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Podcast, La Parigi della Belle Époque

La Parigi della Belle Époque

Stai ascoltando Curiosità della Storia, un podcast di Storica National Geographic.

In questo episodio parleremo della Paris-G, della belle époque.

L'odore di fumo che impregnava le strade fu la prima cosa a colpire Saha Bernhardt

quando tornò a Parigi nel 1871. La città delle luci faceva il suo ingresso

nella belle epoche immersa nell'oscurità. Centinaia di edifici erano in rovina a causa

dei bombardamenti dell'esercito prussiano che l'aveva assediata per oltre quattro mesi

e per le strade si ergevano ancora le barricate della rivolta della comune.

In pochi potevano immaginare che questa Parigi mutilata sarebbe divenuta la prospera città

che nel 1914 avrebbe destato l'ammirazione di tutto il mondo. In quel periodo Parigi

avrebbe brillato più che mai grazie al progresso nella tecnologia e ai vertiginosi mutamenti

sociali destinati a trasformarla in modo radicale.

La città era abituata ai cambiamenti. L'ambizioso piano urbanistico del barone

Haussmann l'aveva totalmente modificata durante il secondo impero, tra il 1852 e il 1870.

Aveva demolito gli antichi quartieri dalle stradine strette e dai palazzi sovraffollati

per sostituirli con ampi viali che facevano penetrare la luce e favorivano la circolazione

di persone e vetture. Nel suo anelito ad abbellire e rendere pulita

Parigi Haussmann aveva predisposto pure una rete fognaria, l'illuminazione con fanali

a gas e la creazione di spazi verdi. Tra i suoi obiettivi c'era quello di evitare

che si alzassero di nuovo le barricate, come era successo nel 1848.

Le classi popolari furono quindi costrette a spostarsi nelle periferie perché non potevano

più permettersi gli affitti dei rinnovati palazzi del centro.

Quando lo scrittore Victor Hugo tornò da un esilio di circa 20 anni, nel 1870, notò

con rammarico come la sua amata Parigi medievale fosse scomparsa.

Ma le più grandi innovazioni erano di là da venire, perché una volta rapacificato

il paese dopo la guerra con la Prussia e la Comune, la città proseguì l'opera di Haussmann.

Il progresso stava rivoluzionando il mondo intero.

Il primo passo fu l'elettricità. Sebbene Parigi fosse già famosa per le migliaia di

lampioni a gas che ne illuminavano le strade, dal 1878 ebbe ancora più motivi per chiamarsi

la Ville Lumière, la città della luce. L'installazione dei lampioni elettrici sulla

venu dell'opera venne accolta con grande entusiasmo. I parigini rimasero impressionati

dalla bellezza delle nuove luminarie e chiesero che venissero estese ad altri viali.

L'esposizione universale del 1881 sfolgorò anche grazie all'illuminazione elettrica dei

maestosi Boulevard e nel 1810 le insegne al neon conferivano una nuova nota di luce e colore

alle notti parigine. Ma non era cambiato soltanto lo sfavillio della città. Anche l'odore ormai era

diverso. I palazzi venivano ora collegati al sempre più ampio sistema di tubature e il prefetto

della Senne, Eugène Poubelle, prescrisse che fossero collocati dei secchi della spazzatura

davanti a ogni edificio. Poubelle poteva ritenersi orgoglioso per aver contribuito a migliorare

l'igiene di Parigi, anche se poi gli inviperiti cittadini si vendicarono battezzando i cassonetti

con il suo nome e in effetti da allora si chiamano ancora così Poubelle. Tutto questo portò a un

generale miglioramento per la vita degli abitanti, sebbene il progresso avesse toccato prima i

settori privilegiati e solo in un secondo momento il resto della popolazione. Non allungò quindi

solo l'aspettativa di vita dei parigini, fino ad allora sotto la media francese, ma ridusse

notevolmente la differenza tra i residenti delle zone alte e quelli dei quartieri più poveri. E

così durante la Belle Epoque Parigi passò da 1,8 a 2,8 milioni di abitanti. Questa incredibile

crescita demografica era dovuta pure al fatto che la città diveniva sempre più attraente agli occhi

dei migranti, i quali arrivavano affrotte da ogni angolo del paese. E ciò non sarebbe stato possibile

senza una rete più estesa ed efficace di mezzi pubblici. Nei secoli precedenti le classi umili

vivevano il più possibile vicino al luogo del lavoro, di norma raggiungibile a piedi. Nel corso

dell'Ottocento però l'avviamento di una rete di omnibus e tram traenati da cavalli aveva permesso

di risiedere anche in posti più lontani. A mano a mano che la città si ingrandiva e si popolava,

cresceva la necessità di migliorare e intensificare i trasporti. Fu il progresso a permettere di venire

incontro a un simile bisogno. L'elettricità che serviva per illuminare le strade venne

impiegata per i mezzi di trasporto. Il primo tram elettrico fu inaugurato nel 1898. I taxi

cominciarono a girare per Parigi nel 1905 e dai 417 del 1906 si arrivò ai 7000 del 1914. La classe

lavoratrice dovette accontentarsi degli omnibus a motore che iniziarono a circolare nel 1906.

Parte dei parigini accolse con trepidazione questi nuovi mezzi di trasporto e cianonostante

era pure preoccupata per gli effetti sulle persone dell'alta velocità delle macchine e

temeva di essere investita o di fare incidenti. Al crepuscolo della Belle Epoque Parigi era

comunque una città su ruote. L'omnibus a cavallo completò la sua ultima corsa nel 1913,

lo stesso anno in cui il servizio di nettezza urbana cominciò a usare gli autofurgoni. Ma ci

fu un mezzo in particolare che suscitò illusione, paura e perplessità. La metropolitana, le métro.

Doveva essere alimentata dall'elettricità, a cui si guardava ancora con diffidenza,

o dal vapore che avrebbe potuto asfissiare i passeggeri. Parigi sarebbe rimasta la stessa.

I parigini paventavano i possibili danni causati dai lavori, tanto più se parte

della metro fosse passata in superficie. Alla fine si optò per una metropolitana

elettrica e soprattutto sotterranea, che venne aperta al pubblico il 19 luglio del 1900.

Nonostante il disagio dei cantieri, l'entusiasmo e le attese per l'apertura

della metropolitana furono immensi. Migliaia di persone parteciparono alla cerimonia di

inaugurazione, convinte di proiettarsi nel futuro. Il giornale Le Haut-de-Cal salutò

la metro come agente del progresso morale. Tuttavia il terribile incidente del 1903

infranse molte di quelle illusioni. Un incendio portò alla morte di 84 persone. Il giornale

conservatore L'Acqua affermò che si era trattato di un castigo divino per l'impertinente arroganza

della città. Ma con il tempo la paura scemò e la metropolitana divenne la vera protagonista

della vita quotidiana. Nel 1914 trasportava 500 milioni di passeggeri all'anno.

La metro non accompagnava i parigini solo al lavoro, perché ormai Parigi era una città che

non dormiva mai. Dopo la giornata lavorativa, infatti, arrivava il momento di divertirsi,

che si prolungava per tutta la notte. L'aumento dei salari e la stabilizzazione degli orari

permisero ai dipendenti di guadagnare più denaro ed avere più tempo per spenderlo.

Gli imprenditori accorsero in massa a soddisfare tale domanda. Le nuove forme di intrattenimento

erano all'insegna del progresso e specialmente il cinema riuscì a sedurre l'immaginario dei

contemporanei. Nel 1895 i fratelli Lumière ne approfittarono e cominciarono a far pagare

il biglietto d'ingresso alle loro proiezioni nel Grand Café. L'emozione iniziale però si

sgonfiò ben presto. Non appena la gente si fu abituata alle immagini in movimento,

si annoiò di vedere sempre gli stessi filmati brevi e ordinari. Ci pensarono persone come Georges

Méliès a raccontare delle storie. Nasceva così il cinema come lo conosciamo oggi.

La possibilità di ottenerne sostanziosi guadagni era più che evidente per alcuni,

tra cui Léon Gaumont che nel 1911 aprì al pubblico un enorme cinema da circa 5.000

poltrone a prezzi accessibili e trasformò la settima arte in uno svago alla portata di tutti.

Come nel cinema, altri risultati del progresso segnarono l'ozio e l'intrattenimento. La febbre

per le macchine, sia nei saloni automobilistici alle Tuileries sia nelle strade che si dipartivano

dalla città, era paragonabile soltanto a quella per la bicicletta. Lo stesso anno del primo

Tous des Fonds, il 1903, venne inaugurato il velodromo d'inverno per ospitare uno sport

che aveva già molti sostenitori. Anche le partite di tennis e di calcio riempivano gli stadi. Non

solo. La bella epoca fu anche l'età d'oro del cabaret con l'apertura di Le Chat Noir nel 1881

e del Moulin Rouge nel 1889. Louise Weber, nota come La Golosa, e Jane Avril, ballerine di can-can

di questo noto locale, divennero molto famose dentro e fuori Parigi. Cabaret e taverne traboccavano

sempre di clienti e chi preferiva un intrattenimento più culturale si recava nei musei. Quello delle

Cere, inaugurato nel 1882, era uno dei favoriti dei parigini. Tanta offerta poteva forse disorientare

e infatti parte della popolazione preferiva passare il tempo libero nei parchi urbani o

facendo delle gite in campagna. Se molti parigini approfittavano dei momenti di ozio per uscire

dalla città, sempre più stranieri giungevano a visitarla. Le esposizioni universali divennero

la principale attrazione di Parigi. 23 milioni di persone parteciparono a quella del 1889 in cui

venne aperta al pubblico la Torre Eiffel e 48 milioni a quella del 1900. Per far fronte a un

turismo di tale mole, tra un'esposizione e l'altra furono ampliati hotel come il Ritz e

le stazioni dei treni. Parigi allargava la sua fama come meta turistica. Se da un lato aumentavano

gli spettacoli, dall'altro crescevano i consumi. I centri commerciali, che brillavano di luce

propria, si imposero come le principali attrazioni e i turisti, in genere di classe agiata, non

potevano certo rinunciare a una visita alle Gallerie Lafayette. Ma nel 1895 Georges Dufayel

fondò in uno dei quartieri poveri i Gants Magasins Dufayel, rivolti a un pubblico modesto. Il suo

motto era vendere a poco per vendere di più. Grazie a strategie come la vendita a rate e gli

annunci che invitavano i lavoratori a consumare, i Gants Magasins Dufayel diventarono uno dei luoghi

più frequentati della città. Anche lì ci si poteva divertire. Si poteva camminare tra i vasti locali,

assistere a concerti, vedere film nel cinema interno e persino il martedì e il sabato farsi

delle radiografie, tecnologia all'epoca affascinante, e ovviamente comprare oggetti

che imitavano il lusso, un tempo prerogativa delle classi borghesi. Il miglioramento delle

condizioni di vita per i meno privilegiati si irradiava in molti settori, tra cui l'istruzione.

Nel 1882 una legge rese obbligatoria la scuola primaria e l'analfabetismo si ridusse enormemente.

A Parigi la percentuale di persone analfabete era minore del 20% nei quartieri più poveri.

La maggior parte dei parigini sapeva quindi leggere, dettaglio fondamentale per lo straordinario

sviluppo della stampa. Questa, va detto, non migliorava solo il livello culturale dei lettori,

in realtà serviva pure per diffondere notizie false e generare paure collettive. Per vendere

di più i giornali farcivano le pagine di notizie che i parigini leggevano con morbosità. Erano

talmente tante che la gente iniziò a ritenere Parigi una città violenta e pericolosa, sensazione

accresciuta dal fatto che la polizia era ancora più efficace nel risolvere i crimini. Nel 1902

aveva infatti adottato la tecnica delle impronte digitali. La stampa alimentava anche l'impressione

che la società francese stesse degenerando e perciò i resoconti di delitti e scandali

convinsero molti che le tecnologie e i nuovi comportamenti distruggevano la società tradizionale.

L'anonimato di una grande città, l'affievoliersi di punti di riferimento come per esempio

il parroco e l'allargamento dell'istruzione permisero alle nuove generazioni di sentirsi

più libere. A Parigi presero forza movimenti come il femminismo e uscirono allo scoperto

comportamenti che stridevano con le norme sociali, come l'omosessualità. Le persone

omosessuali approfittarono della maggior libertà che offriva la belle époque. Le vaste zone

verdi e i numerosi locali notturni divennero luoghi di corteggiamento e le autorità potevano

ben poco contro quella che la società considerava una bella razione. Quando il proprietario

di un caffè su Rue Monge, in pieno centro, denunciò alla polizia che i suoi clienti

avevano trasformato il locale in un ritravo di omosessuali, la polizia rispose che se

aveva i documenti in regola non avrebbe potuto fare niente per chiuderlo. Ma in pubblico

la società si dimostrò ben poco tollerante. Nel 1907 le attrici Sidonie Gabriel Collette,

in arte Collette, e Mathilde Demorny scandalizzarono a tal punto gli spettatori del Moulin Rouge

con una scena lesbica che la polizia dovette intervenire per placare gli animi. L'opera

Sogno d'Egitto fu messa al bando e le donne, che erano amanti, non poterono più vivere

insieme. Spaventati o emozionati, i parigini avevano ormai capito che il cambiamento sarebbe

divenuto una regola. La città semidistrutta del 1871 aveva poco in comune con quella che,

nel 1914, brulicava di vita, con le sue strade piene di vetture, i suoi cinema, i parchi e i

centri commerciali pieni di gente, le sue sale d'esposizione e i musei che ospitavano l'arte

del nuovo secolo. In pochi potevano prevedere che le tenebre sarebbero presto tornate su Parigi.

Grazie per aver ascoltato un altro episodio di Curiosità della Storia,

un podcast originale di Storica National Geographic. Per non perderti nessun episodio,

seguici sui nostri social e iscriviti al nostro canale sulla tua piattaforma di ascolto preferita.

Se ti interessano la Storia, i suoi personaggi, gli eventi e le grandi civiltà del passato,

scopri la nostra rivista mensile Storica National Geographic. Abbonati alla versione

cartacea o digitale su www.storicang.it


La Parigi della Belle Époque Paris of the Belle Époque París de la Belle Époque

Stai ascoltando Curiosità della Storia, un podcast di Storica National Geographic.

In questo episodio parleremo della Paris-G, della belle époque.

L'odore di fumo che impregnava le strade fu la prima cosa a colpire Saha Bernhardt

quando tornò a Parigi nel 1871. La città delle luci faceva il suo ingresso

nella belle epoche immersa nell'oscurità. Centinaia di edifici erano in rovina a causa

dei bombardamenti dell'esercito prussiano che l'aveva assediata per oltre quattro mesi

e per le strade si ergevano ancora le barricate della rivolta della comune.

In pochi potevano immaginare che questa Parigi mutilata sarebbe divenuta la prospera città

che nel 1914 avrebbe destato l'ammirazione di tutto il mondo. In quel periodo Parigi

avrebbe brillato più che mai grazie al progresso nella tecnologia e ai vertiginosi mutamenti

sociali destinati a trasformarla in modo radicale.

La città era abituata ai cambiamenti. L'ambizioso piano urbanistico del barone

Haussmann l'aveva totalmente modificata durante il secondo impero, tra il 1852 e il 1870.

Aveva demolito gli antichi quartieri dalle stradine strette e dai palazzi sovraffollati

per sostituirli con ampi viali che facevano penetrare la luce e favorivano la circolazione

di persone e vetture. Nel suo anelito ad abbellire e rendere pulita

Parigi Haussmann aveva predisposto pure una rete fognaria, l'illuminazione con fanali

a gas e la creazione di spazi verdi. Tra i suoi obiettivi c'era quello di evitare

che si alzassero di nuovo le barricate, come era successo nel 1848.

Le classi popolari furono quindi costrette a spostarsi nelle periferie perché non potevano

più permettersi gli affitti dei rinnovati palazzi del centro.

Quando lo scrittore Victor Hugo tornò da un esilio di circa 20 anni, nel 1870, notò

con rammarico come la sua amata Parigi medievale fosse scomparsa.

Ma le più grandi innovazioni erano di là da venire, perché una volta rapacificato

il paese dopo la guerra con la Prussia e la Comune, la città proseguì l'opera di Haussmann.

Il progresso stava rivoluzionando il mondo intero.

Il primo passo fu l'elettricità. Sebbene Parigi fosse già famosa per le migliaia di

lampioni a gas che ne illuminavano le strade, dal 1878 ebbe ancora più motivi per chiamarsi

la Ville Lumière, la città della luce. L'installazione dei lampioni elettrici sulla

venu dell'opera venne accolta con grande entusiasmo. I parigini rimasero impressionati

dalla bellezza delle nuove luminarie e chiesero che venissero estese ad altri viali.

L'esposizione universale del 1881 sfolgorò anche grazie all'illuminazione elettrica dei

maestosi Boulevard e nel 1810 le insegne al neon conferivano una nuova nota di luce e colore

alle notti parigine. Ma non era cambiato soltanto lo sfavillio della città. Anche l'odore ormai era

diverso. I palazzi venivano ora collegati al sempre più ampio sistema di tubature e il prefetto

della Senne, Eugène Poubelle, prescrisse che fossero collocati dei secchi della spazzatura

davanti a ogni edificio. Poubelle poteva ritenersi orgoglioso per aver contribuito a migliorare

l'igiene di Parigi, anche se poi gli inviperiti cittadini si vendicarono battezzando i cassonetti

con il suo nome e in effetti da allora si chiamano ancora così Poubelle. Tutto questo portò a un

generale miglioramento per la vita degli abitanti, sebbene il progresso avesse toccato prima i

settori privilegiati e solo in un secondo momento il resto della popolazione. Non allungò quindi

solo l'aspettativa di vita dei parigini, fino ad allora sotto la media francese, ma ridusse

notevolmente la differenza tra i residenti delle zone alte e quelli dei quartieri più poveri. E

così durante la Belle Epoque Parigi passò da 1,8 a 2,8 milioni di abitanti. Questa incredibile

crescita demografica era dovuta pure al fatto che la città diveniva sempre più attraente agli occhi

dei migranti, i quali arrivavano affrotte da ogni angolo del paese. E ciò non sarebbe stato possibile

senza una rete più estesa ed efficace di mezzi pubblici. Nei secoli precedenti le classi umili

vivevano il più possibile vicino al luogo del lavoro, di norma raggiungibile a piedi. Nel corso

dell'Ottocento però l'avviamento di una rete di omnibus e tram traenati da cavalli aveva permesso

di risiedere anche in posti più lontani. A mano a mano che la città si ingrandiva e si popolava,

cresceva la necessità di migliorare e intensificare i trasporti. Fu il progresso a permettere di venire

incontro a un simile bisogno. L'elettricità che serviva per illuminare le strade venne

impiegata per i mezzi di trasporto. Il primo tram elettrico fu inaugurato nel 1898. I taxi

cominciarono a girare per Parigi nel 1905 e dai 417 del 1906 si arrivò ai 7000 del 1914. La classe

lavoratrice dovette accontentarsi degli omnibus a motore che iniziarono a circolare nel 1906.

Parte dei parigini accolse con trepidazione questi nuovi mezzi di trasporto e cianonostante

era pure preoccupata per gli effetti sulle persone dell'alta velocità delle macchine e

temeva di essere investita o di fare incidenti. Al crepuscolo della Belle Epoque Parigi era

comunque una città su ruote. L'omnibus a cavallo completò la sua ultima corsa nel 1913,

lo stesso anno in cui il servizio di nettezza urbana cominciò a usare gli autofurgoni. Ma ci

fu un mezzo in particolare che suscitò illusione, paura e perplessità. La metropolitana, le métro.

Doveva essere alimentata dall'elettricità, a cui si guardava ancora con diffidenza,

o dal vapore che avrebbe potuto asfissiare i passeggeri. Parigi sarebbe rimasta la stessa.

I parigini paventavano i possibili danni causati dai lavori, tanto più se parte

della metro fosse passata in superficie. Alla fine si optò per una metropolitana

elettrica e soprattutto sotterranea, che venne aperta al pubblico il 19 luglio del 1900.

Nonostante il disagio dei cantieri, l'entusiasmo e le attese per l'apertura

della metropolitana furono immensi. Migliaia di persone parteciparono alla cerimonia di

inaugurazione, convinte di proiettarsi nel futuro. Il giornale Le Haut-de-Cal salutò

la metro come agente del progresso morale. Tuttavia il terribile incidente del 1903

infranse molte di quelle illusioni. Un incendio portò alla morte di 84 persone. Il giornale

conservatore L'Acqua affermò che si era trattato di un castigo divino per l'impertinente arroganza

della città. Ma con il tempo la paura scemò e la metropolitana divenne la vera protagonista

della vita quotidiana. Nel 1914 trasportava 500 milioni di passeggeri all'anno.

La metro non accompagnava i parigini solo al lavoro, perché ormai Parigi era una città che

non dormiva mai. Dopo la giornata lavorativa, infatti, arrivava il momento di divertirsi,

che si prolungava per tutta la notte. L'aumento dei salari e la stabilizzazione degli orari

permisero ai dipendenti di guadagnare più denaro ed avere più tempo per spenderlo.

Gli imprenditori accorsero in massa a soddisfare tale domanda. Le nuove forme di intrattenimento

erano all'insegna del progresso e specialmente il cinema riuscì a sedurre l'immaginario dei

contemporanei. Nel 1895 i fratelli Lumière ne approfittarono e cominciarono a far pagare

il biglietto d'ingresso alle loro proiezioni nel Grand Café. L'emozione iniziale però si

sgonfiò ben presto. Non appena la gente si fu abituata alle immagini in movimento,

si annoiò di vedere sempre gli stessi filmati brevi e ordinari. Ci pensarono persone come Georges

Méliès a raccontare delle storie. Nasceva così il cinema come lo conosciamo oggi.

La possibilità di ottenerne sostanziosi guadagni era più che evidente per alcuni,

tra cui Léon Gaumont che nel 1911 aprì al pubblico un enorme cinema da circa 5.000

poltrone a prezzi accessibili e trasformò la settima arte in uno svago alla portata di tutti.

Come nel cinema, altri risultati del progresso segnarono l'ozio e l'intrattenimento. La febbre

per le macchine, sia nei saloni automobilistici alle Tuileries sia nelle strade che si dipartivano

dalla città, era paragonabile soltanto a quella per la bicicletta. Lo stesso anno del primo

Tous des Fonds, il 1903, venne inaugurato il velodromo d'inverno per ospitare uno sport

che aveva già molti sostenitori. Anche le partite di tennis e di calcio riempivano gli stadi. Non

solo. La bella epoca fu anche l'età d'oro del cabaret con l'apertura di Le Chat Noir nel 1881

e del Moulin Rouge nel 1889. Louise Weber, nota come La Golosa, e Jane Avril, ballerine di can-can

di questo noto locale, divennero molto famose dentro e fuori Parigi. Cabaret e taverne traboccavano

sempre di clienti e chi preferiva un intrattenimento più culturale si recava nei musei. Quello delle

Cere, inaugurato nel 1882, era uno dei favoriti dei parigini. Tanta offerta poteva forse disorientare

e infatti parte della popolazione preferiva passare il tempo libero nei parchi urbani o

facendo delle gite in campagna. Se molti parigini approfittavano dei momenti di ozio per uscire

dalla città, sempre più stranieri giungevano a visitarla. Le esposizioni universali divennero

la principale attrazione di Parigi. 23 milioni di persone parteciparono a quella del 1889 in cui

venne aperta al pubblico la Torre Eiffel e 48 milioni a quella del 1900. Per far fronte a un

turismo di tale mole, tra un'esposizione e l'altra furono ampliati hotel come il Ritz e

le stazioni dei treni. Parigi allargava la sua fama come meta turistica. Se da un lato aumentavano

gli spettacoli, dall'altro crescevano i consumi. I centri commerciali, che brillavano di luce

propria, si imposero come le principali attrazioni e i turisti, in genere di classe agiata, non

potevano certo rinunciare a una visita alle Gallerie Lafayette. Ma nel 1895 Georges Dufayel

fondò in uno dei quartieri poveri i Gants Magasins Dufayel, rivolti a un pubblico modesto. Il suo

motto era vendere a poco per vendere di più. Grazie a strategie come la vendita a rate e gli

annunci che invitavano i lavoratori a consumare, i Gants Magasins Dufayel diventarono uno dei luoghi

più frequentati della città. Anche lì ci si poteva divertire. Si poteva camminare tra i vasti locali,

assistere a concerti, vedere film nel cinema interno e persino il martedì e il sabato farsi

delle radiografie, tecnologia all'epoca affascinante, e ovviamente comprare oggetti

che imitavano il lusso, un tempo prerogativa delle classi borghesi. Il miglioramento delle

condizioni di vita per i meno privilegiati si irradiava in molti settori, tra cui l'istruzione.

Nel 1882 una legge rese obbligatoria la scuola primaria e l'analfabetismo si ridusse enormemente.

A Parigi la percentuale di persone analfabete era minore del 20% nei quartieri più poveri.

La maggior parte dei parigini sapeva quindi leggere, dettaglio fondamentale per lo straordinario

sviluppo della stampa. Questa, va detto, non migliorava solo il livello culturale dei lettori,

in realtà serviva pure per diffondere notizie false e generare paure collettive. Per vendere

di più i giornali farcivano le pagine di notizie che i parigini leggevano con morbosità. Erano

talmente tante che la gente iniziò a ritenere Parigi una città violenta e pericolosa, sensazione

accresciuta dal fatto che la polizia era ancora più efficace nel risolvere i crimini. Nel 1902

aveva infatti adottato la tecnica delle impronte digitali. La stampa alimentava anche l'impressione

che la società francese stesse degenerando e perciò i resoconti di delitti e scandali

convinsero molti che le tecnologie e i nuovi comportamenti distruggevano la società tradizionale.

L'anonimato di una grande città, l'affievoliersi di punti di riferimento come per esempio

il parroco e l'allargamento dell'istruzione permisero alle nuove generazioni di sentirsi

più libere. A Parigi presero forza movimenti come il femminismo e uscirono allo scoperto

comportamenti che stridevano con le norme sociali, come l'omosessualità. Le persone

omosessuali approfittarono della maggior libertà che offriva la belle époque. Le vaste zone

verdi e i numerosi locali notturni divennero luoghi di corteggiamento e le autorità potevano

ben poco contro quella che la società considerava una bella razione. Quando il proprietario

di un caffè su Rue Monge, in pieno centro, denunciò alla polizia che i suoi clienti

avevano trasformato il locale in un ritravo di omosessuali, la polizia rispose che se

aveva i documenti in regola non avrebbe potuto fare niente per chiuderlo. Ma in pubblico

la società si dimostrò ben poco tollerante. Nel 1907 le attrici Sidonie Gabriel Collette,

in arte Collette, e Mathilde Demorny scandalizzarono a tal punto gli spettatori del Moulin Rouge

con una scena lesbica che la polizia dovette intervenire per placare gli animi. L'opera

Sogno d'Egitto fu messa al bando e le donne, che erano amanti, non poterono più vivere

insieme. Spaventati o emozionati, i parigini avevano ormai capito che il cambiamento sarebbe

divenuto una regola. La città semidistrutta del 1871 aveva poco in comune con quella che,

nel 1914, brulicava di vita, con le sue strade piene di vetture, i suoi cinema, i parchi e i

centri commerciali pieni di gente, le sue sale d'esposizione e i musei che ospitavano l'arte

del nuovo secolo. In pochi potevano prevedere che le tenebre sarebbero presto tornate su Parigi.

Grazie per aver ascoltato un altro episodio di Curiosità della Storia,

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