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Impact Girl di Cecilia Sardeo, Resilienza e Leadership al Femminile con Elena David - YouTube

Resilienza e Leadership al Femminile con Elena David - YouTube

Ciao a tutti e benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl.

Oggi parliamo di Resilienza e Leadership al femminile,

in altre parole come può fare una donna a trovare e soprattutto a coltivare con

continuità il coraggio per costruirsi una carriera di successo, senza farsi

abbattere dalle difficoltà presunte o reali, perché molte volte sono nella

nostra testa e basta, e come può riuscirci senza sminuire il proprio

valore, senza scendere a compromessi. Parleremo di questo tema con Elena David!

Ciao Elena. Ciao! Grazie per essere qui con noi oggi. E' un piacere mio. Abbiamo

parlato poco fa con Elena di come riuscire ad incastrare i nostri

appuntamenti oggi sia stata una vera impresa, quindi non voglio indugiare

troppo e corro subito al cuore. Prima però Elena merita un'introduzione che

in qualche modo non rende giustizia in realtà alla sua esperienza, però cercherò

di riassumerla in poche righe. Tu Elena hai un'esperienza davvero

immensa nel campo manageriale, sei stata amministratore delegato

amministratrice delegata di importanti realtà turistiche

da Starhotel a Valtur, passando per hotels and resorts. Oggi

ricopri l'incarico di consigliere indipendente nella società quotata della

Doria e Fideuram, che non so come dirlo, Intesa San Paolo Banking e in

attesa, come hai detto tu, di nuovi sviluppi, che quelli non mancano mai!

Allora, una delle frasi Elena che mi ha colpito di più leggendoti,

ascoltandoti è questa, che non è appunto una frase tua, è di Winston Churchill

ma che ti rappresenta appieno in questa fase della tua esperienza e

dice: il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale, è il coraggio di

andare avanti che conta. Allora aiutarci a capire quali sono le caratteristiche

che una donna deve coltivare per trovare questo coraggio.

Sì grazie Cecilia di questa opportunità e

diciamo che ho pensato di rispondere a questa domanda focalizzandomi su dieci

elementi chiave, tutti con l'accento sulla a, e quello da cui mi piace partire è

femminilità. Femminilità che è una parola, spesso potrebbe essere quasi un tabù

se parliamo di managerialità, leadership e resilienza

ma in realtà la femminilità mi vuole portare alla parola bellezza,

quindi questo significa intanto non perdere come donna le proprie

caratteristiche, la propria percezione di sé appunto, come essere femminile con la

cura e l'attenzione al dettaglio, che sono anche delle nostre tipiche diciamo

capacità e con proprio la ricerca della bellezza, che è un elemento, qualcuno ha

detto: " la bellezza salverà il mondo". Io sono convinta di questo. E ho scelto

di far memorizzare a chi ci ascolta queste singole tips diciamo

attraverso l'immagine. In questo caso ti voglio raccontare questo attraverso Andy

Warhol e il ritratto Gold di Marilyn. Credo che lei sia per tutti l'icona

della bellezza, in questo tra l'altro quadro è una bellezza che è stata

fissata, è stata bloccata ma contestualmente c'è anche una storia

drammatica che conosciamo e che vuole anche richiamare come spesso

vivere questa femminilità non sia nemmeno così semplice, ma non c'è nessun

motivo per cui vi si debba rinunciare, non abbiamo nessuna ragione per

farlo e non va dimenticato di poter perseguire la leadership assumendo i

tratti maschili del potere del comando.

L'essere donna per tanto tempo è stata anche una chiave di successo e dopo di

che, quando ha costituito un motivo di difficoltà ovviamente l'ho affrontata,

senza però rinuncia. C'è stata una situazione che ci puoi raccontare in cui

appunto essere donna è diventata quasi un motivo di debolezza agli occhi di

chi ti circondava? Questo purtroppo succede e ci sono ambienti come

quelli della finanza dove sicuramente è molto più difficile. E' il frutto di un

pregiudizio storico, di una condizione culturale. Non ci si arrende di fronte a

quella, bisogna necessariamente, come dire, combatterla necessariamente, opporvisi,

non cercando di cambiare, rimanendo se stessi e affermandosi tramite altri

elementi che poi, insomma, mi piace raccontarti. Ma questa tua domanda vi

porta subito a linkare alla parola successiva che è la caparbietà.

Infatti nelle doti, negli elementi da coltivare questa mantenere

grinta, determinazione, essere costante, non arrendersi, non farsi intimorire e

credere nelle proprie te è stato determinante,

qualche volta anche difficile evidentemente da sostenere. E questa

caparbietà ci porta a una seconda parola che è appunto costanza, che diciamo dopo

bellezza sicuramente un altro termine che vorrei fissare e credo qui di aver

trovato l'immagine veramente rappresentativa in due sensi. Infatti

voglio fare riferimento a Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi.

Qui i tratti della determinazione della caparbietà sono duplici, da un lato

sicuramente nell'immagine di questa Giuditta che con sguardo determinato e

con forza compie questo gesto anche violento in

nome della libertà del suo popolo quindi questa grande difesa delle proprie idee.

Ma in realtà questa costanza e questa proprio caparbietà sono addirittura

nell'autrice. Tutti conosciamo la storia di Artemisia Gentileschi, le sue

difficoltà addirittura insomma l'episodio dello stupro la sua difesa

di fronte al giudizio della chiesa ma lei non si è mai arresa ed ha

continuato ad essere la grande artista che conosciamo. Tra l'altro colgo

l'occasione per dirvi che ho scoperto che l'anno prossimo

la National Gallery gli dedicherà una incredibile

mostra, tant'è che hanno acquistato in previsione proprio un

quadro che adesso è nella hall della National Gallery e quindi io sono in

fremente attesa perché effettivamente ho una grande adorazione per questa

grande artista. Tra l'altro mi viene proprio in mente che

questo collegare le parole alle immagini, soprattutto quando l'immagine si

riferisce a qualcuno che davvero ha vissuto delle situazioni molto più

drammatiche delle nostre, in un contesto storico molto più pesante verso la donna

rispetto a quello che viviamo oggi, forse forse riusciamo anche a dirci "Beh in

fin dei conti posso farcela anch'io, se ce l'ha fatta lei". Assolutamente, diciamo

che ci sono una serie di icone, di modelli che a modo loro sono sempre

fonte di ispirazione, anche se poi ci appaiono lontani dalla quotidianità e

dalle beghe o dalle difficoltà che ci troviamo ad affrontare. Passo io alla

prossima, a cui sono molto legata.. si tratta dell'onestà. Onestà in questo caso

è mantenere un profilo inattaccabile, non scendere a compromessi e quindi far sì

che il proprio sviluppo professionale non possa consentire a qualcuno di

metterti in una posizione di ricatto e questo lo fai solo se, specialmente

quando, ti trovi ad essere leader e quindi a gestire persone, usi la

meritocrazia come unico valore. Quindi non l'amicizia, nel senso

le tue valutazioni devono essere sempre basate sul merito,

merito della persona o merito oggettivo delle questioni. La parola che a cui mi

collego è la trasparenza e in questo caso ho usato come immagine cioè mi è

venuta alla mente l'immagine un'opera che è I Bari di Caravaggio, che è

completamente se vogliamo no, in realtà rappresenta proprio il momento della

disonestà, però dentro questo quadro l'invito è ad osservare questo

atteggiamento quasi sereno se vogliamo della persona, del giovane

che sarà tra virgolette truffato e derubato. Cioè ha uno sguardo

concentrato e sereno che a me non piace leggere come quello di chi da

fessacchiotto diciamo si fa fregare, ma in realtà come che è lo sguardo sereno e

concentrato di chi sa di essere onesto, giusto e quindi sì, può anche subire

qualche volta, sicuramente è accaduto, è accaduto anche

a me di non di subire qualche tra virgolette "danno",

ma quello che è importante è che io abbia potuto mantenere nella mia storia

questo profilo, appunto di assoluta trasparenza, di assoluta onestà, che mi ha

anche consentito di essere sempre libera, ecco, perché è un concetto molto

importante, da non trascurare. Mi piace molto il fatto che tu abbia

sottolineato le espressioni di chi sta per essere ingannato perché quello che

stavo per chiederti è: se io non sono ancora magari in una posizione di

leadership, sappiamo che la meritocrazia non è

proprio una parola chiave italiana, magari lo sta piano piano diventando un

pochino di più ma non è parte della nostra storia

e quando mi trovo dall'altra parte quando la sensazione è quella di star

subendo da un pochino troppo tempo, che cosa posso fare, come possono reagire, per

mantenermi onesta e trasparente perché poi la tendenza magari è quella di

cercare vendetta oppure altre strade? Così

come addetta Aristotele che l'eccellenza è un'abitudine

in realtà anche questa, chiamiamola onestà, cioè questo tratto di fermezza

altrettanto lo deve essere. Cioè in realtà sono comportamenti che devono

essere parte di te, parte della persona e che a mio parere, nell'auspicabilmente

medio termine, devono produrre un risultato perché il tuo merito deve

uscire non soltanto dalla tua competenza, che ora poi ci arriveremo, ma deve uscire

anche proprio dall'essere una persona che ha un tratto di assoluto rigore nei

confronti della valutazione delle situazioni. E quindi il sinallagma è che

questo deve essere raccolto e recepito. Se poi non succede, come dire, è ora di

cambiare lavoro, cioè è ora di dirigersi da altre parti perché

evidentemente se tu c'hai lottato, ci hai messo tutto l'impegno e poi non nasce..

Però io voglio pensare positivo a questo sguardo sereno e concentrato del giovane

che comunque potrà subire il danno, potrà subire il momento di, ma è così che ci si

pone di fronte alla vita e di fronte alla sfida anche professionale.

Bellissimo, credo che questo riferimento non lo dimenticherò facilmente, questo

gioco di immagini è incredibile. Quindi ti chiedo già di partire con la prossima

parola perché non vedo l'ora! Allora la prossima è qualcosa che anche

qui è un pò tabù, è fragilità. Fragilità che poi porta anche a resilienza è, che è

esattamente il tuo termine. Fragilità vuol dire non avere paura di

essere fragile, lasciare che i dubbi ti colgono quindi mettere in discussione,

avere proprio una ricerca che ti porta a contrastare la fragilità e quindi

l'insicurezza con l'approfondimento e quindi generare sicurezza, quindi è

proprio un percorso. Questa sicurezza che nasce dall'essere pronti e preparati

dall'avere approfondito, quindi proprio fragilità come premessa per la ricerca

della sicurezza. Io oggi sono qua preparata, questo mi fa

sentire sicura, perché io non ho detto ok ho 30 anni alle spalle ho parlato

ovunque, vado lì e qualcosa racconto. Io ho voluto preparare questo, studiarlo con

te, sono mesi che ne abbiamo parlato e questo mi rende assolutamente sicura di

questo. Lo devi fare come stile, come mindset. Non è qualcosa che si fa un

giorno sì e un giorno no, è qualcosa che deve essere parte di te. E l'immagine qui

sarà ancora più bella secondo me! Giacometti, sicuramente un autore in

questo caso moderno contemporaneo.. ah una cosa

importante che devo dire, che me l'ha raccomandata la mia sorella, che questa

lettura delle opere che io sto dando assolutamente non è iconografia ufficiale,

è proprio una percezione, una sensazione, altrimenti qualche nostro ascoltatore

dirà questa sta bestemmiando, possibilissimo, ma questo è in realtà

soltanto la mia lettura, quindi certamente non si vuole proporre come

una lettura ufficiale in alcun modo. Torno alla fragilità..

Giacometti ha fatto un'opera che solo nel titolo è già indicativa: "L'uomo che

cade". Non so se l'hai mai vista, le figure di Giacometti sono queste

figure molto esili, in questo passo, quasi uno scheletro, una fragilità che quindi si

esprime sia nel corpo che nella mente ma il passo è quello che conta e che poi ti

richiama la mia frase di Churchill: "è il coraggio di andare avanti quello che

conta". Quindi anche quest'uomo così debole che ti sembra che possa cadere da

un momento all'altro in realtà non sta accadendo, sta facendo il passo per

andare avanti e quindi questa è secondo me un'immagine di fragilità positiva, di

fragilità che non ti abbandona. A proposito di fragilità, mi viene in

mente un episodio che ho vissuto tantissimi anni fa, all'inizio di quella

che era la mia esperienza nel mondo del web, che poi è diventato un pò la mia

casa, "il mio ufficio" e ricordo che

entrai nell'ufficio del mio superiore, del mio manager e gli feci vedere quello che

avevo fatto e lui scosse la testa in maniera evidentemente infastidita e

mi disse tutto quello che non andava

bene. E mi senti così negata, così fragile, così vulnerabile, così insicura tanto che

comincerà a mettere subito in dubbio tutta una serie di scelte che avevo

fatto. Ricordo di avergli detto qualcosa come "Ah forse non sono portata per

questa cosa" e lui, con il suo bagaglio esperienziale, mi disse: "No, non è

una questione ne d'intelligenza né di sicurezza e solo mancanza di esperienza.

Io ricordo di aver lasciato l'ufficio sapendo di essere caduta ma sapendo che

avevo già la forza per rialzarmi. L'esperienza, in realtà, non va confusa

semplicemente con l'anzianità e il passare del tempo. E' proprio la preparazione

cioè è quello l'approfondimento, è il fatto che tu quando fai un lavoro deve

avere dei dubbi, delle forti domande. La domanda è sempre il momento

per iniziare il cammino e di approfondirlo, non pensare che chi viene

dopo di te sia più intelligente, possa quindi comprendere, devi essere

esplicativo, devi aver approfondito. Questo ti dà la sicurezza di poter

affrontare e questo ovviamente poi crea l'esperienza però è importante

l'approfondimento e la preparazione, è importante non pensare di vivere della

rendita di conoscenza che hai, ogni task va affrontato con la giusta

determinazione il giusto approfondimento, considerando che c'è sempre qualcosa in

più, che puoi aggiungere, che puoi precisare, che perfeziona il tuo lavoro. Bellissimo.

Quindi qualcosa da abbracciare sempre comunque, a prescindere da quanti anni di

esperienza abbiamo. Assolutamente no, io ti ripeto, tuttora e

non sono giovanissima, che ho tanti anni, credo che proprio l'approfondimento,

naturalmente è più semplice quando hai un bagaglio temporale alle spalle di

cose vissute però l'approccio deve essere sempre quello di chi deve

comunque, in qualche modo, imparare e approfondire, questo è fondamentale non

perderlo. Parlare della mia età mi porta poi facilmente al punto successivo, la

maternità. Anche qui potrebbe quasi sembrare una

negazione in termini, spesso si dice appunto, che per far carriera non devi,

come dire, in qualche modo farti interrompere da questo evento.

Io la penso assolutamente al contrario. Vuoi perché va beh, e poi lo racconteremo,

per me la maternità è stata una chiave di volta del successo ma a prescindere

dall'esperienza personale, sono assolutamente convinta che la maternità,

che è il prologo ed approdo ma verso la costituzione di una famiglia, famiglia è

proprio il luogo ideale dove ritrovarsi e la famiglia è il punto di raccolta.

E' quella situazione nella quale devi fare i conti anche con le priorità, devi

gestirle, devi affrontarle, deve saperle valutare ed è il primo banco di prova,

probabilmente, prima ancora del lavoro. E quindi

la maternità, appunto collegata alla famiglia, collegata poi ha un senso di

accoglienza cioè di ricevere, è un momento fondamentale. Ti dicevo prima,

nella mia vita in realtà è stata proprio un episodio legato a uno scatto di

carriera perché il mio datore di lavoro dell'epoca,

in occasione della seconda maternità, quella di Virginia, e qui devo spendere

due parole per i miei gioielli Lorenzo, che ha 26 anni e che adesso lavora al

Ritz a Londra, e quindi un pò in qualche modo, segue la strada e Virginia, invece

è una atleta fantastica, gioca a pallamano. Insomma, per ora non sappiamo che cosa

farà, ha vent'anni, ma si sta divertendo con questo sport, che poi praticava il

padre, non tanto diffuso in Italia ma l'ha portata a stare due anni in

Danimarca, ha fatto bellissime esperienze. Chiudo la parentesi per dire che proprio

quando aspettavo Virginia ero in Starhotel, era un momento molto

importante della mio sviluppo professionale e in quel momento questa

maternità mi sembrava quasi quasi un'interruzion, però ovviamente

Virginia doveva arrivare ed eravamo felici di accoglierla. Io ero andata

dall'ingegner Fabri dicendo "Guardi, non si preoccupi, comunque io torno subito dopo".

E lui è stato così lungimirante, del resto insomma, io lo considero veramente

un grande genio imprenditoriale, un uomo sicuramente unico, che per me è stato un

maestro, capì che doveva darmi una spinta forte perché questo rientro avvenisse,

tenuto conto che insomma, bene o male c'era la possibilità anche che io mollassi

un attimo, avendo già un bambino di sei anni eccetera e tant'è che subito dopo

la nascita di Virginia lui impostò le cose e io sono rientrata e sono diventata

Direttore Generale perché nella sua testa capiva chee darmi un forte stimolo

sarebbe servito a ovviamente fare quello che molte purtroppo sappiamo che fanno.

Poi, non dico neanche purtroppo, perché se sono scelte personali vanno sempre

rispettate. Quindi però diciamo, non è tanto che racconto questo nella logica,

ma voglio tornare al concetto della maternità perché questo ti consente di

avere la famiglia, la famiglia come luogo dell'accoglienza e come banco di prova

per la gestione, per la conciliazione e la gestione delle priorità che sono

comunque situazioni che trovi perfettamente anche quando sei in

ufficio e nel lavoro e non le puoi lasciare. E qua sulla maternità c'è

un'immagine che è unica. Non avrei saputo individuarne altre, è la Madonna del

parto di Piero Della Francesca, e credo che la poesia e la sublimazione che

deriva dalla semplice visione di quest'opera non abbia bisogno di

ulteriori parole, solo una notazione per quel gesto della mano posato sul ventre

che credo scateni ancora in me una tenerezza incredibile. E' proprio la

tenerezza che voglio legare alla maternità. Elena ti chiedo di darci un

suggerimento quando ci troviamo in una situazione meno privilegiata,

perché si può dire che è stato un privilegio avere

qualcuno sopra di te che, invece di spingerti in basso perché poteva in

qualche modo diventare un peso per l'azienda, con la maternità ti ho detto

no invece io ti do addirittura la possibilità di tornare alla

grande. Ho diversi amiche che si sono trovate recentemente in situazioni poco

piacevoli, dove la maternità, appunto vissuto come un peso, diventa l'occasione

per ridurre lo stipendio oppure abbassare il grado di lavoro di

esperienza, nonostante il livello di preparazione. Guarda è una risposta

scomoda la mia, però la devo dare nella sua totale franchezza. Sono due cose che

contano, premesso che ci sono le leggi, diritti

quindi onestamente non entro nel merito di chi fa cose che non si devono fare,

però fondamentalmente le cose sono che tu devi da un lato dimostrare che saprai

gestire e conciliare queste cose perché inevitabilmente l'azienda ti chiede un

tipo di dedizione, che non significa rinunciare ai suoi figli perché io li ho

cresciuti, insomma, non ho fatto niente di più o di

meno di quello che hanno fatto altre, mi sono ovviamente organizzata,

ho sofferto tantissimo, questo diciamolo, perché quando mancavo, quando non potevo..

quindi nulla di facile, assolutamente, però è chiaro che ho dato all'azienda la

la possibilità di sentirsi sicura della mia

adesione al processo che l'azienda richiede, perché purtroppo l'azienda lo

richiede. E poi vabbè, erano altri tempi, non c'era Internet, anche il lavoro in

remoto era molto più difficile, insomma.. Dall'altro è evidente, è

quello che tu chiami privilegio e che io non voglio chiamare così, perché come

diceva la Thatcher: "non sono fortunata, me lo sono meritato" nasce dal fatto che ero

importante, cioè il mio lavoro era importante, fare a meno di me per

l'azienda sarebbe stato un problema. Quindi ti sei resa indispensabile in un certo senso.

Si, diciamo che è fondamentale che tu abbia un ruolo che

serve, ripeto questo però lo astraggo un

attimo, perché poi oggi ci sono norme, ci sono leggi, la tutela, non si deve essere

penalizzate perché si decide di fare figli

però nello stesso tempo ci sono dei meccanismi di cui dobbiamo anche essere

consci, prendere atto, funziona così e quindi tu effettivamente puoi avere una

chance addirittura in più che nasce dalla maternità

se il tuo ruolo è davvero, si è reso un ruolo significativo e importante se non

sei così facilmente sostituibile con un'altra che magari non chiede un permesso,

quindi ecco, questo lo considero importante. Credo che sia cruciale questo

aspetto, quindi un pò spostare l'ago della bilancia, perché mi fa anche

pensare a quanto spesso ci troviamo a correre come delle pazze, facendo un

sacco di cose, ma se non spostiamo l'ago della bilancia nel contesto in cui siamo

appunto diventiamo facilmente sostituibili. E quindi lì magari ci vuole

un piccolo lavoro di preparazione a monte, per cui prendiamo le distanze,

cerchiamo di capire come nel nostro lavoro possiamo fare la differenza. E

guarda la parola successiva sembra proprio,

nonostante la spontaneità del nostro dialogo cade a proposito, la parola

successiva è università. Università è solo un termine per raccontare la necessità

di essere molto competenti, molto preparate. Dico università ma in realtà

dico appunto competenza. La parola vera su cui soffermarci è competenza, che poi

ci richiama a quella abbiamo detto prima dell'approfondimento. E' chiaro che ai

tempi in cui ho iniziato io effettivamente ancora laurearsi ti dava

una facilità di accesso maggiore al mondo del lavoro. Oggi, certamente

dopo oltre 30 anni, le cose sono abbastanza

diverse e non è più sufficiente l'università in quanto tale ma io

sottolineo la competenza, quindi essere ben preparati a farlo attraverso tutti i

vari percorsi sia di studio che di esperienze pre lavorative ma è

importante, perché solo se tu hai un valore vero alla fine puoi cercare di

misurarti, se sei così uno come tante o una come tante e comunque il tuo valore

aggiunto non è immediato, non è percepibile là diventa molto più

difficile. Per raccontarti questo tema ho scelto un'opera il cui significato è

completamente diverso, ma mi piaceva l'idea del libro è "Madame Ginoux" di Van

Gogh. In realtà un pò perché è un pò una immagine secca e lunga, che per qualcuno io

sono un po così! Non che gli assomigli però insomma, c'è questa idea un po così ma

l'unico riferimento in questo caso il libro Van Gogh è un autore che adoro

tantissimo e quindi è il primo che mi è venuto in mente per parlare

di libri di studio. Ma c'è una parola chiave che si collega a quella successiva

immediatamente cioè Madame Ginoux è una donna che ha un atteggiamento molto

dignitoso e dignità è un altro termine fondamentale. Dignità che cosa

significa? Cosa ci racconta? Che devi rimanere integro, devi rimanere coerente,

non scendere appunto a compromessi, mantenerti fiera, mantenerti sempre

alta. Questo vale anche quando, attenzione io non sto parlando solo di quando fai

l'amministratore delegato, questo vale a ogni livello.

La tua compostezza di essere, questa tua fermezza e questa tua dignità

che significa, ripeto, non scendere a compromessi significa anche mantenere

appunto una fierezza che qualche volta ti può anche costare. Io la trovo

fondamentale anche nei lavori più umili, questo non è assolutamente,

ripeto, non lo voglio collegare alle posizioni apicali. Sempre Van Gogh, nei

suoi Mangiatori di Patate, ci mostra una scena di assoluta di povertà se vogliamo

quindi di cibi poveri eccetera. Ma soffermiamoci su quella contadina, sulle

sue mani nodose quindi anche su un'idea proprio che ci riconduce al lavori

fondamentalmente bassi, o meno importanti, ma con quale dignità effettua

questo servizio e questa immagine è molto forte.

La dignità è strettamente connessa con un'altra parola a cui voglio arrivare che è

l'umiltà se ci pensi, che nel nostro racconto significa questo, significa che

intanto si parte dal basso e non si deve avere paura di partire dal basso.

Io mi sono laureata con 110 e lode ero una persona quindi con il suo bel

curriculum scolastico, una persona brillante e sono entrata in una grande

azienda, Starhotel teniamo conto che nell'area fiorentina non c'erano,

non ci sono tuttora grandissime aziende, c'è un numero molto limitato di grandi

aziende. E ci sono entrata dalla porta secondaria.

Sono stata assunta come assistente del direttore della direzione finanziaria ma

non ho avuto dubbi o meglio, in questo caso anche il dubbio

che ho avuto, mio marito mi ha aiutato molto, all'epoca

stavamo insieme a valutarlo, perché io ho letto che quella era una grande azienda

strutturata, tra l'altro io due giorni dopo la laurea ero entrata invece in

una piccola azienda locale molto interessante, una nicchia, un'azienda che fa

ceramica nel sesto fiorentino, una capitale insomma no della ceramica c'era

la famosa Ginori, quindi un'azienda molto piccola dove avevo già diciamo così mi

ero già posizionata in un ruolo potenzialmente interessante perché avrei

dovuto in progress coordinare gli agenti esteri

quindi insomma fare un'attività anche interessante nel campo delle vendite.

Però io non ho esitato nel momento in cui mi è stata offerta la possibilità di

entrare in Starhotel, seppur ripeto, con un ruolo che forse anche sminuente

apparentemente per una che si era laureata in economia e commercio con 110 e lode. E questo

tratto di umiltà l'ho sempre mantenuto anche nella del lavoro successivo perché

questo ricordo di averlo spiegato un giorno, ho avuto il piacere

di partecipare a una giornata di formazione di Kpmg verso i giovani

insomma che entravano, e ho raccontato la storia degli archivi di Starhotel

appunto, a un certo punto c'era questo famoso armadio

dove era stata raccolta tutta la documentazione relativa alle operazioni

di acquisizione dei vari Hotel e l'Ingegner Fabri, che è una persona

molto strutturata, proprio da ingegnere, così a un certo punto io capii che aveva

interesse a che questo archivio forse diciamo organizzato in un certo modo.

Ecco, è un lavoro che ha affrontato senza nessun disturbo perché in realtà poi

e l'ho capito forse anche dopo, quello mi ha acconsentito cioè mettere in

ordine questi documenti mi ha consentito di conoscere a fondo

tante cose, di avere una serie di conoscenze e come sappiamo poi quando

arrivi al tavolo di lavoro la conoscenza cioè chi è che domina una riunione? Chi

sa le cose, non è tanto solo chi ha il potere ma la conoscenza è

potere. E quindi quella situazione mi aveva dato l'opportunità di conoscere le

opportunità di sapere e io consiglio sempre una grande umiltà

nell'approccio e non mettersi mai su qualche piedistallo dicendo no quello

non è un lavoro per me, perché anche dai lavori a volte più apparentemente

elementari può nascere. E inoltre l'umiltà la raccomando come modo di

approcciare il tema, cioè non pensare mai di partire "top down", ma pensare sempre di

andare dal basso verso l'alto perché è un modo di sapere e quando sai

quando conosci diventi forte. Per me l'umiltà ha una sola immagine,

una sola faccia, quella del Padre ne "il Ritorno del Figliol Prodigo" di Rembrandt.

Ho avuto la fortuna di essere all'Ermitage prima di Natale e quindi di

riassaporarmelo da vicino. Questo padre ricco, importante ma nei cui occhi c'è

questa grande umiltà che è una una grandezza. Senza umiltà non si

raggiunge la grandezza, di questo io ne sono fortemente convinta. C'è una parola

che hai accennato prima, che credo sia quella successiva,

che è stato il verbo osare. Sì che si collega a novità.

Osare significa due cose, da un lato non porsi limiti

quindi questo è importante: non avere mai il timore di non poter andare oltre.

Ok io sono nel mio ruolo questo ma non posso occuparmi di quello, non posso

parlare perché, anche se a volte le circostanze operative,

metti sempre il naso, in realtà guarda avanti. Io ogni volta che per esempio

quando lavoravo con, parlo sempre dell'Ingegner Fabri perché in realtà è

quella la fase in cui mi sono costruita professionalmente, quando anche lui

semplicemente mi guidava così degli appunti suoi da rielaborare

io andavo sempre a cercare ad approfondire ognuno dei temi a cui si

faceva riferimento. Non mi fermavo al compito che mi veniva dato facevo sempre

un passo avanti. Ovviamente rispettando tutte le regole, però questo andare

sempre un passo oltre mi ha consentito piano piano di

conquistare il terreno e di essere poi, di diventare un punto di riferimento per

tanti e questa è la prima accezione di osare, quindi nel tuo lavoro

non limitarti a eseguire il compito che ti è richiesto ma fai sempre un

pezzettino oltre e fai capire che sei stata curiosa, che hai cercato,

che sei andata oltre. Ma osare vuol dire anche un'altra cosa,

vuol dire anche non porsi limiti dal punto di vista.. io non ho iniziato a

lavorare pensando che sarei diventato un amministratore delegato

però non mi sono neanche mai posta il limite. Ho sempre pensato che potevo

arrivare dove volevo, dove si creavano delle possibilità.

Così come oggi non mi sono mai fermata o limitata. Ti racconto questo episodio

perché tutto sommato è carino. A un certo punto partecipavo

all'operazione per cui si acquisiva un albergo a Napoli, che apparteneva a

Gianluigi Aponte, che è un nome forse non notissimo, ma in realtà è il proprietario

del gruppo Msc, che è il gruppo navale più importante, sia per quanto riguarda la

crocieristica ma anche per quanto riguarda il cargo. Aponte è una persona

di Sorrento, che da tantissimi anni vive all'estero, prima a Bruxelles e poi in

Svizzera. Per dare l'idea del personaggio è uno

delle 10 persone e partecipa al pranzo di Capodanno

con il Ministro delle Finanze Svizzero. Insomma, stiamo parlando quindi di un

personaggio. Questo albergo era una sorta di giocattolo. Durante questa lunga

trattativa, cerco di accelerare, ad un certo punto,

per il conto suo era gestita da una persona locale di Napoli da un

professionista, non si riusciva a chiudere perché c'era una divergenza.

Alchè io ad un certo punto ho detto: "Vabbè, senta, ma non possiamo parlare

direttamente con questo signore?" e tutti mi guardarono cioè come dire ma

questa dove vuole andare, chi è, no, stiamo parlando di un personaggio

insomma, come se parlassimo di Ford nelle automobili no, quindi ho detto se

non riusciamo a spiegarli che dobbiamo avvicinarci eccetera, perché non ci posso

parlare? Dopo questa mia richiesta tutti rimasero così! Insomma morale della favola: io

approdai a Ginevra in questo palazzo che sta sulle colline dove c'è la sede

di Msc e ho passato una giornata con Gianluigi Aponte, che ripeto è stata poi

potrei raccontare su quella giornata cose incredibili,

però, voglio dire, io non mi sono posta il limite di poter interloquire con una

persona del genere. In effetti è stata fra l'altro una persona

amabilissima, con la quale abbiamo anche peraltro poi chiuso tranquillamente

l'operazione. Per associare a questo osare

non potevo che citare Banksy perché l'attualità lo porta, diciamo che è in questo

momento l'immagine di chi effettivamente osa e ho scelto "la Bambina col

Palloncino", un pò perché mi fa anche pensare a questo mio senso di libertà,

che comunque mi contraddistingue. Qua non c'è tanto da raccontare Banksy, ognuno lo

legge come vuole però termini di osare in novità,

devo dire, anche se un grande marchettaro, insomma gli va dato atto.

Beh che direi siamo arrivati alla fine e secondo me è perfetto il finale perché

l'ultima parola è comunità che è semplicemente perché ci serviva

l'accento sulla a, ma si direbbe più facilmente networking, per così dire, cioè

creare il legame, creare questa grande sinergia.

Quando sei un leader devi assolutamente essere colui che lega colui che tiene

unito il gruppo, che sa valorizzare le capacità di ognuno. Questo è molto

importante, io credo che non esistano persone

assolutamente brave in tutto, poi vabbè ci sono i maghi però normalmente abbiamo

certamente delle persone ognuna delle quali ha delle proprie capacità, quindi

saperle cogliere e saperle valorizzare crea il network, tesse la trama. E questo

è molto importante, quindi da soli non si vince niente, anzi come ha detto qualcuno

che per vincere la guerra ci vogliono generali bravi ma anche fortunati

comunque devi avere generali no quello che conta. E va bene. Ho voluto usare

un'immagine di team, senza che ciò diventi blasfemo,

che è il primo team, quello di gesù con i suoi apostoli. E quindi, dato che stiamo a

Milano, niente di più del del Cenacolo Vinciano

quindi assolutamente non siamo in un'iconografia classica, per cui vogliamo

solo giocare in questo caso, ma l'opera non spetta a me parlarne,

sarei presuntuosa ma mi faceva solo gioco diciamo parlare di un team

che è una grande forza per raggiungere dei risultati, per essere un leader.

Sei leader di un team, ma il team e ti riconosce come leader, quindi

è inequivocabile questo legame. Uno non esiste senza l'altro

in un certo senso. Mi viene quasi da aggiungere che, anche quando sono parte

di un contesto dove la leadership non è ancora una skill che mi viene richiesta,

il riconoscere il team intorno a me è importantissimo. Assolutamente.

E poi è il team, ripeto, che ti colloca in quella posizione

se tu hai saputo mostrare le tue doti. Elena, io andrei avanti fino a

questa sera, ve lo giuro! È stata una chiacchierata incredibile ragazzi. Vi

ricordo che qui sotto trovate il minutaggio preciso, dove abbiamo

approfondito ogni singolo concetto. Vi invito a condividere sotto i commenti se

state guardando il video sotto al video, se state guardando ascoltando il podcast

dal blog sotto il l'audio o il video del blog la

parola che più vi rappresenta in questo momento o come parola che state

abbracciando in questo periodo della vostra crescita professionale o come

parola su cui sapete dovete lavorare in questa fase della vostra crescita.

Elena, ti ringrazio ancora tantissimo, è stato bellissimo! Ti faccio solo un

ultimissima domanda, che faccio sempre.. quale donna, o quali donne, credi dovremmo

intervistare dopo di te? Ma guarda, io ho due

amiche che adoro e che secondo me possono raccontare tanto. Una è

Cinzia Sasso, è una giornalista famosa che per tanti anni ha tenuto una rubrica su

affari e finanza di Repubblica, dove in tempi non sospetti parlava delle donne

che avevano ruoli di successo, e credo che veramente lei sia molto interessante

e un'altra è un piccolo vulcano, in realtà non piccolo perché è più alta di me. Si

chiama Sandra Mori, è la presidente di Valore Di, oltre che General Counselor di Coca-Cola

ed è una toscanaccia che sicuramente secondo me vi saprà far divertire e stupire!

Non so se si è capito ma se non sono toste con la T maiuscola, non le vogliamo!

Grazie Elena, per essere stata con noi. Un abbraccio a tutti, ciao e ci vediamo alla puntata di Impact Girl!

Ciao!

Questo è tutto per la puntata di oggi.

Spero di averti dato qualche utile spunto che potrai implementare sin da

subito. Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico e

proficuo è parte dei tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz-Academy,

iscriviti alla lista d'attesa per ricevere lo splendido bonus che ho

preparato per te e per sapere quando riapriranno le porte della nuova

business academy italiana tutta al femminile!

Puoi farlo senza impegno visitando il sito Biz-Academy.it , noi come

sempre ci sentiamo o vediamo alla prossima puntata di Impact Girl ;)

Resilienza e Leadership al Femminile con Elena David - YouTube Resilienz und weibliche Führungsqualitäten mit Elena David - YouTube Women's Resilience and Leadership with Elena David - YouTube Resiliencia y liderazgo femenino con Elena David - YouTube Odporność i przywództwo kobiet z Eleną David - YouTube Resiliência e liderança feminina com Elena David - YouTube Устойчивость и женское лидерство с Еленой Давид - YouTube

Ciao a tutti e benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl.

Oggi parliamo di Resilienza e Leadership al femminile,

in altre parole come può fare una donna a trovare e soprattutto a coltivare con

continuità il coraggio per costruirsi una carriera di successo, senza farsi

abbattere dalle difficoltà presunte o reali, perché molte volte sono nella

nostra testa e basta, e come può riuscirci senza sminuire il proprio

valore, senza scendere a compromessi. Parleremo di questo tema con Elena David!

Ciao Elena. Ciao! Grazie per essere qui con noi oggi. E' un piacere mio. Abbiamo

parlato poco fa con Elena di come riuscire ad incastrare i nostri

appuntamenti oggi sia stata una vera impresa, quindi non voglio indugiare

troppo e corro subito al cuore. Prima però Elena merita un'introduzione che

in qualche modo non rende giustizia in realtà alla sua esperienza, però cercherò

di riassumerla in poche righe. Tu Elena hai un'esperienza davvero

immensa nel campo manageriale, sei stata amministratore delegato

amministratrice delegata di importanti realtà turistiche

da Starhotel a Valtur, passando per hotels and resorts. Oggi

ricopri l'incarico di consigliere indipendente nella società quotata della

Doria e Fideuram, che non so come dirlo, Intesa San Paolo Banking e in

attesa, come hai detto tu, di nuovi sviluppi, che quelli non mancano mai!

Allora, una delle frasi Elena che mi ha colpito di più leggendoti,

ascoltandoti è questa, che non è appunto una frase tua, è di Winston Churchill

ma che ti rappresenta appieno in questa fase della tua esperienza e

dice: il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale, è il coraggio di

andare avanti che conta. Allora aiutarci a capire quali sono le caratteristiche

che una donna deve coltivare per trovare questo coraggio.

Sì grazie Cecilia di questa opportunità e

diciamo che ho pensato di rispondere a questa domanda focalizzandomi su dieci

elementi chiave, tutti con l'accento sulla a, e quello da cui mi piace partire è

femminilità. Femminilità che è una parola, spesso potrebbe essere quasi un tabù

se parliamo di managerialità, leadership e resilienza

ma in realtà la femminilità mi vuole portare alla parola bellezza,

quindi questo significa intanto non perdere come donna le proprie

caratteristiche, la propria percezione di sé appunto, come essere femminile con la

cura e l'attenzione al dettaglio, che sono anche delle nostre tipiche diciamo

capacità e con proprio la ricerca della bellezza, che è un elemento, qualcuno ha

detto: " la bellezza salverà il mondo". Io sono convinta di questo. E ho scelto

di far memorizzare a chi ci ascolta queste singole tips diciamo

attraverso l'immagine. In questo caso ti voglio raccontare questo attraverso Andy

Warhol e il ritratto Gold di Marilyn. Credo che lei sia per tutti l'icona

della bellezza, in questo tra l'altro quadro è una bellezza che è stata

fissata, è stata bloccata ma contestualmente c'è anche una storia

drammatica che conosciamo e che vuole anche richiamare come spesso

vivere questa femminilità non sia nemmeno così semplice, ma non c'è nessun

motivo per cui vi si debba rinunciare, non abbiamo nessuna ragione per

farlo e non va dimenticato di poter perseguire la leadership assumendo i

tratti maschili del potere del comando.

L'essere donna per tanto tempo è stata anche una chiave di successo e dopo di

che, quando ha costituito un motivo di difficoltà ovviamente l'ho affrontata,

senza però rinuncia. C'è stata una situazione che ci puoi raccontare in cui

appunto essere donna è diventata quasi un motivo di debolezza agli occhi di

chi ti circondava? Questo purtroppo succede e ci sono ambienti come

quelli della finanza dove sicuramente è molto più difficile. E' il frutto di un

pregiudizio storico, di una condizione culturale. Non ci si arrende di fronte a

quella, bisogna necessariamente, come dire, combatterla necessariamente, opporvisi,

non cercando di cambiare, rimanendo se stessi e affermandosi tramite altri

elementi che poi, insomma, mi piace raccontarti. Ma questa tua domanda vi

porta subito a linkare alla parola successiva che è la caparbietà.

Infatti nelle doti, negli elementi da coltivare questa mantenere

grinta, determinazione, essere costante, non arrendersi, non farsi intimorire e

credere nelle proprie te è stato determinante,

qualche volta anche difficile evidentemente da sostenere. E questa

caparbietà ci porta a una seconda parola che è appunto costanza, che diciamo dopo

bellezza sicuramente un altro termine che vorrei fissare e credo qui di aver

trovato l'immagine veramente rappresentativa in due sensi. Infatti

voglio fare riferimento a Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi.

Qui i tratti della determinazione della caparbietà sono duplici, da un lato

sicuramente nell'immagine di questa Giuditta che con sguardo determinato e

con forza compie questo gesto anche violento in

nome della libertà del suo popolo quindi questa grande difesa delle proprie idee.

Ma in realtà questa costanza e questa proprio caparbietà sono addirittura

nell'autrice. Tutti conosciamo la storia di Artemisia Gentileschi, le sue

difficoltà addirittura insomma l'episodio dello stupro la sua difesa

di fronte al giudizio della chiesa ma lei non si è mai arresa ed ha

continuato ad essere la grande artista che conosciamo. Tra l'altro colgo

l'occasione per dirvi che ho scoperto che l'anno prossimo

la National Gallery gli dedicherà una incredibile

mostra, tant'è che hanno acquistato in previsione proprio un

quadro che adesso è nella hall della National Gallery e quindi io sono in

fremente attesa perché effettivamente ho una grande adorazione per questa

grande artista. Tra l'altro mi viene proprio in mente che

questo collegare le parole alle immagini, soprattutto quando l'immagine si

riferisce a qualcuno che davvero ha vissuto delle situazioni molto più

drammatiche delle nostre, in un contesto storico molto più pesante verso la donna

rispetto a quello che viviamo oggi, forse forse riusciamo anche a dirci "Beh in

fin dei conti posso farcela anch'io, se ce l'ha fatta lei". Assolutamente, diciamo

che ci sono una serie di icone, di modelli che a modo loro sono sempre

fonte di ispirazione, anche se poi ci appaiono lontani dalla quotidianità e

dalle beghe o dalle difficoltà che ci troviamo ad affrontare. Passo io alla

prossima, a cui sono molto legata.. si tratta dell'onestà. Onestà in questo caso

è mantenere un profilo inattaccabile, non scendere a compromessi e quindi far sì

che il proprio sviluppo professionale non possa consentire a qualcuno di

metterti in una posizione di ricatto e questo lo fai solo se, specialmente

quando, ti trovi ad essere leader e quindi a gestire persone, usi la

meritocrazia come unico valore. Quindi non l'amicizia, nel senso

le tue valutazioni devono essere sempre basate sul merito,

merito della persona o merito oggettivo delle questioni. La parola che a cui mi

collego è la trasparenza e in questo caso ho usato come immagine cioè mi è

venuta alla mente l'immagine un'opera che è I Bari di Caravaggio, che è

completamente se vogliamo no, in realtà rappresenta proprio il momento della

disonestà, però dentro questo quadro l'invito è ad osservare questo

atteggiamento quasi sereno se vogliamo della persona, del giovane

che sarà tra virgolette truffato e derubato. Cioè ha uno sguardo

concentrato e sereno che a me non piace leggere come quello di chi da

fessacchiotto diciamo si fa fregare, ma in realtà come che è lo sguardo sereno e

concentrato di chi sa di essere onesto, giusto e quindi sì, può anche subire

qualche volta, sicuramente è accaduto, è accaduto anche

a me di non di subire qualche tra virgolette "danno",

ma quello che è importante è che io abbia potuto mantenere nella mia storia

questo profilo, appunto di assoluta trasparenza, di assoluta onestà, che mi ha

anche consentito di essere sempre libera, ecco, perché è un concetto molto

importante, da non trascurare. Mi piace molto il fatto che tu abbia

sottolineato le espressioni di chi sta per essere ingannato perché quello che

stavo per chiederti è: se io non sono ancora magari in una posizione di

leadership, sappiamo che la meritocrazia non è

proprio una parola chiave italiana, magari lo sta piano piano diventando un

pochino di più ma non è parte della nostra storia

e quando mi trovo dall'altra parte quando la sensazione è quella di star

subendo da un pochino troppo tempo, che cosa posso fare, come possono reagire, per

mantenermi onesta e trasparente perché poi la tendenza magari è quella di

cercare vendetta oppure altre strade? Così прагнути помсти чи інших шляхів? Таким чином

come addetta Aristotele che l'eccellenza è un'abitudine

in realtà anche questa, chiamiamola onestà, cioè questo tratto di fermezza

altrettanto lo deve essere. Cioè in realtà sono comportamenti che devono

essere parte di te, parte della persona e che a mio parere, nell'auspicabilmente

medio termine, devono produrre un risultato perché il tuo merito deve

uscire non soltanto dalla tua competenza, che ora poi ci arriveremo, ma deve uscire

anche proprio dall'essere una persona che ha un tratto di assoluto rigore nei

confronti della valutazione delle situazioni. E quindi il sinallagma è che

questo deve essere raccolto e recepito. Se poi non succede, come dire, è ora di

cambiare lavoro, cioè è ora di dirigersi da altre parti perché

evidentemente se tu c'hai lottato, ci hai messo tutto l'impegno e poi non nasce..

Però io voglio pensare positivo a questo sguardo sereno e concentrato del giovane

che comunque potrà subire il danno, potrà subire il momento di, ma è così che ci si

pone di fronte alla vita e di fronte alla sfida anche professionale.

Bellissimo, credo che questo riferimento non lo dimenticherò facilmente, questo

gioco di immagini è incredibile. Quindi ti chiedo già di partire con la prossima

parola perché non vedo l'ora! Allora la prossima è qualcosa che anche

qui è un pò tabù, è fragilità. Fragilità che poi porta anche a resilienza è, che è

esattamente il tuo termine. Fragilità vuol dire non avere paura di

essere fragile, lasciare che i dubbi ti colgono quindi mettere in discussione,

avere proprio una ricerca che ti porta a contrastare la fragilità e quindi

l'insicurezza con l'approfondimento e quindi generare sicurezza, quindi è

proprio un percorso. Questa sicurezza che nasce dall'essere pronti e preparati

dall'avere approfondito, quindi proprio fragilità come premessa per la ricerca

della sicurezza. Io oggi sono qua preparata, questo mi fa

sentire sicura, perché io non ho detto ok ho 30 anni alle spalle ho parlato

ovunque, vado lì e qualcosa racconto. Io ho voluto preparare questo, studiarlo con

te, sono mesi che ne abbiamo parlato e questo mi rende assolutamente sicura di

questo. Lo devi fare come stile, come mindset. Non è qualcosa che si fa un

giorno sì e un giorno no, è qualcosa che deve essere parte di te. E l'immagine qui

sarà ancora più bella secondo me! Giacometti, sicuramente un autore in

questo caso moderno contemporaneo.. ah una cosa

importante che devo dire, che me l'ha raccomandata la mia sorella, che questa

lettura delle opere che io sto dando assolutamente non è iconografia ufficiale,

è proprio una percezione, una sensazione, altrimenti qualche nostro ascoltatore

dirà questa sta bestemmiando, possibilissimo, ma questo è in realtà

soltanto la mia lettura, quindi certamente non si vuole proporre come

una lettura ufficiale in alcun modo. Torno alla fragilità..

Giacometti ha fatto un'opera che solo nel titolo è già indicativa: "L'uomo che

cade". Non so se l'hai mai vista, le figure di Giacometti sono queste

figure molto esili, in questo passo, quasi uno scheletro, una fragilità che quindi si

esprime sia nel corpo che nella mente ma il passo è quello che conta e che poi ti

richiama la mia frase di Churchill: "è il coraggio di andare avanti quello che

conta". Quindi anche quest'uomo così debole che ti sembra che possa cadere da

un momento all'altro in realtà non sta accadendo, sta facendo il passo per

andare avanti e quindi questa è secondo me un'immagine di fragilità positiva, di

fragilità che non ti abbandona. A proposito di fragilità, mi viene in

mente un episodio che ho vissuto tantissimi anni fa, all'inizio di quella

che era la mia esperienza nel mondo del web, che poi è diventato un pò la mia

casa, "il mio ufficio" e ricordo che

entrai nell'ufficio del mio superiore, del mio manager e gli feci vedere quello che

avevo fatto e lui scosse la testa in maniera evidentemente infastidita e

mi disse tutto quello che non andava

bene. E mi senti così negata, così fragile, così vulnerabile, così insicura tanto che

comincerà a mettere subito in dubbio tutta una serie di scelte che avevo

fatto. Ricordo di avergli detto qualcosa come "Ah forse non sono portata per

questa cosa" e lui, con il suo bagaglio esperienziale, mi disse: "No, non è

una questione ne d'intelligenza né di sicurezza e solo mancanza di esperienza.

Io ricordo di aver lasciato l'ufficio sapendo di essere caduta ma sapendo che

avevo già la forza per rialzarmi. L'esperienza, in realtà, non va confusa

semplicemente con l'anzianità e il passare del tempo. E' proprio la preparazione

cioè è quello l'approfondimento, è il fatto che tu quando fai un lavoro deve

avere dei dubbi, delle forti domande. La domanda è sempre il momento

per iniziare il cammino e di approfondirlo, non pensare che chi viene

dopo di te sia più intelligente, possa quindi comprendere, devi essere

esplicativo, devi aver approfondito. Questo ti dà la sicurezza di poter

affrontare e questo ovviamente poi crea l'esperienza però è importante

l'approfondimento e la preparazione, è importante non pensare di vivere della

rendita di conoscenza che hai, ogni task va affrontato con la giusta

determinazione il giusto approfondimento, considerando che c'è sempre qualcosa in

più, che puoi aggiungere, che puoi precisare, che perfeziona il tuo lavoro. Bellissimo.

Quindi qualcosa da abbracciare sempre comunque, a prescindere da quanti anni di

esperienza abbiamo. Assolutamente no, io ti ripeto, tuttora e

non sono giovanissima, che ho tanti anni, credo che proprio l'approfondimento,

naturalmente è più semplice quando hai un bagaglio temporale alle spalle di

cose vissute però l'approccio deve essere sempre quello di chi deve

comunque, in qualche modo, imparare e approfondire, questo è fondamentale non

perderlo. Parlare della mia età mi porta poi facilmente al punto successivo, la

maternità. Anche qui potrebbe quasi sembrare una

negazione in termini, spesso si dice appunto, che per far carriera non devi,

come dire, in qualche modo farti interrompere da questo evento.

Io la penso assolutamente al contrario. Vuoi perché va beh, e poi lo racconteremo,

per me la maternità è stata una chiave di volta del successo ma a prescindere

dall'esperienza personale, sono assolutamente convinta che la maternità,

che è il prologo ed approdo ma verso la costituzione di una famiglia, famiglia è

proprio il luogo ideale dove ritrovarsi e la famiglia è il punto di raccolta.

E' quella situazione nella quale devi fare i conti anche con le priorità, devi

gestirle, devi affrontarle, deve saperle valutare ed è il primo banco di prova,

probabilmente, prima ancora del lavoro. E quindi

la maternità, appunto collegata alla famiglia, collegata poi ha un senso di

accoglienza cioè di ricevere, è un momento fondamentale. Ti dicevo prima,

nella mia vita in realtà è stata proprio un episodio legato a uno scatto di

carriera perché il mio datore di lavoro dell'epoca,

in occasione della seconda maternità, quella di Virginia, e qui devo spendere

due parole per i miei gioielli Lorenzo, che ha 26 anni e che adesso lavora al

Ritz a Londra, e quindi un pò in qualche modo, segue la strada e Virginia, invece

è una atleta fantastica, gioca a pallamano. Insomma, per ora non sappiamo che cosa

farà, ha vent'anni, ma si sta divertendo con questo sport, che poi praticava il

padre, non tanto diffuso in Italia ma l'ha portata a stare due anni in

Danimarca, ha fatto bellissime esperienze. Chiudo la parentesi per dire che proprio

quando aspettavo Virginia ero in Starhotel, era un momento molto

importante della mio sviluppo professionale e in quel momento questa

maternità mi sembrava quasi quasi un'interruzion, però ovviamente

Virginia doveva arrivare ed eravamo felici di accoglierla. Io ero andata

dall'ingegner Fabri dicendo "Guardi, non si preoccupi, comunque io torno subito dopo".

E lui è stato così lungimirante, del resto insomma, io lo considero veramente

un grande genio imprenditoriale, un uomo sicuramente unico, che per me è stato un

maestro, capì che doveva darmi una spinta forte perché questo rientro avvenisse,

tenuto conto che insomma, bene o male c'era la possibilità anche che io mollassi

un attimo, avendo già un bambino di sei anni eccetera e tant'è che subito dopo

la nascita di Virginia lui impostò le cose e io sono rientrata e sono diventata

Direttore Generale perché nella sua testa capiva chee darmi un forte stimolo

sarebbe servito a ovviamente fare quello che molte purtroppo sappiamo che fanno.

Poi, non dico neanche purtroppo, perché se sono scelte personali vanno sempre

rispettate. Quindi però diciamo, non è tanto che racconto questo nella logica,

ma voglio tornare al concetto della maternità perché questo ti consente di

avere la famiglia, la famiglia come luogo dell'accoglienza e come banco di prova

per la gestione, per la conciliazione e la gestione delle priorità che sono

comunque situazioni che trovi perfettamente anche quando sei in

ufficio e nel lavoro e non le puoi lasciare. E qua sulla maternità c'è

un'immagine che è unica. Non avrei saputo individuarne altre, è la Madonna del

parto di Piero Della Francesca, e credo che la poesia e la sublimazione che

deriva dalla semplice visione di quest'opera non abbia bisogno di

ulteriori parole, solo una notazione per quel gesto della mano posato sul ventre

che credo scateni ancora in me una tenerezza incredibile. E' proprio la

tenerezza che voglio legare alla maternità. Elena ti chiedo di darci un

suggerimento quando ci troviamo in una situazione meno privilegiata,

perché si può dire che è stato un privilegio avere

qualcuno sopra di te che, invece di spingerti in basso perché poteva in

qualche modo diventare un peso per l'azienda, con la maternità ti ho detto

no invece io ti do addirittura la possibilità di tornare alla

grande. Ho diversi amiche che si sono trovate recentemente in situazioni poco

piacevoli, dove la maternità, appunto vissuto come un peso, diventa l'occasione

per ridurre lo stipendio oppure abbassare il grado di lavoro di

esperienza, nonostante il livello di preparazione. Guarda è una risposta

scomoda la mia, però la devo dare nella sua totale franchezza. Sono due cose che

contano, premesso che ci sono le leggi, diritti

quindi onestamente non entro nel merito di chi fa cose che non si devono fare,

però fondamentalmente le cose sono che tu devi da un lato dimostrare che saprai

gestire e conciliare queste cose perché inevitabilmente l'azienda ti chiede un

tipo di dedizione, che non significa rinunciare ai suoi figli perché io li ho

cresciuti, insomma, non ho fatto niente di più o di

meno di quello che hanno fatto altre, mi sono ovviamente organizzata,

ho sofferto tantissimo, questo diciamolo, perché quando mancavo, quando non potevo..

quindi nulla di facile, assolutamente, però è chiaro che ho dato all'azienda la

la possibilità di sentirsi sicura della mia

adesione al processo che l'azienda richiede, perché purtroppo l'azienda lo

richiede. E poi vabbè, erano altri tempi, non c'era Internet, anche il lavoro in

remoto era molto più difficile, insomma.. Dall'altro è evidente, è

quello che tu chiami privilegio e che io non voglio chiamare così, perché come

diceva la Thatcher: "non sono fortunata, me lo sono meritato" nasce dal fatto che ero

importante, cioè il mio lavoro era importante, fare a meno di me per

l'azienda sarebbe stato un problema. Quindi ti sei resa indispensabile in un certo senso.

Si, diciamo che è fondamentale che tu abbia un ruolo che

serve, ripeto questo però lo astraggo un

attimo, perché poi oggi ci sono norme, ci sono leggi, la tutela, non si deve essere

penalizzate perché si decide di fare figli

però nello stesso tempo ci sono dei meccanismi di cui dobbiamo anche essere

consci, prendere atto, funziona così e quindi tu effettivamente puoi avere una

chance addirittura in più che nasce dalla maternità

se il tuo ruolo è davvero, si è reso un ruolo significativo e importante se non

sei così facilmente sostituibile con un'altra che magari non chiede un permesso,

quindi ecco, questo lo considero importante. Credo che sia cruciale questo

aspetto, quindi un pò spostare l'ago della bilancia, perché mi fa anche

pensare a quanto spesso ci troviamo a correre come delle pazze, facendo un

sacco di cose, ma se non spostiamo l'ago della bilancia nel contesto in cui siamo

appunto diventiamo facilmente sostituibili. E quindi lì magari ci vuole

un piccolo lavoro di preparazione a monte, per cui prendiamo le distanze,

cerchiamo di capire come nel nostro lavoro possiamo fare la differenza. E

guarda la parola successiva sembra proprio,

nonostante la spontaneità del nostro dialogo cade a proposito, la parola

successiva è università. Università è solo un termine per raccontare la necessità

di essere molto competenti, molto preparate. Dico università ma in realtà

dico appunto competenza. La parola vera su cui soffermarci è competenza, che poi

ci richiama a quella abbiamo detto prima dell'approfondimento. E' chiaro che ai

tempi in cui ho iniziato io effettivamente ancora laurearsi ti dava

una facilità di accesso maggiore al mondo del lavoro. Oggi, certamente

dopo oltre 30 anni, le cose sono abbastanza

diverse e non è più sufficiente l'università in quanto tale ma io

sottolineo la competenza, quindi essere ben preparati a farlo attraverso tutti i

vari percorsi sia di studio che di esperienze pre lavorative ma è

importante, perché solo se tu hai un valore vero alla fine puoi cercare di

misurarti, se sei così uno come tante o una come tante e comunque il tuo valore

aggiunto non è immediato, non è percepibile là diventa molto più

difficile. Per raccontarti questo tema ho scelto un'opera il cui significato è

completamente diverso, ma mi piaceva l'idea del libro è "Madame Ginoux" di Van

Gogh. In realtà un pò perché è un pò una immagine secca e lunga, che per qualcuno io

sono un po così! Non che gli assomigli però insomma, c'è questa idea un po così ma

l'unico riferimento in questo caso il libro Van Gogh è un autore che adoro

tantissimo e quindi è il primo che mi è venuto in mente per parlare

di libri di studio. Ma c'è una parola chiave che si collega a quella successiva

immediatamente cioè Madame Ginoux è una donna che ha un atteggiamento molto

dignitoso e dignità è un altro termine fondamentale. Dignità che cosa

significa? Cosa ci racconta? Che devi rimanere integro, devi rimanere coerente,

non scendere appunto a compromessi, mantenerti fiera, mantenerti sempre

alta. Questo vale anche quando, attenzione io non sto parlando solo di quando fai

l'amministratore delegato, questo vale a ogni livello.

La tua compostezza di essere, questa tua fermezza e questa tua dignità

che significa, ripeto, non scendere a compromessi significa anche mantenere

appunto una fierezza che qualche volta ti può anche costare. Io la trovo

fondamentale anche nei lavori più umili, questo non è assolutamente,

ripeto, non lo voglio collegare alle posizioni apicali. Sempre Van Gogh, nei

suoi Mangiatori di Patate, ci mostra una scena di assoluta di povertà se vogliamo

quindi di cibi poveri eccetera. Ma soffermiamoci su quella contadina, sulle

sue mani nodose quindi anche su un'idea proprio che ci riconduce al lavori

fondamentalmente bassi, o meno importanti, ma con quale dignità effettua

questo servizio e questa immagine è molto forte.

La dignità è strettamente connessa con un'altra parola a cui voglio arrivare che è

l'umiltà se ci pensi, che nel nostro racconto significa questo, significa che

intanto si parte dal basso e non si deve avere paura di partire dal basso.

Io mi sono laureata con 110 e lode ero una persona quindi con il suo bel

curriculum scolastico, una persona brillante e sono entrata in una grande

azienda, Starhotel teniamo conto che nell'area fiorentina non c'erano,

non ci sono tuttora grandissime aziende, c'è un numero molto limitato di grandi

aziende. E ci sono entrata dalla porta secondaria.

Sono stata assunta come assistente del direttore della direzione finanziaria ma

non ho avuto dubbi o meglio, in questo caso anche il dubbio

che ho avuto, mio marito mi ha aiutato molto, all'epoca

stavamo insieme a valutarlo, perché io ho letto che quella era una grande azienda

strutturata, tra l'altro io due giorni dopo la laurea ero entrata invece in

una piccola azienda locale molto interessante, una nicchia, un'azienda che fa

ceramica nel sesto fiorentino, una capitale insomma no della ceramica c'era

la famosa Ginori, quindi un'azienda molto piccola dove avevo già diciamo così mi

ero già posizionata in un ruolo potenzialmente interessante perché avrei

dovuto in progress coordinare gli agenti esteri

quindi insomma fare un'attività anche interessante nel campo delle vendite.

Però io non ho esitato nel momento in cui mi è stata offerta la possibilità di

entrare in Starhotel, seppur ripeto, con un ruolo che forse anche sminuente

apparentemente per una che si era laureata in economia e commercio con 110 e lode. E questo

tratto di umiltà l'ho sempre mantenuto anche nella del lavoro successivo perché

questo ricordo di averlo spiegato un giorno, ho avuto il piacere

di partecipare a una giornata di formazione di Kpmg verso i giovani

insomma che entravano, e ho raccontato la storia degli archivi di Starhotel

appunto, a un certo punto c'era questo famoso armadio

dove era stata raccolta tutta la documentazione relativa alle operazioni

di acquisizione dei vari Hotel e l'Ingegner Fabri, che è una persona

molto strutturata, proprio da ingegnere, così a un certo punto io capii che aveva

interesse a che questo archivio forse diciamo organizzato in un certo modo.

Ecco, è un lavoro che ha affrontato senza nessun disturbo perché in realtà poi

e l'ho capito forse anche dopo, quello mi ha acconsentito cioè mettere in

ordine questi documenti mi ha consentito di conoscere a fondo

tante cose, di avere una serie di conoscenze e come sappiamo poi quando

arrivi al tavolo di lavoro la conoscenza cioè chi è che domina una riunione? Chi

sa le cose, non è tanto solo chi ha il potere ma la conoscenza è

potere. E quindi quella situazione mi aveva dato l'opportunità di conoscere le

opportunità di sapere e io consiglio sempre una grande umiltà

nell'approccio e non mettersi mai su qualche piedistallo dicendo no quello

non è un lavoro per me, perché anche dai lavori a volte più apparentemente

elementari può nascere. E inoltre l'umiltà la raccomando come modo di

approcciare il tema, cioè non pensare mai di partire "top down", ma pensare sempre di

andare dal basso verso l'alto perché è un modo di sapere e quando sai

quando conosci diventi forte. Per me l'umiltà ha una sola immagine,

una sola faccia, quella del Padre ne "il Ritorno del Figliol Prodigo" di Rembrandt.

Ho avuto la fortuna di essere all'Ermitage prima di Natale e quindi di

riassaporarmelo da vicino. Questo padre ricco, importante ma nei cui occhi c'è

questa grande umiltà che è una una grandezza. Senza umiltà non si

raggiunge la grandezza, di questo io ne sono fortemente convinta. C'è una parola

che hai accennato prima, che credo sia quella successiva,

che è stato il verbo osare. Sì che si collega a novità.

Osare significa due cose, da un lato non porsi limiti

quindi questo è importante: non avere mai il timore di non poter andare oltre.

Ok io sono nel mio ruolo questo ma non posso occuparmi di quello, non posso

parlare perché, anche se a volte le circostanze operative,

metti sempre il naso, in realtà guarda avanti. Io ogni volta che per esempio

quando lavoravo con, parlo sempre dell'Ingegner Fabri perché in realtà è

quella la fase in cui mi sono costruita professionalmente, quando anche lui

semplicemente mi guidava così degli appunti suoi da rielaborare

io andavo sempre a cercare ad approfondire ognuno dei temi a cui si

faceva riferimento. Non mi fermavo al compito che mi veniva dato facevo sempre

un passo avanti. Ovviamente rispettando tutte le regole, però questo andare

sempre un passo oltre mi ha consentito piano piano di

conquistare il terreno e di essere poi, di diventare un punto di riferimento per

tanti e questa è la prima accezione di osare, quindi nel tuo lavoro

non limitarti a eseguire il compito che ti è richiesto ma fai sempre un

pezzettino oltre e fai capire che sei stata curiosa, che hai cercato,

che sei andata oltre. Ma osare vuol dire anche un'altra cosa,

vuol dire anche non porsi limiti dal punto di vista.. io non ho iniziato a

lavorare pensando che sarei diventato un amministratore delegato

però non mi sono neanche mai posta il limite. Ho sempre pensato che potevo

arrivare dove volevo, dove si creavano delle possibilità.

Così come oggi non mi sono mai fermata o limitata. Ti racconto questo episodio

perché tutto sommato è carino. A un certo punto partecipavo

all'operazione per cui si acquisiva un albergo a Napoli, che apparteneva a

Gianluigi Aponte, che è un nome forse non notissimo, ma in realtà è il proprietario

del gruppo Msc, che è il gruppo navale più importante, sia per quanto riguarda la

crocieristica ma anche per quanto riguarda il cargo. Aponte è una persona

di Sorrento, che da tantissimi anni vive all'estero, prima a Bruxelles e poi in

Svizzera. Per dare l'idea del personaggio è uno

delle 10 persone e partecipa al pranzo di Capodanno

con il Ministro delle Finanze Svizzero. Insomma, stiamo parlando quindi di un

personaggio. Questo albergo era una sorta di giocattolo. Durante questa lunga

trattativa, cerco di accelerare, ad un certo punto,

per il conto suo era gestita da una persona locale di Napoli da un

professionista, non si riusciva a chiudere perché c'era una divergenza.

Alchè io ad un certo punto ho detto: "Vabbè, senta, ma non possiamo parlare

direttamente con questo signore?" e tutti mi guardarono cioè come dire ma

questa dove vuole andare, chi è, no, stiamo parlando di un personaggio

insomma, come se parlassimo di Ford nelle automobili no, quindi ho detto se

non riusciamo a spiegarli che dobbiamo avvicinarci eccetera, perché non ci posso

parlare? Dopo questa mia richiesta tutti rimasero così! Insomma morale della favola: io

approdai a Ginevra in questo palazzo che sta sulle colline dove c'è la sede

di Msc e ho passato una giornata con Gianluigi Aponte, che ripeto è stata poi

potrei raccontare su quella giornata cose incredibili,

però, voglio dire, io non mi sono posta il limite di poter interloquire con una

persona del genere. In effetti è stata fra l'altro una persona

amabilissima, con la quale abbiamo anche peraltro poi chiuso tranquillamente

l'operazione. Per associare a questo osare

non potevo che citare Banksy perché l'attualità lo porta, diciamo che è in questo

momento l'immagine di chi effettivamente osa e ho scelto "la Bambina col

Palloncino", un pò perché mi fa anche pensare a questo mio senso di libertà,

che comunque mi contraddistingue. Qua non c'è tanto da raccontare Banksy, ognuno lo

legge come vuole però termini di osare in novità,

devo dire, anche se un grande marchettaro, insomma gli va dato atto.

Beh che direi siamo arrivati alla fine e secondo me è perfetto il finale perché

l'ultima parola è comunità che è semplicemente perché ci serviva

l'accento sulla a, ma si direbbe più facilmente networking, per così dire, cioè

creare il legame, creare questa grande sinergia.

Quando sei un leader devi assolutamente essere colui che lega colui che tiene

unito il gruppo, che sa valorizzare le capacità di ognuno. Questo è molto

importante, io credo che non esistano persone

assolutamente brave in tutto, poi vabbè ci sono i maghi però normalmente abbiamo

certamente delle persone ognuna delle quali ha delle proprie capacità, quindi

saperle cogliere e saperle valorizzare crea il network, tesse la trama. E questo Knowing how to grasp them and how to enhance them creates the network, weaves the plot. And this

è molto importante, quindi da soli non si vince niente, anzi come ha detto qualcuno

che per vincere la guerra ci vogliono generali bravi ma anche fortunati

comunque devi avere generali no quello che conta. E va bene. Ho voluto usare

un'immagine di team, senza che ciò diventi blasfemo,

che è il primo team, quello di gesù con i suoi apostoli. E quindi, dato che stiamo a

Milano, niente di più del del Cenacolo Vinciano

quindi assolutamente non siamo in un'iconografia classica, per cui vogliamo

solo giocare in questo caso, ma l'opera non spetta a me parlarne,

sarei presuntuosa ma mi faceva solo gioco diciamo parlare di un team

che è una grande forza per raggiungere dei risultati, per essere un leader.

Sei leader di un team, ma il team e ti riconosce come leader, quindi

è inequivocabile questo legame. Uno non esiste senza l'altro

in un certo senso. Mi viene quasi da aggiungere che, anche quando sono parte

di un contesto dove la leadership non è ancora una skill che mi viene richiesta,

il riconoscere il team intorno a me è importantissimo. Assolutamente.

E poi è il team, ripeto, che ti colloca in quella posizione

se tu hai saputo mostrare le tue doti. Elena, io andrei avanti fino a

questa sera, ve lo giuro! È stata una chiacchierata incredibile ragazzi. Vi

ricordo che qui sotto trovate il minutaggio preciso, dove abbiamo

approfondito ogni singolo concetto. Vi invito a condividere sotto i commenti se

state guardando il video sotto al video, se state guardando ascoltando il podcast

dal blog sotto il l'audio o il video del blog la

parola che più vi rappresenta in questo momento o come parola che state

abbracciando in questo periodo della vostra crescita professionale o come

parola su cui sapete dovete lavorare in questa fase della vostra crescita.

Elena, ti ringrazio ancora tantissimo, è stato bellissimo! Ti faccio solo un

ultimissima domanda, che faccio sempre.. quale donna, o quali donne, credi dovremmo

intervistare dopo di te? Ma guarda, io ho due

amiche che adoro e che secondo me possono raccontare tanto. Una è

Cinzia Sasso, è una giornalista famosa che per tanti anni ha tenuto una rubrica su

affari e finanza di Repubblica, dove in tempi non sospetti parlava delle donne

che avevano ruoli di successo, e credo che veramente lei sia molto interessante

e un'altra è un piccolo vulcano, in realtà non piccolo perché è più alta di me. Si

chiama Sandra Mori, è la presidente di Valore Di, oltre che General Counselor di Coca-Cola

ed è una toscanaccia che sicuramente secondo me vi saprà far divertire e stupire!

Non so se si è capito ma se non sono toste con la T maiuscola, non le vogliamo!

Grazie Elena, per essere stata con noi. Un abbraccio a tutti, ciao e ci vediamo alla puntata di Impact Girl!

Ciao!

Questo è tutto per la puntata di oggi.

Spero di averti dato qualche utile spunto che potrai implementare sin da

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sempre ci sentiamo o vediamo alla prossima puntata di Impact Girl ;)