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What's Up Economy, Come i MERIDIONALI hanno fatto crescere l'Italia

Come i MERIDIONALI hanno fatto crescere l'Italia

Su questo canale abbiamo già parlato di questione meridionale e se vi siete persi l'argomento

potete recuperarlo da questa parte, però abbiamo sempre fatto un'analisi territoriale,

ma non ci siamo mai chiesti quanto i meridionali abbiano avuto qualche tipo di contributo alla

crescita del paese, perché soprattutto nel settentrione spesso si sente parlare di queste

robe qui.

Mezza Italia che è fatta di fanulloni, di celtroni, di gente che si mangia tutto quello

che il nord produce.

Oppure che al sud ci sia solo il sole, il mare e l'uiento.

A noi ci piace il mare nel sud.

Che cringe eh?

Non bene.

Ecco, oggi vi dimostrerò quanto i meridionali abbiano contribuito alla crescita di questo

paese.

Iniziamo.

Siamo tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento.

Era il periodo della belle époque, c'era ottimismo nell'aria, le economie crescevano

ed aumentavano i commerci internazionali.

Ma c'era anche un altro fenomeno che caratterizzava quell'epoca, e cioè un grande flusso migratorio.

Soprattutto dai paesi meno sviluppati, tra cui ad esempio l'Italia.

Nei primi quindici anni del novecento emigrarono soprattutto dalle regioni meridionali ben

quattro milioni di persone.

Che su una popolazione di allora trenta milioni di persone capite che è una fetta enorme

della popolazione.

Ecco spiegato anche perché ci sono così tanti stranieri con origini italiane.

E questo deriva molto spesso da quel periodo di immigrazione.

A parte questo, cosa facevano gli immigrati italiani una volta arrivati nel paese di destinazione?

Beh, iniziavano a lavorare, ovviamente, e una parte del loro stipendio la inviavano

indietro in Italia, come una sorta di paghetta, anche se il termine più tecnico sarebbe rimessa.

Da dove nasce la crescita di un paese in via di sviluppo?

Beh, le alternative sono sostanzialmente due.

O nasce dall'interno, come ad esempio è accaduto in Inghilterra nel 1700 con la prima

rivoluzione industriale, oppure nasce semplicemente acquistando materie prime, semilavorati, fabbricati

o macchinari dall'estero e quindi importando la crescita e innescando un processo di sviluppo

all'interno del paese.

Questa seconda situazione è proprio quella che accade in Italia tra l'ottocento e il

novecento, ma capite bene che nasce un problema, e cioè che per fare ciò il paese si deve

indebitare con l'estero.

E questo pone una serie di rischie problematiche, sia di finanza pubblica ma anche industriale.

Ed è proprio qui che entrano in gioco le rimesse degli immigrati meridionali, che fornendo

un flusso finanziario costante e in valuta estera, permettono uno sviluppo industriale

sostenibile.

Ma dove avvenne in quegli anni lo sviluppo industriale?

Beh, come sapete, in quegli anni nacque il triangolo industriale Torino-Milano-Genova,

cioè al nord, e quindi, come capite bene, i flussi finanziari derivanti dalle rimesse

degli immigrati meridionali hanno contribuito allo sviluppo del settentrione.

Come disse lo studioso Francesco Coletti riguardo proprio a quel periodo, ciò che per il settentrione

è stata la grande industria, per il mezzogiorno è stata l'emigrazione.

In questo modo, con questi diversi mezzi, il nuovo regime soddisfaceva gli antichi bisogni

delle popolazioni.

E infatti proprio in questi anni, prima della Grande Guerra, che secondo gli studiosi nasce

lo sviluppo duale dell'Italia, e cioè industriale al nord e agricolo e migratorio al sud, con

tutte le conseguenze della questione meridionale.

Un altro esempio che citano gli studiosi è quello del 1907, anno in cui ci fu una grande

tonfo dei mercati finanziari e molte imprese italiane entrarono in difficoltà, tra queste

Fiat, che subì una grande crisi di liquidità.

Questa crisi fu superata grazie all'aiuto della Banca d'Italia, che utilizzando temporaneamente

le rimesse provenienti dai meridionali immigrati, riuscì a salvare la Fiat.

Lo studioso Bonelli per descrivere quello accaduto scrisse

L'altra Italia, quella agricola e quella degli immigrati, quasi non si accorse di quello

che stava succedendo, ma dalla crisi essa fu coinvolta nella misura in cui aveva fornito

al sistema bancario i mezzi che allora servirono a sbloccare la situazione di impasse in cui

si era cacciata la gestione bancaria del triangolo industriale.

Questo è uno degli episodi per dimostrarvi quanto in realtà i meridionali abbiano contribuito

anche a loro spese, addirittura alla nascita dell'industria italiana, ma anche alla sua

crescita. E per questo arriviamo agli anni 50, con il boom economico post-guerra.

In quel periodo, nell'arco di dieci anni, incredibilmente l'Italia, da paese sottosviluppato,

riuscì a raggiungere le economie più industrializzate del mondo. E questo grazie anche al contributo

delle persone meridionali. Non solo perché all'interno delle regioni meridionali ci

fu un grande sviluppo, e non a caso la questione meridionale e il divario economico tra le

due territori raggiunse i livelli minimi della storia italiana, ma anche perché ci

fu un fenomeno di migrazione interna, questa volta dal sud verso il nord, che contribuì

allo sviluppo industriale. Infatti, uno dei fattori competitivi di quel tempo era proprio

la manodopera a basso costo, che veniva soprattutto dalle regioni agricole, e cioè dalle regioni

molto spesso meridionali. Di questo fenomeno ho avuto anche la mia esperienza personale.

Infatti, come sapete, io vivo attualmente a Torino, e a Torino ovviamente c'è la Fiat,

che in quegli anni ha avuto una grande espansione, un'espansione così grande che addirittura

costruirono interi quartieri. Ecco, molto spesso io incontro a Torino persone che sono

di Torino ma che hanno parenti magari della Puglia, della Calabria o della Sicilia. Insomma,

è davvero molto difficile trovare dei torinesi doc, e chi è di Torino sa bene di cosa sto

parlando. Ecco, questo è un aneddoto proprio per raccontarvi quanto l'apporto della manodopera

e dei lavoratori meridionali abbia contribuito in maniera fondamentale alla crescita dell'industria

italiana in quel periodo, e quindi al consolidamento del benessere che viviamo ancora oggi. Ma non è

solo una questione di manodopera, ma anche di politica industriale. Infatti, in quegli anni,

spesso molte imprese settentrionali riuscirono ad aprire nuovi poli industriali al sud,

proprio grazie all'aiuto di incentivi o finanziamenti egevolati derivanti dalla

cassa per il mezzogiorno. E quindi lo sviluppo industriale fu, in una certa misura, finanziato

dalla retratezza del territorio del sud. Un esempio fra tutti è quello di Fiat. Non è un caso,

infatti, se dopo i primi poli industriali incentrati su Torino, dopo la Fiat si espanse

a Cassino, a Pomigliano d'Arco, a Melfi, oppure ancora a Termini Merese. Come vediamo sono tutti

luoghi meridionali. Insomma, degli aiuti per il sud ne beneficiarono anche le imprese

settentrionali. Però purtroppo non è finita qui, perché dalla metà degli anni 70, al posto della

politica industriale che abbiamo citato, si preferì sempre di più una politica assistenziale,

fatta di pensioni e assunzioni nelle pubbliche amministrazioni. Probabilmente queste politiche

assistenziali hanno aiutato ad aumentare l'idea di un meridione nulla facente,

non aveva voglia di lavorare, oppure addirittura di un peso morto per il paese intero. Purtroppo

però anche in questo caso la realtà è leggermente diversa. Perché sì, è vero,

da un lato queste politiche assistenziali non hanno aiutato il meridione a svilupparsi,

ma dall'altra parte hanno aumentato i redditi e i consumi delle persone all'interno del sud.

Redditi e consumi che venivano spesi soprattutto in prodotti e servizi che venivano commerciati

spesso da imprese settentrionali. Questo è un ulteriore esempio di come gli aiuti provenienti

dallo Stato centrale verso le regioni meridionali poi alla fine in un modo o nell'altro spesso

ritornavano alle regioni settentrionali, che erano il vero fulcro produttivo della nazione.

Queste storie che vi ho raccontato, che seguono anche i momenti salienti della

questione meridionale, ci servono a capire due principali questioni. Innanzitutto quanto

sia stato fondamentale il contributo dei meridionali per la crescita e lo sviluppo

dell'economia italiana, nonostante molte persone non siano di questo avviso. Il secondo punto è

che quanto in realtà la storia del nord e del sud del paese siano estremamente intercornesse e

quindi definire il sud del paese come un peso morto non è una descrizione corretta ed adeguata

della storia economica italiana. Detto ciò, sapete quanto io sia lontano dalle ideologie

neoborboniche, per questo è meglio non semplificare troppo quello che vi ho detto e anzi rapportarlo

anche con le puntate precedenti che, se non avete visto, potete vederle attraverso questa playlist

che racchiude tutti i nostri video riguardo la questione meridionale. E niente, spero che

questo video vi sia piaciuto, ringrazio il Consiglio d'Amministrazione per supportarmi

con i loro abbonamenti, abbonamenti che vengono ricompensati perché ad esempio il 17 giugno ci

sarà un webinar riguardo gli etf, una guida pratica per questo strumento finanziario e per

il cda ci sono degli accessi gratuiti. Oppure ancora qualche giorno fa è uscita una newsletter

riservata per gli abbonati, quindi se siete interessati a conoscere anche tutti gli altri

benefit tra cui ad esempio il gruppo telegram, link in descrizione e potete supportarmi. Spero

essere stato utile per voi e niente ci vediamo alla prossima puntata. Alla prossima!


Come i MERIDIONALI hanno fatto crescere l'Italia How the MERIDIONALS made Italy grow. Cómo los MERIDIONALES hicieron crecer a Italia Comment les MERIDIONAUX ont fait grandir l'Italie Como os MERIDIONAIS fizeram crescer a Itália 南方人如何让意大利成长

Su questo canale abbiamo già parlato di questione meridionale e se vi siete persi l'argomento

potete recuperarlo da questa parte, però abbiamo sempre fatto un'analisi territoriale,

ma non ci siamo mai chiesti quanto i meridionali abbiano avuto qualche tipo di contributo alla

crescita del paese, perché soprattutto nel settentrione spesso si sente parlare di queste

robe qui.

Mezza Italia che è fatta di fanulloni, di celtroni, di gente che si mangia tutto quello

che il nord produce.

Oppure che al sud ci sia solo il sole, il mare e l'uiento.

A noi ci piace il mare nel sud.

Che cringe eh?

Non bene.

Ecco, oggi vi dimostrerò quanto i meridionali abbiano contribuito alla crescita di questo

paese.

Iniziamo.

Siamo tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento.

Era il periodo della belle époque, c'era ottimismo nell'aria, le economie crescevano

ed aumentavano i commerci internazionali.

Ma c'era anche un altro fenomeno che caratterizzava quell'epoca, e cioè un grande flusso migratorio.

Soprattutto dai paesi meno sviluppati, tra cui ad esempio l'Italia.

Nei primi quindici anni del novecento emigrarono soprattutto dalle regioni meridionali ben

quattro milioni di persone.

Che su una popolazione di allora trenta milioni di persone capite che è una fetta enorme

della popolazione.

Ecco spiegato anche perché ci sono così tanti stranieri con origini italiane.

E questo deriva molto spesso da quel periodo di immigrazione.

A parte questo, cosa facevano gli immigrati italiani una volta arrivati nel paese di destinazione?

Beh, iniziavano a lavorare, ovviamente, e una parte del loro stipendio la inviavano

indietro in Italia, come una sorta di paghetta, anche se il termine più tecnico sarebbe rimessa.

Da dove nasce la crescita di un paese in via di sviluppo?

Beh, le alternative sono sostanzialmente due.

O nasce dall'interno, come ad esempio è accaduto in Inghilterra nel 1700 con la prima

rivoluzione industriale, oppure nasce semplicemente acquistando materie prime, semilavorati, fabbricati

o macchinari dall'estero e quindi importando la crescita e innescando un processo di sviluppo

all'interno del paese.

Questa seconda situazione è proprio quella che accade in Italia tra l'ottocento e il

novecento, ma capite bene che nasce un problema, e cioè che per fare ciò il paese si deve

indebitare con l'estero.

E questo pone una serie di rischie problematiche, sia di finanza pubblica ma anche industriale.

Ed è proprio qui che entrano in gioco le rimesse degli immigrati meridionali, che fornendo

un flusso finanziario costante e in valuta estera, permettono uno sviluppo industriale

sostenibile.

Ma dove avvenne in quegli anni lo sviluppo industriale?

Beh, come sapete, in quegli anni nacque il triangolo industriale Torino-Milano-Genova,

cioè al nord, e quindi, come capite bene, i flussi finanziari derivanti dalle rimesse

degli immigrati meridionali hanno contribuito allo sviluppo del settentrione.

Come disse lo studioso Francesco Coletti riguardo proprio a quel periodo, ciò che per il settentrione

è stata la grande industria, per il mezzogiorno è stata l'emigrazione.

In questo modo, con questi diversi mezzi, il nuovo regime soddisfaceva gli antichi bisogni

delle popolazioni.

E infatti proprio in questi anni, prima della Grande Guerra, che secondo gli studiosi nasce

lo sviluppo duale dell'Italia, e cioè industriale al nord e agricolo e migratorio al sud, con

tutte le conseguenze della questione meridionale.

Un altro esempio che citano gli studiosi è quello del 1907, anno in cui ci fu una grande

tonfo dei mercati finanziari e molte imprese italiane entrarono in difficoltà, tra queste

Fiat, che subì una grande crisi di liquidità.

Questa crisi fu superata grazie all'aiuto della Banca d'Italia, che utilizzando temporaneamente

le rimesse provenienti dai meridionali immigrati, riuscì a salvare la Fiat.

Lo studioso Bonelli per descrivere quello accaduto scrisse

L'altra Italia, quella agricola e quella degli immigrati, quasi non si accorse di quello

che stava succedendo, ma dalla crisi essa fu coinvolta nella misura in cui aveva fornito

al sistema bancario i mezzi che allora servirono a sbloccare la situazione di impasse in cui

si era cacciata la gestione bancaria del triangolo industriale.

Questo è uno degli episodi per dimostrarvi quanto in realtà i meridionali abbiano contribuito

anche a loro spese, addirittura alla nascita dell'industria italiana, ma anche alla sua

crescita. E per questo arriviamo agli anni 50, con il boom economico post-guerra.

In quel periodo, nell'arco di dieci anni, incredibilmente l'Italia, da paese sottosviluppato,

riuscì a raggiungere le economie più industrializzate del mondo. E questo grazie anche al contributo

delle persone meridionali. Non solo perché all'interno delle regioni meridionali ci

fu un grande sviluppo, e non a caso la questione meridionale e il divario economico tra le

due territori raggiunse i livelli minimi della storia italiana, ma anche perché ci

fu un fenomeno di migrazione interna, questa volta dal sud verso il nord, che contribuì

allo sviluppo industriale. Infatti, uno dei fattori competitivi di quel tempo era proprio

la manodopera a basso costo, che veniva soprattutto dalle regioni agricole, e cioè dalle regioni

molto spesso meridionali. Di questo fenomeno ho avuto anche la mia esperienza personale.

Infatti, come sapete, io vivo attualmente a Torino, e a Torino ovviamente c'è la Fiat,

che in quegli anni ha avuto una grande espansione, un'espansione così grande che addirittura

costruirono interi quartieri. Ecco, molto spesso io incontro a Torino persone che sono

di Torino ma che hanno parenti magari della Puglia, della Calabria o della Sicilia. Insomma,

è davvero molto difficile trovare dei torinesi doc, e chi è di Torino sa bene di cosa sto

parlando. Ecco, questo è un aneddoto proprio per raccontarvi quanto l'apporto della manodopera

e dei lavoratori meridionali abbia contribuito in maniera fondamentale alla crescita dell'industria

italiana in quel periodo, e quindi al consolidamento del benessere che viviamo ancora oggi. Ma non è

solo una questione di manodopera, ma anche di politica industriale. Infatti, in quegli anni,

spesso molte imprese settentrionali riuscirono ad aprire nuovi poli industriali al sud,

proprio grazie all'aiuto di incentivi o finanziamenti egevolati derivanti dalla

cassa per il mezzogiorno. E quindi lo sviluppo industriale fu, in una certa misura, finanziato

dalla retratezza del territorio del sud. Un esempio fra tutti è quello di Fiat. Non è un caso,

infatti, se dopo i primi poli industriali incentrati su Torino, dopo la Fiat si espanse

a Cassino, a Pomigliano d'Arco, a Melfi, oppure ancora a Termini Merese. Come vediamo sono tutti

luoghi meridionali. Insomma, degli aiuti per il sud ne beneficiarono anche le imprese

settentrionali. Però purtroppo non è finita qui, perché dalla metà degli anni 70, al posto della

politica industriale che abbiamo citato, si preferì sempre di più una politica assistenziale,

fatta di pensioni e assunzioni nelle pubbliche amministrazioni. Probabilmente queste politiche

assistenziali hanno aiutato ad aumentare l'idea di un meridione nulla facente,

non aveva voglia di lavorare, oppure addirittura di un peso morto per il paese intero. Purtroppo

però anche in questo caso la realtà è leggermente diversa. Perché sì, è vero,

da un lato queste politiche assistenziali non hanno aiutato il meridione a svilupparsi,

ma dall'altra parte hanno aumentato i redditi e i consumi delle persone all'interno del sud.

Redditi e consumi che venivano spesi soprattutto in prodotti e servizi che venivano commerciati

spesso da imprese settentrionali. Questo è un ulteriore esempio di come gli aiuti provenienti

dallo Stato centrale verso le regioni meridionali poi alla fine in un modo o nell'altro spesso

ritornavano alle regioni settentrionali, che erano il vero fulcro produttivo della nazione.

Queste storie che vi ho raccontato, che seguono anche i momenti salienti della

questione meridionale, ci servono a capire due principali questioni. Innanzitutto quanto

sia stato fondamentale il contributo dei meridionali per la crescita e lo sviluppo

dell'economia italiana, nonostante molte persone non siano di questo avviso. Il secondo punto è

che quanto in realtà la storia del nord e del sud del paese siano estremamente intercornesse e

quindi definire il sud del paese come un peso morto non è una descrizione corretta ed adeguata

della storia economica italiana. Detto ciò, sapete quanto io sia lontano dalle ideologie

neoborboniche, per questo è meglio non semplificare troppo quello che vi ho detto e anzi rapportarlo

anche con le puntate precedenti che, se non avete visto, potete vederle attraverso questa playlist

che racchiude tutti i nostri video riguardo la questione meridionale. E niente, spero che

questo video vi sia piaciuto, ringrazio il Consiglio d'Amministrazione per supportarmi

con i loro abbonamenti, abbonamenti che vengono ricompensati perché ad esempio il 17 giugno ci

sarà un webinar riguardo gli etf, una guida pratica per questo strumento finanziario e per

il cda ci sono degli accessi gratuiti. Oppure ancora qualche giorno fa è uscita una newsletter

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