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Conversazioni d'autore, 'Il «lodo Moro»: Terrorismo e ragion di Stato 1969-1986'

'Il «lodo Moro»: Terrorismo e ragion di Stato 1969-1986'

Buonasera.

Siamo in diretta e stiamo per presentare il nuovo libro di Valentine Lomellini, Lodo Moro,

dalla casa editrice La Terza, ed è un libro che capita al momento giusto, secondo me,

nel senso che questa tematica del Lodo Moro è tornata di grande attualità a partire dallo

scorso dicembre, quando il fratello della piccola vittima della strage della sinagoga

ha pubblicato alcuni documenti che sono stati desecretati negli ultimi anni e che fanno

ritenere che nonostante gli allarmi che erano stati lanciati dal servizio segreto interno,

allora SISDE, l'attentato stesso non è stato disattivato in qualche modo, cioè c'era uno

segnalazione precise, 16 alert nel giro di pochissimi giorni che indicavano un possibile

attentato alla sinagoga nell'ottobre dell'82 in occasione delle feste ebraiche, ma non accadde

nulla, cioè l'apparato di sicurezza dello Stato italiano non fu schierato a protezione. Questa

è capitata nuovamente poi nell'85 con la seconda strage di Fiumicino ai banchi dell'Ailal e della

TVA. Questi documenti desecretati non parlano del Lodo Moro, ma fanno capire che c'era un accordo

sottostante tra i servizi segreti italiani e lo Stato italiano e i gruppi terroristici palestinesi,

in particolare quelli del fronte per la liberazione della Palestina, capitanati da

Giorgio Bash, che prevedevano in cambio di evitare attentati su territorio italiano a

danno di obiettivi italiani, l'Italia potesse essere un luogo di passaggio sia per il traffico

d'armi, sia per eventuali attacchi contro soggetti che fossero obiettivi israeliani o

americani. Di questo Lodo parlò per la prima volta nel 2005 l'ex Presidente Cossiga e ne

parlò dopo l'agguato in Iraq in cui ha perso la vita lo 007 Calipari, Nicola Calipari, durante

il rapimento e la liberazione della signora Sgrena e via via, avvicinandoci negli anni,

se ne ha avuto una maggiore consapevolezza. Una maggiore consapevolezza che però non ha

ancora disvelato il nucleo di documenti che costituirebbero questo Lodo Moro, perché

nell'ambito della ultima desecrezazione operata dalla legge del 2014 dal governo Renzi e tutti

i documenti, sono decine di migliaia che sono stati versati all'archivio centrale dello

Stato, non hanno risolto questo caso, tra virgolette, perché il Lodo Moro di per sé

non interessa il terrorismo e le stragi, ma è un accordo di fatto di politica estera e come tale

ancora tutelato. Di questo ne hanno avuto sicurezza i membri della Commissione Stragi e della

Commissione Moro 2 che ha nella passata legislatura consultato, letto e analizzato i

nuovi documenti desecretati. Sul Lodo Moro in quanto tale c'è ancora il segreto di Stato,

ribadito nel luglio 2020 dall'allora capo del Dis, Giuseppe Vecchione. Il professore

Salomellini ha il merito di aver focalizzato in un libro i temi, le tematiche, gli interrogativi

collegati a questo problema, anche se non sono d'accordo che il Lodo Moro sia una leggenda,

lo ha detto nel 2017, quindi pochi anni fa, l'attuale sottosegretario con la delega ai

servizi segreti del governo Draghi, Franco Garabielli, è un patto che è esistito per il

passato, lui ha contestato in un'intervista che fosse attivo anche nei confronti degli

attentati dell'Isis, però lui ha ammesso che nella storia del paese c'è questo patto.

Io volevo chiedere alla professoressa Salomellini, che ringrazio ovviamente di questo lavoro,

perché lei sostiene che il Lodo sia una leggenda e come mai porta, nonostante lei

porti una notevole mole di fatti per tutto il libro a sostegno dell'esistenza in vita di

quell'accordo. Ci può spiegare meglio allora? Certo, grazie intanto, sono veramente molto

contenta di discutere con la dottoressa Calavro e il professor Dondi, sono persone che hanno

lavorato da diversi punti di vista, ma in modo approfondito e estremamente proficuo su questi

temi, quindi veramente grazie anche alla La Terza per questa occasione di confronto.

Allora, detto in poche parole, perché mi pare di capire che non abbiamo tantissimo tempo,

ma sostanzialmente la tesi del libro è che esistono due versioni del Lodo, una è la

leggenda del Lodo, cioè la sua narrazione, la narrazione che ne è stata fatta sulla stampa,

la narrazione che ne è stata fatta da alcuni protagonisti della politica che ricordava poco

anzi la dottoressa Calavro, e poi c'è il Lodo, cioè che cosa è stato effettivamente il Lodo,

cosa è stato questo accordo? Allora, diversamente, detto veramente in pochissime parole,

ma diversamente da quanto è stato narrato in precedenza, cioè si parla di questo accordo tra

l'Italia, in particolare la figura di Aldo Moro, i servizi segreti e la resistenza palestinese,

io credo che la nuova documentazione offra uno spiraglio diverso, c'è un punto di vista

differente. Innanzitutto non è un Lodo Moro, cioè non è un Lodo, non è un accordo che è

afferibile in modo esclusivo alla figura di Moro, è un Lodo che io ho definito,

in modo forse un po' semplice, ma Lodo Italia, perché in realtà noi vediamo che il Lodo,

l'accordo, nasce alla fine degli anni Sessanta, si protrae durante tutti gli anni Settanta e poi,

diciamo, per quanto la documentazione ci consente di ricostruire, dura almeno fino alla metà degli

anni Ottanta. Quindi in questo arco di tempo, che è molto più lungo rispetto a quanto abitualmente

viene considerato l'accordo, noi vediamo diversi protagonisti, Mariano Rubor, il Presidente della

Repubblica Giovanni Leone, Giulio Andreotti, Ministro degli Esteri, Presidente del Consiglio

Bettino Craxi, quindi è il Lodo, l'accordo, è un'operazione corale, è esistito e la documentazione

sulla quale ho basato la mia ricerca lo dimostra in modo, secondo me, abbastanza chiaro, ma è

qualcosa di diverso rispetto a quanto è stato narrato in precedenza. E questo è il primo

elemento, quindi è più lungo nel tempo rispetto a quanto ci si potesse aspettare, non è legato

solo alla figura di Moro e terzo elemento è un processo dinamico che muta i suoi interlocutori.

Noi abbiamo sempre sentito parlare di questo accordo con la Resistenza Palestinese o con

alcune frange della Resistenza Palestinese, in realtà già dal 1973 è evidente che l'accordo si

sviluppa su più piani, con Fata senza altro, con il Fronte Popolare per la Liberazione della

Palestina, ma anche e soprattutto con alcuni stati che sostengono il terrorismo internazionale,

perché effettivamente dal 1973 in avanti, in particolare dopo la strage di Fiumicino,

c'è un cambiamento nel fenomeno terroristico internazionale, il fenomeno terroristico che

era prima legato a la matrice centrale dell'OLP, in realtà diventa patrimonio in particolare di

alcune frange della Resistenza Palestinese che si allontanano dalla politica moderata

sostenuta da Arafat e si avvicinano e vengono sostenute da alcuni paesi dell'area mediterranea,

nordafricana e poi medio orientale, che sono appunto la Libia, l'Iraq e poi successivamente

negli anni Ottanta la Siria, questo almeno nella percezione delle autorità di sicurezza italiane

ed europee direi. Quindi ecco diciamo il tentativo è proprio quello di ripensare alla narrazione del

Lodo. Bene, professore l'è interessato questo libro? Come lo valuta? Che cosa è utile per la

memoria storica del paese? Beh è interessante, intanto insomma è un libro serio, documentato,

quindi sarà sicuramente un libro che verrà preso in riferimento, giusto anche per fare un elemento

di raffronto quantitativo, la parte delle note è più corposa rispetto al testo, quindi questo è già

un primo indice di come il lavoro di Scavo è stato realizzato. Poi l'aspetto molto interessante di

questo è che è una declinazione Lodo Moro o Lodo Italia, come giustamente Valentina Lomellini l'ha

chiamato, della ragione di Stato ed è una declinazione sulla politica estera di una ragione

di Stato che c'è stata con lo stragismo nero e che c'è stata con il terrorismo rosso. Ovviamente

risponde a esigenze diverse, l'aspetto che colpisce è ad esempio la centralità di una figura come

quella di Silvano Russomanno, che è centrale nelle indagini di Piazza Fontana, che saranno indagini

completamente manipolate e indirizzate verso la pista anarchica, ma che invece lo ritroviamo

attivo nelle trattative di relazioni internazionali sul fronte mediterraneo. L'aspetto

interessante del libro è che questo Lodo non viene presentato in maniera univoca,

nel senso che ha una sua lenta costruzione a partire dal 1970,

ecco una lenta costruzione a partire dal 1970 con le prime intermediazioni di Aldo Moro. Lodo

forse perché il lidere democristiano è stato il più convinto assertore di questa linea alla

farnesina e una linea che ha portato anche dietro di sé i nostri servizi segreti.

Quindi c'è questa costruzione ma c'è anche…

Scusi professore se interrompo, in realtà Yasser Arefat nei suoi diari sostiene che

il vero fautore del Lodo, cosiddetto Moro, fosse Andreotti, cosa che Andreotti ha sempre

negato di aver mai fatto, però questo non vuol dire nulla in questo ambito ovviamente.

Cioè il vero protagonista per tanti anni è stato Andreotti.

Andreotti certamente si adopera, diventa un fautore di questa linea indubbiamente,

però se noi andiamo alle origini degli orientamenti in politica estera italiana,

Andreotti era inizialmente più filo israeliano che non filo palestinese e Moro che porta Andreotti

su questa linea. Quindi certo Arefat poi ha avuto interlocuzioni con Andreotti e Andreotti

si è dimostrato leale nei confronti della causa palestinese, ma l'altro aspetto interessante

del libro che lo rende anche molto dilemma e la difficoltà di avviare una trattativa o un

negoziato perché i soggetti sono multipli. La resistenza palestinese è una resistenza

sfrangiata, quindi su diverse circostanze non si capisce con chi si deve trattare.

Arafat è a conoscenza magari anche di possibili attentati, ma non è in grado di neutralizzarli.

In più c'è un altro elemento di disturbo che il libro ricostruisce molto bene ed è l'appoggio

internazionale negli anni 70 soprattutto di Libia ed Iraq che risponde anche a esigenze

diplomatiche strategiche di Libia e Iraq, non è strettamente correlato al sostegno

della resistenza palestinese. Allora il libro ha il merito di restituire questa complessità e

soprattutto ogni fase ha certamente un comune denominatore, ma ogni momento non è mai uguale

all'altro e il sostanzialmente del lodo, il rafforzamento dell'accordo sicuramente si ha

nel 1973, intorno all'autunno del 1973, il momento cardine.

Io ritengo che il 1973 sia l'anno di svolta, in quanto abbiamo due eventi che anche Lomellini

richiama nel libro, abbiamo lo shock petrolifero del 1973 e abbiamo il primo attentato di Fiumicino

a Roma, quindi il convergere di questi due fatti genera quella che è la necessità per

lo Stato italiano di in qualche modo arrivare a degli accordi con le frange palestinesi,

però il principale protagonista del lodo dalla parte palestinese è sicuramente Abbas,

che è un personaggio particolare, perché come poi noi sappiamo da altri studi,

altri approfondimenti, Abbas è una persona che vive stabilmente a Berlino Est, è una persona

che ha la famiglia a Berlino Est, la figlia studia in Germania orientale e questo si vede

in modo chiarissimo durante la gestione del rapimento di Moro, perché Giovannone cerca

un approccio e una possibilità di arrivare alla liberazione dello stagio e tratta con

questi soggetti che sono a Berlino, tra cui anche Wadi Haddad, che è uno dei massimi esponenti

delle frange terroristiche palestinesi e che è quello che aveva organizzato la strage di Entebbe,

insomma parliamo di livelli che adesso noi li ricordiamo a livello così storico, ma sicuramente

in quegli anni hanno generato una terribile scia di sangue in tutta l'Europa, non solo in Italia,

ma in tutta l'Europa e anche in Israele. È un anno veramente estremamente importante e secondo me lo

è proprio perché ridefinisce gli interlocutori in realtà, perché se noi usciamo come giustamente

suggeriva la dottoressa Calabro dallo scenario italiano e magari anche europeo, vediamo che in

realtà l'evoluzione della minaccia terroristica subisce uno scarto importante. Allora ci sono tre

attentati che precedono Fiumicino a livello internazionale, che sono l'attentato all'ambasciata

saudita di Khartoum, quello contro l'ambasciata saudita di Parigi e quello contro il treno alla

frontiera austro-siecoslovacca, che sono di pochi mesi precedenti in realtà l'attentato di Fiumicino

73, che indicano tutti una direzione in realtà. L'accordo con la resistenza intesa appunto come

Fatah è senz'altro precedente l'ottobre del 73, perché nell'ottobre del 73 c'è questo documento

che io appunto ritrovato e che ho analizzato poi insomma in modo dettagliato nel libro,

come ora non posso fare, ma che indica chiaramente che esiste già un accordo, che esistono già delle

rassicurazioni, che queste rassicurazioni sono state disattese da parte della della resistenza

palestinese e che gli uomini dello Stato italiano, in particolare Russomanno, che devo dire ha una

grande conoscenza del fenomeno, perché poi è l'uomo che tiene le fila anche con il club di

Berna, cioè questo club dei servizi segreti, questo netto anche europeo, sanno perfettamente

che in realtà Arafat non riesce a controllare le proprie frange, quindi questi tre attentati

del 73 dimostrano due cose importanti, la prima è che Arafat non controlla le proprie

propaggini terroristiche, che è probabilmente a conoscenza del fatto che avvengono gli attentati,

ma che non riesce a prevenirli. In una situazione non dissimile, dicono gli osservatori europei,

si trova in realtà Habas, perché in questa fase Habas ha come dire, rigettato l'idea che la

violenza esportata in Europa sia utile, non che sia così condannabile, chiariamoci, ma che sia

utile, perché non riesce a raggiungere i propri risultati, quindi è chiaro, e questo diciamo ci

sono una serie di rapporti che emergono proprio da questo network europeo sulla sicurezza, è chiaro

che questi guerriglieri sono diventati o stanno diventando sostanzialmente dei mercenari, che sono

sempre più svincolati alla causa palestinese e che sostanzialmente se si vuole trovare un dialogo con

qualcuno che cerchi di fermarli, non ci si può limitare al dialogo con la resistenza palestinese,

perché né Arafat e in misura minore Habas riescono a contenerli e questo secondo me è il punto di

volta, cioè il fiumicino 73 è la dimostrazione che esiste un lodo, ma che il lodo non funziona,

perché si sono sbagliati gli interlocutori e questo è lo scarto secondo me interessante,

perché ci rimette, come diceva giustamente prima il professor Dondi, in una dinamica che non è

italiana, una dinamica internazionale, che noi dobbiamo leggere come internazionale e che si

esplica non solo in Italia ma anche in altri paesi, come ad esempio in Francia.

Su questo mi permetto di sentire, nel senso che il lodo per quanto riguarda l'Italia ha

funzionato egregiamente, non ha funzionato nei confronti degli obiettivi israeliani e americani,

ma per quanto riguarda il territorio italiano e diciamo genericamente gli obiettivi italiani,

questo lodo ha funzionato. Tant'è vero che...

Dal 73 in avanti però...

Cosa?

Funziona, c'è un po' di ritorno, funziona dal 73 in avanti soprattutto fino all'ostinagola

dell'82, siamo d'accordo, certo.

Sì sì sì, assolutamente, dal 73 in avanti l'unico che non si può avvalere del lodo

è Moro stesso, perché nonostante ci sia stato un alert su un'azione terroristica importantissima

in Europa che proveniva da Beirut, da Giovannone e per questo è importante quel telex da Beirut

del 18 febbraio, non tanto perché pone il problema dell'alert, quanto perché c'è scritto

lì che continuano ad assicurare gli accordi sottoscritti, quindi questo rimanda al famoso

lodo.

Ora, è chiaro che poi lì si instaura un gioco di specchi, ho scritto nel libro Moro

il caso non è chiuso, perché si instaura un gioco di specchi perché come spesso accade

nella realtà dei servizi segreti, in parte si allude a qualcosa per tenere collegato

il proprio interlocutore, per dimostrare che comunque c'è un feedback sugli accordi,

si tiene un canale aperto, ma dall'altro lo stagio non è mai stato messo a riparo

grazie all'accordo, tant'è vero che Abbas e Wadi Addad con cui trattava Giovannone erano

a Berlino Est, controllati dalla Stasi, lo ha detto lui, lo ha scritto lui in suo libro

di memoria uscito alla fine degli anni 90, quindi non c'è dietrologia in questo e quindi

è questo quello che falsa la storia, perché Roma era come Berlino all'epoca, era tre quarti

occidentali e un quarto orientale, per vari motivi, eravamo una zona di cerniere, una

zona di frontiera tra un blocco e l'altro e quindi abbiamo subito alcune cose che negli

altri paesi non ci sono state, tipo il rapimento e l'uccisione di Aldomoro.

E tra l'altro secondo me la testimonianza di Abu Sharif, che fu descritto da Time Magazine come

il volto del terrore, perché era quello che organizzava i dirottamenti aerei, quello che

ha fatto sfracelli in tutta l'Europa, in tutto l'Occidente con i dirottamenti aerei, Abu Sharif

nel 2017 è testimonia davanti alla Commissione Moro II di essere stato lui il testimone diretto

di questo Lodo. E' chiaro che il Lodo non ha a che fare direttamente con il terrorismo ed è per

questo che non è stato ancora desecretato, perché sarà desecretato a breve quando scadranno

praticamente i 50 anni che vincolano i documenti relativi alla politica estera, ma non ha

direttamente a che fare con questo perché è un accordo di deterrenza, non è un accordo che

permette l'azione terroristica sul nostro territorio. E' tempo ormai che venga fatta

chiarezza anche di questo, so che domani ci sarà un'iniziativa del Copasir per desecretare le

ultime cose, ma già i nostri parlamentari hanno potuto leggere questi famosi 178 documenti che

sono ancora coperti dal Segreto di Stato. Se posso aggiungere qualcosa, io senza altro come

storica figurarsi sono la prima, vorrei averli visti io, questi documenti che devono ancora

essere desecretati. Io credo però che in realtà una grossa base documentale sia già disponibile

per il volume che ho scritto, ho condotto ricerca in più di 20 archivi in Italia e all'estero,

quindi io credo che facendo un lavoro un po' di fino si riesca anche a ricostruire quello che è

il contesto storico, perché anche ad esempio lei citava giustamente in apertura i documenti che

sono stati pubblicati sulla strage della sinagoga, che sono senz'altro importanti, ma che vanno un

po' contestualizzati. Vi faccio un esempio banale, ma che troverete nel libro. Il 14 dicembre del

73 c'è una nota che indica, che io riporto nel volume il Lodo Moro, che indica appunto uno stato

di alert per un possibile attentato contro un aeroporto realizzato nei giorni seguenti. Il 17

dicembre 73 noi abbiamo la strage di Fiumicino 73. Quindi anche in quel caso possiamo noi dire

sulla base di alcuni documenti che c'è stata una negligenza da parte dello Stato? Probabilmente sì.

Ancora scusi, se mi permetto, lì ancora il Lodo non funzionava, non era in funzione.

L'alert va benissimo, cioè i servizi segreti non sono scevri dall'inefficienza della pubblica

amministrazione. Però in realtà il Lodo era già in essere con la resistenza e lo vediamo

dai documenti dell'ottobre del 73. Quindi il Lodo c'era e che c'era con gli interlocutori che poi

sono diversi da quelli che fanno l'attentato, molto semplicemente. E quindi, come dicevo prima,

c'è uno scarto di interlocuzione e ci si rende conto che c'è un'attuazione, diciamo,

una strategia terroristica da parte di alcuni stati sponsor sostanzialmente.

Che i libi e gli iracheni, Libia e Iraq, siano stati assolutamente dietro a questo

terrorismo è ormai inconfutabile, cioè dal punto di vista storico. Ormai le conseguenze

politiche non ci sono più perché i regimi sono cambiati, l'Iraq ha subito quello che ha subito

e la Libia anche e quindi siamo in un'altra fase storica. Sicuramente erano periodi in cui però

era difficile anche, io mi permetto di fare un'annotazione, diciamo, di lavoro giornalistico,

anche parlare di terrorismo sponsorizzati dagli stati libici e iracheni. Assolutamente perché il

peso della questione petrolifera, degli approvvigionamenti, possiamo fare oggi uno

switch, oggi non parliamo tanto del petrolio quanto del gas, eccetera. Però la situazione

è sempre quella, più o meno. Rilevava un modo fondamentale, cioè in realtà lo sviluppo

dell'accordo avviene proprio nel momento in cui l'Italia si trova a affrontare insieme ad altri

paesi europei lo shock petrolifero e quindi la necessità di approvvigionamenti energetici e la

necessità di stringere un'alleanza forte con alcuni paesi che vengono identificati come paesi

cardine nell'area mediterranea, in particolare la Libia, è proprio accolta così in toto dalla

classe dirigente italiana, tant'è che a distanza di circa tre settimane dalla strage di Fiumicino,

1973, a fronte del fatto che i piani più alti del potere italiano conoscono e sono abbastanza

certi di chi sia il mandante della strage, in realtà aprono a dei colloqui con appunto i più

alti dirigenti, il maggiore giallud nel caso della Libia e poi anche dell'Iraq, ai più alti

dirigenti di questi due paesi, li accolgono in Italia con i più grandi onori, facendo quello

che ho trovato molto così calzante in un documento inglese, srotolando il tappeto rosso a questi

interlocutori politici, proprio come diceva la dottoressa Calabro perché in realtà c'è un quadro

più ampio e che è legato non solo alla sicurezza in termini di minaccia terroristica ma anche alla

sicurezza sociale ed economica dei cittadini del paese. Quindi io penso che questo libro aiuti ad

una riflessione assolutamente necessaria per la storia del paese e ritengo che, diciamo, quanto

emerso anche nei lavori della Commissione Moro II abbia contribuito a liberare questa documentazione

che è stata apposta poi a disposizione anche della Procura di Roma perché vorrei ricordare

che sono ancora in corso delle indagini giudiziarie per quanto riguarda Moro, il reato di strage non si

prescrive in Italia, quindi le indagini sono continuate, ci sono degli approfondimenti in

corso relativi proprio a molti dei documenti che la Commissione ha, diciamo, in parte versato

all'archivio di Stato, in parte invece trasferito alla Procura di Roma. Quindi come diceva un mio

collega importante, i giornalisti scrivono un po' per la cronaca e un po' per la storia,

però naturalmente la cronaca viene prima. Quindi ci stanno anche prospettive, cioè punti di vista

prospettici diversi che però devono contribuire con la libera ricerca, come i libri che vengono

fatti, a chiarire un periodo importantissimo della nostra storia recente. Io penso che possiamo

quindi salutare la professoressa Lomellini, il professore che è in collegamento con noi e

evidentemente forse è un arrivederci tra qualche anno magari con nuove possibilità di approfondimento

su questi temi. Lei sta lavorando a qualcosa professoressa? Allora in realtà questo libro nasce

da un altro libro che ho già scritto per primo, poi dopo per una serie di vicende è uscito prima

il Lodomoro, però in realtà appunto nei prossimi mesi uscirà un nuovo studio che è uno studio più

complessivo delle politiche di antiterrorismo degli Stati europei, di tutti, di quattro principali

Stati europei Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania durante la guerra fredda proprio nei

confronti del terrorismo di matrice arabo palestinese. Quindi immagino che ne riparleremo

e sarà un piacere anche in quella sede. Siamo in tempo per chiudere la nostra diretta Facebook

e social. Grazie a tutti coloro che ho seguito, spero con interesse chi segue questi temi con

grande approfondimento e dedizione diciamo così. Grazie a voi. Grazie, arrivederci.


'Il «lodo Moro»: Terrorismo e ragion di Stato 1969-1986' 'The "Moro Lode": Terrorism and Reason of State 1969-1986' Il "lodo Moro": Terrorismo y razón de Estado 1969-1986' Il "lodo Moro" : Terrorisme et raison d'État 1969-1986". テロリズムと国家の理性 1969-1986年」。 “《摩罗奖》:1969-1986 年恐怖主义与国家原因”

Buonasera.

Siamo in diretta e stiamo per presentare il nuovo libro di Valentine Lomellini, Lodo Moro,

dalla casa editrice La Terza, ed è un libro che capita al momento giusto, secondo me,

nel senso che questa tematica del Lodo Moro è tornata di grande attualità a partire dallo

scorso dicembre, quando il fratello della piccola vittima della strage della sinagoga

ha pubblicato alcuni documenti che sono stati desecretati negli ultimi anni e che fanno

ritenere che nonostante gli allarmi che erano stati lanciati dal servizio segreto interno,

allora SISDE, l'attentato stesso non è stato disattivato in qualche modo, cioè c'era uno

segnalazione precise, 16 alert nel giro di pochissimi giorni che indicavano un possibile

attentato alla sinagoga nell'ottobre dell'82 in occasione delle feste ebraiche, ma non accadde

nulla, cioè l'apparato di sicurezza dello Stato italiano non fu schierato a protezione. Questa

è capitata nuovamente poi nell'85 con la seconda strage di Fiumicino ai banchi dell'Ailal e della

TVA. Questi documenti desecretati non parlano del Lodo Moro, ma fanno capire che c'era un accordo

sottostante tra i servizi segreti italiani e lo Stato italiano e i gruppi terroristici palestinesi,

in particolare quelli del fronte per la liberazione della Palestina, capitanati da

Giorgio Bash, che prevedevano in cambio di evitare attentati su territorio italiano a

danno di obiettivi italiani, l'Italia potesse essere un luogo di passaggio sia per il traffico

d'armi, sia per eventuali attacchi contro soggetti che fossero obiettivi israeliani o

americani. Di questo Lodo parlò per la prima volta nel 2005 l'ex Presidente Cossiga e ne

parlò dopo l'agguato in Iraq in cui ha perso la vita lo 007 Calipari, Nicola Calipari, durante

il rapimento e la liberazione della signora Sgrena e via via, avvicinandoci negli anni,

se ne ha avuto una maggiore consapevolezza. Una maggiore consapevolezza che però non ha

ancora disvelato il nucleo di documenti che costituirebbero questo Lodo Moro, perché

nell'ambito della ultima desecrezazione operata dalla legge del 2014 dal governo Renzi e tutti

i documenti, sono decine di migliaia che sono stati versati all'archivio centrale dello

Stato, non hanno risolto questo caso, tra virgolette, perché il Lodo Moro di per sé

non interessa il terrorismo e le stragi, ma è un accordo di fatto di politica estera e come tale

ancora tutelato. Di questo ne hanno avuto sicurezza i membri della Commissione Stragi e della

Commissione Moro 2 che ha nella passata legislatura consultato, letto e analizzato i

nuovi documenti desecretati. Sul Lodo Moro in quanto tale c'è ancora il segreto di Stato,

ribadito nel luglio 2020 dall'allora capo del Dis, Giuseppe Vecchione. Il professore

Salomellini ha il merito di aver focalizzato in un libro i temi, le tematiche, gli interrogativi

collegati a questo problema, anche se non sono d'accordo che il Lodo Moro sia una leggenda,

lo ha detto nel 2017, quindi pochi anni fa, l'attuale sottosegretario con la delega ai

servizi segreti del governo Draghi, Franco Garabielli, è un patto che è esistito per il

passato, lui ha contestato in un'intervista che fosse attivo anche nei confronti degli

attentati dell'Isis, però lui ha ammesso che nella storia del paese c'è questo patto.

Io volevo chiedere alla professoressa Salomellini, che ringrazio ovviamente di questo lavoro,

perché lei sostiene che il Lodo sia una leggenda e come mai porta, nonostante lei

porti una notevole mole di fatti per tutto il libro a sostegno dell'esistenza in vita di

quell'accordo. Ci può spiegare meglio allora? Certo, grazie intanto, sono veramente molto

contenta di discutere con la dottoressa Calavro e il professor Dondi, sono persone che hanno

lavorato da diversi punti di vista, ma in modo approfondito e estremamente proficuo su questi

temi, quindi veramente grazie anche alla La Terza per questa occasione di confronto.

Allora, detto in poche parole, perché mi pare di capire che non abbiamo tantissimo tempo,

ma sostanzialmente la tesi del libro è che esistono due versioni del Lodo, una è la

leggenda del Lodo, cioè la sua narrazione, la narrazione che ne è stata fatta sulla stampa,

la narrazione che ne è stata fatta da alcuni protagonisti della politica che ricordava poco

anzi la dottoressa Calavro, e poi c'è il Lodo, cioè che cosa è stato effettivamente il Lodo,

cosa è stato questo accordo? Allora, diversamente, detto veramente in pochissime parole,

ma diversamente da quanto è stato narrato in precedenza, cioè si parla di questo accordo tra

l'Italia, in particolare la figura di Aldo Moro, i servizi segreti e la resistenza palestinese,

io credo che la nuova documentazione offra uno spiraglio diverso, c'è un punto di vista

differente. Innanzitutto non è un Lodo Moro, cioè non è un Lodo, non è un accordo che è

afferibile in modo esclusivo alla figura di Moro, è un Lodo che io ho definito,

in modo forse un po' semplice, ma Lodo Italia, perché in realtà noi vediamo che il Lodo,

l'accordo, nasce alla fine degli anni Sessanta, si protrae durante tutti gli anni Settanta e poi,

diciamo, per quanto la documentazione ci consente di ricostruire, dura almeno fino alla metà degli

anni Ottanta. Quindi in questo arco di tempo, che è molto più lungo rispetto a quanto abitualmente

viene considerato l'accordo, noi vediamo diversi protagonisti, Mariano Rubor, il Presidente della

Repubblica Giovanni Leone, Giulio Andreotti, Ministro degli Esteri, Presidente del Consiglio

Bettino Craxi, quindi è il Lodo, l'accordo, è un'operazione corale, è esistito e la documentazione

sulla quale ho basato la mia ricerca lo dimostra in modo, secondo me, abbastanza chiaro, ma è

qualcosa di diverso rispetto a quanto è stato narrato in precedenza. E questo è il primo

elemento, quindi è più lungo nel tempo rispetto a quanto ci si potesse aspettare, non è legato

solo alla figura di Moro e terzo elemento è un processo dinamico che muta i suoi interlocutori.

Noi abbiamo sempre sentito parlare di questo accordo con la Resistenza Palestinese o con

alcune frange della Resistenza Palestinese, in realtà già dal 1973 è evidente che l'accordo si

sviluppa su più piani, con Fata senza altro, con il Fronte Popolare per la Liberazione della

Palestina, ma anche e soprattutto con alcuni stati che sostengono il terrorismo internazionale,

perché effettivamente dal 1973 in avanti, in particolare dopo la strage di Fiumicino,

c'è un cambiamento nel fenomeno terroristico internazionale, il fenomeno terroristico che

era prima legato a la matrice centrale dell'OLP, in realtà diventa patrimonio in particolare di

alcune frange della Resistenza Palestinese che si allontanano dalla politica moderata

sostenuta da Arafat e si avvicinano e vengono sostenute da alcuni paesi dell'area mediterranea,

nordafricana e poi medio orientale, che sono appunto la Libia, l'Iraq e poi successivamente

negli anni Ottanta la Siria, questo almeno nella percezione delle autorità di sicurezza italiane

ed europee direi. Quindi ecco diciamo il tentativo è proprio quello di ripensare alla narrazione del

Lodo. Bene, professore l'è interessato questo libro? Come lo valuta? Che cosa è utile per la

memoria storica del paese? Beh è interessante, intanto insomma è un libro serio, documentato,

quindi sarà sicuramente un libro che verrà preso in riferimento, giusto anche per fare un elemento

di raffronto quantitativo, la parte delle note è più corposa rispetto al testo, quindi questo è già

un primo indice di come il lavoro di Scavo è stato realizzato. Poi l'aspetto molto interessante di

questo è che è una declinazione Lodo Moro o Lodo Italia, come giustamente Valentina Lomellini l'ha

chiamato, della ragione di Stato ed è una declinazione sulla politica estera di una ragione

di Stato che c'è stata con lo stragismo nero e che c'è stata con il terrorismo rosso. Ovviamente

risponde a esigenze diverse, l'aspetto che colpisce è ad esempio la centralità di una figura come

quella di Silvano Russomanno, che è centrale nelle indagini di Piazza Fontana, che saranno indagini

completamente manipolate e indirizzate verso la pista anarchica, ma che invece lo ritroviamo

attivo nelle trattative di relazioni internazionali sul fronte mediterraneo. L'aspetto

interessante del libro è che questo Lodo non viene presentato in maniera univoca,

nel senso che ha una sua lenta costruzione a partire dal 1970,

ecco una lenta costruzione a partire dal 1970 con le prime intermediazioni di Aldo Moro. Lodo

forse perché il lidere democristiano è stato il più convinto assertore di questa linea alla

farnesina e una linea che ha portato anche dietro di sé i nostri servizi segreti.

Quindi c'è questa costruzione ma c'è anche…

Scusi professore se interrompo, in realtà Yasser Arefat nei suoi diari sostiene che

il vero fautore del Lodo, cosiddetto Moro, fosse Andreotti, cosa che Andreotti ha sempre

negato di aver mai fatto, però questo non vuol dire nulla in questo ambito ovviamente.

Cioè il vero protagonista per tanti anni è stato Andreotti.

Andreotti certamente si adopera, diventa un fautore di questa linea indubbiamente,

però se noi andiamo alle origini degli orientamenti in politica estera italiana,

Andreotti era inizialmente più filo israeliano che non filo palestinese e Moro che porta Andreotti

su questa linea. Quindi certo Arefat poi ha avuto interlocuzioni con Andreotti e Andreotti

si è dimostrato leale nei confronti della causa palestinese, ma l'altro aspetto interessante

del libro che lo rende anche molto dilemma e la difficoltà di avviare una trattativa o un

negoziato perché i soggetti sono multipli. La resistenza palestinese è una resistenza

sfrangiata, quindi su diverse circostanze non si capisce con chi si deve trattare.

Arafat è a conoscenza magari anche di possibili attentati, ma non è in grado di neutralizzarli.

In più c'è un altro elemento di disturbo che il libro ricostruisce molto bene ed è l'appoggio

internazionale negli anni 70 soprattutto di Libia ed Iraq che risponde anche a esigenze

diplomatiche strategiche di Libia e Iraq, non è strettamente correlato al sostegno

della resistenza palestinese. Allora il libro ha il merito di restituire questa complessità e

soprattutto ogni fase ha certamente un comune denominatore, ma ogni momento non è mai uguale

all'altro e il sostanzialmente del lodo, il rafforzamento dell'accordo sicuramente si ha

nel 1973, intorno all'autunno del 1973, il momento cardine.

Io ritengo che il 1973 sia l'anno di svolta, in quanto abbiamo due eventi che anche Lomellini

richiama nel libro, abbiamo lo shock petrolifero del 1973 e abbiamo il primo attentato di Fiumicino

a Roma, quindi il convergere di questi due fatti genera quella che è la necessità per

lo Stato italiano di in qualche modo arrivare a degli accordi con le frange palestinesi,

però il principale protagonista del lodo dalla parte palestinese è sicuramente Abbas,

che è un personaggio particolare, perché come poi noi sappiamo da altri studi,

altri approfondimenti, Abbas è una persona che vive stabilmente a Berlino Est, è una persona

che ha la famiglia a Berlino Est, la figlia studia in Germania orientale e questo si vede

in modo chiarissimo durante la gestione del rapimento di Moro, perché Giovannone cerca

un approccio e una possibilità di arrivare alla liberazione dello stagio e tratta con

questi soggetti che sono a Berlino, tra cui anche Wadi Haddad, che è uno dei massimi esponenti

delle frange terroristiche palestinesi e che è quello che aveva organizzato la strage di Entebbe,

insomma parliamo di livelli che adesso noi li ricordiamo a livello così storico, ma sicuramente

in quegli anni hanno generato una terribile scia di sangue in tutta l'Europa, non solo in Italia,

ma in tutta l'Europa e anche in Israele. È un anno veramente estremamente importante e secondo me lo

è proprio perché ridefinisce gli interlocutori in realtà, perché se noi usciamo come giustamente

suggeriva la dottoressa Calabro dallo scenario italiano e magari anche europeo, vediamo che in

realtà l'evoluzione della minaccia terroristica subisce uno scarto importante. Allora ci sono tre

attentati che precedono Fiumicino a livello internazionale, che sono l'attentato all'ambasciata

saudita di Khartoum, quello contro l'ambasciata saudita di Parigi e quello contro il treno alla

frontiera austro-siecoslovacca, che sono di pochi mesi precedenti in realtà l'attentato di Fiumicino

73, che indicano tutti una direzione in realtà. L'accordo con la resistenza intesa appunto come

Fatah è senz'altro precedente l'ottobre del 73, perché nell'ottobre del 73 c'è questo documento

che io appunto ritrovato e che ho analizzato poi insomma in modo dettagliato nel libro,

come ora non posso fare, ma che indica chiaramente che esiste già un accordo, che esistono già delle

rassicurazioni, che queste rassicurazioni sono state disattese da parte della della resistenza

palestinese e che gli uomini dello Stato italiano, in particolare Russomanno, che devo dire ha una

grande conoscenza del fenomeno, perché poi è l'uomo che tiene le fila anche con il club di

Berna, cioè questo club dei servizi segreti, questo netto anche europeo, sanno perfettamente

che in realtà Arafat non riesce a controllare le proprie frange, quindi questi tre attentati

del 73 dimostrano due cose importanti, la prima è che Arafat non controlla le proprie

propaggini terroristiche, che è probabilmente a conoscenza del fatto che avvengono gli attentati,

ma che non riesce a prevenirli. In una situazione non dissimile, dicono gli osservatori europei,

si trova in realtà Habas, perché in questa fase Habas ha come dire, rigettato l'idea che la

violenza esportata in Europa sia utile, non che sia così condannabile, chiariamoci, ma che sia

utile, perché non riesce a raggiungere i propri risultati, quindi è chiaro, e questo diciamo ci

sono una serie di rapporti che emergono proprio da questo network europeo sulla sicurezza, è chiaro

che questi guerriglieri sono diventati o stanno diventando sostanzialmente dei mercenari, che sono

sempre più svincolati alla causa palestinese e che sostanzialmente se si vuole trovare un dialogo con

qualcuno che cerchi di fermarli, non ci si può limitare al dialogo con la resistenza palestinese,

perché né Arafat e in misura minore Habas riescono a contenerli e questo secondo me è il punto di

volta, cioè il fiumicino 73 è la dimostrazione che esiste un lodo, ma che il lodo non funziona,

perché si sono sbagliati gli interlocutori e questo è lo scarto secondo me interessante,

perché ci rimette, come diceva giustamente prima il professor Dondi, in una dinamica che non è

italiana, una dinamica internazionale, che noi dobbiamo leggere come internazionale e che si

esplica non solo in Italia ma anche in altri paesi, come ad esempio in Francia.

Su questo mi permetto di sentire, nel senso che il lodo per quanto riguarda l'Italia ha

funzionato egregiamente, non ha funzionato nei confronti degli obiettivi israeliani e americani,

ma per quanto riguarda il territorio italiano e diciamo genericamente gli obiettivi italiani,

questo lodo ha funzionato. Tant'è vero che...

Dal 73 in avanti però...

Cosa?

Funziona, c'è un po' di ritorno, funziona dal 73 in avanti soprattutto fino all'ostinagola

dell'82, siamo d'accordo, certo.

Sì sì sì, assolutamente, dal 73 in avanti l'unico che non si può avvalere del lodo

è Moro stesso, perché nonostante ci sia stato un alert su un'azione terroristica importantissima

in Europa che proveniva da Beirut, da Giovannone e per questo è importante quel telex da Beirut

del 18 febbraio, non tanto perché pone il problema dell'alert, quanto perché c'è scritto

lì che continuano ad assicurare gli accordi sottoscritti, quindi questo rimanda al famoso

lodo.

Ora, è chiaro che poi lì si instaura un gioco di specchi, ho scritto nel libro Moro

il caso non è chiuso, perché si instaura un gioco di specchi perché come spesso accade

nella realtà dei servizi segreti, in parte si allude a qualcosa per tenere collegato

il proprio interlocutore, per dimostrare che comunque c'è un feedback sugli accordi,

si tiene un canale aperto, ma dall'altro lo stagio non è mai stato messo a riparo

grazie all'accordo, tant'è vero che Abbas e Wadi Addad con cui trattava Giovannone erano

a Berlino Est, controllati dalla Stasi, lo ha detto lui, lo ha scritto lui in suo libro

di memoria uscito alla fine degli anni 90, quindi non c'è dietrologia in questo e quindi

è questo quello che falsa la storia, perché Roma era come Berlino all'epoca, era tre quarti

occidentali e un quarto orientale, per vari motivi, eravamo una zona di cerniere, una

zona di frontiera tra un blocco e l'altro e quindi abbiamo subito alcune cose che negli

altri paesi non ci sono state, tipo il rapimento e l'uccisione di Aldomoro.

E tra l'altro secondo me la testimonianza di Abu Sharif, che fu descritto da Time Magazine come

il volto del terrore, perché era quello che organizzava i dirottamenti aerei, quello che

ha fatto sfracelli in tutta l'Europa, in tutto l'Occidente con i dirottamenti aerei, Abu Sharif

nel 2017 è testimonia davanti alla Commissione Moro II di essere stato lui il testimone diretto

di questo Lodo. E' chiaro che il Lodo non ha a che fare direttamente con il terrorismo ed è per

questo che non è stato ancora desecretato, perché sarà desecretato a breve quando scadranno

praticamente i 50 anni che vincolano i documenti relativi alla politica estera, ma non ha

direttamente a che fare con questo perché è un accordo di deterrenza, non è un accordo che

permette l'azione terroristica sul nostro territorio. E' tempo ormai che venga fatta

chiarezza anche di questo, so che domani ci sarà un'iniziativa del Copasir per desecretare le

ultime cose, ma già i nostri parlamentari hanno potuto leggere questi famosi 178 documenti che

sono ancora coperti dal Segreto di Stato. Se posso aggiungere qualcosa, io senza altro come

storica figurarsi sono la prima, vorrei averli visti io, questi documenti che devono ancora

essere desecretati. Io credo però che in realtà una grossa base documentale sia già disponibile

per il volume che ho scritto, ho condotto ricerca in più di 20 archivi in Italia e all'estero,

quindi io credo che facendo un lavoro un po' di fino si riesca anche a ricostruire quello che è

il contesto storico, perché anche ad esempio lei citava giustamente in apertura i documenti che

sono stati pubblicati sulla strage della sinagoga, che sono senz'altro importanti, ma che vanno un

po' contestualizzati. Vi faccio un esempio banale, ma che troverete nel libro. Il 14 dicembre del

73 c'è una nota che indica, che io riporto nel volume il Lodo Moro, che indica appunto uno stato

di alert per un possibile attentato contro un aeroporto realizzato nei giorni seguenti. Il 17

dicembre 73 noi abbiamo la strage di Fiumicino 73. Quindi anche in quel caso possiamo noi dire

sulla base di alcuni documenti che c'è stata una negligenza da parte dello Stato? Probabilmente sì.

Ancora scusi, se mi permetto, lì ancora il Lodo non funzionava, non era in funzione.

L'alert va benissimo, cioè i servizi segreti non sono scevri dall'inefficienza della pubblica

amministrazione. Però in realtà il Lodo era già in essere con la resistenza e lo vediamo

dai documenti dell'ottobre del 73. Quindi il Lodo c'era e che c'era con gli interlocutori che poi

sono diversi da quelli che fanno l'attentato, molto semplicemente. E quindi, come dicevo prima,

c'è uno scarto di interlocuzione e ci si rende conto che c'è un'attuazione, diciamo,

una strategia terroristica da parte di alcuni stati sponsor sostanzialmente.

Che i libi e gli iracheni, Libia e Iraq, siano stati assolutamente dietro a questo

terrorismo è ormai inconfutabile, cioè dal punto di vista storico. Ormai le conseguenze

politiche non ci sono più perché i regimi sono cambiati, l'Iraq ha subito quello che ha subito

e la Libia anche e quindi siamo in un'altra fase storica. Sicuramente erano periodi in cui però

era difficile anche, io mi permetto di fare un'annotazione, diciamo, di lavoro giornalistico,

anche parlare di terrorismo sponsorizzati dagli stati libici e iracheni. Assolutamente perché il

peso della questione petrolifera, degli approvvigionamenti, possiamo fare oggi uno

switch, oggi non parliamo tanto del petrolio quanto del gas, eccetera. Però la situazione

è sempre quella, più o meno. Rilevava un modo fondamentale, cioè in realtà lo sviluppo

dell'accordo avviene proprio nel momento in cui l'Italia si trova a affrontare insieme ad altri

paesi europei lo shock petrolifero e quindi la necessità di approvvigionamenti energetici e la

necessità di stringere un'alleanza forte con alcuni paesi che vengono identificati come paesi

cardine nell'area mediterranea, in particolare la Libia, è proprio accolta così in toto dalla

classe dirigente italiana, tant'è che a distanza di circa tre settimane dalla strage di Fiumicino,

1973, a fronte del fatto che i piani più alti del potere italiano conoscono e sono abbastanza

certi di chi sia il mandante della strage, in realtà aprono a dei colloqui con appunto i più

alti dirigenti, il maggiore giallud nel caso della Libia e poi anche dell'Iraq, ai più alti

dirigenti di questi due paesi, li accolgono in Italia con i più grandi onori, facendo quello

che ho trovato molto così calzante in un documento inglese, srotolando il tappeto rosso a questi

interlocutori politici, proprio come diceva la dottoressa Calabro perché in realtà c'è un quadro

più ampio e che è legato non solo alla sicurezza in termini di minaccia terroristica ma anche alla

sicurezza sociale ed economica dei cittadini del paese. Quindi io penso che questo libro aiuti ad

una riflessione assolutamente necessaria per la storia del paese e ritengo che, diciamo, quanto

emerso anche nei lavori della Commissione Moro II abbia contribuito a liberare questa documentazione

che è stata apposta poi a disposizione anche della Procura di Roma perché vorrei ricordare

che sono ancora in corso delle indagini giudiziarie per quanto riguarda Moro, il reato di strage non si

prescrive in Italia, quindi le indagini sono continuate, ci sono degli approfondimenti in

corso relativi proprio a molti dei documenti che la Commissione ha, diciamo, in parte versato

all'archivio di Stato, in parte invece trasferito alla Procura di Roma. Quindi come diceva un mio

collega importante, i giornalisti scrivono un po' per la cronaca e un po' per la storia,

però naturalmente la cronaca viene prima. Quindi ci stanno anche prospettive, cioè punti di vista

prospettici diversi che però devono contribuire con la libera ricerca, come i libri che vengono

fatti, a chiarire un periodo importantissimo della nostra storia recente. Io penso che possiamo

quindi salutare la professoressa Lomellini, il professore che è in collegamento con noi e

evidentemente forse è un arrivederci tra qualche anno magari con nuove possibilità di approfondimento

su questi temi. Lei sta lavorando a qualcosa professoressa? Allora in realtà questo libro nasce

da un altro libro che ho già scritto per primo, poi dopo per una serie di vicende è uscito prima

il Lodomoro, però in realtà appunto nei prossimi mesi uscirà un nuovo studio che è uno studio più

complessivo delle politiche di antiterrorismo degli Stati europei, di tutti, di quattro principali

Stati europei Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania durante la guerra fredda proprio nei

confronti del terrorismo di matrice arabo palestinese. Quindi immagino che ne riparleremo

e sarà un piacere anche in quella sede. Siamo in tempo per chiudere la nostra diretta Facebook

e social. Grazie a tutti coloro che ho seguito, spero con interesse chi segue questi temi con

grande approfondimento e dedizione diciamo così. Grazie a voi. Grazie, arrivederci.