×

We use cookies to help make LingQ better. By visiting the site, you agree to our cookie policy.


image

Mattinate Napoletane, 06 - L'AMICO RICHTER

06 - L'AMICO RICHTER

Ecco, amici miei, in che modo conobbi il professore Otto Richter.

* * *

Il Rione Principe Amedeo, voi sapete, così vicino per limiti al Corso Vittorio Emmanuele, si trova ad esserne, per aspetto, assai lontano. Il Corso è ancora campagnuolo sotto la collina verde; il Rione è elegante; il Corso è tutto polveroso per la via larga e assolata; il Rione è severamente pulito. Qui un palazzo Grifeo, che ha un'aria d'antico e una salda costruzione di pietra grigia e nuda. Qui finestre archiacute che riflettono, a sera, nelle terse vetrate il gran chiarore della luna, la quale, di rimpetto, s'affaccia sul mare e vi bagna la sua pallida immagine. In uno studio d'incisione, sotto il palazzo grigio, si fonde e si cesella in silenzio. Un interno pieno di penombre; l'artista che passa e guarda, risale con la fantasia al vecchio tempo fiorentino. Se qui l'ambiente non fosse in gran parte lieto dell'orizzonte glauco e d'un profumo d'erbe selvatiche, e se non parlassero dell'amore della campagna i sanguigni rosolacci erti, e se non chiacchierassero, migrando a non lontane nidiate, gli uccellini freddolosi, la bottega dell'incisore parrebbe antica, quando intorno le capitassero muri grigi e stemmi onorati da vanti di toghe o di corazze. In questo tempo nostro, il rione è semplicemente felice della sua nettezza e del posto. A un certo punto il parapetto della via è rotto dai primi gradini d'una scaletta malconcia. Per questa si scende in un solitario vicolo, e si esce così, passando sotto un potente arco a Chiaia, nel quartiere elegante. Dalla pace al romore, dalla tranquillità delle cose e delle persone a un movimento che vi rimette dal sogno nella realtà.

In certe ore, in certi momenti, il vicoletto vi parla di tante strane e misteriose cose. Fu in questo vicoletto che conobbi il professore Otto Richter.

* * *

Era una lieta mattina primaverile. Vi giuro, amici miei, così non dico pel convenzionalismo che infiora quasi tutti i racconti dolci di tenerezze meteorologiche. È la verità, la conoscenza accadde in aprile. A ogni modo, Otto Richter lo conobbi così.

Io scendevo lentamente per quella tale scaletta; egli se ne stava laggiù nel vicolo, all'ombra, piantata la punta di un ombrello nel terriccio, le mani sul manico di madreperla a gruccia. Con le spalle al muro, gli occhi a terra, il vecchietto m'aveva l'aria di star meditando. Ora siccome in questa vita i pensosi sono, per lo più, i disgraziati, io che lo aveva visto dall'alto della scala piantato lì a quel modo, e me lo ritrovavo nella stessa posizione appena dall'ultimo gradino mettevo piede nel vicoletto, dissi tra me e me: —Ecco uno che certamente crogiuola i guai suoi.

Il vicolo era pieno di buon sole e di silenzio. Improvvisamente fu pieno di musica. Come mai?—pensavo, tornando indietro, colpito deliziosamente da una melodia che si spandeva. Il vecchio s'era mosso; passava al sole dall'ombra, avvicinandosi a una delle tre finestre basse che si aprivano sul vicolo dal muro di faccia a noi. Alle finestre ci si arrivava quasi con la testa. Le vetrate erano spalancate e la musica passava. Ma la facevano misteriosa certe bianche tendine, occupanti di dentro tutto il vano e pur di dentro fermate sulle assi d'un telaio. Accostandomi alle finestre, m'avvicinavo pur al vecchietto, e procuravo di non far romore; era così assorto poverino! L'ombrella era passata sotto l'ascella, le mani strette premevano l'ultimo bottone del panciotto ch'era in cima carezzato dalla barba rossiccia del solitario uditore. A volte, mentre la melodia saliva con più sonoro ritmo, le mani si staccavano dal panciotto, e una, l'indice teso, misurava il tempo. Si afferrava l'altra, nervosamente, al margine del soprabito, come se volesse tirar giù il panno stinto. Finita la musica il vecchietto levò il capo; sorrideva. Me gli trovai faccia o

faccia; egli seguitava a sorridere, seguitava ad armeggiar con la mano, mormorando l'ultima frase musicale, solenne. Mi feci animo e gli chiesi:

—Scusi, chi c'è qui dentro? Lui fece un passo innanti, rimise in movimento l'ombrella e venne a me con una chiara felicità negli occhietti azzurri. Rispose:

—Beethoven.

Col braccio levato misurò ancora quattro o cinque battute e canticchiò un'altra volta le note. —Molto grande,—soggiunse con le labbra allungate in una smorfia d'ammirazione—molto grande! Questa sinfonia monumento. Oh!… Piace a voi, signor?

Dio mio! Una così deliziosa cosa! A chi non piace la musica di Beethoven, amici miei? Gli è che non sapevo persuadermi come lì dentro ci fosse proprio lui. Egli certamente è presente ancora all'esecuzione della sua musica, il suo spirito aleggia intorno. E la musica trema con divino ed infinito sospiro di sentimento, la melodia culla l'anima. Io avevo ben riconosciuta la Pastorale. Ricordate, voi, amici?

Ah! perchè la musica non si può scrivere e leggere come la parola!…

—Lei dice che la musica è di Beethoven—feci, ridendo—e sta bene. Ma com'è che Beethoven si trova lì dentro? È risuscitato?

Lui rispose lentamente, tutto serio:

—Beethoven morto assai tempo. Qui Società Quartetto. Concerto.

—Forestiere lei?

—Allemand, di Germania. Tetesco.

—E vive qui, a Napoli?

Disse con gli occhi di sì. E poi accennò pure che tacessi e si riavvicinò alle finestre. Ricominciava la musica. Chi ora?

—Psst—fece lui—Bocherino.

Mise l'indice sulle labbra e socchiuse gli occhi, come rapito. Che finezza, che languore, amici miei! La conoscete voi questa Siciliana del gentile minuettista? Come sorrideva il vecchietto in tutta la durata dei sospiri del settecento, agli scherzi dei violini, rievocanti tutto un passato dolce, sparso di polvere d'iris e odoroso di buon cioccolatte. Cari amici, in questo vicoletto al Rione si sogna; e che buon sole, che buona musica, amici miei!

* * *

E vi tornai. Ancora il professore Otto Richter non mi aveva tutto narrato di

sè. La sua piccola figura da racconto d'Hoffmannn o d'Erckmann-Chatrian, la sua placida figura tedesca serbava qualcosa di misterioso ch'io cercavo invano di scrutare e su cui arzigogolavo senza raccapezzarmici.

Seppi soltanto questo da lui, alle prime confidenze, ch'egli era venuto di Germania in Italia a piedi. Amici, capite? A piedi. Ne rimasi inorridito; io che adoro le vetture, la ferrovia, le tramvie, tutto che è mezzo di trasporto!

Il mio sguardo scese subito alle scarpe del buon uomo, due scarpe punto eleganti, dal tomaio piatto, basso, enorme, dalla punta quadrata, dalle suola doppie tre dita. Vere scarpe nordiche. Egli posava su quel piedestallo e sorrideva, contentissimo. Aveva, parlando, un certo ammiccar d'occhi malizioso, pel quale gli si arricciavano le gote. Tutta la faccia diventava una ruga sola. Parlava a bassa voce.

E poi seppi, pure da lui, ch'egli era a Napoli da tempo, che abitava nel torrione di S. Martino, che in tutta la santa giornata girava nella città dando lezioni di lingua tedesca. —Voi non conoscete?—fece lui.

—No—risposi, mortificato—Ma amerei imparare la vostra lingua.

—Desiderate lezione?—disse lui, sorridendo.—Parleremo di questo. Poi non ne parlammo più. Era un vecchietto pieno di delicatezze. Continuavano le prove della Società del Quartetto. Una mattina il professore

Otto Richter se ne venne nel vicoletto con tra mani un libriccino di elegante edizione tedesca.

—E questo?

—Questo? Trattato veleni.

Veleni? Che faccia feci? Ma il vecchietto si affrettò a soggiungere, battendo in petto la mano aperta:

—Io anche un poco medico.

Un po' medico, un poco poeta, un poco pittore—egli era un po' di tutto. Sopratutto un musicomane. La mia ammirazione cresceva di domenica in domenica, come i concerti del Quartetto si seguivano e ci teneva insieme la comodità del vicoletto. Bisognava vedere il mio amico Otto Richter mentre romoreggiava, di dentro, la Cavalcata delle Walcüre. Quel buon Richter! Coi pugni stretti, gli occhi lampeggianti, le gambe allargate, l'ombrella brandita come la frusta d'una delle ammazzoni wagneriane, facendo: Pa pa ta pa! Pa

pa ta pa! Papatapa! Zin!

* * *

Passò un mese, un felice mese di pruove e di concerti. Non mancammo mai. Sui muricciuoli del vicoletto spuntavano fiorellini gialli e tutte lo creste n'erano vestite. Una striscia d'ombra sotto quei muriccioli, e in mezzo al vicolo un accampamento di sole. Saliva la musica fino al Rione, chiamando i passanti, invitandoli alla platea solitaria di questo teatro improvvisato. E pei gradini diruti scendevano subitamente figurine femminili, allegri cavalierini in galanterie. Era un romore di stivalini saltellanti che faceva voltare il mio

arnica Richter. Egli pareva un vecchio passero solitario turbato da una folia accorrente di uccellini chiassoni. Si ricantucciava e non si moveva pili. Qualche piccola signorina lo indicava, sorridendo.

Certo il mio amico Richter impressionava. Era una figura originale, di quelle che i giornali illustrati tedeschi mettono in una novella semplice e buona, vivificata dalla matita di un artista di spirito. Parecchie volte lo incontravo in quei paraggi, con una valigetta appesa a una mano, l'eterna ombrella nell'altra. La valigetta s'empiva di frutta: di erbaggi di latticinii, d'un po' di tutto. Il mio amico Richter entrava frettolosamente nella bottega d'un pastaio, faceva di cappello con quella cortesia ch'è tutta tedesca e chiedeva due chilogrammi di vermicelli. E in un'ora egli si era provvisto di tutto il mangiabile e il cucinabile. Così tornava a S. Martino e di lì scendeva per andare a udir la musica in Villa Nazionale o in qualche altro posto dove musica si facesse. Era la sua grande passione.

Una mattina lo vidi che seguiva le esequie di un capitano suicida. Era accanto alla banda musicale, tutto pensoso, l'eterna ombrella sotto il braccio. Lo vedevo poi qua a là per le vie, per le stradicciuole di Napoli, frettoloso, parlante a se stesso. Forse si recava alle sue lezioni di tedesco. Poi non lo vidi più.

Scompaiono tante persone ogni giorno in questa Napoli, e tante ne compaiono di nuove!

* * *

Una sera, era qui la regina, si dava in onore di lei un concerto al Quartetto. Il vicoletto era pieno. Eravamo in parecchi amici, nella più grande aspettazione per un programma che prometteva Schumman, Wagner, Boccherini, Beethoven. La sala era certamente affollata, ma qui, nel vicoletto, al fresco, come si stava meglio, e senza pagare il biglietto!

Per le aperte finestre uscivano il susurro degli intervenuti, lo strepito delle seggiole smosse, un fruscio d'abiti serici. Di tanto in tanto un accordo di violino, un suono rauco di tromba, una voce che chiamava.

Il vicoletto fu, a un momento, tutto illuminato dalla luna che si liberava dall'impiccio di certe nuvole impromettenti, e campeggiava serenamente in cielo. Noi altri si chiacchierava, aspettando. Accosto a me era seduto un uomo occhialuto, dalla piccola e incolta barba nera. Un forestiero. Non so

come io gli abbia rivolta la parola, ne so più perchè. Certo è che il mio vicino, tra una domanda e una risposta, brevi sempre, mi disse che egli era tedesco, ch'era professore di lingua tedesca, e che avrebbe desiderato di esser conosciuto. Ma lo disse, poverino, con una cert'aria! Pareva mortificato. Tedesco, professore? Certo conosceva il mio amico Otto Richter.

—Otto Richter—borbottò, cercando nella memoria. Poi fece:

—Ah! Richter!

—Dunque?

—Morto. Otto Richter? Professore? Morto.

Una cosa molto semplice per questo signore meditabondo. Oh! povero

Richter!

Ma come?

Il mio vicino pensò ancora. Ecco, era morto così—e si batteva in fronte—

male di cervello. Tre giorni, non più. Poi morto.

Dopo un momento cavò da un enorme portafogli la sua carta e me la porse. C'era su scritto, a mano: Corrado Weber, professore di lingua tedesca. —Chieggo scusa—balbettava il pover'uomo—io solo a Napoli, solo, solo. Così si vive, signor, lavorando. Richter mio buon amico. Poveretto.

Improvvisamente un fragore di battimani giunse a noi dalla sala; subito dopo l'orchestra intuonò la marcia reale. La regina entrava. Passarono quattro minuti; nessuno fiatava nel vicolo. Io pensavo al mio vecchio amico Richter, al mio povero vecchietto musicomane.

—E quando è morto?

—Psst!—fece Weber—Chieggo scusa, signor. Dopo.

Cominciava la musica. Si levò in piedi, si scappellò e si mise ad ascoltare con religiosa attenzione.

06 - L'AMICO RICHTER 06 - RICHTER FRIEND 06 - EL AMIGO RICHTER 06 - DE RICHTER VRIEND 06 - O AMIGO RICHTER

Ecco, amici miei, in che modo conobbi il professore Otto Richter.

* * *

Il Rione Principe Amedeo, voi sapete, così vicino per limiti al Corso Vittorio Emmanuele, si trova ad esserne, per aspetto, assai lontano. The Prince Amedeo Ward, you know, so close in limits to Corso Vittorio Emmanuele, finds itself to be, in appearance, quite far from it. Il Corso è ancora campagnuolo sotto la collina verde; il Rione è elegante; il Corso è tutto polveroso per la via larga e assolata; il Rione è severamente pulito. Qui un palazzo Grifeo, che ha un'aria d'antico e una salda costruzione di pietra grigia e nuda. Qui finestre archiacute che riflettono, a sera, nelle terse vetrate il gran chiarore della luna, la quale, di rimpetto, s'affaccia sul mare e vi bagna la sua pallida immagine. Here arched windows that reflect, in the evening, in the terse stained-glass windows the great glow of the moon, which, opposite, overlooks the sea and bathes its pale image in it. In uno studio d'incisione, sotto il palazzo grigio, si fonde e si cesella in silenzio. In an engraving studio, under the gray building, it melts and chisels in silence. Un interno pieno di penombre; l'artista che passa e guarda, risale con la fantasia al vecchio tempo fiorentino. Se qui l'ambiente non fosse in gran parte lieto dell'orizzonte glauco e d'un profumo d'erbe selvatiche, e se non parlassero dell'amore della campagna i sanguigni rosolacci erti, e se non chiacchierassero, migrando a non lontane nidiate, gli uccellini freddolosi, la bottega dell'incisore parrebbe antica, quando intorno le capitassero muri grigi e stemmi onorati da vanti di toghe o di corazze. chilly birds, the engraver's workshop would seem ancient, when around it happened gray walls and coats of arms honored by boasts of togas or armor. In questo tempo nostro, il rione è semplicemente felice della sua nettezza e del posto. A un certo punto il parapetto della via è rotto dai primi gradini d'una scaletta malconcia. At one point the street parapet is broken by the first steps of a battered ladder. Per questa si scende in un solitario vicolo, e si esce così, passando sotto un potente arco a Chiaia, nel quartiere elegante. Dalla pace al romore, dalla tranquillità delle cose e delle persone a un movimento che vi rimette dal sogno nella realtà.

In certe ore, in certi momenti, il vicoletto vi parla di tante strane e misteriose cose. At certain hours, at certain times, the alley speaks to you of many strange and mysterious things. Fu in questo vicoletto che conobbi il professore Otto Richter.

* * *

Era una lieta mattina primaverile. Vi giuro, amici miei, così non dico pel convenzionalismo che infiora quasi tutti i racconti dolci di tenerezze meteorologiche. I swear to you, my friends, so I do not say for the conventionalism that infuses almost all sweet tales of weather tenderness. È la verità, la conoscenza accadde in aprile. A ogni modo, Otto Richter lo conobbi così.

Io scendevo lentamente per quella tale scaletta; egli se ne stava laggiù nel vicolo, all'ombra, piantata la punta di un ombrello nel terriccio, le mani sul manico di madreperla a gruccia. I would slowly descend that such a little staircase; he stood there in the alley, in the shade, planted the tip of an umbrella in the dirt, his hands on the mother-of-pearl hanger handle. Con le spalle al muro, gli occhi a terra, il vecchietto m'aveva l'aria di star meditando. With his back to the wall, his eyes on the ground, the old man seemed to me to be meditating. Ora siccome in questa vita i pensosi sono, per lo più, i disgraziati, io che lo aveva visto dall'alto della scala piantato lì a quel modo, e me lo ritrovavo nella stessa posizione appena dall'ultimo gradino mettevo piede nel vicoletto, dissi tra me e me: Now since in this life the pensive are, for the most part, the unfortunate, I who had seen him from the top of the ladder planted there like that, and I found him in the same position as soon as from the last step I set foot in the alley, I said between me and me: —Ecco uno che certamente crogiuola i guai suoi.

Il vicolo era pieno di buon sole e di silenzio. The alley was filled with good sunshine and silence. Improvvisamente fu pieno di musica. Come mai?—pensavo, tornando indietro, colpito deliziosamente da una melodia che si spandeva. Il vecchio s'era mosso; passava al sole dall'ombra, avvicinandosi a una delle tre finestre basse che si aprivano sul vicolo dal muro di faccia a noi. Alle finestre ci si arrivava quasi con la testa. You could almost reach the windows with your head. Le vetrate erano spalancate e la musica passava. The windows were wide open and music was playing. Ma la facevano misteriosa certe bianche tendine, occupanti di dentro tutto il vano e pur di dentro fermate sulle assi d'un telaio. But some white curtains made it mysterious, occupying the entire compartment from within and while still inside on the axes of a frame. Accostandomi alle finestre, m'avvicinavo pur al vecchietto, e procuravo di non far romore; era così assorto poverino! Approaching the windows, I approached the old man, and tried not to make noise; he was so absorbed poor thing! L'ombrella era passata sotto l'ascella, le mani strette premevano l'ultimo bottone del panciotto ch'era in cima carezzato dalla barba rossiccia del solitario uditore. A volte, mentre la melodia saliva con più sonoro ritmo, le mani si staccavano dal panciotto, e una, l'indice teso, misurava il tempo. Sometimes, as the melody rose with more sonorous rhythm, the hands came off the vest, and one, index finger outstretched, measured time. Si afferrava l'altra, nervosamente, al margine del soprabito, come se volesse tirar giù il panno stinto. He grabbed the other nervously at the edge of his overcoat, as if he wanted to pull the faded cloth down. Finita la musica il vecchietto levò il capo; sorrideva. When the music finished, the old man raised his head; smiled. Me gli trovai faccia o Me found him face o

faccia; egli seguitava a sorridere, seguitava ad armeggiar con la mano, mormorando l'ultima frase musicale, solenne. Mi feci animo e gli chiesi:

—Scusi, chi c'è qui dentro? Lui fece un passo innanti, rimise in movimento l'ombrella e venne a me con una chiara felicità negli occhietti azzurri. He took a step innanti, put the umbrella back in motion and came to me with clear happiness in his blue eyes. Rispose:

—Beethoven.

Col braccio levato misurò ancora quattro o cinque battute e canticchiò un'altra volta le note. —Molto grande,—soggiunse con le labbra allungate in una smorfia d'ammirazione—molto grande! -Very big,‖ he said with his lips stretched in a grimace of admiration-very big! Questa sinfonia monumento. Oh!… Piace a voi, signor?

Dio mio! Una così deliziosa cosa! Such a delightful thing! A chi non piace la musica di Beethoven, amici miei? Gli è che non sapevo persuadermi come lì dentro ci fosse proprio lui. I just couldn't persuade him how he was really in there. Egli certamente è presente ancora all'esecuzione della sua musica, il suo spirito aleggia intorno. E la musica trema con divino ed infinito sospiro di sentimento, la melodia culla l'anima. And the music trembles with divine and infinite sigh of feeling, the melody lulls the soul. Io avevo ben riconosciuta la Pastorale. Ricordate, voi, amici?

Ah! perchè la musica non si può scrivere e leggere come la parola!…

—Lei dice che la musica è di Beethoven—feci, ridendo—e sta bene. -She says the music is Beethoven's-I said, laughing-and she's fine. Ma com'è che Beethoven si trova lì dentro? È risuscitato?

Lui rispose lentamente, tutto serio: He answered slowly, all seriousness:

—Beethoven morto assai tempo. Qui Società Quartetto. Concerto. Concert.

—Forestiere lei?

—Allemand, di Germania. Tetesco.

—E vive qui, a Napoli?

Disse con gli occhi di sì. E poi accennò pure che tacessi e si riavvicinò alle finestre. And then he even hinted that I was silent and walked back to the windows. Ricominciava la musica. Chi ora? Who now?

—Psst—fece lui—Bocherino.

Mise l'indice sulle labbra e socchiuse gli occhi, come rapito. He put his index finger to his lips and squinted his eyes, as if rapt. Che finezza, che languore, amici miei! La conoscete voi questa Siciliana del gentile minuettista? Come sorrideva il vecchietto in tutta la durata dei sospiri del settecento, agli scherzi dei violini, rievocanti tutto un passato dolce, sparso di polvere d'iris e odoroso di buon cioccolatte. How the old man smiled throughout the sighs of the eighteenth century, at the jokes of the violins, evoking a whole sweet past, scattered with iris dust and smelling of good chocolate. Cari amici, in questo vicoletto al Rione si sogna; e che buon sole, che buona musica, amici miei!

* * *

E vi tornai. Ancora il professore Otto Richter non mi aveva tutto narrato di Still Professor Otto Richter had not all narrated to me about

sè. La sua piccola figura da racconto d'Hoffmannn o d'Erckmann-Chatrian, la sua placida figura tedesca serbava qualcosa di misterioso ch'io cercavo invano di scrutare e su cui arzigogolavo senza raccapezzarmici. in vain to peer and on which I used to giggle without telling me.

Seppi soltanto questo da lui, alle prime confidenze, ch'egli era venuto di Germania in Italia a piedi. I only knew this from him, at first confidences, that he had come from Germany to Italy on foot. Amici, capite? A piedi. Ne rimasi inorridito; io che adoro le vetture, la ferrovia, le tramvie, tutto che è mezzo di trasporto! I was horrified; I who love cars, railroads, tramways, everything that is transportation!

Il mio sguardo scese subito alle scarpe del buon uomo, due scarpe punto eleganti, dal tomaio piatto, basso, enorme, dalla punta quadrata, dalle suola doppie tre dita. My gaze immediately went down to the good man's shoes, two elegant, flat-uppered, low, huge, square-toed, double-soled three-toed shoes. Vere scarpe nordiche. Egli posava su quel piedestallo e sorrideva, contentissimo. Aveva, parlando, un certo ammiccar d'occhi malizioso, pel quale gli si arricciavano le gote. He had, speaking, a certain mischievous wink of eyes, for which his cheeks were curling. Tutta la faccia diventava una ruga sola. The whole face became a single wrinkle. Parlava a bassa voce. He spoke in a low voice.

E poi seppi, pure da lui, ch'egli era a Napoli da tempo, che abitava nel torrione di S. Martino, che in tutta la santa giornata girava nella città dando lezioni di lingua tedesca. And then I learned, also from him, that he had been in Naples for a long time, that he lived in the tower of St. Martin, that throughout the holy day he went around the city giving German language lessons. —Voi non conoscete?—fece lui.

—No—risposi, mortificato—Ma amerei imparare la vostra lingua.

—Desiderate lezione?—disse lui, sorridendo.—Parleremo di questo. -Do you want a lesson?-he said, smiling.-We will talk about this. Poi non ne parlammo più. Era un vecchietto pieno di delicatezze. Continuavano le prove della Società del Quartetto. Rehearsals of the Quartet Society continued. Una mattina il professore

Otto Richter se ne venne nel vicoletto con tra mani un libriccino di elegante edizione tedesca. Otto Richter came to the alley with a small booklet of elegant German edition in his hands.

—E questo?

—Questo? Trattato veleni. Treating poisons.

Veleni? Che faccia feci? Ma il vecchietto si affrettò a soggiungere, battendo in petto la mano aperta:

—Io anche un poco medico.

Un po' medico, un poco poeta, un poco pittore—egli era un po' di tutto. A little bit of a doctor, a little bit of a painter-he was a little bit of everything. Sopratutto un musicomane. La mia ammirazione cresceva di domenica in domenica, come i concerti del Quartetto si seguivano e ci teneva insieme la comodità del vicoletto. My admiration grew from Sunday to Sunday as the Quartet concerts followed each other and the comfort of the alleyway kept us together. Bisognava vedere il mio amico Otto Richter mentre romoreggiava, di dentro, la Cavalcata delle Walcüre. Quel buon Richter! Coi pugni stretti, gli occhi lampeggianti, le gambe allargate, l'ombrella brandita come la frusta d'una delle ammazzoni wagneriane, facendo: Pa pa ta pa! With clenched fists, eyes flashing, legs spread wide, umbrella wielded like the whip of one of the Wagnerian slayers, going, Pa pa ta pa! Pa

pa ta pa! Papatapa! Zin!

* * *

Passò un mese, un felice mese di pruove e di concerti. Non mancammo mai. Sui muricciuoli del vicoletto spuntavano fiorellini gialli e tutte lo creste n'erano vestite. Little yellow flowers were sprouting on the walls of the little alley, and all the ridges were dressed with them. Una striscia d'ombra sotto quei muriccioli, e in mezzo al vicolo un accampamento di sole. Saliva la musica fino al Rione, chiamando i passanti, invitandoli alla platea solitaria di questo teatro improvvisato. Up went the music to the Ward, beckoning passersby, inviting them to the lonely stalls of this improvised theater. E pei gradini diruti scendevano subitamente figurine femminili, allegri cavalierini in galanterie. Era un romore di stivalini saltellanti che faceva voltare il mio

arnica Richter. arnica Richter. Egli pareva un vecchio  passero solitario turbato da una folia accorrente  di uccellini chiassoni. He looked like a lonely old sparrow troubled by a flocking flock of rowdy birds. Si ricantucciava e non si moveva pili. He shrank and moved no more. Qualche piccola signorina lo indicava, sorridendo.

Certo il mio amico Richter impressionava. Era una figura originale, di quelle che i giornali illustrati tedeschi mettono in una novella semplice e buona, vivificata dalla matita di un artista di spirito. He was an original figure, the kind that German illustrated newspapers put into a good and simple novella, enlivened by the pencil of a spirited artist. Parecchie volte lo incontravo in quei paraggi, con una valigetta appesa a una mano, l'eterna ombrella nell'altra. La valigetta s'empiva di frutta: di erbaggi di latticinii, d'un po' di The briefcase was filled with fruit: dairy herbage, some tutto. Il mio amico Richter entrava frettolosamente nella bottega d'un pastaio, faceva di cappello con quella cortesia ch'è tutta tedesca e chiedeva due chilogrammi di vermicelli. E in un'ora egli si era provvisto di tutto il mangiabile e il cucinabile. Y en una hora se había provisto de todo lo comestible y cocinable. Così tornava a S. Martino e di lì scendeva per andare a udir la musica in Villa Nazionale o in qualche altro posto dove musica si facesse. So he would return to St. Martin's and from there go down to hear music in the National Villa or some other place where music was made. Era la sua grande passione.

Una mattina lo vidi che seguiva le esequie di un capitano suicida. One morning I saw him following the funeral of a suicidal captain. Era accanto alla banda musicale, tutto pensoso, l'eterna ombrella sotto il braccio. Lo vedevo poi qua a là per le vie, per le stradicciuole di Napoli, frettoloso, parlante a se stesso. I would then see him here and there in the streets, in the narrow streets of Naples, hurriedly, talking to himself. Forse si recava alle sue lezioni di tedesco. Poi non lo vidi più.

Scompaiono tante persone ogni giorno in questa Napoli, e tante ne compaiono di nuove!

* * * * * *

Una sera, era qui la regina, si dava in onore di lei un concerto al Quartetto. Il vicoletto era pieno. The little alley was full. Eravamo in parecchi amici, nella più grande aspettazione per un programma che prometteva Schumman, Wagner, Boccherini, Beethoven. La sala era certamente affollata, ma qui, nel vicoletto, al fresco, come si stava meglio, e senza pagare il biglietto!

Per le aperte finestre uscivano il susurro degli intervenuti, lo strepito delle seggiole smosse, un fruscio d'abiti serici. Di tanto in tanto un accordo di violino, un suono rauco di tromba, una voce che chiamava.

Il vicoletto fu, a un momento, tutto illuminato dalla luna che si liberava dall'impiccio di certe nuvole impromettenti, e campeggiava serenamente in cielo. The little alley was, at a moment's notice, all lit up by the moon, which freed itself from the entanglement of certain impromptu clouds, and camped serenely in the sky. Noi altri si chiacchierava, aspettando. Accosto a me era seduto un uomo occhialuto, dalla piccola e incolta barba nera. Un forestiero. Non so I don't know.

come io gli abbia rivolta la parola, ne so più perchè. Certo è che il mio vicino, tra una domanda e una risposta, brevi sempre, mi disse che egli era tedesco, ch'era professore di lingua tedesca, e che avrebbe desiderato di esser conosciuto. Certainly my neighbor, between questions and answers, short always, told me that he was German, that he was a professor of German language, and that he would like to be known. Ma lo disse, poverino, con una cert'aria! Pareva mortificato. Tedesco, professore? Certo conosceva il mio amico Otto Richter. Of course he knew my friend Otto Richter.

—Otto Richter—borbottò, cercando nella memoria. -Eight Richter-babbled, searching his memory. Poi fece:

—Ah! Richter!

—Dunque?

—Morto. -Dead. Otto Richter? Professore? Morto.

Una cosa molto semplice per questo signore meditabondo. Oh! Oh! povero

Richter!

Ma come?

Il mio vicino pensò ancora. Ecco, era morto così—e si batteva in fronte— There, he was dead like that-and he was beating himself in the forehead-.

male di cervello. Tre giorni, non più. Poi morto. Then dead.

Dopo un momento cavò da un enorme portafogli la sua carta e me la porse. C'era su scritto, a mano: Corrado Weber, professore di lingua tedesca. It had on it, handwritten: Conrad Weber, professor of German language. —Chieggo scusa—balbettava il pover'uomo—io solo a Napoli, solo, solo. Così si vive, signor, lavorando. That's how you live, Mr., working. Richter mio buon amico. Poveretto.

Improvvisamente un fragore di battimani giunse a noi dalla sala; subito dopo l'orchestra intuonò la marcia reale. La regina entrava. Passarono quattro minuti; nessuno fiatava nel vicolo. Four minutes passed; no one made a sound in the alley. Io pensavo al mio vecchio amico Richter, al mio povero vecchietto musicomane.

—E quando è morto?

—Psst!—fece Weber—Chieggo scusa, signor. -Psst!-made Weber-I beg your pardon, Mr. Dopo.

Cominciava la musica. Si levò in piedi, si scappellò e si mise ad ascoltare con religiosa attenzione. He stood up, escaped and listened religiously.