Capitolo 8. Ciaula scopre la luna
I minatori, questa sera, non vogliono più lavorare. Sono stanchi. Ogni giorno devono prendere tanto zolfo e devono metterlo in un grande carro. Il carro parte la mattina del giorno dopo e ritorna, la sera, vuoto. E il carro, per partire, deve essere pieno, ma oggi i minatori proprio non vogliono lavorare più.
Cacciagallina è il capo: sta all'entrata della miniera. Urla contro di loro: devono continuare fino a quando il carro non è pieno. Ha anche una pistola: gli uomini non devono uscire.
‒ Indietro! Indietro tutti! Andate giù di nuovo, a lavorare, fino all'alba, oppure sparo!
‒ Bum! ‒ risponde uno e ride.
‒ Bum! ‒ fanno piano, piano, tutti gli altri… e ridono!
Prima uno, poi un altro, riescono tutti ad uscire.
Escono tutti, meno uno. Chi? Zi' Scarda. Perché è vecchio e perché ha anche perso un occhio. Non ha abbastanza forza Zi' Scarda. Cacciagallina va contro di lui come un leone, lo prende, gli urla:
‒ Indietro tutti, ho detto! Tornate sotto, a lavorare, oppure sparo!
Mentre parla, Cacciagallina continua a muovere il vecchio con forza, da una parte all'altra: gli sembra di avere tra le mani tutti gli altri!
Zi' Scarda è tranquillo, non si muove: povero Cacciagallina, è giusto anche per lui dare la colpa a qualcuno. E può essere solo un vecchio, debole, uno che non può fare nulla contro di lui. E poi, anche Zi' Scarda ha uno sotto di lui, uno più debole: Ciaula, un ragazzo che lo aiuta, per imparare il lavoro.
Gli altri uomini camminano già verso il paese, Comitini, ridono e gridano da lontano:
‒ Fai lavorare lui, Cacciagallina! Lui finisce il lavoro per noi, ah, ah, ah!
‒ Sono giovani! ‒ dice Zi' Scarda, in modo quasi dolce. Ha la testa da una parte, la bocca un po' aperta, la faccia un po' strana. Cosa vuole dire quella faccia? Aspetta di vedere cosa vuole fare Cacciagallina? Pensa ai giovani che sono andati via?
Ah, i giovani! Vogliono sempre ridere, vivere. Questo luogo invece è triste: non c'è erba, non c'è acqua, non ci sono piante. Ci sono solo tante, tante miniere, dove le persone lavorano in modo duro, tutto il giorno, senza luce, senza sole.
Ma Zi' Scarda non pensa a loro e non pensa a Cacciagallina: ha un occhio solo, da quell'occhio qualche volta scende una lacrima e lui vuole sentirla in bocca: quando lui è duecento metri sotto la terra, quando non c'è acqua, quando è stanchissimo, quella lacrima di sale è importante, è buona… è un po' di riposo.
Così, ogni volta che scende una lacrima, lui si ferma, mette la testa da una parte e… la lacrima entra in bocca. Alcune persone fumano, altre bevono vino, lui ha la sua lacrima.
Ha le lacrime perché l'occhio è malato, non perché piange. Ma Zi' Scarda ha anche pianto. Quattro anni fa è morto Calicchio, il suo unico figlio, sempre lì in miniera e ora con il suo lavoro devono mangiare la moglie del figlio e i suoi sette bambini.
Ancora oggi, qualche lacrima è molto salata e allora lui si ferma un momento e dice:
‒ Calicchio…
Per questo lavora ancora ed è più bravo di un giovane.
Finalmente Cacciagallina lo lascia e va a cercare gli altri. Zi' Scarda gli chiede:
‒ Io resto qui, ma qualcuno deve andare a casa mia e dire alla mia famiglia che io sto a lavorare. Non devono aspettarmi e possono stare tranquilli.
Poi, subito dopo, chiama il ragazzo che lo aiuta: Ciaula ha trenta anni ed è molto, molto magro. Tutti dicono che non capisce niente. Zi' Scarda lo chiama come una persona chiama una cornacchia:
‒ Te', pa'! Te', pa'!
Anche Ciaula ha finito di lavorare, sta per tornare al paese: ha tolto il vestito per il lavoro e ha messo un vecchio abito che gli hanno regalato. È stato, tanti anni fa, un abito molto bello. Ora è rotto e vecchio. Ma Ciaula ancora è contento di metterlo. Gli altri ridono e dicono:
‒ Quanto sei bello!
Anche lui ride, è contento e quando ride fa un suono strano, sembra proprio una cornacchia:
‒ Crah! Crah!
Per questo lo chiamano Ciaula.
Zi' Scarda gli dice:
‒ Oggi dobbiamo restare qui e lavorare tutta la notte.
‒ Va bene, ‒ risponde Ciaula e cambia il suo abito.
Per tutti, anche per Zi' Scarda è sempre notte, perché nella miniera non c'è sole. Ma il lavoro di Ciaula è un po' diverso: lui prende un sacco di zolfo e lo porta fuori. Quanta fatica, ogni viaggio, da sotto a sopra, con il sacco pieno di zolfo sulle spalle! Alla fine di ogni viaggio, Ciaula può vedere il sole e, subito, ha problemi dopo tanto tempo al buio. Poi, minuto dopo minuto, vedere il sole gli piace sempre di più.
Ma Ciaula è strano: non ha paura del buio della miniera. Si sente sicuro lì dentro, come nella pancia della madre. Non ha paura del buio quando è giorno: ha paura del buio quando è notte, perché non lo conosce. Ogni sera, prima della notte, torna a casa con Zi' Scarda. Mangia il poco che ha per cena e poi va subito a dormire.
Ha avuto paura quando è morto il figlio di Zi' Scarda. Quel giorno Ciaula è stato sotto terra per tanto tempo e quando è uscito, da solo, non ha trovato il sole come sempre, ma la notte. Ha cominciato a camminare, ma le solite cose che una persona vede ogni giorno, le case e gli alberi, di notte sembrano molto diverse! Ciaula, allora, ha cominciato a correre e non si è fermato fino a casa sua.
Ora Ciaula è con Zi' Scarda, aspetta di portare su il sacco pieno di zolfo. Gli altri non ci sono più, tutto è silenzio e lui sa che fuori è notte. E mentre aspetta, comincia già ad avere paura. Il carico è pronto ora: Zi' Scarda aiuta Ciaula a mettere a posto il sacco. Ciaula ha paura e le gambe sono deboli:
‒ Basta! Basta!
‒ Come basta? No, no, ‒ risponde Zi' Scarda e continua a mettere zolfo.
Ciaula per un attimo pensa:
‒ Forse il sacco è troppo pesante e così non posso arrivare lassù, fuori della miniera.
Ma quando Zi' Scarda finisce, Ciaula comincia a camminare e vede che riesce a portare il sacco.
Quando la salita comincia, Ciaula ormai pensa solo al buio che c'è fuori e non pensa più al sacco che porta. La paura è più grande, dopo ogni passo, dopo ogni metro, dopo ogni secondo.
Di solito quando sente la fatica di salire su con questo peso, pensa alla fine, a quando arriva e lascia il suo sacco. Ma questa notte non ha questo piacere. Questa notte quando la fatica finisce è il momento di uscire nella notte, nel buio! È il momento più brutto.
Ciaula vede il buco, l'entrata della miniera è vicina ora. Ma… non è buio. Vede, invece, la luce, una luce che sembra argento. Pensa:
‒ Forse non è ancora completamente notte…
Ma passano alcuni minuti e quella luce d'argento è sempre più forte.
‒ Possibile?
Alla fine esce. Lascia il sacco, guarda davanti a lui e apre le braccia.
‒ Che bella!
Che grandissima emozione! Davanti a lui, tranquilla, piena di luce d'argento, c'è la luna.
Certo, Ciaula sa che c'è la luna in cielo. Lo sa, come sa altre cose. Ma solo questa notte ha veramente visto la luna, dopo il buio della miniera, da solo, nella notte. Ed è felice!
‒ Eccola, eccola là, la Luna… C'è la Luna! La Luna!
Ciaula ha visto quanto è dolce la luna: la luna lo aiuta, lo fa sentire sicuro. Tiene lontano il buio della notte.
E piange.