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LAO TZU - Tao Te Ching, LAO TZU - Tao Te Ching: XXI-XLI

LAO TZU - Tao Te Ching: XXI-XLI

XXI - SVOTARE IL CUORE Il contenere di chi ha la virtù del vuoto solo al Tao s'adegua. Per le creature il Tao è indistinto e indeterminato. Oh, come indeterminato e indistinto nel suo seno racchiude le immagini! Oh, come indistinto e indeterminato nel suo seno racchiude gli archetipi! Oh, come profondo e misterioso nel suo seno racchiude l'essenza dell'essere! Questa essenza è assai genuina nel suo seno ne racchiude la conferma. Dai tempi antichi sino ad oggi il suo nome non passa e così acconsente a tutti gli inizi. Da che conosco il modo di tutti gli inizi? Da questo.

XXII - L'UMILTÀ CHE ELEVA Se ti pieghi ti conservi, se ti curvi ti raddrizzi, se t'incavi ti riempi, se ti logori ti rinnovi, se miri al poco ottieni se miri al molto resti deluso. Per questo il santo preserva l'Uno e diviene modello al mondo. Non da sé vede perciò è illuminato, non da se s'approva perciò splende, non da sé si gloria perciò ha merito, non da sé s'esalta perciò a lungo dura. Proprio perché non contende nessuno al mondo può muovergli contesa. Quel che dicevano gli antichi: se ti pieghi ti conservi, erano forse parole vuote? In verità, integri tornavano.

XXIII – IL VUOTO NON-ESSERE Il parlar dell'Insonoro è spontaneità. Per questo un turbine di vento non dura una mattina, un rovescio di pioggia non dura una giornata. Chi opera queste cose? Il Cielo e la Terra. Se perfino il Cielo e la Terra non possono persistere tanto più lo potrà l'uomo? Perciò compi le tue imprese come il Tao. Chi si dà al Tao s'immedesima col Tao, chi si dà alla virtù s'immedesima con la virtù, chi si dà alla perdita s'immedesima con la perdita. Chi s'immedesima col Tao nel Tao si rallegra d'ottenere, chi s'immedesima con la virtù nella virtù si rallegra d'ottenere, chi s'immedesima con la perdita nella perdita si rallegra d'ottenere. Quando la sincerità vien meno si ha l'insincerità. XXIV - LA PENOSA BENIGNITÀ Chi sta sulla punta dei piedi non si tiene ritto, chi sta a gambe larghe non cammina, chi da sé vede non è illuminato, chi da sé s'approva non splende, chi da sé si gloria non ha merito, chi da sé s'esalta non dura a lungo. Nel Tao queste cose sono avanzumi ed escrescenze, che le creature hanno sempre detestati. Per questo non rimane chi pratica il Tao.

XXV - RAFFIGURA L'ORIGINE C'è un qualcosa che completa nel caos, il quale vive prima del Cielo e della Terra. Come è silente, come è vacuo! Se ne sta solingo senza mutare, ovunque s'aggira senza correr pericolo, si può dire la madre di ciò che è sotto il cielo. Io non ne conosco il nome e come appellativo lo dico Tao, sforzandomi a dargli un nome lo dico Grande. Grande ovvero errante, errante ovvero distante, distante ovvero tornante. Perciò il Tao è grande, il Cielo è grande, la Terra è grande ed anche il sovrano è grande. Nell'universo vi sono quattro grandezze ed il sovrano sta in una di esse. L'uomo si conforma alla Terra, la Terra si conforma al Cielo, il Cielo si conforma al Tao, il Tao si conforma alla spontaneità. XXVI – LA VIRTÙ DEL GRAVE Il grave è radice del leggero, il quieto è signore dell'irrequieto. Per questo il santo viaggia tutto il giorno senza discostarsi dal bagaglio, anche se possiede palazzi regali placidamente se ne sta distaccato. Che sarà se il signore di diecimila carri leggero si fa nel mondo? Se è leggero perde il fondamento, se è irrequieto perde la sua signoria.

XXVII - L'USO DELL'ABILITÀ Chi ben viaggia non lascia solchi né impronte, chi ben parla non ha pecche né biasimi, chi ben conta non adopra bastoncelli né listelle, chi ben chiude non usa sbarre né paletti eppure non si può aprire, chi ben lega non usa corde né vincoli eppure non si può sciogliere. Per questo il santo sempre ben soccorre gli uomini e perciò non vi sono uomini respinti, sempre bene soccorre le creature e perciò non vi sono creature respinte: ciò si chiama trasfondere l'illuminazione. Così l'uomo che è buono è maestro dell'uomo non buono, l'uomo che non è buono è profitto all'uomo buono. Chi non apprezza un tal maestro, chi non ha caro un tal profitto, anche se è sapiente cade in grave inganno: questo si chiama il mistero essenziale.

XXVIII - TORNARE ALLA SEMPLICITÀ Chi sa d'esser maschio e si mantiene femmina è la forra del mondo, essendo la forra del mondo la virtù mai non si separa da lui ed ei ritorna ad essere un pargolo. Chi sa d'esser candido e si mantiene oscuro è il modello del mondo, essendo il modello del mondo la virtù mai non si scosta da lui ed ei ritorna all'infinito. Chi sa d'esser glorioso e si mantiene nell'ignominia è la valle del mondo, essendo la valle del mondo la virtù sempre si ferma in lui ed ei ritorna ad esser grezzo. Quando quel ch'è grezzo vien tagliato allora se ne fanno strumenti, quando l'uomo santo ne usa allora ne fa i primi tra i ministri. Per questo il gran governo non danneggia.

XXIX - NON AGIRE Quei che volendo tenere il mondo lo governa, a mio parere non vi riuscirà giammai. Il mondo è un vaso sovrannaturale che non si può governare: chi governa lo corrompe, chi dirige lo svia, poiché tra le creature taluna precede ed altra segue, taluna è calda ed altra è fredda, taluna è forte ed altra è debole, taluna è tranquilla ed altra è pericolosa. Per questo il santo rifugge dall'eccesso, rifugge dallo sperpero, rifugge dal fasto. XXX - LIMITARE LE OPERAZIONI MILITARI Quei che col Tao assiste il sovrano non fa violenza al mondo con le armi, nelle sue imprese preferisce controbattere. Là dove stanziano le milizie nascono sterpi e rovi, al seguito dei grandi eserciti vengono certo annate di miseria. Chi ben li adopra soccorre e basta, non osa con essi acquistar potenza. Soccorre e non si esalta, soccorre e non si gloria, soccorre e non s'insuperbisce, soccorre quando non può farne a meno, soccorre ma non fa violenza. Quel che s'invigorisce allor decade: vuol dire che non è conforme al Tao. Ciò che non è conforme al Tao presto finisce.

XXXI - DESISTERE DALLE OPERAZIONI MILITARI Ecco che son le belle armi: strumenti del malvagio che le creature han sempre detestati. Per questo non rimane chi pratica il Tao.

Il saggio, che è pacifico, tiene in pregio la sinistra, chi adopra l'armi tiene in pregio la destra. Ecco che son l'armi: strumenti del malvagio non strumenti del saggio, il quale li adopra solo se non può farne a meno. Avendo per supreme pace e quiete, ei vince ma non se ne compiace, chi se ne compiace gioisce nell'uccidere gli uomini. Ora chi gioisce nell'uccidere gli uomini non può attuare i suoi intenti nel mondo. Nelle gesta fauste si tiene in onore la sinistra, nelle gesta infauste si tiene in onore la destra. Il luogotenente sta alla sinistra, il duce supremo sta alla destra: assume il posto del rito funebre. Quei che gli uomini ha ucciso in massa li piange con cordoglio e con tristezza: la vittoria in guerra gli assegna il posto del rito funebre.

XXXII - LA VIRTÙ DEL SANTO Il Tao in eterno è senza nome, è grezzo per quanto minimo sia, nessuno al mondo è capace di fargli da ministro. Se principi e sovrani fossero capaci di attenervisi, le diecimila crature da sé si sottometterebbero, il Cielo in mutuo accordo con la Terra farebbe discendere soave rugiada e il popolo, senza alcuno che lo comandi, da sé troverebbe il giusto assetto. Quando si cominciò ad intagliare si ebbero i nomi. Tutto quello che ha nome viene trattato come proprio, perciò sappi contenerti. Chi sa contenersi può non correre pericolo. Paragona la presenza del Tao nel mondo ai fiumi e ai mari cui accorrono rivi e valli.

XXXIII – LA VIRTÙ DEL DISCERNIMENTO Chi conosce gli altri è sapiente, chi conosce sé stesso è illuminato. Chi vince gli altri è potente, chi vince sé stesso è forte. Chi sa contentarsi è ricco, chi strenuamente opera attua i suoi intenti. A lungo dura chi non si diparte dal suo stato, ha vita perenne quello che muore ma non perisce.

XXXIV - CONFIDARE NEL PERFETTO Come è universale il gran Tao! può stare a sinistra come a destra. In esso fidando vengono alla vita le creature ed esso non le rifiuta, l'opera compiuta non chiama sua. Veste e nutre le creature ma non se ne fa signore, esso che sempre non ha brame può esser nominato Piccolo. Le creature ad esso si volgono ma esso non se ne fa signore, può esser nominato Grande. Poiché giammai si fa grande può realizzare la sua grandezza.

XXXV – LA VIRTÙ DELLA CARITÀ Verso chi tiene in sé la grande immagine il mondo accorre, accorre e non riceve danno ma calma e pace grandi. Attratto da musiche e bevande prelibate si ferma il viator che passa, ma quel che al Tao esce di bocca com'è scipito! non ha sapore. A guardarlo non riesci a vederlo, ad ascoltarlo non riesci ad udirlo, ad usarlo non riesci ad esaurirlo.

XXXVI - L'OCCULTO E IL PALESE Quei che vuoi che si contragga devi farlo espandere, quei che vuoi che s'indebolisca devi farlo rafforzare, quei che vuoi che rovini devi farlo prosperare, a quei che vuoi che sia tolto devi dare. Questo è l'occulto e il palese. Mollezza e debolezza vincono durezza e forza. Al pesce non conviene abbandonar l'abisso, gli strumenti profittevoli al regno non conviene mostrarli al popolo. XXXVII - ESERCITARE IL GOVERNO Il Tao in eterno non agisce e nulla v'è che non sia fatto. Se principi e sovrani fossero capaci d'attenervisi, le creature da sé si trasformerebbero. Quelli che per trasformarle bramassero operare io li acquieterei con la semplicità di quel che non ha nome anch'esse non avrebbero brame, quando non han brame stanno quiete e il mondo da sé s'assesta. XXXVIII - ESPONE LA VIRTÙ La virtù somma non si fa virtù per questo ha virtù, la virtù inferiore non manca di farsi virtù per questo non ha virtù. La virtù somma non agisce ma non ha necessità di agire, la virtù inferiore agisce ma ha necessità di agire. La somma carità agisce ma non ha necessità di agire, la somma giustizia agisce ma ha necessità di agire, il sommo rito agisce e se non viene corrisposto si denuda le braccia e trascina a forza. Fu così che perduto il Tao venne poi la virtù, perduta la virtù venne poi la carità, perduta la carità venne poi la giustizia, perduta la giustizia venne poi il rito: il rito è labilità della lealtà e della sincerità e foriero di disordine. Chi per primo conosce è fior nel Tao e principio di ignoranza. Per questo l'uomo grande resta in ciò che è solido e non si sofferma in ciò che è labile, resta nel frutto e non si sofferma nel fiore. Perciò respinge l'uno e preferisce l'altro. XXXIX - UNIFORMARSI AL FONDAMENTO In principio questi ottenner l'Uno: il Cielo l'ottenne e per esso fu puro, la Terra l'ottenne e per esso fu tranquilla, gli esseri sovrannaturali l'ottennero e per esso furono potenti, l a valle l'ottenne e per esso fu ricolma, le creature l'ottennero e per esso vissero, principi e sovrani l'ottennero e per esso furon retti nel governare il mondo. Costoro ne furono resi perfetti. Se il Cielo non fosse puro per esso temerebbe di squarciarsi, se la Terra non fosse tranquilla per esso temerebbe di fendersi, se gli esseri sovrannaturali non fossero potenti per esso temerebbero d'annullarsi, se la valle non fosse ricolma per esso temerebbe d'inaridirsi, se le creature non vivessero per esso temerebbero di spegnersi, se principi e sovrani non fossero nobili e alti per esso temerebbero di cadere. Il nobile ha per fondamento il vile, l'alto ha per basamento il basso. Perciò quando principi e sovrani chiamano sé stessi l'orfano, lo scarso di virtù, l'incapace, non è perché considerano lor fondamento il vile? Ahimè, no! Quando hai finito d'enumerare le parti del carro ancor non hai il carro. Non voler essere pregiato come giada né spregiato come pietra.

XL - DOVE ANDARE E CHE ADOPERARE Il tornare è il movimento del Tao, la debolezza è quel che adopra il Tao. Le diecimila creature che sono sotto il cielo hanno vita dall'essere, l'essere ha vita dal non-essere. XLI - EQUIPARA LE DIVERSITÀ Quando il gran dotto apprende il Tao lo pratica con tutte le sue forze, quando il medio dotto apprende il Tao or lo conserva ed or lo perde, quando l'infimo dotto apprende il Tao se ne fa grandi risate: se non fosse deriso non sarebbe degno d'essere il Tao. Perciò motti invalsi dicono: illuminarsi nel Tao è come ottenebrarsi, avanzare nel Tao è come regredire, spianarsi nel Tao è come incavarsi, la virtù somma è come valle, il gran candore è come ignominia, la virtù vasta è come insufficienza, la virtù salda è come esser volgo, la naturale genuinità è come sbiadimento, il gran quadrato non ha angoli, il gran vaso tardi si completa, il gran suono è una sonorità insonora, la grande immagine non ha forma. Il Tao è nascosto e senza nome, ma proprio perché è il Tao ben impresta e completa.

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XXI - SVOTARE IL CUORE Il contenere di chi ha la virtù del vuoto  solo al Tao s'adegua. Per le creature il Tao è indistinto e indeterminato. Oh, come indeterminato e indistinto nel suo seno racchiude le immagini! Oh, come indistinto e indeterminato nel suo seno racchiude gli archetipi! Oh, come profondo e misterioso nel suo seno racchiude l'essenza dell'essere! Questa essenza è assai genuina  nel suo seno ne racchiude la conferma. Dai tempi antichi sino ad oggi il suo nome non passa e così acconsente a tutti gli inizi. Da che conosco il modo di tutti gli inizi? Da questo.

XXII - L'UMILTÀ CHE ELEVA Se ti pieghi ti conservi, se ti curvi ti raddrizzi, se t'incavi ti riempi, se ti logori ti rinnovi, se miri al poco ottieni se miri al molto resti deluso. Per questo il santo preserva l'Uno e diviene modello al mondo. Non da sé vede perciò è illuminato, non da se s'approva perciò splende, non da sé si gloria perciò ha merito, non da sé s'esalta perciò a lungo dura. Proprio perché non contende  nessuno al mondo può muovergli contesa. Quel che dicevano gli antichi: se ti pieghi ti conservi, erano forse parole vuote? In verità, integri tornavano.

XXIII – IL VUOTO NON-ESSERE Il parlar dell'Insonoro è spontaneità. Per questo un turbine di vento non dura una mattina, un rovescio di pioggia non dura una giornata. Chi opera queste cose? Il Cielo e la Terra. Se perfino il Cielo e la Terra non possono persistere tanto più lo potrà l'uomo? Perciò compi le tue imprese come il Tao. Chi si dà al Tao s'immedesima col Tao, chi si dà alla virtù s'immedesima con la virtù, chi si dà alla perdita s'immedesima con la perdita. Chi s'immedesima col Tao nel Tao si rallegra d'ottenere, chi s'immedesima con la virtù nella virtù si rallegra d'ottenere, chi s'immedesima con la perdita nella perdita si rallegra d'ottenere. Quando la sincerità vien meno si ha l'insincerità. XXIV - LA PENOSA BENIGNITÀ Chi sta sulla punta dei piedi non si tiene ritto, chi sta a gambe larghe non cammina, chi da sé vede non è illuminato, chi da sé s'approva non splende, chi da sé si gloria non ha merito, chi da sé s'esalta non dura a lungo. XXIV - THE PENSE BENIGNITY He who stands on the tip of his toes does not stand upright, he who stands with wide legs does not walk, he who from himself sees is not enlightened, he who approves himself does not shine, he who glories from himself has no merit, he who exalts himself does not last long. Nel Tao queste cose sono avanzumi ed escrescenze, che le creature hanno sempre detestati. Per questo non rimane chi pratica il Tao.

XXV - RAFFIGURA L'ORIGINE C'è un qualcosa che completa nel caos, il quale vive prima del Cielo e della Terra. Come è silente, come è vacuo! Se ne sta solingo senza mutare, ovunque s'aggira senza correr pericolo, si può dire la madre di ciò che è sotto il cielo. Io non ne conosco il nome e come appellativo lo dico Tao, sforzandomi a dargli un nome lo dico Grande. Grande ovvero errante, errante ovvero distante, distante ovvero tornante. Perciò il Tao è grande, il Cielo è grande, la Terra è grande ed anche il sovrano è grande. Nell'universo vi sono quattro grandezze ed il sovrano sta in una di esse. L'uomo si conforma alla Terra, la Terra si conforma al Cielo, il Cielo si conforma al Tao, il Tao si conforma alla spontaneità. XXVI – LA VIRTÙ DEL GRAVE Il grave è radice del leggero, il quieto è signore dell'irrequieto. Per questo il santo viaggia tutto il giorno senza discostarsi dal bagaglio, anche se possiede palazzi regali placidamente se ne sta distaccato. Che sarà se il signore di diecimila carri leggero si fa nel mondo? Se è leggero perde il fondamento, se è irrequieto perde la sua signoria.

XXVII - L'USO DELL'ABILITÀ Chi ben viaggia non lascia solchi né impronte, chi ben parla non ha pecche né biasimi, chi ben conta non adopra bastoncelli né listelle, chi ben chiude non usa sbarre né paletti eppure non si può aprire, chi ben lega non usa corde né vincoli eppure non si può sciogliere. Per questo il santo sempre ben soccorre gli uomini e perciò non vi sono uomini respinti, sempre bene soccorre le creature e perciò non vi sono creature respinte: ciò si chiama trasfondere l'illuminazione. Così l'uomo che è buono è maestro dell'uomo non buono, l'uomo che non è buono è profitto all'uomo buono. Chi non apprezza un tal maestro, chi non ha caro un tal profitto, anche se è sapiente cade in grave inganno: questo si chiama il mistero essenziale.

XXVIII - TORNARE ALLA SEMPLICITÀ Chi sa d'esser maschio e si mantiene femmina è la forra del mondo, essendo la forra del mondo la virtù mai non si separa da lui ed ei ritorna ad essere un pargolo. XXVIII - RETURNING TO SIMPLICITY He who knows he is male and keeps himself female is the gorge of the world, being the gorge of the world virtue never separates itself from him and he returns to being a parakeet. Chi sa d'esser candido e si mantiene oscuro è il modello del mondo, essendo il modello del mondo la virtù mai non si scosta da lui ed ei ritorna all'infinito. Chi sa d'esser glorioso e si mantiene nell'ignominia è la valle del mondo, essendo la valle del mondo la virtù sempre si ferma in lui ed ei ritorna ad esser grezzo. Quando quel ch'è grezzo vien tagliato allora se ne fanno strumenti, quando l'uomo santo ne usa allora ne fa i primi tra i ministri. Per questo il gran governo non danneggia.

XXIX - NON AGIRE Quei che volendo tenere il mondo lo governa, a mio parere non vi riuscirà giammai. Il mondo è un vaso sovrannaturale che non si può governare: chi governa lo corrompe, chi dirige lo svia, poiché tra le creature taluna precede ed altra segue, taluna è calda ed altra è fredda, taluna è forte ed altra è debole, taluna è tranquilla ed altra è pericolosa. Per questo il santo rifugge dall'eccesso, rifugge dallo sperpero, rifugge dal fasto. XXX - LIMITARE LE OPERAZIONI MILITARI Quei che col Tao assiste il sovrano non fa violenza al mondo con le armi, nelle sue imprese preferisce controbattere. Là dove stanziano le milizie nascono sterpi e rovi, al seguito dei grandi eserciti vengono certo annate di miseria. Chi ben li adopra soccorre e basta, non osa con essi acquistar potenza. Soccorre e non si esalta, soccorre e non si gloria, soccorre e non s'insuperbisce, soccorre quando non può farne a meno, soccorre ma non fa violenza. Quel che s'invigorisce allor decade: vuol dire che non è conforme al Tao. Ciò che non è conforme al Tao presto finisce.

XXXI - DESISTERE DALLE OPERAZIONI MILITARI Ecco che son le belle armi: strumenti del malvagio che le creature han sempre detestati. Per questo non rimane chi pratica il Tao.

Il saggio, che è pacifico, tiene in pregio la sinistra, chi adopra l'armi tiene in pregio la destra. Ecco che son l'armi: strumenti del malvagio non strumenti del saggio, il quale li adopra solo se non può farne a meno. Avendo per supreme pace e quiete, ei vince ma non se ne compiace, chi se ne compiace gioisce nell'uccidere gli uomini. Ora chi gioisce nell'uccidere gli uomini non può attuare i suoi intenti nel mondo. Nelle gesta fauste si tiene in onore la sinistra, nelle gesta infauste si tiene in onore la destra. Il luogotenente sta alla sinistra, il duce supremo sta alla destra: assume il posto del rito funebre. Quei che gli uomini ha ucciso in massa li piange con cordoglio e con tristezza: la vittoria in guerra gli assegna il posto del rito funebre.

XXXII - LA VIRTÙ DEL SANTO Il Tao in eterno è senza nome, è grezzo per quanto minimo sia, nessuno al mondo è capace di fargli da ministro. Se principi e sovrani fossero capaci di attenervisi, le diecimila crature da sé si sottometterebbero, il Cielo in mutuo accordo con la Terra farebbe discendere soave rugiada e il popolo, senza alcuno che lo comandi, da sé troverebbe il giusto assetto. Quando si cominciò ad intagliare si ebbero i nomi. Tutto quello che ha nome viene trattato come proprio, perciò sappi contenerti. Chi sa contenersi può non correre pericolo. Paragona la presenza del Tao nel mondo ai fiumi e ai mari cui accorrono rivi e valli.

XXXIII – LA VIRTÙ DEL DISCERNIMENTO Chi conosce gli altri è sapiente, chi conosce sé stesso è illuminato. Chi vince gli altri è potente, chi vince sé stesso è forte. Chi sa contentarsi è ricco, chi strenuamente opera attua i suoi intenti. A lungo dura chi non si diparte dal suo stato, ha vita perenne quello che muore ma non perisce.

XXXIV - CONFIDARE NEL PERFETTO Come è universale il gran Tao! può stare a sinistra come a destra. In esso fidando vengono alla vita le creature ed esso non le rifiuta, l'opera compiuta non chiama sua. Veste e nutre le creature ma non se ne fa signore, esso che sempre non ha brame può esser nominato Piccolo. Le creature ad esso si volgono ma esso non se ne fa signore, può esser nominato Grande. Poiché giammai si fa grande può realizzare la sua grandezza.

XXXV – LA VIRTÙ DELLA CARITÀ Verso chi tiene in sé la grande immagine il mondo accorre, accorre e non riceve danno ma calma e pace grandi. Attratto da musiche e bevande prelibate si ferma il viator che passa, ma quel che al Tao esce di bocca com'è scipito! non ha sapore. A guardarlo non riesci a vederlo, ad ascoltarlo non riesci ad udirlo, ad usarlo non riesci ad esaurirlo.

XXXVI - L'OCCULTO E IL PALESE Quei che vuoi che si contragga devi farlo espandere, quei che vuoi che s'indebolisca devi farlo rafforzare, quei che vuoi che rovini devi farlo prosperare, a quei che vuoi che sia tolto devi dare. Questo è l'occulto e il palese. Mollezza e debolezza vincono durezza e forza. Al pesce non conviene abbandonar l'abisso, gli strumenti profittevoli al regno non conviene mostrarli al popolo. XXXVII - ESERCITARE IL GOVERNO Il Tao in eterno non agisce e nulla v'è che non sia fatto. Se principi e sovrani fossero capaci d'attenervisi, le creature da sé si trasformerebbero. Quelli che per trasformarle bramassero operare io li acquieterei con la semplicità di quel che non ha nome anch'esse non avrebbero brame, quando non han brame stanno quiete e il mondo da sé s'assesta. XXXVIII - ESPONE LA VIRTÙ La virtù somma non si fa virtù per questo ha virtù, la virtù inferiore non manca di farsi virtù per questo non ha virtù. La virtù somma non agisce ma non ha necessità di agire, la virtù inferiore agisce ma ha necessità di agire. La somma carità agisce ma non ha necessità di agire, la somma giustizia agisce ma ha necessità di agire, il sommo rito agisce e se non viene corrisposto si denuda le braccia e trascina a forza. Fu così che perduto il Tao venne poi la virtù, perduta la virtù venne poi la carità, perduta la carità venne poi la giustizia, perduta la giustizia venne poi il rito: il rito è labilità della lealtà e della sincerità e foriero di disordine. Chi per primo conosce è fior nel Tao e principio di ignoranza. Per questo l'uomo grande resta in ciò che è solido e non si sofferma in ciò che è labile, resta nel frutto e non si sofferma nel fiore. Perciò respinge l'uno e preferisce l'altro. XXXIX - UNIFORMARSI AL FONDAMENTO In principio questi ottenner l'Uno: il Cielo l'ottenne e per esso fu puro, la Terra l'ottenne e per esso fu tranquilla, gli esseri sovrannaturali l'ottennero e per esso furono potenti, l a valle l'ottenne e per esso fu ricolma, le creature l'ottennero e per esso vissero, principi e sovrani l'ottennero e per esso furon retti nel governare il mondo. Costoro ne furono resi perfetti. Se il Cielo non fosse puro per esso temerebbe di squarciarsi, se la Terra non fosse tranquilla per esso temerebbe di fendersi, se gli esseri sovrannaturali non fossero potenti per esso temerebbero d'annullarsi, se la valle non fosse ricolma per esso temerebbe d'inaridirsi, se le creature non vivessero per esso temerebbero di spegnersi, se principi e sovrani non fossero nobili e alti per esso temerebbero di cadere. Il nobile ha per fondamento il vile, l'alto ha per basamento il basso. Perciò quando principi e sovrani chiamano sé stessi l'orfano, lo scarso di virtù, l'incapace, non è perché considerano lor fondamento il vile? Ahimè, no! Quando hai finito d'enumerare le parti del carro ancor non hai il carro. Non voler essere pregiato come giada né spregiato come pietra.

XL - DOVE ANDARE E CHE ADOPERARE Il tornare è il movimento del Tao, la debolezza è quel che adopra il Tao. Le diecimila creature che sono sotto il cielo hanno vita dall'essere, l'essere ha vita dal non-essere. XLI - EQUIPARA LE DIVERSITÀ Quando il gran dotto apprende il Tao lo pratica con tutte le sue forze, quando il medio dotto apprende il Tao or lo conserva ed or lo perde, quando l'infimo dotto apprende il Tao se ne fa grandi risate: se non fosse deriso non sarebbe degno d'essere il Tao. Perciò motti invalsi dicono: illuminarsi nel Tao è come ottenebrarsi, avanzare nel Tao è come regredire, spianarsi nel Tao è come incavarsi, la virtù somma è come valle, il gran candore è come ignominia, la virtù vasta è come insufficienza, la virtù salda è come esser volgo, la naturale genuinità è come sbiadimento, il gran quadrato non ha angoli, il gran vaso tardi si completa, il gran suono è una sonorità insonora, la grande immagine non ha forma. Il Tao è nascosto e senza nome, ma proprio perché è il Tao ben impresta e completa.