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Storia D'Italia, La guerra Gotica (378-383) - Ep. 18 (3)

La guerra Gotica (378-383) - Ep. 18 (3)

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Eppure credo che il fattore principale della mancata integrazione fu un nuovo fenomeno per la società romana che si svilupperà nei prossimi anni: la xenofobia. Ora a Roma c'era sempre stato un livello endemico di razzismo verso gli stranieri ma fintantoché i Romani si percepivano come superiori, anzi decisamente superiori ai barbari, era facile accettarli nell'impero nella certezza che prima o poi anche loro sarebbero diventati Romani, come lo erano diventati gli italici, i galli, gli spagnoli, i greci e perfino i siriani, gli illirici e gli egiziani. Perché essere Romani era la quintessenza della civiltà e il pinnacolo dello sviluppo umano.

Con i Goti però sarà diverso: nonostante tutti i voli pindarici di Temistio i Romani capirono presto che erano stati sconfitti e che i Goti presenti in misura sempre più massiccia nell'impero non erano supplicanti ospiti a cui l'Augusto Imperatore aveva concesso di vivere tra loro ma un popolo che si era conquistato con le armi il diritto di vivere nell'impero. Se i Romani avessero voluto cambiare le carte in tavola e riportarli sotto controllo avrebbero senza dubbio dovuto combattere contro questo elemento esogeno accolto nell'impero. In definitiva i Goti non si comportavano come aspiranti romani ma, agli occhi dei più paranoici o forse più chiaroveggenti tra i Romani, come i loro potenziali futuri padroni. Il risentimento contro questi barbari non assoggettati alle leggi dell'impero crebbe negli anni ed ebbe conseguenze catastrofiche. La xenofobia fu spesso nutrita anche dalla mala pianta dell'intolleranza religiosa: i Goti “imperiali” abbandonarono in fretta i loro idoli pagani ma abbracciarono la fede ariana del loro evangelizzatore Ulfila in diretta e inevitabile contrapposizione, seppur tollerata, con il cattolicissimo Teodosio.

Prossimante: il nuovo vescovo di Milano

Teodosio infatti era un fervente credente della dottrina trinitaria nicena e dall'inizio del suo regno impose la sua politica anche su quest'aspetto fondamentale della vita del tardo Impero Romano. Teodosio sarà a capo della riscossa nicena contro il secolo degli Ariani. Come il suo accordo del 382 permise ad una nazione altra di creare uno stato nello stato la sua politica religiosa rinforzò la differenza tra romani e barbari. In questo sarà aiutato in occidente dalla figura più carismatica degli ultimi decenni del quarto secolo, una figura tra il politico e il religioso. Eh sì, gli abitanti della capitale imperiale hanno da qualche anno eletto un nuovo vescovo, e che vescovo. Nel prossimo episodio andremo a Milano a fare conoscenza con l'uomo che darà alla chiesa una nuova autorità e una nuova missione.


La guerra Gotica (378-383) - Ep. 18 (3) Der Gotische Krieg (378-383) - Ep. 18 (3) The Gothic War (378-383) - Ep. 18 (3) A Guerra Gótica (378-383) - Ep. 18 (3)

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Eppure credo che il fattore principale della mancata integrazione fu un nuovo fenomeno per la società romana che si svilupperà nei prossimi anni: la xenofobia. Ora a Roma c'era sempre stato un livello endemico di razzismo verso gli stranieri ma fintantoché i Romani si percepivano come superiori, anzi decisamente superiori ai barbari, era facile accettarli nell'impero nella certezza che prima o poi anche loro sarebbero diventati Romani, come lo erano diventati gli italici, i galli, gli spagnoli, i greci e perfino i siriani, gli illirici e gli egiziani. Perché essere Romani era la quintessenza della civiltà e il pinnacolo dello sviluppo umano. Because being Roman was the quintessence of civilization and the pinnacle of human development.

Con i Goti però sarà diverso: nonostante tutti i voli pindarici di Temistio i Romani capirono presto che erano stati sconfitti e che i Goti presenti in misura sempre più massiccia nell'impero non erano supplicanti ospiti a cui l'Augusto Imperatore aveva concesso di vivere tra loro ma un popolo che si era conquistato con le armi il diritto di vivere nell'impero. Se i Romani avessero voluto cambiare le carte in tavola e riportarli sotto controllo avrebbero senza dubbio dovuto combattere contro questo elemento esogeno accolto nell'impero. In definitiva i Goti non si comportavano come aspiranti romani ma, agli occhi dei più paranoici o forse più chiaroveggenti tra i Romani, come i loro potenziali futuri padroni. Il risentimento contro questi barbari non assoggettati alle leggi dell'impero crebbe negli anni ed ebbe conseguenze catastrofiche. La xenofobia fu spesso nutrita anche dalla mala pianta dell'intolleranza religiosa: i Goti “imperiali” abbandonarono in fretta i loro idoli pagani ma abbracciarono la fede ariana del loro evangelizzatore Ulfila in diretta e inevitabile contrapposizione, seppur tollerata, con il cattolicissimo Teodosio.

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Teodosio infatti era un fervente credente della dottrina trinitaria nicena e dall'inizio del suo regno impose la sua politica anche su quest'aspetto fondamentale della vita del tardo Impero Romano. Teodosio sarà a capo della riscossa nicena contro il secolo degli Ariani. Come il suo accordo del 382 permise ad una nazione altra di creare uno stato nello stato la sua politica religiosa rinforzò la differenza tra romani e barbari. In questo sarà aiutato in occidente dalla figura più carismatica degli ultimi decenni del quarto secolo, una figura tra il politico e il religioso. Eh sì, gli abitanti della capitale imperiale hanno da qualche anno eletto un nuovo vescovo, e che vescovo. Nel prossimo episodio andremo a Milano a fare conoscenza con l'uomo che darà alla chiesa una nuova autorità e una nuova missione.