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Salvatore racconta, #68 – 10 cose che non sai di Milano

#68 – 10 cose che non sai di Milano

Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 25 giugno 2022.

Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.

Quali sono le prime cose che ti vengono in mente quando pensi a Milano? Il Duomo, la Galleria, le boutique costose, la Scala, la gente che va di fretta.

Magari anche le banche, l'aperitivo, una città elegante che va sempre a grande velocità.

Milano negli ultimi anni ha costruito la sua identità su alcuni temi precisi. Soprattutto dandosi un'immagine di modernità, brillantezza e velocità.

Qualcuno dice che va bene, che finalmente è così.

Altri sono un po' nostalgici della vecchia Milano, con le sue imperfezioni, ma semplice e genuina.

La verità è che nessuno può decidere a tavolino l'identità di una città, tanto più di una città così grande e piena di gente sempre nuova, che ha le sue idee su quello che vuole fare e cosa vuole mostrare di sé.

Da un lato, Milano è la città che corre verso la modernità. Quella dove ha aperto il primo Starbucks d'Italia, dove è più facile che altrove trovare persone che parlano un ottimo inglese, o dove -a detta di chi l'ha provato- si mangia uno dei migliori sushi di tutta Europa.

Dall'altro lato, Milano è la città dei residenti di lungo corso, affezionati ai loro riti, ai loro simboli, a una semplicità un po' scomparsa, ai cognomi sui citofoni che non sono difficili da pronunciare e ai piccoli piaceri di una volta.

In mezzo a tutto questo, tanta altra gente. Chi è di passaggio, chi arriva per restare, chi pensa di rimanere solo per un po' e alla fine mette radici.

Provo a raccontarti oggi dieci cose di Milano che fanno parte della sua identità. Passata, presente e magari anche futura. 10 cose che probabilmente non conosci ancora.

Partiamo?

Luogo numero 1 – Porta Romana

Fino a non molto tempo fa, Milano era piuttosto piccola. Chiusa dalle sue mura e dalle sue porte. Tra cui Porta Romana, che c'è ancora oggi. Sembra ironico un riferimento a Roma, proprio nel cuore di Milano. In realtà è un riferimento piuttosto semplice. Da qui, partiva la strada che portava a Roma. Oggi in zona c'è un quartiere abitato perlopiù da professionisti e studenti in affitto. Ma quello che ci interessa in particolare è un muro.

Lo riconoscerete facilmente perché, accanto alle finestre, spicca una vista insolita. Una palla di cannone. Gli ascoltatori di lungo corso di Salvatore racconta forse ricordano le cinque giornate di Milano, la rivolta del 1848 dei milanesi contro gli occupanti austriaci. Ai cittadini che tiravano sassi e olio bollente dalle finestre, i soldati austriaci rispondevano a cannonate. E il segno di una di quelle è lì ancora oggi. A ricordare una rivolta dura, finita male ma che poi ha dato inizio all'Unità d'Italia.

È interessante anche la storia del palazzo colpito che, due secoli prima delle Cinque giornate, era la casa del marchese Ludovico Acerbi. Uomo che amava gozzovigliare, ovvero organizzare grandi feste piene di cibo e vino. Che c'è di strano? Che nel 1630, quando lui abitava a Milano, in città c'era un'epidemia di peste. E mentre per le strade, le persone morivano a centinaia, lui continuava a stare bene e a fare feste. I milanesi dicevano che quel Ludovico Acerbi era sicuramente amico del diavolo…

Simbolo numero 1 – i piatti di Milano

Devo ammettere una cosa. Quando le persone mi dicono che sono state a Milano e hanno mangiato la pizza, mi viene un po' di dispiacere. Ovviamente non c'è niente di male, a Milano ci sono pizzerie strepitose, ma il fatto è che la cucina di Milano ha tanto da offrire. A partire dal classico risotto alla milanese, preparato con lo zafferano e quindi dal colore e dal profumo inconfondibili. Questo risotto si accompagna spesso all'ossobuco. Un pezzo di carne bovina con dentro l'osso che rilascia in cottura il suo interno – il midollo – dando all'insieme un gusto molto particolare.

Sembra un po' in controtendenza con la cucina dei locali più raffinati di Milano, ma forse è proprio questo il suo fascino. Lo stesso vale anche per la cotoletta alla milanese. Una costoletta di vitello, tradizionalmente con l'osso, impanata e fritta. Per i milanesi, è un fiore all'occhiello, ma l'origine del piatto è molto discussa. Non sono pochi i critici e gli storici che sostengono che sia semplicemente una variante locale dell'austriaca wienerschnitzel.

Una cosa su cui i milanesi non accettano discussioni è la michetta. Cos'è? Un panino a forma di rosa, croccante e dentro completamente vuoto. Inventato tre secoli fa dai panettieri milanesi per trovare un pane che non diventasse subito duro e gommoso. Per la sua crosta croccante e l'interno vuoto, è perfetta da imbottire con una bella fetta di salame. Salame Milano, naturalmente!

Luogo numero 2 – Piazzale Loreto

Loreto – prossima fermata Loreto. Chi tra voi è stato a Milano ha sentito queste parole sicuramente moltissime volte, dalla voce un po' metallica dell'annunciatrice della metro. Perché a Piazzale Loreto c'è una fermata importante della metropolitana milanese.

Di Piazzale Loreto bisogna sapere che ha ospitato due eventi legati agli ultimi anni della seconda guerra mondiale. All'epoca, Milano, come tutto il centro-nord Italia, era occupata dalla Germania nazista e dai collaborazionisti fascisti della Repubblica di Salò guidata da Mussolini. A contrastarli, le squadre di partigiani della resistenza, una vera spina nel fianco per il regime.

Il 10 agosto del 1944, i soldati nazifascisti che controllano Milano fucilano proprio su piazzale Loreto quindici partigiani. E poi lasciano lì i loro corpi. È vietato avvicinarsi, ma tutti devono vederli. E avere paura.

Ma Milano aspetta. Sa che la vendetta va servita fredda. Pochi mesi dopo, il 28 aprile del 1945, quando ormai l'Italia è stata liberata, Mussolini viene catturato mentre provava a scappare in Svizzera e viene giustiziato.

Dopo la cattura, il corpo del dittatore e quelli dei suoi principali collaboratori vengono portati a Milano e vengono esposti, impiccati a testa in giù, proprio a Piazzale Loreto. Perché Milano non dimentica.

Simbolo numero 2 – la Milano da bere

In Italia è molto forte la tradizione di finire il pasto con un amaro. Ovvero, un liquore a base di erbe che aiuta la digestione. Tra i più famosi sul mercato c'è l'Amaro Ramazzotti. Se te lo stai chiedendo: no, non ha niente a che fare con Eros.

È un amaro prodotto a Milano da più di due secoli ed è un vero simbolo di milanesità.

Negli anni '80, la pubblicità dell'Amaro Ramazzotti si identifica totalmente con la città. Dice che Milano è una città da vivere, da sognare, da godere. Una Milano da bere.

Secondo molti, quello spot rispecchiavava perfettamente la Milano degli anni '80, una città dinamica, all'avanguardia, ambiziosa e che amava godersi la vita. Tutte cose vere, ma gli scheletri nell'armadio di quella Milano erano tanti. Il cinismo, l'arrivismo, gente che per soldi e potere avrebbe fatto di tutto.

E infatti, alla fine degli anni '80, scoppia un enorme scandalo di corruzione che parte proprio da Milano. E quell'espressione, Milano da bere, assume un altro significato. Il simbolo di persone assetate di potere, pronte a bere Milano. Per fortuna, questa storia appartiene al passato, almeno in parte. E l'Amaro Ramazzotti si può ancora bere con un certo piacere.

Luogo numero 3 – Piazza Fontana

Ancora una piazza, e ancora un pezzo di storia nel cuore di Milano. Piazza Fontana è lì, in centro, a due passi dal Duomo. SI chiama così perché ospita una grande fontana, una delle più antiche di Milano. Su uno dei suoi lati c'è il grosso edificio della Banca Nazionale dell'Agricoltura. Un posto tristemente famoso nella storia italiana, perché il 12 dicembre del 1969, qualcuno è entrato lì con una valigetta piena di esplosivo, l'ha lasciata nella sala principale piena di gente e poi è uscito. 17 morti e 88 feriti.

Per anni, questa storia è stata avvolta dal mistero. All'inizio, polizia e giornali hanno dato la colpa agli anarchici, ma poi è venuto fuori che i responsabili erano terroristi di un gruppo radicale di estrema destra. Quella di Piazza Fontana è stata la prima, ma purtroppo non l'ultima, bomba neofascista in Italia in quegli anni. Ne riparleremo. Di sicuro per Milano questa è una ferita aperta, un giorno di dolore per tante famiglie e di terrore per tutta la città.

Simbolo numero 3 – Milan e Inter

Milan e Inter esistono da poco più di cento anni, eppure sembrano essere a Milano da sempre. Hanno fatto la storia del calcio in città, in Italia e in tutta Europa.

Milan e Inter ancora oggi, e forse ancora per poco, si dividono lo stadio Giuseppe Meazza, nel quartiere di San Siro, chiamato dagli appassionati „la scala del calcio”. Forse gli interisti lo amano un po' di più visto che porta il nome di Giuseppe Meazza, storico campione nerazzurro, e perché il grande cantante interista Roberto Vecchioni ha scritto una famosa canzone dal titolo Luci a San Siro.

Negli sfottò reciproci tra tifosi, i milanisti chiamano i cugini dell'Inter „bauscia”, con una parola dialettale che indica il milanese borghese e arrogante degli stereotipi, dovuto al fatto che storicamente la tifoseria interista era di estrazione sociale medio-alta. Gli interisti rispondono chiamando i cugini del Milan „casciavit”, ovvero cacciavite, usata per denigrare i tifosi milanisti di un tempo, quasi tutti di origine proletaria. Oggi queste divisioni sociali sono molto sfumate, quasi inesistenti, ma i nomi sono rimasti. E a volte usati anche con orgoglio.

Luogo 4 – Brera, capitale dell'arte.

Se Parigi ha Montmartre, Milano risponde con Brera. Questo quartiere pulsa di creatività e arte. E non a caso, perché il palazzo Brera oggi ospita la splendida Pinacoteca di Brera, con una delle collezioni di pittura più ricche d'Italia.

Sempre nella stessa sede c'è anche l'Accademia di Brera, quella da cui sono passati alcuni tra i più grandi artisti italiani recenti. Compresi due abbastanza controversi: Lucio Fontana e Piero Manzoni. Quest'ultimo, famoso per un'opera che consiste nell'avere inscatolato ed etichettato… Beh, non ve lo dico cosa ci ha messo. Cercatelo da soli!

Anche se pennello e tela non fanno per te, un giro a Brera vale sempre la pena, perché il quartiere è anche ricco di locali dove sedersi a bere e mangiare, e in generale per le strade della zona si respira creatività a ogni passo.

Simbolo 4 – Oh bej oh bej

C'è un giorno in cui Milano è più milanese che mai, ed è il 7 dicembre, il giorno di Sant'Ambrogio, patrono della città. Quel giorno, anche i milanesi più fissati con il lavoro si fermano, per fare una passeggiata in centro e soprattutto per godersi i mercatini di Natale, quelli che qui si chiamano gli Oh bej oh bej.

Suona esotico? È dialetto milanese. In questo caso specifico, oh bej oh bej significa semplicemente “oh belli!”, l'urlo di emozione dei bambini di fronte ai regali.

A quali regali in particolare? C'è una storia che ne parla. Risale al 1510, quando un uomo è arrivato a Milano da Roma, mandato dal Papa in missione, e si è presentato proprio il 7 dicembre, giorno di Sant'Ambrogio, pieno di doni per i bambini milanesi.

Oggi gli oh bej oh bej sono più moderni, ma conservano lo spirito di una volta. Di gioia semplice e sincera, dolciumi e giocattoli.

Luogo 5 – Baggio

In tutta Italia, Baggio è il cognome di un grande calciatore che ha fatto sognare gli italiani. A Milano, è anche qualcosa in più. Baggio è un quartiere di periferia, dire la verità, fino a cent'anni fa qua non era ancora nemmeno Milano.

Baggio è famosa in particolare per le sue curiose maioliche colorate, appese ai muri delle strade principali del quartiere e che ne raccontano un po' la storia. La più nota di queste storie è quella dell'organo di Baggio.

Se avete amici o amiche milanesi, potrebbero avervi raccontato del modo di dire locale “vai a suonare l'organo a Baggio”. Ovviamente andrebbe detto in dialetto, ma io non ci provo nemmeno! È un modo un po' all'antica con cui i milanesi dicono a qualcuno di andare… beh, sì, insomma, di andare via e non disturbarli, ecco. Deriva da una leggenda che racconta di quando, alla ristrutturazione della chiesa di Baggio, mancavano i soldi per comprare l'organo e così per l'inaugurazione hanno deciso di… dipingerlo sul muro. Diciamo che per suonarlo ci vorrebbe un po' di fantasia!

Simbolo 5 – la 90

Una delle differenze antropologiche più evidenti tra Roma e Milano passa dal genere dei mezzi pubblici. A Roma, usano l'articolo maschile. Devi andare a San Pietro? Prendi il 64. Vuoi vedere tutta la città? Devi prendere il 19.

A Milano, invece, autobus e tram sono rigorosamente femminili. E uno. Pardon, una, di loro è davvero un simbolo cittadino.

Sto parlando della 90, il filobus che tutti e tutte hanno preso almeno una volta nella vita.

Perché la 90 è la linea che percorre tutta la tangenziale di Milano, giorno e notte. Ci sono molte storie sulla 90, alcune parlano di degrado, criminalità, incontri sgradevoli e personaggi pittoreschi.

È difficile filtrare la verità dalle leggende metropolitane. Una cosa però è certa. Le grandi città esistono grazie alla loro rete di trasporto pubblico. Senza quella, non potrebbero esistere. Almeno non come le conosciamo oggi. E quindi non ci potrebbe essere Milano senza la 90.


#68 – 10 cose che non sai di Milano #68 - 10 Dinge, die Sie nicht über Mailand wissen #68 - 10 πράγματα που δεν γνωρίζετε για το Μιλάνο #68 - 10 things you don't know about Milan. #68 - 10 cosas que no sabe sobre Milán #68 - 10 choses que vous ne savez pas sur Milan #68 - 10 coisas que não sabe sobre Milão

__Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 25 giugno 2022.__

__Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.__

Quali sono le prime cose che ti vengono in mente quando pensi a Milano? Il Duomo, la Galleria, le boutique costose, la Scala, la gente che va di fretta.

Magari anche le banche, l'aperitivo, una città elegante che va sempre a grande velocità.

Milano negli ultimi anni ha costruito la sua identità su alcuni temi precisi. Soprattutto dandosi un'immagine di modernità, brillantezza e velocità.

Qualcuno dice che va bene, che finalmente è così.

Altri sono un po' nostalgici della vecchia Milano, con le sue imperfezioni, ma semplice e genuina.

La verità è che nessuno può **decidere a tavolino** l'identità di una città, tanto più di una città così grande e piena di gente sempre nuova, che ha le sue idee su quello che vuole fare e cosa vuole mostrare di sé.

Da un lato, Milano è la città che corre verso la modernità. Quella dove ha aperto il primo Starbucks d'Italia, dove è più facile che altrove trovare persone che parlano un ottimo inglese, o dove -a detta di chi l'ha provato- si mangia uno dei migliori sushi di tutta Europa.

Dall'altro lato, Milano è la città dei residenti di lungo corso, affezionati ai loro riti, ai loro simboli, a una semplicità un po' scomparsa, ai cognomi sui citofoni che non sono difficili da pronunciare e ai piccoli piaceri di una volta. Andererseits ist Mailand die Stadt der Alteingesessenen, die ihre Rituale, ihre Symbole, eine etwas verschwundene Einfachheit, nicht schwer auszusprechende Nachnamen an den Sprechanlagen und die kleinen Freuden der Vergangenheit lieben. On the other hand, Milan is the city of longtime residents, fond of their rituals, their symbols, a simplicity that has somewhat disappeared, surnames on intercoms that are not hard to pronounce, and the small pleasures of yesteryear.

In mezzo a tutto questo, tanta altra gente. In the midst of it all, lots of other people. Chi è di passaggio, chi arriva per restare, chi pensa di rimanere solo per un po' e alla fine **mette radici**. Diejenigen, die auf der Durchreise sind, diejenigen, die kommen, um zu bleiben, diejenigen, die nur für eine Weile bleiben und schließlich Wurzeln schlagen wollen. Those who are passing through, those who come to stay, those who plan to stay just for a while and eventually put down roots.

Provo a raccontarti oggi dieci cose di Milano che fanno parte della sua identità. I try to tell you today ten things about Milan that are part of its identity. Passata, presente e magari anche futura. 10 cose che probabilmente non conosci ancora.

Partiamo?

__Luogo numero 1 – Porta Romana__

Fino a non molto tempo fa, Milano era piuttosto piccola. Until not so long ago, Milan was quite small. Chiusa dalle sue mura e dalle sue porte. Closed by its walls and gates. Tra cui Porta Romana, che c'è ancora oggi. Including Porta Romana, which is still there today. Sembra ironico un riferimento a Roma, proprio nel cuore di Milano. A reference to Rome, right in the heart of Milan, seems ironic. In realtà è un riferimento piuttosto semplice. Es handelt sich eigentlich um eine recht einfache Referenz. Da qui, partiva la strada che portava a Roma. Von hier aus begann der Weg nach Rom. Oggi in zona c'è un quartiere abitato perlopiù da professionisti e studenti in affitto. Today there is a neighborhood in the area inhabited mostly by professionals and students for rent. Ma quello che ci interessa in particolare è un muro.

Lo riconoscerete facilmente perché, accanto alle finestre, spicca una vista insolita. Una palla di cannone. Eine Kanonenkugel. Gli ascoltatori di lungo corso di Salvatore racconta forse ricordano le cinque giornate di Milano, la rivolta del 1848 dei milanesi contro gli occupanti austriaci. Ai cittadini che tiravano sassi e olio bollente dalle finestre, i soldati austriaci rispondevano a cannonate. E il segno di una di quelle è lì ancora oggi. A ricordare una rivolta dura, finita male ma che poi ha dato inizio all'Unità d'Italia. Eine Erinnerung an einen zähen Aufstand, der zwar schlecht endete, aber dann zur Einigung Italiens führte.

È interessante anche la storia del palazzo colpito che, due secoli prima delle Cinque giornate, era la casa del marchese Ludovico Acerbi. Uomo che amava **gozzovigliare**, ovvero organizzare grandi feste piene di cibo e vino. Che c'è di strano? Was ist daran so seltsam? Che nel 1630, quando lui abitava a Milano, in città c'era un'epidemia di peste. E mentre per le strade, le persone morivano a centinaia, lui continuava a stare bene e a fare feste. I milanesi dicevano che quel Ludovico Acerbi era sicuramente amico del diavolo…

__Simbolo numero 1 – i piatti di Milano__

Devo ammettere una cosa. Quando le persone mi dicono che sono state a Milano e hanno mangiato la pizza, mi viene un po' di dispiacere. Wenn mir Leute erzählen, dass sie in Mailand waren und Pizza gegessen haben, tut mir das ein bisschen leid. Ovviamente non c'è niente di male, a Milano ci sono pizzerie **strepitose**, ma il fatto è che la cucina di Milano ha tanto da offrire. A partire dal classico risotto alla milanese, preparato con lo zafferano e quindi dal colore e dal profumo inconfondibili. Questo risotto si accompagna spesso all'ossobuco. Un pezzo di carne bovina con dentro l'osso che rilascia in cottura il suo interno – il midollo – dando all'insieme un gusto molto particolare.

Sembra un po' in controtendenza con la cucina dei locali più raffinati di Milano, ma forse è proprio questo il suo fascino. Lo stesso vale anche per la cotoletta alla milanese. Una costoletta di vitello, tradizionalmente con l'osso, impanata e fritta. Per i milanesi, è **un** **fiore all'occhiello**, ma l'origine del piatto è molto discussa. Non sono pochi i critici e gli storici che sostengono che sia semplicemente una variante locale dell'austriaca wienerschnitzel.

Una cosa su cui i milanesi non accettano discussioni è la michetta. Cos'è? Un panino a forma di rosa, croccante e dentro completamente vuoto. Ein rosenförmiges Brötchen, knusprig und innen völlig leer. Inventato tre secoli fa dai panettieri milanesi per trovare un pane che non diventasse subito duro e gommoso. Per la sua crosta croccante e l'interno vuoto, è perfetta da imbottire con una bella fetta di salame. Aufgrund seiner knusprigen Kruste und seines hohlen Inneren eignet er sich hervorragend zum Füllen mit einer schönen Scheibe Salami. Salame Milano, naturalmente!

__Luogo numero 2 – Piazzale Loreto__

Loreto – prossima fermata Loreto. Loreto - nächster Halt Loreto. Chi tra voi è stato a Milano ha sentito queste parole sicuramente moltissime volte, dalla voce un po' metallica dell'annunciatrice della metro. Perché a Piazzale Loreto c'è una fermata importante della metropolitana milanese.

Di Piazzale Loreto bisogna sapere che ha ospitato due eventi legati agli ultimi anni della seconda guerra mondiale. All'epoca, Milano, come tutto il centro-nord Italia, era occupata dalla Germania nazista e dai collaborazionisti fascisti della Repubblica di Salò guidata da Mussolini. A contrastarli, le squadre di partigiani della resistenza, una vera **spina nel fianco** per il regime. Ihnen gegenüber standen die Partisanen-Widerstandskommandos, die dem Regime ein echter Dorn im Auge waren.

Il 10 agosto del 1944, i soldati nazifascisti che controllano Milano fucilano proprio su piazzale Loreto quindici partigiani. E poi lasciano lì i loro corpi. È vietato avvicinarsi, ma tutti devono vederli. E avere paura.

Ma Milano aspetta. Aber Mailand wartet ab. Sa che la vendetta va servita fredda. Er weiß, dass Rache kalt serviert werden muss. Pochi mesi dopo, il 28 aprile del 1945, quando ormai l'Italia è stata liberata, Mussolini viene catturato mentre provava a scappare in Svizzera e viene giustiziato. Einige Monate später, am 28. April 1945, als Italien bereits befreit war, wurde Mussolini bei einem Fluchtversuch in die Schweiz gefasst und hingerichtet.

Dopo la cattura, il corpo del dittatore e quelli dei suoi principali collaboratori vengono portati a Milano e vengono esposti, **impiccati** a testa in giù, proprio a Piazzale Loreto. Perché Milano non dimentica. Denn Mailand vergisst nicht.

__Simbolo numero 2 – la Milano da bere__

In Italia è molto forte la tradizione di finire il pasto con un amaro. Ovvero, un liquore a base di erbe che aiuta la digestione. Tra i più famosi sul mercato c'è l'Amaro Ramazzotti. Se te lo stai chiedendo: no, non ha niente a che fare con Eros.

È un amaro prodotto a Milano da più di due secoli ed è un vero simbolo di milanesità.

Negli anni '80, la pubblicità dell'Amaro Ramazzotti si identifica totalmente con la città. Dice che Milano è una città da vivere, da sognare, da godere. Una Milano da bere.

Secondo molti, quello spot rispecchiavava perfettamente la Milano degli anni '80, una città dinamica, all'avanguardia, ambiziosa e che amava godersi la vita. Tutte cose vere, ma **gli scheletri nell'armadio** di quella Milano erano tanti. Das ist alles wahr, aber die Leichen im Schrank dieses Mailänders waren zahlreich. Il cinismo, l'arrivismo, gente che per soldi e potere avrebbe fatto di tutto. Zynismus, Karrierismus, Menschen, die für Geld und Macht alles tun würden.

E infatti, alla fine degli anni '80, scoppia un enorme scandalo di corruzione che parte proprio da Milano. E quell'espressione, Milano da bere, assume un altro significato. Und dieser Ausdruck, Milano da bere, bekommt eine andere Bedeutung. Il simbolo di persone assetate di potere, pronte a bere Milano. Per fortuna, questa storia appartiene al passato, almeno in parte. E l'Amaro Ramazzotti si può ancora bere con un certo piacere.

__Luogo numero 3 – Piazza Fontana__

Ancora una piazza, e ancora un pezzo di storia nel cuore di Milano. Piazza Fontana è lì, in centro, a due passi dal Duomo. SI chiama così perché ospita una grande fontana, una delle più antiche di Milano. Su uno dei suoi lati c'è il grosso edificio della Banca Nazionale dell'Agricoltura. Un posto tristemente famoso nella storia italiana, perché il 12 dicembre del 1969, qualcuno è entrato lì con una valigetta piena di esplosivo, l'ha lasciata nella sala principale piena di gente e poi è uscito. 17 morti e 88 feriti.

Per anni, questa storia è stata **avvolta dal mistero**. All'inizio, polizia e giornali hanno dato la colpa agli anarchici, ma poi è venuto fuori che i responsabili erano terroristi di un gruppo radicale di estrema destra. Quella di Piazza Fontana è stata la prima, ma purtroppo non l'ultima, bomba neofascista in Italia in quegli anni. Ne riparleremo. Di sicuro per Milano questa è **una ferita aperta**, un giorno di dolore per tante famiglie e di terrore per tutta la città.

__Simbolo numero 3 – Milan e Inter__

Milan e Inter esistono da poco più di cento anni, eppure sembrano essere a Milano da sempre. Hanno fatto la storia del calcio in città, in Italia e in tutta Europa.

Milan e Inter ancora oggi, e forse ancora per poco, si dividono lo stadio Giuseppe Meazza, nel quartiere di San Siro, chiamato dagli appassionati „la scala del calcio”. Der A.C. Mailand und Inter teilen sich noch immer - und vielleicht nicht mehr lange - das Giuseppe-Meazza-Stadion im Stadtteil San Siro, das von den Fans als "die Leiter des Fußballs" bezeichnet wird. Forse gli interisti lo amano un po' di più visto che porta il nome di Giuseppe Meazza, storico campione nerazzurro, e perché il grande cantante interista Roberto Vecchioni ha scritto una famosa canzone dal titolo Luci a San Siro. Vielleicht lieben es die Inter-Fans noch ein bisschen mehr, weil es den Namen von Giuseppe Meazza trägt, dem historischen Meister der Nerazzurri, und weil der große Inter-Sänger Roberto Vecchioni ein berühmtes Lied mit dem Titel Luci a San Siro geschrieben hat.

Negli sfottò reciproci tra tifosi, i milanisti chiamano i cugini dell'Inter „bauscia”, con una parola dialettale che indica il milanese borghese e arrogante degli stereotipi, dovuto al fatto che storicamente la tifoseria interista era di estrazione sociale medio-alta. In gegenseitigem Spott zwischen den Fans nennen die Mailänder ihre Cousins von Inter "bauscia", ein Dialektwort, das den bürgerlichen und arroganten Mailänder des Stereotyps bezeichnet, da die Inter-Fans historisch gesehen aus der oberen Mittelschicht stammen. Gli interisti rispondono chiamando i cugini del Milan „casciavit”, ovvero **cacciavite**, usata per denigrare i tifosi milanisti di un tempo, quasi tutti di origine proletaria. Die Interisti reagierten darauf, indem sie ihre Mailänder Cousins als "casciavit" bezeichneten, was so viel wie "Schraubenzieher" bedeutet und die ehemaligen Mailänder Fans, die fast alle proletarischer Herkunft waren, verunglimpfte. Oggi queste divisioni sociali sono molto **sfumate**, quasi inesistenti, ma i nomi sono rimasti. Heute sind diese sozialen Trennungen sehr verschwommen, fast nicht mehr vorhanden, aber die Namen sind geblieben. E a volte usati anche con orgoglio.

__Luogo 4 – Brera, capitale dell'arte.__

Se Parigi ha Montmartre, Milano risponde con Brera. Questo quartiere **pulsa** di creatività e arte. E non a caso, perché il palazzo Brera oggi ospita la splendida Pinacoteca di Brera, con una delle collezioni di pittura più ricche d'Italia.

Sempre nella stessa sede c'è anche l'Accademia di Brera, quella da cui sono passati alcuni tra i più grandi artisti italiani recenti. Im selben Gebäude befindet sich auch die Brera-Akademie, aus der einige der größten italienischen Künstler der letzten Zeit hervorgegangen sind. Compresi due abbastanza controversi: Lucio Fontana e Piero Manzoni. Quest'ultimo, famoso per un'opera che consiste nell'avere inscatolato ed etichettato… Beh, non ve lo dico cosa ci ha messo. Letzterer ist berühmt für ein Werk, das aus Boxen und Etiketten besteht... Nun, ich werde Ihnen nicht sagen, was er hineingetan hat. Cercatelo da soli!

Anche se pennello e tela non fanno per te, un giro a Brera vale sempre la pena, perché il quartiere è anche ricco di locali dove sedersi a bere e mangiare, e in generale per le strade della zona si respira creatività a ogni passo. Auch wenn Pinsel und Leinwand nicht Ihr Ding sind, lohnt sich ein Abstecher nach Brera immer, denn das Viertel ist auch voll von Lokalen, in denen man sitzen, trinken und essen kann, und generell atmen die Straßen des Viertels auf Schritt und Tritt Kreativität.

__Simbolo 4 – Oh bej oh bej__

C'è un giorno in cui Milano è più milanese che mai, ed è il 7 dicembre, il giorno di Sant'Ambrogio, patrono della città. Quel giorno, anche i milanesi più fissati con il lavoro si fermano, per fare una passeggiata in centro e soprattutto per godersi i mercatini di Natale, quelli che qui si chiamano gli Oh bej oh bej. An diesem Tag kommen selbst die arbeitssüchtigsten Mailänder vorbei, um durch die Innenstadt zu schlendern und vor allem, um die Weihnachtsmärkte zu genießen, die wir hier Oh bej oh bej nennen.

Suona esotico? È dialetto milanese. In questo caso specifico, oh bej oh bej significa semplicemente “oh belli!”, l'urlo di emozione dei bambini di fronte ai regali.

A quali regali in particolare? C'è una storia che ne parla. Risale al 1510, quando un uomo è arrivato a Milano da Roma, mandato dal Papa in missione, e si è presentato proprio il 7 dicembre, giorno di Sant'Ambrogio, pieno di doni per i bambini milanesi. Sie geht auf das Jahr 1510 zurück, als ein Mann aus Rom im Auftrag des Papstes nach Mailand kam und am 7. Dezember, dem Tag des Heiligen Ambrosius, mit Geschenken für die Mailänder Kinder auftauchte.

Oggi gli __oh bej oh bej__ sono più moderni, ma conservano lo spirito di una volta. Di gioia semplice e sincera, dolciumi e giocattoli. Von einfacher und aufrichtiger Freude, Süßigkeiten und Spielzeug.

__Luogo 5 – Baggio__

In tutta Italia, Baggio è il cognome di un grande calciatore che ha fatto sognare gli italiani. A Milano, è anche qualcosa in più. Baggio è un quartiere di periferia, dire la verità, fino a cent'anni fa qua non era ancora nemmeno Milano.

Baggio è famosa in particolare per le sue curiose maioliche colorate, appese ai muri delle strade principali del quartiere e che ne raccontano un po' la storia. Baggio ist vor allem für seine bunten Majolikakacheln berühmt, die an den Wänden der Hauptstraßen des Viertels hängen und ein wenig von der Geschichte des Ortes erzählen. La più nota di queste storie è quella dell'organo di Baggio.

Se avete amici o amiche milanesi, potrebbero avervi raccontato del modo di dire locale “vai a suonare l'organo a Baggio”. Wenn Sie Freunde oder Freundinnen aus Mailand haben, haben sie Ihnen vielleicht von dem Sprichwort "Geh und spiel die Orgel in Baggio" erzählt. Ovviamente andrebbe detto in dialetto, ma io non ci provo nemmeno! Natürlich sollte es im Dialekt gesagt werden, aber ich versuche es gar nicht erst! È un modo un po' all'antica con cui i milanesi dicono a qualcuno di andare… beh, sì, insomma, di andare via e non disturbarli, ecco. Für die Mailänder ist es eine ziemlich altmodische Art und Weise, jemandem zu sagen, dass er gehen soll... ja, dass er gehen soll, um ihn nicht zu stören. Deriva da una leggenda che racconta di quando, alla ristrutturazione della chiesa di Baggio, mancavano i soldi per comprare l'organo e così per l'inaugurazione hanno deciso di… dipingerlo sul muro. Sie stammt aus einer Legende, die besagt, dass bei der Renovierung der Kirche in Baggio das Geld für den Kauf der Orgel fehlte und man deshalb beschloss, sie zur Einweihung... an die Wand zu malen. Diciamo che per suonarlo ci vorrebbe un po' di fantasia!

__Simbolo 5 – la 90__

Una delle differenze antropologiche più evidenti tra Roma e Milano passa dal genere dei mezzi pubblici. Einer der offensichtlichsten anthropologischen Unterschiede zwischen Rom und Mailand ist das Geschlecht der öffentlichen Verkehrsmittel. A Roma, usano l'articolo maschile. Devi andare a San Pietro? Prendi il 64. Vuoi vedere tutta la città? Devi prendere il 19.

A Milano, invece, autobus e tram sono rigorosamente femminili. E uno. Pardon, una, di loro è davvero un simbolo cittadino. Pardon, einer von ihnen ist tatsächlich ein Stadtsymbol.

Sto parlando della 90, il filobus che tutti e tutte hanno preso almeno una volta nella vita.

Perché la 90 è la linea che percorre tutta la tangenziale di Milano, giorno e notte. Ci sono molte storie sulla 90, alcune parlano di degrado, criminalità, incontri sgradevoli e personaggi pittoreschi. Es gibt viele Geschichten über die 90, einige über Verfall, Verbrechen, unangenehme Begegnungen und bunte Charaktere.

È difficile filtrare la verità dalle leggende metropolitane. Una cosa però è certa. Le grandi città esistono grazie alla loro rete di trasporto pubblico. Senza quella, non potrebbero esistere. Almeno non come le conosciamo oggi. E quindi non ci potrebbe essere Milano senza la 90.