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Memorie di Adriano - Yourcenar, 3. TELLUS STABILITA (5)

3. TELLUS STABILITA (5)

Ero deciso a reprimere quei torbidi di frontiera con mezzi meno banali che le legioni in marcia. Fu combinato un incontro di persona con Osroe. Riconducevo in Oriente la figlia dell'imperatore, fatta prigioniera quasi in culla, quando Traiano aveva occupato Babilonia, e poi trattenuta a Roma come ostaggio. Era una ragazzetta gracile, dai grandi occhi. La sua presenza e quella delle sue donne mi fu di qualche impaccio, durante quel viaggio che si doveva, oltretutto, compiere senza indugio. Quel gruppo di creature velate fu sballottato a dorso di cammello attraverso il deserto siriaco, sotto un baldacchino dalle cortine severamente abbassate. E ogni sera, alle tappe, mandavo a sentire se la principessa desiderava qualcosa.

Mi fermai un'ora in Licia, per convincere il mercante Opramoas, che aveva già dato prova delle sue eccellenti qualità di negoziatore, ad accompagnarmi in territorio partico. Per mancanza di tempo, non poté sfoggiare il suo lusso abituale. Quell'uomo infiacchito dall'opulenza era tuttavia un ammirevole compagno di viaggio, avvezzo a tutti gli imprevisti del deserto.

Il luogo dell'incontro si trovava sulla riva sinistra dell'Eufrate, poco lungi da Doura. Traversammo il fiume su una zattera. I soldati della guardia imperiale partica, con le corazze dorate, su cavalli altrettanto splendidi, formavano una linea abbagliante lungo le sponde. Il mio inseparabile Flegone era pallidissimo. Persino gli ufficiali che mi accompagnavano non celavano la loro apprensione: quell'incontro poteva nascondere un tranello. Opramoas, avvezzo a fiutare l'aria dell'Asia, si trovava a suo agio, si fidava di quel pericoloso amalgama di silenzio e di tumulto, d'immobilità e di galoppate improvvise, di quel lusso profuso nel deserto come un tappeto sulla sabbia. Quanto a me, ero straordinariamente calmo: come Cesare si fidava della sua barca, così io di quelle tavole su cui andava la mia sorte. Detti una prova di questa fiducia rendendo subito la principessa a suo padre, anziché tenerla sotto custodia nelle nostre linee fino al mio ritorno. Promisi anche che avrei reso il trono d'oro della dinastia Arsacide, che Traiano aveva portato via, e di cui non sapevamo che farci, laddove la superstizione orientale vi annetteva un immenso valore.

Il fasto di questi incontri con Osroe fu soltanto esteriore: in sostanza, non differivano gran che dagli abboccamenti di due vicini che cercano di comporre amichevolmente una questione di muro divisorio. Ero alle prese con un barbaro raffinato, che si esprimeva in greco, tutt'altro che stupido, non necessariamente più perverso di me; tuttavia, tanto indeciso da sembrare malsicuro. Le mie singolari discipline mentali m'aiutavano a captare quel pensiero sfuggente: seduto in faccia all'imperatore dei Parti, imparavo a prevedere, e ad orientare le sue risposte: entravo nel suo gioco; mi figuravo d'essere io Osroe nell'atto di contrattare con Adriano. Detesto i vaniloqui, nei quali ciascuno sa in anticipo che cederà, o che non cederà: la franchezza, negli affari, mi piace soprattutto come mezzo per semplificare le cose, e progredire in fretta. I Parti ci temevano; noi paventavamo i Parti: da questa reciproca paura poteva nascere la guerra. I satrapi la istigavano, per interesse personale: non tardai ad accorgermi che anche Osroe aveva i suoi Quieto, i suoi Palma. Farasmane, il più turbolento di quei principi semindipendenti assegnati alle frontiere, era ancor più pericoloso per l'impero partico che per noi. Mi hanno accusato di aver fiaccato con l'elargizione di sussidi quell'ambiente molle e malefico: era danaro investito bene. Ero troppo sicuro della superiorità delle nostre forze per irrigidirmi su un amor proprio idiota: ero pronto a tutte le concessioni formali, fatte solo di prestigio, ma a nessun'altra. La cosa più difficile fu persuadere Osroe che, se facevo poche promesse, era perché intendevo mantenerle. Tuttavia mi credette; o finse di credermi. L'accordo concluso tra noi durante quella visita dura ancora; da quindici anni a questa parte, nessuno di noi ha turbato la pace alle frontiere. Conto su di te affinché questo stato di cose perduri dopo la mia morte.

Una sera, sotto la tenda imperiale, durante una festa data in mio onore da Osroe, scorsi tra le donne e i paggi dalle lunghe ciglia, un uomo ignudo, scheletrico, completamente immobile, i cui occhi sbarrati pareva ignorassero quel trambusto di piatti carichi di vivande, di acrobati, di danzatrici. Gli rivolsi la parola a mezzo del mio interprete: non si degnò di rispondermi. Era un saggio. Ma i suoi discepoli erano più loquaci. Appresi così che quei pii vagabondi venivano dall'India, e il loro maestro apparteneva alla potente casta dei Bramini. Compresi che le sue meditazioni lo inducevano a ritenere che tutto l'universo non è che un tessuto di illusioni e di errori: l'austerità, la rinuncia, la morte, erano per lui il solo mezzo per eludere questo flusso mutevole delle cose, dal quale, al contrario, il nostro Eraclito s'è fatto portare, onde raggiungere, oltre il mondo dei sensi, quella sfera del divino, quel firmamento immobile e vuoto che anche Platone ha sognato. Presentii, pure attraverso le inesattezze degli interpreti, alcune delle idee che non furono del tutto ignorate da qualcuno dei nostri saggi, ma che l'indiano esprimeva in forma più definitiva e più netta. Quel Bramino era giunto in quello stadio in cui nulla, all'infuori del suo corpo, lo separava più dal dio intangibile, senza sostanza né forma, al quale aspirava a unirsi: aveva deciso, infatti, di farsi ardere vivo l'indomani. Osroe mi invitò a questa solenne cerimonia. Fu innalzato un rogo di arbusti odoriferi, l'uomo vi si tuffò e scomparve senza un grido. I discepoli non mostrarono il minimo rimpianto: per loro, era tutt'altro che una cerimonia funebre.

Ripensai a lungo a quel rogo, la notte che seguì. Ero disteso su di un tappeto di lana preziosa, sotto una tenda drappeggiata di pesante stoffa iridata. Un paggio mi massaggiava i piedi. Dall'esterno, mi giungevano radi i brusii di quella notte asiatica: la conversazione di due schiavi che sussurravano alla mia porta; il lieve fruscio d'una palma; Opramoas che russava dietro una tenda; il picchiare dello zoccolo d'un cavallo impastoiato: più lontano, dagli appartamenti delle donne, veniva il tubare mesto d'una canzone. Il Bramino aveva disdegnato tutto questo. Quell'uomo ebbro di rinuncia s'era abbandonato alle fiamme come un amante al suo talamo. Aveva respinto le cose, gli esseri, infine se stesso, come altrettante vesti che gli celavano quella presenza unica, quel centro invisibile e vuoto che preferiva a ogni altra cosa.

Mi sentivo diverso, pronto anch'io ad altre scelte. L'austerità, la rinuncia, la negazione non mi erano del tutto estranee: le avevo assaporate, come accade quasi sempre, a vent'anni. Non li avevo ancora quando, a Roma, condottovi da un amico, ero andato a visitare il vecchio Epitteto nel suo tugurio alla Suburra, pochi giorni prima che Domiziano lo esiliasse. L'antico schiavo, al quale un padrone brutale anni prima aveva spezzato una gamba senza riuscire a strappargli un lamento, il fragile vecchio che sopportava paziente i lunghi tormenti dei calcoli renali, m'era sembrato in possesso d'una libertà quasi sovrumana. Avevo contemplato con ammirazione quelle grucce, quel pagliericcio, quella lampada di terracotta, il mestolo di legno nella ciotola di creta, gli utensili semplici di una vita pura. Ma Epitteto rinunciava a troppe cose, e ben presto m'ero reso conto che, per me, nulla era più insidiosamente grato della rinuncia. L'indiano, più logico, ricusava addirittura la vita. Avevo molto da imparare da quei puri fanatici, ma a condizione di volgere in un altro senso la lezione ch'essi m'impartivano. Quei saggi si affannavano a trovare il loro dio al di là dell'oceano di forme, a ridurlo a quella qualità di unico, intangibile, incorporeo a cui egli ha rinunciato il giorno che ha voluto essere l'universo. Io intuivo diversi i miei rapporti col divino. M'immaginavo nell'atto di secondarlo nel suo sforzo d'imprimere al mondo una forma e un ordine, di sviluppare e moltiplicarne le circonvoluzioni, le ramificazioni. Io ero uno dei segmenti di quella ruota, uno degli aspetti di questa forza unica impegnata nella molteplicità delle cose: aquila e toro, uomo e cigno, fallo e cervello insieme, Proteo e insieme Giove.

Fu verso quell'epoca che cominciai a sentirmi dio. Non mi fraintendere: ero sempre, ero più che mai lo stesso uomo, nutrito dei frutti e degli animali della terra, che rende al suolo i resti dei suoi alimenti, sacrifica al sonno a ogni rivoluzione degli astri, irrequieto sino alla follia quando gli manca troppo a lungo la calda presenza dell'amore. La mia forza, la mia agilità fisica e mentale erano conservate accuratamente intatte, attraverso una ginnastica completamente umana. Ma che altro dirti, se non che tutto ciò io lo vivevo divinamente? Erano cessate le avventure temerarie della giovinezza, e quella urgenza di godere il tempo che passa. A quarantaquattro anni, mi sentivo senza impazienze, sicuro di me, perfetto quanto me lo consentiva la mia natura: eterno. E, comprendimi bene, si trattava d'un'ideazione dell'intelletto: i deliri, se devo assegnar loro questo nome, vennero più tardi. Ero dio, semplicemente, perché ero uomo. I titoli divini che la Grecia mi accordò in seguito non fecero che proclamare ciò che da tempo avevo constatato da me stesso. Credo che mi sarebbe stato possibile sentirmi dio anche nelle prigioni di Domiziano o nelle viscere d'una miniera. Se ho l'audacia di pretenderlo, vuol dire che questo sentimento mi appare assai poco straordinario, e per nulla raro. Anche altri, oltre che io stesso, l'hanno provato, o lo proveranno in avvenire.

Ho detto che i miei titoli aggiungevano ben poco a questa sorprendente certezza: essa, al contrario, trovava conferma nei gesti più semplici del mio mestiere d'imperatore. Se Giove è il cervello del mondo, ogni uomo incaricato di organizzare e moderare gli affari terreni può ragionevolmente considerarsi una parte di quel cervello che a tutto presiede. A torto o a ragione, quasi sempre l'umanità ha concepito il suo dio in termini di Provvidenza; le mie funzioni mi costringevano a essere, per una parte del genere umano, questa Provvidenza incarnata. Più lo Stato si sviluppa, serrando l'uomo nelle sue maglie fredde e rigorose, più la fiducia umana aspira a collocare al polo estremo di questa interminabile catena l'immagine adorata d'un uomo protettore. Lo volessi o no, le popolazioni orientali dell'impero mi trattavano da dio. Persino in Occidente, e a Roma, dove solo dopo morti siamo proclamati ufficialmente divini, la oscura pietà popolare sempre più si compiace di deificarci ancor vivi. Ben presto, la riconoscenza dei Parti elevò templi all'imperatore romano che aveva instaurata e serbata la pace: e a Vologesa, nel cuore di quel vasto mondo straniero, sorse il mio santuario. Lungi dallo scorgere in quelle dimostrazioni di culto i pericoli di follia o di prepotenza per l'uomo che le accetta, io vi ravvisavo un freno, l'impegno a delinearsi conforme un modello eterno, ad associare alla potenza umana una parte di sapienza divina. Esser dio, in fin dei conti, obbliga a un maggior numero di virtù che non essere imperatore.

Diciotto mesi dopo, mi feci iniziare a Eleusi. In un certo senso, questa visita a Osroe aveva segnato una svolta nella mia vita. Invece di tornare a Roma, avevo deciso di dedicare qualche anno alle province greche e orientali dell'impero: Atene diventava sempre più la mia patria, il mio centro. Ci tenevo molto a piacere ai Greci, e anche a ellenizzarmi il più possibile; ma quella iniziazione, motivata in parte da considerazioni politiche, costituì tuttavia una esperienza religiosa senza pari. Quei riti solenni non fanno che simboleggiare gli avvenimenti dell'esistenza umana, ma il simbolo va oltre l'atto, spiega ciascuno dei nostri gesti in termini di meccanica eterna. L'insegnamento che si riceve a Eleusi deve restare segreto: del resto, ha ben poche probabilità di venir divulgato, in quanto è, per sua natura, ineffabile. Una volta formulato, non condurrebbe che alle certezze più banali: in questo appunto risiede la sua profondità. I gradi più elevati che mi vennero conferiti in seguito, nel corso di conversazioni private con lo ierofante, nulla, o quasi nulla aggiunsero all'emozione iniziale, che il più oscuro dei pellegrini, partecipando alle abluzioni rituali o dissetandosi a quella sorgente, prova in egual misura. Avevo sentito le dissonanze risolversi in accordo; per un istante mi ero posato su una sfera diversa, avevo contemplato da lungi, ma anche molto da vicino, quella teoria umana e divina nella quale occupo il mio posto anch'io, quel mondo nel quale esiste ancora il dolore, non più l'errore. La sorte umana, quel vago tracciato al quale un occhio meno esercitato attribuisce tante imperfezioni, scintillava come le scie del cielo.

A questo punto conviene ch'io ti accenni un'abitudine che per tutta la vita mi indusse a percorrere sentieri meno segreti di quelli di Eleusi, ma che, in fin dei conti, vi corrono paralleli; voglio intendere lo studio degli astri. Sono stato sempre amico degli astronomi e cliente degli astrologhi. La scienza di questi ultimi è incerta, falsa nelle singole parti, forse veritiera nell'insieme; dato che l'uomo, particella dell'universo, è governato dalle leggi medesime che presiedono al cielo, non è poi così assurdo cercare lassù i temi delle nostre esistenze, le fredde simpatie che partecipano ai nostri successi e ai nostri errori. Non c'è sera d'autunno in cui io mancai mai di salutare, a sud dell'Acquario, il Coppiere celeste, il Dispensatore insigne sotto il cui segno sono nato. Non mancavo mai di riconoscere, in ciascuna delle loro evoluzioni, Giove e Venere, i moderatori della mia vita, né di misurare l'influenza del funesto Saturno. Ma se questa strana proiezione dell'umano sulla volta stellare spesso turbava le mie veglie, ancor più fortemente mi interessavo alle matematiche celesti, speculazioni astratte alle quali i grandi corpi incandescenti c'inducono. Uniformandomi ad alcuni più temerari tra i nostri sapienti, ero incline a ritenere che la terra partecipi anch'essa a quel periplo notturno e diurno del quale le processioni sacre di Eleusi rappresentano, tutt'al più, il simulacro umano. In un mondo dove tutto non è che turbine di forze, danza di atomi, dove tutto si trova contemporaneamente in alto e in basso, al centro e alla periferia, non riuscivo a farmi convinto dell'esistenza d'un globo immobile, d'un punto fisso che non fosse al tempo stesso in moto.

Altre volte, i calcoli sul ricorso degli equinozi, già stabilito da Ipparco di Alessandria, assillavano le mie veglie notturne: vi ritrovavo sotto forma di dimostrazione e non più favola o simbolo, lo stesso mistero eleusino dei corsi e ricorsi. La Spiga della Vergine, ai nostri giorni, non si trova più in quel punto della carta dove l'ha segnata Ipparco; e questa variazione è il compimento d'un ciclo, che conferma le ipotesi dell'astronomo. Lentamente, ineluttabilmente, il firmamento tornerà a essere quello che era ai tempi di Ipparco: e sarà nuovamente quello che è oggi, ai tempi di Adriano. Quel disordine s'integrava nell'ordine; il mutamento faceva parte d'un piano che l'astronomo era in grado di prevedere in anticipo; lo spirito umano rivelava la sua partecipazione all'universo per il fatto d'aver concepito teoremi esatti così come a Eleusi con le grida rituali e le danze. L'uomo che contempla gli astri, e gli astri contemplati ruotano ineluttabilmente verso la loro fine, segnata in qualche punto del cielo. Ma ogni momento di questa caduta rappresentava un tempo d'arresto, un riferimento, il segmento d'una curva, solida quanto una catena d'oro. Ogni slittamento ci riconduceva a quel punto che, oggi, dato che per caso ci siamo trovati a viverci, ci appare un centro.

Sin dalle notti della mia infanzia, quando col braccio levato Marullino m'indicava le costellazioni, l'interesse per le cose del cielo non mi ha mai abbandonato. Al campo, durante le veglie forzate, ho contemplato la luna che corre tra le nubi dei cieli barbari; più tardi, nelle limpide notti dell'Attica, ho ascoltato l'astronomo Terone di Rodi spiegarmi il suo sistema del mondo; disteso sul ponte d'una nave, in pieno Egeo, osservavo il lento moto oscillante dell'albero maestro spostarsi tra le stelle, andare dall'occhio acceso del Toro al pianto delle Pleiadi, dal Pegaso al Cigno; e ho risposto come meglio sapevo alle domande serie e ingenue del giovinetto che contemplava quello stesso cielo con me. Qui, in Villa, ho fatto costruire un vero osservatorio, ma oggi il mio male m'impedisce di ascenderne i gradini. Una volta, nella mia vita, ho fatto di più: ho offerto il sacrificio d'una intera notte alle costellazioni. Ciò avvenne dopo la mia visita a Osroe, durante la traversata del deserto siriaco. Disteso supino, gli occhi bene aperti, tralasciando per qualche ora ogni pensiero umano, mi sono abbandonato dal tramonto all'aurora a quel mondo di cristallo e di fiamma. E' stato il più bello dei miei viaggi. Il grande astro della Lira, stella polare degli uomini che vivranno quando noi da dozzine di migliaia d'anni non saremo più, splendeva sul mio capo. I Gemelli rilucevano d'una luce tenue negli estremi bagliori del tramonto; il Serpente precedeva il Sagittario; l'Aquila saliva allo zenit, le ali aperte, e ai suoi piedi splendeva quella costellazione non ancora designata dagli astronomi alla quale in seguito ho dato il più caro dei nomi. La notte, che non è mai così totale come credono coloro che vivono e dormono nelle stanze, si fece più cupa, poi si rischiarò. Si spensero i fuochi, che s'erano lasciati accesi per fugare gli sciacalli; quel mucchio di brace ardente mi rammentò il nonno, in piedi nella sua vigna, le sue profezie che ormai erano il presente, e che sarebbero state ben presto il passato. Ho cercato di aderire al divino sotto molte forme; e ho conosciuto molte estasi. Ve ne sono di atroci; altre, d'una dolcezza struggente. Quella della notte siriaca fu singolarmente lucida. Mi tracciò i movimenti celesti con una precisione che nessuna osservazione parziale mi avrebbe mai consentito di raggiungere. Nel momento in cui scrivo, io so esattamente quali stelle passano qui, a Tivoli, sopra questo soffitto ornato di stucchi e di pitture preziose, e altrove, laggiù, su un sepolcro. Qualche anno dopo, la morte doveva diventare l'oggetto delle mie meditazioni costanti, il pensiero al quale ho dedicato tutte quelle forze del mio spirito che lo Stato non assorbiva. E chi dice morte esprime anche quel mondo misterioso al quale forse per suo mezzo si accede. Dopo tante riflessioni ed esperienze, talvolta condannabili, ignoro ancora quello che accade dietro quella buia cortina. Ma la notte siriaca rappresenta la mia parte consapevole d'immortalità.


3. TELLUS STABILITA (5) 3. TELLUS ESTABLISHED (5)

Ero deciso a reprimere quei torbidi di frontiera con mezzi meno banali che le legioni in marcia. I was determined to suppress those frontier murders by less mundane means than marching legions. Fu combinato un incontro di persona con Osroe. An in-person meeting with Osroe was arranged. Riconducevo in Oriente la figlia dell'imperatore, fatta prigioniera quasi in culla, quando Traiano aveva occupato Babilonia, e poi trattenuta a Roma come ostaggio. I was bringing back to the East the emperor's daughter, taken captive almost in the cradle when Trajan had occupied Babylon, and then held in Rome as a hostage. Era una ragazzetta gracile, dai grandi occhi. She was a puny little girl with big eyes. La sua presenza e quella delle sue donne mi fu di qualche impaccio, durante quel viaggio che si doveva, oltretutto, compiere senza indugio. His presence and that of his women was of some impediment to me, during that journey that was, moreover, to be accomplished without delay. Quel gruppo di creature velate fu sballottato a dorso di cammello attraverso il deserto siriaco, sotto un baldacchino dalle cortine severamente abbassate. That group of veiled creatures was whisked on camels' backs across the Syriac desert, under a canopy of severely lowered curtains. E ogni sera, alle tappe, mandavo a sentire se la principessa desiderava qualcosa. And every night, at the stages, I would send to hear if the princess wanted anything.

Mi fermai un'ora in Licia, per convincere il mercante Opramoas, che aveva già dato prova delle sue eccellenti qualità di negoziatore, ad accompagnarmi in territorio partico. I stopped for an hour in Lycia to persuade the merchant Opramoas, who had already proven his excellent qualities as a negotiator, to accompany me into Parthian territory. Per mancanza di tempo, non poté sfoggiare il suo lusso abituale. Due to lack of time, he could not show off his usual luxury. Quell'uomo infiacchito dall'opulenza era tuttavia un ammirevole compagno di viaggio, avvezzo a tutti gli imprevisti del deserto. The man wearied by opulence was nevertheless an admirable traveling companion, accustomed to all the contingencies of the desert.

Il luogo dell'incontro si trovava sulla riva sinistra dell'Eufrate, poco lungi da Doura. The meeting place was on the left bank of the Euphrates River, not far from Doura. Traversammo il fiume su una zattera. We crossed the river on a raft. I soldati della guardia imperiale partica, con le corazze dorate, su cavalli altrettanto splendidi, formavano una linea abbagliante lungo le sponde. Soldiers of the Parthian imperial guard, wearing golden armor, on equally splendid horses, formed a dazzling line along the banks. Il mio inseparabile Flegone era pallidissimo. My inseparable Phlegmon was pale as hell. Persino gli ufficiali che mi accompagnavano non celavano la loro apprensione: quell'incontro poteva nascondere un tranello. Even the officers who accompanied me did not hide their apprehension: that meeting could hide a trap. Opramoas, avvezzo a fiutare l'aria dell'Asia, si trovava a suo agio, si fidava di quel pericoloso amalgama di silenzio e di tumulto, d'immobilità e di galoppate improvvise, di quel lusso profuso nel deserto come un tappeto sulla sabbia. Opramoas, accustomed to sniffing the air of Asia, was at ease, he trusted that dangerous amalgam of silence and tumult, immobility and sudden gallops, that luxury lavished in the desert like a carpet on the sand. Opramoas, acostumbrado a oler el aire de Asia, estaba a gusto, confiaba en esa peligrosa amalgama de silencio y tumulto, de inmovilidad y galopes repentinos, de ese lujo profuso en el desierto como una alfombra sobre la arena. Quanto a me, ero straordinariamente calmo: come Cesare si fidava della sua barca, così io di quelle tavole su cui andava la mia sorte. As for me, I was extraordinarily calm: as Caesar trusted his boat, so I trusted those boards on which my fate went. Detti una prova di questa fiducia rendendo subito la principessa a suo padre, anziché tenerla sotto custodia nelle nostre linee fino al mio ritorno. I gave proof of this trust by immediately rendering the princess to her father, rather than keeping her in custody in our lines until my return. Promisi anche che avrei reso il trono d'oro della dinastia Arsacide, che Traiano aveva portato via, e di cui non sapevamo che farci, laddove la superstizione orientale vi annetteva un immenso valore. I also promised that I would return the golden throne of the Arsacid dynasty, which Trajan had taken away, and which we did not know what to do with, where Eastern superstition attached immense value to it. También prometí que devolvería el trono de oro de la dinastía de los arsácidas, que Trajano se había llevado, y con el que no sabíamos qué hacer, donde la superstición oriental le daba un valor inmenso.

Il fasto di questi incontri con Osroe fu soltanto esteriore: in sostanza, non differivano gran che dagli abboccamenti di due vicini che cercano di comporre amichevolmente una questione di muro divisorio. The pomp of these meetings with Osroe was only external: in essence, they did not differ much from the meetings of two neighbors who are trying to amicably settle a question of dividing wall. Ero alle prese con un barbaro raffinato, che si esprimeva in greco, tutt'altro che stupido, non necessariamente più perverso di me; tuttavia, tanto indeciso da sembrare malsicuro. I was grappling with a refined, Greek-speaking barbarian, far from stupid, not necessarily more perverse than I; yet, so indecisive as to seem unhealthy. Le mie singolari discipline mentali m'aiutavano a captare quel pensiero sfuggente: seduto in faccia all'imperatore dei Parti, imparavo a prevedere, e ad orientare le sue risposte: entravo nel suo gioco; mi figuravo d'essere io Osroe nell'atto di contrattare con Adriano. My singular mental disciplines helped me to grasp that elusive thought: sitting in the face of the Parthian emperor, I learned to foresee, and to orient his answers: I entered his game; I imagined myself being Osroe in the act of negotiating with Adriano. Detesto i vaniloqui, nei quali ciascuno sa in anticipo che cederà, o che non cederà: la franchezza, negli affari, mi piace soprattutto come mezzo per semplificare le cose, e progredire in fretta. I detest vainiloquies, in which everyone knows in advance that he will give in, or that he will not give in: frankness, in business, appeals to me above all as a means of simplifying things, and moving forward quickly. I Parti ci temevano; noi paventavamo i Parti: da questa reciproca paura poteva nascere la guerra. The Parthians feared us; we feared the Parthians: war could arise from this mutual fear. I satrapi la istigavano, per interesse personale: non tardai ad accorgermi che anche Osroe aveva i suoi Quieto, i suoi Palma. The satraps instigated it, out of self-interest: it was not long before I realized that Osroe, too, had his Quieto, his Palma. Farasmane, il più turbolento di quei principi semindipendenti assegnati alle frontiere, era ancor più pericoloso per l'impero partico che per noi. Farasmane, the most turbulent of those semi-independent princes assigned to the frontiers, was even more dangerous for the Parthian empire than for us. Mi hanno accusato di aver fiaccato con l'elargizione di sussidi quell'ambiente molle e malefico: era danaro investito bene. They accused me of flogging that soft, evil environment with the handout of subsidies: it was money well invested. Ero troppo sicuro della superiorità delle nostre forze per irrigidirmi su un amor proprio idiota: ero pronto a tutte le concessioni formali, fatte solo di prestigio, ma a nessun'altra. I was too sure of the superiority of our strength to stiffen on idiotic self-love: I was ready for all formal concessions, made only of prestige, but none other. La cosa più difficile fu persuadere Osroe che, se facevo poche promesse, era perché intendevo mantenerle. The most difficult thing was to persuade Osroe that if I made few promises, it was because I intended to keep them. Tuttavia mi credette; o finse di credermi. However, he believed me; or pretended to believe me. L'accordo concluso tra noi durante quella visita dura ancora; da quindici anni a questa parte, nessuno di noi ha turbato la pace alle frontiere. The agreement made between us during that visit still endures; for 15 years now, none of us has disturbed the peace on the borders. Conto su di te affinché questo stato di cose perduri dopo la mia morte. I count on you that this state of affairs will endure after my death. **

Una sera, sotto la tenda imperiale, durante una festa data in mio onore da Osroe, scorsi tra le donne e i paggi dalle lunghe ciglia, un uomo ignudo, scheletrico, completamente immobile, i cui occhi sbarrati pareva ignorassero quel trambusto di piatti carichi di vivande, di acrobati, di danzatrici. One evening, under the imperial tent, during a feast given in my honor by Osroe, I glimpsed among the women and long-lashed pages, a naked, skeletal man, completely motionless, whose barred eyes seemed to ignore that bustle of plates laden with food, acrobats, and dancers. Gli rivolsi la parola a mezzo del mio interprete: non si degnò di rispondermi. I addressed him through my interpreter: he did not deign to answer me. Era un saggio. Ma i suoi discepoli erano più loquaci. But his disciples were more talkative. Appresi così che quei pii vagabondi venivano dall'India, e il loro maestro apparteneva alla potente casta dei Bramini. I thus learned that those pious wanderers came from India, and their master belonged to the powerful Brahmin caste. Compresi che le sue meditazioni lo inducevano a ritenere che tutto l'universo non è che un tessuto di illusioni e di errori: l'austerità, la rinuncia, la morte, erano per lui il solo mezzo per eludere questo flusso mutevole delle cose, dal quale, al contrario, il nostro Eraclito s'è fatto portare, onde raggiungere, oltre il mondo dei sensi, quella sfera del divino, quel firmamento immobile e vuoto che anche Platone ha sognato. I understood that his meditations led him to believe that the whole universe is but a fabric of illusions and errors: austerity, renunciation, death, were for him the only means of evading this changing flux of things, by which, on the contrary, our Heraclitus was led, in order to reach, beyond the world of the senses, that sphere of the divine, that motionless and empty firmament that Plato also dreamed of. Presentii, pure attraverso le inesattezze degli interpreti, alcune delle idee che non furono del tutto ignorate da qualcuno dei nostri saggi, ma che l'indiano esprimeva in forma più definitiva e più netta. I presented, albeit through the inaccuracies of the interpreters, some of the ideas that were not completely ignored by some of our sages, but which the Indian expressed in a more definitive and sharper form. Quel Bramino era giunto in quello stadio in cui nulla, all'infuori del suo corpo, lo separava più dal dio intangibile, senza sostanza né forma, al quale aspirava a unirsi: aveva deciso, infatti, di farsi ardere vivo l'indomani. That Brahmin had reached that stage where nothing but his body separated him any longer from the intangible god, without substance or form, to whom he aspired to unite: he had decided, in fact, to be burned alive the next day. Osroe mi invitò a questa solenne cerimonia. Osroe invited me to this solemn ceremony. Fu innalzato un rogo di arbusti odoriferi, l'uomo vi si tuffò e scomparve senza un grido. A bonfire of odoriferous shrubs was raised, the man dived into it and disappeared without a cry. I discepoli non mostrarono il minimo rimpianto: per loro, era tutt'altro che una cerimonia funebre. The disciples did not show the slightest regret: for them, it was anything but a funeral ceremony.

Ripensai a lungo a quel rogo, la notte che seguì. I thought back on that burning for a long time the night that followed. Ero disteso su di un tappeto di lana preziosa, sotto una tenda drappeggiata di pesante stoffa iridata. I was lying on a carpet of precious wool, under a curtain draped with heavy rainbow cloth. Un paggio mi massaggiava i piedi. A page was massaging my feet. Dall'esterno, mi giungevano radi i brusii di quella notte asiatica: la conversazione di due schiavi che sussurravano alla mia porta; il lieve fruscio d'una palma; Opramoas che russava dietro una tenda; il picchiare dello zoccolo d'un cavallo impastoiato: più lontano, dagli appartamenti delle donne, veniva il tubare mesto d'una canzone. From outside, the noises of that Asian night reached me radiantly: the conversation of two slaves whispering at my door; the faint rustle of a palm tree; Opramoas snoring behind a curtain; the thumping of a kneaded horse's hoof: farther away, from the women's apartments, came the mournful cooing of a song. Il Bramino aveva disdegnato tutto questo. Brahmin had disdained all this. Quell'uomo ebbro di rinuncia s'era abbandonato alle fiamme come un amante al suo talamo. The man inebriated with renunciation had abandoned himself to the flames like a lover to his thalamus. Aveva respinto le cose, gli esseri, infine se stesso, come altrettante vesti che gli celavano quella presenza unica, quel centro invisibile e vuoto che preferiva a ogni altra cosa. He had rejected things, beings, finally himself, as so many robes that concealed from him that unique presence, that invisible and empty center that he preferred to everything else.

Mi sentivo diverso, pronto anch'io ad altre scelte. I felt different, ready for other choices as well. L'austerità, la rinuncia, la negazione non mi erano del tutto estranee: le avevo assaporate, come accade quasi sempre, a vent'anni. Austerity, renunciation, denial were not entirely foreign to me: I had tasted them, as is almost always the case, in my twenties. Non li avevo ancora quando, a Roma, condottovi da un amico, ero andato a visitare il vecchio Epitteto nel suo tugurio alla Suburra, pochi giorni prima che Domiziano lo esiliasse. I did not yet have them when, in Rome, led there by a friend, I had gone to visit old Epictetus in his hovel in the Suburra, a few days before Domitian exiled him. L'antico schiavo, al quale un padrone brutale anni prima aveva spezzato una gamba senza riuscire a strappargli un lamento, il fragile vecchio che sopportava paziente i lunghi tormenti dei calcoli renali, m'era sembrato in possesso d'una libertà quasi sovrumana. The ancient slave, whose leg a brutal master years earlier had broken without managing to wring a moan from him, the frail old man who patiently endured the long torments of kidney stones, seemed to me to possess an almost superhuman freedom. Avevo contemplato con ammirazione quelle grucce, quel pagliericcio, quella lampada di terracotta, il mestolo di legno nella ciotola di creta, gli utensili semplici di una vita pura. I had contemplated with admiration those crutches, that straw rack, that earthenware lamp, the wooden ladle in the clay bowl, the simple utensils of a pure life. Ma Epitteto rinunciava a troppe cose, e ben presto m'ero reso conto che, per me, nulla era più insidiosamente grato della rinuncia. But Epictetus renounced too many things, and I soon realized that, for me, nothing was more insidiously grateful than renunciation. L'indiano, più logico, ricusava addirittura la vita. The Indian, more logically, even recused himself from life. Avevo molto da imparare da quei puri fanatici, ma a condizione di volgere in un altro senso la lezione ch'essi m'impartivano. I had much to learn from those pure fanatics, but on the condition of turning the lesson they were imparting to me in another direction. Quei saggi si affannavano a trovare il loro dio al di là dell'oceano di forme, a ridurlo a quella qualità di unico, intangibile, incorporeo a cui egli ha rinunciato il giorno che ha voluto essere l'universo. Those sages labored to find their god beyond the ocean of forms, to reduce him to that unique, intangible, incorporeal quality he renounced the day he wanted to be the universe. Io intuivo diversi i miei rapporti col divino. I sensed different my relationships with the divine. M'immaginavo nell'atto di secondarlo nel suo sforzo d'imprimere al mondo una forma e un ordine, di sviluppare e moltiplicarne le circonvoluzioni, le ramificazioni. I imagined myself in the act of seconding him in his effort to imprint the world with form and order, to develop and multiply its circumvolutions, its ramifications. Io ero uno dei segmenti di quella ruota, uno degli aspetti di questa forza unica impegnata nella molteplicità delle cose: aquila e toro, uomo e cigno, fallo e cervello insieme, Proteo e insieme Giove. I was one of the segments of that wheel, one of the aspects of this unique force engaged in the multiplicity of things: eagle and bull, man and swan, phallus and brain together, Proteus and Jupiter together.

Fu verso quell'epoca che cominciai a sentirmi dio. It was around that time that I began to feel like a god. Non mi fraintendere: ero sempre, ero più che mai lo stesso uomo, nutrito dei frutti e degli animali della terra, che rende al suolo i resti dei suoi alimenti, sacrifica al sonno a ogni rivoluzione degli astri, irrequieto sino alla follia quando gli manca troppo a lungo la calda presenza dell'amore. Do not misunderstand me: I was always, I was more than ever the same man, nourished by the fruits and animals of the earth, rendering the remains of his food to the ground, sacrificing to sleep at every revolution of the stars, restless to the point of madness when he misses the warm presence of love too long. La mia forza, la mia agilità fisica e mentale erano conservate accuratamente intatte, attraverso una ginnastica completamente umana. My strength, physical and mental agility were kept carefully intact through completely human gymnastics. Ma che altro dirti, se non che tutto ciò io lo vivevo divinamente? But what else to tell you, except that all of this I lived divinely? Erano cessate le avventure temerarie della giovinezza, e quella urgenza di godere il tempo che passa. Gone were the reckless adventures of youth, and that urgency to enjoy the passing of time. A quarantaquattro anni, mi sentivo senza impazienze, sicuro di me, perfetto quanto me lo consentiva la mia natura: eterno. At forty-four years old, I felt without impatience, confident, as perfect as my nature would allow: eternal. E, comprendimi bene, si trattava d'un'ideazione dell'intelletto: i deliri, se devo assegnar loro questo nome, vennero più tardi. And, understand me well, it was an ideation of the intellect: delusions, if I have to assign them this name, came later. Ero dio, semplicemente, perché ero uomo. I was god, simply, because I was man. I titoli divini che la Grecia mi accordò in seguito non fecero che proclamare ciò che da tempo avevo constatato da me stesso. The divine titles that Greece later granted me only proclaimed what I had long since ascertained for myself. Credo che mi sarebbe stato possibile sentirmi dio anche nelle prigioni di Domiziano o nelle viscere d'una miniera. I think it would have been possible for me to feel like a god even in Domitian's prisons or in the bowels of a mine. Se ho l'audacia di pretenderlo, vuol dire che questo sentimento mi appare assai poco straordinario, e per nulla raro. If I have the audacity to claim it, it means that this feeling appears to me to be very unordinary, and not at all rare. Anche altri, oltre che io stesso, l'hanno provato, o lo proveranno in avvenire. Others, as well as myself, have also tried it, or will try it in the future.

Ho detto che i miei titoli aggiungevano ben poco a questa sorprendente certezza: essa, al contrario, trovava conferma nei gesti più semplici del mio mestiere d'imperatore. I said that my titles added very little to this surprising certainty: it, on the contrary, found confirmation in the simplest gestures of my craft as an emperor. Se Giove è il cervello del mondo, ogni uomo incaricato di organizzare e moderare gli affari terreni può ragionevolmente considerarsi una parte di quel cervello che a tutto presiede. If Jupiter is the brain of the world, every man charged with organizing and moderating earthly affairs can reasonably consider himself a part of that brain that presides over everything. A torto o a ragione, quasi sempre l'umanità ha concepito il suo dio in termini di Provvidenza; le mie funzioni mi costringevano a essere, per una parte del genere umano, questa Provvidenza incarnata. Rightly or wrongly, mankind has almost always conceived of its god in terms of Providence; my functions compelled me to be, for a part of mankind, this embodied Providence. Più lo Stato si sviluppa, serrando l'uomo nelle sue maglie fredde e rigorose, più la fiducia umana aspira a collocare al polo estremo di questa interminabile catena l'immagine adorata d'un uomo protettore. The more the state develops, tightening man in its cold and strict meshes, the more human confidence aspires to place at the extreme pole of this interminable chain the adored image of a protector man. Lo volessi o no, le popolazioni orientali dell'impero mi trattavano da dio. Whether I wanted it or not, the eastern peoples of the empire treated me like a god. Persino in Occidente, e a Roma, dove solo dopo morti siamo proclamati ufficialmente divini, la oscura pietà popolare sempre più si compiace di deificarci ancor vivi. Even in the West, and in Rome, where only after we die are we officially proclaimed divine, dark popular piety increasingly takes pleasure in deifying us still alive. Ben presto, la riconoscenza dei Parti elevò templi all'imperatore romano che aveva instaurata e serbata la pace: e a Vologesa, nel cuore di quel vasto mondo straniero, sorse il mio santuario. Soon, the gratitude of the Parthians raised temples to the Roman emperor who had established and preserved peace: and at Vologesa, in the heart of that vast foreign world, my shrine arose. Lungi dallo scorgere in quelle dimostrazioni di culto i pericoli di follia o di prepotenza per l'uomo che le accetta, io vi ravvisavo un freno, l'impegno a delinearsi conforme un modello eterno, ad associare alla potenza umana una parte di sapienza divina. Far from discerning in those demonstrations of worship the dangers of folly or arrogance for the man who accepts them, I saw in them a restraint, a commitment to delineate oneself in conformity with an eternal model, to associate human power with a share of divine wisdom. Esser dio, in fin dei conti, obbliga a un maggior numero di virtù che non essere imperatore. Being god, after all, obligates one to a greater number of virtues than being emperor. **

Diciotto mesi dopo, mi feci iniziare a Eleusi. Eighteen months later, I got myself started in Eleusis. In un certo senso, questa visita a Osroe aveva segnato una svolta nella mia vita. In a way, this visit to Osroe had marked a turning point in my life. Invece di tornare a Roma, avevo deciso di dedicare qualche anno alle province greche e orientali dell'impero: Atene diventava sempre più la mia patria, il mio centro. Instead of returning to Rome, I had decided to devote a few years to the empire's Greek and eastern provinces-Athens increasingly became my homeland, my center. Ci tenevo molto a piacere ai Greci, e anche a ellenizzarmi il più possibile; ma quella iniziazione, motivata in parte da considerazioni politiche, costituì tuttavia una esperienza religiosa senza pari. I was keen to please the Greeks, and also to Hellenize myself as much as possible; but that initiation, motivated in part by political considerations, nevertheless constituted an unparalleled religious experience. Quei riti solenni non fanno che simboleggiare gli avvenimenti dell'esistenza umana, ma il simbolo va oltre l'atto, spiega ciascuno dei nostri gesti in termini di meccanica eterna. Those solemn rites merely symbolize the events of human existence, but the symbol goes beyond the act; it explains each of our gestures in terms of eternal mechanics. L'insegnamento che si riceve a Eleusi deve restare segreto: del resto, ha ben poche probabilità di venir divulgato, in quanto è, per sua natura, ineffabile. The teaching received at Eleusis must remain secret: after all, it has little chance of being divulged, since it is, by its very nature, ineffable. Una volta formulato, non condurrebbe che alle certezze più banali: in questo appunto risiede la sua profondità. Once formulated, it would only lead to the most mundane certainties: therein lies its depth. I gradi più elevati che mi vennero conferiti in seguito, nel corso di conversazioni private con lo ierofante, nulla, o quasi nulla aggiunsero all'emozione iniziale, che il più oscuro dei pellegrini, partecipando alle abluzioni rituali o dissetandosi a quella sorgente, prova in egual misura. The higher degrees that were bestowed on me later, in the course of private conversations with the hierophant, added nothing, or almost nothing to the initial excitement, which the most obscure of pilgrims, participating in ritual ablutions or quenching their thirst at that spring, feel in equal measure. Avevo sentito le dissonanze risolversi in accordo; per un istante mi ero posato su una sfera diversa, avevo contemplato da lungi, ma anche molto da vicino, quella teoria umana e divina nella quale occupo il mio posto anch'io, quel mondo nel quale esiste ancora il dolore, non più l'errore. I had felt the dissonances resolve into agreement; for a moment I had stood on a different sphere, I had contemplated from afar, but also very closely, that human and divine theory in which I also occupy my place, that world in which there is still pain, no longer error. La sorte umana, quel vago tracciato al quale un occhio meno esercitato attribuisce tante imperfezioni, scintillava come le scie del cielo. Human fate, that vague outline to which a less exercised eye ascribes so many imperfections, sparkled like the trails of heaven.

A questo punto conviene ch'io ti accenni un'abitudine che per tutta la vita mi indusse a percorrere sentieri meno segreti di quelli di Eleusi, ma che, in fin dei conti, vi corrono paralleli; voglio intendere lo studio degli astri. At this point it would be fitting for me to mention a habit that throughout my life led me to walk paths that were less secret than those of Eleusis, but which, after all, run parallel to them; I mean the study of the stars. Sono stato sempre amico degli astronomi e cliente degli astrologhi. I have always been a friend of astronomers and a client of astrologers. La scienza di questi ultimi è incerta, falsa nelle singole parti, forse veritiera nell'insieme; dato che l'uomo, particella dell'universo, è governato dalle leggi medesime che presiedono al cielo, non è poi così assurdo cercare lassù i temi delle nostre esistenze, le fredde simpatie che partecipano ai nostri successi e ai nostri errori. The science of the latter is uncertain, false in individual parts, perhaps truthful in the whole; since man, a particle of the universe, is governed by the same laws that preside over heaven, it is not so absurd to look up there for the themes of our existences, the cold sympathies that participate in our successes and mistakes. Non c'è sera d'autunno in cui io mancai mai di salutare, a sud dell'Acquario, il Coppiere celeste, il Dispensatore insigne sotto il cui segno sono nato. There is no autumn evening when I ever failed to greet, south of Aquarius, the celestial Cupbearer, the distinguished Dispenser under whose sign I was born. Non mancavo mai di riconoscere, in ciascuna delle loro evoluzioni, Giove e Venere, i moderatori della mia vita, né di misurare l'influenza del funesto Saturno. I never failed to recognize, in each of their evolutions, Jupiter and Venus, the moderators of my life, nor to measure the influence of the baleful Saturn. Ma se questa strana proiezione dell'umano sulla volta stellare spesso turbava le mie veglie, ancor più fortemente mi interessavo alle matematiche celesti, speculazioni astratte alle quali i grandi corpi incandescenti c'inducono. But if this strange projection of the human on the star vault often disturbed my wakes, even more strongly I was interested in celestial mathematics, abstract speculations to which the great glowing bodies induce us. Uniformandomi ad alcuni più temerari tra i nostri sapienti, ero incline a ritenere che la terra partecipi anch'essa a quel periplo notturno e diurno del quale le processioni sacre di Eleusi rappresentano, tutt'al più, il simulacro umano. Unifying myself with some of the more reckless among our savants, I was inclined to believe that the earth also participates in that nocturnal and diurnal periplexity of which the sacred processions of Eleusis represent, at most, the human simulacrum. In un mondo dove tutto non è che turbine di forze, danza di atomi, dove tutto si trova contemporaneamente in alto e in basso, al centro e alla periferia, non riuscivo a farmi convinto dell'esistenza d'un globo immobile, d'un punto fisso che non fosse al tempo stesso in moto. In a world where everything is but a whirlwind of forces, a dance of atoms, where everything is simultaneously at the top and at the bottom, at the center and at the periphery, I could not make myself convinced of the existence of a motionless globe, of a fixed point that was not at the same time in motion.

Altre volte, i calcoli sul ricorso degli equinozi, già stabilito da Ipparco di Alessandria, assillavano le mie veglie notturne: vi ritrovavo sotto forma di dimostrazione e non più favola o simbolo, lo stesso mistero eleusino dei corsi e ricorsi. At other times, calculations on the recurrence of the equinoxes, already established by Hipparchus of Alexandria, nagged at my nightly wakes: I found there, in the form of demonstration and no longer fable or symbol, the same Eleusinian mystery of courses and recurrences. La Spiga della Vergine, ai nostri giorni, non si trova più in quel punto della carta dove l'ha segnata Ipparco; e questa variazione è il compimento d'un ciclo, che conferma le ipotesi dell'astronomo. The Spike of Virgo, in our days, is no longer at that point on the chart where Hipparchus marked it; and this variation is the fulfillment of a cycle, which confirms the astronomer's assumptions. Lentamente, ineluttabilmente, il firmamento tornerà a essere quello che era ai tempi di Ipparco: e sarà nuovamente quello che è oggi, ai tempi di Adriano. Slowly, ineluctably, the firmament will return to what it was in Hipparchus' time: and it will again be what it is today, in Hadrian's time. Quel disordine s'integrava nell'ordine; il mutamento faceva parte d'un piano che l'astronomo era in grado di prevedere in anticipo; lo spirito umano rivelava la sua partecipazione all'universo per il fatto d'aver concepito teoremi esatti così come a Eleusi con le grida rituali e le danze. That disorder was integrated into order; change was part of a plan that the astronomer was able to foresee in advance; the human spirit revealed its participation in the universe by the fact that it conceived exact theorems just as it did at Eleusis with the ritual shouts and dances. L'uomo che contempla gli astri, e gli astri contemplati ruotano ineluttabilmente verso la loro fine, segnata in qualche punto del cielo. Man contemplating the stars, and the stars contemplated rotate ineluctably toward their end, marked somewhere in the sky. Ma ogni momento di questa caduta rappresentava un tempo d'arresto, un riferimento, il segmento d'una curva, solida quanto una catena d'oro. But each moment of this fall represented a stopping time, a reference, the segment of a curve, as solid as a gold chain. Ogni slittamento ci riconduceva a quel punto che, oggi, dato che per caso ci siamo trovati a viverci, ci appare un centro. Each slip led us back to that point which, today, since we happened to live there, appears to be a center. **

Sin dalle notti della mia infanzia, quando col braccio levato Marullino m'indicava le costellazioni, l'interesse per le cose del cielo non mi ha mai abbandonato. Ever since the nights of my childhood, when with his raised arm Marullino would point out the constellations to me, my interest in the things of the sky has never left me. Al campo, durante le veglie forzate, ho contemplato la luna che corre tra le nubi dei cieli barbari; più tardi, nelle limpide notti dell'Attica, ho ascoltato l'astronomo Terone di Rodi spiegarmi il suo sistema del mondo; disteso sul ponte d'una nave, in pieno Egeo, osservavo il lento moto oscillante dell'albero maestro spostarsi tra le stelle, andare dall'occhio acceso del Toro al pianto delle Pleiadi, dal Pegaso al Cigno; e ho risposto come meglio sapevo alle domande serie e ingenue del giovinetto che contemplava quello stesso cielo con me. At camp, during forced vigils, I contemplated the moon running through the clouds of the barbaric skies; later, in the clear nights of Attica, I listened to the astronomer Theron of Rhodes explain his system of the world; lying on the deck of a ship, in the midst of the Aegean, I watched the slow swinging motion of the mast move among the stars, going from the glowing eye of Taurus to the weeping of the Pleiades, from Pegasus to the Swan; and I answered as best I knew how to answer the serious and naive questions of the young man who contemplated that same sky with me. Qui, in Villa, ho fatto costruire un vero osservatorio, ma oggi il mio male m'impedisce di ascenderne i gradini. Here, in the Villa, I had a real observatory built, but today my illness prevents me from ascending its steps. Una volta, nella mia vita, ho fatto di più: ho offerto il sacrificio d'una intera notte alle costellazioni. Once, in my life, I did more: I offered the sacrifice of an entire night to the constellations. Ciò avvenne dopo la mia visita a Osroe, durante la traversata del deserto siriaco. This was after my visit to Osroe, during the crossing of the Syriac desert. Disteso supino, gli occhi bene aperti, tralasciando per qualche ora ogni pensiero umano, mi sono abbandonato dal tramonto all'aurora a quel mondo di cristallo e di fiamma. Lying supine, eyes wide open, leaving out all human thought for a few hours, I surrendered from dusk to dawn to that world of crystal and flame. E' stato il più bello dei miei viaggi. It was the most beautiful of my trips. Il grande astro della Lira, stella polare degli uomini che vivranno quando noi da dozzine di migliaia d'anni non saremo più, splendeva sul mio capo. The great star of Lyra, the pole star of men who will live when we have been gone for dozens of thousands of years, shone on my head. I Gemelli rilucevano d'una luce tenue negli estremi bagliori del tramonto; il Serpente precedeva il Sagittario; l'Aquila saliva allo zenit, le ali aperte, e ai suoi piedi splendeva quella costellazione non ancora designata dagli astronomi alla quale in seguito ho dato il più caro dei nomi. Gemini shone with a dim light in the extreme glow of sunset; the Serpent preceded Sagittarius; the Eagle ascended to the zenith, wings spread, and at its feet shone that constellation not yet designated by astronomers to which I later gave the dearest of names. La notte, che non è The night, which is not mai così totale come credono coloro che vivono e dormono nelle stanze, si fece più cupa, poi si rischiarò. never as total as those who live and sleep in rooms believe, grew darker, then brightened. Si spensero i fuochi, che s'erano lasciati accesi per fugare gli sciacalli; quel mucchio di brace ardente mi rammentò il nonno, in piedi nella sua vigna, le sue profezie che ormai erano il presente, e che sarebbero state ben presto il passato. The fires, which had been left burning to dispel the jackals, went out; that pile of burning embers reminded me of Grandfather, standing in his vineyard, his prophecies that were now the present, and would soon be the past. Ho cercato di aderire al divino sotto molte forme; e ho conosciuto molte estasi. I have tried to adhere to the divine in many forms; and I have known many ecstasies. Ve ne sono di atroci; altre, d'una dolcezza struggente. There are atrocious ones; others, of poignant sweetness. Quella della notte siriaca fu singolarmente lucida. That of the Syriac night was singularly lucid. Mi tracciò i movimenti celesti con una precisione che nessuna osservazione parziale mi avrebbe mai consentito di raggiungere. He tracked my celestial movements with a precision that no partial observation would ever allow me to achieve. Nel momento in cui scrivo, io so esattamente quali stelle passano qui, a Tivoli, sopra questo soffitto ornato di stucchi e di pitture preziose, e altrove, laggiù, su un sepolcro. At the time of writing, I know exactly what stars pass here, in Tivoli, above this ceiling adorned with stucco and precious paintings, and elsewhere, over there, on a tomb. Qualche anno dopo, la morte doveva diventare l'oggetto delle mie meditazioni costanti, il pensiero al quale ho dedicato tutte quelle forze del mio spirito che lo Stato non assorbiva. A few years later, death was to become the object of my constant meditations, the thought to which I devoted all those forces of my spirit that the state did not absorb. E chi dice morte esprime anche quel mondo misterioso al quale forse per suo mezzo si accede. And he who says death also expresses that mysterious world to which perhaps by its means we access. Dopo tante riflessioni ed esperienze, talvolta condannabili, ignoro ancora quello che accade dietro quella buia cortina. After much thought and experience, sometimes condemnable, I still ignore what goes on behind that dark curtain. Ma la notte siriaca rappresenta la mia parte consapevole d'immortalità. But the Syriac night represents my conscious part of immortality.