno un pò alla mia convinzione iniziale che non bisogna essere

ostinati. Cioè bisogna essere sinceri bisogna anche capire se effettivamente un mercato

per la nostra idea non c'è, ma se siamo sicuri che un mercato, per quel progetto che stiamo

facendo, per quel servizio che abbiamo pensato, per quel prodotto che abbiamo realizzato c'è,

sta solo a noi trovare un modo per portarcelo. Sta solo a noi portarselo.... anzi un altro

pensiero che io che io conservo insomma in tutte queste incontri che faccio è proprio

la semplicità cioè io ho visto che poi alla fine chi ha oltre che aver preso i soldi ma

in generale chi ce l'ha fatta che secondo me è la cosa più importante, e poi qui ricordami

che ti devo dire una cosa, sono proprio le idee semplici. Idee che nascono per risolvere

un problema di tanti milioni di persone o problemi o necessità, perché non sono tutti

i problemi, e che sono sviluppate anche in modo talmente semplice che la solita nonna

può utilizzarlo. Mi viene in mente Instagram che secondo me è una delle no degli esempi

che si possa fare è chiaro che c'è tanta tecnologia dietro ma l'idea in sé cioè di

condividere delle foto con altri appassionati e poi di lì in avanti farla diventare quello

che è diventato, può venire in mente a tutti. Non è che c'è bisogno della laurea in fisica

nucleare per fare una cosa del genere. Quindi ripeto: la differenza tra avere una buona

idea e avere Instagram è un percorso della persona, del team che individua tutta una

serie di strade, di colpi giusti e quindi sa farsi trovare preparato, far incontrare

le persone giuste, sa andare nei luoghi giusti, sa sacrificarsi nei modi giusti, quindi ha

anche un fattore che spesso insomma lo ha aiutato, però ci credo proprio, nel senso

che la fortuna di per sé non aiuta gli imprenditori, sono imprenditori che si fanno trovare pronti

quando c'è l'occasione giusta. C: Quindi hai detto trovare il posto giusto

e le persone giuste possiamo dire che questo implica anche sbattere la testa sui posti

sbagliati e le persone sbagliate, quindi prima hai fatto una lista solo parziale peraltro

di acceleratori che possono sostenere progetti. Qui una persona si trova di fronte a questa

lista dice “ok cosa faccio, mi baso su la tipologia e la caratteristica che magari ciascun

acceleratore a per cui alcuni acceleratori finanze ad un certo tipo di progetto altri

ne finanziano un altro oppure me la gioco sulla prossimità geografica oppure parto

da quello che sembra più facile come dire si è da quello che sembra più facile convincere”...

che criteri utilizzo per orientarmi ed evitare troppi posti sbagliati e persone sbagliate?

A: Mi è capitato non più tardi della settimana scorsa io sono umbra e quindi l'Umbria non

è proprio sulla mappa geografica dell'innovazione magari dei luoghi sacri, del buon cibo e del

buon vino però su questo insomma stiamo stiamo lavorando e ci abbiamo imprenditori successo

sappiamo Brunello Cucinelli insomma ci abbiamo le nostre le nostre chicche, però sicuramente

i ragazzi che vivono in Umbria o che vivono a Perugia o a Terni, non hanno le opportunità

che hanno i ragazzi che vivono a Milano, questo insomma questo è ovvio. Io stando la metà

della settimana a Milano sono in grado di accorgermi delle differenze e delle sollecitazioni

dell'opportunità. Quindi è chiaro che da un lato c'è un ruolo che deve rivestire la

parte più istituzionale del paese se vuoi, di rendere queste opportunità sempre più,

sempre più capillarmente nei vari nei vari territori. E non dico solo Nord – Sud, sarebbe

limitativo. Cioè se voi andate nella provincia di Treviso, in un paesino sparso a 10(0) chilometri

di distanza da Treviso è la stessa situazione che si vive magari insomma in un paesino vicino

a Terni o nel paesino vicino a Palermo quindi è un concetto diverso. Dove sono gli hub

dell'innovazione. A tutti quelli che non abitano che non hanno la fortuna di poter abitare

nei luoghi, dove si respira un pò questo clima di innovazione e che sono molto pochi

in Italia, consiglio di utilizzare il web. Quello che a me sembra assurdo è che nel

periodo della massima diffusione del nella storia dell'uomo di un strumento che permette

di mettere in rete miliardi di persone, c'è un isolamento e un aumento della distanza

tra la campagna e la città, mi verrebbe di dire, quindi tra zone periferiche e le zone

centrali. E questo è solo il digitale che può ridurre, quindi facendo tutti possono

accedere a YouTube, tutti possono andare a vedere un Webinar, c'è una democratizzazione

del sapere cioè il mith che lascia tutto aperto, tutta una serie di corsi online, per

esempio, per formarsi in maniera gratuita. Quindi diciamo che non ci sono più scuse

per non avere gli strumenti, ci vorrebbe solo forse un pò di testimonianze, di contaminazione.

Io lo dico spesso adesso insomma non Alessandro Fusacchia che era il capo gabinetto del miur

un po di anni fa spesso ridevo ma insomma ho proposto varie volte di pensare a dei percorsi

e delle gite scolastiche insomma queste uscite educative, che non fossero sempre insomma

nelle bellezze per carità di ravenna dei mosaici che devono seguitare, non vorrei diciamo

poi ricadere nel far diventare ignoranti diciamo i ragazzi italiani. Però insomma andare a

vedere un luogo come l'Olivetti raccontare una storia di successo italiana oppure entrare

in un acceleratore di impresa che è collegato magari con la Silicon Valley e fare fare un

gemellaggio. Cioè insomma ecco ci sono cose che non ci vorrebbe molto a fare, se uno volesse

farle. Quindi c'è questo aspetto che sicuramente non dipende dal singolo ma ci sono ripeto

con il web la responsabilità del successo delle nostre azioni dipende anche molto da

noi. Quindi non ci sono scuse, c'è la Ryanair che ancora con 30-40 euro quindi poco più

di una pizza e di una birra di un weekend, diciamo così ti permette di entrare a contatto

in contatto con con posti invece dove dove dovresti andare per capire se il tuo business

successo oppure no per incontrare persone quindi è un po un atteggiamento che va che

va che va modificato che va insomma diciamo anche qua un po stimolato perché le cose

accadano ecco io quello che vedo e che lo vedo anche io ho tre figli insomma tutti universitari

che chiaramente non ne possono più di start up innovazione, scappano da tutte le parti.

Però ho cercato di prendere loro come cavia proprio per capire quanto distante fosse queste

queste nuove generazioni di ventenni da quello che noi stiamo cercando di costruire anche

e soprattutto per loro, devo dire, e c'è tanta distanza, c'è tanto ancora voler vivere

con la spensieratezza anche giusta di 20 anni un'età di non preoccuparsi, di non doversi

connettere per forza, di non dover prendere esempio, di non doversi impegnare però insomma

è a 20-21 anni ripeto se uno vuole perseguire questa strada ci sono esempi di stra successo

quindi non è che sono giovani secondo me quando uno dice no che sono sono sono piccoli

insomma sono non lo sono. A vent'anni, 20-25 anni puoi decidere bene il tuo futuro e il

futuro spesso dipende da te. C: Assolutamente! Hai parlato di Web. Ora

ci sono varie forme di finanziamenti, estremamente confuse per quanto mi riguarda, perchè veramente

si parla di, non lo so un investimento che appunto è l'Angel Investment, poi c'è la

JV quindi JV sta per Joint Ventures poi ci sono i Silent Partners. Poi c'è il Crowdfunding,

che sembra invece dare accesso a chiunque, ai finanziamenti che desidera. Aiutarci a

fare un po di chiarezza. Se non so quale investimento voglio e che tipo di coinvolgimento dell'investitore

io voglio è difficile che io riesca a capire qual è la strada migliore per procedere,

giusto? A: Giusto. Ripeto, riprendiamo un pezzettino

di quanto abbiamo detto prima. Io ho un'idea, secondo me l'idea del secolo. Nessuno ce l'ha

mai avuta così bella, così come l'ho pensata io e non esistono altre cose uguali eccetera

eccetera. Tutte le cose che abitualmente nei primi tre minuti ci dicono spesso nelle persone

che arrivano con il loro il loro pitch ben preparato.. Che accade lì,ripeto, la risposta

degli investitori il più delle volte è no. Allora mettiamo.. non prendiamo i fortunati,

perché se la risposta è sì, si aprono due scenari, anzi forse prendiamolo come binario.

La risposta è si, la risposta è sì, ci è piaciuta la tua idea, ma soprattutto ci

è piaciuto il tuo team come imprenditore insomma le tue caratteristiche, il tuo background,

la tua capacità di pensare in grande eccetera, la tua esperienza.. e quindi decido di darti

dei soldi in cambio di quote. Adesso semplifico molto il discorso. Bene, intraprendiamo un

percorso insieme. L'investitore ha tutte le volontà che questa storia abbia successo,

per non bruciare i suoi soldi, perché insomma se poi l'impresa va male e l'investitore non

è riavrà il suo capitale indietro, quindi cosa può accadere?

Può accadere che, cosa anzi che succede molto molto spesso, questo è un primo passo.. aver

trovato i soldi era questa la cosa che ti volevo dire che ti volevo ricordare di dirmi,

non vuol dire purtroppo ahimé avere successo, perlomeno nell'accezione che è successo deve

avere per me, per un imprenditore. Quindi quando si leggono anche tanti articoli sui

giornali “ah grande successo di questo gruppo di start up per che hanno ricevuti investimenti

per 10-12 milioni ...” chiaro che sono stati bravi a coinvolgere altri a far credere nel

sogno insomma collettivo, ma il mercato è un'altra cosa cioè per me un impresa è un'impresa

se vende un prodotto un servizio a qualcuno e quindi su questo si aprono degli scenari

che possono essere coadiuvati dalla finanza che uno è riuscito a trovare quindi è chiaro

che ho trovato un milione di euro per fare una campagna di marketing avrò un milione

di euro a disposizione e farò una campagna di marketing di un certo tipo. Se non ce li

ho coi soldi devo fare un'azione molto più piccola molto più “hand made” quindi

questo è chiaro che il processo viene accelerato e viene facilitato. Ma i soldi finiscono cioè

se non c'è un prodotto dietro i soldi degli investitori finiscono se non c'è la capacità

di portare quel prodotto sul mercato e di conquistare la fetta di mercato che uno pensava

di dover conquistare, i soldi finiscono e se finisce la cassa, e questo capita dopo

2-3 anni perché i piani di business che uno aveva ipotizzato nel famoso business plan

qui si aprirebbe un altro discorso che un'altra puntata forse affronteremo, però se finiscono

quei soldi l'impresa deve chiudere se non ne trova altri. Perché se non entrano “incassi”

cioè se non entrano soldi per la vendita dei prodotti perché ancora uno magari lo

sta sviluppando sta facendo ancora prototipo sta facendo il testing e ha calcolato però

male le risorse che servivano, si trova in un mare di guai perché non riesce a trovare

altri investitori sempre più raramente perché dici dopo tutti quei soldi che ha investito

dovevi arrivare qui non ci sei arrivato perché ti dovrei finanziare io oltre un ulteriore

sviluppo senza garanzia. Non hai ancora raggiunto il mercato quindi i clienti dicono io non

te lo compro il prodotto così se non ha queste caratteristiche, se non ha questa affidabilità,

se non ha questa certificazione e così via quindi molte delle imprese quindi quando si

dice che c'è un write off quindi insomma che è andato male l'investimento vuol dire

questo che abbiamo scommesso su un team che non è stato in grado di gestire l'impresa

in maniera diciamo con successo e in più che non siamo riusciti a trovare la giusta

finanza per continuare a farla crescere. Questo è uno dei degli esempi anche più cogenti

che abbiamo avuto nel periodo perché anche anche noi siamo come investitori, in start

up, abbiamo fatto i nostri errori nel non valutare di tenerci un pò di soldi per quelli

che si dicono i “secondi round”. Quindi io ti do dei soldi tu fai quello che dovevi

fare, non riusciamo comunque ad avere il successo auspicato sul mercato, ci servirebbero altri

soldi. Se non li troviamo sul mercato e non li abbiamo noi, e anche lì si apre una crisi

che porta poi alla chiusura della startup. Quindi anche qua, non è che voglio spaventare

ma aver essere menzionati su un giornale per aver trovato 8 milioni 10 milioni 3 milioni

un milione eccetera, non vuol dire aver fatto una exit di qualche milione se non decina

di milioni di euro della propria startup. Se dovessimo indicare il successo di una startup

lo indichiamo in quel modo oppure lo indichiamo con la crescita di un fatturato, chiaramente

insomma di un utile collegato esponenziale, per cui non siamo ancora arrivati al regime

ma la nostra azienda ha il primo hanno venduto dieci prodotti, il secondo anno ne ha venduti

10.000, adesso per dico per dire cioè degli indicatori che ti dicano stiamo andando molto

bene il mercato questo cielo ce lo riconosce. Quindi questo e se le cose vanno bene, se

troviamo la finanza ne dobbiamo probabilmente trovare altra subito dopo. Quindi è un'altra

delle cose che mentre si sviluppa il prodotto si deve già pensare alla finanza successiva

e qui in Italia abbiamo fatto dei passi in avanti. Ci sono adesso diversi fondi di venture

capital che stanno crescendo anche nella capacità di investimento. Ci sono dei fondi esteri

che guardano con attenzione le nostre start up per questi famosi round successivi. Quindi

devo dire che è una finanza di elite se volete non elite nobiliare ma di elite meritocratica,

quindi chi si merita riesce anche a scalare vette più alte però è un percorso che fino

a che uno non arriva a una prova di mercato insomma di successo non è mai finita. Dicevo

prima, poi se invece la porta dell'investitore si chiude non si apre prima di tutto non bisogna

disperare, appunto, perché magari ripeto dopo una cosa dopo una delusione c'è sempre

in genere una voglia di riscatto e quindi si trovano altre formule. Io consiglio anche

tante persone a non seguire le mode e anche a utilizzare degli strumenti che possono essere

magari meno “fighi” se vogliamo usare questa espressione però invece hanno aiutato

anche Meta Group per esempio a partire 25 anni fa. C'erano dei prestiti che la regione

dava mi sembra fossero 25 milioni di lire adesso insomma non ricordo più, però insomma

noi da giovani laureati insomma un po in cerca di un posto nel mondo siamo partiti così.

Anche cercare di trovare bandi con piccoli grant come per esempio adesso la regione Lazio,

mi dispiace per chi non abita nel Lazio, però ci sono anche le altre regioni, sicuramente

insomma ecco chiedere in regione e nei vari sportelli insomma per l'impresa in camera

di commercio insomma, tante volte non si conoscono ma l'opportunità ci sono. La regione Lazio

ha lanciato tantissime iniziative per le donne per i giovani, forse quelli in più svantaggiati

sono gli uomini diciamo sopra i 35 anni, che ti permettono di così di prendere confidenza,

di sviluppare un pochino meglio la tua idea, di capire se è un'idea tradizionale tra virgolette

un'idea che può scalare, quindi insomma può raggiungere mete più ambiziose, e se tu sei

un imprenditore che vuole essere ambizioso o se invece sarà un imprenditore che vuole

concedersi anche tante altre cose nella vita, perché poi anche questo, apriremo l'altro

filone su chi vuoi essere da grande, però io la faccio sempre a domanda. Cioè è inutile

che intraprendiamo un percorso con un investitore se tu poi vuoi vivere un altro tipo di vita

e spesso la si vuole vivere e quindi insomma se si è preso impone una morsa nella spirale

dover dimostrare di essere di nuovo il noi lo start upper dell'anno ma magari a uno piace

andare in barca a vela o non so andare in Canada fare una camminata in montagna, con

molta più frequenza di quanto poi invece la vita da startupper ti permetta. Quindi

insomma, con cautela avvicinarsi anche a questo mondo, preferire per iniziare dei bandi meno

aggressivi come molto spesso quasi tutte le regioni ma c'è Invitalia con tutti i limiti

che magari mi vengono raccontati sui tempi della burocrazia, per carità però, insomma,

ci sono agevolazioni adesso c'è il “Resto al Sud” per i giovani, non ne conosco i

dettagli però so che insomma.. c'è anche un bando sull'imprenditoria femminile giovane

sotto i 35 anni sempre di Invitalia che è ancora aperto, che non saranno perfetti, però

insomma non sono nemmeno rischiosi, ecco. Quindi se uno vuole annusare un pò questi

percorsi lo può fare anche in maniera un pochino più soft per poi perché non lanciarsi

in avventure più spericolate. C: Torniamo allo scenario in cui ho molta

probabilità di ricevere questo finanziamento. Una volta che l'investitore entra a far parte

del mio contesto imprenditoriale ha il diritto di dirmi come dovrei fare certe cose? Cioè

quanto influenza poi la mia libertà d'azione perché magari si accorge appunto che io sto

dilapidando tutto e non sto seguendo il percorso giusto, può fare qualcosa, non può fare

nulla, dipende dai modelli, come funziona? A: Certo certo, questo è stato sempre anche

il problema non solo per le start up ma delle piccole e medie imprese italiane, cioè il

fatto di essere e voler rimanere imprese familiari sottende il fatto che avere un investitore

esterno che miri chiaramente a far crescere azienda in un certo modo pone dei limiti,

dei limiti o dei vantaggi però insomma di trasparenza, di ufficialità, di organizzazione,

di metodologie e procedure di un certo tipo. Quindi quando uno diciamo firma una lettera

d'intenti con con un investitore sono mettiamo il caso che uno abbia trovato un angelo un

business angel che vuole investire in genere si firma una prima lettera che sono due paginette

in cui si regolano i rapporti, gli argomenti, gli articoli principali e quindi insomma si

stringe un primo patto che chiaramente non è preciso poi come sarà invece l'atto successivo

che è quello insomma proprio dell'investimento, dell'accordo di investimento. Per cui è chiaro

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