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Podcast, Gesticola che ti passa

Gesticola che ti passa

Lo stereotipo che accompagna l'italiano nelle rappresentazioni in giro per il mondo è il

muovere le mani. Ognuno di noi ha visto almeno un film, un cartone animato in cui il personaggio

italiano muoveva le braccia e le mani in modo teatrale e a volte artificioso. Gesticolare

è sempre stato qualcosa che rappresenta gli italiani in qualche modo, soprattutto nella

visione che le persone all'estero hanno degli abitanti del bel paese. E allora mi sono chiesta

davvero ci muoviamo così tanto? Lo stereotipo corrisponde alla realtà? Come e quando gesticoliamo?

Oggi provo a rispondere a queste domande.

Pensieri e parole. Un viaggio nella letteratura e cultura per amanti della lingua italiana.

Personalmente non ho mai pensato di essere una grande gesticolatrice. Mi sono sempre ritenuta

una persona abbastanza discreta in Italia. Poi ho vissuto all'estero per un po' d'anni e come

ho avuto modo di dire in passato in questo podcast, la mia visione delle cose è cambiata.

Quando si esce dal proprio ambiente si ha l'opportunità di vedere le cose sotto una

luce diversa. Tutti possiamo fare un'esperienza di questo tipo. Non serve vivere lontano,

basta viaggiare e osservare. Quando sono tornata a vivere in Italia ho fatto caso ai movimenti

dei miei amici durante una normale e quotidiana conversazione. Ho osservato le espressioni

facciali e corporee, i movimenti di mani e braccia. Effettivamente ho notato una grande

varietà di gesti, un modo di comunicare tipicamente italiano e una mobilità del

corpo che accompagna le parole, i concetti, le idee. In qualche modo quello che pensavo

fosse uno stereotipo si è rivelato avere un fondo di verità. Gli italiani gesticolano.

Posso notarlo anche quando osservo lo sviluppo di mia figlia che ha iniziato a parlare da pochi

mesi e usa già le mani come modo di comunicazione. Quando mi vuole dire che qualcosa non c'è,

i suoi biscotti preferiti sono finiti, ad esempio, apre le braccia, palmi rivolti in su e dice con

tono sconsolato il biscotto non c'è. Oppure quando vuole dire cosa fai nonna, muove il braccio

destro in su e in giù con un pugno un po' chiuso. Ha solamente due anni ma sa perfettamente cosa

vogliono dire questi gesti perché ci è cresciuta dentro e li vede da quando è nata. Questo per me

è estremamente affascinante. I gesti, come il linguaggio, sono qualcosa che impariamo proprio

come una lingua. Possiamo dire che i gesti sono linguaggio, ampliano il vocabolario e per i

bambini possono essere un modo di comunicazione quando ancora non hanno le parole per farsi

capire bene. Da dove arriva questo modo di comunicare? I gesti sono sempre esistiti?

Ovviamente non è facile rispondere a queste domande e per il momento esistono solo teorie

a riguardo. Secondo alcuni l'origine della comunicazione non verbale risale alla colonizzazione

greca del sud Italia. A quel tempo le città erano molto affollate e il linguaggio del corpo era

importante per attirare l'attenzione degli altri. Un archeologo Andrea De Iorio ha scritto un libro

che metta a confronto i gesti usati tutti i giorni dagli abitanti di Napoli e le raffigurazioni su

vasi greci in alcuni antichi dipinti romani. Ricerca approfondita dall'australiano Adam

Kendon. Secondo lui la condizione che esisteva a Napoli di affollamento ha portato a creare un

linguaggio parallelo che poteva funzionare anche in modo silenzioso e a distanza. Un modo insomma

per creare una comunicazione alternativa in contesti in cui il rumore e le persone intorno

rendono difficile parlare con la voce. Un'altra teoria dice invece che la comunicazione non

verbale si è sviluppata tra il 1300 e il 1600 quando l'Italia era occupata da potenze straniere

di diverse culture e diverse lingue, in particolare Francia, Spagna e Austria. L'impossibilità di

comunicare a causa delle tante varietà linguistiche regionali avrebbe portato a creare un linguaggio

alternativo basato sui gesti. Anche questa teoria ha senso soprattutto se pensiamo che la vera unità

linguistica in Italia arriva solamente dopo la seconda guerra mondiale. E come avevano comunicato

per tutti quei secoli italiani di diverse regioni e città? Forse si erano fatti aiutare dai movimenti

del corpo? Se ci pensiamo anche oggi il corpo può aiutarci quando stiamo visitando un paese

con una lingua a noi sconosciuta. Una volta ho assistito a un dialogo surreale tra un'amica

brasiliana in visita a casa mia e mia nonna. Hanno parlato per 15 minuti buoni ognuna nella

sua lingua. L'amica brasiliana non conoscendo una parola di italiano ha parlato in portoghese,

mia nonna ha usato un italiano mescolato a dialetto campano. Usavano il corpo per aiutarsi, le mani,

i gesti e la conversazione terminata con un bello abbrazzo caloroso. Noi, io, mio papà e mia mamma,

abbiamo assistito alla conversazione stupefatti ma tutto sommato divertiti. Boh, chissà cosa hanno

capito l'un l'altra? Tornando al gesticolare, dobbiamo nominare in questo contesto la ricercatrice

professoressa Isabella Poggi che ha identificato e mappato circa 250 gesti che appartengono al

repertorio italiano. Questi movimenti sono usati dagli italiani nella comunicazione quotidiana e

rappresentano un'estensione del linguaggio a tutti gli effetti. Il corpo diventa un'estensione

della parola. Non possiamo però paragonarli al linguaggio dei segni che è una lingua a tutti gli

effetti con una propria sintassi e grammatica. I gesti italiani della comunicazione quotidiana

sono movimenti che si usano singolarmente all'interno della conversazione in supporto

alla parola. Non si usano solitamente per formare vere e proprie frasi. I gesti cambiano meno del

vocabolario di una lingua e non necessariamente comunicano qualcosa. Possono anche rappresentare

un gesto di ribellione, un modo di essere anticonformisti. Tutti noi sappiamo cosa

significa alzare un dito medio verso un'altra persona. Questo è un gesto universale. C'è un'

alternativa italiana per dire non mi interessa o meglio non me ne frega niente. Si prende la mano

destra e si sfrega la parte superiore sul mento. Questo non è un gesto molto educato. Si usa per

indicare indifferenza verso la persona che ci sta parlando. È difficile spiegare movimenti

in un podcast. Ma il gesto italiano più conosciuto e anche mal interpretato è quello che facciamo con

la mano. Si prende una mano, si chiude con le dita rivolte verso l'alto come per tenere qualcosa in

mano. Si muove il braccio in su e in giù in modo alta allenante. Questo gesto significa due cose.

Che cosa vuoi? Oppure ma cosa stai dicendo o meglio ma che cavolo dici? I gesti si possono

imparare? Certo! Esistono anche veri e propri vocabolari. Il più iconico è forse il supplemento

al dizionario italiano di Bruno Munari. Un piccolo volume molto interessante da avere nella tua

biblioteca. Ma questo non è l'unico e ci sono altri vocabolari che hanno cercato di raccogliere

la varietà di gesti italiani. Abbiamo detto che gesticolare può aiutarci a comunicare in un

ambiente con tante persone. Eppure io e con me molti italiani gesticolo anche quando sono da

sola. Me ne rendo conto quando mando un messaggio vocale a un'amica oppure quando registro questi

episodi. Sono sola nella stanza ma le mie mani si muovono mentre parlo. A volte questo ha del

ridicolo però lascio il corpo fare quello che vuole. Seguire per conto suo il flusso del discorso.

Mi accorgo che muovere braccia e mani mi aiuta ad articolare meglio il mio discorso. Mi aiuta a

mantenere il punto e a concentrarmi. Il mio cervello funziona anche attraverso il corpo.

Mentre mi informavo per scrivere questo episodio ho letto di alcuni studi fatti sul gesticolare

all'Università Pompeu Fabra di Barcellona. Sono ricerche fatte principalmente su bambini ma emerge

che muovere il corpo mentre parliamo aiuta davvero a strutturare un discorso. Muoversi

mentre si parla non fa male anzi porterebbe benefici anche alla nostra capacità di espressione. Non so

se questo capita anche a te. Se mentre parli gesticoli se ti viene da muoverti mentre articoli

un discorso. Forse se ti va puoi scrivermi e farmi sapere cosa ne pensi. E se vuoi provare a

sentirti più italiano la prossima volta che parli con un amico lascia libero il corpo di muoversi

come più gli pare. Il tuo amico ti troverà forse un po' bizzarro ma ti assicuro che ti sentirai

bene. Buona settimana e grazie come sempre per l'ascolto. Un piccolo annuncio prima di finire

quest'oggi. Sono contenta di comunicarti che ho iniziato una collaborazione con LingQ e alcuni

miei episodi sono disponibili per gli studenti iscritti alla piattaforma e alla relativa app.

Cos'è LingQ? E' molte cose. E' prima di tutto una libreria con moltissimi contenuti per imparare

le lingue in contesto. E' una community e anche un'app. Imparare le povere è un modo di imparare

le lingue attraverso contenuti interessanti autentici in contesto. Il metodo si basa sull'esperienza di

Steve Kaufman poliglotte fondatore. Se ti interessa dare un'occhiata vai sul loro sito

www.lingq.com. Torniamo a noi. Da un po' non uso più i social. Se ti va di rimanere in contatto

iscriviti alla mia newsletter. Puoi farlo sul sito www.piccolomondoitaliano.com.

Per oggi è tutto. Ti auguro una buona settimana e a presto.


Gesticola che ti passa Gesture that passes you by Gesto que pasa de largo

Lo stereotipo che accompagna l'italiano nelle rappresentazioni in giro per il mondo è il

muovere le mani. Ognuno di noi ha visto almeno un film, un cartone animato in cui il personaggio

italiano muoveva le braccia e le mani in modo teatrale e a volte artificioso. Gesticolare

è sempre stato qualcosa che rappresenta gli italiani in qualche modo, soprattutto nella

visione che le persone all'estero hanno degli abitanti del bel paese. E allora mi sono chiesta

davvero ci muoviamo così tanto? Lo stereotipo corrisponde alla realtà? Come e quando gesticoliamo?

Oggi provo a rispondere a queste domande.

Pensieri e parole. Un viaggio nella letteratura e cultura per amanti della lingua italiana.

Personalmente non ho mai pensato di essere una grande gesticolatrice. Mi sono sempre ritenuta

una persona abbastanza discreta in Italia. Poi ho vissuto all'estero per un po' d'anni e come

ho avuto modo di dire in passato in questo podcast, la mia visione delle cose è cambiata.

Quando si esce dal proprio ambiente si ha l'opportunità di vedere le cose sotto una

luce diversa. Tutti possiamo fare un'esperienza di questo tipo. Non serve vivere lontano,

basta viaggiare e osservare. Quando sono tornata a vivere in Italia ho fatto caso ai movimenti

dei miei amici durante una normale e quotidiana conversazione. Ho osservato le espressioni

facciali e corporee, i movimenti di mani e braccia. Effettivamente ho notato una grande

varietà di gesti, un modo di comunicare tipicamente italiano e una mobilità del

corpo che accompagna le parole, i concetti, le idee. In qualche modo quello che pensavo

fosse uno stereotipo si è rivelato avere un fondo di verità. Gli italiani gesticolano.

Posso notarlo anche quando osservo lo sviluppo di mia figlia che ha iniziato a parlare da pochi

mesi e usa già le mani come modo di comunicazione. Quando mi vuole dire che qualcosa non c'è,

i suoi biscotti preferiti sono finiti, ad esempio, apre le braccia, palmi rivolti in su e dice con

tono sconsolato il biscotto non c'è. Oppure quando vuole dire cosa fai nonna, muove il braccio

destro in su e in giù con un pugno un po' chiuso. Ha solamente due anni ma sa perfettamente cosa

vogliono dire questi gesti perché ci è cresciuta dentro e li vede da quando è nata. Questo per me

è estremamente affascinante. I gesti, come il linguaggio, sono qualcosa che impariamo proprio

come una lingua. Possiamo dire che i gesti sono linguaggio, ampliano il vocabolario e per i

bambini possono essere un modo di comunicazione quando ancora non hanno le parole per farsi

capire bene. Da dove arriva questo modo di comunicare? I gesti sono sempre esistiti?

Ovviamente non è facile rispondere a queste domande e per il momento esistono solo teorie

a riguardo. Secondo alcuni l'origine della comunicazione non verbale risale alla colonizzazione

greca del sud Italia. A quel tempo le città erano molto affollate e il linguaggio del corpo era

importante per attirare l'attenzione degli altri. Un archeologo Andrea De Iorio ha scritto un libro

che metta a confronto i gesti usati tutti i giorni dagli abitanti di Napoli e le raffigurazioni su

vasi greci in alcuni antichi dipinti romani. Ricerca approfondita dall'australiano Adam

Kendon. Secondo lui la condizione che esisteva a Napoli di affollamento ha portato a creare un

linguaggio parallelo che poteva funzionare anche in modo silenzioso e a distanza. Un modo insomma

per creare una comunicazione alternativa in contesti in cui il rumore e le persone intorno

rendono difficile parlare con la voce. Un'altra teoria dice invece che la comunicazione non

verbale si è sviluppata tra il 1300 e il 1600 quando l'Italia era occupata da potenze straniere

di diverse culture e diverse lingue, in particolare Francia, Spagna e Austria. L'impossibilità di

comunicare a causa delle tante varietà linguistiche regionali avrebbe portato a creare un linguaggio

alternativo basato sui gesti. Anche questa teoria ha senso soprattutto se pensiamo che la vera unità

linguistica in Italia arriva solamente dopo la seconda guerra mondiale. E come avevano comunicato

per tutti quei secoli italiani di diverse regioni e città? Forse si erano fatti aiutare dai movimenti

del corpo? Se ci pensiamo anche oggi il corpo può aiutarci quando stiamo visitando un paese

con una lingua a noi sconosciuta. Una volta ho assistito a un dialogo surreale tra un'amica

brasiliana in visita a casa mia e mia nonna. Hanno parlato per 15 minuti buoni ognuna nella

sua lingua. L'amica brasiliana non conoscendo una parola di italiano ha parlato in portoghese,

mia nonna ha usato un italiano mescolato a dialetto campano. Usavano il corpo per aiutarsi, le mani,

i gesti e la conversazione terminata con un bello abbrazzo caloroso. Noi, io, mio papà e mia mamma,

abbiamo assistito alla conversazione stupefatti ma tutto sommato divertiti. Boh, chissà cosa hanno

capito l'un l'altra? Tornando al gesticolare, dobbiamo nominare in questo contesto la ricercatrice

professoressa Isabella Poggi che ha identificato e mappato circa 250 gesti che appartengono al

repertorio italiano. Questi movimenti sono usati dagli italiani nella comunicazione quotidiana e

rappresentano un'estensione del linguaggio a tutti gli effetti. Il corpo diventa un'estensione

della parola. Non possiamo però paragonarli al linguaggio dei segni che è una lingua a tutti gli

effetti con una propria sintassi e grammatica. I gesti italiani della comunicazione quotidiana

sono movimenti che si usano singolarmente all'interno della conversazione in supporto

alla parola. Non si usano solitamente per formare vere e proprie frasi. I gesti cambiano meno del

vocabolario di una lingua e non necessariamente comunicano qualcosa. Possono anche rappresentare

un gesto di ribellione, un modo di essere anticonformisti. Tutti noi sappiamo cosa

significa alzare un dito medio verso un'altra persona. Questo è un gesto universale. C'è un'

alternativa italiana per dire non mi interessa o meglio non me ne frega niente. Si prende la mano

destra e si sfrega la parte superiore sul mento. Questo non è un gesto molto educato. Si usa per

indicare indifferenza verso la persona che ci sta parlando. È difficile spiegare movimenti

in un podcast. Ma il gesto italiano più conosciuto e anche mal interpretato è quello che facciamo con

la mano. Si prende una mano, si chiude con le dita rivolte verso l'alto come per tenere qualcosa in

mano. Si muove il braccio in su e in giù in modo alta allenante. Questo gesto significa due cose.

Che cosa vuoi? Oppure ma cosa stai dicendo o meglio ma che cavolo dici? I gesti si possono

imparare? Certo! Esistono anche veri e propri vocabolari. Il più iconico è forse il supplemento

al dizionario italiano di Bruno Munari. Un piccolo volume molto interessante da avere nella tua

biblioteca. Ma questo non è l'unico e ci sono altri vocabolari che hanno cercato di raccogliere

la varietà di gesti italiani. Abbiamo detto che gesticolare può aiutarci a comunicare in un

ambiente con tante persone. Eppure io e con me molti italiani gesticolo anche quando sono da

sola. Me ne rendo conto quando mando un messaggio vocale a un'amica oppure quando registro questi

episodi. Sono sola nella stanza ma le mie mani si muovono mentre parlo. A volte questo ha del

ridicolo però lascio il corpo fare quello che vuole. Seguire per conto suo il flusso del discorso.

Mi accorgo che muovere braccia e mani mi aiuta ad articolare meglio il mio discorso. Mi aiuta a

mantenere il punto e a concentrarmi. Il mio cervello funziona anche attraverso il corpo.

Mentre mi informavo per scrivere questo episodio ho letto di alcuni studi fatti sul gesticolare

all'Università Pompeu Fabra di Barcellona. Sono ricerche fatte principalmente su bambini ma emerge

che muovere il corpo mentre parliamo aiuta davvero a strutturare un discorso. Muoversi

mentre si parla non fa male anzi porterebbe benefici anche alla nostra capacità di espressione. Non so

se questo capita anche a te. Se mentre parli gesticoli se ti viene da muoverti mentre articoli

un discorso. Forse se ti va puoi scrivermi e farmi sapere cosa ne pensi. E se vuoi provare a

sentirti più italiano la prossima volta che parli con un amico lascia libero il corpo di muoversi

come più gli pare. Il tuo amico ti troverà forse un po' bizzarro ma ti assicuro che ti sentirai

bene. Buona settimana e grazie come sempre per l'ascolto. Un piccolo annuncio prima di finire

quest'oggi. Sono contenta di comunicarti che ho iniziato una collaborazione con LingQ e alcuni

miei episodi sono disponibili per gli studenti iscritti alla piattaforma e alla relativa app.

Cos'è LingQ? E' molte cose. E' prima di tutto una libreria con moltissimi contenuti per imparare

le lingue in contesto. E' una community e anche un'app. Imparare le povere è un modo di imparare

le lingue attraverso contenuti interessanti autentici in contesto. Il metodo si basa sull'esperienza di

Steve Kaufman poliglotte fondatore. Se ti interessa dare un'occhiata vai sul loro sito

www.lingq.com. Torniamo a noi. Da un po' non uso più i social. Se ti va di rimanere in contatto

iscriviti alla mia newsletter. Puoi farlo sul sito www.piccolomondoitaliano.com.

Per oggi è tutto. Ti auguro una buona settimana e a presto.