×

Мы используем cookie-файлы, чтобы сделать работу LingQ лучше. Находясь на нашем сайте, вы соглашаетесь на наши правила обработки файлов «cookie».


image

What's Up Economy, Quando l'italia monetizzò il suo debito. Storia economica #2

Quando l'italia monetizzò il suo debito. Storia economica #2

E' il 1866 e l'Italia si è unificata solo da 5 anni.

Al governo ci sono i partiti della cosiddetta destra storica che perseguono ideali liberali.

Beh, quali saranno mai questi ideali liberali?

Ovviamente intervento dello Stato all'interno dell'economia minimo.

Un altro obiettivo della politica della destra storica era quello del pareggio di bilancio,

quindi non creare del deficit che poi si sarebbe accumulato all'interno del debito pubblico.

Peccato che, soprattutto per questo obiettivo, cioè quello del pareggio di bilancio,

le cose si fecero molto più complicate di quanto sembrava.

In quegli anni, infatti, l'Italia doveva ancora affrontare tutti i costi di guerra dovuti alla riunificazione del paese.

Inoltre un intero esercito era presente all'interno del meridione per combattere il fenomeno del brigantaggio.

E ovviamente l'esercito ha un costo per lo Stato.

Nel 1861 la tassazione piemontese, che a quel tempo era molto più alta rispetto al regno delle due Sicilie,

venne stesa anche a tutto il resto dell'Italia, compreso il meridione,

creando non pochi malcontenti proprio per l'elevata tassazione che a quel tempo i meridionali non erano abituati a pagare.

Inoltre la crescita economica in quegli anni era praticamente nulla e questo diede ulteriori pressioni sul rispetto del pareggio di bilancio.

Inoltre i tassi di interesse sul debito pubblico erano estremamente elevati,

a caso della scarsa fiducia che gli investitori, sia nazionali che esteri, avevano riguardo il proseguimento del progetto italiano,

a livello di Stato e di regno, negli anni a venire.

Tutti questi fenomeni hanno reso impossibile ai governi di destra storica di raggiungere il tanto agognato pareggio di bilancio.

Infatti in quegli anni solo la metà di tutte le entrate fiscali dello Stato

riuscivano a coprire le spese che dovevano affrontare per risolvere tutti questi problemi.

E il pareggio di bilancio venne raggiunto dai governi di destra storica solo nel 1876.

Quindi ci impiegarono solo 15 anni per raggiungere questo obiettivo.

E' proprio nel 1876 che persero il governo nei confronti della sinistra storica.

Ma torniamo al 1866, perché in quell'anno all'Italia venne in mente un'idea del tutto discutibile.

Perché gli venne in mente di annettere questi tizi qui.

1518 quanto fa, coglione!

Ah, che magico mondo il Veneto, eh?

Ed è proprio nel 1866, con la terza guerra di indipendenza, che

alleandoci con la Prussia andiamo all'attacco dell'imperostro ungarico.

Cercando di liberare la regione del Veneto per poi annetterla all'interno del regno d'Italia.

Ma la guerra non è solo uno sforzo bellico e un sacrificio di vita umane.

E' un vero e proprio anche sforzo economico.

Hai bisogno di materie prime, di vettovaglie...

...vettovaglie...

E questa parola da acculturati?

Beh, rifacciamo, altrimenti non sono credibile.

Come insegna Jovempires 2, hai bisogno di grano per sostenere l'esercito e devi anche addestrarlo.

Insomma, per fare una guerra hai bisogno di soldi.

Ma, come abbiamo già detto prima, i soldi l'Italia non li aveva in quel momento.

Le entrate dalla tassazione erano minime, i tassi di interesse sul debito pubblico erano estremamente elevati.

Quindi una nuova emissione di nuovi titoli di stato

avrebbe significato compromettere ulteriormente la sostenibilità del debito pubblico

e quindi l'economia dell'intero regno d'Italia.

E quindi cosa si fece per supportare questa guerra, la terza guerra di indipendenza, per liberare il Veneto?

Semplice, si stampò moneta.

Ora, oltre al fatto che nel 1866 l'Italia non possedeva la propria banca d'Italia per poter stampare moneta,

anzi, l'emissione della moneta era in capo a numerose banche indipendenti che stampavano la moneta per conto dello Stato,

c'era un altro problema.

E c'è la convertibilità della moneta.

Ma per capire a fondo questo problema facciamo che vi illustro un attimo come funzionava una banca d'emissione a quel tempo.

Grazie al permesso dello Stato la banca X può emettere moneta

e il valore di questa moneta è garantito da quanto oro ha nei propri cavò.

Infatti a quel tempo ogni cittadino poteva andare nella propria banca e chiedere la conversione delle proprie banconote

in metalli preziosi, che solitamente era oro.

Quindi si instaurava una vera e propria fiducia tra la popolazione e la banca,

perché la banca ti dava un biglietto di carta, però con la garanzia di poterlo cambiare in qualsiasi momento con un metallo prezioso.

Cosa succedeva spesso? Che queste banconote avevano un valore molto superiore rispetto alla disponibilità di oro all'interno della banca.

Che se la popolazione perdeva la fiducia in quella banca e andava a richiedere la conversione delle proprie monete,

la banca praticamente falliva, perché non riusciva a soddisfare tutte le richieste di tutti i cittadini.

Quindi capite bene che se un bel giorno lo Stato va a chiedere ad una banca che può stampare moneta

le emissioni di 250 milioni di lire, beh, questa non sarà felicissima di questa proposta.

Proprio perché questa nuova emissione senza un corrispettivo di oro potrebbe compromettere la fiducia nei cittadini.

E quindi far inscaturire nei cittadini una corsa agli sportelli e quindi far praticamente fallire la banca.

Ed è proprio per questo che nel 1866, quando lo Stato per supportare la terza guerra di indipendenza

va a chiedere alla Banca Nazionale del Regno 250 milioni di lire senza un corrispettivo valore in denaro da poter preservare nei propri cavò,

la Banca Nazionale del Regno risponde di sospendere la convertibilità metallica.

Quindi sostanzialmente effettuando una vera e propria monetizzazione del debito,

quindi stampare moneta senza un corrispettivo valore sottostante.

E così in quell'anno si instaurò il cosiddetto Corso Forzoso,

e cioè l'impossibilità da parte degli italiani di poter convertire le proprie monete in oro.

E questo Corso Forzoso durò fino al 1883.

Ma l'Italia non si limitò ai 250 milioni, infatti alla fine la Banca Nazionale del Regno stampò ben 600 milioni di lire.

Per gli ideali liberali questa decisione fu una vera e propria tragedia nazionale.

In tutti i modi i partiti di destra storica cercarono di non perseguire questa scelta,

anche se fu l'unica scelta possibile in quel momento.

Il giudizio degli economisti invece è del tutto opposto,

anzi giudicano effettivamente gli effetti del Corso Forzoso come una spinta per l'economia.

E adesso vediamo il perché.

Abbiamo detto quindi che ci fu una vera e propria monetizzazione del debito.

Che creò l'inflazione?

Il 4,5% nel 1866 e lo 0,5% nel 1867.

L'inflazione aiutò lo Stato italiano a ripagare il proprio debito pubblico,

che come abbiamo detto era un vero e proprio problema in quegli anni.

Ma un fattore forse ancora più interessante è che la lira si svalutò,

dell'8% nel 1866 e del 7,4% nel 1867.

Questo aiutò i beni dei italiani ad essere molto più competitivi,

non solo all'interno del mercato italiano,

ma anche al di fuori del mercato italiano, nei mercati internazionali.

E quindi diede una piccola spinta all'economia italiana.

A conferma di ciò, se nel 1866 la bilancia dei pagamenti era pari a un meno 367 milioni,

significava che le importazioni erano superiori alle esportazioni di 367 milioni,

Nel 1867 questa bilancia dei pagamenti migliorò e arrivò a 109 milioni,

quindi diminuirono le importazioni e aumentarono le esportazioni.

Il miglioramento di questo dato sicuramente non è dovuto esclusivamente alla svalutazione della lira,

però sicuramente è un fattore che ha aiutato a migliorare la bilancia dei pagamenti.

Questi sono gli effetti della monetizzazione del debito nel breve periodo,

ma ci sono anche degli importanti risultati nel lungo periodo.

Infatti dal 1866 in poi la lira iniziò a diventare sempre più diffusa come metodo di pagamento all'interno del mercato italiano.

Inoltre il corso forzoso avvicina il pubblico agli intermediari finanziari,

che hanno la possibilità, grazie a questo fenomeno, di crescere e di rendere tutto il sistema finanziario molto più forte e più sostenibile,

cosa che poi sarà uno degli elementi fondamentali per la crescita degli anni 80 in poi.

I costi di transazione si riducono e gli italiani iniziano a usare degli strumenti innovativi per quel tempo,

come i depositi bancari oppure le monete cartacee.

Insomma, oltre a una spinta della domanda nel breve periodo grazie alla svalutazione della lira,

ci fu un vero e proprio sviluppo dei mercati finanziari all'interno dell'Italia in quel periodo.

Quindi sì, l'Italia per un certo periodo e a causa di numerosi fattori fu costretta a monetizzare il proprio debito pubblico.

E questo comunque creò dei risultati favorevoli all'economia italiana per quel periodo,

nonostante le forti opposizioni dei ripartiti della destra storica.

Ma io lo so cosa staranno pensando alcuni di voi.

Questa è una favola lietofine.

Se la monetizzazione ha funzionato una volta, perché non riprovarla adesso, soprattutto in tempo di crisi?

Beh, semplicemente perché le condizioni economiche sono leggermente cambiate tra il 1860 e il 2020.

L'appena nato regno d'Italia era una economia prevalentemente agricola e le istituzioni finanziarie erano agli albori.

E quindi sicuramente una piccola spintarella tramite il corso forzoso e la monetizzazione del debito

ha dato il suo contributo per la crescita, seppur minima, del sistema economico italiano.

Ma gli stessi effetti potrebbero non essere validi attualmente,

con un'economia estremamente sviluppata e dei sistemi finanziari diffusi in tutta la nazione.

E quindi magari il primo problema dell'Italia sicuramente potrebbe non essere la monetizzazione del debito

e creare più moneta che può circolare all'interno della nazione,

ma magari qualcos'altro che molte volte abbiamo discusso qui all'interno di Whatsapp Economy.

Detto ciò, spero di avervi dato qualche spunto ulteriore per capire la storia economica italiana

e ci vediamo al prossimo video, ringraziando come al solito gli abbonati per supportarmi in questo progetto.

Ciao!


Quando l'italia monetizzò il suo debito. Storia economica #2 Als Italien seine Schulden monetarisierte. Wirtschaftsgeschichte #2 When italy monetized its debt. Economic history #2 Cuando Italia monetizó su deuda. Historia económica nº 2 Quand l'Italie a monétisé sa dette. Histoire économique n°2 Toen Italië zijn schuld monetiseerde. Economische geschiedenis #2 Quando a Itália monetizou a sua dívida. História económica #2 当意大利将其债务货币化时。经济史#2

E' il 1866 e l'Italia si è unificata solo da 5 anni.

Al governo ci sono i partiti della cosiddetta destra storica che perseguono ideali liberali.

Beh, quali saranno mai questi ideali liberali?

Ovviamente intervento dello Stato all'interno dell'economia minimo.

Un altro obiettivo della politica della destra storica era quello del pareggio di bilancio,

quindi non creare del deficit che poi si sarebbe accumulato all'interno del debito pubblico.

Peccato che, soprattutto per questo obiettivo, cioè quello del pareggio di bilancio,

le cose si fecero molto più complicate di quanto sembrava.

In quegli anni, infatti, l'Italia doveva ancora affrontare tutti i costi di guerra dovuti alla riunificazione del paese.

Inoltre un intero esercito era presente all'interno del meridione per combattere il fenomeno del brigantaggio.

E ovviamente l'esercito ha un costo per lo Stato.

Nel 1861 la tassazione piemontese, che a quel tempo era molto più alta rispetto al regno delle due Sicilie,

venne stesa anche a tutto il resto dell'Italia, compreso il meridione,

creando non pochi malcontenti proprio per l'elevata tassazione che a quel tempo i meridionali non erano abituati a pagare.

Inoltre la crescita economica in quegli anni era praticamente nulla e questo diede ulteriori pressioni sul rispetto del pareggio di bilancio.

Inoltre i tassi di interesse sul debito pubblico erano estremamente elevati,

a caso della scarsa fiducia che gli investitori, sia nazionali che esteri, avevano riguardo il proseguimento del progetto italiano,

a livello di Stato e di regno, negli anni a venire.

Tutti questi fenomeni hanno reso impossibile ai governi di destra storica di raggiungere il tanto agognato pareggio di bilancio.

Infatti in quegli anni solo la metà di tutte le entrate fiscali dello Stato

riuscivano a coprire le spese che dovevano affrontare per risolvere tutti questi problemi.

E il pareggio di bilancio venne raggiunto dai governi di destra storica solo nel 1876.

Quindi ci impiegarono solo 15 anni per raggiungere questo obiettivo.

E' proprio nel 1876 che persero il governo nei confronti della sinistra storica.

Ma torniamo al 1866, perché in quell'anno all'Italia venne in mente un'idea del tutto discutibile.

Perché gli venne in mente di annettere questi tizi qui.

1518 quanto fa, coglione!

Ah, che magico mondo il Veneto, eh?

Ed è proprio nel 1866, con la terza guerra di indipendenza, che

alleandoci con la Prussia andiamo all'attacco dell'imperostro ungarico.

Cercando di liberare la regione del Veneto per poi annetterla all'interno del regno d'Italia.

Ma la guerra non è solo uno sforzo bellico e un sacrificio di vita umane.

E' un vero e proprio anche sforzo economico.

Hai bisogno di materie prime, di vettovaglie...

...vettovaglie...

E questa parola da acculturati?

Beh, rifacciamo, altrimenti non sono credibile.

Come insegna Jovempires 2, hai bisogno di grano per sostenere l'esercito e devi anche addestrarlo.

Insomma, per fare una guerra hai bisogno di soldi.

Ma, come abbiamo già detto prima, i soldi l'Italia non li aveva in quel momento.

Le entrate dalla tassazione erano minime, i tassi di interesse sul debito pubblico erano estremamente elevati.

Quindi una nuova emissione di nuovi titoli di stato

avrebbe significato compromettere ulteriormente la sostenibilità del debito pubblico

e quindi l'economia dell'intero regno d'Italia.

E quindi cosa si fece per supportare questa guerra, la terza guerra di indipendenza, per liberare il Veneto?

Semplice, si stampò moneta.

Ora, oltre al fatto che nel 1866 l'Italia non possedeva la propria banca d'Italia per poter stampare moneta,

anzi, l'emissione della moneta era in capo a numerose banche indipendenti che stampavano la moneta per conto dello Stato,

c'era un altro problema.

E c'è la convertibilità della moneta.

Ma per capire a fondo questo problema facciamo che vi illustro un attimo come funzionava una banca d'emissione a quel tempo.

Grazie al permesso dello Stato la banca X può emettere moneta

e il valore di questa moneta è garantito da quanto oro ha nei propri cavò.

Infatti a quel tempo ogni cittadino poteva andare nella propria banca e chiedere la conversione delle proprie banconote

in metalli preziosi, che solitamente era oro.

Quindi si instaurava una vera e propria fiducia tra la popolazione e la banca,

perché la banca ti dava un biglietto di carta, però con la garanzia di poterlo cambiare in qualsiasi momento con un metallo prezioso.

Cosa succedeva spesso? Che queste banconote avevano un valore molto superiore rispetto alla disponibilità di oro all'interno della banca.

Che se la popolazione perdeva la fiducia in quella banca e andava a richiedere la conversione delle proprie monete,

la banca praticamente falliva, perché non riusciva a soddisfare tutte le richieste di tutti i cittadini.

Quindi capite bene che se un bel giorno lo Stato va a chiedere ad una banca che può stampare moneta

le emissioni di 250 milioni di lire, beh, questa non sarà felicissima di questa proposta.

Proprio perché questa nuova emissione senza un corrispettivo di oro potrebbe compromettere la fiducia nei cittadini.

E quindi far inscaturire nei cittadini una corsa agli sportelli e quindi far praticamente fallire la banca.

Ed è proprio per questo che nel 1866, quando lo Stato per supportare la terza guerra di indipendenza

va a chiedere alla Banca Nazionale del Regno 250 milioni di lire senza un corrispettivo valore in denaro da poter preservare nei propri cavò,

la Banca Nazionale del Regno risponde di sospendere la convertibilità metallica.

Quindi sostanzialmente effettuando una vera e propria monetizzazione del debito,

quindi stampare moneta senza un corrispettivo valore sottostante.

E così in quell'anno si instaurò il cosiddetto Corso Forzoso,

e cioè l'impossibilità da parte degli italiani di poter convertire le proprie monete in oro.

E questo Corso Forzoso durò fino al 1883.

Ma l'Italia non si limitò ai 250 milioni, infatti alla fine la Banca Nazionale del Regno stampò ben 600 milioni di lire.

Per gli ideali liberali questa decisione fu una vera e propria tragedia nazionale.

In tutti i modi i partiti di destra storica cercarono di non perseguire questa scelta,

anche se fu l'unica scelta possibile in quel momento.

Il giudizio degli economisti invece è del tutto opposto,

anzi giudicano effettivamente gli effetti del Corso Forzoso come una spinta per l'economia.

E adesso vediamo il perché.

Abbiamo detto quindi che ci fu una vera e propria monetizzazione del debito.

Che creò l'inflazione?

Il 4,5% nel 1866 e lo 0,5% nel 1867.

L'inflazione aiutò lo Stato italiano a ripagare il proprio debito pubblico,

che come abbiamo detto era un vero e proprio problema in quegli anni.

Ma un fattore forse ancora più interessante è che la lira si svalutò,

dell'8% nel 1866 e del 7,4% nel 1867.

Questo aiutò i beni dei italiani ad essere molto più competitivi,

non solo all'interno del mercato italiano,

ma anche al di fuori del mercato italiano, nei mercati internazionali.

E quindi diede una piccola spinta all'economia italiana.

A conferma di ciò, se nel 1866 la bilancia dei pagamenti era pari a un meno 367 milioni,

significava che le importazioni erano superiori alle esportazioni di 367 milioni,

Nel 1867 questa bilancia dei pagamenti migliorò e arrivò a 109 milioni,

quindi diminuirono le importazioni e aumentarono le esportazioni.

Il miglioramento di questo dato sicuramente non è dovuto esclusivamente alla svalutazione della lira,

però sicuramente è un fattore che ha aiutato a migliorare la bilancia dei pagamenti.

Questi sono gli effetti della monetizzazione del debito nel breve periodo,

ma ci sono anche degli importanti risultati nel lungo periodo.

Infatti dal 1866 in poi la lira iniziò a diventare sempre più diffusa come metodo di pagamento all'interno del mercato italiano.

Inoltre il corso forzoso avvicina il pubblico agli intermediari finanziari,

che hanno la possibilità, grazie a questo fenomeno, di crescere e di rendere tutto il sistema finanziario molto più forte e più sostenibile,

cosa che poi sarà uno degli elementi fondamentali per la crescita degli anni 80 in poi.

I costi di transazione si riducono e gli italiani iniziano a usare degli strumenti innovativi per quel tempo,

come i depositi bancari oppure le monete cartacee.

Insomma, oltre a una spinta della domanda nel breve periodo grazie alla svalutazione della lira,

ci fu un vero e proprio sviluppo dei mercati finanziari all'interno dell'Italia in quel periodo.

Quindi sì, l'Italia per un certo periodo e a causa di numerosi fattori fu costretta a monetizzare il proprio debito pubblico.

E questo comunque creò dei risultati favorevoli all'economia italiana per quel periodo,

nonostante le forti opposizioni dei ripartiti della destra storica.

Ma io lo so cosa staranno pensando alcuni di voi.

Questa è una favola lietofine.

Se la monetizzazione ha funzionato una volta, perché non riprovarla adesso, soprattutto in tempo di crisi?

Beh, semplicemente perché le condizioni economiche sono leggermente cambiate tra il 1860 e il 2020.

L'appena nato regno d'Italia era una economia prevalentemente agricola e le istituzioni finanziarie erano agli albori.

E quindi sicuramente una piccola spintarella tramite il corso forzoso e la monetizzazione del debito

ha dato il suo contributo per la crescita, seppur minima, del sistema economico italiano.

Ma gli stessi effetti potrebbero non essere validi attualmente,

con un'economia estremamente sviluppata e dei sistemi finanziari diffusi in tutta la nazione.

E quindi magari il primo problema dell'Italia sicuramente potrebbe non essere la monetizzazione del debito

e creare più moneta che può circolare all'interno della nazione,

ma magari qualcos'altro che molte volte abbiamo discusso qui all'interno di Whatsapp Economy.

Detto ciò, spero di avervi dato qualche spunto ulteriore per capire la storia economica italiana

e ci vediamo al prossimo video, ringraziando come al solito gli abbonati per supportarmi in questo progetto.

Ciao!