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Memorie di Adriano - Yourcenar, 3. TELLUS STABILITA (4)

3. TELLUS STABILITA (4)

Gli artigiani che conducevo con me nelle ispezioni di rado mi procurarono grattacapi: la loro passione per i viaggi era pari alla mia. Ma con gli uomini di lettere ebbi qualche difficoltà. L'insostituibile Flegone, ad esempio, ha i difetti d'una vecchia zitella, ma è il solo segretario che abbia resistito: è tuttora con me. Il poeta Floro, al quale offrii un segretariato in lingua latina, è andato a proclamare ai quattro venti che non avrebbe mai voluto essere Cesare, se doveva sopportare i freddi sciti e le piogge bretoni. Le lunghe marce non lo attiravano affatto. Da parte mia, gli lasciavo ben volentieri le delizie dei cenacoli letterari romani, le taverne dove ci s'incontra per scambiarsi ogni sera le stesse arguzie e farsi punzecchiare fraternamente dalle stesse viete battute. Avevo affidato a Svetonio l'incarico di curatore degli archivi, che gli consentì di accedere a quei documenti segreti che gli bisognavano per le sue biografie dei Cesari. Quest'uomo abile, giustamente detto Tranquillo, era fuori di luogo dovunque, meno che in una biblioteca; rimase così a Roma, e divenne uno dei familiari di mia moglie, in quella cerchia ristretta di conservatori malcontenti che si riunivano da lei per criticare un po' tutti. Quel gruppo non mi andava a genio: mandai in pensione Tranquillo, il quale si ritirò nella sua casetta sui monti Sabini a pensare in tutta pace ai vizi di Tiberio. Favorino D'Arles resse per qualche tempo un segretariato greco: quel nano dalla voce flautata non era sprovvisto di acume. E' uno spirito d'una doppiezza come ne ho incontrati pochi: si discuteva, ma la sua erudizione m'incantava. Mi divertivano le sue manie, come quella di occuparsi della sua salute come un amante della donna amata. Un servo indù gli preparava il riso che faceva venire dall'Oriente con forte spesa; disgraziatamente, questo cuoco esotico parlava il greco malissimo, e quasi nessun'altra lingua; non m'insegnò nulla sulle meraviglie del suo paese natale. Favorino si vantava d'aver compiuto nella vita tre cose piuttosto rare: da Gallo, s'era ellenizzato meglio di chiunque; uomo di umili origini, poteva bisticciarsi continuamente con l'imperatore, e non ne riportava alcun danno - singolarità, questa, che però tornava tutta a mio onore -; infine, benché impotente, pagava continue ammende per adulterio. Ed è proprio vero che le sue ammiratrici di provincia gli procurarono dei guai, dai quali mi toccò tirarlo fuori più d'una volta. Mi stancai di lui, e il suo posto fu preso da Eudemone. Ma, nell'insieme, sono stato eccezionalmente ben servito. Il rispetto di questo piccolo gruppo di amici e di subalterni s'è conservato intatto, Dio sa come, a onta dell'intimità brutale dei viaggi; la loro discrezione è stata, se possibile, ancor più sorprendente della loro fedeltà. Gli Svetoni dell'avvenire avranno ben pochi aneddoti da raccontare sul mio conto: quel che il pubblico conosce della mia vita, l'ho rivelato io stesso. I miei amici hanno serbato i miei segreti, sia quelli politici, sia gli altri; è giusto dire che spesso ho fatto altrettanto nei loro riguardi.

Costruire, significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell'uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre; contribuire inoltre a quella lenta trasformazione che è la vita stessa delle città. Quanta cura, per escogitare la collocazione esatta d'un ponte e d'una fontana, per dare a una strada di montagna la curva più economica che è al tempo stesso la più pura!... L'ampliamento della strada di Megara trasformava il paesaggio delle rocce schironiane; quelle duecento miglia di via lastricata, dotate di cisterne e di guarnigioni, che uniscono Antinoa al Mar Rosso, hanno creato nel deserto l'era della sicurezza dopo quella del pericolo. Il reddito di cinquecento città asiatiche non era di troppo per costruire una rete d'acquedotti nella Troade; l'acquedotto di Cartagine compensava, in certo modo, le asprezze delle guerre puniche. Elevare fortificazioni in fin dei conti equivale a costruire dighe: equivale a trovare la linea sulla quale si può difendere una sponda o un impero, il punto dove sarà contenuto, arrestato, infranto, l'assalto delle onde o quello dei barbari. Costruire un porto, significa fecondare la bellezza d'un golfo. Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.

Ho ricostruito molto: e ricostruire significa collaborare con il tempo nel suo aspetto di «passato», coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo, quasi, verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti. La nostra vita è breve: parliamo continuamente dei secoli che han preceduto il nostro o di quelli che lo seguiranno, come se ci fossero totalmente estranei; li sfioravo, tuttavia, nei miei giochi di pietra: le mura che faccio puntellare sono ancora calde del contatto di corpi scomparsi; mani che non esistono ancora carezzeranno i fusti di queste colonne. Più ho meditato sulla mia morte, e specialmente su quella d'un altro, più ho cercato di aggiungere alle nostre esistenze queste appendici quasi indistruttibili. A Roma, ho adottato, di preferenza, il mattone eterno, che assai lentamente torna alla terra donde deriva, e il cui cedimento, lo sbriciolamento impercettibile avviene in tal guisa che l'edificio resta una mole, anche quando ha cessato d'essere una fortezza, un circo, una tomba. In Grecia e in Asia, ho adoperato il marmo natio, la bella sostanza che, una volta tagliata, resta fedele alla misura umana, tanto che la pianta del tempio intero resta contenuta in ogni frammento di tamburo spezzato. L'architettura è ricca di possibilità più varie di quel che non farebbero supporre i quattro ordini di Vitruvio; i blocchi, come i toni musicali, sono suscettibili d'infinite variazioni. Per il Pantheon, sono risalito ai monumenti dell'antica Etruria degli indovini e degli aruspici; il santuario di Venere, al contrario, innalza al sole forme joniche, una profusione di colonne bianche o rosate, attorno alla dea di carne da cui discende la progenie di Cesare. L'Olympieion di Atene non poteva non rappresentare il contrappeso esatto del Partenone adagiato nella pianura come l'altro si erge sulla collina, immenso dove l'altro è perfetto: l'ardore ai piedi della calma, lo splendore ai piedi della bellezza. Le cappelle di Antinoo, i suoi templi, stanze magiche, monumenti d'un misterioso passaggio tra la vita e la morte, oratori d'un dolore e d'una felicità indicibili, erano il luogo della preghiera e della riapparizione: lì mi abbandonai al mio lutto. La mia tomba in riva al Tevere riproduce, su scala gigantesca, gli antichi sepolcri della via Appia, ma le sue stesse proporzioni la trasformano, fanno pensare a Ctesifone, a Babilonia, alle terrazze e alle torri attraverso le quali l'uomo si avvicina agli astri. L'Egitto funerario ha disposto gli obelischi, i viali di sfinge del cenotafio che impone a una Roma vagamente ostile la memoria dell'amico mai pianto abbastanza. La Villa era la tomba dei viaggi, l'ultimo accampamento del nomade, l'equivalente, in marmo, delle tende da campo e dei padiglioni dei principi asiatici. Quasi tutto ciò che il nostro gusto consente di tentare, già lo fu nel mondo delle forme: io volli provare quello del colore: il diaspro, verde come i fondi marini, il porfido poroso come le carni, il basalto, l'ossidiana opaca... Il rosso denso dei tendaggi si ornava di ricami sempre più raffinati; i mosaici delle mura e degli impiantiti non erano mai abbastanza dorati, bianchi, o cupi a sufficienza. Ogni pietra rappresentava il singolare conglomerato d'una volontà, d'una memoria, a volte d'una sfida. Ogni edificio sorgeva sulla pianta d'un sogno.

Plotinopoli, Andrinopoli, Antinopoli, Adrianotera... Ho moltiplicato quanto più possibile questi alveari umani. Idraulici e muratori, ingegneri e architetti presiedono alla fondazione di nuove città; ma è una funzione che esige altresì alcune doti di stregoneria. In un mondo ancor dominato, più che per metà, dalle selve, dal deserto, dalla terra incolta, è bello lo spettacolo d'una via lastricata, d'un tempio dedicato a un dio qualsiasi, di bagni e latrine pubblici, della bottega dove il barbiere commenta con i suoi clienti le notizie di Roma, il banco del pasticcere o del sandalaio, fors'anche una libreria, un'insegna di medico, un teatro nel quale di tanto in tanto si recita una commedia di Terenzio. Vi sono raffinati, tra noi, che si lamentano dell'uniformità delle nostre città: soffrono di trovar dappertutto le stesse statue d'imperatori, lo stesso acquedotto. Hanno torto: la bellezza di Nìmes è diversa da quella di Arles. Ma questa stessa uniformità, su tre continenti, appaga i viaggiatori come quella d'una pietra miliare; persino le più insignificanti, tra le nostre città, godono del prestigio rassicurante d'essere un posto di ristoro, una guarnigione o un rifugio. La città: uno schema, una costruzione umana, monotona se si vuole, ma così come sono monotone le arnie colme di miele; un luogo di contatti e di scambi, dove i contadini vanno a vendere i loro prodotti o si attardano stupefatti a contemplare le pitture d'un porticato... Le mie città nascono da incontri: il mio con un angolo della terra, quello dei miei piani imperiali con gli incidenti della mia esistenza d'uomo... Plotinopoli è nata dal bisogno di stabilire nuove banche agricole in Tracia, ma altresì dall'affettuoso desiderio di onorare Plotina. Adrianotera è destinata a servire d'emporio agli stranieri dell'Asia Minore: sulle prime, fu per me il ritiro estivo, la foresta ricca di selvaggina, un padiglione di tronchi squadrati ai piedi della collina di Attys, il torrente coronato di spuma nel quale ci si bagna ogni mattina. Adrianopoli, in Epiro, riapre un centro urbano nel mezzo d'una provincia impoverita, e nasce da una mia visita al santuario di Dodona. Andrinopoli, città agreste e militare, centro nevralgico ai margini delle regioni barbare, è popolata di veterani delle guerre sarmate; conosco personalmente ciascuno di quegli uomini, il lato buono e il lato cattivo, i nomi, il numero degli anni di servizio, le loro ferite. Antinopoli, la più cara, sorta nel luogo della sventura, è serrata tra il fiume e la roccia su una fascia angusta di terreno arido. Ecco perché tenevo ad arricchirla con altre risorse: il commercio dell'India, i trasporti fluviali, le attrattive raffinate d'una metropoli greca. Non c'è luogo sulla terra che io desideri meno di rivedere; pochi a cui abbia consacrato maggiori premure. Quella città è un perpetuo peristilio. Sono in corrispondenza con il suo governatore, Fido Aquila, a proposito dei propilei del tempio, delle sue statue; ho scelto i nomi dei raggruppamenti urbani e dei rioni, simboli palesi e segreti, catalogo completo dei miei ricordi. Ho tracciato io stesso il disegno dei colonnati che, lungo le rive, corrispondono allo sfilare regolare delle palme. Ho percorso mille volte nel pensiero quel quadrilatero quasi perfetto, percorso da strade regolari, tagliato da un viale trionfale che va da un teatro greco a un sepolcro.

Siamo ingombri di statue, rimpinzati di capolavori della pittura e della scultura; ma questa abbondanza è illusoria; non facciamo che riprodurre all'infinito poche decine di capolavori che non saremmo più in grado di inventare. Io stesso, ho fatto copiare per la mia Villa l'Ermafrodito e il Centauro, la Niobide e la Venere, ansioso di vivere il più possibile tra queste melodie della forma. Ho secondato le esperienze con il passato, l'arcaismo sapiente che ritrova il senso di intenzioni e tecniche perdute. Ho tentato le variazioni che consistono nel riprodurre in marmo rosso un Marsia scorticato di marmo bianco e trasferirlo così nel mondo delle figure dipinte; o trasporre nei toni del marmo pario la grana nera delle statue egizie, e mutare l'idolo in fantasma. La nostra arte è perfetta, cioè a dire raffinata, ma la sua perfezione è suscettibile di modulazioni varie quanto quelle d'una voce pura: dipende da noi questo gioco abile, che consiste nell'accostarsi e nell'allontanarsi perpetuamente da soluzioni trovate una volta per tutte, di spingerci sino al fondo del rigorismo o della ridondanza, e racchiudere un numero sconfinato di creazioni entro la stessa sfera. I mille termini di paragone alle nostre spalle tornano tutti a nostro vantaggio, ci consentono di continuare intelligentemente Scopas o contraddire voluttuosamente Prassitele. I miei contatti con le arti barbare mi hanno indotto a ritenere che ogni razza si limita a determinati soggetti, a determinate esperienze tra tutte quelle possibili; ogni epoca, per di più, opera una cernita tra le possibilità offerte a ogni razza. In Egitto, ho visto déi e re colossali; al polso dei prigionieri sarmati, ho trovato bracciali che ripetono all'infinito lo stesso cavallo al galoppo o gli stessi serpenti che si divorano l'un l'altro. Ma la nostra arte (quella dei Greci, voglio dire) ha preferito attenersi all'uomo. Noi soli abbiamo saputo mostrare in un corpo immobile la forza e l'agilità ch'esso cela; noi soli abbiamo fatto d'una fronte levigata l'equivalente d'un pensiero. Io sono come i nostri scultori: l'umano mi appaga. Vi trovo tutto, persino l'eternità. La foresta tanto amata si racchiude tutta nell'immagine del centauro; mai la tempesta soffia più impetuosa che nel velo gonfio d'una déa marina. Gli oggetti della natura, gli emblemi sacri, valgono solo se pregni di riferimenti umani: la pigna fallica e funerea, la vasca circondata di colombe che suggerisce la siesta in riva alle fonti, il grifone che trasporta in cielo il nostro diletto.

L'arte del ritratto m'interessava ben poco. I ritratti romani non hanno altro valore che quello della cronaca: copie del vero, contrassegnate da rughe esatte, o da verruche uniche, calchi di modelli che sfioriamo distrattamente per via e che dimentichiamo non appena scompaiono dalla nostra vista. I Greci, al contrario, hanno amato la perfezione umana al punto da curarsi ben poco della varietà dei volti umani. Non gettavo più d'uno sguardo alla mia propria immagine; il marmo candido snatura il mio volto abbronzato, dagli occhi bene aperti, la bocca sottile e carnosa, controllata sino a tremare. Ma il volto d'un altro mi ha sempre interessato molto di più. Non appena egli cominciò a contare nella mia vita, l'arte ha smesso d'esser un lusso, è diventata una risorsa, una forma di soccorso. Ho imposto al mondo questa immagine: oggi, esistono più copie dei ritratti di quel fanciullo che non di qualsiasi uomo illustre, di qualsiasi regina. Sulle prime, mi stava a cuore far registrare dalle statue la bellezza successiva d'una forma nel suo mutare; in seguito, l'arte divenne una specie di magia, capace di evocare un volto perduto. Le immagini colossali mi sembravano un mezzo per esprimere le vere proporzioni che l'amore conferisce agli esseri; queste immagini, le volevo enormi come un volto visto da vicino, alte e solenni come le visioni degli incubi, pesanti come il ricordo che mi perseguita. Esigevo una finitezza perfetta, una perfezione assoluta, quella divinità che rappresenta per coloro che lo hanno amato ogni essere morto a vent'anni; e, oltre la somiglianza esatta, volevo la presenza familiare, tutte le irregolarità d'un viso più caro della bellezza stessa. Quante controversie per stabilire l'esatto spessore d'un sopracciglio, la curva lievemente tumefatta d'un labbro! Contavo disperatamente sull'eternità della pietra, sulla fedeltà del bronzo, per perpetuare un corpo perituro o già distrutto, ma insistevo anche perché il marmo, a cui facevo dare ogni giorno una politura d'olio e di acidi, assumesse la lucentezza, quasi la morbidezza delle carni adolescenti. Quel viso unico, lo ritrovavo dappertutto: amalgamavo le persone divine, i sessi e gli attributi eterni, la dura Diana delle foreste al Bacco malinconico, l'Ermes vigoroso delle palestre al dio duplice che dorme, la testa reclinata sul braccio, con l'abbandono d'un fiore. Constatavo sino a che punto un giovinetto che pensa somiglia alla virile Atena. I miei scultori vi si smarrivano; i più mediocri cadevano qua e là nella mollezza o nell'enfasi; tuttavia, tutti, più o meno, hanno partecipato al mio sogno.

Vi sono statue e ritratti del giovinetto da vivo, quelle che riflettono il paesaggio immenso e mutevole che va dai quindici anni ai vent'anni: il profilo compunto del bambino buono; e quella statua in cui uno scultore di Corinto ha osato cogliere l'abbandono del fanciullo che, il ventre in avanti e le spalle cascanti, la mano al fianco, sembra sostare all'angolo d'una strada a sorvegliare una partita ai dadi. E c'è quel marmo di Papias di Afrodisia nel quale è tracciato un corpo assai più che nudo, inerme, d'una freschezza fragile di narciso. E Aristea ha scolpito sotto i miei ordini, in una pietra lievemente rugosa, quella piccola testa imperiosa e fiera... Poi, vi sono i ritratti dopo la morte; ivi, la morte è passata: sono grandi volti dalle labbra sapienti, dense di segreti che non sono più i miei, poiché non sono più quelli della vita. C'è quel bassorilievo nel quale Antoniano Cario ha dotato d'una grazia che non è di questa terra il vendemmiatore vestito di seta grezza, il muso del cane che gli si accosta amichevolmente alla gamba nuda. E quella maschera quasi tragica, d'uno scultore di Cirene, nella quale piacere e dolore si fondono e si combattono a vicenda sullo stesso volto, come due onde sulla stessa roccia. E quelle statuette d'argilla, da un soldo, che sono servite alla propaganda imperiale: TELLUS STABILITA, il Genio della Terra pacificata, con l'aspetto d'un giovinetto disteso che regge frutta e fiori.

TRAHIT SUA QUEMQUE VOLUPTAS: ciascuno la sua china; ciascuno il suo fine, la sua ambizione se si vuole, il gusto più segreto, l'ideale più aperto. Il mio era racchiuso in questa parola: IL BELLO, di così ardua definizione a onta di tutte le evidenze dei sensi e della vista. Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo. Volevo che le città fossero splendide, piene di luce, irrigate d'acque limpide, popolate da esseri umani il cui corpo non fosse deturpato né dal marchio della miseria o della schiavitù, né dal turgore d'una ricchezza volgare; che gli alunni recitassero con voce ben intonata lezioni non fatue; che le donne al focolare avessero nei loro gesti una sorta di dignità materna, una calma possente; che i ginnasi fossero frequentati da giovinetti non ignari dei giochi né delle arti; che i frutteti producessero le più belle frutta, i campi le messi più opime. Volevo che l'immensa maestà della pace romana si estendesse a tutti, insensibile e presente come la musica del firmamento nel suo moto; che il viaggiatore più umile potesse errare da un paese, da un continente all'altro, senza formalità vessatorie, senza pericoli, sicuro di trovare ovunque un minimo di legalità e di cultura; che i nostri soldati continuassero la loro eterna danza pirrica alle frontiere; che ogni cosa funzionasse senza inciampi, l'officina come il tempio; che il mare fosse solcato da belle navi e le strade percorse da vetture frequenti; che, in un mondo ben ordinato, i filosofi avessero il loro posto e i danzatori il proprio. A questo ideale, in fin dei conti modesto, ci si avvicinerebbe abbastanza spesso se gli uomini vi applicassero una parte di quell'energia che van dissipando in opere stupide o feroci. E durante l'ultimo quarto di secolo, la sorte propizia mi ha consentito di realizzarlo in parte. Arriano di Nicomedia, uno degli spiriti più eletti del nostro tempo, si compiace di rammentarmi i bei versi nei quali il vecchio Terpandro ha definito in tre parole l'ideale di Sparta, il "modus vivendi" perfetto, sognato, e mai raggiunto, da Lacedemone: la FORZA, la GIUSTIZIA, le MUSE. La Forza stava alla base, e senza il suo rigore non può esserci Bellezza, senza la sua stabilità non v'è Giustizia. La Giustizia componeva l'equilibrio delle parti, le proporzioni armoniose che nessun eccesso deve turbare. Ma la Forza e la Giustizia non erano che uno strumento agile e duttile nelle mani delle Muse: consentivano di tener lontane tutte le miserie e le violenze come altrettante offese al bel corpo dell'umanità. Ogni nequizia era come una nota falsa da evitare nella armonia delle sfere.

In Germania mi trattennero quasi un anno le fortificazioni e gli accampamenti da costruire o da restaurare, le strade da aprire o da riparare; nuovi bastioni, eretti per un percorso di settanta leghe lungo il Reno, rafforzarono le nostre frontiere. Quel paese di scialbi vigneti e di corsi d'acqua spumeggianti non mi offriva nulla d'imprevisto; vi ritrovavo le orme del giovane tribuno che recò a Traiano la notizia del suo avvento al trono. Vi ritrovavo pure, oltre il nostro fortilizio estremo, fatto di tronchetti d'abete, lo stesso orizzonte monotono e cupo, lo stesso mondo che ci è precluso, dopo il cuneo imprudente che v'insinuarono le legioni di Augusto: l'oceano di alberi, l'immensa riserva di uomini bianchi e biondi. Una volta compiuta quell'opera di riorganizzazione, ridiscesi sino alla foce del Reno, lungo le pianure belghe e batave. Dune desolate componevano quel paesaggio nordico tagliato da erbe sibilanti; le case del porto di Noviomagus, innalzate su palafitte, si affiancavano alle navi ormeggiate quasi alla loro soglia; sul tetto, si appollaiavano gli uccelli marini. Amavo la malinconia di quei luoghi, che apparivano detestabili ai miei aiutanti di campo, quel cielo imbronciato, quei fiumi fangosi che si scavano il letto in una terra informe, senza una luce, senza un dio che ne abbia modellato il limo.

Una barca dal fondo quasi piatto ci trasportò nell'isola di Britannia. Più volte il vento ci respinse verso la costa che avevamo lasciata; e quella traversata contrastata mi concesse qualche straordinaria ora vuota. Nubi gigantesche sorgevano dal mare tempestoso, intorpidito dalle sabbie incessantemente smosse nel suo fondo. Come un tempo, presso i Daci e i Sarmati, avevo contemplato religiosamente la Terra, qui scorgevo per la prima volta un Nettuno più caotico del nostro, un infinito mondo liquido. Avevo letto in Plutarco una leggenda di naviganti, riguardante un'isola situata in quei mari prossimi al Mare Tenebroso; da secoli gli déi vittoriosi dell'Olimpo vi avrebbero relegato i Titani vinti. Quei grandi prigionieri delle rocce e delle onde, eternamente flagellati dall'oceano insonne, votati anch'essi a un'insonnia perenne, ma intenti senza posa a sognare, continuerebbero a opporre all'ordine olimpico la loro violenza, la loro angoscia, il loro desiderio perpetuamente frustrato. Ritrovavo in quel mito, ambientato ai confini del mondo, le teorie dei filosofi di cui m'ero nutrito: ogni uomo, nel corso della sua breve esistenza, deve scegliere eternamente tra la speranza insonne e la saggia rinuncia a ogni speranza, tra i piaceri dell'anarchia e quelli dell'ordine, tra il Titano e l'Olimpico. Scegliere tra essi, o riuscire a comporre, tra essi, l'armonia.

Le riforme civili poste in atto in Britannia fanno parte della mia opera amministrativa, della quale t'ho parlato altrove. Quello che importa qui, è che io fui il primo tra gli imperatori che si sia insediato pacificamente in quell'isola situata ai confini del mondo conosciuto, dove il solo Claudio s'era azzardato a sostare per qualche giorno in qualità di comandante in capo. Per un inverno intero, Londinium divenne, per mia elezione, quel centro effettivo del mondo che Antiochia era stata durante la guerra partica. Così, ogni viaggio spostava il centro di gravità del potere, lo collocava per un periodo di tempo in riva al Reno o lungo le prode del Tamigi, mi permetteva di valutare la convenienza o gli svantaggi d'una simile sede imperiale. Quel soggiorno in Britannia mi fece prendere in considerazione l'ipotesi d'uno Stato accentrato in Occidente, d'un mondo atlantico: intuizioni dello spirito, prive di qualsiasi valore pratico: ma cessano d'essere assurde non appena chi le ipotizza si concede un volger d'anni abbastanza esteso per i suoi piani.

Solo tre mesi prima del mio arrivo, la Sesta Legione Vittoriosa era stata trasferita in territorio britannico. Veniva a sostituirvi la sventurata Nona Legione che i Caledoni avevano decimato durante i disordini in Britannia, orrendo contraccolpo della nostra spedizione contro i Parti. Per impedirne che un disastro simile si replicasse, due misure s'imponevano: che le nostre truppe venissero rinforzate mediante la creazione d'un corpo ausiliario indigeno: a Eboracum, dall'alto d'una collina verde, ho visto manovrare per la prima volta quell'armata britannica di formazione recente. Nello stesso tempo, feci erigere una muraglia che tagliava l'isola in due nel punto più stretto a proteggere le regioni fertili e civilizzate del Sud contro gli attacchi delle tribù del Nord. Ho ispezionato di persona buona parte dei lavori, iniziatisi simultaneamente lungo un crinale di ottanta leghe; fu per me un'occasione per sperimentare, lungo quello spazio ben limitato che si estende da una costa all'altra, un sistema difensivo che in seguito si potrebbe applicare ovunque. Ma già quell'opera, puramente militare, secondava la pace, incrementava la prosperità di quella regione della Britannia; si creavano villaggi; si produceva un moto di afflusso verso le nostre frontiere. Gli sterratori della legione erano secondati da squadre indigene, nel loro compito; per molti di quei montanari, ieri ancora indomi, quel muro rappresentava la prima prova irrefutabile della potenza tutelatrice di Roma; il soldo della paga, la prima moneta romana che passava per le loro mani. Quel baluardo divenne l'emblema della mia rinuncia alla politica di conquista: ai piedi del bastione più avanzato, feci erigere un tempio al dio Termine.

Tutto mi piacque in quella terra piovosa: le frange di bruma sui fianchi delle colline, i laghi votati a Ninfe ancor più estrose delle nostre; quella razza malinconica, dagli occhi grigi. Avevo, per guida, un giovane tribuno del corpo ausiliario britannico: quel dio biondo aveva imparato il latino, balbettava in greco, e s'ingegnava timidamente a comporre versi d'amore in quella lingua. Una fredda notte d'autunno, ne feci il mio interprete presso una Sibilla. Sedevamo nella capanna affumicata d'un carbonaio celta, a riscaldarci le gambe ravvolte in grosse pezze di lana ruvida, quando vedemmo strisciare verso di noi una vecchia fradicia di pioggia, scarmigliata dal vento, selvatica e furtiva come un animale della foresta. Si avventò su piccoli pani di avena che si cuocevano al focolare. La mia guida riuscì a blandire quella profetessa, ed ella acconsentì a interrogare per me le volute del fumo, le scintille che scoppiettavano improvvise, le fragili architetture degli arbusti in fiamme e della cenere. Vide le città che si edificavano, le folle plaudenti, ma anche città in fiamme, cupe sfilate di vinti che smentivano i miei progetti di pace, e un viso giovane e dolce che prese per un volto di donna, e al quale mi rifiutai di credere; si trattava, probabilmente, d'uno spettro bianco, forse una statua, oggetto più misterioso ancora di un fantasma per quella abitatrice di boschi e di lande. E, a distanza di un numero imprecisato di anni, la mia morte, che avrei prevista egualmente anche senza di lei.

La prospera Gallia, l'opulenta Spagna mi trattennero meno a lungo della Britannia. Nella Gallia Narbonense, ritrovai la Grecia, che ha sciamato fin là: le splendide scuole d'eloquenza, i bei portici sotto un limpido cielo. Sostai a Nìmes per ordinare la fondazione di una basilica dedicata a Plotina, e destinata a divenire un giorno il suo tempio. L'imperatrice era legata a quella città da ricordi di famiglia, che me ne rendevano più caro il paesaggio asciutto e dorato.

Ma la rivolta in Mauretania ancora divampava. Abbreviai la traversata della Spagna, trascurando persino, tra Cordova e il mare, di fermarmi un istante a Italica, la città della mia infanzia e dei miei avi. A Gades, m'imbarcai per l'Africa.

I vigorosi guerrieri tatuati delle montagne di Atlante vessavano ancora le città costiere dell'Africa. Vissi là, per brevissimi giorni, l'equivalente numida dei disordini sarmati; rividi le tribù soggiogate ad una ad una, l'altera sottomissione dei capi prosternati nel deserto, al centro d'un viluppo di donne, di masserizie, di bestie inginocchiate. E la sabbia rimpiazzava la neve.

Mi sarebbe stato caro, una volta tanto, trascorrere interamente a Roma la primavera, ritrovare la Villa incominciata, le carezze capricciose di Lucio, l'amicizia di Plotina. Ma questo mio soggiorno in città fu presto interrotto da allarmanti voci di guerra. Erano appena tre anni dacché s'era conclusa la guerra con i Parti, e già sull'Eufrate erano sorti gravi incidenti. Partii immediatamente per l'Oriente.


3. TELLUS STABILITA (4) 3. TELLUS ESTABLISHED (4)

**Gli artigiani che conducevo con me nelle ispezioni di rado mi procurarono grattacapi: la loro passione per i viaggi era pari alla mia. The craftsmen I led with me on inspections seldom caused me any headaches: their passion for travel was equal to mine. Ma con gli uomini di lettere ebbi qualche difficoltà. But with men of letters I had some difficulties. L'insostituibile Flegone, ad esempio, ha i difetti d'una vecchia zitella, ma è il solo segretario che abbia resistito: è tuttora con me. The irreplaceable Flegone, for example, has the faults of an old maid, but he is the only secretary who has endured: he is still with me. Il poeta Floro, al quale offrii un segretariato in lingua latina, è andato a proclamare ai quattro venti che non avrebbe mai voluto essere Cesare, se doveva sopportare i freddi sciti e le piogge bretoni. The poet Florus, to whom I offered a secretariat in Latin, went to proclaim to the four winds that he would never want to be Caesar if he had to endure the Scythian cold and Breton rains. Le lunghe marce non lo attiravano affatto. Long marches did not attract him at all. Da parte mia, gli lasciavo ben volentieri le delizie dei cenacoli letterari romani, le taverne dove ci s'incontra per scambiarsi ogni sera le stesse arguzie e farsi punzecchiare fraternamente dalle stesse viete battute. For my part, I would gladly leave him the delights of the Roman literary cenacles, the taverns where one meets to exchange the same witticisms every night and be fraternally pricked by the same vicious jokes. Avevo affidato a Svetonio l'incarico di curatore degli archivi, che gli consentì di accedere a quei documenti segreti che gli bisognavano per le sue biografie dei Cesari. I had appointed Suetonius as curator of the archives, which gave him access to those secret documents he needed for his biographies of the Caesars. Quest'uomo abile, giustamente detto Tranquillo, era fuori di luogo dovunque, meno che in una biblioteca; rimase così a Roma, e divenne uno dei familiari di mia moglie, in quella cerchia ristretta di conservatori malcontenti che si riunivano da lei per criticare un po' tutti. This able-bodied man, aptly named Tranquillo, was out of place anywhere but a library; so he stayed in Rome, and became one of my wife's family members, in that inner circle of discontented conservatives who gathered at her place to criticize a little of everyone. Quel gruppo non mi andava a genio: mandai in pensione Tranquillo, il quale si ritirò nella sua casetta sui monti Sabini a pensare in tutta pace ai vizi di Tiberio. That group did not suit me: I retired Tranquillo, who retired to his little house in the Sabine Mountains to think in peace about Tiberius' vices. Favorino D'Arles resse per qualche tempo un segretariato greco: quel nano dalla voce flautata non era sprovvisto di acume. Favorino D'Arles held a Greek secretariat for some time: that dwarf with the fluty voice was not without acumen. E' uno spirito d'una doppiezza come ne ho incontrati pochi: si discuteva, ma la sua erudizione m'incantava. He is a spirit of a duplicity such as I have met few: we argued, but his erudition enchanted me. Mi divertivano le sue manie, come quella di occuparsi della sua salute come un amante della donna amata. I was amused by his foibles, such as taking care of his health like a lover of the beloved woman. Un servo indù gli preparava il riso che faceva venire dall'Oriente con forte spesa; disgraziatamente, questo cuoco esotico parlava il greco malissimo, e quasi nessun'altra lingua; non m'insegnò nulla sulle meraviglie del suo paese natale. A Hindu servant prepared rice for him, which he brought from the East at great expense; unfortunately, this exotic cook spoke Greek very poorly, and almost no other language; he taught me nothing about the wonders of his native country. Favorino si vantava d'aver compiuto nella vita tre cose piuttosto rare: da Gallo, s'era ellenizzato meglio di chiunque; uomo di umili origini, poteva bisticciarsi continuamente con l'imperatore, e non ne riportava alcun danno - singolarità, questa, che però tornava tutta a mio onore -; infine, benché impotente, pagava continue ammende per adulterio. Favorinus boasted that he had accomplished three rather rare things in life: as a Gaul, he had Hellenized himself better than anyone; a man of humble origins, he could bicker continuously with the emperor, and he reported no harm - a singularity, this, which, however, returned all to my honor -; finally, although impotent, he paid continuous fines for adultery. Ed è proprio vero che le sue ammiratrici di provincia gli procurarono dei guai, dai quali mi toccò tirarlo fuori più d'una volta. And it is indeed true that his provincial admirers got him into trouble, from which I had to bail him out more than once. Mi stancai di lui, e il suo posto fu preso da Eudemone. I grew tired of him, and his place was taken by Eudemon. Ma, nell'insieme, sono stato eccezionalmente ben servito. But overall, I was exceptionally well served. Il rispetto di questo piccolo gruppo di amici e di subalterni s'è conservato intatto, Dio sa come, a onta dell'intimità brutale dei viaggi; la loro discrezione è stata, se possibile, ancor più sorprendente della loro fedeltà. The respect of this small group of friends and subordinates remained intact, God knows how, in spite of the brutal intimacy of the trips; their discretion was, if possible, even more surprising than their loyalty. Gli Svetoni dell'avvenire avranno ben pochi aneddoti da raccontare sul mio conto: quel che il pubblico conosce della mia vita, l'ho rivelato io stesso. The Svetoni of the future will have very few anecdotes to tell about me: what the public knows about my life, I have revealed myself. I miei amici hanno serbato i miei segreti, sia quelli politici, sia gli altri; è giusto dire che spesso ho fatto altrettanto nei loro riguardi. My friends kept my secrets, both political and others; it is fair to say that I often did the same in their regard. **

Costruire, significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell'uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre; contribuire inoltre a quella lenta trasformazione che è la vita stessa delle città. To build, means to collaborate with the earth, to imprint man's mark on a landscape that will be forever altered by it; to contribute, moreover, to the slow transformation that is the very life of cities. Quanta cura, per escogitare la collocazione esatta d'un ponte e d'una fontana, per dare a una strada di montagna la curva più economica che è al tempo stesso la più pura!... How much care, to devise the exact placement of a bridge and a fountain, to give a mountain road the cheapest curve that is at the same time the purest!... **L'ampliamento della strada di Megara trasformava il paesaggio delle rocce schironiane; quelle duecento miglia di via lastricata, dotate di cisterne e di guarnigioni, che uniscono Antinoa al Mar Rosso, hanno creato nel deserto l'era della sicurezza dopo quella del pericolo. The widening of the Megara road transformed the landscape of the Schironian rocks; those two hundred miles of paved road, equipped with cisterns and garrisons, joining Antinoa to the Red Sea, created in the desert the era of safety after the era of danger. Il reddito di cinquecento città asiatiche non era di troppo per costruire una rete d'acquedotti nella Troade; l'acquedotto di Cartagine compensava, in certo modo, le asprezze delle guerre puniche. The income of five hundred Asian cities was not too much to build a network of aqueducts in the Troad; the aqueduct of Carthage compensated, to some extent, for the harshness of the Punic wars. ** Elevare fortificazioni in fin dei conti equivale a costruire dighe: equivale a trovare la linea sulla quale si può difendere una sponda o un impero, il punto dove sarà contenuto, arrestato, infranto, l'assalto delle onde o quello dei barbari. Elevating fortifications is ultimately equivalent to building dams: it is equivalent to finding the line on which a shore or an empire can be defended, the point where the onslaught of the waves or that of the barbarians will be contained, arrested, broken. Costruire un porto, significa fecondare la bellezza d'un golfo. To build a port, means to fertilize the beauty of a gulf. Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire. Founding libraries, is like building public granaries again, amassing reserves against a winter of the spirit that from many indications, despite myself, I see coming.

Ho ricostruito molto: e ricostruire significa collaborare con il tempo nel suo aspetto di «passato», coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo, quasi, verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti. I have reconstructed a lot: and to reconstruct means to cooperate with time in its aspect of "the past," to grasp its spirit or to modify it, to extend it, almost, toward a longer future; it means to discover under the stones the secret of the springs. La nostra vita è breve: parliamo continuamente dei secoli che han preceduto il nostro o di quelli che lo seguiranno, come se ci fossero totalmente estranei; li sfioravo, tuttavia, nei miei giochi di pietra: le mura che faccio puntellare sono ancora calde del contatto di corpi scomparsi; mani che non esistono ancora carezzeranno i fusti di queste colonne. Our life is short: we continually speak of the centuries that have preceded ours or those that will follow it, as if they were totally foreign to us; I touch them, however, in my stone games: the walls I have propped up are still warm from the contact of vanished bodies; hands that do not yet exist caress the shafts of these columns. Più ho meditato sulla mia morte, e specialmente su quella d'un altro, più ho cercato di aggiungere alle nostre esistenze queste appendici quasi indistruttibili. The more I meditated on my own death, and especially that of another, the more I tried to add these almost indestructible appendages to our existences. A Roma, ho adottato, di preferenza, il mattone eterno, che assai lentamente torna alla terra donde deriva, e il cui cedimento, lo sbriciolamento impercettibile avviene in tal guisa che l'edificio resta una mole, anche quando ha cessato d'essere una fortezza, un circo, una tomba. In Rome, I have adopted, by preference, the eternal brick, which very slowly returns to the earth from whence it derives, and whose subsidence, the imperceptible crumbling occurs in such a way that the building remains a mole, even when it has ceased to be a fortress, a circus, a tomb. In Grecia e in Asia, ho adoperato il marmo natio, la bella sostanza che, una volta tagliata, resta fedele alla misura umana, tanto che la pianta del tempio intero resta contenuta in ogni frammento di tamburo spezzato. In Greece and Asia, I used the native marble, the beautiful substance that, when cut, remains true to human size, so that the whole temple plan remains contained in each fragment of broken drum. L'architettura è ricca di possibilità più varie di quel che non farebbero supporre i quattro ordini di Vitruvio; i blocchi, come i toni musicali, sono suscettibili d'infinite variazioni. Architecture is full of more varied possibilities than Vitruvius' four orders would suggest; blocks, like musical tones, are susceptible to infinite variations. Per il Pantheon, sono risalito ai monumenti dell'antica Etruria degli indovini e degli aruspici; il santuario di Venere, al contrario, innalza al sole forme joniche, una profusione di colonne bianche o rosate, attorno alla dea di carne da cui discende la progenie di Cesare. For the Pantheon, I traced back to the ancient Etruscan monuments of soothsayers and haruspices; the sanctuary of Venus, on the other hand, raises Ionian forms to the sun, a profusion of white or pinkish columns, around the goddess of flesh from whom Caesar's progeny descended. L'Olympieion di Atene non poteva non rappresentare il contrappeso esatto del Partenone adagiato nella pianura come l'altro si erge sulla collina, immenso dove l'altro è perfetto: l'ardore ai piedi della calma, lo splendore ai piedi della bellezza. The Olympieion of Athens could not but represent the exact counterbalance of the Parthenon lying in the plain as the other stands on the hill, immense where the other is perfect: ardor at the foot of calm, splendor at the foot of beauty. Le cappelle di Antinoo, i suoi templi, stanze magiche, monumenti d'un misterioso passaggio tra la vita e la morte, oratori d'un dolore e d'una felicità indicibili, erano il luogo della preghiera e della riapparizione: lì mi abbandonai al mio lutto. The chapels of Antinous, his temples, magical rooms, monuments of a mysterious passage between life and death, oratories of unspeakable sorrow and happiness, were the place of prayer and reappearance: there I abandoned myself to my mourning. La mia tomba in riva al Tevere riproduce, su scala gigantesca, gli antichi sepolcri della via Appia, ma le sue stesse proporzioni la trasformano, fanno pensare a Ctesifone, a Babilonia, alle terrazze e alle torri attraverso le quali l'uomo si avvicina agli astri. My tomb on the banks of the Tiber reproduces, on a gigantic scale, the ancient tombs of the Appian Way, but its very proportions transform it, making one think of Ctesiphon, of Babylon, of the terraces and towers through which man approaches the stars. ** L'Egitto funerario ha disposto gli obelischi, i viali di sfinge del cenotafio che impone a una Roma vagamente ostile la memoria dell'amico mai pianto abbastanza. Funerary Egypt laid out the obelisks, the sphinx avenues of the cenotaph imposing on a vaguely hostile Rome the memory of the friend never mourned enough. ** La Villa era la tomba dei viaggi, l'ultimo accampamento del nomade, l'equivalente, in marmo, delle tende da campo e dei padiglioni dei principi asiatici. The Villa was the tomb of travel, the last camp of the nomad, the marble equivalent of the camp tents and pavilions of Asian princes. Quasi tutto ciò che il nostro gusto consente di tentare, già lo fu nel mondo delle forme: io volli provare quello del colore: il diaspro, verde come i fondi marini, il porfido poroso come le carni, il basalto, l'ossidiana opaca... Il rosso denso dei tendaggi si ornava di ricami sempre più raffinati; i mosaici delle mura e degli impiantiti non erano mai abbastanza dorati, bianchi, o cupi a sufficienza. Almost everything our taste allows us to try, already was in the world of form: I wanted to try that of color: jasper, green as the sea-beds, porphyry as porous as flesh, basalt, opaque obsidian... The dense red of the draperies was adorned with more and more refined embroidery; the mosaics of the walls and fixtures were never golden enough, white enough, or somber enough. Ogni pietra rappresentava il singolare conglomerato d'una volontà, d'una memoria, a volte d'una sfida. Each stone represented the singular conglomerate of a will, a memory, sometimes a challenge. Ogni edificio sorgeva sulla pianta d'un sogno. Each building stood on the plan of a dream.

**Plotinopoli, Andrinopoli, Antinopoli, Adrianotera... Ho moltiplicato quanto più possibile questi alveari umani. Plotinopolis, Andrinopolis, Antinopolis, Adrianotera, etc. I multiplied as much as possible these human hives. Idraulici e muratori, ingegneri e architetti presiedono alla fondazione di nuove città; ma è una funzione che esige altresì alcune doti di stregoneria. Plumbers and masons, engineers and architects preside over the founding of new cities; but it is a function that also demands certain witchcraft skills. In un mondo ancor dominato, più che per metà, dalle selve, dal deserto, dalla terra incolta, è bello lo spettacolo d'una via lastricata, d'un tempio dedicato a un dio qualsiasi, di bagni e latrine pubblici, della bottega dove il barbiere commenta con i suoi clienti le notizie di Roma, il banco del pasticcere o del sandalaio, fors'anche una libreria, un'insegna di medico, un teatro nel quale di tanto in tanto si recita una commedia di Terenzio. In a world still dominated, more than half of it, by thickets, wilderness, and uncultivated land, the spectacle of a paved street, a temple dedicated to any god, public baths and latrines, the store where the barber comments with his customers on the news of Rome, the pastry chef's or sandalwood maker's counter, perhaps even a bookstore, a doctor's sign, a theater in which a play by Terence is occasionally performed is beautiful. Vi sono raffinati, tra noi, che si lamentano dell'uniformità delle nostre città: soffrono di trovar dappertutto le stesse statue d'imperatori, lo stesso acquedotto. There are refined among us who complain about the uniformity of our cities: they suffer from finding everywhere the same statues of emperors, the same aqueduct. Hanno torto: la bellezza di Nìmes è diversa da quella di Arles. They are wrong: the beauty of Nìmes is different from that of Arles. Ma questa stessa uniformità, su tre continenti, appaga i viaggiatori come quella d'una pietra miliare; persino le più insignificanti, tra le nostre città, godono del prestigio rassicurante d'essere un posto di ristoro, una guarnigione o un rifugio. But this very uniformity, on three continents, gratifies travelers like that of a milestone; even the most insignificant, among our cities, enjoy the reassuring prestige of being a place of refreshment, a garrison or a refuge. La città: uno schema, una costruzione umana, monotona se si vuole, ma così come sono monotone le arnie colme di miele; un luogo di contatti e di scambi, dove i contadini vanno a vendere i loro prodotti o si attardano stupefatti a contemplare le pitture d'un porticato... Le mie città nascono da incontri: il mio con un angolo della terra, quello dei miei piani imperiali con gli incidenti della mia esistenza d'uomo... Plotinopoli è nata dal bisogno di stabilire nuove banche agricole in Tracia, ma altresì dall'affettuoso desiderio di onorare Plotina. The city: a scheme, a human construction, monotonous if you will, but just as hives full of honey are monotonous; a place of contacts and exchanges, where peasants go to sell their produce or linger stupefied contemplating the paintings of a portico... My cities are born of encounters: my own with a corner of the earth, that of my imperial plans with the incidents of my existence as a man.... Plotinopolis was born from the need to establish new agricultural banks in Thrace, but also from the affectionate desire to honor Plotina. Adrianotera è destinata a servire d'emporio agli stranieri dell'Asia Minore: sulle prime, fu per me il ritiro estivo, la foresta ricca di selvaggina, un padiglione di tronchi squadrati ai piedi della collina di Attys, il torrente coronato di spuma nel quale ci si bagna ogni mattina. Adrianotera is intended to serve as an emporium for foreigners from Asia Minor: at first, it was the summer retreat for me, the forest rich in game, a pavilion of squared logs at the foot of Attys Hill, the froth-crowned stream in which we bathe every morning. Adrianopoli, in Epiro, riapre un centro urbano nel mezzo d'una provincia impoverita, e nasce da una mia visita al santuario di Dodona. Adrianople, in Epirus, reopens an urban center in the midst of an impoverished province, and stems from my visit to the shrine of Dodona. Andrinopoli, città agreste e militare, centro nevralgico ai margini delle regioni barbare, è popolata di veterani delle guerre sarmate; conosco personalmente ciascuno di quegli uomini, il lato buono e il lato cattivo, i nomi, il numero degli anni di servizio, le loro ferite. Andrinopolis, a rural and military town, a nerve center on the edge of the barbarian regions, is populated with veterans of the Sarmatian wars; I know each of those men personally, the good side and the bad side, the names, the number of years of service, their wounds. Antinopoli, la più cara, sorta nel luogo della sventura, è serrata tra il fiume e la roccia su una fascia angusta di terreno arido. Antinopolis, the dearest, rising in the place of misfortune, is clamped between the river and the rock on a narrow strip of barren land. Ecco perché tenevo ad arricchirla con altre risorse: il commercio dell'India, i trasporti fluviali, le attrattive raffinate d'una metropoli greca. That is why I tended to enrich it with other resources: the trade of India, river transportation, the refined attractions of a Greek metropolis. Non c'è luogo sulla terra che io desideri meno di rivedere; pochi a cui abbia consacrato maggiori premure. There is no place on earth I desire less to see again; few to which I have devoted greater care. Quella città è un perpetuo peristilio. That city is a perpetual peristyle. Sono in corrispondenza con il suo governatore, Fido Aquila, a proposito dei propilei del tempio, delle sue statue; ho scelto i nomi dei raggruppamenti urbani e dei rioni, simboli palesi e segreti, catalogo completo dei miei ricordi. I am in correspondence with its governor, Fido Aquila, about the temple's propylaea, its statues; I have chosen the names of urban groupings and wards, overt and covert symbols, a complete catalog of my memories. Ho tracciato io stesso il disegno dei colonnati che, lungo le rive, corrispondono allo sfilare regolare delle palme. I drew the design of the colonnades myself, which, along the banks, correspond to the regular parade of palm trees. Ho percorso mille volte nel pensiero quel quadrilatero quasi perfetto, percorso da strade regolari, tagliato da un viale trionfale che va da un teatro greco a un sepolcro. I have walked a thousand times in thought that almost perfect quadrilateral, traversed by regular streets, cut by a triumphal avenue from a Greek theater to a tomb. **

Siamo ingombri di statue, rimpinzati di capolavori della pittura e della scultura; ma questa abbondanza è illusoria; non facciamo che riprodurre all'infinito poche decine di capolavori che non saremmo più in grado di inventare. We are cluttered with statues, stuffed with masterpieces of painting and sculpture; but this abundance is illusory; we only endlessly reproduce a few dozen masterpieces that we would no longer be able to invent. Io stesso, ho fatto copiare per la mia Villa l'Ermafrodito e il Centauro, la Niobide e la Venere, ansioso di vivere il più possibile tra queste melodie della forma. Myself, I had the Hermaphrodite and the Centaur, the Niobe and the Venus copied for my Villa, anxious to live as much as possible among these melodies of the form. ** Ho secondato le esperienze con il passato, l'arcaismo sapiente che ritrova il senso di intenzioni e tecniche perdute. I seconded the experiences with the past, the wise archaism that rediscovers the sense of lost intentions and techniques. Ho tentato le variazioni che consistono nel riprodurre in marmo rosso un Marsia scorticato di marmo bianco e trasferirlo così nel mondo delle figure dipinte; o trasporre nei toni del marmo pario la grana nera delle statue egizie, e mutare l'idolo in fantasma. I have attempted the variations that consist of reproducing in red marble a flayed Marsyas of white marble and thus transferring it into the world of painted figures; or transposing into the tones of Parian marble the black grain of Egyptian statues, and changing the idol into a ghost. ** La nostra arte è perfetta, cioè a dire raffinata, ma la sua perfezione è suscettibile di modulazioni varie quanto quelle d'una voce pura: dipende da noi questo gioco abile, che consiste nell'accostarsi e nell'allontanarsi perpetuamente da soluzioni trovate una volta per tutte, di spingerci sino al fondo del rigorismo o della ridondanza, e racchiudere un numero sconfinato di creazioni entro la stessa sfera. Our art is perfect, that is to say refined, but its perfection is susceptible to modulations as varied as those of a pure voice: it depends on us this skillful game of perpetually approaching and departing from solutions found once and for all, of pushing ourselves to the very depths of rigorism or redundancy, and enclosing a boundless number of creations within the same sphere. I mille termini di paragone alle nostre spalle tornano tutti a nostro vantaggio, ci consentono di continuare intelligentemente Scopas o contraddire voluttuosamente Prassitele. The thousand terms of comparison behind us all come back to our advantage, allowing us to intelligently continue Scopas or voluptuously contradict Praxiteles. I miei contatti con le arti barbare mi hanno indotto a ritenere che ogni razza si limita a determinati soggetti, a determinate esperienze tra tutte quelle possibili; ogni epoca, per di più, opera una cernita tra le possibilità offerte a ogni razza. My contacts with the barbarian arts have led me to believe that each race is limited to certain subjects, to certain experiences among all possible ones; each era, moreover, makes a selection among the possibilities offered to each race. In Egitto, ho visto déi e re colossali; al polso dei prigionieri sarmati, ho trovato bracciali che ripetono all'infinito lo stesso cavallo al galoppo o gli stessi serpenti che si divorano l'un l'altro. In Egypt, I saw colossal gods and kings; on the wrists of Sarmatian captives, I found bracelets endlessly repeating the same galloping horse or the same snakes devouring each other. Ma la nostra arte (quella dei Greci, voglio dire) ha preferito attenersi all'uomo. But our art (that of the Greeks, I mean) preferred to stick to the man. Noi soli abbiamo saputo mostrare in un corpo immobile la forza e l'agilità ch'esso cela; noi soli abbiamo fatto d'una fronte levigata l'equivalente d'un pensiero. We alone have been able to show in a motionless body the strength and agility it conceals; we alone have made a polished forehead the equivalent of a thought. Io sono come i nostri scultori: l'umano mi appaga. I am like our sculptors: the human fulfills me. Vi trovo tutto, persino l'eternità. I find everything in it, even eternity. ** La foresta tanto amata si racchiude tutta nell'immagine del centauro; mai la tempesta soffia più impetuosa che nel velo gonfio d'una déa marina. The much-loved forest is all encompassed in the image of the centaur; never does the storm blow more impetuously than in the swollen veil of a marine déa. Gli oggetti della natura, gli emblemi sacri, valgono solo se pregni di riferimenti umani: la pigna fallica e funerea, la vasca circondata di colombe che suggerisce la siesta in riva alle fonti, il grifone che trasporta in cielo il nostro diletto. The objects of nature, the sacred emblems, are only worthwhile if they are imbued with human references: the phallic and funereal pine cone, the basin surrounded by doves suggesting siesta by the fountains, the griffin carrying our beloved to heaven.

L'arte del ritratto m'interessava ben poco. The art of portraiture interested me very little. I ritratti romani non hanno altro valore che quello della cronaca: copie del vero, contrassegnate da rughe esatte, o da verruche uniche, calchi di modelli che sfioriamo distrattamente per via e che dimentichiamo non appena scompaiono dalla nostra vista. Roman portraits have no value other than that of the chronicle: copies of the real thing, marked by exact wrinkles, or unique warts, casts of models that we absent-mindedly brush by on the way and forget as soon as they disappear from our sight. I Greci, al contrario, hanno amato la perfezione umana al punto da curarsi ben poco della varietà dei volti umani. The Greeks, on the contrary, loved human perfection to the extent that they cared little for the variety of human faces. ** Non gettavo più d'uno sguardo alla mia propria immagine; il marmo candido snatura il mio volto abbronzato, dagli occhi bene aperti, la bocca sottile e carnosa, controllata sino a tremare. I cast no more than a glance at my own image; the snow-white marble distorts my tanned face, with its eyes wide open, its mouth thin and fleshy, controlled to the point of trembling. Ma il volto d'un altro mi ha sempre interessato molto di più. But the face of another has always interested me much more. Non appena egli cominciò a contare nella mia vita, l'arte ha smesso d'esser un lusso, è diventata una risorsa, una forma di soccorso. As soon as he began to count in my life, art stopped being a luxury, it became an asset, a form of relief. Ho imposto al mondo questa immagine: oggi, esistono più copie dei ritratti di quel fanciullo che non di qualsiasi uomo illustre, di qualsiasi regina. I imposed this image on the world: today, there are more copies of portraits of that child than of any illustrious man, of any queen. Sulle prime, mi stava a cuore far registrare dalle statue la bellezza successiva d'una forma nel suo mutare; in seguito, l'arte divenne una specie di magia, capace di evocare un volto perduto. At first, it was close to my heart to have statues record the successive beauty of a form as it changed; later, art became a kind of magic, capable of evoking a lost face. ** Le immagini colossali mi sembravano un mezzo per esprimere le vere proporzioni che l'amore conferisce agli esseri; queste immagini, le volevo enormi come un volto visto da vicino, alte e solenni come le visioni degli incubi, pesanti come il ricordo che mi perseguita. The colossal images seemed to me a means of expressing the true proportions that love bestows on beings; these images, I wanted them as huge as a face seen up close, as tall and solemn as visions of nightmares, as heavy as the memory that haunts me. Esigevo una finitezza perfetta, una perfezione assoluta, quella divinità che rappresenta per coloro che lo hanno amato ogni essere morto a vent'anni; e, oltre la somiglianza esatta, volevo la presenza familiare, tutte le irregolarità d'un viso più caro della bellezza stessa. I demanded a perfect finiteness, an absolute perfection, that divinity which every being who died in his twenties represents to those who loved him; and, beyond the exact likeness, I wanted the familiar presence, all the irregularities of a face dearer than beauty itself. Quante controversie per stabilire l'esatto spessore d'un sopracciglio, la curva lievemente tumefatta d'un labbro! How many disputes to determine the exact thickness of an eyebrow, the slightly swollen curve of a lip! Contavo disperatamente sull'eternità della pietra, sulla fedeltà del bronzo, per perpetuare un corpo perituro o già distrutto, ma insistevo anche perché il marmo, a cui facevo dare ogni giorno una politura d'olio e di acidi, assumesse la lucentezza, quasi la morbidezza delle carni adolescenti. I desperately counted on the eternity of stone, the fidelity of bronze, to perpetuate a perished or already destroyed body, but I also insisted that the marble, which I had given a daily polish of oil and acid, take on the luster, almost the softness of adolescent flesh. Quel viso unico, lo ritrovavo dappertutto: amalgamavo le persone divine, i sessi e gli attributi eterni, la dura Diana delle foreste al Bacco malinconico, l'Ermes vigoroso delle palestre al dio duplice che dorme, la testa reclinata sul braccio, con l'abbandono d'un fiore. That unique face, I found it everywhere: I amalgamated the divine persons, sexes and eternal attributes, the harsh Diana of the forests to the melancholy Bacchus, the vigorous Hermes of the gyms to the sleeping dual god, head reclining on his arm, with the abandonment of a flower. Constatavo sino a che punto un giovinetto che pensa somiglia alla virile Atena. I was noticing to what extent a thinking youth resembles the virile Athena. I miei scultori vi si smarrivano; i più mediocri cadevano qua e là nella mollezza o nell'enfasi; tuttavia, tutti, più o meno, hanno partecipato al mio sogno. My sculptors went astray there; the most mediocre fell here and there into softness or emphasis; nevertheless, all, more or less, participated in my dream. **

Vi sono statue e ritratti del giovinetto da vivo, quelle che riflettono il paesaggio immenso e mutevole che va dai quindici anni ai vent'anni: il profilo compunto del bambino buono; e quella statua in cui uno scultore di Corinto ha osato cogliere l'abbandono del fanciullo che, il ventre in avanti e le spalle cascanti, la mano al fianco, sembra sostare all'angolo d'una strada a sorvegliare una partita ai dadi. There are statues and portraits of the living youth, those reflecting the immense and changing landscape from age fifteen to age twenty: the compressed profile of the good child; and that statue in which a sculptor from Corinth dared to capture the abandonment of the child who, belly forward and shoulders sagging, hand at his side, seems to pause at the corner of a street surveying a game of dice. E c'è quel marmo di Papias di Afrodisia nel quale è tracciato un corpo assai più che nudo, inerme, d'una freschezza fragile di narciso. And there is that marble of Papias of Aphrodisia in which is traced a body far more than naked, defenseless, of a fragile freshness of narcissus. E Aristea ha scolpito sotto i miei ordini, in una pietra lievemente rugosa, quella piccola testa imperiosa e fiera... Poi, vi sono i ritratti dopo la morte; ivi, la morte è passata: sono grandi volti dalle labbra sapienti, dense di segreti che non sono più i miei, poiché non sono più quelli della vita. And Aristea carved under my orders, in a slightly wrinkled stone, that little imperious and proud head.... Then, there are the portraits after death; there, death has passed: they are great faces with wise lips, full of secrets that are no longer mine, for they are no longer those of life. C'è quel bassorilievo nel quale Antoniano Cario ha dotato d'una grazia che non è di questa terra il vendemmiatore vestito di seta grezza, il muso del cane che gli si accosta amichevolmente alla gamba nuda. There is that bas-relief in which Antoniano Cario has endowed with a grace that is not of this earth the harvester clad in raw silk, the dog's snout friendly approaching his bare leg. E quella maschera quasi tragica, d'uno scultore di Cirene, nella quale piacere e dolore si fondono e si combattono a vicenda sullo stesso volto, come due onde sulla stessa roccia. And that almost tragic mask, by a sculptor from Cyrene, in which pleasure and pain merge and fight each other on the same face, like two waves on the same rock. E quelle statuette d'argilla, da un soldo, che sono servite alla propaganda imperiale: TELLUS STABILITA, il Genio della Terra pacificata, con l'aspetto d'un giovinetto disteso che regge frutta e fiori. And those clay, penny statuettes that served imperial propaganda: TELLUS STABILITA, the Genius of the Pacified Earth, with the appearance of a reclining youth holding fruit and flowers.

**TRAHIT SUA QUEMQUE VOLUPTAS: ciascuno la sua china; ciascuno il suo fine, la sua ambizione se si vuole, il gusto più segreto, l'ideale più aperto. TRAHIT SUA QUEMQUE VOLUPTAS: each his own stoop; each his own end, his own ambition if you will, the most secret taste, the most open ideal. Il mio era racchiuso in questa parola: IL BELLO, di così ardua definizione a onta di tutte le evidenze dei sensi e della vista. Mine was encapsulated in this word: THE BEAUTIFUL, of such arduous definition in spite of all the evidence of the senses and sight. Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo. I felt responsible for the beauty of the world. Volevo che le città fossero splendide, piene di luce, irrigate d'acque limpide, popolate da esseri umani il cui corpo non fosse deturpato né dal marchio della miseria o della schiavitù, né dal turgore d'una ricchezza volgare; che gli alunni recitassero con voce ben intonata lezioni non fatue; che le donne al focolare avessero nei loro gesti una sorta di dignità materna, una calma possente; che i ginnasi fossero frequentati da giovinetti non ignari dei giochi né delle arti; che i frutteti producessero le più belle frutta, i campi le messi più opime. I wanted cities to be splendid, full of light, irrigated with clear waters, peopled by human beings whose bodies were disfigured neither by the mark of misery or slavery nor by the turgidity of vulgar wealth; that pupils recited in well-tuned voices lessons that were not fatuous; that the women at the hearth had in their gestures a kind of maternal dignity, a mighty calm; that the gymnasiums were attended by youths not ignorant of games or the arts; that the orchards produced the most beautiful fruits, the fields the most opulent crops. Volevo che l'immensa maestà della pace romana si estendesse a tutti, insensibile e presente come la musica del firmamento nel suo moto; che il viaggiatore più umile potesse errare da un paese, da un continente all'altro, senza formalità vessatorie, senza pericoli, sicuro di trovare ovunque un minimo di legalità e di cultura; che i nostri soldati continuassero la loro eterna danza pirrica alle frontiere; che ogni cosa funzionasse senza inciampi, l'officina come il tempio; che il mare fosse solcato da belle navi e le strade percorse da vetture frequenti; che, in un mondo ben ordinato, i filosofi avessero il loro posto e i danzatori il proprio. I wanted the immense majesty of Roman peace to extend to all, insensible and present like the music of the firmament in its motion; that the humblest traveler could wander from one country, from one continent to another, without vexatious formality, without danger, sure to find everywhere a minimum of legality and culture; that our soldiers would continue their eternal Pyrrhic dance on the frontiers; that everything would function without stumbling, the workshop as well as the temple; that the sea would be ploughed by fine ships and the roads traveled by frequent cars; that, in a well-ordered world, philosophers would have their place and dancers their own. A questo ideale, in fin dei conti modesto, ci si avvicinerebbe abbastanza spesso se gli uomini vi applicassero una parte di quell'energia che van dissipando in opere stupide o feroci. This ultimately modest ideal would be approached often enough if men applied some of the energy they dissipate in foolish or vicious works. E durante l'ultimo quarto di secolo, la sorte propizia mi ha consentito di realizzarlo in parte. And during the last quarter century, propitious fortune has allowed me to realize this in part. Arriano di Nicomedia, uno degli spiriti più eletti del nostro tempo, si compiace di rammentarmi i bei versi nei quali il vecchio Terpandro ha definito in tre parole l'ideale di Sparta, il "modus vivendi" perfetto, sognato, e mai raggiunto, da Lacedemone: la FORZA, la GIUSTIZIA, le MUSE. Arrian of Nicomedia, one of the choicest spirits of our time, is pleased to remind me of the beautiful verses in which old Terpander defined in three words the ideal of Sparta, the perfect "modus vivendi" dreamed of, and never attained, by Lacedaemon: STRENGTH, JUSTICE, MUSE. La Forza stava alla base, e senza il suo rigore non può esserci Bellezza, senza la sua stabilità non v'è Giustizia. Strength stood at the base, and without its rigor there can be no Beauty, without its stability there is no Justice. La Giustizia componeva l'equilibrio delle parti, le proporzioni armoniose che nessun eccesso deve turbare. Justice composed the balance of the parts, the harmonious proportions that no excess should disturb. Ma la Forza e la Giustizia non erano che uno strumento agile e duttile nelle mani delle Muse: consentivano di tener lontane tutte le miserie e le violenze come altrettante offese al bel corpo dell'umanità. But Strength and Justice were but a nimble and pliant tool in the hands of the Muses: they enabled them to keep away all misery and violence as so many offenses to the beautiful body of humanity. Ogni nequizia era come una nota falsa da evitare nella armonia delle sfere. Every nequity was like a false note to be avoided in the harmony of the spheres. **

In Germania mi trattennero quasi un anno le fortificazioni e gli accampamenti da costruire o da restaurare, le strade da aprire o da riparare; nuovi bastioni, eretti per un percorso di settanta leghe lungo il Reno, rafforzarono le nostre frontiere. In Germany I was kept almost a year by fortifications and encampments to be built or restored, roads to be opened or repaired; new ramparts, erected for a distance of seventy leagues along the Rhine, strengthened our frontiers. Quel paese di scialbi vigneti e di corsi d'acqua spumeggianti non mi offriva nulla d'imprevisto; vi ritrovavo le orme del giovane tribuno che recò a Traiano la notizia del suo avvento al trono. That country of drab vineyards and foaming streams offered me nothing unexpected; I found there the footsteps of the young tribune who brought Trajan the news of his advent to the throne. Vi ritrovavo pure, oltre il nostro fortilizio estremo, fatto di tronchetti d'abete, lo stesso orizzonte monotono e cupo, lo stesso mondo che ci è precluso, dopo il cuneo imprudente che v'insinuarono le legioni di Augusto: l'oceano di alberi, l'immensa riserva di uomini bianchi e biondi. I also found there, beyond our extreme fortress made of fir logs, the same monotonous and gloomy horizon, the same world that is precluded to us, after the imprudent wedge that Augustus's legions insinuated there: the ocean of trees, the immense reserve of white and blond men. Una volta compiuta quell'opera di riorganizzazione, ridiscesi sino alla foce del Reno, lungo le pianure belghe e batave. Once that work of reorganization was accomplished, they redescended to the mouth of the Rhine, along the Belgian and Batavian plains. Dune desolate componevano quel paesaggio nordico tagliato da erbe sibilanti; le case del porto di Noviomagus, innalzate su palafitte, si affiancavano alle navi ormeggiate quasi alla loro soglia; sul tetto, si appollaiavano gli uccelli marini. Desolate dunes composed that northern landscape cut by hissing grasses; Noviomagus harbor houses, raised on stilts, flanked ships moored almost at their threshold; on their roofs, seabirds perched. Amavo la malinconia di quei luoghi, che apparivano detestabili ai miei aiutanti di campo, quel cielo imbronciato, quei fiumi fangosi che si scavano il letto in una terra informe, senza una luce, senza un dio che ne abbia modellato il limo. I loved the melancholy of those places, which seemed detestable to my aides-de-camp, that sullen sky, those muddy rivers digging their beds in a formless land, without a light, without a god who shaped its silt.

Una barca dal fondo quasi piatto ci trasportò nell'isola di Britannia. An almost flat-bottomed boat transported us to the island of Britannia. Più volte il vento ci respinse verso la costa che avevamo lasciata; e quella traversata contrastata mi concesse qualche straordinaria ora vuota. Several times the wind pushed us back toward the coast we had left; and that thwarted crossing granted me a few extraordinary empty hours. Nubi gigantesche sorgevano dal mare tempestoso, intorpidito dalle sabbie incessantemente smosse nel suo fondo. Giant clouds rose from the stormy sea, numbed by the sands ceaselessly stirred in its bottom. Come un tempo, presso i Daci e i Sarmati, avevo contemplato religiosamente la Terra, qui scorgevo per la prima volta un Nettuno più caotico del nostro, un infinito mondo liquido. As I had once, with the Dacians and Sarmatians, religiously contemplated the Earth, here I glimpsed for the first time a Neptune more chaotic than ours, an infinite liquid world. Avevo letto in Plutarco una leggenda di naviganti, riguardante un'isola situata in quei mari prossimi al Mare Tenebroso; da secoli gli déi vittoriosi dell'Olimpo vi avrebbero relegato i Titani vinti. I had read in Plutarch a sailors' legend about an island located in those seas near the Tenebrous Sea; for centuries the victorious gods of Olympus would relegate the vanquished Titans there. Quei grandi prigionieri delle rocce e delle onde, eternamente flagellati dall'oceano insonne, votati anch'essi a un'insonnia perenne, ma intenti senza posa a sognare, continuerebbero a opporre all'ordine olimpico la loro violenza, la loro angoscia, il loro desiderio perpetuamente frustrato. Those great prisoners of the rocks and waves, eternally scourged by the sleepless ocean, also devoted to perpetual insomnia, but ceaselessly intent on dreaming, would continue to oppose the Olympian order with their violence, their anguish, their perpetually frustrated desire. Ritrovavo in quel mito, ambientato ai confini del mondo, le teorie dei filosofi di cui m'ero nutrito: ogni uomo, nel corso della sua breve esistenza, deve scegliere eternamente tra la speranza insonne e la saggia rinuncia a ogni speranza, tra i piaceri dell'anarchia e quelli dell'ordine, tra il Titano e l'Olimpico. I found in that myth, set at the edge of the world, the theories of the philosophers on which I had been nourished: every man, in the course of his short existence, must eternally choose between sleepless hope and wise renunciation of all hope, between the pleasures of anarchy and those of order, between the Titan and the Olympian. Scegliere tra essi, o riuscire a comporre, tra essi, l'armonia. Choose among them, or succeed in composing, harmony among them.

Le riforme civili poste in atto in Britannia fanno parte della mia opera amministrativa, della quale t'ho parlato altrove. The civil reforms put in place in Britain are part of my administrative work, which I have told you about elsewhere. Quello che importa qui, è che io fui il primo tra gli imperatori che si sia insediato pacificamente in quell'isola situata ai confini del mondo conosciuto, dove il solo Claudio s'era azzardato a sostare per qualche giorno in qualità di comandante in capo. What matters here is that I was the first among the emperors to settle peacefully on that island situated at the edge of the known world, where Claudius alone had ventured to stay for a few days as commander-in-chief. Per un inverno intero, Londinium divenne, per mia elezione, quel centro effettivo del mondo che Antiochia era stata durante la guerra partica. For a whole winter, Londinium became, by my election, that effective center of the world that Antioch had been during the Parthian War. Così, ogni viaggio spostava il centro di gravità del potere, lo collocava per un periodo di tempo in riva al Reno o lungo le prode del Tamigi, mi permetteva di valutare la convenienza o gli svantaggi d'una simile sede imperiale. Thus, each trip shifted the center of gravity of power, placed it for a period of time on the banks of the Rhine or along the prode of the Thames, allowed me to evaluate the convenience or disadvantages of such an imperial seat. Quel soggiorno in Britannia mi fece prendere in considerazione l'ipotesi d'uno Stato accentrato in Occidente, d'un mondo atlantico: intuizioni dello spirito, prive di qualsiasi valore pratico: ma cessano d'essere assurde non appena chi le ipotizza si concede un volger d'anni abbastanza esteso per i suoi piani. That sojourn in Britain made me consider the hypothesis of a centralized state in the West, of an Atlantic world: intuitions of the spirit, devoid of any practical value: but they cease to be absurd as soon as the person who hypothesizes them gives himself a volger of years extended enough for his plans. Esa estancia en Gran Bretaña me hizo considerar la hipótesis de un Estado centralizado en Occidente, de un mundo atlántico: intuiciones del espíritu, desprovistas de todo valor práctico: pero dejan de ser absurdas en cuanto quienes las hipotetizan se permiten un año el tiempo suficiente para sus planes.

Solo tre mesi prima del mio arrivo, la Sesta Legione Vittoriosa era stata trasferita in territorio britannico. Only three months before my arrival, the Sixth Victorious Legion had been transferred to British territory. Veniva a sostituirvi la sventurata Nona Legione che i Caledoni avevano decimato durante i disordini in Britannia, orrendo contraccolpo della nostra spedizione contro i Parti. He was coming to replace the hapless Ninth Legion that the Caledonians had decimated during the unrest in Britain, a horrendous backlash to our expedition against the Parthians. Per impedirne che un disastro simile si replicasse, due misure s'imponevano: che le nostre truppe venissero rinforzate mediante la creazione d'un corpo ausiliario indigeno: a Eboracum, dall'alto d'una collina verde, ho visto manovrare per la prima volta quell'armata britannica di formazione recente. To prevent a similar disaster from repeating itself, two measures were required: that our troops be reinforced through the creation of an indigenous auxiliary corps: at Eboracum, from the top of a green hill, I saw that newly formed British army maneuvering for the first time. Nello stesso tempo, feci erigere una muraglia che tagliava l'isola in due nel punto più stretto a proteggere le regioni fertili e civilizzate del Sud contro gli attacchi delle tribù del Nord. At the same time, I had a wall erected that cut the island in two at its narrowest point to protect the fertile and civilized regions of the South against attacks from the Northern tribes. Ho ispezionato di persona buona parte dei lavori, iniziatisi simultaneamente lungo un crinale di ottanta leghe; fu per me un'occasione per sperimentare, lungo quello spazio ben limitato che si estende da una costa all'altra, un sistema difensivo che in seguito si potrebbe applicare ovunque. I inspected in person much of the work, which began simultaneously along an eighty-league ridge; it was an opportunity for me to test, along that very limited space stretching from coast to coast, a defensive system that could later be applied anywhere. Ma già quell'opera, puramente militare, secondava la pace, incrementava la prosperità di quella regione della Britannia; si creavano villaggi; si produceva un moto di afflusso verso le nostre frontiere. But already that work, purely military, was seconding the peace, increasing the prosperity of that region of Britain; villages were created; a movement of influx to our frontiers was produced. Gli sterratori della legione erano secondati da squadre indigene, nel loro compito; per molti di quei montanari, ieri ancora indomi, quel muro rappresentava la prima prova irrefutabile della potenza tutelatrice di Roma; il soldo della paga, la prima moneta romana che passava per le loro mani. The legion's grubbers were seconded by indigenous teams, in their task; for many of those mountaineers, yesterday still indomitable, that wall represented the first irrefutable proof of Rome's tutelary power; the pay penny, the first Roman coin that passed through their hands. Quel baluardo divenne l'emblema della mia rinuncia alla politica di conquista: ai piedi del bastione più avanzato, feci erigere un tempio al dio Termine. That bulwark became the emblem of my renunciation of the politics of conquest: at the foot of the most advanced bastion, I had a temple erected to the god Termine.

Tutto mi piacque in quella terra piovosa: le frange di bruma sui fianchi delle colline, i laghi votati a Ninfe ancor più estrose delle nostre; quella razza malinconica, dagli occhi grigi. I liked everything about that rainy land: the bangs of mist on the hillsides, the lakes devoted to Nymphs even more whimsical than ours; that melancholy, gray-eyed race. Avevo, per guida, un giovane tribuno del corpo ausiliario britannico: quel dio biondo aveva imparato il latino, balbettava in greco, e s'ingegnava timidamente a comporre versi d'amore in quella lingua. I had, for guidance, a young tribune of the British Auxiliary Corps: that blond god had learned Latin, stammered in Greek, and timidly contrived to compose love verses in that language. Una fredda notte d'autunno, ne feci il mio interprete presso una Sibilla. One cold autumn night, I made it my interpreter at a Sibyl. Sedevamo nella capanna affumicata d'un carbonaio celta, a riscaldarci le gambe ravvolte in grosse pezze di lana ruvida, quando vedemmo strisciare verso di noi una vecchia fradicia di pioggia, scarmigliata dal vento, selvatica e furtiva come un animale della foresta. We were sitting in the smoky hut of a Celtic charcoal maker, warming our legs coiled in thick patches of coarse wool, when we saw a rain-soaked old woman crawling toward us, disheveled by the wind, wild and stealthy like a forest animal. Si avventò su piccoli pani di avena che si cuocevano al focolare. He pounced on small oatmeal loaves baking at the hearth. La mia guida riuscì a blandire quella profetessa, ed ella acconsentì a interrogare per me le volute del fumo, le scintille che scoppiettavano improvvise, le fragili architetture degli arbusti in fiamme e della cenere. My guide managed to bland that prophetess, and she agreed to question for me the swirls of smoke, the sparks that suddenly crackled, the fragile architecture of burning shrubs and ash. Vide le città che si edificavano, le folle plaudenti, ma anche città in fiamme, cupe sfilate di vinti che smentivano i miei progetti di pace, e un viso giovane e dolce che prese per un volto di donna, e al quale mi rifiutai di credere; si trattava, probabilmente, d'uno spettro bianco, forse una statua, oggetto più misterioso ancora di un fantasma per quella abitatrice di boschi e di lande. She saw the cities being built, the applauding crowds, but also cities in flames, somber parades of the vanquished that belied my plans for peace, and a sweet young face that she took for a woman's face, and which I refused to believe; it was, probably, a white specter, perhaps a statue, an object more mysterious still than a ghost to that inhabitant of woods and moors. E, a distanza di un numero imprecisato di anni, la mia morte, che avrei prevista egualmente anche senza di lei. And, an unspecified number of years later, my death, which I would have predicted equally without her.

La prospera Gallia, l'opulenta Spagna mi trattennero meno a lungo della Britannia. Prosperous Gaul, opulent Spain kept me less long than Britannia. Nella Gallia Narbonense, ritrovai la Grecia, che ha sciamato fin là: le splendide scuole d'eloquenza, i bei portici sotto un limpido cielo. In Gallia Narbonense, I found Greece, which swarmed there: the splendid schools of eloquence, the beautiful arcades under a clear sky. Sostai a Nìmes per ordinare la fondazione di una basilica dedicata a Plotina, e destinata a divenire un giorno il suo tempio. I stopped in Nìmes to order the foundation of a basilica dedicated to Plotina, and destined to one day become her temple. L'imperatrice era legata a quella città da ricordi di famiglia, che me ne rendevano più caro il paesaggio asciutto e dorato. The Empress was linked to that city by family memories, which made its dry, golden landscape more dear to me.

Ma la rivolta in Mauretania ancora divampava. But the revolt in Mauretania was still raging. Abbreviai la traversata della Spagna, trascurando persino, tra Cordova e il mare, di fermarmi un istante a Italica, la città della mia infanzia e dei miei avi. I shortened the crossing of Spain, even neglecting, between Cordova and the sea, to stop for a moment in Italica, the city of my childhood and ancestors. A Gades, m'imbarcai per l'Africa. At Gades, I embarked for Africa.

I vigorosi guerrieri tatuati delle montagne di Atlante vessavano ancora le città costiere dell'Africa. The vigorous tattooed warriors of the Atlas Mountains still harassed the coastal cities of Africa. Vissi là, per brevissimi giorni, l'equivalente numida dei disordini sarmati; rividi le tribù soggiogate ad una ad una, l'altera sottomissione dei capi prosternati nel deserto, al centro d'un viluppo di donne, di masserizie, di bestie inginocchiate. I saw there, for very brief days, the Numidian equivalent of the Sarmatian riots; I saw again the subjugated tribes one by one, the haughty submission of the chiefs prostrate in the desert, in the center of a tangle of women, of masses, of kneeling beasts. E la sabbia rimpiazzava la neve. And the sand replaced the snow.

Mi sarebbe stato caro, una volta tanto, trascorrere interamente a Roma la primavera, ritrovare la Villa incominciata, le carezze capricciose di Lucio, l'amicizia di Plotina. It would have been dear to me, once in a while, to spend the spring entirely in Rome, to find again the Villa begun, the capricious caresses of Lucius, the friendship of Plotina. Ma questo mio soggiorno in città fu presto interrotto da allarmanti voci di guerra. But this stay of mine in the city was soon interrupted by alarming rumors of war. Erano appena tre anni dacché s'era conclusa la guerra con i Parti, e già sull'Eufrate erano sorti gravi incidenti. It was barely three years since the war with the Parthians had ended, and already serious incidents had arisen on the Euphrates. Partii immediatamente per l'Oriente. I immediately left for the East.