Dante e gli amici
Gli amici erano importanti per Dante. Quando vede dei pellegrini che attraversano le vie
di Firenze diretti a Roma e li vede pensierosi si dice forse pensano degli loro amici lontani.
E nella commedia a un certo punto parla del tramonto che è l'ora in cui a quelli che
sono in viaggio per mare e stanno andando molto lontano e gli salta addosso la nostalgia e gli
torna in mente il giorno in cui hanno detto addio ai dolci amici. E' vero che amici nella
lingua del suo tempo voleva dire anche i parenti, gli amici carnali si diceva, ma per Dante erano
importanti davvero gli amici nello stesso senso in cui ne parliamo noi. E degli amici di Dante
sappiamo molto perché lui ne parla spesso, non gli amici d'infanzia a dire il vero, ma gli amici
che si è fatto nell'adolescenza quando ha cominciato a scrivere poesie. Era una cosa di
moda nella Firenze della fine del 200 fra i giovani bene della Firenze di allora era diventato di
moda scrivere poesie d'amore e raccontare le proprie vicende o magari inventarle e confrontarsi
con gli altri per discutere su questa cosa che gli era saltata addosso l'amore. Cos'è l'amore?
Era diventato di moda da poco tempo, Dante lo dice, nella vita nuova una volta non c'era nessuno
che scriveva poesie d'amore in lingua volgare, scrivevano in latino. Adesso invece sono saltati
fuori i poeti che scrivono in volgare e lui ha voluto essere uno di quei poeti e dopo una delle
esperienze fondanti della sua adolescenza quando a 18 anni ha incontrato per la strada Beatrice,
ecco ha scritto, ha scritto un sonnetto e l'ha mandato ad altri giovani, magari appena un po'
più vecchi di lui, che erano conosciuti in città perché scrivevano versi d'amore. Gli ha mandato
per farsi rispondere, per far vedere che anche lui era uno di loro e gli hanno risposto e il primo
che gli ha risposto è quello che Dante dice è poi stato lo primo dei miei amici, Guido Cavalcanti,
uno dei grandi poeti e dei gran signori della Firenze di allora. E così Dante si è fatto i suoi
primi amici che erano tutti giovani di grande famiglia, appunto i Cavalcanti oppure Forese Donati,
era gente di condizione sociale superiore alla sua. I Donati, i Cavalcanti erano ben altra cosa
rispetto agli Alighieri che erano come dire dei borghesi, degli uomini d'affari, degli usurai,
questi altri erano giovani nobili, il meglio che ci fosse in città, però Dante scambiava poesie
con loro e si davano del tu. E questi amici poi Dante, come dire, ha fatto il possibile per
reincontrarli durante il suo viaggio nell'aldilà, perché molti di loro erano morti. Avere tanti
amici per Dante, come per chiunque a quell'epoca, ha voluto dire anche, come dire, sperimentare il
dolore della morte delle persone care, perché si moriva spesso, si moriva facilmente, si moriva
giovani. Quando Dante scrive la commedia, tanti dei suoi amici di giovinezza sono già morti e lui fa
di tutto per incontrarli nell'altro mondo, in purgatorio naturalmente, non ne mette nessuno
all'inferno e non osa metterne neanche in paradiso, ma i più cari amici che incontra in quest'altra
vita li mette in purgatorio. Lo sa che hanno dei difetti, lo sa che hanno commesso dei peccati,
non possono essere in paradiso, però in purgatorio sì, lui li vuole reincontrare. Forse avrebbe fatto
fatica a mettere in purgatorio Guido Cavalcanti, che era morto anche lui nell'estate dell'anno
1300 e che non era soltanto un raffinatissimo poeta e un gran signore, ma era anche un filosofo
di cui a Firenze dicevano ma ci crede in Dio quello lì. Ecco, forse con Guido Dante avrebbe
fatto fatica, ma il viaggio all'inferno e in purgatorio e in paradiso, il viaggio nell'aldilà,
avviene nella finzione tra il marzo e l'aprile dell'anno 1300, in un momento in cui Guido era
ancora vivo, quindi Guido nella commedia non compare personalmente, ma compaiono gli altri.
Compare Forese Donati, lontano cugino della moglie di Dante, Forese con cui quando era vivo si erano
scambiati una serie di sonnetti di insulti, per scherzo, insulti ferocissimi. Dante manda un
sonnetto a Forese prendendolo in giro perché non scalda abbastanza nel letto sua moglie,
sua moglie ha freddo e si lamenta. Forese risponde prendendo in giro Dante perché è il figlio di un
usuraio e gli affari non vanno tanto bene e prima o poi finiranno tutti all'ospizio e Dante risponde
prendendo in giro di nuovo Forese e dicendogli che all'ospizio ci finirà lui se continua a
spendere così tanto in piattini e manicaretti perché Forese è famoso perché gli piace mangiare,
mangiare bene. Ora per noi non è un gran peccato l'amore per la buona cucina, pensiamo a un'epoca
in cui ci sono tanti poveri, c'è gente che rischia di morire di fame, a quel punto quello che spende
un sacco di soldi per un piatto speciale, ebbe quello lì davvero sta commettendo un brutto
peccato. Dante lo sa e Forese lo mette in purgatorio dove sta scontando, dove fa la fame
è così dimagrito che Dante non lo riconosce, però in purgatorio e si salverà. E in purgatorio Dante
mette anche gli altri amici, quelli che noi conosciamo poco perché non sono giovani di
grande famiglia, ma sono i musicisti, i fabbricanti di strumenti musicali, tutte persone più modeste
ma che noi conosciamo perché erano amici di Dante e Dante li ha voluti mettere lì, il musico Casella
che metteva in musica appunto le poesie di Dante e che lo accoglie all'ingresso del purgatorio
cantando una delle sue canzoni, oppure Belacqua il liutaio, Belacqua vuol dire bevi l'acqua, era
chiaramente uno che era famoso perché gli piaceva il vino, tutti questi personaggi noi non li
conosceremmo se non fossero stati amici di Dante e Dante nella commedia ha voluto ritrovarli. Ecco,
la commedia sono tante cose, questo tema degli amici ovviamente non è il più importante ma è uno
degli aspetti della commedia, scrivere quel poema per Dante ha anche voluto dire incontrare per
l'ultima volta gli amici dell'adolescenza.