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Il deserto dei Tartari - Dino Buzzati, EXTRA 2 L'opera. (NO AUDIO)

EXTRA 2 L'opera. (NO AUDIO)

L'opera.

L'opera di Buzzati, seppure sfaccettata in vari aspetti e generi, rispecchia una costante comune: la montagna. Essa appare come elemento costante sia nella prosa sia nella pittura; tanto che il suo primo romanzo è stato tracciato anche in una serie di bozzetti per lo più inediti. In "Bàrnabo delle montagne" il paesaggio dolomitico si configura come oggetto e soggetto della narrazione; Buzzati sembra accostarvisi nella sua tormentata solitudine come ad un luogo che ha radici perse nella notte dei tempi, quando l'uomo nasceva al mondo e alla vita, senza distinzione di classe e di ordini. In linea generale si può dire che ogni libro di Buzzati è legato all'altro in quanto rappresentazione delle fasi di una vita umana. Nel flusso del tempo universale, lo scrittore enuclea un brandello di storia, che si dilata fino a diventare un romanzo. Il protagonista, le cui origini non sono mai definite, è trascinato in una trama che lo porta verso la morte. Ogni fase successiva è la rinascita di un'esperienza. Si tratta di una scelta meditata, maturata ai tempi di "Bàrnabo", romanzo che già contiene i temi dei due romanzi successivi "Il segreto del bosco vecchio" e "Il deserto dei Tartari": il bosco della sua fanciullezza e la "pianura vile" dell'età adulta. La cerniera fra il passato dei boschi e delle montagne ed il deserto dell'attesa è già presente in quei racconti che poi confluiranno per la maggior parte ne "I sette messaggeri", edito nel 1942. Comincia qui il racconto di un viaggio, la storia di una vita che continua. Ma qui comincia anche il resoconto dell'altra storia: quella che si svolge intorno all'autore proprio nel momento in cui si forma. Buzzati, da cronista, si è trovato a dover registrare gli accadimenti e lo ha fatto contestandone gli aspetti negativi e, al tempo stesso, allargando l'impegno morale della parola scritta. Il tono scelto per questo compito è stato quello di dilatare i "mostri della normalità", le deformazioni dell'uomo che ha smarrito la purezza originaria.

Il romanzo più famoso di Buzzati, "Il deserto dei Tartari", esce nel 1940, entrando a far parte di una collana diretta da Leo Longanesi, che si proponeva di riunire le "opere più originali della letteratura italiana e straniera, le biografie e le memorie di uomini grandi e meschini, la storia dei fatti e delle illusioni di ieri e di oggi". Quando Buzzati consegna il suo manoscritto all'editore ha solo 33 anni. Dal 1928 il lavoro al "Corriere della Sera" radica in lui la consapevolezza della "fuga del tempo": ha visto i suoi colleghi invecchiare nell'attesa inutile di un miracolo scaturito dal rigido mestiere del giornalista che li isola nei confini di una scrivania. Il "deserto" del romanzo è proprio la storia della vita nella fortezza del giornale, che promette i prodigi di una solitudine che è abito e vocazione.

La favola per bambini "La famosa invasione degli orsi in Sicilia" (1945) non fa che ripetere, sotto mentite spoglie, il mito "Bàrnabo", l'atmosfera di "attesa" del "Deserto", il viaggio della vita, la morte in battaglia e la lotta spirituale e morale. È quindi un libro tutt'altro che ingenuo e testimonia la ricerca interiore e formale che Buzzati compie tentando la via della fusione dei generi letterari. Nello stesso anno esce anche "Il libro delle pipe", realizzato da Buzzati in collaborazione con Eppe Ramazzotti. Qui la struttura a catalogo permette di elencare tutte le specie di pipe esistenti nella realtà e nella fantasia. I disegni, inoltre, fanno corpo con la descrizione e arricchiscono il testo di particolari e dettagli. Dopo aver dato voce umana agli animali, ai venti, alle cose della natura, adesso Buzzati tenta di infondere vita anche agli oggetti apparentemente inanimati. Il modo iper-reale di descrivere le pipe, allora, diventa segno della visionarietà, del suo modo di convertire l'arte, in ogni sua manifestazione, in giudizio sugli uomini e sul mondo.

In "Paura alla Scala" (1949) il "vizio giudicante" di Buzzati e la coscienza della mortalità lasciano le montagne aguzze, regno del mistero e della purezza, e si riverberano nei salotti della Milano formicolante di uomini e di macchine. Egli riesce a raffigurare e ad osservare con occhio critico il clima dominante in Italia dopo la seconda guerra mondiale, i compromessi borghesi, la violenza sovversiva; vi dominano un tono grottesco e satirico, un ritmo spietato e profondamente lucido, una forza morale ed etica mascherate sotto il dovere di cronaca. Considerazioni, appunti, riflessioni sul mestiere esercitato, sulla interpretazione del mondo, faranno parte del libro "In quel preciso momento",uscito nel 1950.

Centocinquantasei frammenti, note e racconti brevi, raccolti come scintille dei romanzi, come colloquio con se stesso, come risonanza interiore ed esteriore. Fra le varie forme narrative testimoniate in questo libro comincia farsi strada la struttura a dialogo propria del testo teatrale. Il monologo interiore diventa gesto, la parola voce recitante, il testo rappresentazione. Ne "Il crollo della Baliverna" (1954) il racconto nasce sempre da un nucleo costituito da elementi concreti che, per un verso, conduce alla deformazione fantastica e, per l'altro verso, porta verso territori che implicano impegno sociale, etico e trascendente. Il suo sguardo, ora, pur ritornando spesso alle Origini, si spinge verso il futuro, verso quelle ipotesi fantascientifiche che tentano di sostituirsi al vecchio Dio.

L'estrema frammentarietà dei racconti tende comunque sempre alla totalità del senso, come viene ribadito nel 1958, quando Buzzati riunisce la sua produzione più significativa nel libro "Sessanta racconti". Anche qui si profila il messaggio dei nuovi pericoli annidati nella ricerca scientifica, prefigurando la nascita del romanzo uscito nel 1960: "Il grande ritratto". Il racconto della "macchina che vive" è immaginato in un futuro relativamente prossimo rispetto al momento di composizione del libro e narra, per la prima volta nell'opera di Buzzati, la storia di "un amore". Il grande scienziato Endriade ama fino al paradosso una macchina che riproduce la prima moglie scomparsa. La storia, apparentemente diversa, del desiderio di un amore reale scaturita da uomini con un'occupazione verosimile, con desideri legati alla terra, al denaro, al prestigio sociale, è narrata nel romanzo del 1963: "Un amore". I temi del discorso narrativo di Buzzati si riverberano anche nella poesia, dove il pensiero, le voci e le immagini dei personaggi usufruiscono della musica, delle parole, dei suoni onomatopeici, del ritmo percussivo e significante che accompagnerà anche i suoi libretti d'opera. La contaminazione fra disegno, storia, poesia e musica diventerà sovrapposizione nel "Poema a fumetti" (1969), ne "Le storie dipinte" (1958) e, infine, in quella sorta di libro miniato che sono "I miracoli di Val Morel". Il tutto poi si arricchirà del linguaggio d'azione, che tradurrà gran parte delle tematiche di Buzzati nella sua vasta produzione teatrale. Nel 1966 esce un'altra raccolta di racconti, "Il colombre", che porta in appendice un piccolo romanzo, "Viaggio agli inferni del secolo", che diventa una sorta di chiave di lettura dell'opera di Buzzati, tesa soprattutto a descrivere la realtà che lo circonda. La volontà di comunicare si manifesta anche nel linguaggio adottato, sempre piano e comprensibile, "giornalistico", una sorta di "volgare" accessibile a tutti, anche ai bambini. I libri usciti dopo l'ultima raccolta di racconti, "La boutique del mistero" (1968), tendono a riunire le "cronache" scritte per il giornale: lo spazio privilegiato dello scrittore per rammentare a tutti gli uomini la loro finitezza, per invitarli a guardare oltre gli involucri fisici e sociali. Nel settembre 1971 esce "Le notti difficili" e pochi mesi dopo la sua morte, le "Cronache terrestri". Le sue inchieste giornalistiche saranno poi raccolte nei volumi "I misteri d'Italia" (1978), "Buzzati al Giro d'Italia" (1981), "Cronache nere" (1984). Le ultime testimonianze della sua vita dedicata alla scrittura sono apparse nel 1985 nelle raccolte di alcuni passi annotati su una delle sue agende, "Il reggimento parte all'alba", e delle lettere da lui scritte all'amico Arturo Brambilla ("Lettere a Brambilla"). Ancora una volta emergono i suoi temi più cari e insistiti e, soprattutto, la cifra dello scavo oltre le apparenze, che Buzzati ha sempre ricercato nelle cose e negli uomini.


EXTRA 2 L'opera. (NO AUDIO)

L'opera.

L'opera di Buzzati, seppure sfaccettata in vari aspetti e generi, rispecchia una costante comune: la montagna. Essa appare come elemento costante sia nella prosa sia nella pittura; tanto che il suo primo romanzo è stato tracciato anche in una serie di bozzetti per lo più inediti. In "Bàrnabo delle montagne" il paesaggio dolomitico si configura come oggetto e soggetto della narrazione; Buzzati sembra accostarvisi nella sua tormentata solitudine come ad un luogo che ha radici perse nella notte dei tempi, quando l'uomo nasceva al mondo e alla vita, senza distinzione di classe e di ordini. In linea generale si può dire che ogni libro di Buzzati è legato all'altro in quanto rappresentazione delle fasi di una vita umana. Nel flusso del tempo universale, lo scrittore enuclea un brandello di storia, che si dilata fino a diventare un romanzo. En el fluir del tiempo universal, el escritor enuclea un trozo de historia, que se expande hasta convertirse en novela. Il protagonista, le cui origini non sono mai definite, è trascinato in una trama che lo porta verso la morte. Ogni fase successiva è la rinascita di un'esperienza. Si tratta di una scelta meditata, maturata ai tempi di "Bàrnabo", romanzo che già contiene i temi dei due romanzi successivi "Il segreto del bosco vecchio" e "Il deserto dei Tartari": il bosco della sua fanciullezza e la "pianura vile" dell'età adulta. La cerniera fra il passato dei boschi e delle montagne ed il deserto dell'attesa è già presente in quei racconti che poi confluiranno per la maggior parte ne "I sette messaggeri", edito nel 1942. The hinge between the past of the woods and the mountains and the desert of waiting is already present in those stories that will later converge for the most part in "The seven messengers", published in 1942. Comincia qui il racconto di un viaggio, la storia di una vita che continua. Ma qui comincia anche il resoconto dell'altra storia: quella che si svolge intorno all'autore proprio nel momento in cui si forma. Buzzati, da cronista, si è trovato a dover registrare gli accadimenti e lo ha fatto contestandone gli aspetti negativi e, al tempo stesso, allargando l'impegno morale della parola scritta. Il tono scelto per questo compito è stato quello di dilatare i "mostri della normalità", le deformazioni dell'uomo che ha smarrito la purezza originaria.

Il romanzo più famoso di Buzzati, "Il deserto dei Tartari", esce nel 1940, entrando a far parte di una collana diretta da Leo Longanesi, che si proponeva di riunire le "opere più originali della letteratura italiana e straniera, le biografie e le memorie di uomini grandi e meschini, la storia dei fatti e delle illusioni di ieri e di oggi". Quando Buzzati consegna il suo manoscritto all'editore ha solo 33 anni. Dal 1928 il lavoro al "Corriere della Sera" radica in lui la consapevolezza della "fuga del tempo": ha visto i suoi colleghi invecchiare nell'attesa inutile di un miracolo scaturito dal rigido mestiere del giornalista che li isola nei confini di una scrivania. Il "deserto" del romanzo è proprio la storia della vita nella fortezza del giornale, che promette i prodigi di una solitudine che è abito e vocazione.

La favola per bambini "La famosa invasione degli orsi in Sicilia" (1945) non fa che ripetere, sotto mentite spoglie, il mito "Bàrnabo", l'atmosfera di "attesa" del "Deserto", il viaggio della vita, la morte in battaglia e la lotta spirituale e morale. The children's fable "The famous invasion of the bears in Sicily" (1945) does nothing but repeat, in disguise, the myth "Bàrnabo", the atmosphere of "waiting" of the "Desert", the journey of life, death in battle and the spiritual and moral struggle. È quindi un libro tutt'altro che ingenuo e testimonia la ricerca interiore e formale che Buzzati compie tentando la via della fusione dei generi letterari. Nello stesso anno esce anche "Il libro delle pipe", realizzato da Buzzati in collaborazione con Eppe Ramazzotti. Qui la struttura a catalogo permette di elencare tutte le specie di pipe esistenti nella realtà e nella fantasia. I disegni, inoltre, fanno corpo con la descrizione e arricchiscono il testo di particolari e dettagli. Dopo aver dato voce umana agli animali, ai venti, alle cose della natura, adesso Buzzati tenta di infondere vita anche agli oggetti apparentemente inanimati. Il modo iper-reale di descrivere le pipe, allora, diventa segno della visionarietà, del suo modo di convertire l'arte, in ogni sua manifestazione, in giudizio sugli uomini e sul mondo. La manera hiperreal de describir las pipas, entonces, se convierte en signo de la visión, de su manera de convertir el arte, en todas sus manifestaciones, en juicio sobre los hombres y el mundo.

In "Paura alla Scala" (1949) il "vizio giudicante" di Buzzati e la coscienza della mortalità lasciano le montagne aguzze, regno del mistero e della purezza, e si riverberano nei salotti della Milano formicolante di uomini e di macchine. In "Fear at the Scala" (1949) Buzzati's "judgmental vice" and the awareness of mortality leave the sharp mountains, the realm of mystery and purity, and reverberate in the living rooms of Milan teeming with men and machines. Egli riesce a raffigurare e ad osservare con occhio critico il clima dominante in Italia dopo la seconda guerra mondiale, i compromessi borghesi, la violenza sovversiva; vi dominano un tono grottesco e satirico, un ritmo spietato e profondamente lucido, una forza morale ed etica mascherate sotto il dovere di cronaca. Considerazioni, appunti, riflessioni sul mestiere esercitato, sulla interpretazione del mondo, faranno parte del libro "In quel preciso momento",uscito nel 1950. Considerations, notes, reflections on the profession practiced, on the interpretation of the world, will be part of the book "In that precise moment", published in 1950.

Centocinquantasei frammenti, note e racconti brevi, raccolti come scintille dei romanzi, come colloquio con se stesso, come risonanza interiore ed esteriore. Fra le varie forme narrative testimoniate in questo libro comincia farsi strada la struttura a dialogo propria del testo teatrale. Il monologo interiore diventa gesto, la parola voce recitante, il testo rappresentazione. Ne "Il crollo della Baliverna" (1954) il racconto nasce sempre da un nucleo costituito da elementi concreti che, per un verso, conduce alla deformazione fantastica e, per l'altro verso, porta verso territori che implicano impegno sociale, etico e trascendente. In "Il crollo della Baliverna" (1954) the story always comes from a nucleus made up of concrete elements which, on the one hand, leads to fantastic deformation and, on the other hand, leads to territories that imply social, ethical and transcendent commitment. . Il suo sguardo, ora, pur ritornando spesso alle Origini, si spinge verso il futuro, verso quelle ipotesi fantascientifiche che tentano di sostituirsi al vecchio Dio.

L'estrema frammentarietà dei racconti tende comunque sempre alla totalità del senso, come viene ribadito nel 1958, quando Buzzati riunisce la sua produzione più significativa nel libro "Sessanta racconti". The extreme fragmentation of the stories, however, always tends towards the totality of meaning, as confirmed in 1958, when Buzzati brings together his most significant production in the book "Sessanta racconti". Anche qui si profila il messaggio dei nuovi pericoli annidati nella ricerca scientifica, prefigurando la nascita del romanzo uscito nel 1960: "Il grande ritratto". Il racconto della "macchina che vive" è immaginato in un futuro relativamente prossimo rispetto al momento di composizione del libro e narra, per la prima volta nell'opera di Buzzati, la storia di "un amore". Il grande scienziato Endriade ama fino al paradosso una macchina che riproduce la prima moglie scomparsa. The great scientist Endriade loves to the point of paradox a machine that reproduces his first missing wife. La storia, apparentemente diversa, del desiderio di un amore reale scaturita da uomini con un'occupazione verosimile, con desideri legati alla terra, al denaro, al prestigio sociale, è narrata nel romanzo del 1963: "Un amore". I temi del discorso narrativo di Buzzati si riverberano anche nella poesia, dove il pensiero, le voci e le immagini dei personaggi usufruiscono della musica, delle parole, dei suoni onomatopeici, del ritmo percussivo e significante che accompagnerà anche i suoi libretti d'opera. The themes of Buzzati's narrative discourse also reverberate in poetry, where the thoughts, voices and images of the characters take advantage of the music, words, onomatopoeic sounds, the percussive and meaningful rhythm that will also accompany his opera librettos. La contaminazione fra disegno, storia, poesia e musica diventerà sovrapposizione nel "Poema a fumetti" (1969), ne "Le storie dipinte" (1958) e, infine, in quella sorta di libro miniato che sono "I miracoli di Val Morel". Il tutto poi si arricchirà del linguaggio d'azione, che tradurrà gran parte delle tematiche di Buzzati nella sua vasta produzione teatrale. Nel 1966 esce un'altra raccolta di racconti, "Il colombre", che porta in appendice un piccolo romanzo, "Viaggio agli inferni del secolo", che diventa una sorta di chiave di lettura dell'opera di Buzzati, tesa soprattutto a descrivere la realtà che lo circonda. La volontà di comunicare si manifesta anche nel linguaggio adottato, sempre piano e comprensibile, "giornalistico", una sorta di "volgare" accessibile a tutti, anche ai bambini. I libri usciti dopo l'ultima raccolta di racconti, "La boutique del mistero" (1968), tendono a riunire le "cronache" scritte per il giornale: lo spazio privilegiato dello scrittore per rammentare a tutti gli uomini la loro finitezza, per invitarli a guardare oltre gli involucri fisici e sociali. Nel settembre 1971 esce "Le notti difficili" e pochi mesi dopo la sua morte, le "Cronache terrestri". In September 1971 "The difficult nights" comes out and a few months after his death, the "Terrestrial Chronicles". Le sue inchieste giornalistiche saranno poi raccolte nei volumi "I misteri d'Italia" (1978), "Buzzati al Giro d'Italia" (1981), "Cronache nere" (1984). His journalistic inquiries will then be collected in the volumes "The mysteries of Italy" (1978), "Buzzati at the Giro d'Italia" (1981), "Cronache nere" (1984). Le ultime testimonianze della sua vita dedicata alla scrittura sono apparse nel 1985 nelle raccolte di alcuni passi annotati su una delle sue agende, "Il reggimento parte all'alba", e delle lettere da lui scritte all'amico Arturo Brambilla ("Lettere a Brambilla"). Ancora una volta emergono i suoi temi più cari e insistiti e, soprattutto, la cifra dello scavo oltre le apparenze, che Buzzati ha sempre ricercato nelle cose e negli uomini.