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Storia D'Italia, Un viaggio nel barbaricum - Ep. 14, speciale (2)

Un viaggio nel barbaricum - Ep. 14, speciale (2)

L'Impero Romano, in sostanza, era stato vittima del suo successo: la vicinanza con la superiore civiltà mediterranea aveva trasformato il mondo Germanico. La stessa presenza di un impero tanto ingombrante aveva portato i Germani a confederarsi in gruppi molto più forti e agguerriti, meglio armati grazie alla rivoluzione economica che aveva avuto luogo a nord del Danubio e ad est del Reno: i Germani erano oramai parte, anche nolenti, del mondo Romano dal quale dipendevano, con il quale commerciavano e facevano trattati e occasionalmente, soprattutto gli alemanni, razziavano.

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Va detto che buona parte di queste confederazioni, soprattutto quelle vicine all'impero, non avevano nella maggior parte dei casi un atteggiamento aggressivo nei confronti di Roma: tutt'altro, Roma ne influenzava enormemente la politica anche interna e nel quarto secolo molti di loro – Franchi, Goti Tervingi, Quadi, Sarmati e a tratti anche gli Alemanni, erano più spesso alleati dei Romani che nemici implacabili. I loro figli illustri visitavano regolarmente l'impero, a volte in cerca di occupazione rimpolpandone le fila dell'esercito, spesso studiavano nelle città romane. Commercianti sia Romani che Germani battevano le vie di comunicazione portando ogni anno nuovi prodotti e nuove idee, sempre più spesso perfino la nuova religione adottata, nel quarto secolo, dagli imperatori Augusti, vale a dire il Cristianesimo.

I Goti: Tervingi e Greutungi

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La migrazione dei Goti, dalla Scandinavia alle coste del Mar Nero

Ora che abbiamo un quadro della grande rivoluzione economica, sociale e politica che attraversò il mondo Germanico dal primo al quarto secolo dopo cristo possiamo concentrare la nostra attenzione sul più famoso dei popoli Germanici: i Goti. Per farlo abbiamo un documento d'eccezione oltre alle solite tracce archeologiche: vale a dire La storia dei Goti di Cassiodoro, pervenutaci grazia a Iordanes.

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Cassiodoro – ne riparleremo a tempo debito – fu un uomo politico, un amministratore e un uomo di lettere che visse nel sesto secolo dopo cristo alla corte di Teodorico il Grande, il re degli Ostrogoti di cui non vedo l'ora di parlarvi. Per glorificarne gli illustri antenati Cassiodoro mise per iscritto le saghe del popolo gotico che venivano tramandate da innumerevoli generazioni per via orale. Ahimè il libro di Cassiodoro è andato perduto. Vi chiederete allora come facciamo a sapere cosa ci fosse scritto? Bè lo sappiamo grazie ad un suo discepolo, un Goto che si fece monaco, fu discepolo di Cassiodoro e ad un certo punto della sua vita si trasferì a Costantinopoli. Questo monaco si chiamava Iordanes e, nella prefazione al suo libro sui Goti, sostiene di aver letto rapidamente l'opera di Cassiodoro ed aver deciso di riassumerla. Il suo libretto – è un'opera abbastanza breve – ci è pervenuto.

La storia di Iordanes è una storia confusa di terza o quarta mano, con date improbabili e improbabili avvenimenti mitologici. Questo non vuol dire che non sia una fonte utile, se si riesce a diradare le nebbie del tempo.

Iordanes sostiene che i Goti ebbero origine nella Scandinavia e che, ad un certo punto della loro storia, il re Berig li portò attraverso il mar Baltico e giunsero in una terra che chiamarono Gotiscandia, in quella che oggi è la Polonia settentrionale. A lungo gli storici hanno dubitato questo racconto, nonostante che in Scandinavia esista un'area che si chiama Gotland: oggi la maggior parte degli storici tende a dar credito a Iordanes. Si dubitava perfino il loro stanziamento in Polonia ma oramai è documentata archeologicamente la cosiddetta cultura di Wielbark, che corrisponde all'area di migrazione dei Goti secondo Iordanes e che ha affinità evidenti con le aree successive di insediamento dei Goti. È possibile che non ci troviamo di fronte a migrazioni di popoli propriamente detti ma al trasferimento di un clan reale verso nuove terre, clan che andò a fondersi con culture preesistenti per creare il popolo dei Goti: quel che è certo è che gli antichi Goti erano gli unici ad avere una spiccata predisposizione alla monarchia, sintomo dell'esistenza di un clan reale.

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In Polonia questi Goti vengono per la prima volta registrati dagli storici del mondo mediterraneo ma sono un popolo minore, probabilmente sottoposto ai vicini. Tra il secondo e il terzo secolo i Goti però migrano di nuovo verso sudest, fino a raggiungere le coste del Mar Nero. Fu questo un processo probabilmente lento e complesso e che richiese la sottomissione e incorporazione degli antichi abitanti di quella che era a quei tempi la Scizia.

Iordanes ci narra che in questo spostamento epico il popolo dei Goti finì per attraversare un ponte su un fiume. Durante la traversata il ponte crollò e la metà del popolo che aveva attraversato il fiume finì per separarsi da quelli che erano rimasti dal di qua: era nata la divisione dei Goti in due popoli. Questa storia è ovviamente apocrifa e mitologica ma serve a dare una dimensione mitica alla divisione dei Goti nei due popoli registrati da Ammiano Marcellino. Probabilmente il mito non è tanto lontano dalla realtà: una parte del popolo Gotico attraversò infatti un grande fiume e finì per separarsi da quelli che erano rimasti al di là.

I Goti che attraversarono il fiume – in questo caso il Dnepr che oggi scorre tra Moldavia e Ucraina – finirono per chiamarsi gli Ostrogoti – i Goti del sole nascente, o Goti orientali. I loro vicini meridionali li chiamavano invece Greutungi, vale a dire gli abitanti delle steppe. I Greutungi, pur essendo agricoltori, furono influenzati dai loro vicini nomadi e impararono a vivere e combattere a cavallo, nel tipico stile di vita nomade delle steppe. I Greutungi popolavano le grandi steppe dell'Ucraina, tra il Dnepr e il Don.

I loro cugini vivevano invece più a sud e finirono per occupare le terre tra il Dnepr, il Danubio e i Carpazi: tra di loro si chiamavano Vesi, i nobili, ma sono più conosciuti come Tervingi, gli abitanti delle foreste.

Nelle loro nuove terre sia Greutungi che Tervingi finirono per crescere, moltiplicarsi e rafforzarsi. La sfera d'influenza della loro cultura è chiamata dagli archeologi “cultura di Černjachov” e corrisponde perfettamente all'area di influenza dei Goti tramandataci dalle fonti scritte. A metà del terzo secolo i Goti finiscono sotto il regno di un forte re, Cniva, che decide di razziare e invadere l'Impero Romano. I Goti distrussero un forte esercito Romano ad Abritto uccidendo l'imperatore Decio, nel 251 dopo cristo. Seguiranno 20 anni terribili per l'Impero, che sarà regolarmente invaso via terra e via mare dai Goti. Ne ho parlato nell'episodio premium “il primo illirico”.

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L'assalto dei Goti culminerà con la grande invasione del 267-270 dopo cristo: I Goti forzarono gli stretti dell'Ellesponto via mare e invasero l'impero da nord via terra, saccheggiando praticamente tutti i Balcani e la Grecia. Saranno gli imperatori illirici a porre fine alla minaccia Gotica: Claudio II il Gotico vincerà una battaglia determinante a Naissus. Il più implacabile tra gli illirici, l'imperatore “mano alla spada” Aureliano, distruggerò il primo regno Gotico uccidendone l'ultimo Re, nel 271. Aureliano farà però indirettamente dono ai Goti di un nuovo territorio, visto che si ritirerà dalla Dacia lasciandola in mano ai Goti Tervingi. Il pacifico ritiro dei Romani dalla indifendibile provincia della Dacia creò le condizioni per un secolo di pace, visto che i Goti avevano trovato una ricca terra dove vivere, oltre a una popolazione di contadini Daci e Romani, quelli che rimasero nella provincia, da cui prendere sostentamento. In questo periodo i Goti tornarono a dividersi in grandi famiglie tribali al cui comando c'era un Reiks, un leader. Ogni gruppo dei Goti – Tervingi e Greutungi – aveva molti Reiks e i Goti non riavranno Re unici per lungo tempo.

Eccoci arrivati alle soglie della nostra storia: i Goti si allearono con Licinio nella guerra che lo contrappose a Costantino e gli rimasero fedeli anche nella cattiva sorte. Questo attrasse le ire di Costantino che invase il territorio dei Goti Tervingi e, nel 332 dopo cristo, li sconfisse così sonoramente da imporgli un foedus, un trattato di associazione all'impero. Il trattato imponeva ai Tervingi di fornire assistenza militare ai romani in cambio di privilegi commerciali e di sovvenzioni in derrate alimentari. Da questo momento in poi i Tervingi divennero quasi fanaticamente fedeli a Costantino e alla sua dinastia, seguendone il corso fino alla sua fine nelle sabbie della Mesopotamia, al comando di Giuliano. La vicinanza con i romani ebbe un impatto anche sulle istituzioni politiche dei Tervingi: i Reiks, i capi delle più importanti famiglie dei Tervingi, iniziarono ad eleggere dei leader con un mandato temporale chiamato “Giudici”. Non ne siamo certi, ma il Giudice che strinse l'accordo con Costantino fu probabilmente il nonno di Athanaric che si incontrò sul fiume con Valente, nel 369 dopo cristo. Tre generazioni di giudici dei Goti Tervingi servirono come alleati di Roma. Il terzo, Athanaric, alla morte di Giuliano decise però di intraprendere una politica di indipendenza per il suo popolo, come ho narrato negli scorsi episodi. Questa politica portò all'accordo del 369 dopo cristo, in mezzo al fiume Danubio, accordo che poneva fine al Foedus e slegava i Goti Tervingi dall'obbligo di servire Roma in quanto alleati. Vista la tempesta che si stava per abbattere sui Goti forse sarebbe stato meglio per questi restare nell'orbita politica dei Romani.

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Una clausola non scritta dell'accordo del 369 fu che il giudice dei Goti si riteneva da questo momento libero di perseguitare una fastidiosa minoranza religiosa che si era infiltrata tra i fieri Goti. Quella dei Cristiani.

Il piccolo Lupo

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https://italiastoria.files.wordpress.com/2019/10/wulfila_bibel.jpg?w=700" alt=""/>

A Uppsala, in Svezia, è custodito uno dei grandi tesori tramandatici dall'antichità: si tratta di una bibbia, ma non è una bibbia qualunque. Il libro è scritto con inchiostro d'oro e d'argento su una pergamena di color porpora, il colore imperiale. Eppure non è neanche l'eccezionale ricchezza della decorazione a rendere la bibbia unica: si tratta dell'unica copia rimasta della prima bibbia scritta in una lingua germanica. È la bibbia ariana dei Goti, probabilmente commissionata da Teodorico il Grande in persona, quando era Re d'Italia. Il testo della bibbia era ancora più antico e risaliva al quarto secolo: era stato scritto da un personaggio straordinario della storia comune di Goti e Romani, un uomo che mise in contatto questi due mondi in un modo che forse solo lui poteva fare. Parliamo del piccolo lupo dei Goti, perché questo era il suo nome: Ulfila, che in Goto vuol dire piccolo lupo.

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La storia di Ulfila è quanto mai interessante. Nacque da genitori romani di lingua greca, provenienti da una comunità originaria della Cappadocia. I genitori erano stati ridotti in cattività dai Goti sul finire del III secolo: erano di lingua e cultura elleniche e di religione cristiana, religione che passarono al figlio. Ulfila nacque probabilmente all'inizio del quarto secolo e crebbe tra i Tervingi: la sua lingua natale fu il Goto ma apprese bene anche il Greco e il Latino. Grazie ai suoi studi riuscì a diventare sacerdote della sua chiesa in esilio, l'ancora a cui si aggrappavano gli ex prigionieri per rimanere uniti. Eppure Ulfila non si accontentò del suo gregge di esuli: era cresciuto da Goto e iniziò a fare proseliti anche tra i Germani. La sua nomea si diffuse tanto che Costanzo II, nel 341, chiese che venisse a corte nella grande città di pietra, Costantinopoli. Qui Ulfila studiò e incontrò il vescovo della città, l'ariano Eusebio di Nicomedia. Sì, sempre lui, l'Eusebio capo del partito ariano che aveva battezzato Costantino e guerreggiato con Atanasio. Grazie alla guida di Eusebio, o forse per le sue personali convinzioni, anche Ulfila sarà sempre convintamente Ariano, anche se nella sua versione moderata. Questa scelta avrà un impatto profondo sull'intera storia del mondo tardo antico, perché Eusebio lo ordinerà Vescovo dei Goti e lo rimanderà indietro a fare proseliti.

Per un po' le cose andarono bene ma poi i Goti si stancarono del proselitismo di Ulfila e decisero di mettere fine alle sue predicazioni: Ulfila però era un amico dell'imperatore e non potevano semplicemente liquidarlo. Dunque si limitarono ad espellerlo, lui e tutti i suoi seguaci. Con il permesso imperiale Il gruppo dei cristiani goti di Ulfila si stabilì nella Tracia romana, a poca distanza dal Danubio, e fu probabilmente qui che Ulfila iniziò a lavorare al suo capolavoro: una traduzione della bibbia in Goto.

Un viaggio nel barbaricum - Ep. 14, speciale (2) Eine Reise durch Barbaricum - Ep. 14, Spezial (2) A journey into barbaricum - Ep. 14, special (2) Un viaje por Barbaricum - Ep. 14, especial (2) Un voyage à travers Barbaricum - Ep. 14, spécial (2) バルバリカムの旅 - 第14話 特別編(2) Uma viagem através de Barbaricum - Ep. 14, especial (2)

L'Impero Romano, in sostanza, era stato vittima del suo successo: la vicinanza con la superiore civiltà mediterranea aveva trasformato il mondo Germanico. La stessa presenza di un impero tanto ingombrante aveva portato i Germani a confederarsi in gruppi molto più forti e agguerriti, meglio armati grazie alla rivoluzione economica che aveva avuto luogo a nord del Danubio e ad est del Reno: i Germani erano oramai parte, anche nolenti, del mondo Romano dal quale dipendevano, con il quale commerciavano e facevano trattati e occasionalmente, soprattutto gli alemanni, razziavano.

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Va detto che buona parte di queste confederazioni, soprattutto quelle vicine all'impero, non avevano nella maggior parte dei casi un atteggiamento aggressivo nei confronti di Roma: tutt'altro, Roma ne influenzava enormemente la politica anche interna e nel quarto secolo molti di loro – Franchi, Goti Tervingi, Quadi, Sarmati e a tratti anche gli Alemanni, erano più spesso alleati dei Romani che nemici implacabili. I loro figli illustri visitavano regolarmente l'impero, a volte in cerca di occupazione rimpolpandone le fila dell'esercito, spesso studiavano nelle città romane. Commercianti sia Romani che Germani battevano le vie di comunicazione portando ogni anno nuovi prodotti e nuove idee, sempre più spesso perfino la nuova religione adottata, nel quarto secolo, dagli imperatori Augusti, vale a dire il Cristianesimo.

**I Goti: Tervingi e Greutungi**

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La migrazione dei Goti, dalla Scandinavia alle coste del Mar Nero

Ora che abbiamo un quadro della grande rivoluzione economica, sociale e politica che attraversò il mondo Germanico dal primo al quarto secolo dopo cristo possiamo concentrare la nostra attenzione sul più famoso dei popoli Germanici: i Goti. Per farlo abbiamo un documento d'eccezione oltre alle solite tracce archeologiche: vale a dire La storia dei Goti di Cassiodoro, pervenutaci grazia a Iordanes.

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Cassiodoro – ne riparleremo a tempo debito – fu un uomo politico, un amministratore e un uomo di lettere che visse nel sesto secolo dopo cristo alla corte di Teodorico il Grande, il re degli Ostrogoti di cui non vedo l'ora di parlarvi. Per glorificarne gli illustri antenati Cassiodoro mise per iscritto le saghe del popolo gotico che venivano tramandate da innumerevoli generazioni per via orale. Ahimè il libro di Cassiodoro è andato perduto. Vi chiederete allora come facciamo a sapere cosa ci fosse scritto? Bè lo sappiamo grazie ad un suo discepolo, un Goto che si fece monaco, fu discepolo di Cassiodoro e ad un certo punto della sua vita si trasferì a Costantinopoli. Questo monaco si chiamava Iordanes e, nella prefazione al suo libro sui Goti, sostiene di aver letto rapidamente l'opera di Cassiodoro ed aver deciso di riassumerla. Il suo libretto – è un'opera abbastanza breve – ci è pervenuto.

La storia di Iordanes è una storia confusa di terza o quarta mano, con date improbabili e improbabili avvenimenti mitologici. Questo non vuol dire che non sia una fonte utile, se si riesce a diradare le nebbie del tempo.

Iordanes sostiene che i Goti ebbero origine nella Scandinavia e che, ad un certo punto della loro storia, il re Berig li portò attraverso il mar Baltico e giunsero in una terra che chiamarono Gotiscandia, in quella che oggi è la Polonia settentrionale. A lungo gli storici hanno dubitato questo racconto, nonostante che in Scandinavia esista un'area che si chiama Gotland: oggi la maggior parte degli storici tende a dar credito a Iordanes. Si dubitava perfino il loro stanziamento in Polonia ma oramai è documentata archeologicamente la cosiddetta cultura di Wielbark, che corrisponde all'area di migrazione dei Goti secondo Iordanes e che ha affinità evidenti con le aree successive di insediamento dei Goti. È possibile che non ci troviamo di fronte a migrazioni di popoli propriamente detti ma al trasferimento di un clan reale verso nuove terre, clan che andò a fondersi con culture preesistenti per creare il popolo dei Goti: quel che è certo è che gli antichi Goti erano gli unici ad avere una spiccata predisposizione alla monarchia, sintomo dell'esistenza di un clan reale.

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In Polonia questi Goti vengono per la prima volta registrati dagli storici del mondo mediterraneo ma sono un popolo minore, probabilmente sottoposto ai vicini. Tra il secondo e il terzo secolo i Goti però migrano di nuovo verso sudest, fino a raggiungere le coste del Mar Nero. Fu questo un processo probabilmente lento e complesso e che richiese la sottomissione e incorporazione degli antichi abitanti di quella che era a quei tempi la Scizia.

Iordanes ci narra che in questo spostamento epico il popolo dei Goti finì per attraversare un ponte su un fiume. Durante la traversata il ponte crollò e la metà del popolo che aveva attraversato il fiume finì per separarsi da quelli che erano rimasti dal di qua: era nata la divisione dei Goti in due popoli. Questa storia è ovviamente apocrifa e mitologica ma serve a dare una dimensione mitica alla divisione dei Goti nei due popoli registrati da Ammiano Marcellino. Probabilmente il mito non è tanto lontano dalla realtà: una parte del popolo Gotico attraversò infatti un grande fiume e finì per separarsi da quelli che erano rimasti al di là.

I Goti che attraversarono il fiume – in questo caso il Dnepr che oggi scorre tra Moldavia e Ucraina – finirono per chiamarsi gli Ostrogoti – i Goti del sole nascente, o Goti orientali. I loro vicini meridionali li chiamavano invece Greutungi, vale a dire gli abitanti delle steppe. I Greutungi, pur essendo agricoltori, furono influenzati dai loro vicini nomadi e impararono a vivere e combattere a cavallo, nel tipico stile di vita nomade delle steppe. I Greutungi popolavano le grandi steppe dell'Ucraina, tra il Dnepr e il Don.

I loro cugini vivevano invece più a sud e finirono per occupare le terre tra il Dnepr, il Danubio e i Carpazi: tra di loro si chiamavano Vesi, i nobili, ma sono più conosciuti come Tervingi, gli abitanti delle foreste.

Nelle loro nuove terre sia Greutungi che Tervingi finirono per crescere, moltiplicarsi e rafforzarsi. La sfera d'influenza della loro cultura è chiamata dagli archeologi “cultura di Černjachov” e corrisponde perfettamente all'area di influenza dei Goti tramandataci dalle fonti scritte. A metà del terzo secolo i Goti finiscono sotto il regno di un forte re, Cniva, che decide di razziare e invadere l'Impero Romano. I Goti distrussero un forte esercito Romano ad Abritto uccidendo l'imperatore Decio, nel 251 dopo cristo. Seguiranno 20 anni terribili per l'Impero, che sarà regolarmente invaso via terra e via mare dai Goti. Ne ho parlato nell'episodio premium “il primo illirico”.

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Eccoci arrivati alle soglie della nostra storia: i Goti si allearono con Licinio nella guerra che lo contrappose a Costantino e gli rimasero fedeli anche nella cattiva sorte. Questo attrasse le ire di Costantino che invase il territorio dei Goti Tervingi e, nel 332 dopo cristo, li sconfisse così sonoramente da imporgli un foedus, un trattato di associazione all'impero. Il trattato imponeva ai Tervingi di fornire assistenza militare ai romani in cambio di privilegi commerciali e di sovvenzioni in derrate alimentari. Da questo momento in poi i Tervingi divennero quasi fanaticamente fedeli a Costantino e alla sua dinastia, seguendone il corso fino alla sua fine nelle sabbie della Mesopotamia, al comando di Giuliano. La vicinanza con i romani ebbe un impatto anche sulle istituzioni politiche dei Tervingi: i Reiks, i capi delle più importanti famiglie dei Tervingi, iniziarono ad eleggere dei leader con un mandato temporale chiamato “Giudici”. Non ne siamo certi, ma il Giudice che strinse l'accordo con Costantino fu probabilmente il nonno di Athanaric che si incontrò sul fiume con Valente, nel 369 dopo cristo. Tre generazioni di giudici dei Goti Tervingi servirono come alleati di Roma. Il terzo, Athanaric, alla morte di Giuliano decise però di intraprendere una politica di indipendenza per il suo popolo, come ho narrato negli scorsi episodi. Questa politica portò all'accordo del 369 dopo cristo, in mezzo al fiume Danubio, accordo che poneva fine al Foedus e slegava i Goti Tervingi dall'obbligo di servire Roma in quanto alleati. Vista la tempesta che si stava per abbattere sui Goti forse sarebbe stato meglio per questi restare nell'orbita politica dei Romani.

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Una clausola non scritta dell'accordo del 369 fu che il giudice dei Goti si riteneva da questo momento libero di perseguitare una fastidiosa minoranza religiosa che si era infiltrata tra i fieri Goti. Quella dei Cristiani.

**Il piccolo Lupo**

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A Uppsala, in Svezia, è custodito uno dei grandi tesori tramandatici dall'antichità: si tratta di una bibbia, ma non è una bibbia qualunque. Il libro è scritto con inchiostro d'oro e d'argento su una pergamena di color porpora, il colore imperiale. Eppure non è neanche l'eccezionale ricchezza della decorazione a rendere la bibbia unica: si tratta dell'unica copia rimasta della prima bibbia scritta in una lingua germanica. È la bibbia ariana dei Goti, probabilmente commissionata da Teodorico il Grande in persona, quando era Re d'Italia. Il testo della bibbia era ancora più antico e risaliva al quarto secolo: era stato scritto da un personaggio straordinario della storia comune di Goti e Romani, un uomo che mise in contatto questi due mondi in un modo che forse solo lui poteva fare. Parliamo del piccolo lupo dei Goti, perché questo era il suo nome: Ulfila, che in Goto vuol dire piccolo lupo.

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La storia di Ulfila è quanto mai interessante. Nacque da genitori romani di lingua greca, provenienti da una comunità originaria della Cappadocia. I genitori erano stati ridotti in cattività dai Goti sul finire del III secolo: erano di lingua e cultura elleniche e di religione cristiana, religione che passarono al figlio. Ulfila nacque probabilmente all'inizio del quarto secolo e crebbe tra i Tervingi: la sua lingua natale fu il Goto ma apprese bene anche il Greco e il Latino. Grazie ai suoi studi riuscì a diventare sacerdote della sua chiesa in esilio, l'ancora a cui si aggrappavano gli ex prigionieri per rimanere uniti. Eppure Ulfila non si accontentò del suo gregge di esuli: era cresciuto da Goto e iniziò a fare proseliti anche tra i Germani. La sua nomea si diffuse tanto che Costanzo II, nel 341, chiese che venisse a corte nella grande città di pietra, Costantinopoli. Qui Ulfila studiò e incontrò il vescovo della città, l'ariano Eusebio di Nicomedia. Sì, sempre lui, l'Eusebio capo del partito ariano che aveva battezzato Costantino e guerreggiato con Atanasio. Grazie alla guida di Eusebio, o forse per le sue personali convinzioni, anche Ulfila sarà sempre convintamente Ariano, anche se nella sua versione moderata. Questa scelta avrà un impatto profondo sull'intera storia del mondo tardo antico, perché Eusebio lo ordinerà Vescovo dei Goti e lo rimanderà indietro a fare proseliti.

Per un po' le cose andarono bene ma poi i Goti si stancarono del proselitismo di Ulfila e decisero di mettere fine alle sue predicazioni: Ulfila però era un amico dell'imperatore e non potevano semplicemente liquidarlo. Dunque si limitarono ad espellerlo, lui e tutti i suoi seguaci. Con il permesso imperiale Il gruppo dei cristiani goti di Ulfila si stabilì nella Tracia romana, a poca distanza dal Danubio, e fu probabilmente qui che Ulfila iniziò a lavorare al suo capolavoro: una traduzione della bibbia in Goto.