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Podcast, La vera storia di Pinocchio

La vera storia di Pinocchio

Probabilmente se senti il nome Pinocchio sai già di cosa parlo. Un burattino, un

bambino di legno, un pomonello che disubbidisce a suo padre e per questo

finisce in un mare di problemi. E quando mente il naso gli cresce a

dismisura, si allunga. Tutti conosciamo la storia del burattino di legno scritta

da Carlo Collodi. Ma la conosciamo per davvero? Con i due prossimi episodi del

podcast ti mostrerò che la storia presente nell'immaginario collettivo di

molti di noi è molto diversa da quella originale dell'ottocento.

Oggi ti parlo della vera storia di Pinocchio.

Pensieri e parole. Un viaggio nella letteratura e cultura per amanti della

lingua italiana. Prima di tutto devo specificare che

questo episodio non è un episodio per bambini, come qualcuno potrebbe pensare.

Molti bambini contemporanei si spaventerebbero se ascoltassero una

storia come quella scritta da Collodi. E anche tu, ascoltatore o ascoltatrice,

preparati a sentire particolari forse un po' macabri e grotteschi che cercherò di

raccontare senza appesantire troppo la storia.

Partiamo però dalle basi. Il libro di Pinocchio, quando è stato scritto, dove e

da chi? Prima di tutto devi sapere che le avventure di Pinocchio, storia di un

burattino, non nasce come romanzo. Nasce invece come storia appuntata e

pubblicata per la prima volta nel 1881 su un periodico italiano, il giornale dei

bambini. L'autore è uno scrittore e giornalista fiorentino, Carlo Lorenzini,

conosciuto con lo pseudonimo di Carlo Collodi.

Lorenzini adotta questo pseudonimo proprio quando inizia a dedicarsi alla

letteratura per l'infanzia. Siamo dopo l'unità d'Italia e lui, non più

giovanissimo, lavora come funzionario pubblico per la nuova Italia nata da poco.

Inizia a tradurre le favole di Perrault e si dedica a volumi pedagogici per la

scuola. Inizia qui ad adottare il nome di Carlo Collodi.

Questo era un nome del paese di nascita della madre, luogo dove lui aveva passato

l'infanzia. Pubblica un paio di altri romanzi per bambini e poi nel 1881

arriva il suo romanzo che resterà nella storia, le avventure di Pinocchio.

Oggi pensiamo a questo romanzo come una fiaba per bambini.

Ci sono infatti molti elementi fantastici che caratterizzano il genere

della fiaba. Animali che parlano e magia, ad esempio. Il luogo e l'epoca di

ambientazione non sono specificati da Collodi. Probabilmente siamo in Toscana,

in un periodo di poco precedente o successivo all'unità d'Italia.

In realtà, leggendo il romanzo originale emerge subito agli occhi del lettore

l'elemento morale. Pinocchio è inesperto e ingenuo e deve imparare molte cose.

Andare a scuola, comportarsi da bravo bambino, aiutare il babbo.

Il racconto è strapieno di insegnamenti morali ed educativi, ovvio, secondo

l'educazione dell'epoca. Oggi alcune immagini sono ancora presenti nel

nostro immaginario. Non è strano sentir dire da un nonno o un nipote di non dire

le bugie, se no il naso cresce. Oppure che se non si studia si può diventare

asini. Poverini gli asini, sempre discriminati nella lingua italiana.

Ci sono state molte trasposizioni del libro nel mondo del cinema.

La prima risale addirittura al 1911. L'immagine che tutti noi, italiani

compresi, abbiamo in testa è però probabilmente quella del film di

animazione Disney del 1940. Un film che vinse due premi oscar all'epoca.

Quello per la migliore colonna sonora e per la miglior canzone.

Ricordo che avevo la videocassetta di questa pellicola da piccola e dopo un

po' chiese a mio padre di darla via. Perché la parte in cui Pinocchio si

trasformava in un asino era troppo inquietante.

Proprio non riusciva a guardarla. Mi faceva venire i brividi. Solo da adulta,

leggendo il libro di Collodi, mi sono resa conto che la storia originale è

molto peggio. La Disney ha, diciamo, affievolito molti dei lati un po' duri e

a volte grotteschi della storia originale. Adesso, con un po' di spoiler, ti parlo

di alcune delle differenze principali tra il film d'animazione Disney e

romanzo a puntate uscito in Italia nel 1881.

Il libro inizia nella bottega di Mastro Ciliegia e non in quella di Geppetto.

È lui che trova questo pezzo di legno parlante. Quando inizia a lavorarlo, il

pezzo di legno lo prega di non fargli male. Per sbarazzarsi di questa scocciatura,

Mastro Ciliegia approfitta della visita del collega Geppetto per rifilargli il

pezzo di legno magico e così liberarsi del problema.

Geppetto cercava un pezzo di legno non perché sentiva la necessità di diventare

genitore, ma per costruire un burattino e guadagnarsi da vivere con degli

spettacoli. Tornato a casa con il pezzo di legno

parlante, Geppetto inizia a costruire Pinocchio.

Il burattino però diventa sempre più impertinente e potremmo dire antipatico.

Non appena ha una faccia inizia a prendere in giro il padre. Quando Geppetto

gli fa le mani, prende la parrucca dalla testa del padre per dispetto. Non appena

ha le gambe, scappa via. Viene fermato da un carabiniere che lo riporta a casa da

Geppetto che era nel frattempo diventato padre un po' senza volerlo.

Geppetto ammonisce il figlio, lo sgrida e gli dice che faranno i conti in casa.

Solo che dice questo di fronte ad altre persone che si preoccupano perché

pensano che Geppetto potrebbe distruggere il burattino. E' così che il

povero Falegname è arrestato e portato in prigione.

Insomma un inizio non troppo amorevole per questi due che si ritrovano ad

essere padre e figlio non per desiderio ma per uno strano caso della sorte.

Vediamo già che la versione letteraria di Pinocchio non corrisponde alla

versione cinematografica del burattino buono, un po' ingenuo e rispettoso verso

il padre. Il Pinocchio del libro è un personaggio che per il momento non ha

nessuna attenzione verso la persona che lo ha creato e potremmo dire nessun

rispetto. Andiamo avanti. Tutti conosciamo la

figura del grillo parlante che rappresenta un po' la coscienza di

Pinocchio. Nel film è un personaggio molto presente che non lascia quasi mai

Pinocchio. E' lui che lo sgrida, gli dà consigli, lo salva anche in alcune

situazioni. Il personaggio del grillo parlante è forse uno dei più amati tra

i personaggi Disney. Bene, nel libro questo animale non ha un ruolo centrale e

dirò di più, il poverino fa una brutta fine.

Dopo l'arresto del padre Pinocchio torna a casa per nulla pentito del suo

gesto. Qui a casa di Geppetto vive da più di

cent'anni il grillo parlante. L'animale inizia ad ammonirlo, gli dice che i

bambini che scappano dai genitori non avranno nulla di buono e che se non

studierà o lavorerà finirà in ospedale o in prigione.

Così Pinocchio fuorioso per queste frasi del grillo prende un martello e boom!

glielo lancia in testa. Senza volerlo lo uccide.

Eh sì, addio al grillo, ciao ciao. Nel libro con l'Odi scrive proprio così.

Ebbe appena il fiato per fare cri cri cri e poi rimase lì stecchito e appiccicato

alla parete.

Lo so, un minuto di silenzio per il grillo. Ci sono rimasto male anch'io

quando l'ho letto. In realtà caro amico, amica che mi ascolti non preoccuparti.

Ti dico solo che il grillo non muore veramente ma ritornerà più avanti nel

libro. Comunque con un'importanza marginale e non predominante come nel

film di animazione. Quando Geppetto finisce in prigione

Pinocchio rimane solo una notte soltanto. Ha giusto il tempo per sentire

immorsi della fame e carbonizzarsi i piedi.

Geppetto torna la mattina dopo, gli da qualcosa da mangiare, gli rifa i piedi.

Pinocchio promette che andrà a scuola ma lo farà? In entrambe le versioni, quella

del libro e nel film di animazione Pinocchio marina la scuola. Marinare è una

parola che ha molti sinonimi in italiano, sinonimi regionali adottati dai giovani

che vanno a scuola in diverse parti d'Italia. Significa in parole povere

saltare la scuola senza avvisare i professori o i genitori. Senza un reale

motivo, solamente per il gusto di farlo. Nel libro Pinocchio marina la scuola

senza nessuno che lo porta sulla cattiva strada.

Incontrerà il gatto e la volpe solo più avanti nella storia. Salta la scuola

perché sente la tromba del teatro e vuole andare a vedere lo spettacolo. Per

comprare il biglietto vende anche il suo libro di scuola, libro che Geppetto

aveva comprato rinunciando alla sua giacca in pieno inverno.

Geppetto infatti è nel libro estremamente povero. Proprio per questo

motivo aveva pensato di costruire un burattino all'inizio della nostra

storia per potersi guadagnare da vivere con qualche spettacolo.

Adesso facciamo una pausa. Continua la nostra storia nel prossimo episodio.

Nel frattempo, se ti va, puoi ricercare le bellissime illustrazioni che sono

presenti nella versione originale del libro. Vedrai subito che sono molto

diverse dal Pinocchio della Disney. Sono dell'ingegnere e illustratore

fiorentino Enrico Mazzanti. Per oggi è tutto. Grazie per l'ascolto e ci sentiamo

presto per la continuazione.

La vera storia di Pinocchio The True Story of Pinocchio La verdadera historia de Pinocho A verdadeira história de Pinóquio Den sanna historien om Pinocchio

Probabilmente se senti il nome Pinocchio sai già di cosa parlo. Un burattino, un

bambino di legno, un pomonello che disubbidisce a suo padre e per questo

finisce in un mare di problemi. E quando mente il naso gli cresce a

dismisura, si allunga. Tutti conosciamo la storia del burattino di legno scritta

da Carlo Collodi. Ma la conosciamo per davvero? Con i due prossimi episodi del

podcast ti mostrerò che la storia presente nell'immaginario collettivo di

molti di noi è molto diversa da quella originale dell'ottocento.

Oggi ti parlo della vera storia di Pinocchio.

Pensieri e parole. Un viaggio nella letteratura e cultura per amanti della

lingua italiana. Prima di tutto devo specificare che

questo episodio non è un episodio per bambini, come qualcuno potrebbe pensare.

Molti bambini contemporanei si spaventerebbero se ascoltassero una

storia come quella scritta da Collodi. E anche tu, ascoltatore o ascoltatrice,

preparati a sentire particolari forse un po' macabri e grotteschi che cercherò di

raccontare senza appesantire troppo la storia.

Partiamo però dalle basi. Il libro di Pinocchio, quando è stato scritto, dove e

da chi? Prima di tutto devi sapere che le avventure di Pinocchio, storia di un

burattino, non nasce come romanzo. Nasce invece come storia appuntata e

pubblicata per la prima volta nel 1881 su un periodico italiano, il giornale dei

bambini. L'autore è uno scrittore e giornalista fiorentino, Carlo Lorenzini,

conosciuto con lo pseudonimo di Carlo Collodi.

Lorenzini adotta questo pseudonimo proprio quando inizia a dedicarsi alla

letteratura per l'infanzia. Siamo dopo l'unità d'Italia e lui, non più

giovanissimo, lavora come funzionario pubblico per la nuova Italia nata da poco.

Inizia a tradurre le favole di Perrault e si dedica a volumi pedagogici per la

scuola. Inizia qui ad adottare il nome di Carlo Collodi.

Questo era un nome del paese di nascita della madre, luogo dove lui aveva passato

l'infanzia. Pubblica un paio di altri romanzi per bambini e poi nel 1881

arriva il suo romanzo che resterà nella storia, le avventure di Pinocchio.

Oggi pensiamo a questo romanzo come una fiaba per bambini.

Ci sono infatti molti elementi fantastici che caratterizzano il genere

della fiaba. Animali che parlano e magia, ad esempio. Il luogo e l'epoca di

ambientazione non sono specificati da Collodi. Probabilmente siamo in Toscana,

in un periodo di poco precedente o successivo all'unità d'Italia.

In realtà, leggendo il romanzo originale emerge subito agli occhi del lettore

l'elemento morale. Pinocchio è inesperto e ingenuo e deve imparare molte cose.

Andare a scuola, comportarsi da bravo bambino, aiutare il babbo.

Il racconto è strapieno di insegnamenti morali ed educativi, ovvio, secondo

l'educazione dell'epoca. Oggi alcune immagini sono ancora presenti nel

nostro immaginario. Non è strano sentir dire da un nonno o un nipote di non dire

le bugie, se no il naso cresce. Oppure che se non si studia si può diventare

asini. Poverini gli asini, sempre discriminati nella lingua italiana.

Ci sono state molte trasposizioni del libro nel mondo del cinema.

La prima risale addirittura al 1911. L'immagine che tutti noi, italiani

compresi, abbiamo in testa è però probabilmente quella del film di

animazione Disney del 1940. Un film che vinse due premi oscar all'epoca.

Quello per la migliore colonna sonora e per la miglior canzone.

Ricordo che avevo la videocassetta di questa pellicola da piccola e dopo un

po' chiese a mio padre di darla via. Perché la parte in cui Pinocchio si

trasformava in un asino era troppo inquietante.

Proprio non riusciva a guardarla. Mi faceva venire i brividi. Solo da adulta,

leggendo il libro di Collodi, mi sono resa conto che la storia originale è

molto peggio. La Disney ha, diciamo, affievolito molti dei lati un po' duri e

a volte grotteschi della storia originale. Adesso, con un po' di spoiler, ti parlo

di alcune delle differenze principali tra il film d'animazione Disney e

romanzo a puntate uscito in Italia nel 1881.

Il libro inizia nella bottega di Mastro Ciliegia e non in quella di Geppetto.

È lui che trova questo pezzo di legno parlante. Quando inizia a lavorarlo, il

pezzo di legno lo prega di non fargli male. Per sbarazzarsi di questa scocciatura,

Mastro Ciliegia approfitta della visita del collega Geppetto per rifilargli il

pezzo di legno magico e così liberarsi del problema.

Geppetto cercava un pezzo di legno non perché sentiva la necessità di diventare

genitore, ma per costruire un burattino e guadagnarsi da vivere con degli

spettacoli. Tornato a casa con il pezzo di legno

parlante, Geppetto inizia a costruire Pinocchio.

Il burattino però diventa sempre più impertinente e potremmo dire antipatico.

Non appena ha una faccia inizia a prendere in giro il padre. Quando Geppetto

gli fa le mani, prende la parrucca dalla testa del padre per dispetto. Non appena

ha le gambe, scappa via. Viene fermato da un carabiniere che lo riporta a casa da

Geppetto che era nel frattempo diventato padre un po' senza volerlo.

Geppetto ammonisce il figlio, lo sgrida e gli dice che faranno i conti in casa.

Solo che dice questo di fronte ad altre persone che si preoccupano perché

pensano che Geppetto potrebbe distruggere il burattino. E' così che il

povero Falegname è arrestato e portato in prigione.

Insomma un inizio non troppo amorevole per questi due che si ritrovano ad

essere padre e figlio non per desiderio ma per uno strano caso della sorte.

Vediamo già che la versione letteraria di Pinocchio non corrisponde alla

versione cinematografica del burattino buono, un po' ingenuo e rispettoso verso

il padre. Il Pinocchio del libro è un personaggio che per il momento non ha

nessuna attenzione verso la persona che lo ha creato e potremmo dire nessun

rispetto. Andiamo avanti. Tutti conosciamo la

figura del grillo parlante che rappresenta un po' la coscienza di

Pinocchio. Nel film è un personaggio molto presente che non lascia quasi mai

Pinocchio. E' lui che lo sgrida, gli dà consigli, lo salva anche in alcune

situazioni. Il personaggio del grillo parlante è forse uno dei più amati tra

i personaggi Disney. Bene, nel libro questo animale non ha un ruolo centrale e

dirò di più, il poverino fa una brutta fine.

Dopo l'arresto del padre Pinocchio torna a casa per nulla pentito del suo

gesto. Qui a casa di Geppetto vive da più di

cent'anni il grillo parlante. L'animale inizia ad ammonirlo, gli dice che i

bambini che scappano dai genitori non avranno nulla di buono e che se non

studierà o lavorerà finirà in ospedale o in prigione.

Così Pinocchio fuorioso per queste frasi del grillo prende un martello e boom!

glielo lancia in testa. Senza volerlo lo uccide.

Eh sì, addio al grillo, ciao ciao. Nel libro con l'Odi scrive proprio così.

Ebbe appena il fiato per fare cri cri cri e poi rimase lì stecchito e appiccicato

alla parete.

Lo so, un minuto di silenzio per il grillo. Ci sono rimasto male anch'io

quando l'ho letto. In realtà caro amico, amica che mi ascolti non preoccuparti.

Ti dico solo che il grillo non muore veramente ma ritornerà più avanti nel

libro. Comunque con un'importanza marginale e non predominante come nel

film di animazione. Quando Geppetto finisce in prigione

Pinocchio rimane solo una notte soltanto. Ha giusto il tempo per sentire

immorsi della fame e carbonizzarsi i piedi.

Geppetto torna la mattina dopo, gli da qualcosa da mangiare, gli rifa i piedi.

Pinocchio promette che andrà a scuola ma lo farà? In entrambe le versioni, quella

del libro e nel film di animazione Pinocchio marina la scuola. Marinare è una

parola che ha molti sinonimi in italiano, sinonimi regionali adottati dai giovani

che vanno a scuola in diverse parti d'Italia. Significa in parole povere

saltare la scuola senza avvisare i professori o i genitori. Senza un reale

motivo, solamente per il gusto di farlo. Nel libro Pinocchio marina la scuola

senza nessuno che lo porta sulla cattiva strada.

Incontrerà il gatto e la volpe solo più avanti nella storia. Salta la scuola

perché sente la tromba del teatro e vuole andare a vedere lo spettacolo. Per

comprare il biglietto vende anche il suo libro di scuola, libro che Geppetto

aveva comprato rinunciando alla sua giacca in pieno inverno.

Geppetto infatti è nel libro estremamente povero. Proprio per questo

motivo aveva pensato di costruire un burattino all'inizio della nostra

storia per potersi guadagnare da vivere con qualche spettacolo.

Adesso facciamo una pausa. Continua la nostra storia nel prossimo episodio.

Nel frattempo, se ti va, puoi ricercare le bellissime illustrazioni che sono

presenti nella versione originale del libro. Vedrai subito che sono molto

diverse dal Pinocchio della Disney. Sono dell'ingegnere e illustratore

fiorentino Enrico Mazzanti. Per oggi è tutto. Grazie per l'ascolto e ci sentiamo

presto per la continuazione.