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Impact Girl di Cecilia Sardeo, Come Lavorare Bene Sotto Pressione - YouTube

Come Lavorare Bene Sotto Pressione - YouTube

C: Una cosa è certa: a prescindere da quanto possiamo essere organizzate,

precise, perfezioniste i cambiamenti inaspettati, i problemi, le sfide arriveranno a prescindere e

a prescindere non soltanto, diciamo così, dal lavoro che facciamo, ma a prescindere

anche da quanto impegno ci mettiamo nelle cose. Ci saranno delle situazioni dove con tutta la

pianificazione del mondo ci troveremo di fronte ad una forma di pressione, chiamiamola così,

working under pressure, il fatto di trovarci improvvisamente di fronte ad una situazione

imprevista che quindi ci porta a reagire di solito in due modi. C'è chi adora queste situazioni,

le persone che adorano insomma quella quella sorta di scarica e di adrenalina che arriva

e quindi e riescono ad eccellere ancora di più, e poi invece ci sono le persone come la

sottoscritta che si bloccano completamente, che entrano in panico perché hanno questo desiderio

che poi più che un desiderio è un'illusione, lo vedremo insieme, di avere sempre tutto

sotto controllo. E però visto che le situazioni di pressione si verificano sia che siamo fatto

in un modo sia che siamo fatti in un altro, e tu di working under pressure ne sai parecchio

perché ci lavori costantemente, aiutaci a capire quali possono essere gli strumenti pratici più

utili che tu stessa utilizzi per te, che ti hanno aiutato a imparare a lavorare meglio

sotto pressione o comunque a lavorare bene sotto pressione, a non peggiorare le tue performance.

S: Allora innanzitutto è un qualcosa che ho capito, diciamo che l'ho sperimentato sulla

mia pelle è che per riuscire a lavorare bene stato pressione è necessario,

questo proprio lo metto come punto principale perché se non si fa questo prima o poi si cede,

è importante prendersi cura di se stessi sia dal punto di vista fisico che mentale ma nella

vita di tutti i giorni, quindi è una questione proprio di stile di vita. E io sono fortunata

da questo punto di vista perché diciamo che non solo la mia azienda ma in particolare

la mia azienda ma la Formula 1 ha capito questo, infatti è normale per un team avere una palestra

nel sito dove il team lavora perché abbiamo una palestra generalmente c'è la palestra oppure

se una convenzione con una palestra molto vicina gratuita, quindi siamo incoraggiati a fare sport,

a prendere una pausa. E poi una cosa generale qui in Inghilterra ma soprattutto con il mio team,

c'è proprio un discorso di salute mentale, si sta cercando di lavorare per rimuovere

lo stigma e alcuni sono stati proprio anche incoraggiati ad avere del training specifico

quindi siamo stati proprio incoraggiati a pensare che se c'è un problema anche dal punto di vista

mentale, che se appunto lo stress sta diventando troppo, siamo liberi di parlarne, siamo liberi

di dire “non ce la faccio più”, insomma è necessario mettere se stessi al primo posto

e questo è fondamentale altrimenti lavororare ad alta pressione non funziona, non puoi reggere.

C: Quindi diciamo prendersi cura del proprio corpo e della propria mente, che sembrano delle

banalità ma in realtà tanto banali non sono perché di solito soprattutto quando il lavoro diventa una

parte molto predominante della nostra vita quindi quando stiamo appunto sviluppando una carriera,

quando abbiamo una nostra azienda, di solito tutto il resto finisce in secondo piano. E

poi appunto tu hai parlato di di stigma e tra l'altro ecco c'è questa idea che appunto credo

tra l'altro molto forse più preponderante ancora nel mondo anglosassone ma anche in Italia secondo

cui appunto, mi viene in mente la prima cosa che una persona ti risponde quando gli chiedi

come sta è “sono di corsa, però va tutto bene”, poi ognuno ha le sue declinazioni regionali,

le sue forme di espressione però è come se fosse un budget da indossare con onore quello

di dire “sono sempre piena di cose, sono sempre stressata, sono sempre di corsa” come se il

fatto di dire “va tutto bene, sono tranquilla, mi sto prendendo una vacanza” per dire fosse

quasi riflesso del fatto che non ci stiamo dando da fare abbastanza, quando in realtà,

come ben sottolinei tu e come tra l'altro la vostra azienda ha riconosciuto, nel momento

in cui ci prendiamo uno stacco sia fisico che mentale riusciamo poi a performare molto meglio.

S: Esatto quindi da questo punto di vista siamo incoraggiati ed è fondamentale. Poi

la seconda cosa è ovviamente organizzarsi. La prima cosa che faccio io stessa quando arrivo

in ufficio è organizzare quello che devo fare. So quello che devo fare ogni giorno e tendo proprio

a fare una lista, qua ci sono delle persone che sono amanti delle liste e persone che non lo sono,

però in realtà fare le liste aiuta ed è importante mettere qualche un nero su bianco all'inizio della

giornata quello che dobbiamo fare e magari anche io aggiungo numerino oppure le scrivo in ordine

le cose per avere delle priorità. Ci sono cose che sono urgenti e che non possono aspettare,

cose che sono importanti ma non urgenti, quelle cose che sono urgenti ma non importanti,

cose che insomma.. farsi una specie di lista e capire quali sono le cose che dobbiamo

assolutamente completare, quali sono le cose che è meglio portare avanti il più possibile, eccetera

C: Aggiungo su questo scusami se ti interrompo che è importantissima la distinzione fra quello

che è importante quello che è urgente nel senso che altrimenti se non facciamo questa

distinzione di solito quello che è importante quello che definisco più strategico, non so se

sei d'accordo ma insomma quello che ha ci aiuta a procedere in direzione dei nostri obiettivi,

quello che è urgente di solito è la chiamata che non era prevista oppure non lo so l'imprevisto che

appunto non era previsto altre mi dimostrava un imprevisto e che però puntualmente essendo fuori

da quella che era insomma la nostra pianificazione diventano i protagonisti e urlano no nel senso che

hanno una voce particolarmente alta per cui tendiamo ad ascoltare solo

loro il resto passa in secondo piano. Quindi credo che sia importantissimo

sottolinearlo, tu hai parlato di darti dei numeri, poi insomma ci sono un sacco di strumenti che ti

consentono di dare i colori diversi alle al task che vuoi perseguire quel giorno..

S: Carta e penna, un software, qualunque cosa. E poi per me che lavoro in un team è importante

ricordarsi che magari ricevo una email o una chiamata da parte di un'altra persona nel team,

per me non è importante però diventa urgente perché c'è una persona che aspetta la mia

risposta e quindi anche se per me quella può essere l'ultima cosa che io faccio alla fine

della giornata, se altra persona aspettando la mia risposta perché invece per quella

persona è importante, io devo rispondere. Quindi imparare a riconoscere quali sono le priorità,

imparare appunto a essere efficienti e comunque io sottolineo il fatto di scriverlo o comunque

maggior nero su bianco perché questo poi è un altro dei punti che toccherò in seguito:

è importante avere un'idea chiara di quello che devo fare durante il giorno

e poter essere in grado di anche avere un qualcosa da modificare nel senso che

appunto se arriva qualcos'altro che è più importante o urgente,

possiamo fare una croce e dire “ok, questo non ce la faccio più , questo va alla scaletta di domani”

C: Quindi flessibilità, potremmo riassumere in una parola.

S: Poi un'altra cosa, ovviamente lavorare sotto pressione abbiamo

detto è importante essere efficienti, quindi quando un progetto è completo,

per esempio quando il mio team finisce una sessione in Galleria del Vento o comunque se

c'è un progetto grande in cui siamo coinvolti o un certo numero di persone sono coinvolte però

anche se sono solo io a portarlo avanti, una volta che il progetto il completo è importante

onestamente analizzarlo e capire cosa è andato bene, quindi strategia che abbiamo applicato e

che vale la pena di continuare ad applicare in futuro, cosa è andato male e perché e se

ci sono delle cose che possiamo fare per evitare che gli stessi errori si ripetano.

C: Spiegaci al volo cos'è la galleria del vento per i non addetti ai lavori.

S: La galleria del vento è sostanzialmente diciamo noi simuliamo quella che sono le

condizioni in pista quando la macchina sta andando ad alta velocità. Simuliamo parte

delle condizioni che la macchina vede, quindi abbiamo diciamo un grande tubo a circuito chiuso

con un grande ventilatore dentro che accendiamo, questo spara il vento nel caso della formula 1 si

va a circa 40 metri al secondo (chilometri orari non saprei) però veloce, e poi su nostro modello

abbiamo prese di pressione e strumenti vari che ci dicono quali sono le forze che la macchina

vede a causa del vento, non a causa di quella che può essere non so la forma del circuito,

quello è tutta un'altra cosa, un altro dipartimento si occupa di queste cose

noi come aerodinamici ci occupiamo proprio degli effetti dall'aerodinamica quindi come

la forma dal veicolo interagisce con l'aria. C: Ed è chiaro che c'è sempre uno spazio di

miglioramento quindi questo punto 3 che hai nominato che io riassumerei come “analisi

obiettiva”, quindi il fatto di prendere le distanze dire ok che cosa è stato che cosa

è andato bene e quindi possiamo replicare, che cosa invece possiamo continuare a migliorare

credo ci impedisca poi tolto fuori dal contesto ovviamente automobilistico e applicato al contesto

quotidiano ci impedisca di ristagnare pensando di o aver raggiunto già il top, che è improbabile

raggiungere facilmente perché poi insomma significa che smettiamo appunto ed imparare,

oppure convincerci che non si può fare nulla, quindi il fatto di dire ok togliamo emozione

dal contesto e vediamo obiettivamente cosa si può fare. Qual è il prossimo strumento invece?

S: Questa è una cosa che è importante soprattutto per chi lavora in team quindi io lo metto fra uno

dei primi punti per me è importante la comunicazione perché ovviamente senza

comunicazione insomma dal mio punto di vista non si va da nessuna parte. Innanzitutto comunicare

con chi ci ha insegnato il lavoro, sia con le altre persone che lavorano nello stesso team.

Questo perché innanzitutto se qualcuno mi assegna un lavoro io devo avere un chiaro briefing,

devo sapere esattamente su che cosa devo lavorare, il tempo è contato, devo avere dei risultati che

sono tangibili quindi devo riuscire a usare le mie risorse che sono il mio tempo, la mia capacità in

maniera efficiente. Quindi se si ritorna alla fatto dell'importante urgente, se ci sono degli

aspetti più importanti di altri allora io saprò se la persona che mi ha segnato lavoro mi chiarisce

“questo è particolarmente importante” io mi focalizzo su migliorare particolare aspetto.

Se appunto si lavora in un team e si parla di un progetto più ampio, se magari c'è un

aspetto che io sto sviluppando e mi rendo conto che ho una certa caratteristica che andrebbe

bene in combinata con qualcosa su cui un'altra persona sta lavorando.. anziché dire “ah ok potrei

lavorare anche su questo e modificare..” magari il mio collega lo ha già fatto, ma se io non vado da

lui e non glielo chiedo non lo saprò mai. Quindi è importante comunicare e vale la stessa cosa,

il mio collega può aver bisogno di qualcosa che ho sviluppato io, viene e mi chiede.

C: Questo è no fondamentale, di più! La parola comunicazione sembra quasi un cliché “ah va beh

no comunichiamo ogni giorno quindi quanto può essere complicato comunicare”, eppure quante

volte in team molto più piccoli del vostro o comunque sicuramente molto meno pressati da un

lavoro di altissima responsabilità, quante volte vengono fatti lavori doppi. Io ne so qualcosa nel

senso che comunque lavoro con un team, ho lavorato dentro un team e poi gestisco un team da diversi

anni e davvero senza un'adeguata comunicazione fra i singoli membri.. e mi è piaciuto molto quando

hai detto tra l'altro.. è una comunicazione bidirezionale. Cioè una comunicazione tra

colleghi tra pari, chiamiamola così, che è una comunicazione fondamentale per non perché

comunicare è importante e quindi bisogna farlo, ma proprio perché migliora la nostra efficienza.

Quando tu mi dici “il mio collega potrebbe aver già fatto qualcosa che a me serve per eccellere

e accelerare il mio lavoro”, questo è un punto fondamentale e viceversa, perché poi ovviamente..

S: O ancor peggio, magari quell'idea non funziona e lui e ha già “sprecato” il tempo,

perché non il tempo non è mai sprecato, se tu provvista che

non funziona hai un'informazione però non è necessario provare di nuovo.

C: Chiaro e poi tutti riferisce anche

una comunicazione rispetto ai piani alti chiamiamoli così.

S: Esatto poi appunto abbiamo parlato comunicazione nel senso divisione dei

compiti più efficiente. Poi si ritorna al primo punto. Salute mentale, essere a proprio

agio. Se il carico di lavoro che mi è stato assegnato è troppo alto io devo comunicarlo,

perché appunto vogliamo evitare in futuro di ripetere lo stesso errore. Quindi anche

lì è importante comunicare “tutto questo non ce la faccio”. Magari ci sono persone e ho visto persone

che arrivano magari al loro primo lavoro, vogliono fare del loro meglio e iniziano a lavorare ogni

giorno oltre 12 ore, sabati e domeniche.. non è sostenibile. È comprensibile che una persona

appena soprattutto agli inizi o comunque magari un nuovo ruolo voglia dare il massimo e voglia

lavorare il più possibile e quindi non dice mai di no quando il superiore assegnati un lavoro,

però appunto non è sostenibile. Dobbiamo avere il coraggio di comunicare, bisogna trovare i giusti,

comunicare che il carico di lavoro è eccessivo. Oppure se magari ci sono

imprevisti e il team aspetta il nostro risultato ma magari c'è un imprevisto,

quindi non siamo in grado di dare un risultato in tempo, anche lì comunicare “ho bisogno di

aiuto” oppure “è successo questo e nessuno di noi lo aveva previsto” è importante!

C: Tra l'altro mi sento di aggiungere una piccola tip pratica questo perché tu hai

sottolineato che bisogna trovare il coraggio di comunicarlo nel modo giusto. Non lo so è

una cosa che che rispecchia anche il modo in cui in cui voi procedete all'interno del vostro team,

ma una cosa che ho notato sia quando lavoravo dentro un team e quindi dovevo rendere conto

a qualcuno, sia quando invece qualcuno come accade oggi deve rendere conto a me, che la

chiave è sempre partire dalla soluzione è mai buttare semplicemente addosso alla persona a cui

ti rivolgi il problema quindi partire sempre.. in inglese si direbbe “starting from a place of

solution and not from the place of the problem” in italiano è un po' ostico tradurlo letteralmente,

però questo significa, il fatto di non soltanto presentarti al tuo superiore,

al suo manager o chi per lui, dicendo “ok, ho troppo lavoro, non so come fare” perché allora

entriamo nel vortice controproducente e spesso la persona dice “ok, lo do qualcun altro” oppure “tu

non sei la persona giusta” ma dire “ok le cose stanno così razionalmente è successo questo”

oppure “obiettivamente questa cosa mi richiede tanto tempo per farlo con una certa qualità

e quindi ti chiedo..” e proporre la soluzione “ti chiedo di spostare la deadline, ti chiedo

di..” è già arrivi ed entri in gioco con un piano d'azione e non soltanto con un problema in tasca

che riversi sul tavolo, sperando che qualcuno come un bravo babysitter ti risolva la questione.

S: Possiamo dire forse in italiano e qui ritorniamo al primissimo punto,

che è salute mentale. Forse l'approccio ottimistico è quello che ci serve,

quindi sempre avere una visione positiva. Quindi dire “ok ho un problema, però la

soluzione è già qui” te la sto proponendo, aiutami a decidere oppure è una tua scelta

perché tu sei il capo e quindi insomma sempre una visione ottimistica su quello che dobbiamo fare.

Ora che abbiamo parlato di quello che possono essere gli imprevisti ritorniamo

a quali a secondo punto è ricordarsi che aveva una scaletta organizzativa. Quindi è importante

averla nero su bianco perché quando succedono gli imprevisti, quando ci sono i dettagli che

non ci aspettiamo e magari questi dettagli a noi sembrano “oh, è successa questa cosa,

mi ci devo dedicare” dobbiamo essere sicuri di seguire quello per cui ci siamo organizzati

all'inizio della giornata, perché abbiamo detto ci sono varie task, importanti e urgenti,

persone che aspettano la nostra risposta. Non possiamo partire per una tangente e andare a

sviluppare quello che a noi sembra in dettaglio o comunque quello che a noi è arrivato come

problema improvviso e così insomma siamo andati per conto nostro, ci siamo dimenticati di quello

che è importante a quel punto si arriva alla fine con tutta la pressione alla scadenza e ci

rendiamo conto che non abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Quindi è importante ogni

tanto fermarsi e dire ok sono ancora qui, sono arrivato fin qua ok, cosa c'è, no..

C: e come posso cambiarle eventualmente.

S: Ci sono questi i momenti in cui dobbiamo sempre

stare un area quella cara la nostra organizzazione iniziale.

C: E tra l'altro è su questo scusami ma credo sia importantissimo sottolineare come appunto

siano due aspetti diversi perché uno può pensare se alla ripetizione del

fatto di avere la lista. Scrivere le cose nero su bianco è molto utile ma spesso ci

fermiamo a quello. Quindi la lista poi ce la siamo tolta dalla testa ci riempiva la

mente ce l'abbiamo messa su un pezzo di carta e tendiamo a iniziare la giornata,

è un po' e l'aspetto anche della forza di volontà no, che va a scemare dall'inizio della giornata

verso la fine perché poi ovviamente il nostro secchio di will power un pochino si corrode,

insomma si riduce. E quindi cosa succede iniziamo super carichi con i primi due punti della lista,

poi magari se non sono i miei punti sono sei gli ultimi tre io li dimentico, tanto sono scritti

da qualche parte, intanto arrivano nuove cose e il giorno dopo che cosa succede che i punti

di ieri si sono accumulati a quelli di oggi e comincio ad avere queste liste della spesa

infinite. Quindi l'aspetto di check in regolari, come li chiami tu, credo sia fondamentale.

S: E poi tra l'altro, il fatto che noi ci imponiamo di rendere conto alla lista

ci aiuta anche ad essere obiettivi, perché io potrei scrivere la mia lista e nella mia lista

potrei scrivere sviluppo una macchina nuova da capo in una giornata. Non è realistico,

non ce la farò mai, non lo farò mai nessuno ma tanto sei io la lista non la guardo io posso anche

scrivere che conquisterò il mondo, che diventerò il prossimo Presidente degli Stati Uniti nel 2021,

non è realistico ma tanto quella lista non la guarda nessun altro quindi insomma, no.

Bisogna essere obiettivi e la lista c'è non perché abbiamo preso un pezzo

di carta e avevamo voglia di fare un po' di doodles ma c'è perché ci serve, è importante e dobbiamo

rendere conto a quello che abbiamo scritto. Poi, altro punto importante, se appunto arrivano

i cosiddetti problemi imprevisti, cose che non ci aspettavamo e quindi cioè il momento di nebbia

mentale, il momento in cui panico è la prima cosa che ci viene in mente, di staccarsi dal problema.

Quindi prendere una pausa caffè oppure una cosa che noi facciamo a seconda dei periodi,

durante l'anno c'è tanta gente che gira attorno al nostro parcheggio, un po' di aria fresca,

il computer si mette in stand by, vai fuori fai un po' di giri nel parcheggio,

abbiamo un parco addirittura, quindi penso che appunto il parco ci sia per questo

motivo. Prendere un po' di distacco, anche magari dimenticare completamente il problema,

anzi forse sa qual è la cosa migliore, andare a fare una chiacchierata con qualcuno,

andare a fare un giro, a prendere un caffè e poi tornare a mente fresca e cercare

di analizzare il problema con distacco. Il panico non ci porta da nessuna parte.

C: E questo tra l'altro è l'opposto della reazione che ci verrebbe da avere di solito,

reagiamo d'istinto a una situazione che ci infastidisce o ad una situazione a cui non

troviamo risposta per cui diciamo “ok, adesso non mi alzo dalla sedia fino a quando questa

cosa non è risolta” e quindi dobbiamo veramente trovare la forza di ricordare questo punto,

la distanza, e dire “ok no, la soluzione la possa trovare soltanto nel momento in cui

faccio in modo che la mia mente possa rigenerarsi” perché è così che diventa più creativa, è proprio

una forma di ringiovanimento, di “refreshing” di quella che è il nostro assetto mentale.

S: Poi altra cosa, abbiamo detto è importante essere ottimisti questo è fondamentale,

è importante avere un piano, è importante avere la mente su quelli che sono i nostri risultati

positivi e quello che vogliamo ottenere, però diciamo che avere un piano B non guasta, perché

appunto i risultati inaspettati ci sono e essere preparati aiuta, aiuta a evitare il panico,

aiuta ad essere più efficienti aiuta appunto ad affrontare la tensione, a rispettare le scadenze.

Perchè se per esempio io che sto progettando una specifica parte della macchina non so per esempio

vedo un altro team che ha fatto una cosa oppure io ho un'idea e dico “devo dare questa forma a questo

componente perché sono sicura che qui è tutta la soluzione” e impiego tutte le mie energie su

quest'unica soluzione unica forma che magari dispone che a far funzionare in simulazione,

poi la mando appunto a fare il test in galleria del vento, quindi prendiamo misure nel mondo

reale e non funziona. Però io non ho alternative perché ero così sicura ero così ottimista che la

mia soluzione sarebbe stata quella giusta che io non ho voluto pensare a un qualcosa

di diverso. Questo vuol dire che io sprecato il tempo. Non che io abbia sprecato il tempo dello

sviluppo perché come si è detto prima, anche una risposta sbagliata è utile, però il tempo

in galleria del vento è limitato e quindi se io non ho un'alternativa ho sprecato un'opportunità.

C: Mi fa pensare che ci sono un po' due scuole di pensiero in questo senso: c'è chi ritiene che

avere un piano B in qualche modo ti fa sedere sugli allori perché così sai che il piano A può

fallire e c'è chi invece dice no, assolutamente il piano B, come dici tu non fa mai male.

Io sono tra l'altro, non essendo amante del lavoro sotto pressione o comunque del lavoro imprevisto,

sono un'amante della seconda scuola di pensiero. Perché non avere un piano B, che poi non significa

che il piano A perde d'importanza, lì però sta a noi dire ok do comunque il massimo

nel mio piano a pur sapendo che potrebbe ovviamente fallire, tra l'altro quella è

un'opzione che purtroppo non è che la possiamo eliminare mai completamente dall'equazione.

S: Noi in Formula 1 si lavora sempre così, sopratutto in aerodinamica. Se

un team porta più o meno un update, non esattamente a ogni gara ma quasi,

forse alcuni team si a ogni gara, magari anche i piccoli dettagli,

quindi diciamo se ci sono alcune update sono più grandi però più o meno diciamo che se una

persona dall'esterno guarda le macchine può vedere 20 configurazioni diverse nel corso di

un anno. In galleria del vento le configurazioni che vengono testate in un anno, e non esagero,

forse saranno 80. Solo una piccolissima percentuale di quello che proviamo effettivamente

funziona e va in pista, questo perché? Perché abbiamo sempre non solo il piano

b c d e f, perchè dobbiamo trovare tante tante tante opzioni ed è importante.

C: E tra l'altro questo si collega al tuo prossimo punto, che riguarda,

se non sbaglio, il fatto di accettare che ci sono degli aspetti che vanno al

di là di quello che noi possiamo controllare, anche questo estremamente banale se vogliamo,

perché è facile no capirlo in teoria.. ovviamente non controllo se piove, non controllo se il week

end posso farmi la gita fuori porta, non controllo questo o quello, però poi quando

effettivamente ci ritroviamo di fronte a fattori che non possiamo controllare perdiamo le staffe.

S: Si però alla fine, se non lo possiamo controllare vale la pena preoccuparsene.

Magari sì ci si preoccupa perché c'è questo pensiero che è qui.. però alla fine se non

lo possiamo controllare è uno spreco di energia e quindi torniamo al fatto dell'efficienza.

Se siamo già sotto pressione non vale la pena per noi andare a utilizzare quelle

che sono le nostre energie su un qualcosa che comunque è al di là del nostro controllo.

Invece ci sono altri fattori che possiamo effettivamente controllare su cui vale

la pena investire energie, tempo e soldi nel caso di una grande azienda eccetera,

quindi è importante distinguere fra quelle che sono le cose che possiamo controllare

le cose che non possiamo controllare. Immagino poi una persona che ha un'azienda,

se c'è una crisi bancaria mondiale come quello del 2008 c'è poco che possiamo controllare,

però magari ci sono degli aspetti nel nostro business che abbiamo

sotto controllo e quelle sono le cose cui vale la pena dedicarsi e preoccuparsi.

C: E ci sono degli aspetti anche in noi stessi per passare in mezzo presenza,

che so che è un punto importante della di strumenti che ha in mente che quello

sì possiamo controllarlo, non che sia facile

S: No non è facile e soprattutto cosa stiamo sotto stress però è importantissimo. È una

cosa che si dice soprattutto io come donna magari qualcuno tenta ancora di dirmi questa

cosa “ah ma tu come donna dovresti essere brava nel multitasking”, no. Le donne fanno multitasking

perché le donne sono obbligate a fare multitasking perché se tu sei una mamma che ha una famiglia e

un lavoro non può dimenticarsi la famiglia mentre lavora e poi a seconda di quello che è il lavoro

che si fa dimenticarsi completamente del lavoro quando si sta prendendo cura della famiglia.

Quindi ovviamente una donna deve fare il multitasking. Da questo punto di vista

si sta migliorando sul fatto che anche gli uomini si prendono cura quella della famiglia,

però il multitasking non è mai efficente, quindi evitarlo il più possibile, evitarlo come la morte.

È importante quando si sta dedicando a qualcosa, soprattutto se questa cosa

è fondamentale che noi ci siamo al cento%. Le conseguenze di decisioni prese quando non siamo

presenti di conversazioni forte quando non siamo presenti, quando stiamo pensando a qualcos'altro

possono essere veramente veramente negative e quindi è importante evitare il multitasking.

C: Una delle cose che a me personalmente aiuta molto proprio per evitare il multitasking è quello

di darmi un tempo minimo nel corso della giornata dove mi alleno a non continuamente zompettare

da una cosa all'altra. Viviamo comunque in un periodo storico anche dove la tecnologia ci ci

sta educando molto gentilmente al multitasking continuo, che siamo donne e uomini, la nostra

mente ha continuamente frammentata. E quindi diventa quasi impossibile memorizzare un passo

di un libro, concentrarci sulla pagina che stavamo leggendo, continuare a fare la stessa cosa per tot

minuti senza interromperci. Quindi dire vita del multitasking è un po' come già ovviamente proporre

quello che sarebbe lo scenario ideale, è quasi impossibile per donne per uomini a mio avviso,

però quello che possiamo fare almeno quello che funziona per me dire “ok in questa mezz'ora cerco

e consapevolmente di non interrompermi con cose inutili”. Poi può essere che non succeda

che non ce la faccia ma non è ovviamente motivo di scoraggiamento non è tanto il fatto di raggiungere

l'obiettivo quanto il fatto di continuare a provare fino a quando non ci riusciamo.

E questo tra l'altro si collega al all'ultimo punto che è quello insomma della prospettiva,

il fatto di cambiare prospettiva anche riguardo ai nostri in questo caso nel

caso del multitasking a un nostro non al nostro fallimento nel tentare di evitarlo,

però anche quando parliamo no di situazioni ad alta pressione, come ben dici tu,

cambiare prospettive guardarle con occhi diversi può rivelarsi particolarmente utile.

S: Si altrimenti direi forse meglio cambiare lavoro, perché l'alta pressione,

lo stress non solo rovinano la vita, in certi casi si dice anche che uccidono,

insomma molte persone si ammalano ed è importante avere un aspetto, una visione positiva, vedere

quello che appunto dobbiamo affrontare ogni giorno come una sfida, piuttosto che come un qualcosa

di negativo che ci viene imposto dall'alto. Se ci sentiamo questi sono i nostri sentimenti

forse varrà la pena pensare onestamente a quello che vogliamo fare. E questo io lo vado ci sono

persone che un certo punto dicono “è stato bello, mi sono divertito la formula 1 non fa più per me”.

Nessuno di noi quando c'è un collega che decide di andarsene perché dice “non ce la faccio più

con questo stress, non voglio più, non mi diverto più, non sono più più l'entusiasmo dell'inizio”..

nessuno di noi critica un collega che se ne va per questi motivi perché appunto è difficile. Poi

alla fine succede alle persone che sono e vanno ritornano alla Formula 1 perché dopo che ti abitui

a questo ambiente di continui stimoli, continui stress, continui... ti manca e vuoi tornarci.

Ho visto tante persone che hanno detto “basta, non ce la faccio più” e poi

dopo due anni erano di nuovo a lavorare in Formula 1, magari in un altro team.

C: Sottolineiamo che ovviamente livello di stress e di pressione a questi capitolati voi è veramente

alto. Quindi quello che mi sento di dire è non cediamo subito a quello che può essere

una situazione di stress ma cominciamo perlomeno inizialmente, nel vostro caso può veramente poi

avere degli effetti deleteri ovviamente sulla propria salute psicofisica a quel punto uno

dice ok prendo le distanze, prendo una pausa poi torno faccio un'altra cosa. E questo può succedere

ovviamente anche in altri lavori, l'importante a mio avviso è non usarla come scusa, quindi ogni

problema diventa.. non lo so questa è una cosa che noto a volte nelle donne perché siamo molto più

emotive degli uomini come come modus operandi.. e quindi spesso reagiamo con tutte questa emotività

che ci stressa, perché è stressante, e trasforma ogni sassolino in una montagna. Quindi ecco,

ricordiamoci e questo è un appello alle Biz girls che stanno ascoltando la puntata,

ricordiamoci di Sara quando siamo sotto pressione e valutiamo se davvero siamo sotto pressione

o se possiamo, cambiando prospettiva affrontare il problema in modo diverso.

S: Per noi è normale. Il mio capo magari può venire dire “oh è successo che da questo

dipartimento hanno chiesto questa cosa”, “ok per quanto gli serve?” “domani”, “ok vediamo cosa

posso fare!” alla fine se lui mi dice “ domani” e io mi strappo i capelli non ottengo niente.

C: E questa è la prova che si può allenare anche a lavorare sotto pressione attraverso questi

punti che abbiamo detto che ricapitolando possiamo riassumere in keyword secondo me.

Hai parlato di cura della propria mente del proprio corpo da non sottovalutare,

assolutamente andiamo oltre gli stereotipi secondo cui lavorare sempre comunque è la

chiave del successo, non lo è. Due hai parlato di previsione e

flessibilità quindi organizzare e quelle che sono obiettivamente i propri compiti

di inizio giornata però mantenendoci flessibili, in maniera tale che non ci

strappiamo appunto i capelli nel momento in cui qualcosa va come non era previsto.

Poi hai parlato di potremmo dire un'analisi obiettiva, quindi il fatto di dire ok ho

completato il mio progetto questo è il risultato a prescindere dal fatto che

sia buono o cattivo cercare di capire cosa è andato bene e che cosa può essere migliorato.

Poi hai parlato di comunicazione abbiamo detto tanto banale e semplice visto che la

usiamo ogni giorno, quanto cruciale nel momento in cui soprattutto lavoriamo in

team o dobbiamo rivolgerci a qualcuno sopra di noi e parlare con chiarezza.

Poi i check in che vi sono piaciuti moltissimo perché appunto sono un uno strumento per

aggiornare quella che è la nostra situazione nella lista di cose da fare e riadattarla alle

circostanze, quindi torniamo all'aspetto della flessibilità nell'organizzare la nostra giornata.

Abbiamo parlato di distanza quindi il fatto di prendere le distanze da una

situazione che ci appanna la mente, anche se la reazione potrebbe essere quella di

sguazzarci dentro nella speranza di trovare una soluzione che tanto non troveremo così facendo.

Hai parlato di obiettività e di ottimismo, ottimismo unito ad obiettività. Quindi il

fatto di dire sono ottimista sul fatto che il mio piano A andrà bene però, se possibile, facciamo

in modo che se cadiamo cadiamo sul morbido può non ci rompiamo tutti gli arti del corpo, quindi

avere un piano B che in qualche modo ci possa dare un'alternativa se le cose non vanno come previsto.

Hai parlato del lasciare andare quindi il fatto di riconoscere che a volte lo stress è collegato

al nostro tentativo di controllare situazioni che non possiamo controllare e qui, tra l'altro,

lo collego alla distanza quindi il fatto di dire secondo me è ok c'è questa situazione,

non dipende da me, non ci posso fare nulla in questo momento, fammi prendere le distanze

emotivamente da questa cosa e vediamo se posso trovare un modo alternativo di affrontare

il problema attraverso quello che io posso controllare, ad esempio, e questo è il punto

successivo che abbiamo affrontato, la presenza. Quindi il fatto di dire ok multitasking è un po'

parte del nostro modo di vivere ormai integrato nel nostro Dna magari mi alleno per un piccolo

momento della giornata ad essere pienamente presente in quello che faccio. E poi da un

piccolo momento diventeranno due momenti tre movimenti quattro momenti e anche qui graduale

senza scoraggiarci e infine la prospettiva, quindi il fatto di dire ok è davvero una situazione

talmente sfidante che va oltre le mie possibilità di gestione e che sta minando la mia salute e in

questo caso cosa conviene che io faccia. Oppure è una situazione che sto ingigantendo per tutti

i motivi che abbiamo detto sopra: perché non avevo una lista, perché hanno preso le distanze,

perché non ero obiettivo, perché non avevo il mio piano b e adesso mi ritrovo col sedere per

terra e in questo caso cosa posso fare per cambiare il modo in cui guardo alle cose,

ti sentivi aggiungere qualcos'altro un ultimo boost per le ragazze in ascolto?

S: Io penso che la cosa più importante sia divertisti.

C: Questo è assolutamente la chiave!

S: Altrimenti cambiare! Altro esempio: la mia esperienza. Io non ho studiato esattamente quello

che avrei dovuto studiare per fare l'aerodinamico, anche se io sapevo di voler fare l'aerodinamico

forse perchè venendo dalla Sardegna nessuno ci credeva che potessi arrivare fino a qua,

forse perché i miei genitori non volevano che io lasciassi Cagliari. Io ho studiato

a Cagliari ingegneria meccanica, ho avuto diciamo un'infarinatura una cosa di base che mi ha aiutata

all'uninversità però decisamente non ero pronta per fare questo lavoro. Ho deciso che volevo

imparare di più sulle macchine e mi sono dato da fare con la formula students, poi mi sono trovata

un dottorato a Londra, ho imparato e adesso sto lavorando in Formula Uno però ogni tanto penso,

perché adesso stanno cambiando le regole non si sa come la formula 1 diventerà nel 2021,

e poi ogni tanto penso ma non sono sicura di voler restare,

potrei andare a lavorare in Aerospace potrei andare a lavorare negli Stati Uniti, oppure

potrei cambiare e lavorare nel marketing oppure.. alcune persone vedono come una

sconfitta il fatto che diciamo non voglio più fare questo, voglio cambiare invece no,

alla fine la cosa più importante è divertirsi in quello che si fa, anche se c'è stress o anche se

ci sono momenti bui però cercare di divertirsi e quando non ci si diverte più cambiare.

Come Lavorare Bene Sotto Pressione - YouTube Wie man unter Druck gut arbeitet - YouTube How to Work Well Under Pressure - YouTube Jak dobrze pracować pod presją - YouTube Как хорошо работать под давлением - YouTube

C: Una cosa è certa: a prescindere da  quanto possiamo essere organizzate,

precise, perfezioniste i cambiamenti inaspettati,  i problemi, le sfide arriveranno a prescindere e

a prescindere non soltanto, diciamo così,  dal lavoro che facciamo, ma a prescindere

anche da quanto impegno ci mettiamo nelle cose.  Ci saranno delle situazioni dove con tutta la

pianificazione del mondo ci troveremo di fronte  ad una forma di pressione, chiamiamola così,

working under pressure, il fatto di trovarci  improvvisamente di fronte ad una situazione

imprevista che quindi ci porta a reagire di solito  in due modi. C'è chi adora queste situazioni,

le persone che adorano insomma quella quella  sorta di scarica e di adrenalina che arriva

e quindi e riescono ad eccellere ancora di  più, e poi invece ci sono le persone come la

sottoscritta che si bloccano completamente, che  entrano in panico perché hanno questo desiderio

che poi più che un desiderio è un'illusione,  lo vedremo insieme, di avere sempre tutto

sotto controllo. E però visto che le situazioni  di pressione si verificano sia che siamo fatto

in un modo sia che siamo fatti in un altro, e  tu di working under pressure ne sai parecchio

perché ci lavori costantemente, aiutaci a capire  quali possono essere gli strumenti pratici più

utili che tu stessa utilizzi per te, che ti  hanno aiutato a imparare a lavorare meglio

sotto pressione o comunque a lavorare bene sotto  pressione, a non peggiorare le tue performance.

S: Allora innanzitutto è un qualcosa che ho  capito, diciamo che l'ho sperimentato sulla

mia pelle è che per riuscire a lavorare  bene stato pressione è necessario,

questo proprio lo metto come punto principale  perché se non si fa questo prima o poi si cede,

è importante prendersi cura di se stessi sia  dal punto di vista fisico che mentale ma nella

vita di tutti i giorni, quindi è una questione  proprio di stile di vita. E io sono fortunata

da questo punto di vista perché diciamo che  non solo la mia azienda ma in particolare

la mia azienda ma la Formula 1 ha capito questo,  infatti è normale per un team avere una palestra

nel sito dove il team lavora perché abbiamo una  palestra generalmente c'è la palestra oppure

se una convenzione con una palestra molto vicina  gratuita, quindi siamo incoraggiati a fare sport,

a prendere una pausa. E poi una cosa generale qui  in Inghilterra ma soprattutto con il mio team,

c'è proprio un discorso di salute mentale,  si sta cercando di lavorare per rimuovere

lo stigma e alcuni sono stati proprio anche  incoraggiati ad avere del training specifico

quindi siamo stati proprio incoraggiati a pensare  che se c'è un problema anche dal punto di vista

mentale, che se appunto lo stress sta diventando  troppo, siamo liberi di parlarne, siamo liberi

di dire “non ce la faccio più”, insomma è  necessario mettere se stessi al primo posto

e questo è fondamentale altrimenti lavororare ad  alta pressione non funziona, non puoi reggere.

C: Quindi diciamo prendersi cura del proprio  corpo e della propria mente, che sembrano delle

banalità ma in realtà tanto banali non sono perché  di solito soprattutto quando il lavoro diventa una

parte molto predominante della nostra vita quindi  quando stiamo appunto sviluppando una carriera,

quando abbiamo una nostra azienda, di solito  tutto il resto finisce in secondo piano. E

poi appunto tu hai parlato di di stigma e tra  l'altro ecco c'è questa idea che appunto credo

tra l'altro molto forse più preponderante ancora  nel mondo anglosassone ma anche in Italia secondo

cui appunto, mi viene in mente la prima cosa  che una persona ti risponde quando gli chiedi

come sta è “sono di corsa, però va tutto bene”,  poi ognuno ha le sue declinazioni regionali,

le sue forme di espressione però è come se  fosse un budget da indossare con onore quello

di dire “sono sempre piena di cose, sono sempre  stressata, sono sempre di corsa” come se il

fatto di dire “va tutto bene, sono tranquilla,  mi sto prendendo una vacanza” per dire fosse

quasi riflesso del fatto che non ci stiamo  dando da fare abbastanza, quando in realtà,

come ben sottolinei tu e come tra l'altro la  vostra azienda ha riconosciuto, nel momento

in cui ci prendiamo uno stacco sia fisico che  mentale riusciamo poi a performare molto meglio.

S: Esatto quindi da questo punto di vista  siamo incoraggiati ed è fondamentale. Poi

la seconda cosa è ovviamente organizzarsi. La  prima cosa che faccio io stessa quando arrivo

in ufficio è organizzare quello che devo fare. So  quello che devo fare ogni giorno e tendo proprio

a fare una lista, qua ci sono delle persone che  sono amanti delle liste e persone che non lo sono,

però in realtà fare le liste aiuta ed è importante  mettere qualche un nero su bianco all'inizio della

giornata quello che dobbiamo fare e magari anche  io aggiungo numerino oppure le scrivo in ordine

le cose per avere delle priorità. Ci sono cose  che sono urgenti e che non possono aspettare,

cose che sono importanti ma non urgenti,  quelle cose che sono urgenti ma non importanti,

cose che insomma.. farsi una specie di lista  e capire quali sono le cose che dobbiamo

assolutamente completare, quali sono le cose che  è meglio portare avanti il più possibile, eccetera

C: Aggiungo su questo scusami se ti interrompo  che è importantissima la distinzione fra quello

che è importante quello che è urgente nel  senso che altrimenti se non facciamo questa

distinzione di solito quello che è importante  quello che definisco più strategico, non so se

sei d'accordo ma insomma quello che ha ci aiuta  a procedere in direzione dei nostri obiettivi,

quello che è urgente di solito è la chiamata che  non era prevista oppure non lo so l'imprevisto che

appunto non era previsto altre mi dimostrava un  imprevisto e che però puntualmente essendo fuori

da quella che era insomma la nostra pianificazione  diventano i protagonisti e urlano no nel senso che

hanno una voce particolarmente alta  per cui tendiamo ad ascoltare solo

loro il resto passa in secondo piano. Quindi credo che sia importantissimo

sottolinearlo, tu hai parlato di darti dei numeri,  poi insomma ci sono un sacco di strumenti che ti

consentono di dare i colori diversi alle  al task che vuoi perseguire quel giorno..

S: Carta e penna, un software, qualunque cosa.  E poi per me che lavoro in un team è importante

ricordarsi che magari ricevo una email o una  chiamata da parte di un'altra persona nel team,

per me non è importante però diventa urgente  perché c'è una persona che aspetta la mia

risposta e quindi anche se per me quella può  essere l'ultima cosa che io faccio alla fine

della giornata, se altra persona aspettando  la mia risposta perché invece per quella

persona è importante, io devo rispondere. Quindi  imparare a riconoscere quali sono le priorità,

imparare appunto a essere efficienti e comunque  io sottolineo il fatto di scriverlo o comunque

maggior nero su bianco perché questo poi è  un altro dei punti che toccherò in seguito:

è importante avere un'idea chiara di  quello che devo fare durante il giorno

e poter essere in grado di anche avere  un qualcosa da modificare nel senso che

appunto se arriva qualcos'altro  che è più importante o urgente,

possiamo fare una croce e dire “ok, questo non ce  la faccio più , questo va alla scaletta di domani”

C: Quindi flessibilità, potremmo  riassumere in una parola.

S: Poi un'altra cosa, ovviamente  lavorare sotto pressione abbiamo

detto è importante essere efficienti,  quindi quando un progetto è completo,

per esempio quando il mio team finisce una  sessione in Galleria del Vento o comunque se

c'è un progetto grande in cui siamo coinvolti o  un certo numero di persone sono coinvolte però

anche se sono solo io a portarlo avanti, una  volta che il progetto il completo è importante

onestamente analizzarlo e capire cosa è andato  bene, quindi strategia che abbiamo applicato e

che vale la pena di continuare ad applicare  in futuro, cosa è andato male e perché e se

ci sono delle cose che possiamo fare per  evitare che gli stessi errori si ripetano.

C: Spiegaci al volo cos'è la galleria  del vento per i non addetti ai lavori.

S: La galleria del vento è sostanzialmente  diciamo noi simuliamo quella che sono le

condizioni in pista quando la macchina sta  andando ad alta velocità. Simuliamo parte

delle condizioni che la macchina vede, quindi  abbiamo diciamo un grande tubo a circuito chiuso

con un grande ventilatore dentro che accendiamo,  questo spara il vento nel caso della formula 1 si

va a circa 40 metri al secondo (chilometri orari  non saprei) però veloce, e poi su nostro modello

abbiamo prese di pressione e strumenti vari che  ci dicono quali sono le forze che la macchina

vede a causa del vento, non a causa di quella  che può essere non so la forma del circuito,

quello è tutta un'altra cosa, un altro  dipartimento si occupa di queste cose

noi come aerodinamici ci occupiamo proprio  degli effetti dall'aerodinamica quindi come

la forma dal veicolo interagisce con l'aria. C: Ed è chiaro che c'è sempre uno spazio di

miglioramento quindi questo punto 3 che hai  nominato che io riassumerei come “analisi

obiettiva”, quindi il fatto di prendere le  distanze dire ok che cosa è stato che cosa

è andato bene e quindi possiamo replicare, che  cosa invece possiamo continuare a migliorare

credo ci impedisca poi tolto fuori dal contesto  ovviamente automobilistico e applicato al contesto

quotidiano ci impedisca di ristagnare pensando  di o aver raggiunto già il top, che è improbabile

raggiungere facilmente perché poi insomma  significa che smettiamo appunto ed imparare,

oppure convincerci che non si può fare nulla,  quindi il fatto di dire ok togliamo emozione

dal contesto e vediamo obiettivamente cosa si  può fare. Qual è il prossimo strumento invece?

S: Questa è una cosa che è importante soprattutto  per chi lavora in team quindi io lo metto fra uno

dei primi punti per me è importante la  comunicazione perché ovviamente senza

comunicazione insomma dal mio punto di vista non  si va da nessuna parte. Innanzitutto comunicare

con chi ci ha insegnato il lavoro, sia con le  altre persone che lavorano nello stesso team.

Questo perché innanzitutto se qualcuno mi assegna  un lavoro io devo avere un chiaro briefing,

devo sapere esattamente su che cosa devo lavorare,  il tempo è contato, devo avere dei risultati che

sono tangibili quindi devo riuscire a usare le mie  risorse che sono il mio tempo, la mia capacità in

maniera efficiente. Quindi se si ritorna alla  fatto dell'importante urgente, se ci sono degli

aspetti più importanti di altri allora io saprò se  la persona che mi ha segnato lavoro mi chiarisce

“questo è particolarmente importante” io mi  focalizzo su migliorare particolare aspetto.

Se appunto si lavora in un team e si parla  di un progetto più ampio, se magari c'è un

aspetto che io sto sviluppando e mi rendo conto  che ho una certa caratteristica che andrebbe

bene in combinata con qualcosa su cui un'altra  persona sta lavorando.. anziché dire “ah ok potrei

lavorare anche su questo e modificare..” magari il  mio collega lo ha già fatto, ma se io non vado da

lui e non glielo chiedo non lo saprò mai. Quindi  è importante comunicare e vale la stessa cosa,

il mio collega può aver bisogno di qualcosa  che ho sviluppato io, viene e mi chiede.

C: Questo è no fondamentale, di più! La parola  comunicazione sembra quasi un cliché “ah va beh

no comunichiamo ogni giorno quindi quanto può  essere complicato comunicare”, eppure quante

volte in team molto più piccoli del vostro o  comunque sicuramente molto meno pressati da un

lavoro di altissima responsabilità, quante volte  vengono fatti lavori doppi. Io ne so qualcosa nel

senso che comunque lavoro con un team, ho lavorato  dentro un team e poi gestisco un team da diversi

anni e davvero senza un'adeguata comunicazione fra  i singoli membri.. e mi è piaciuto molto quando

hai detto tra l'altro.. è una comunicazione  bidirezionale. Cioè una comunicazione tra

colleghi tra pari, chiamiamola così, che è  una comunicazione fondamentale per non perché

comunicare è importante e quindi bisogna farlo,  ma proprio perché migliora la nostra efficienza.

Quando tu mi dici “il mio collega potrebbe aver  già fatto qualcosa che a me serve per eccellere

e accelerare il mio lavoro”, questo è un punto  fondamentale e viceversa, perché poi ovviamente..

S: O ancor peggio, magari quell'idea non  funziona e lui e ha già “sprecato” il tempo,

perché non il tempo non è mai  sprecato, se tu provvista che

non funziona hai un'informazione però  non è necessario provare di nuovo.

C: Chiaro e poi tutti riferisce anche

una comunicazione rispetto ai  piani alti chiamiamoli così.

S: Esatto poi appunto abbiamo parlato  comunicazione nel senso divisione dei

compiti più efficiente. Poi si ritorna al  primo punto. Salute mentale, essere a proprio

agio. Se il carico di lavoro che mi è stato  assegnato è troppo alto io devo comunicarlo,

perché appunto vogliamo evitare in futuro  di ripetere lo stesso errore. Quindi anche

lì è importante comunicare “tutto questo non ce la  faccio”. Magari ci sono persone e ho visto persone

che arrivano magari al loro primo lavoro, vogliono  fare del loro meglio e iniziano a lavorare ogni

giorno oltre 12 ore, sabati e domeniche.. non  è sostenibile. È comprensibile che una persona

appena soprattutto agli inizi o comunque magari  un nuovo ruolo voglia dare il massimo e voglia

lavorare il più possibile e quindi non dice mai  di no quando il superiore assegnati un lavoro,

però appunto non è sostenibile. Dobbiamo avere il  coraggio di comunicare, bisogna trovare i giusti,

comunicare che il carico di lavoro è  eccessivo. Oppure se magari ci sono

imprevisti e il team aspetta il nostro  risultato ma magari c'è un imprevisto,

quindi non siamo in grado di dare un risultato  in tempo, anche lì comunicare “ho bisogno di

aiuto” oppure “è successo questo e nessuno  di noi lo aveva previsto” è importante!

C: Tra l'altro mi sento di aggiungere una  piccola tip pratica questo perché tu hai

sottolineato che bisogna trovare il coraggio  di comunicarlo nel modo giusto. Non lo so è

una cosa che che rispecchia anche il modo in cui  in cui voi procedete all'interno del vostro team,

ma una cosa che ho notato sia quando lavoravo  dentro un team e quindi dovevo rendere conto

a qualcuno, sia quando invece qualcuno come  accade oggi deve rendere conto a me, che la

chiave è sempre partire dalla soluzione è mai  buttare semplicemente addosso alla persona a cui

ti rivolgi il problema quindi partire sempre..  in inglese si direbbe “starting from a place of

solution and not from the place of the problem” in  italiano è un po' ostico tradurlo letteralmente,

però questo significa, il fatto di non  soltanto presentarti al tuo superiore,

al suo manager o chi per lui, dicendo “ok, ho  troppo lavoro, non so come fare” perché allora

entriamo nel vortice controproducente e spesso la  persona dice “ok, lo do qualcun altro” oppure “tu

non sei la persona giusta” ma dire “ok le cose  stanno così razionalmente è successo questo”

oppure “obiettivamente questa cosa mi richiede  tanto tempo per farlo con una certa qualità

e quindi ti chiedo..” e proporre la soluzione  “ti chiedo di spostare la deadline, ti chiedo

di..” è già arrivi ed entri in gioco con un piano  d'azione e non soltanto con un problema in tasca

che riversi sul tavolo, sperando che qualcuno  come un bravo babysitter ti risolva la questione.

S: Possiamo dire forse in italiano e  qui ritorniamo al primissimo punto,

che è salute mentale. Forse l'approccio  ottimistico è quello che ci serve,

quindi sempre avere una visione positiva.  Quindi dire “ok ho un problema, però la

soluzione è già qui” te la sto proponendo,  aiutami a decidere oppure è una tua scelta

perché tu sei il capo e quindi insomma sempre una  visione ottimistica su quello che dobbiamo fare.

Ora che abbiamo parlato di quello che  possono essere gli imprevisti ritorniamo

a quali a secondo punto è ricordarsi che aveva  una scaletta organizzativa. Quindi è importante

averla nero su bianco perché quando succedono  gli imprevisti, quando ci sono i dettagli che

non ci aspettiamo e magari questi dettagli  a noi sembrano “oh, è successa questa cosa,

mi ci devo dedicare” dobbiamo essere sicuri  di seguire quello per cui ci siamo organizzati

all'inizio della giornata, perché abbiamo  detto ci sono varie task, importanti e urgenti,

persone che aspettano la nostra risposta. Non  possiamo partire per una tangente e andare a

sviluppare quello che a noi sembra in dettaglio  o comunque quello che a noi è arrivato come

problema improvviso e così insomma siamo andati  per conto nostro, ci siamo dimenticati di quello

che è importante a quel punto si arriva alla  fine con tutta la pressione alla scadenza e ci

rendiamo conto che non abbiamo fatto quello  che dovevamo fare. Quindi è importante ogni

tanto fermarsi e dire ok sono ancora qui,  sono arrivato fin qua ok, cosa c'è, no..

C: e come posso cambiarle eventualmente.

S: Ci sono questi i momenti in cui dobbiamo sempre

stare un area quella cara la  nostra organizzazione iniziale.

C: E tra l'altro è su questo scusami ma credo  sia importantissimo sottolineare come appunto

siano due aspetti diversi perché uno  può pensare se alla ripetizione del

fatto di avere la lista. Scrivere le cose  nero su bianco è molto utile ma spesso ci

fermiamo a quello. Quindi la lista poi ce  la siamo tolta dalla testa ci riempiva la

mente ce l'abbiamo messa su un pezzo di  carta e tendiamo a iniziare la giornata,

è un po' e l'aspetto anche della forza di volontà  no, che va a scemare dall'inizio della giornata

verso la fine perché poi ovviamente il nostro  secchio di will power un pochino si corrode,

insomma si riduce. E quindi cosa succede iniziamo  super carichi con i primi due punti della lista,

poi magari se non sono i miei punti sono sei gli  ultimi tre io li dimentico, tanto sono scritti

da qualche parte, intanto arrivano nuove cose  e il giorno dopo che cosa succede che i punti

di ieri si sono accumulati a quelli di oggi  e comincio ad avere queste liste della spesa

infinite. Quindi l'aspetto di check in regolari,  come li chiami tu, credo sia fondamentale.

S: E poi tra l'altro, il fatto che noi  ci imponiamo di rendere conto alla lista

ci aiuta anche ad essere obiettivi, perché io  potrei scrivere la mia lista e nella mia lista

potrei scrivere sviluppo una macchina nuova  da capo in una giornata. Non è realistico,

non ce la farò mai, non lo farò mai nessuno ma  tanto sei io la lista non la guardo io posso anche

scrivere che conquisterò il mondo, che diventerò  il prossimo Presidente degli Stati Uniti nel 2021,

non è realistico ma tanto quella lista non  la guarda nessun altro quindi insomma, no.

Bisogna essere obiettivi e la lista  c'è non perché abbiamo preso un pezzo

di carta e avevamo voglia di fare un po' di doodles ma  c'è perché ci serve, è importante e dobbiamo

rendere conto a quello che abbiamo scritto. Poi, altro punto importante, se appunto arrivano

i cosiddetti problemi imprevisti, cose che non  ci aspettavamo e quindi cioè il momento di nebbia

mentale, il momento in cui panico è la prima cosa  che ci viene in mente, di staccarsi dal problema.

Quindi prendere una pausa caffè oppure una cosa che noi facciamo a seconda dei periodi,

durante l'anno c'è tanta gente che gira attorno  al nostro parcheggio, un po' di aria fresca,

il computer si mette in stand by, vai  fuori fai un po' di giri nel parcheggio,

abbiamo un parco addirittura, quindi penso  che appunto il parco ci sia per questo

motivo. Prendere un po' di distacco, anche  magari dimenticare completamente il problema,

anzi forse sa qual è la cosa migliore,  andare a fare una chiacchierata con qualcuno,

andare a fare un giro, a prendere un caffè  e poi tornare a mente fresca e cercare

di analizzare il problema con distacco. Il panico non ci porta da nessuna parte.

C: E questo tra l'altro è l'opposto della  reazione che ci verrebbe da avere di solito,

reagiamo d'istinto a una situazione che ci  infastidisce o ad una situazione a cui non

troviamo risposta per cui diciamo “ok, adesso  non mi alzo dalla sedia fino a quando questa

cosa non è risolta” e quindi dobbiamo veramente  trovare la forza di ricordare questo punto,

la distanza, e dire “ok no, la soluzione la possa trovare soltanto nel momento in cui

faccio in modo che la mia mente possa rigenerarsi”  perché è così che diventa più creativa, è proprio

una forma di ringiovanimento, di “refreshing”  di quella che è il nostro assetto mentale.

S: Poi altra cosa, abbiamo detto è importante  essere ottimisti questo è fondamentale,

è importante avere un piano, è importante avere  la mente su quelli che sono i nostri risultati

positivi e quello che vogliamo ottenere, però  diciamo che avere un piano B non guasta, perché

appunto i risultati inaspettati ci sono e essere  preparati aiuta, aiuta a evitare il panico,

aiuta ad essere più efficienti aiuta appunto ad  affrontare la tensione, a rispettare le scadenze.

Perchè se per esempio io che sto progettando una  specifica parte della macchina non so per esempio

vedo un altro team che ha fatto una cosa oppure io  ho un'idea e dico “devo dare questa forma a questo

componente perché sono sicura che qui è tutta  la soluzione” e impiego tutte le mie energie su

quest'unica soluzione unica forma che magari  dispone che a far funzionare in simulazione,

poi la mando appunto a fare il test in galleria  del vento, quindi prendiamo misure nel mondo

reale e non funziona. Però io non ho alternative  perché ero così sicura ero così ottimista che la

mia soluzione sarebbe stata quella giusta  che io non ho voluto pensare a un qualcosa

di diverso. Questo vuol dire che io sprecato il  tempo. Non che io abbia sprecato il tempo dello

sviluppo perché come si è detto prima, anche  una risposta sbagliata è utile, però il tempo

in galleria del vento è limitato e quindi se io  non ho un'alternativa ho sprecato un'opportunità.

C: Mi fa pensare che ci sono un po' due scuole  di pensiero in questo senso: c'è chi ritiene che

avere un piano B in qualche modo ti fa sedere  sugli allori perché così sai che il piano A può

fallire e c'è chi invece dice no, assolutamente  il piano B, come dici tu non fa mai male.

Io sono tra l'altro, non essendo amante del lavoro  sotto pressione o comunque del lavoro imprevisto,

sono un'amante della seconda scuola di pensiero. Perché non avere un piano B, che poi non significa

che il piano A perde d'importanza, lì però  sta a noi dire ok do comunque il massimo

nel mio piano a pur sapendo che  potrebbe ovviamente fallire, tra l'altro quella è

un'opzione che purtroppo non è che la possiamo  eliminare mai completamente dall'equazione.

S: Noi in Formula 1 si lavora sempre  così, sopratutto in aerodinamica. Se

un team porta più o meno un update,  non esattamente a ogni gara ma quasi,

forse alcuni team si a ogni gara,  magari anche i piccoli dettagli,

quindi diciamo se ci sono alcune update sono  più grandi però più o meno diciamo che se una

persona dall'esterno guarda le macchine può  vedere 20 configurazioni diverse nel corso di

un anno. In galleria del vento le configurazioni  che vengono testate in un anno, e non esagero,

forse saranno 80. Solo una piccolissima  percentuale di quello che proviamo effettivamente

funziona e va in pista, questo perché? Perché abbiamo sempre non solo il piano

b c d e f, perchè dobbiamo trovare tante  tante tante opzioni ed è importante.

C: E tra l'altro questo si collega  al tuo prossimo punto, che riguarda,

se non sbaglio, il fatto di accettare  che ci sono degli aspetti che vanno al

di là di quello che noi possiamo controllare,  anche questo estremamente banale se vogliamo,

perché è facile no capirlo in teoria.. ovviamente  non controllo se piove, non controllo se il week

end posso farmi la gita fuori porta, non  controllo questo o quello, però poi quando

effettivamente ci ritroviamo di fronte a fattori  che non possiamo controllare perdiamo le staffe.

S: Si però alla fine, se non lo possiamo  controllare vale la pena preoccuparsene.

Magari sì ci si preoccupa perché c'è questo  pensiero che è qui.. però alla fine se non

lo possiamo controllare è uno spreco di energia  e quindi torniamo al fatto dell'efficienza.

Se siamo già sotto pressione non vale la  pena per noi andare a utilizzare quelle

che sono le nostre energie su un qualcosa che  comunque è al di là del nostro controllo.

Invece ci sono altri fattori che possiamo  effettivamente controllare su cui vale

la pena investire energie, tempo e soldi  nel caso di una grande azienda eccetera,

quindi è importante distinguere fra quelle  che sono le cose che possiamo controllare

le cose che non possiamo controllare. Immagino poi una persona che ha un'azienda,

se c'è una crisi bancaria mondiale come quello  del 2008 c'è poco che possiamo controllare,

però magari ci sono degli aspetti  nel nostro business che abbiamo

sotto controllo e quelle sono le cose cui  vale la pena dedicarsi e preoccuparsi.

C: E ci sono degli aspetti anche in noi  stessi per passare in mezzo presenza,

che so che è un punto importante della  di strumenti che ha in mente che quello

sì possiamo controllarlo, non che sia facile

S: No non è facile e soprattutto cosa stiamo  sotto stress però è importantissimo. È una

cosa che si dice soprattutto io come donna  magari qualcuno tenta ancora di dirmi questa

cosa “ah ma tu come donna dovresti essere brava  nel multitasking”, no. Le donne fanno multitasking

perché le donne sono obbligate a fare multitasking  perché se tu sei una mamma che ha una famiglia e

un lavoro non può dimenticarsi la famiglia mentre  lavora e poi a seconda di quello che è il lavoro

che si fa dimenticarsi completamente del lavoro  quando si sta prendendo cura della famiglia.

Quindi ovviamente una donna deve fare il  multitasking. Da questo punto di vista

si sta migliorando sul fatto che anche gli  uomini si prendono cura quella della famiglia,

però il multitasking non è mai efficente, quindi  evitarlo il più possibile, evitarlo come la morte.

È importante quando si sta dedicando  a qualcosa, soprattutto se questa cosa

è fondamentale che noi ci siamo al cento%. Le  conseguenze di decisioni prese quando non siamo

presenti di conversazioni forte quando non siamo  presenti, quando stiamo pensando a qualcos'altro

possono essere veramente veramente negative e  quindi è importante evitare il multitasking.

C: Una delle cose che a me personalmente aiuta  molto proprio per evitare il multitasking è quello

di darmi un tempo minimo nel corso della giornata  dove mi alleno a non continuamente zompettare

da una cosa all'altra. Viviamo comunque in un  periodo storico anche dove la tecnologia ci ci

sta educando molto gentilmente al multitasking  continuo, che siamo donne e uomini, la nostra

mente ha continuamente frammentata. E quindi  diventa quasi impossibile memorizzare un passo

di un libro, concentrarci sulla pagina che stavamo  leggendo, continuare a fare la stessa cosa per tot

minuti senza interromperci. Quindi dire vita del  multitasking è un po' come già ovviamente proporre

quello che sarebbe lo scenario ideale, è quasi  impossibile per donne per uomini a mio avviso,

però quello che possiamo fare almeno quello che  funziona per me dire “ok in questa mezz'ora cerco

e consapevolmente di non interrompermi con  cose inutili”. Poi può essere che non succeda

che non ce la faccia ma non è ovviamente motivo di  scoraggiamento non è tanto il fatto di raggiungere

l'obiettivo quanto il fatto di continuare  a provare fino a quando non ci riusciamo.

E questo tra l'altro si collega al all'ultimo  punto che è quello insomma della prospettiva,

il fatto di cambiare prospettiva anche  riguardo ai nostri in questo caso nel

caso del multitasking a un nostro non al  nostro fallimento nel tentare di evitarlo,

però anche quando parliamo no di situazioni  ad alta pressione, come ben dici tu,

cambiare prospettive guardarle con occhi  diversi può rivelarsi particolarmente utile.

S: Si altrimenti direi forse meglio  cambiare lavoro, perché l'alta pressione,

lo stress non solo rovinano la vita, in  certi casi si dice anche che uccidono,

insomma molte persone si ammalano ed è importante  avere un aspetto, una visione positiva, vedere

quello che appunto dobbiamo affrontare ogni giorno  come una sfida, piuttosto che come un qualcosa

di negativo che ci viene imposto dall'alto. Se ci sentiamo questi sono i nostri sentimenti

forse varrà la pena pensare onestamente a quello  che vogliamo fare. E questo io lo vado ci sono

persone che un certo punto dicono “è stato bello,  mi sono divertito la formula 1 non fa più per me”.

Nessuno di noi quando c'è un collega che decide  di andarsene perché dice “non ce la faccio più

con questo stress, non voglio più, non mi diverto  più, non sono più più l'entusiasmo dell'inizio”..

nessuno di noi critica un collega che se ne va  per questi motivi perché appunto è difficile. Poi

alla fine succede alle persone che sono e vanno  ritornano alla Formula 1 perché dopo che ti abitui

a questo ambiente di continui stimoli, continui  stress, continui... ti manca e vuoi tornarci.

Ho visto tante persone che hanno detto  “basta, non ce la faccio più” e poi

dopo due anni erano di nuovo a lavorare  in Formula 1, magari in un altro team.

C: Sottolineiamo che ovviamente livello di stress  e di pressione a questi capitolati voi è veramente

alto. Quindi quello che mi sento di dire è  non cediamo subito a quello che può essere

una situazione di stress ma cominciamo perlomeno  inizialmente, nel vostro caso può veramente poi

avere degli effetti deleteri ovviamente sulla  propria salute psicofisica a quel punto uno

dice ok prendo le distanze, prendo una pausa poi  torno faccio un'altra cosa. E questo può succedere

ovviamente anche in altri lavori, l'importante a  mio avviso è non usarla come scusa, quindi ogni

problema diventa.. non lo so questa è una cosa che  noto a volte nelle donne perché siamo molto più

emotive degli uomini come come modus operandi.. e  quindi spesso reagiamo con tutte questa emotività

che ci stressa, perché è stressante, e trasforma  ogni sassolino in una montagna. Quindi ecco,

ricordiamoci e questo è un appello alle  Biz girls che stanno ascoltando la puntata,

ricordiamoci di Sara quando siamo sotto pressione  e valutiamo se davvero siamo sotto pressione

o se possiamo, cambiando prospettiva  affrontare il problema in modo diverso.

S: Per noi è normale. Il mio capo magari  può venire dire “oh è successo che da questo

dipartimento hanno chiesto questa cosa”, “ok per  quanto gli serve?” “domani”, “ok vediamo cosa

posso fare!” alla fine se lui mi dice “ domani”  e io mi strappo i capelli non ottengo niente.

C: E questa è la prova che si può allenare anche  a lavorare sotto pressione attraverso questi

punti che abbiamo detto che ricapitolando  possiamo riassumere in keyword secondo me.

Hai parlato di cura della propria mente  del proprio corpo da non sottovalutare,

assolutamente andiamo oltre gli stereotipi  secondo cui lavorare sempre comunque è la

chiave del successo, non lo è. Due hai parlato di previsione e

flessibilità quindi organizzare e quelle  che sono obiettivamente i propri compiti

di inizio giornata però mantenendoci  flessibili, in maniera tale che non ci

strappiamo appunto i capelli nel momento  in cui qualcosa va come non era previsto.

Poi hai parlato di potremmo dire un'analisi  obiettiva, quindi il fatto di dire ok ho

completato il mio progetto questo è il  risultato a prescindere dal fatto che

sia buono o cattivo cercare di capire cosa è  andato bene e che cosa può essere migliorato.

Poi hai parlato di comunicazione abbiamo  detto tanto banale e semplice visto che la

usiamo ogni giorno, quanto cruciale nel  momento in cui soprattutto lavoriamo in

team o dobbiamo rivolgerci a qualcuno  sopra di noi e parlare con chiarezza.

Poi i check in che vi sono piaciuti moltissimo  perché appunto sono un uno strumento per

aggiornare quella che è la nostra situazione  nella lista di cose da fare e riadattarla alle

circostanze, quindi torniamo all'aspetto della  flessibilità nell'organizzare la nostra giornata.

Abbiamo parlato di distanza quindi il  fatto di prendere le distanze da una

situazione che ci appanna la mente, anche  se la reazione potrebbe essere quella di

sguazzarci dentro nella speranza di trovare una  soluzione che tanto non troveremo così facendo.

Hai parlato di obiettività e di ottimismo,  ottimismo unito ad obiettività. Quindi il

fatto di dire sono ottimista sul fatto che il mio  piano A andrà bene però, se possibile, facciamo

in modo che se cadiamo cadiamo sul morbido può  non ci rompiamo tutti gli arti del corpo, quindi

avere un piano B che in qualche modo ci possa dare  un'alternativa se le cose non vanno come previsto.

Hai parlato del lasciare andare quindi il fatto  di riconoscere che a volte lo stress è collegato

al nostro tentativo di controllare situazioni  che non possiamo controllare e qui, tra l'altro,

lo collego alla distanza quindi il fatto di  dire secondo me è ok c'è questa situazione,

non dipende da me, non ci posso fare nulla  in questo momento, fammi prendere le distanze

emotivamente da questa cosa e vediamo se posso  trovare un modo alternativo di affrontare

il problema attraverso quello che io posso  controllare, ad esempio, e questo è il punto

successivo che abbiamo affrontato, la presenza. Quindi il fatto di dire ok multitasking è un po'

parte del nostro modo di vivere ormai integrato  nel nostro Dna magari mi alleno per un piccolo

momento della giornata ad essere pienamente  presente in quello che faccio. E poi da un

piccolo momento diventeranno due momenti tre  movimenti quattro momenti e anche qui graduale

senza scoraggiarci e infine la prospettiva, quindi  il fatto di dire ok è davvero una situazione

talmente sfidante che va oltre le mie possibilità  di gestione e che sta minando la mia salute e in

questo caso cosa conviene che io faccia. Oppure  è una situazione che sto ingigantendo per tutti

i motivi che abbiamo detto sopra: perché non  avevo una lista, perché hanno preso le distanze,

perché non ero obiettivo, perché non avevo il  mio piano b e adesso mi ritrovo col sedere per

terra e in questo caso cosa posso fare per  cambiare il modo in cui guardo alle cose,

ti sentivi aggiungere qualcos'altro un  ultimo boost per le ragazze in ascolto?

S: Io penso che la cosa più  importante sia divertisti.

C: Questo è assolutamente la chiave!

S: Altrimenti cambiare! Altro esempio: la mia  esperienza. Io non ho studiato esattamente quello

che avrei dovuto studiare per fare l'aerodinamico,  anche se io sapevo di voler fare l'aerodinamico

forse perchè venendo dalla Sardegna nessuno  ci credeva che potessi arrivare fino a qua,

forse perché i miei genitori non volevano  che io lasciassi Cagliari. Io ho studiato

a Cagliari ingegneria meccanica, ho avuto diciamo  un'infarinatura una cosa di base che mi ha aiutata

all'uninversità però decisamente non ero pronta  per fare questo lavoro. Ho deciso che volevo

imparare di più sulle macchine e mi sono dato da  fare con la formula students, poi mi sono trovata

un dottorato a Londra, ho imparato e adesso sto  lavorando in Formula Uno però ogni tanto penso,

perché adesso stanno cambiando le regole non  si sa come la formula 1 diventerà nel 2021,

e poi ogni tanto penso ma non  sono sicura di voler restare,

potrei andare a lavorare in Aerospace potrei  andare a lavorare negli Stati Uniti, oppure

potrei cambiare e lavorare nel marketing  oppure.. alcune persone vedono come una

sconfitta il fatto che diciamo non voglio  più fare questo, voglio cambiare invece no,

alla fine la cosa più importante è divertirsi in  quello che si fa, anche se c'è stress o anche se

ci sono momenti bui però cercare di divertirsi  e quando non ci si diverte più cambiare.

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