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L'italiano Vero Podcast, 88 – Il Galateo con Samuele Briatore parte 2 (1)

88 – Il Galateo con Samuele Briatore parte 2 (1)

Massimo: Un, due, tre, via! Benvenuti all'italiano vero, il podcast che ti insegna a parlare come un vero italiano. In studio Massimo…

Paolo: Detto Cubo.

Massimo: Da Bergamo.

Paolo: Paolo, da Milano.

Massimo: E con noi in studio sempre ospiti mai visti e che non vedrete mai!

Paolo: Ma come, che non vedremo mai?

Massimo: Eh, Paolo, è un podcast!

Paolo: Ah già!

Cubo: Ciao a tutti, ben trovati a un nuovo episodio dell'italiano vero, continuiamo a parlare di galateo con Samuele. Ciao Samuele, bentornato.

Samuele: Ciao, Grazie mille.

Paolo: Ciao Samuele.

Cubo: Paolo, ci sei anche tu?

Paolo: Sì, sì, ci sono, ci sono sempre. Interessantissimo questo argomento, che si trascura a volte, ma vedo che invece è trasversale, permea proprio l'educazione e il comportamento di ognuno di noi, nel quotidiano proprio.

Cubo: Il primo argomento di cui andiamo a parlare, forse quello più famoso, no, a tavola, ecco, giusto Paolo? Come me, che dico sempre buon appetito, metto il tovagliolo al posto giusto, mi comporto bene, quindi sicuramente Samuele confermerà queste mie, diciamo, buone maniere. Quindi, di cosa si parla nella lezione a tavola?

Samuele: Mia nonna diceva sempre: "Al tavolo, al tavolino si riconosce il signore e il signorino" no, me lo diceva sempre quando ero piccolo questa frase. Perché in realtà la tavola è un po' il banco di prova, è dove tutte le persone, bene o male, almeno due volte al giorno, si siedono. Ma la cosa più divertente è che se ci pensiamo soprattutto nella nostra cultura italiana, i contratti si firmano proprio sempre a tavola. Noi abbiamo ancora questa cosa, la cena di lavoro, pranzo di lavoro, cioè dobbiamo mangiare per poter discutere di temi importanti. C'erano ancora delle piccole missive, delle lettere del Rinascimento dove si scriveva: "non bisogna firmare mai un contratto a pancia vuota", quindi prima una bella tavola imbandita e poi gli facciamo firmare, perché sarà contento, sarà felice e quindi la tavola è un punto sul quale noi ci focalizziamo spesso. Non ci focalizziamo su tutte quelle parti che spesso vediamo in televisione, dove va il tovagliolo a destra, a sinistra, su, giù, in basso... Cerchiamo più che altro di sapere e di capire come si sta a tavola, che non è solo qualcosa legato alla postura, ma è anche qualcosa legato proprio alla scelta di... Da dove partire, da dove incominciare, quali sono i bicchieri da acqua, quali sono i bicchieri da vino, quali sono i bicchieri da vino bianco, quali sono i bicchieri da vino frizzante, le posate si incomincia dall'interno all'esterno, dall'esterno all'interno, ma quando mi alzo dove metto il tovagliolo? Lo metto sul tavolo? Sulla sinistra? Sulla destra? Lo metto sulla sedia? Me lo porto dietro? E su questo vorrei raccontare un aneddoto che ho tra l'altro inserito nel mio testo "Le regole delle buone maniere", che è uscito con Newton Compton nel 2019. Eh... mi capitò, qualche anno fa, di andare con un amico giornalista all'ambasciata di Francia e dissi a questo mio amico: "Guarda siamo all'ambasciata, quindi vedi di darti 'na regolata", detto un po' alla romana, no. "Io ti invito con molto piacere, però mantieni un comportamento congruo al luogo", quindi forse l'ho terrorizzato un pochino, quindi loro ci han portato questi bicchieri di vino bianco e da mangiare ci hanno portato unicamente olive. Faceva caldo, eravamo fuori, eravamo a stomaco vuoto, quindi un bicchiere di vino, due bicchieri incominciava a accusare, quindi per asciugare tutti mangiavano queste olivette, lui vedo che continuava a mangiare queste olive e un ragazzo francese che era vicino a noi fa: "Scusami ma il tuo amico dove sta mettendo i noccioli delle olive? ", e io ho detto: "Boh, non ne ho idea! Quando rimaniamo soli io e lui gli chiedo: "Scusami, ma dove sono andati tutti quei noccioli? ", mi fa: "Ero così terrorizzato che li ho buttati giù!". Quindi non sapeva dove metterli e s'è ingoiato, continuava a ingoiarsi, ciotole e ciotole di noccioli, delle olive. Questo cosa accade? Perché non si conosce la regola, se avesse saputo che il nocciolo dell'oliva va posto nel pugno della mano sinistra e lasciato cadere sul piattino, appunto, dei noccioli, questo non sarebbe accaduto.

Cubo: Eh no! Assolutamente no. Però dai è stato fortunato che non hanno servito, non so, delle pesche, ecco! Sarebbe stato peggio, ecco!

Samuele: Esatto, sì.

Cubo: Esatto, esatto. Ma si può dire o no, buon appetito?

Samuele: Buon appetito non si può dire, perché, in realtà, stiamo augurando qualcosa in riferimento al corpo delle persone. Poi l'aneddotica su questo dice davvero di tutto, c'è chi dice che Carlo Magno minacciava i suoi ospiti, c'è chi dice che ai carcerati si augurava buon appetito prima di giustiziarli, c'è chi invece sosteneva che il buon appetito veniva detto prima di avvelenare una persona. Quindi, il buon appetito, è qualcosa che non si dice. Però, se noi siamo in una tavolata goliardica e tutti ci augurano buon appetito, una scrittrice di galateo molto famosa in Italia, Colette Rosselli scriveva, in uno dei suoi libri, "fa più rumore un buon appetito in meno che uno in più". Che vuol dire? Che se tutta una tavola si augura buon appetito, se noi non diciamo buon appetito, i cafoni siamo noi, non son solo loro perché, anche in questo caso, non stiamo parlando col loro codice. Quindi, in realtà, dobbiamo sempre parlare col codice dell'ambiente in cui ci troviamo.

Cubo: Mamma mia, davvero delle perle. E invece ho ancora un'altra domanda, l'altro giorno eravamo con Paolo a Firenze, era una cena aziendale, eravamo seduti e diciamo, non tutti avevano il piatto servito o meglio, una persona ha chiesto che il piatto venisse scaldato, quindi di fatto avevamo tutti il nostro piatto, lei non l'aveva proprio perché, appunto, aveva chiesto di cuocerlo di più, si parlava di carne alla Fiorentina e quindi io avevo fame, volevo mangiare, ma lei non aveva questo piatto e ho aspettato. Mah... quindi il galateo ne parla in questo caso, ho fatto bene ad aspettare, avrei potuto cominciare?

Samuele: No, hai fatto bene ad aspettare. Dopo ci sono delle variabili ovviamente, se siamo in un tavolo, siamo al ricevimento a Venaria Reale, con una tavola imperiale da 90 persone, se il primo aspetta che all'ottantottesimo arrivi il piatto, fa notte, quindi ovvio che no. Se siamo in un tavolo da quattro, da otto, da sei, da dieci, aspettiamo che tutti siano serviti. Purtroppo spesso le persone che sono al tavolo conoscono le regole del galateo, ma spesso i camerieri o le cameriere non lo conoscono bene, ma neanche i gestori. Lo vediamo con tutte quelle polemiche che nascono ad esempio intorno al menu senza prezzo dato alle donne. Abbiamo visto, c'è stato questo caso di questa influencer, mi sembra americana, che è andata a Venezia, disse che a lei fu dato il menù senza prezzo e questo era un gesto maschilista, perché il menù senza prezzo non è un qualcosa che viene dato in default alla donna. Facciamo un esempio pratico, sono Anna e sono il capo di Paolo, guadagno dieci volte tanto e dico: "Paolo hai fatto davvero un buon lavoro, ti voglio portare a pranzo fuori", a chi va il menù senza prezzo? Va a Paolo! Non va a me. I camerieri cosa fanno? Se vedono una coppia uomo/donna automaticamente danno il conto all'uomo, questo può funzionare in qualcosa legato al corteggiamento, ma sappiamo che sul lavoro il genere non esiste. Quindi, se è la donna che prenota e dice che l'uomo è suo ospite, non sappiamo se lei è un amministratore delegato di un'azienda e lui è un fornitore con cui deve chiudere un accordo; quel menù senza prezzo può essere anche utilizzato da due uomini o da due donne. Anche in questo caso Massimo e Paolo se sono amici da tantissimi anni, Paolo dice a Massimo: "Stasera voglio festeggiare perché domani parto per sei mesi a New York, perché ho vinto un premio. Voglio offrirti questa cena". A Massimo andrà il menù senza prezzo, perché dovrà sentirsi libero di scegliere quello che preferisce da quel menù.

Cubo: A Paolo, a Paolo andrà il menù senza prezzo, perché io... giusto?

Samuele: Ah ok, sei tu che hai vinto. Va bene.

Massimo: Mi raccomando, il divertimento con l'italiano vero non finisce qui!

Paolo: Ma come Max, ti sei dimenticato qualcosa?

Massimo: Ma no! Mi riferisco alle trascrizioni avanzate di Sara, che contengono spunti, approfondimenti e un esercizio relativi all'episodio.

Paolo: Ah! Ottimo! E dove li troviamo?

Massimo: Sono disponibili, per tutti i nostri Patron da “livello cappuccino” in su, oppure scaricabili con un piccolo contributo dall'indirizzo www.litalianovero.it/trascrizionidisara o dai link presenti nell'anteprima dell'episodio, visualizzabile sui vostri podcast player.

Paolo: Bene! Allora, buona continuazione!

Paolo: Samuele, invece per quanto riguarda la lezione successiva, la conversazione. Che cosa ci puoi dire?

Samuele: La conversazione è una parte molto importante, è quella sulla quale mi soffermo di più, anche su questo ho pubblicato un libro, sempre con Newton Compton, che si chiama "Come usare le parole giuste", pubblicato nel 2020. Perché a sbucciare un'arancia con un po' di pratica ce la facciamo, a aprire un'aragosta in modo eccelso, con due o tre tutorial di YouTube, ce la possiamo fare, a essere degli ospiti gradevoli, in grado di mantenere una conversazione, in grado di mettere a proprio agio il timido, di placare l'arrogante, di non cadere in tentazione di rispondere alla persona aggressiva, di essere una buona spalla per il padrone di casa, questo è molto più difficile, è una rarità e non basta un tutorial su YouTube per impararlo. Bisogna comprendere proprio i meccanismi della conversazione e bisogna proprio capire come andare ad annullare quelle che sono le crisi della conversazione, ossia quando le persone iniziano a bisticciare. Perché iniziano a bisticciare? Un esempio che faccio sempre a lezione, dico, due amici vanno a vedere un film, Antonio dice che fa schifo, Luca dice che è stupendo, incominciano a bisticciare. Quante volte vi è capitato, nella vita, che avete convinto un'altra persona che una cosa che reputava brutta invece è bella? Mai! Quindi, qual è il senso di quella conversazione? E soprattutto, Luca e Antonio sono nella commissione del Film Festival che decreterà il premio?

Paolo: No, assolutamente.

Samuele: No! Quindi, nel momento che, anche caso vuole, Antonio faccia cambiare idea a Luca, cosa ha vinto? Cosa succede? Nulla. Qual è l'opportunità invece, di poter vedere tutti gli aspetti negativi di quel film che io non ho colto. Oppure, vedere tutti gli aspetti positivi di quel film che io nei miei preconcetti non ho ammirato. Quindi quando c'è un contrasto, viverla come un'opportunità e non come un bisticcio.

Cubo: Bellissimo, bellissimi, bellissimi spunti. Sono argomenti che tra l'altro mi piacciono tantissimo, quindi assolutamente andrò a comprare i libri e li leggerò. Quindi, la lezione successiva è un altro argomento che mi piace molto, forse piace un po' meno a te, Samuele, a quanto mi avevi detto prima. La moda, la moda.

Samuele: La moda... sì, non è che non mi interessa, ma io sono uno di quelli che si rotolano nell'armadio la mattina, che proprio non ha gusto estetico per l'abito, quindi purtroppo non ce la faccio. Però la moda è significante, ha dei significati. Spesso quando mi capita di far lezione nelle scuole, i ragazzi mi dicono "No, io sono contro la moda", dico sempre "guardatevi i piedi, mi dite le marche delle vostre scarpe" e tutti mi dicono "Nike" e quindi dici, allora siete tutti così liberi, indipendenti e col gusto proprio che a tutti piacciono le Nike o c'è qualcosa che non va? O forse quelle Nike sono un codice comunicativo, è quasi un segno di una tribù, per dire io ho quella cosa e faccio parte di quella determinata tribù. Se foste liberi, uno di voi, maschio, avrebbe un tacco dodici, perché gli va così stamattina e una donna avrebbe degli scarponi sporchi di fango, perché gli era comodo così e non voleva bagnarsi i piedi con la pioggia. Non l'avete fatto, quindi vuol dire che liberi non lo siete per niente e non lo siamo per niente. Capitò anche qualche anno fa che qualche politico disse che all'interno del Parlamento non voleva mettere la cravatta e la giacca perché voleva sovvertire il potere, in quel momento non mettere la giacca e la cravatta non era un segno di rivoluzione, era un segno di non rispetto verso un palazzo che rappresentava tutti gli italiani, è qualcosa di ben diverso, sicuramente l'aspetto rivoluzionario si fa in altri modi, no? Attraverso l'abito, quando dicono "eh ma non possiamo dire che nel 2023 l'abito fa il monaco", l'abito fa il monaco a tutti gli effetti. Noi quando andiamo in ospedale parliamo con quello che è il camice bianco, non parliamo con quello che c'ha i jeans e la t-shirt dei Simpson, perché? Perché l'abito fa il monaco, anche in senso privato, perché tanti dicono" "sì ma non è sempre così. Ma io sono una ragazza bellissima e invito Massimo a cena, Massimo mi viene vestito in tuta di pile, mezza bruciata di sigaretta, con le scarpe sdrucite, cosa mi sta dicendo? Cosa mi sta comunicando? "Non mi interessi per nulla, non mi sono impegnato neanche un istante per te". Quindi in realtà vediamo che l'abito ha il suo significato.


88 – Il Galateo con Samuele Briatore parte 2 (1) 88 - Knigge mit Samuele Briatore Teil 2 (1) 88 - Etiquette with Samuele Briatore part 2 (1) 88 - Etikett med Samuele Briatore del 2 (1) 88 – 与萨缪尔·布里亚托利的礼仪第 2 部分 (1)

Massimo: Un, due, tre, via! Benvenuti all'italiano vero, il podcast che ti insegna a parlare come un vero italiano. In studio Massimo…

Paolo: Detto Cubo.

Massimo: Da Bergamo.

Paolo: Paolo, da Milano.

Massimo: E con noi in studio sempre ospiti mai visti e che non vedrete mai!

Paolo: Ma come, che non vedremo mai?

Massimo: Eh, Paolo, è un podcast!

Paolo: Ah già!

**Cubo:** Ciao a tutti, ben trovati a un nuovo episodio dell'italiano vero, continuiamo a parlare di galateo con Samuele. Ciao Samuele, bentornato.

**Samuele:** Ciao, Grazie mille.

**Paolo:** Ciao Samuele.

**Cubo:** Paolo, ci sei anche tu?

**Paolo:** Sì, sì, ci sono, ci sono sempre. Interessantissimo questo argomento, che si trascura a volte, ma vedo che invece è trasversale, permea proprio l'educazione e il comportamento di ognuno di noi, nel quotidiano proprio.

**Cubo:** Il primo argomento di cui andiamo a parlare, forse quello più famoso, no, a tavola, ecco, giusto Paolo? Come me, che dico sempre buon appetito, metto il tovagliolo al posto giusto, mi comporto bene, quindi sicuramente Samuele confermerà queste mie, diciamo, buone maniere. Quindi, di cosa si parla nella lezione a tavola?

**Samuele:** Mia nonna diceva sempre: "Al tavolo, al tavolino si riconosce il signore e il signorino" no, me lo diceva sempre quando ero piccolo questa frase. Perché in realtà la tavola è un po' il banco di prova, è dove tutte le persone, bene o male, almeno due volte al giorno, si siedono. Ma la cosa più divertente è che se ci pensiamo soprattutto nella nostra cultura italiana, i contratti si firmano proprio sempre a tavola. Noi abbiamo ancora questa cosa, la cena di lavoro, pranzo di lavoro, cioè dobbiamo mangiare per poter discutere di temi importanti. C'erano ancora delle piccole missive, delle lettere del Rinascimento dove si scriveva: "non bisogna firmare mai un contratto a pancia vuota", quindi prima una bella tavola imbandita e poi gli facciamo firmare, perché sarà contento, sarà felice e quindi la tavola è un punto sul quale noi ci focalizziamo spesso. Non ci focalizziamo su tutte quelle parti che spesso vediamo in televisione, dove va il tovagliolo a destra, a sinistra, su, giù, in basso... Cerchiamo più che altro di sapere e di capire come si sta a tavola, che non è solo qualcosa legato alla postura, ma è anche qualcosa legato proprio alla scelta di... Da dove partire, da dove incominciare, quali sono i bicchieri da acqua, quali sono i bicchieri da vino, quali sono i bicchieri da vino bianco, quali sono i bicchieri da vino frizzante, le posate si incomincia dall'interno all'esterno, dall'esterno all'interno, ma quando mi alzo dove metto il tovagliolo? Lo metto sul tavolo? Sulla sinistra? Sulla destra? Lo metto sulla sedia? Me lo porto dietro? E su questo vorrei raccontare un aneddoto che ho tra l'altro inserito nel mio testo "Le regole delle buone maniere", che è uscito con Newton Compton nel 2019. Eh... mi capitò, qualche anno fa, di andare con un amico giornalista all'ambasciata di Francia e dissi a questo mio amico: "Guarda siamo all'ambasciata, quindi vedi di darti 'na regolata", detto un po' alla romana, no. "Io ti invito con molto piacere, però mantieni un comportamento congruo al luogo", quindi forse l'ho terrorizzato un pochino, quindi loro ci han portato questi bicchieri di vino bianco e da mangiare ci hanno portato unicamente olive. Faceva caldo, eravamo fuori, eravamo a stomaco vuoto, quindi un bicchiere di vino, due bicchieri incominciava a accusare, quindi per asciugare tutti mangiavano queste olivette, lui vedo che continuava a mangiare queste olive e un ragazzo francese che era vicino a noi fa: "Scusami ma il tuo amico dove sta mettendo i noccioli delle olive? ", e io ho detto: "Boh, non ne ho idea! Quando rimaniamo soli io e lui gli chiedo: "Scusami, ma dove sono andati tutti quei noccioli? ", mi fa: "Ero così terrorizzato che li ho buttati giù!". Quindi non sapeva dove metterli e s'è ingoiato, continuava a ingoiarsi, ciotole e ciotole di noccioli, delle olive. Questo cosa accade? Perché non si conosce la regola, se avesse saputo che il nocciolo dell'oliva va posto nel pugno della mano sinistra e lasciato cadere sul piattino, appunto, dei noccioli, questo non sarebbe accaduto.

**Cubo:** Eh no! Assolutamente no. Però dai è stato fortunato che non hanno servito, non so, delle pesche, ecco! Sarebbe stato peggio, ecco!

**Samuele:** Esatto, sì.

**Cubo:** Esatto, esatto. Ma si può dire o no, buon appetito?

**Samuele:** Buon appetito non si può dire, perché, in realtà, stiamo augurando qualcosa in riferimento al corpo delle persone. Poi l'aneddotica su questo dice davvero di tutto, c'è chi dice che Carlo Magno minacciava i suoi ospiti, c'è chi dice che ai carcerati si augurava buon appetito prima di giustiziarli, c'è chi invece sosteneva che il buon appetito veniva detto prima di avvelenare una persona. Quindi, il buon appetito, è qualcosa che non si dice. Però, se noi siamo in una tavolata goliardica e tutti ci augurano buon appetito, una scrittrice di galateo molto famosa in Italia, Colette Rosselli scriveva, in uno dei suoi libri, "fa più rumore un buon appetito in meno che uno in più". Che vuol dire? Che se tutta una tavola si augura buon appetito, se noi non diciamo buon appetito, i cafoni siamo noi, non son solo loro perché, anche in questo caso, non stiamo parlando col loro codice. Quindi, in realtà, dobbiamo sempre parlare col codice dell'ambiente in cui ci troviamo.

**Cubo:** Mamma mia, davvero delle perle. E invece ho ancora un'altra domanda, l'altro giorno eravamo con Paolo a Firenze, era una cena aziendale, eravamo seduti e diciamo, non tutti avevano il piatto servito o meglio, una persona ha chiesto che il piatto venisse scaldato, quindi di fatto avevamo tutti il nostro piatto, lei non l'aveva proprio perché, appunto, aveva chiesto di cuocerlo di più, si parlava di carne alla Fiorentina e quindi io avevo fame, volevo mangiare, ma lei non aveva questo piatto e ho aspettato. Mah... quindi il galateo ne parla in questo caso, ho fatto bene ad aspettare, avrei potuto cominciare?

**Samuele:** No, hai fatto bene ad aspettare. Dopo ci sono delle variabili ovviamente, se siamo in un tavolo, siamo al ricevimento a Venaria Reale, con una tavola imperiale da 90 persone, se il primo aspetta che all'ottantottesimo arrivi il piatto, fa notte, quindi ovvio che no. Se siamo in un tavolo da quattro, da otto, da sei, da dieci, aspettiamo che tutti siano serviti. Purtroppo spesso le persone che sono al tavolo conoscono le regole del galateo, ma spesso i camerieri o le cameriere non lo conoscono bene, ma neanche i gestori. Lo vediamo con tutte quelle polemiche che nascono ad esempio intorno al menu senza prezzo dato alle donne. Abbiamo visto, c'è stato questo caso di questa influencer, mi sembra americana, che è andata a Venezia, disse che a lei fu dato il menù senza prezzo e questo era un gesto maschilista, perché il menù senza prezzo non è un qualcosa che viene dato in default alla donna. Facciamo un esempio pratico, sono Anna e sono il capo di Paolo, guadagno dieci volte tanto e dico: "Paolo hai fatto davvero un buon lavoro, ti voglio portare a pranzo fuori", a chi va il menù senza prezzo? Va a Paolo! Non va a me. I camerieri cosa fanno? Se vedono una coppia uomo/donna automaticamente danno il conto all'uomo, questo può funzionare in qualcosa legato al corteggiamento, ma sappiamo che sul lavoro il genere non esiste. Quindi, se è la donna che prenota e dice che l'uomo è suo ospite, non sappiamo se lei è un amministratore delegato di un'azienda e lui è un fornitore con cui deve chiudere un accordo; quel menù senza prezzo può essere anche utilizzato da due uomini o da due donne. Anche in questo caso Massimo e Paolo se sono amici da tantissimi anni, Paolo dice a Massimo: "Stasera voglio festeggiare perché domani parto per sei mesi a New York, perché ho vinto un premio. Voglio offrirti questa cena". A Massimo andrà il menù senza prezzo, perché dovrà sentirsi libero di scegliere quello che preferisce da quel menù.

**Cubo:** A Paolo, a Paolo andrà il menù senza prezzo, perché io... giusto?

**Samuele:** Ah ok, sei tu che hai vinto. Va bene.

Massimo: Mi raccomando, il divertimento con l'italiano vero non finisce qui!

Paolo: Ma come Max, ti sei dimenticato qualcosa?

Massimo: Ma no! Mi riferisco alle trascrizioni avanzate di Sara, che contengono spunti, approfondimenti e un esercizio relativi all'episodio.

Paolo: Ah! Ottimo! E dove li troviamo?

Massimo: Sono disponibili, per tutti i nostri Patron da “livello cappuccino” in su, oppure scaricabili con un piccolo contributo dall'indirizzo www.litalianovero.it/trascrizionidisara o dai link presenti nell'anteprima dell'episodio, visualizzabile sui vostri podcast player.

Paolo: Bene! Allora, buona continuazione!

**Paolo:** Samuele, invece per quanto riguarda la lezione successiva, la conversazione. Che cosa ci puoi dire?

**Samuele:** La conversazione è una parte molto importante, è quella sulla quale mi soffermo di più, anche su questo ho pubblicato un libro, sempre con Newton Compton, che si chiama "Come usare le parole giuste", pubblicato nel 2020. Perché a sbucciare un'arancia con un po' di pratica ce la facciamo, a aprire un'aragosta in modo eccelso, con due o tre tutorial di YouTube, ce la possiamo fare, a essere degli ospiti gradevoli, in grado di mantenere una conversazione, in grado di mettere a proprio agio il timido, di placare l'arrogante, di non cadere in tentazione di rispondere alla persona aggressiva, di essere una buona spalla per il padrone di casa, questo è molto più difficile, è una rarità e non basta un tutorial su YouTube per impararlo. Bisogna comprendere proprio i meccanismi della conversazione e bisogna proprio capire come andare ad annullare quelle che sono le crisi della conversazione, ossia quando le persone iniziano a bisticciare. Perché iniziano a bisticciare? Un esempio che faccio sempre a lezione, dico, due amici vanno a vedere un film, Antonio dice che fa schifo, Luca dice che è stupendo, incominciano a bisticciare. Quante volte vi è capitato, nella vita, che avete convinto un'altra persona che una cosa che reputava brutta invece è bella? Mai! Quindi, qual è il senso di quella conversazione? E soprattutto, Luca e Antonio sono nella commissione del Film Festival che decreterà il premio?

**Paolo:** No, assolutamente.

**Samuele:** No! Quindi, nel momento che, anche caso vuole, Antonio faccia cambiare idea a Luca, cosa ha vinto? Cosa succede? Nulla. Qual è l'opportunità invece, di poter vedere tutti gli aspetti negativi di quel film che io non ho colto. Oppure, vedere tutti gli aspetti positivi di quel film che io nei miei preconcetti non ho ammirato. Quindi quando c'è un contrasto, viverla come un'opportunità e non come un bisticcio.

**Cubo:** Bellissimo, bellissimi, bellissimi spunti. Sono argomenti che tra l'altro mi piacciono tantissimo, quindi assolutamente andrò a comprare i libri e li leggerò. Quindi, la lezione successiva è un altro argomento che mi piace molto, forse piace un po' meno a te, Samuele, a quanto mi avevi detto prima. La moda, la moda.

**Samuele:** La moda... sì, non è che non mi interessa, ma io sono uno di quelli che si rotolano nell'armadio la mattina, che proprio non ha gusto estetico per l'abito, quindi purtroppo non ce la faccio. Però la moda è significante, ha dei significati. Spesso quando mi capita di far lezione nelle scuole, i ragazzi mi dicono "No, io sono contro la moda", dico sempre "guardatevi i piedi, mi dite le marche delle vostre scarpe" e tutti mi dicono "Nike" e quindi dici, allora siete tutti così liberi, indipendenti e col gusto proprio che a tutti piacciono le Nike o c'è qualcosa che non va? O forse quelle Nike sono un codice comunicativo, è quasi un segno di una tribù, per dire io ho quella cosa e faccio parte di quella determinata tribù. Se foste liberi, uno di voi, maschio, avrebbe un tacco dodici, perché gli va così stamattina e una donna avrebbe degli scarponi sporchi di fango, perché gli era comodo così e non voleva bagnarsi i piedi con la pioggia. Non l'avete fatto, quindi vuol dire che liberi non lo siete per niente e non lo siamo per niente. Capitò anche qualche anno fa che qualche politico disse che all'interno del Parlamento non voleva mettere la cravatta e la giacca perché voleva sovvertire il potere, in quel momento non mettere la giacca e la cravatta non era un segno di rivoluzione, era un segno di non rispetto verso un palazzo che rappresentava tutti gli italiani, è qualcosa di ben diverso, sicuramente l'aspetto rivoluzionario si fa in altri modi, no? Attraverso l'abito, quando dicono "eh ma non possiamo dire che nel 2023 l'abito fa il monaco", l'abito fa il monaco a tutti gli effetti. Noi quando andiamo in ospedale parliamo con quello che è il camice bianco, non parliamo con quello che c'ha i jeans e la t-shirt dei Simpson, perché? Perché l'abito fa il monaco, anche in senso privato, perché tanti dicono" "sì ma non è sempre così. Ma io sono una ragazza bellissima e invito Massimo a cena, Massimo mi viene vestito in tuta di pile, mezza bruciata di sigaretta, con le scarpe sdrucite, cosa mi sta dicendo? Cosa mi sta comunicando? "Non mi interessi per nulla, non mi sono impegnato neanche un istante per te". Quindi in realtà vediamo che l'abito ha il suo significato.