XXXI puntata
State ascoltando La Voce della Russia, da Mosca!
1812.
Da Borodino a Parigi Programma conclusivo in tre puntate di Aurelio Montingelli e Anna Gromova.
Borodino
Nella calda estate del 1812 si decisero le sorti della campagna napoleonica e dell'Impero.
Si decisero in uno sperduto villaggio posto a 125 chilometri da Mosca.
A Borodino due imperatori, Bonaparte e Alessandro I ebbero la battaglia generale che avevano tanto cercato sin dalla primavera.
Il generale Kutuzov, assunto il comando dell'esercito russo, dopo che la tattica temporeggiatrice dei suoi predecessori aveva logorato il nemico, nell'agosto del 1812 capì che indugiare oltre non poteva.
E si attestò lungo una piana che aveva al suo centro il piccolo villaggio di Borodino.
Era il 23 agosto. (Tutte le date vengono date secondo il calendario giuliano in vigore in Russia fino al 1918). Il primo scontro si verificò il giorno seguente, quando un reggimento francese, mandato in avanguardia, si imbattè in una colonna russa che dopo alcune ore di combattimento arretrò dietro la ridotta fortificata di Shevardino.
Era il preludio della Battaglia di Borodino e della guerra delle cifre.
Quante erano le forze in campo?
Gli storici non hanno ancora trovato un accordo. I francesi accusarono una minoranza numerica rispetto ai russi. Clausewitz, che dello studio della guerra avrebbe fatto il suo mestiere, è convinto del contrario ed afferma che al 24 agosto Napoleone disponeva di 135 mila uomini e Kutuzov di 112 mila. Tarle, lo storico russo che più di ogni altro si dedicò allo studio dell'Europa napoleonica, corregge alquanto Clausewitz e scrive: “ Quando Napoleone arrivò a Smolensk aveva al suo comando 182 mila uomini e in prossimità di Borodino soltanto 130 mila e 587 cannoni.
52 mila uomini erano andati perduti per Borodino….36 mila erano caduti negli sfibranti combattimenti per Smolensk e nelle tante scaramucce che avrebbero punteggiato l'avanzata fino Shevardino…. Poi i morti per malattie, 10 mila lasciati nella guarnigione di Vitebsk e 6 mila a Smolensk…” Nella percezione popolare la Battaglia di Borodino è rimasta legata a tutta una serie di pagine eroiche ormai entrate nella leggenda.
La ridotta di Bagration, la Batteria Raevski, la carica della cavalleria dei generali Uvarov e Platov….
Le fortificazioni di Shevardino furono teatro di accaniti e sanguinosi combattimenti durante i quali il villaggio passò varie volte di mano, fino a quando Kutuzov ordinò alle forze impegnate di ricongiungersi alla linea generale di difesa.
Il 25 agosto trascorse negli ultimi preparativi.
In un giro di ricognizione a Napoleone sembrò di aver scoperto il punto debole dello schieramento russo nel suo fianco sinistro, la II Armata agli ordini del generale Bagration.
Alle prime luci dell'alba del 26 agosto i francesi aprirono il fuoco con 150 cannoni.
L'artiglieria russa rispose con un fitto fuoco di interdizione che fece strage fra gli alti ufficiali francesi. Napoleone si accorse che l'artiglieria russa di produzione nazionale, ma c'erano anche pezzi acquistati in Inghilterra, era più potente e più precisa della sua.
Per compensare questa inferiorità Napoleone concentrò sul fianco sinistro 450 cannoni, più dei due terzi di tutte le bocche di fuoco disponibili.
Gli attacchi si susseguirono agli attacchi, i campi si coprirono di cadaveri, ma i russi rintuzzavano ogni offensiva e si lanciavano al contrattacco in numerosi assalti alla baionetta.
Quella che doveva essere una manovra diversiva si trasformò in un macello.
L'irruente generale Bagration era l'anima della mischia.
Petr Ivanovic Bagration, era un principe georgiano di sangue reale entrato come soldato semplice nell'esercito russo nel 1782.
Aveva combattuto in Cecenia e con una dura gavetta aveva conquistato i gradi da ufficiale. Poi aveva studiato alla Scuola militare di Kiev. Agli ordini di Suvorov aveva combattuto in Svizzera e in Italia, distinguendosi sull'Adda e la Trebbia.
Durante l'ennesimo attacco il generale Bagration fu colpito ad una gamba dalla scheggia di una palla di cannone.
Ma tentò fino all'ultimo di nascondere l'accaduto ai suoi soldati che l'adoravano. Il giorno dopo inviava al sovrano questo rapporto.
“…Sono rimasto ferito, non proprio leggermente, alla gamba sinistra da una pallottola che ha infranto le ossa.
Ma non provo il minimo rammarico essendo stato sempre pronto a sacrificare l'ultima goccia del mio sangue per la difesa della Patria e del trono suo augusto… Sarebbe morto 17 giorni più tardi….
Espugnata la ridotta di Bagration Napoleone non sviluppò l'offensiva e concentrò il fuoco sulla Batteria del generale Raevskii che risposto colpo su colpo all'artiglieria francese aprendono vuoti spaventosi nelle file nemiche.
150 cannoni si concentrarono sulla Batteria, mentre la fanteria francese andava all'assalto.
I combattimenti durarono tutto il giorno con frequenti cambi di fronte. Le perdite erano enormi…Del reggimento del generale Bonamy, forte di 4100 uomini, rimasero in vita meno di 300. La Batteria Raevskii cadde e Napoleone decise di attaccare al centro della linea russa, ma senza molta convinzione e con forze insufficienti.
Inoltre si rifiutò di impiegare la Vecchia Guardia. Piano piano l'offensiva si spense per cessare del tutto.
Calarono le ombre della sera.
I francesi rimasero sul campo e i russi incominciarono a preparsi per riprendere la battaglia alle prime luci dell'alba. Ma a mezzanotte Kutuzov ordinò di marciare su Mozhaisk.
Al mattino Napoleone non trovò più nessuno e fu costretto a ritirarsi senza trofei, senza prigionieri.
Chi aveva vinto?
Kutuzov annunciò ad Alessandro I che a Borodino era stata combattuta la battaglia più sanguinosa della storia e che i russi avevano tenuto le posizioni fino al ritiro delle truppe francesi.
L'imperatore proclamò la vittoria e nominò Kutuzov maresciallo.Egli ebbe inoltre in donazione 100.000 rubli.
Ogni soldato ricevette 5 rubli. Nelle memorie dell'isola d'Elba Napoleone scrisse che i francesi avevano battuto un nemico preponderante.
Nel 1817 raddoppiò le cifre per essere più convincente. Ma prima di morire ebbe un ripensamento e a proposito di Borodino, che egli aveva sempre definito come la battaglia della Moscova, disse: “ In quella battaglia i francesi dimostrarono di essere degni della vittoria e i russi degni di essere invincibili…”
Sul terreno quasi centomila morti.
45 mila furono i russi caduti – si legge in una lapide nella Cattedrale di Cristo Salvatore. Secondo un contabile della strage vi furono 2500 morti all'ora, un macabro record che potè essere uguagliato soltanto nella seconda guerra mondiale.
Poi Kutuzov lasciò alle sue spalle una Mosca semideserta in cui i francesi entrarono il 2 settembre.
Napoleone abbandonò precipitosamente il Cremlino e la città in preda alle fiamme, e tormentato da tristi presentimenti.
Non poteva fare altro che cercare la via di casa. Iniziava così una ritirata nel fango dell'autunno e nella neve dell'inverno incombente con l'esercito russo capace di assestare colpi sensibili e logoranti.
La Beresina si faceva sempre più vicina.
Avete ascoltato la prima delle tre puntate conclusive del programma “1812.La bufera napoleonica”.