Capitolo 2. Marsina stretta
Di solito il professor Gori ha molta pazienza con la vecchia domestica: è con lui da venti anni.
Questa volta però, per la prima volta, il professore deve mettere la marsina ed è nervoso. La mette solo perché deve farlo. E non gli piace essere nervoso solo perché deve mettere un vestito. E poi… Dio mio, con quel corpo grosso che ha! Naturalmente, la marsina non è sua. Il signore del negozio di vestiti sotto la sua casa ne ha portate tante per farle provare al professor Gori. Lo guarda, sorride sicuro, lo fa girare da una parte all'altra:
‒ Pardon!
‒ Pardon!
‒ No, non va!
E il professore si lamenta… e suda. Ha già provato otto, nove marsine, no, anche di più. Tutte strette. Poi, finalmente, il signore del negozio dice:
‒ Ecco, questa sì. È perfetta, signore.
Anche la domestica è d'accordo:
‒ Un disegno! Un disegno!
Lui si guarda, guarda la marsina, guarda il signore… e gli dice:
‒ Ne ha altre?
‒ Ne ho portate dodici, signore!
‒ E questa è l'ultima?
‒ L'ultima.
‒ E allora va molto bene!
È più stretta delle altre.
Il signore se ne va e il professore guarda il biglietto sopra il tavolo e sbuffa di nuovo. La festa è per le otto, in casa della sposa, in via Milano. Venti minuti a piedi! E sono già le sette e un quarto. Torna dalla domestica.
‒ Zitta! Prova a mettermi la cravatta.
Dopo cinque minuti di silenzio…
‒ Fatto?
‒ Eh… ancora un po' di pazienza.
‒ Lo faccio io! ‒ dice allora, sempre più nervoso, il professore.
Ma fa un movimento troppo forte e… Trac! La marsina si rompe sotto il braccio.
‒ Provo a sistemare, ‒ dice la domestica.
‒ Non ho più tempo, ‒ risponde il professore.
Mette la cravatta e il cappotto.
Però… di sicuro è contento. Va al matrimonio di una sua ex‒ studentessa: Cesara Reis. Le ha sempre voluto bene e grazie a lui, dopo tante fatiche negli anni della scuola, oggi si sposa. Una volta un ricco signore vedovo è andato da Gori per chiedere un consiglio su una ragazza per educare le sue bambine.
‒ Come si chiama questo signore? Grimi? Griti? No, Mitri! Ah, ecco, sì: Mitri, Mitri, ‒ pensa Gori mentre cammina.
Lui gli ha indicato Cesara Reis e così è nato questo matrimonio. La Reis ha perso il padre a quindici anni e da quel giorno ha dovuto studiare e lavorare, per pensare a lei e alla sua vecchia madre. Ha trovato anche un lavoro a Roma, in una scuola, sempre grazie al professor Gori. Ma la ragazza non ha accettato, per avere cura della mamma e per paura di quello che può dire la gente. È una bella ragazza, Cesara, una bellezza dolce e nobile.
‒ Grimi… eh sì, si chiama Grimi, non Mitri!… Grimi si è innamorato subito di questa ragazza.
Lei per tre o quattro volte gli ha detto di no. Poi, alla fine, Grimi ha chiesto al professor Gori di aiutarlo. Gori è stato felicissimo e alla fine Cesara ha accettato. E così oggi c'è il matrimonio. Anche se i parenti del signori Grimi, o Griti, o Mitri, non vogliono. E anche per questo il vecchio professor Gori è nervoso e arrabbiato.
Arrivato in Via Milano, vede davanti alla porta tante persone. Forse è tardi. Forse è già cominciata la festa. Ma perché tutti lo guardano strano? Forse è la marsina rotta. Si vede? No, non si vede ancora. E allora? Cosa è successo? Perché la porta è quasi chiusa?
Il portinaio gli dice:
‒ Il matrimonio non c'è più.
‒ Come?
‒ La povera signora... la madre...
‒ Morta?! ‒ urla Gori.
‒ Questa notte, all'improvviso.
Il professore resta lì, fermo come un pezzo di legno.
‒ Possibile? La madre? La signora Reis?
Ha in mano dei fiori. Gli cadono, ma li lascia in terra: la marsina può rompersi ancora di più. Per un attimo non sa che fare, poi sale le scale: all'inizio velocemente, alla fine con tanta fatica. Entra in una stanza, vede tanti parenti dello sposo e capisce che lo guardano con fastidio. Ci sono zii, cugini, una signora vecchia, forse la madre dello sposo. Poi vede un signore che sembra proprio lo sposo.
‒ Signor Grimi…
‒ Migri, prego.
‒ Ah già, Migri. Sono il professor Fabio Gori, si ricorda?
Il signor Migri non risponde subito, ma lo guarda, freddo.
‒ Ah, Gori! Mio fratello mi ha parlato di lei. Dobbiamo ringraziare lei per questo matrimonio…
‒ Ah, lei è il fratello dello sposo!
‒ Carlo Migri.
‒ Beh, sì, sono stato io che…
‒ Le presento mia madre. Mamma, questo è il professor Gori. Quello che ha voluto il matrimonio di Andrea.
‒ In verità io ho voluto solo…
‒ … dare un'insegnante alle mie nipoti. Bravissima ragazza comunque e… noi siamo molto tristi oggi, per la morte della mamma. Sembra veramente la volontà di Dio!
Gori guarda in giro e chiede:
‒ E lo sposo, il signor Andrea?
‒ Ma… non so, ‒ risponde il fratello. ‒ Forse è andato a prepararsi.
‒ Ah, il matrimonio si celebra lo stesso? !
‒ No, che dice? Con la morta in casa? Oddio! ‒ risponde la vecchia signora.
‒ Prepararsi per partire, ‒ dice il fratello. ‒ Parte per Torino, per lavoro.
‒ Parte… oggi? !
‒ Deve farlo. Abbiamo deciso noi, non va bene ora, per lui, stare qui. Qui… con la ragazza… sola… non sposata… ‒ dice la vecchia.
Nella stanza tutti sono d'accordo. La vecchia continua:
‒ Il matrimonio è stata un'idea troppo veloce. Ora non si sposa, ora ci possiamo pensare.
Il professor Gori non sa cosa dire, cosa fare. Questo dialogo, questo dire e non dire della signora e dei parenti, gli dà fastidio più della marsina stretta. E ha paura che, come la marsina si può rompere del tutto, anche lui può perdere la pazienza e dire a quei signori quello che pensa.
‒ Dov'è la sposa? Posso vederla?
‒ In quella stanza, vada pure! ‒ gli rispondono freddi.
Il professor Gori ci va subito, molto nervoso. Vede prima il corpo della madre morta, su un letto. E per terra, la figlia, che non piange più, ha finito le lacrime e non sa più cosa deve fare, cosa deve pensare. Il professor Gori, quando la vede così, sente quasi più fastidio che tristezza. Vuole dirle: “Che fai? Alzati, non accettare l'ipocrisia di tutte quelle persone”. Vuole prenderla e portarla comunque al matrimonio, ma non ha ancora la forza di fare nulla. Quando però lei lo vede e, senza parlare, gli fa vedere la madre morta, lui risponde con rabbia:
‒ Sì, cara, sì! Ma tu alzati, subito!
‒ Perché?
‒ Ascolta, figlia mia: non è ora di piangere. Tu sei rimasta sola e devi aiutarti da sola. Prendi tutta la forza che hai e fai quello che ti dico io. Metti il vestito, il cappello e vieni con me.
‒ Dove?
‒ In Municipio, e poi in chiesa! Devi sposarti anche se tua madre è morta. Lascia qui la tua povera mamma, per ora. Anche lei lo vuole.
‒ Impossibile, professore! Per me è finita, lo so. Lui va via, non torna più, mi abbandona ma… non posso!
‒ E cosa fai? Non hai più il lavoro, non hai più nessuno. Tua madre non vuole questo! Lei è stata contenta del matrimonio. E oggi, per lei, non ti sposi? Dai, Cesara! Vai a mettere l'abito, figlia mia, senza perdere tempo!
Mentre lei si mette il vestito, lui chiude la porta della camera e chiede agli ospiti, con voce forte e sicura:
‒ Non è ancora arrivato lo sposo?
I parenti lo guardano e Migri, domanda, con falso interesse:
‒ Si sente male la signorina?
‒ Sta benissimo! ‒ risponde il professore, mentre guarda Migri negli occhi. ‒ Anzi, ho il piacere di dire a tutti che lei ha deciso di sposarsi. Siamo tutti qua, tutto è pronto: basta andare in Municipio e…
‒ No, non è possibile che mio figlio… ‒ inizia a parlare la vecchia signora.
‒ … suo figlio non deve fare il suo dovere e una buona azione? Dobbiamo fare questo matrimonio, anche se la ragazza è triste per la morte della mamma e anche se…
Parla e si muove, si muove e la marsina è sempre più stretta. Con una mano rompe la manica della marsina, e la lancia in aria.
‒ … anche se questa manica mi ha dato fastidio fino ad ora!
‒ Lei scherza! ‒ risponde Migri.
‒ No, per niente.
In quel momento arriva lo sposo. Tutti dicono “No, Andrea, no!”. Ma il professor Gori lo chiama subito e gli domanda:
‒ Signor Andrea. Ho convinto la signora Reis ad essere forte e sposarsi comunque. Senza matrimonio, la vita di Cesara è rovinata. Se volete, possiamo andare subito in Municipio. Lei è d'accordo, no?
‒ Ma… io sì, se Cesara vuole…
‒ Vuole, vuole! Ecco finalmente una parola che esce dal cuore!
Gori chiede ad alcune persone di prendere i fiori della morta e portarli in Municipio. Poco dopo, entra Cesara. Lo sposo le prende subito la mano. Il professor Gori sta quasi per piangere. Gli sposi e tutti vanno, senza parlare, verso il Municipio. Quando arrivano, Gori si toglie il cappotto e tutti ridono, anche Cesara: la manica della marsina non c'è più.
Mentre torna a casa sua, Gori comincia a pensare:
‒ La vittoria di oggi su quelle persone… come ho fatto? Di solito non sono così forte, ma oggi… forse è stato il fastidio per quella marsina stretta. Sì, devo ringraziare la marsina!