STORIA degli AZTECHI e del NUOVO MONDO: i sacrifici umani
I Sacrifici Umani Aztechi Dal quattordicesimo al sedicesimo secolo.
Chi erano gli Aztechi?
E perché i sacrifici umani così importanti nella loro società?
Il termine Azteco, è un'invenzione moderna per indicare le varie tribù che facevano
parte del regno dei Mexica.
Acquisirono importanza durante il IX secolo e il loro impero raggiunse il massimo splendore
a partire dal 14 ° secolo fino al il 16 ° secolo; momento in cui gli spagnoli
conquistarono la regione, devastando e distruggendo tutto ciò che rimaneva degli
Aztechi, in un lasso di tempo incredibilmente breve.
I riti sacrificali e gli auto salassi, erano fondamentali nella loro vita quotidiana, e
un qualcosa di radicato nella tradizione e nella mente degli Aztechi.
Il sacrificio era il fulcro del loro credo.
Si sentivano in debito con gli dei, e dovevano ripagarli ogni giorno, altrimenti il sole
non sarebbe sorto.
Gli Aztechi credevano fermamente che il sacrificio delle divinità, all'inizio dei tempi, avesse
portato alla creazione stessa dell'universo.
Mentre altri dei si sacrificarono, gettandosi nel fuoco, per dare vita al Sole.
Gli Aztechi credevano in molte divinità, ma la più importante era Huitzilopochtli,
il Dio del Sole e della guerra, che esigeva il sangue per essere appagato.
Così l'auto salasso diventò un rituale quotidiano per gli Aztechi, indipendentemente da età,
sesso o rango sociale della vittima.
Anche gli animali venivano regolarmente sacrificati sia in privato che in pubblico.
Le quaglie erano le preferite, ma anche cani, aquile, giaguari e cervi;
oppure farfalle e colibrì per alcune divinità come il "serpente piumato" Quetzalcoatl,
sebbene il rituale più ambito, che attirava maggiormente l'attenzione della comunità,
era il sacrificio umano in pubblico.
Le vittime erano spesso prigionieri di guerra, e venivano sacrificate con un rituale molto
festoso tenuto dal sommo sacerdote.
Tale era la richiesta di sacrifici umani, che gli studiosi faticano a trovare una cifra
esatta che metta tutti d'accordo, ma si ipotizza che fossero dai 1.000 a 25.000 all'anno.
I guerrieri aztechi, durante le battaglie, spesso preferivano ferire un avversario, piuttosto
che ucciderlo, per catturarlo e utilizzarlo successivamente come sacrificio umano.
Un'idea condivisa, è che molte delle loro guerre fossero spinte dalla necessità di
raccattare vittime sacrificali, cosa che allo stesso tempo poteva intimorire i popoli vicini.
In genere, avrebbero ucciso le vittime utilizzando un pugnale sacro, poiché si credeva che il
loro sangue avrebbe dato vita al Sole: ogni singola goccia che cadeva lentamente lo avrebbe
ravvivato per dargli la forza di risorgere.
Ogni giorno, il cuore appena estratto, sarebbe stato messo dal sacerdote in un vaso di pietra,
per poi essere incenerito e offerto al Sole, perché potesse consumarlo, o essere mangiato
dal sommo sacerdote.
Spesso queste vittime sacrificali impersonavano delle divinità, e il loro sacrificio rievocava
ciò che la divinità stessa aveva fatto in passato.
Essi indossavano dei costumi e si comportavano la divinità scelta.
Venivano considerati delle vere e proprie celebrità dal pubblico, molto onorate.
Dopo essere stati giustiziati, le loro parti del corpo venivano mangiate dalla gente, spesso
parte della classe dominante, per compiacere gli dei.
Ma un rituale particolarmente raccapricciante, avrebbe visto i prigionieri di guerra indossare
costumi per assomigliare ai vari dei, per poi essere sacrificati, estraendo il loro
cuore e scorticando la loro pelle.
Le loro pelli sarebbero state indossate dai sacerdoti come costume per rappresentare la
divinità.
Le modalità con cui si tenevano queste cerimonie, evidenziano come gli Aztechi avessero una
mentalità complessa e una cultura sociale avanzata.
Un filo conduttore di tutti questi sacrifici, era il cuore della vittima che veniva estratto,
ancora pulsante, e che sarebbe stato innalzato dal sacerdote perché tutti potessero ammirarlo.
Al centro del mondo religioso azteco, c'era il Grande Tempio, un'imponente piramide con
due santuari in cima: uno per il dio della pioggia e l'altro per
il dio della guerra.
Era situato nella capitale azteca di Tenochtitlan, su cui oggi sorge Città del Messico.
Qui innumerevoli sacrifici umani sono stati compiuti dai sacerdoti.
In genere il cuore della vittima sarebbe stato strappato dal corpo, poi decapitato e gettato
sulle gradinate, rotolando per più di 50 metri fino a raggiungere la base sottostante
della piramide.
Questo rituale, fu una rievocazione mitologica della storia del dio del sole e della guerra,
Huitzilopochtli, che portò sua sorella alla dea della luna, smembrò il suo corpo, e poi
la gettò giù dalla montagna.
Gran parte delle vittime sacrificate nel grande tempio, erano prigionieri di guerra o schiavi;
ma anche i bambini, poiché si pensava che le loro anime fossero legate al dio della
pioggia.
Queste tradizioni andarono avanti per centinaia di anni fino al marzo del 1519, quando uno
spagnolo di nome Hernàn Cortés, con una piccola spedizione, invase l'impero azteco
e, nel giro di due anni, l'impero azteco si sgretolò, conquistato dagli spagnoli, e la
sua popolazione fu decimata dal vaiolo.
Grazie a questo e con l'arrivo dei missionari cristiani e dei loro potenti sostenitori,
molti dei rituali aztechi che comportavano sacrifici umani, furono confinati definitivamente
nelle pagine di storia.
Ma, nonostante gli invasori spagnoli cercassero di sradicare questa pratica e tutti i monumenti
ad esso associati, alcuni artefatti sono giunti fino a noi, tra cui diverse torri di teschi
e tzompantli.