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Storia D'Italia, Le tribolazioni di due fratelli (365-370) - Ep. 12 (1)

Le tribolazioni di due fratelli (365-370) - Ep. 12 (1)

Nello scorso episodio abbiamo visto la meteora Gioviano passare nel firmamento romano: la sua è la storia triste di un imperatore di risulta, costretto dalle condizioni ad una pace che indebolirà in modo fondamentale la posizione strategica dell'impero Romano in oriente. Sarà anche l'imperatore della restaurazione del cristianesimo ma morirà prima di poter imporre davvero la sua impronta sull'Impero.

Il suo successore è Valentiniano che finisce per associare suo fratello Valente alla guida dell'impero: i due imperatori si dividono l'impero, con Valentiniano che prende l'occidente e Valente l'oriente: doveva essere una divisione temporanea e pratica, finirà per diventare definitiva.

Quella di oggi è una puntata particolare: parleremo prima di tutto della ribellione di Procopio in oriente, poi passeremo all'occidente e narreremo cosa accadrà nell'impero occidentale fino al 370 circa, poi torneremo in oriente e faremo lo stesso percorso, a concludere la decade: non è un decennio tranquillo, vi preannuncio, tra ribellioni, invasioni, maremoti e una grande cospirazione contro i Romani.

📷

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Le aree (in giallo) di Alessandria d'Egitto inabissatesi a causa del grande Tsunami del 365

Uno tsunami travolge il mondo tardoantico

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Prima di parlare dell'ultimo parente di Giuliano vorrei leggervi un passo di Ammiano Marcellino che per una volta non parla delle vicende degli uomini, ma della natura. Si tratta di un evento del 365 dopo cristo. Leggerlo mi ha fatto accapponare la pelle

“Il 21 Luglio improvvisamente orrendi fenomeni si verificarono in tutto il mondo, quali non sono descritte né nelle leggende né nelle opere degli storici degni di fede. Poco dopo il sorgere del giorno un terremoto scosse tutta la stabilità della terra, il mare si disperse lontano e si ritirò volgendo indietro le onde in modo che, scoperte le profondità del mare, apparvero alla vista vari tipi di animali conficcati nel fango ed estese valli e montagne che erano state relegate sotto immensi flutti dalla natura primigenia e che vedevano per la prima volta i raggi del sole. Molte navi si conficcarono sull'arida terra e moltissime persone si aggiravano liberamente tra quel che rimaneva delle onde del mare per catturare pesci ed altri animali simili. Ma in quel momento i flutti mugghianti del mare si sollevarono e scagliandosi violentemente su isole e tratti di terraferma spianarono numerosi edifici nelle città e ovunque si trovassero. La massa delle acque causò la morte di migliaia di uomini che rimasero sommersi. Alcune navi furono trovate circondate dal cadavere dei naufraghi. Altre navi, scagliate fuori dal mare, finirono sulla sommità dei tetti, come ad Alessandria. Altre furono scagliate fino a 2 miglia dentro la terra. Io stesso di passaggio in Messenia vidi una nave spartana in disfacimento per la lunga putrefazione”

L'intero racconto mette i brividi ed è la testimonianza del più terrificante Tsunami del periodo storico nel mediterraneo durante l'evo storico: negli ultimi 1700 anni non abbiamo avuto nulla di simile, lo Tsunami di Messina essendo uno scherzo in confronto. Ho letto un paper universitario che, utilizzando moderne tecniche scientifiche, ha ricostruito il terremoto. Il movimento tellurico sarebbe avvenuto a Creta e avrebbe avuto una magnitudine di circa 8.5 sulla scala Richter, che è una scala logaritmica: quindi 8,5 è 10 volte più potente di 8,4 e una differenza di due punti corrisponde a un fattore di circa 1000. Il terremoto dell'Aquila, per esempio, ha avuto una potenza di 6,4 Richter. Il propagarsi dell'onda di maremoto giunse fino a Malta, in Egitto, nella Grecia e pressoché in tutto il mediterraneo. La violenza e altezza delle onde è stata stimata simile a quella dell'”immane catastrofe, lo Tsunami dell'oceano Indiano nel 2004: per molti versi superiore visto che alcune città finirono permanentemente sott'acqua e la forma della costa fu modificata per sempre. Ancora secoli dopo, il 21 Luglio ad Alessandria veniva commemorato il giorno dell'orrore, nel quale il mare era entrato nella terra devastando tutto e tutti. Il pensiero che qualcosa di simile possa accadere ancora oggi mi fa venire i brividi.

L'ultimo parente di Giuliano l'Apostata

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Ma ora lasciamo i fatti della natura per tornare agli uomini e cerchiamo di conoscere meglio il nostro Procopio: Procopio era un cugino di terzo grado di Giuliano: suo nonno era infatti il nonno materno di Giuliano, ovvero il padre della colta Basilina che fu madre di Giuliano. Come raccontato negli scorsi episodi Giuliano lo mise a capo dell'esercito del nord della Mesopotamia anche se gli affiancò un militare esperto di pari grado.

Procopio era la cosa più simile ad un potenziale erede che avesse Giuliano, che non aveva mai avuto figli e il cui parentado era stato falcidiato dalle purghe di Costanzo II. Procopio ne era consapevole e come abbiamo narrato quando apprese che l'esercito aveva nominato Gioviano imperatore fece perdere le sue tracce, anche perché il suo nome era stato fatto tra i possibili candidati al trono. Si nascose probabilmente in aree remote dell'Anatolia, vivendo in modo misero e senza contatti con il mondo esterno: l'impero era un posto enorme e anche se popolato per gli standard antichi dava decisamente molte occasioni per nascondersi a chi volesse far perdere le proprie tracce.

Una improbabile acclamazione

Stancatosi di vivere come una belva, lui che era abituato a tutti i comfort, Procopio si rifugiò da un amico a Calcedonia, giusto di fronte a Costantinopoli. Di nascosto si recò spesso nella capitale dove raccolse molte voci di malumore rispetto al nuovo regime, quello di Valente che era succeduto in oriente a Gioviano. In assenza dell'imperatore, che si era recato ad Antiochia per controllare i movimenti di Shapur, Il suocero di Valente era stato messo a capo della città. Pare che questi stesse spremendo in modo inusitato i cittadini della capitale che erano infelici di farsi tosare regolarmente dal nuovo regime. Sta di fatto che Procopio annusò l'opportunità e la fortuna gli donò anche un'occasione: Valente, che era in viaggio per la Siria e la guerra con i Persiani era venuto a sapere dal controspionaggio Romano che i Goti, legati ad un trattato con Roma, si stavano mettendo in moto per invadere l'impero. Mandò quindi due reggimenti e altri rinforzi verso la frontiera Danubiana, in modo da non avere rogne mentre regolava i conti con i Persiani. Queste unità si fermarono per qualche giorno a Costantinopoli e Procopio si mostrò ad alcuni ufficiali di cui aveva fiducia, chiedendogli di cercare di ottenere l'appoggio di tutte le truppe. Il giorno dopo si recò all'assemblea delle legioni che lo acclamarono imperatore: la memoria della dinastia Costantiniana era ancora viva negli uomini dell'esercito. Procopio fu vestito frettolosamente con le insegne imperiali e presentato al popolo nel grande circo di Costantinopoli, luogo che sarà per centinaia di anni il cardine di innumerevoli sconvolgimenti politici. Vorrei leggervi il passaggio di Ammiano, perché mi pare simbolico di come avveniva l'acclamazione popolare di un imperatore. “Procopio, salito sulla tribuna e temendo il triste silenzio dei presenti, visto che tutti erano inchiodati dallo stupore, riteneva di essersi messo su una via che a precipizio conduceva verso la morte. Un tremito gli si diffuse per le membra e, non riuscendo a proferire parola, stette a lungo in silenzio. Tuttavia quando cominciò a dire poche parole con voce rotta per dimostrare la sua parentela con la famiglia imperiale fu dapprima approvato da un mormorio dei più vicini a lui poi fu proclamato imperatore dal rumoroso tumulto dell'intera plebe”. la città, più in odio di Valente e di suo suocere che in favore di Procopio, si unì all'usurpatore. In questa procedura vediamo uno degli elementi fondamentali delle legittimità di un governo imperiale: l'approvazione e acclamazione del popolo della capitale imperiale. I tre elementi principali erano infatti l'esercito – che acclamava l'imperatore – il senato dei grandi possidenti dell'impero che erano i principali contribuenti al regime imperiale e il popolo della capitale.

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Procopio, dopo l'acclamazione, si mosse accortamente per consolidare il suo potere: ottenne con la diplomazia che l'intera Tracia e Bitinia passassero sotto il suo controllo. Inoltre riuscì a portare dalla sua con le parole e la propaganda altre unità militari inviate contro di lui. Procopio non deve essere stato un grande leader militare, ma non gli mancava una certa predisposizione per la propaganda. Innanzitutto mise in giro la voce che Valentiniano, in occidente, fosse morto, in modo da minare la legittimità anche di Valente. Procopio portava sempre con sé la vedova e la piccola figlioletta di Costanzo II, Faustina, in modo da rafforzare il legame con l'estinta dinastia imperiale. Infine Procopio fece mettere in giro la voce che Giuliano, prima di partire verso il cuore della Persia, avesse comandato a lui di prendere il potere nel caso in cui la missione in Mesopotamia si fosse tramutata in un disastro. Ovviamente, del tutto casualmente, Procopio fu l'unico testimone di questo prodigioso evento.

La risposta di Valente e la fine di Procopio

Valente sembra che fu molto colpito dalle notizie che venivano dalla capitale e dalle regioni circostanti: per un po' pensò perfino di rinunciare alla carica imperiale e magari fuggire dal fratello. I suoi generali lo convinsero però a resistere. Le cose però non migliorarono molto per Valente, che rischiò perfino di essere catturato in una sortita dei procopiani sotto assedio a Nicea. Questo a posteriori sarà però lo zenith delle fortune di Procopio: dopo tanti successi nel campo delle PR fece un grosso errore. Aveva infatti chiamato a corte il vecchio Arbizione, comandante dell'esercito ai tempi di Costantino e senza dubbio il più decorato e famoso militare ancora in vita. Questi aveva trovato una scusa o un'altra per non presentarsi a corte e per tutta risposta Procopio aveva ordinato di far saccheggiare la sua casa. Arbizione decise quindi di rifugiarsi di nascosto da Valente. La primavera successiva Procopio e Valente mossero incontro i loro eserciti ma Arbizione, solo con la sua gravitas e carisma, riuscì a convincere diversi reparti a passare di nuovo dalla parte di Valente. La rivolta a questo punto era segnata e lo stato maggiore di Procopio si fece due conti e decise di consegnarlo a Valente, indubbiamente con la speranza di aver salva la vita. Valente però fece decapitare Procopio e anche i generali che lo avevano tradito: si sa, traditori una volta traditori per sempre. Era il 366 e Valente era tornato padrone dell'oriente Romano.

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S. Lorenzo in Lucina, a Roma, dove fu eletto Papa Damaso dai suoi sostenitori

Il sangue scorre sull'elezione del Papa

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È ora di tornare in Occidente, prima di parlare di Valentiniano e delle sue tribolazioni vorrei andare nella città eterna, che sta per vivere una drammatica contesa in seno alla Chiesa che sarà carica di conseguenze per l'intero occidente.

A Roma finalmente Papa Liberio morì nel 366. Ricordate Liberio? Fu il Papa che era stato esiliato da Costanzo II e che aveva ceduto all'arianesimo pur di tornare a casa. Il prestigio del soglio di Pietro ne era uscito fortemente ridimensionato. Alla sua morte si aprirono le porte all'elezione di un nuovo Papa, che a quei tempi avveniva per acclamazione dei fedeli riuniti in una chiesa o luogo pubblico: il collegio dei cardinali non esisteva ancora e il Vescovo di Roma era ancora una carica semi-democratica. Questa pratica era comune a tutto l'impero ma diventava complessa in una città delle dimensioni di Roma, nonostante che i cristiani fossero ancora una minoranza nella città eterna. Il clero romano si divise in due fazioni: una del tutto contraria ad ogni accordo con i sostenitori delle teorie ariane e l'altra, maggioritaria, più conciliante e favorevole ad accordi e compromessi. E qui fa l'ingresso nella nostra storia Damaso, il leader degli oltranzisti Niceni. Sull'altro lato del ring Ursino, sostenuto dai più tra religiosi e fedeli, che intendeva trovare un accordo con gli ariani. Ricorderete che gli Ariani credevano nella subordinazione di Gesù e dello spirito santo a Dio padre, che esisteva in principio e li aveva generati. Agli ariani si opponevano i Niceni, dal concilio di Nicea, che aveva sancito la trinità del Padre, figlio e Spirito santo, generati e non creati e della stessa sostanza. Gli ariani dominavano in oriente – anche Valente era ariano – e avevano il controllo della principale diocesi occidentale dopo quella di Roma, vale a dire Milano, la capitale.

Le tribolazioni di due fratelli (365-370) - Ep. 12 (1) Die Drangsale zweier Brüder (365-370) - Ep. 12 (1) The tribulations of two brothers (365-370) - Ep. 12 (1) As tribulações de dois irmãos (365-370) - Ep. 12 (1)

Nello scorso episodio abbiamo visto la meteora Gioviano passare nel firmamento romano: la sua è la storia triste di un imperatore di risulta, costretto dalle condizioni ad una pace che indebolirà in modo fondamentale la posizione strategica dell'impero Romano in oriente. Sarà anche l'imperatore della restaurazione del cristianesimo ma morirà prima di poter imporre davvero la sua impronta sull'Impero.

Il suo successore è Valentiniano che finisce per associare suo fratello Valente alla guida dell'impero: i due imperatori si dividono l'impero, con Valentiniano che prende l'occidente e Valente l'oriente: doveva essere una divisione temporanea e pratica, finirà per diventare definitiva.

Quella di oggi è una puntata particolare: parleremo prima di tutto della ribellione di Procopio in oriente, poi passeremo all'occidente e narreremo cosa accadrà nell'impero occidentale fino al 370 circa, poi torneremo in oriente e faremo lo stesso percorso, a concludere la decade: non è un decennio tranquillo, vi preannuncio, tra ribellioni, invasioni, maremoti e una grande cospirazione contro i Romani. Today's is a special installment: we will first talk about Procopius' rebellion in the East, then we will move on to the West and narrate what happens in the Western empire until about 370, then we will go back to the East and take the same route, to end the decade: it is not a quiet decade, I predict, between rebellions, invasions, tidal waves, and a great conspiracy against the Romans.

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Le aree (in giallo) di Alessandria d'Egitto inabissatesi a causa del grande Tsunami del 365

Uno tsunami travolge il mondo tardoantico

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Prima di parlare dell'ultimo parente di Giuliano vorrei leggervi un passo di Ammiano Marcellino che per una volta non parla delle vicende degli uomini, ma della natura. Si tratta di un evento del 365 dopo cristo. Leggerlo mi ha fatto accapponare la pelle

“Il 21 Luglio improvvisamente orrendi fenomeni si verificarono in tutto il mondo, quali non sono descritte né nelle leggende né nelle opere degli storici degni di fede. Poco dopo il sorgere del giorno un terremoto scosse tutta la stabilità della terra, il mare si disperse lontano e si ritirò volgendo indietro le onde in modo che, scoperte le profondità del mare, apparvero alla vista vari tipi di animali conficcati nel fango ed estese valli e montagne che erano state relegate sotto immensi flutti dalla natura primigenia e che vedevano per la prima volta i raggi del sole. Molte navi si conficcarono sull'arida terra e moltissime persone si aggiravano liberamente tra quel che rimaneva delle onde del mare per catturare pesci ed altri animali simili. Ma in quel momento i flutti mugghianti del mare si sollevarono e scagliandosi violentemente su isole e tratti di terraferma spianarono numerosi edifici nelle città e ovunque si trovassero. La massa delle acque causò la morte di migliaia di uomini che rimasero sommersi. Alcune navi furono trovate circondate dal cadavere dei naufraghi. Altre navi, scagliate fuori dal mare, finirono sulla sommità dei tetti, come ad Alessandria. Altre furono scagliate fino a 2 miglia dentro la terra. Io stesso di passaggio in Messenia vidi una nave spartana in disfacimento per la lunga putrefazione”

L'intero racconto mette i brividi ed è la testimonianza del più terrificante Tsunami del periodo storico nel mediterraneo durante l'evo storico: negli ultimi 1700 anni non abbiamo avuto nulla di simile, lo Tsunami di Messina essendo uno scherzo in confronto. Ho letto un paper universitario che, utilizzando moderne tecniche scientifiche, ha ricostruito il terremoto. Il movimento tellurico sarebbe avvenuto a Creta e avrebbe avuto una magnitudine di circa 8.5 sulla scala Richter, che è una scala logaritmica: quindi 8,5 è 10 volte più potente di 8,4 e una differenza di due punti corrisponde a un fattore di circa 1000. Il terremoto dell'Aquila, per esempio, ha avuto una potenza di 6,4 Richter. Il propagarsi dell'onda di maremoto giunse fino a Malta, in Egitto, nella Grecia e pressoché in tutto il mediterraneo. La violenza e altezza delle onde è stata stimata simile a quella dell'”immane catastrofe, lo Tsunami dell'oceano Indiano nel 2004: per molti versi superiore visto che alcune città finirono permanentemente sott'acqua e la forma della costa fu modificata per sempre. Ancora secoli dopo, il 21 Luglio ad Alessandria veniva commemorato il giorno dell'orrore, nel quale il mare era entrato nella terra devastando tutto e tutti. Il pensiero che qualcosa di simile possa accadere ancora oggi mi fa venire i brividi.

L'ultimo parente di Giuliano l'Apostata

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Ma ora lasciamo i fatti della natura per tornare agli uomini e cerchiamo di conoscere meglio il nostro Procopio: Procopio era un cugino di terzo grado di Giuliano: suo nonno era infatti il nonno materno di Giuliano, ovvero il padre della colta Basilina che fu madre di Giuliano. Come raccontato negli scorsi episodi Giuliano lo mise a capo dell'esercito del nord della Mesopotamia anche se gli affiancò un militare esperto di pari grado.

Procopio era la cosa più simile ad un potenziale erede che avesse Giuliano, che non aveva mai avuto figli e il cui parentado era stato falcidiato dalle purghe di Costanzo II. Procopio ne era consapevole e come abbiamo narrato quando apprese che l'esercito aveva nominato Gioviano imperatore fece perdere le sue tracce, anche perché il suo nome era stato fatto tra i possibili candidati al trono. Si nascose probabilmente in aree remote dell'Anatolia, vivendo in modo misero e senza contatti con il mondo esterno: l'impero era un posto enorme e anche se popolato per gli standard antichi dava decisamente molte occasioni per nascondersi a chi volesse far perdere le proprie tracce.

Una improbabile acclamazione

Stancatosi di vivere come una belva, lui che era abituato a tutti i comfort, Procopio si rifugiò da un amico a Calcedonia, giusto di fronte a Costantinopoli. Di nascosto si recò spesso nella capitale dove raccolse molte voci di malumore rispetto al nuovo regime, quello di Valente che era succeduto in oriente a Gioviano. In assenza dell'imperatore, che si era recato ad Antiochia per controllare i movimenti di Shapur, Il suocero di Valente era stato messo a capo della città. Pare che questi stesse spremendo in modo inusitato i cittadini della capitale che erano infelici di farsi tosare regolarmente dal nuovo regime. Sta di fatto che Procopio annusò l'opportunità e la fortuna gli donò anche un'occasione: Valente, che era in viaggio per la Siria e la guerra con i Persiani era venuto a sapere dal controspionaggio Romano che i Goti, legati ad un trattato con Roma, si stavano mettendo in moto per invadere l'impero. Mandò quindi due reggimenti e altri rinforzi verso la frontiera Danubiana, in modo da non avere rogne mentre regolava i conti con i Persiani. Queste unità si fermarono per qualche giorno a Costantinopoli e Procopio si mostrò ad alcuni ufficiali di cui aveva fiducia, chiedendogli di cercare di ottenere l'appoggio di tutte le truppe. Il giorno dopo si recò all'assemblea delle legioni che lo acclamarono imperatore: la memoria della dinastia Costantiniana era ancora viva negli uomini dell'esercito. Procopio fu vestito frettolosamente con le insegne imperiali e presentato al popolo nel grande circo di Costantinopoli, luogo che sarà per centinaia di anni il cardine di innumerevoli sconvolgimenti politici. Vorrei leggervi il passaggio di Ammiano, perché mi pare simbolico di come avveniva l'acclamazione popolare di un imperatore. “Procopio, salito sulla tribuna e temendo il triste silenzio dei presenti, visto che tutti erano inchiodati dallo stupore, riteneva di essersi messo su una via che a precipizio conduceva verso la morte. Un tremito gli si diffuse per le membra e, non riuscendo a proferire parola, stette a lungo in silenzio. Tuttavia quando cominciò a dire poche parole con voce rotta per dimostrare la sua parentela con la famiglia imperiale fu dapprima approvato da un mormorio dei più vicini a lui poi fu proclamato imperatore dal rumoroso tumulto dell'intera plebe”. la città, più in odio di Valente e di suo suocere che in favore di Procopio, si unì all'usurpatore. In questa procedura vediamo uno degli elementi fondamentali delle legittimità di un governo imperiale: l'approvazione e acclamazione del popolo della capitale imperiale. I tre elementi principali erano infatti l'esercito – che acclamava l'imperatore – il senato dei grandi possidenti dell'impero che erano i principali contribuenti al regime imperiale e il popolo della capitale.

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La risposta di Valente e la fine di Procopio

Valente sembra che fu molto colpito dalle notizie che venivano dalla capitale e dalle regioni circostanti: per un po' pensò perfino di rinunciare alla carica imperiale e magari fuggire dal fratello. I suoi generali lo convinsero però a resistere. Le cose però non migliorarono molto per Valente, che rischiò perfino di essere catturato in una sortita dei procopiani sotto assedio a Nicea. Questo a posteriori sarà però lo zenith delle fortune di Procopio: dopo tanti successi nel campo delle PR fece un grosso errore. Aveva infatti chiamato a corte il vecchio Arbizione, comandante dell'esercito ai tempi di Costantino e senza dubbio il più decorato e famoso militare ancora in vita. Questi aveva trovato una scusa o un'altra per non presentarsi a corte e per tutta risposta Procopio aveva ordinato di far saccheggiare la sua casa. Arbizione decise quindi di rifugiarsi di nascosto da Valente. La primavera successiva Procopio e Valente mossero incontro i loro eserciti ma Arbizione, solo con la sua gravitas e carisma, riuscì a convincere diversi reparti a passare di nuovo dalla parte di Valente. La rivolta a questo punto era segnata e lo stato maggiore di Procopio si fece due conti e decise di consegnarlo a Valente, indubbiamente con la speranza di aver salva la vita. Valente però fece decapitare Procopio e anche i generali che lo avevano tradito: si sa, traditori una volta traditori per sempre. Era il 366 e Valente era tornato padrone dell'oriente Romano.

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S. Lorenzo in Lucina, a Roma, dove fu eletto Papa Damaso dai suoi sostenitori

Il sangue scorre sull'elezione del Papa

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È ora di tornare in Occidente, prima di parlare di Valentiniano e delle sue tribolazioni vorrei andare nella città eterna, che sta per vivere una drammatica contesa in seno alla Chiesa che sarà carica di conseguenze per l'intero occidente.

A Roma finalmente Papa Liberio morì nel 366. Ricordate Liberio? Fu il Papa che era stato esiliato da Costanzo II e che aveva ceduto all'arianesimo pur di tornare a casa. Il prestigio del soglio di Pietro ne era uscito fortemente ridimensionato. Alla sua morte si aprirono le porte all'elezione di un nuovo Papa, che a quei tempi avveniva per acclamazione dei fedeli riuniti in una chiesa o luogo pubblico: il collegio dei cardinali non esisteva ancora e il Vescovo di Roma era ancora una carica semi-democratica. Questa pratica era comune a tutto l'impero ma diventava complessa in una città delle dimensioni di Roma, nonostante che i cristiani fossero ancora una minoranza nella città eterna. Il clero romano si divise in due fazioni: una del tutto contraria ad ogni accordo con i sostenitori delle teorie ariane e l'altra, maggioritaria, più conciliante e favorevole ad accordi e compromessi. E qui fa l'ingresso nella nostra storia Damaso, il leader degli oltranzisti Niceni. Sull'altro lato del ring Ursino, sostenuto dai più tra religiosi e fedeli, che intendeva trovare un accordo con gli ariani. Ricorderete che gli Ariani credevano nella subordinazione di Gesù e dello spirito santo a Dio padre, che esisteva in principio e li aveva generati. Agli ariani si opponevano i Niceni, dal concilio di Nicea, che aveva sancito la trinità del Padre, figlio e Spirito santo, generati e non creati e della stessa sostanza. Gli ariani dominavano in oriente – anche Valente era ariano – e avevano il controllo della principale diocesi occidentale dopo quella di Roma, vale a dire Milano, la capitale.