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Impact Girl di Cecilia Sardeo, Work Life Balance 360, con Martina Bianchi - YouTube

Work Life Balance 360, con Martina Bianchi - YouTube

Ciao e Benvenuto ad una nuovissima puntata di Impact Girl.

Io sono Cecilia Sardeo e il tema di oggi è come sempre molto attuale interessante.

Infatti, tra l'altro, è un tema che tocca soprattutto noi donne, ma non solo,

molto da vicino.. Parliamo infatti di come raggiungere il tanto desiderato

equilibrio tra vita e lavoro in un mondo peraltro dove il confine fra questi due

aspetti, semmai c'è stato, è sempre più sottile,

fino a quasi a confondersi e faremo questo viaggio alla ricerca del nostro

equilibrio tra vita e lavoro con l'aiuto di Martina Bianchi, Customer Engagement

Manager per Lacoste. Ciao martina e benvenuta! Ciao Cecilia, grazie!

Tu, Martina, come ben si vede se state guardando

il video, hai raggiunto una posizione di grande responsabilità all'interno di una

grossa azienda in giovanissima età e non per questo rinunci alle tue passioni.

Quindi uno può dire: “beh quando si è giovani alla fine magari si vive solo per

il lavoro”. Io per tanti anni l'ho fatto devo dire

e invece tu fin dall'inizio hai detto: “No! Io ho la passione per i viaggi” e in

effetti, seguendo il tuo blog, viaggi davvero lungo e largo per il mondo e

questo non ti ha impedito però appunto di crescere e non ti impedisce di

continuare a crescere professionalmente. Ecco perché oggi ti ho invitato per

condividere con noi una sorta di 'blueprint', una sorta di mappa di

riferimento che hai creato per te stessa, per la tua vita e che possiamo in

qualche modo prendere in riferimento. Non mi piace dire 'replicare' perché poi

la vita di ciascuno di noi è diversa e

dobbiamo stare a queste formule, ma qualcosa che ci dia una sorta di Gps, per

riuscire a fare carriera, che si parli di un lavoro all'interno di una grossa

corporation, oppure di un proprio lavoro imprenditoriale, senza sacrificare la

nostra vita al tempo per noi. Da dove partiamo per trovare questo equilibrio?

Allora intanto vorrei dire che, per fortuna o purtroppo, neanche per me è

stato un percorso facile. All'inizio ero molto focalizzata sul lavoro.

Ho passato cinque lunghi anni in Vodafone, dove ero molto molto assorbita

dal mio lavoro, dai ritmi, dal fatto di Non mollare mai. E poi a un certo punto una

malattia autoimmune mi ha colpito e mi ha detto “Basta! Così non puoi

andare avanti, non vale la pena di rimetterci la propria salute,

semplicemente per il lavoro. Ti piace lavorare, è una cosa su cui metti

il cuore ma tu hai un mondo

intorno a te” Ci sono tantissime cose che mi piacciono fare tra cui appunto, come

dicevi, viaggiare e io non volevo più rinunciare a quelle cose e quindi mi

sono detta, Basta, da oggi si cambia strada. Mi sono trasferita a Parigi, che è

stato un grande cambiamento ed è stato un pò il coraggio di fare questa scelta

di cambiare di colpo città, paese, lavoro, industry, che mi ha fatto un pò

rimettere, giustamente come dicevi tu, un Gps nella giusta direzione. Dire:

“Ok, com'è che cambio questa cosa?” E devo dirti che

ci sono tre cose principalmente che per me sono state importanti in questo cambiamento.

La prima è il fermarmi a pensare a che cosa è veramente importante per me. Non è

scontato, ci vuole del tempo e ci vuole del tempo

in continuazione per rifocalizzarsi e per ripensare a davvero che cosa

importante per noi. La seconda cosa è l'organizzazione.

Io sono un pò una fissata dell'organizzazione. È una cosa cosa che

forse mi viene anche un po naturale, però senza

organizzazione siamo troppo stimolati da tutti i sensi e quindi perdiamo il Gps e

perdiamo anche il tempo di quello che dobbiamo fare. E la terza cosa, che forse

è quella che è stata più difficile, ma che

veramente mi ha insegnato, è stato accettare di cadere e non aver paura di

rialzarsi e ricominciare a lottare. Bellissimo! Questo ci dà sicuramente già

tre cartelli che ci danno una direzione. Partiamo dal primo aspetto, quindi, il

definire un po' che cosa importante per noi. Forse la cosa in assoluto più

difficile perché spesso, almeno quello che è capitato a me è stato

fraintendere quello che era importante per me, sovrapponendolo a quello che

era importante per la società intorno a me, cosa ci si aspettava da quello che

una ragazza della mia età, con il mio titolo di studi, e con quelle che erano

le mie caratteristiche, avrebbe dovuto fare. Quindi c'è qualcosa che fai,

visto che dici che tra l'altro lo rifai questo esercizio di rifocalizzazione,

perché ovviamente poi anche diverse fasi della vita presumo abbiano poi, insomma, sempre

diverse e diverse priorità, anche se alcune restano sempre invariate.

C'è qualcosa che fai per riuscire a trovare quella chiarezza?

Si, allora, è vero che non ci sono ricette magiche, ma non si

può pensare che questa chiarezza arrivi da sola.

Quando ero bambina speravo che mi venisse l'illuminazione.

Cresciuta, io so che così non è, quindi ci sono alcune piccole cose che

faccio: la prima e la più importante è prendere del tempo per sé nel silenzio,

nella calma per riflettere. E' una cosa che io tendevo a non fare. Io dicevo di

sì a tutto quello che mi veniva proposto e a tutti quelli che avevano bisogno di

me in qualche modo, che fosse il mio capo che fossero i miei genitori o che

fossero i miei amici. Invece adesso prendo il tempo di restare

a pensare, a focalizzarmi su quello che voglio. Degli esempi molto concreti: una

volta alla settimana la mia pausa pranzo la passo o in un parco, sia la bella

stagione o in un caffè da sola o in una chiesa in silenzio. L'unica cosa

importante che per quei 10, 30, 60 minuti il cellulare è offline. Stacco totalmente

modalità aerea e penso a quello che, per esempio, sono state le cose importanti

della mia settimana o della mia giornata e che cosa mi ha dato veramente piacere.

Perché quello ti aiuta a ridirigere, a rimettere l'energia su quella su

quell'aspetto. La seconda, cosa che mi aiuta molto è parlare. Io ero una

persona che faceva molta fatica a parlare dei suoi obiettivi, delle sue

cadute, dei suoi problemi semplicemente. E invece ho imparato a farlo.

Chi mi ha insegnato veramente a farlo è stato una psicologa che mi segue

da tre anni e contro cui all'inizio mi mi arrabbiavo tantissimo perché

io parlavo, parlava lei non mi diceva mai niente. Non un consiglio, non un commento,

niente. Io dicevo ma chissà cosa mi serve parlare cosi e spendere anche dei soldi

e mi sono detta: “ Lo ripeto ora davanti allo specchio”

In realtà poi non si prende mai il tempo di farlo e non si fa nella stessa maniera.

Quindi parlate, parlate con qualcuno, fate un percorso in cui vi sforzate

a dire quelle cose che sono difficili per voi, faticose per voi, perché quando si

parla con qualcun altro, si ha una sorta di specchio davanti a sé, anche se l'altra

persona non ci dice niente, e magari non cita il consiglio migliore

del mondo ma, soltanto il fatto di dire a voce alta certe cose ci aiuta di già a fare

metà del percorso, ad affrontarle. E quindi credo che questo

sia una cosa molto importante per capire che cosa sono per noi le cose di valore.

Bellissimo! Quello che hai detto è molto significativo, mi tocca molto da vicino

sia il primo aspetto, quindi la riscoperta del silenzio che è qualcosa

che abbiamo dimenticato o decisamente quasi non lo conosciamo più il silenzio,

perché è continuamente riempito o da stimoli esterni, oppure da qualcosa che

cerchiamo noi. Perché, non ricordo chi diceva che “Il dramma più grande

dell'uomo è l'incapacità di stare da solo seduto in una stanza”. Davvero non

ricordo chi abbia detto questa frase ma è bellissima. Mi ha sempre colpito molto.

All'inizio dicevo “ma che diavolo vuol dire? Non ne ho idea!”

Poi però, quando ho cominciato a lavorare in un mondo dove come quello digitale

gli stimoli sono incessanti, cioè davvero diventa pericoloso anche perché

non non ci accorgiamo di quell'abitudine automatica a riempire

ogni vuoto, che ci impedisce poi di prendere le distanze da quello che

stiamo facendo, dal perché lo stiamo facendo. Quindi, questo lo trovo tanto

semplice quanto, vorrei dire forse la la chiave di volta, perché tutto il resto

poi abbia un senso e funzioni. La seconda cosa che invece hai nominato del parlare,

anche lì mi ci ritrovo tantissimo, perché io non parlo molto, sono molto introversa

di natura. Figuriamoci poi ..ad esempio ho una sorella che è l'opposto. Lei parla, parla

molto. Ecco, quindi è normale, non siamo anomale.

Io ho trovato la risposta in diversi percorsi di Coaching che ho fatto, sempre

molto business quindi è dietro la scusa del business coach che ho trovato anche

qualcuno proprio per non dover in qualche modo ammettere a me stessa che

avevo bisogno di parlare con qualcuno però ecco, con queste figure parlo

anche di tutta una serie di aspetti che sono inevitabilmente legati anche alla

mia vita personale, perché le due cose, come abbiamo accennato all'inizio, sono

veramente difficili da distinguere nettamente. La seconda cosa che dicevi era

invece organizzarsi, giusto? La seconda cosa è

organizzarsi perché, è vero che anche per trovare questi momenti di silenzio di

pausa, ci vuole l'organizzazione. Cerco di fare yoga una volta

la settimana in pausa pranzo e non sai quante volte hanno provato a mettermi

delle riunioni sullo stesso orario, a farmelo saltare, a darmi delle urgenze.

Quindi, se non si è organizzati non si riesce a fare tanto quelle cose.

E spesso arriva la sera, spesso, per fortuna non spesso, ma ogni tanto arrivo alla

sera e dico Ma oggi che cosa ho fatto? E mi è volata la giornata. E credo che

questo mi succeda proprio in quei giorni in cui mi lascio sopraffare dalle

cose. Una talk che abbiamo condiviso prima dell'episodio mi ha molto colpito e faceva

una equazione semplicissima: ci sono 168 ore in una settimana, ne dormiamo, se

proprio siamo bravi 56 e noi lavoriamo, se proprio siamo bravi 50 . Chi lavora

di più tendenzialmente non si rende conto che perde un sacco di tempo, però

questo vuol dire che abbiamo ancora 60-70 ore a disposizione per fare quello

che vogliamo. Certo è che, se passiamo quelle 60-70 ore a stare su

Instagram, a stare su Facebook a stare stravaccati sul divano alla fine,

quello che ci portiamo a casa è poco. Quindi, il mio consiglio è pianificate.

Pianificate tutto, anche quell'ora di silenzio, anche il momento per

pianificare la mia settimana è nella mia agenda. Può sembrare un po troppo costruito

ma in realtà poi, la qualità di quelle ore che io ho inserito in agenda è

altissima, perché mi permette veramente di o stare con gli amici, perché sono con

gli amici e non cercare di stare con le persone che non sono lì in quel momento

a fare le mie riunioni in maniera efficace al lavoro o prendere del tempo

per me, ma godendomi quel momento perché so che è meritato, che è pianificato e

quindi che me lo posso permettere. Quindi io faccio questa cosa soprattutto

per i viaggi, come potete immaginarvi. Faccio quello che chiamo il 'retro

planning' e mi fisso delle ore per trovare la meta. É una cosa bellissima

trovare la meta però se non è un minimo inquadrato nel

tempo, alla fine si rimanda sempre perché non è una di quelle cose urgenti.

Ecco questo secondo me è un punto importante e se lasciamo al caso la nostra

pianificazione, finisce sempre che facciamo solo le cose urgenti.

Però le cose urgenti sono veramente le cose più importanti? Io non credo.

Quindi, per questo, cerco di costruire. Poi è chiaro che ci sono dei casi in cui

qualcuna di voi mi dirà: Ma io non riesco a pianificare perché il mio capo è un

pazzo maniaco del lavoro, perché ho quattro figli che urlano tutto il giorno..

Certo, ci sono delle cose che non aiutano questa pianificazione, però ci sono anche

dei trucchi per aiutarla. Per esempio, io col mio vecchio capo che non aveva né

orari, né limiti, cercavo di dargli io la pianificazione.

Quindi andavo da lui, gli dicevo oggi facciamo questo e quest'altro basta.

Quando abbiamo fatto queste due cose la giornata è finita. Oppure quando mi

chiamava a mezzanotte per rivedere dei business cases dicevo: Guarda,

grazie ,prendo il punto domani mattina alle 9.

Lo affronto, perché sennò per lui era sempre l'urgenza e l'urgenza alla fine

ci fa vivere male. La seconda cosa sulla quale io ho

lavorato tanto, e di nuovo si lega al parlare, è parlare al mio capo delle cose

che per me sono importanti. Vi faccio un esempio quest'estate sono

andata un mese in Namibia a fare volontariato in un ospedale.

Ho passato il mese lì ed è vero che le priorità cambiano quando si è dall'altra

parte del mondo e ci si rende conto che viviamo in un mondo un pò fatato e forse

anche di cose un po irreali dove i veri bisogni sono, giustamente un pò digitali,

un pò non concreti, mentre il vero bisogno è mangiare e essere curati.

E quindi sono tornata e ho detto: Sai che c'è? Io voglio mettere questo in pratica,

mettere nella mia vita un elemento di quello che ho vissuto

durante tutto l'anno, perché se no lo dimentico. Va a finire che dopo due mesi che sono

tornata dall'Africa la mia vita sarà come prima.

Quindi ho deciso di iniziare a fare del volontariato qui a Parigi, dove vivo, in

un ristorante. Io sono anche un amante della cucina

e quindi ho deciso di fare volontariato in un ristorante solidale. Quindi do

da mangiare a dei senza tetto, a delle persone in difficoltà.

È chiaro che, essendo un ristorante, la cena viene servita alle sette e mezza e

quindi, per preparare devo essere lì alle cinque e mezza.

Naturalmente non sono i miei orari normali, normalmente esco piuttosto

fra le otto, otto e mezza. Quindi ho dovuto parlarne col mio capo

perché è chiaro che sparire una volta alla settimana alle 5 poteva risultare

complicato. Potevo farlo in due maniere: potevo inventarmi delle riunioni

all'esterno dell'ufficio e sparire una volta alla settimana, oppure, ed è stata

questa la scelta che ho fatto, e ne sono molto felice, parlarne con il mio capo e

dirgli: Guarda, per me questa è una cosa importante, è una cosa di valore.

Questo non vuol dire che lavorerò meno vuol dire che ripartirò le ore perse

sugli altri giorni della settimana, come la mattina presto. Però io ci tengo a

fare questa cosa e ti chiederò il permesso di uscire una volta la

settimana alle 5. E la sua risposta non solo è stata sì, ma è stata: Carissima,

lavori più di 60 ore alla settimana invece che 40, se un giorno alla

settimana esci alle 5 per una cosa così importante io ti sostengo al cento per cento.

Ed è chiaro che, quando si hanno queste tipi di risposte, l'energia per pianificare,

e permettere in priorità le cose che per noi veramente sono

importanti è molto forte. E l'ultima cosa, l'ultimo piccolo consiglio di una cosa

che io faccio tutti i giorni è, quando finisco la giornata, che naturalmente ho

fatto quando va bene tre quarti della lista delle cose che dovevo fare , e mi

dico: Dai ne faccio ancora una! La domanda che mi faccio sempre è:

questa cosa qua può aspettare fino a domani mattina?

è così urgente da dover prendere la mia serata, il mio aperitivo, la mia cena?

Forse no, ci sono delle volte in cui la risposta è sì, ma ci sono delle volte in

cui la risposta è no. E allora, sapete cosa vi dico? Che la metto in priorità al

mattino dopo ma che chiudo il computer e vado a casa!

Bellissimo,sei così pragmatica, così concreta, così pratica.. veramente adoro

ogni suggerimento che stai condividendo! Voglio riallacciarmi prima di passare

al terzo aspetto che hai nominato all'inizio altrettanto importante. Voglio

riallacciarmi ad alcuni punti che hai nominato in questo seconda seconda fase,

la fase dell'organizzazione. Intanto il pianificare il riposo, nel

senso, siamo così abituati a pianificare.. io sono una maniaca della

pianificazione, sono tra l'altro una guerriera che si batte per la

pianificazione, perché a mio avviso non è appunto una questione di costrizione, è

una questione di distribuzione accorta del tempo, due cose molto diverse. Quindi

quella che può sembrare una prigione dall'esterno percui uno dice: Oddio,

pianifichi fino al secondo la tua giornata, in realtà mi consente poi,

nonostante le mille cose da fare di finirla molto prima di altre persone che

magari si sbrodolano proprio perché semplicemente non hanno una direzione e

quindi assolutamente cambiare i propri connotati della pianificazione, non una

prigione, bensì una forma che ti dà poi le chiavi per aprirla la prigione che è

la prigione del non ho tempo e poi il pianificare, appunto il riposo. Questa è

una cosa, per esempio, su cui io devo migliorare alla grande, perché il riposo

a breve termine lo pianifico molto bene. Ho il mio switch off time alla sera, per

cui non esiste che mi porto il lavoro fino a orari impensabili, cosa che facevo

in passato, però il classico periodo di vacanza in cui

uno dice basta per tot giorni o non ci sono, tendo sempre a posticiparlo un po'.

E questo credo sia anche una dinamica diversa a seconda del tipo di lavoro che

fai un pò perché metto sempre davanti le priorità del team è un po perché sono

comunque sempre on the go”, quindi è sempre difficile pianificare in anticipo.

Però le tue parole mi hanno proprio fatto ricordare un suggerimento

che ricevetti, non ricordo più da chi, sul fatto di come all'inizio dell'anno

solare, quindi adesso siamo molto vicini perché stiamo registrando questa puntata

verso fine anno, pianificare già i momenti di pausa che siano un weekend,

che siano quattro giorni, che sia una settimana, che sia un mese, quello che è,

già a inizio anno per tutto l'anno successivo, anche se può sembrare lontano mille miglia,

non lo so, se magari è la prima vacanza che ci vogliamo fare tre mesi dopo.

Quindi questo credo sia, questo è un bel promemoria che mi porto a casa e ti

metto in pratica nella pianificazione, Assolutamente, io faccio una

cosa proprio a fine anno con un'amica. Tutti i capodanni facciamo gli obiettivi

dell'anno e a giugno facciamo un punto della situazione su questi obiettivi e

sempre uno degli obiettivi è, almeno uno, è il momento di riposo chiave dell'anno,

quindi che cosa vogliamo fare, che cosa sono i nostri sogni, perché anche lì è

importante che quei momenti siano un recupero, una ricarica di energie perché

le nostre energie non sono infinite e alla

fine, se non prendiamo quei momenti, rischiamo che tutto, come hai detto

bene, si sbrodola, perché proprio ci mancano le nostre energie. Assolutamente,

tra l'altro, leggevo un libro, adesso non mi

giro, anzi, l'ho fatto, mi sono girata. Vediamo se riesco a recuperarlo.

Questo è un libro, non so se l'hai letto è Deep Work di Carl Newport, che sto facendo

probabilmente più pubblicità io di questo libro, di quanto sia stato fatto dal

marketing tradizionale, ma perché riporta proprio studi scientifici

secondo i quali, apparte, appunto che non è né il primo né sarà l'ultimo a

parlarne, però lo fa in maniera molto concreta e parla di come questo continuo

riempire il tempo che abbiamo, attraverso questi input costanti che ci arrivano

dall'esterno ma anche non darci mai un limite. Per cui tu hai parlato prima del

fare stasera qualcosa giusto per prenderci avanti per domani, ma per

prendere giocare d'anticipo in realtà e senza accorgersene lo

facciamo molto meno bene, perché stiamo comunque esaurendo la tanica di energia,

che va comunque riempita, ha bisogno di un periodo di incubazione, ma miniamo

anche le nostre capacità di effettiva concentrazione. Cioè la cosa che mi ha

colpito di più è che lui dice: nel momento in cui noi ci abituiamo proprio

a non staccare mai, ad avere sempre continuamente questo stimolo che arriva

anche quando finalmente abbiamo un momento, magari non lo so, finalmente ci

siamo presi quella benedetta vacanza o finalmente siamo riusciti a dedicare del

tempo ininterrotto a qualcosa, alla scrittura di quel libro che aspettavamo

da anni, non riusciamo a concentrarci, perché ormai siamo troppo abituati

fisiologicamente a cercare la distrazione e questa cosa mi ha colpito

tantissimo. Assolutamente, so che tu pratichi Yoga. Alla fine di ogni sessione

di yoga con la nostra prof facciamo il classico rilassamento e ad

un certo punto ci dice adesso cercate l'immobilità mentale e fisica.

Allora, sulla mobilità fisica siamo tutti bravissimi, ma sull'immobilità mentale io

ci ho messo più di un anno ad arrivare a fare 4-5 minuti di mobilità mentale, è una

cosa difficilissima, ma credo che quel piccolo esercizio mi abbia aiutata molto

poi, giustamente a trovare quel vuoto che mi permette di essere

concentrata su una sola cosa alla volta. Quindi, capisco molto bene e so anche

cosa è stata la fatica per me di riuscire a raggiungerlo, perché

effettivamente, siamo troppo stimolati. sì assolutamente, è un allenamento, quindi

anche lì il mio suggerimento personale non so se ti ci ritrovi, ma è quello di

non abbatterci, se non ci riusciamo subito assolutamente, proviamoci e

appunto come dicevi tu, ci sono fasi della nostra vita dove magari non

dipende da noi la nostra possibilità di gestione del tempo, però anche in quel

caso cerchiamo di magari sviluppare una mini forma di pianificazione, che non

deve essere una pianificazione di tutto, ma di quello che è sotto il nostro controllo.

Esatto, è per questo che parlavo dei viaggi, perché io ho proprio iniziato

facendolo con i viaggi. Nel momento in cui lavoravo in maniera eccessiva sapevo

che il weekend e il viaggio era il momento su cui potevo avere il controllo

e quello mi ha dato tanta energia, tanta consapevolezza del fatto che

potevo farlo. E poi sono andata sulle cose più difficili. Tra l'altro, parlando

di cose difficili, l'ultimo punto che hai nominato, e cioè il essere autentici, e

quindi il dire la verità, che non è sempre facile soprattutto quando ci

sentiamo magari in difetto, perché stiamo chiedendo qualcosa che esce un po da

quella che potrebbe essere l'aspettativa del nostro capo, del nostro manager, del

nostro collega, insomma, a seconda di quella che è la situazione che stiamo

vivendo, mi è piaciuto molto il fatto di aver detto che io ci provo

e dico la verità anche, perché credo di poter dire che forse è stato anche

quella forma di autenticità che poi ti è tornata indietro, perché poi si è aperta.

Assolutamente, io credo che sono una grande fan della verità ad ogni

costo, che a volte molto difficile, volte ci mette in posizioni scomode, ma

come dicevo prima anche quando parliamo delle nostre difficoltà dei nostri

problemi e diciamo: Chissà come la persona davanti a noi prenderà questa

cosa, mi guarderà con pietà? Mi guarderà con giudizio?

In realtà no, ci rende più umani di fronte agli altri, ci rende più veri e ci

rende più anche raggiungibili. Spesso questa costruzione che abbiamo

intorno a noi fa una sorta di mura del castello, che non permettiamo agli altri

di avvicinarci. Invece, una cosa che ho imparato è

che tutte le volte che metto sul tavolo una difficoltà, un problema davanti a

un'altra persona, invece che allontanarla l'avvicino e anzi, la persona spesso si

sente coinvolta nel mio problema e ha voglia di darmi una mano.

Ed è vero che le mani possono venire dai punti più disparati e

più inaspettati e sono a volte gli aiuti più belli e più veri.

Bellissimo, bellissimo questo spunto. Passiamo all'ultimo che forse è anche il più difficile

e che si ricollega anche un po' a quello a cui abbiamo appena accennato, il fatto di

non abbattersi, di provare poi riprovare e riprovare che è accettare di cadere.

Esatto, accettare di cadere per me è stata, di nuovo, una cosa difficile, perché

mentre sull'organizzazione un pò ci sono nata e quindi mi prendo il merito solo

in parte, accettare di cadere per me è stato difficile.

Vi racconto un piccolo episodio. Al liceo ero molto brava, tutti 8-9, in un liceo

classico difficile, di Milano e alla fine però la pressione che mi sono messa

addosso è stata eccessiva. E quindi durante la maturità è successo di tutto

e di più. Quindi ho avuto febbre a 39, svenivo durante

le prove scritte mi sono spuntati i denti del giudizio..

quindi avevo una faccia che sembrava un pallone.. un disastro e naturalmente, per quanto

fossi brava, non ero sopra umana e quindi le prove scritte della mia maturità sono

andate maluccio. Quindi io, già distrutta, quando sono arrivata

a vedere i voti degli iscritti

mi sono totalmente depressa. Con questo apro e chiudo la parentesi, sono uscita

dalla maturità con 97 quindi non è che mi hanno dato un calcio nel sedere, però

per me è stata una tragedia. E questa tragedia me la sono portata

avanti nella scelta dell'università. Quindi ad un certo punto sono andata in

crisi, un po' il mio sistema di certezze e non sapevo più che pesci prendere.

E quindi l'estate fra la maturità e l'inizio dell'università non sapevo più

che cosa scegliere. Ho perso dieci chili, non riuscivo a,

piangevo, eppure quello è stato uno dei momenti, credo più importanti e che

rivivrei della mia vita perché mi ha insegnato a ritirarmi su. Ero caduta per

una cosa stupida, ma mi ha insegnato a dire che così non sarei andata da

nessuna parte e che bisognava ricominciare. E quindi ho preso l'occasione al volo

ho iniziato scegliendo un'università a caso nella quale era stata ammessa, ma lì

ho ricominciato un percorso di crescita, di cammino e quindi mi ha insegnato a

non arrendermi, a non lasciar andare. Chiaro, ci sono delle cose che hanno aiutato.

É stato un po lì che ho iniziato a dover obbligatoriamente parlare con gli altri

delle mie difficoltà, è stato lì che ho ritrovato l'importanza della forza di volontà.

Quando ero piccola, la mia nonna mi diceva sempre che la forza di volontà è

importante perché senza forza di volontà non vai da nessuna parte e io questo concetto

astratto lo capivo fino a un certo punto. Allora lei me lo rendeva molto concreto

e mi diceva: ca bene, la forza di volontà, come tante

altre cose, si allena. Non viene naturalmente, quindi alleniamo la forza di volontà. Se

decidi che spegnerai la luce alle 9, e io ero appassionata di lettura

e alle 9 sei a metà di una pagina del libro, allo scoccare delle 9 tu chiudi quel

libro eti metti a dormire. Non importa, non finisci il capitolo, non finisci

la pagina, ti sei data un obiettivo quello devi rispettare. Oppure mi diceva:

quando ti si chiama che stai giocando non dici aspetta che arrivo, ti alzi

lasci tutto quello che stai facendo e vai. Ed è vero che in quei momenti di

difficoltà ho ricominciato da delle cose piccole, non avevo fame, non mi piaceva più

cucinare, cosa che per me è una grande passione, ho ricominciato da lì, ho

ricominciato dicendo mi do un piccolo obiettivo e lo rispetto e ricostruisco

la mia forza e volontà per andare avanti. É stata una cosa che mi ha aiutato molto.

Quindi allena la tua forza di volontà. Perché ce l'avete tutti, ce l'abbiamo.

Bisogna solo ritirarla fuori e la seconda cosa che mi ha molto aiutato è

stato il buttarmi in situazioni sconosciute. Io sono piuttosto timida di natura,

anch'io abbastanza introversa e quindi buttarmi in situazioni sconosciute, con

gente sconosciuta per me era molto difficile, però l'ho fatto, l'ho dovuto fare

tanto quando sono arrivata a Parigi, dove non conoscevo nessuno,

dove avevo un lavoro nuovo e qua la vita e il

lavoro personale sono molto molto, separate quindi non si frequentano i

colleghi e ho dovuto buttarmi. E spesso sono caduta. Sono caduta perché

mi sono ritrovata delle serate da sola, a fare delle cose che magari non mi

piacevano, un pò guardata strana da tutti perché il mio accento francese era molto

modesto, eppure mi ci sono buttata con grinta e

questo aiuta a non avere paura di quella caduta e soprattutto a trovare la forza e

l'energia per rialzarsi. Mi è piaciuto molto come hai parlato di partire

dal piccolo. Innanzitutto poi quando cadi, almeno la mia sensazione,

la mia esperienza, è che è difficilissimo rialzarsi perché la tendenza, io sono un

po', non so se tu sei come me, ma o tutto nero o tutto bianco, è difficile che sia

nel grigio. Per cui ho sono un drago e sono la

macchina da guerra oppure se qualcosa all'improvviso mi fa lo

sgambetto, faccio molta fatica a non “mandare tutto in vacca”, proprio per

usare un'espressione abbastanza diretta, e

lanciare tutto fuori dalla finestra! Però poi mi ricordo di aver letto questa

metafora simpaticissima, che si addice molto ai giorni nostri, sullo smartphone,

non è che se ti cade l'iphone o quella diavoleria che hai comprato da chissà

quanti centinaia di euro, tu lo calpesti, ci cominci a saltare sopra,

spacchi tutto, perché ormai è caduto. Lo tiri su, di solito, col panico dilagante

cerchi di vedere se funziona, se si è rotto qualcosa.

Ecco, magari cominciare a trattare noi come trattiamo il nostro smartphone

potrebbe essere un bell'inizio. Assolutamente. E poi e mi è piaciuto

tantissimo e appunto il cominciare da una piccola cosa che forse è veramente

la cosa più difficile, però allo stesso tempo, perché ovviamente vorremmo

subito già a rialzarci ed essere come nuove, cosa che è improbabile avvenga.

Però poi tutti gli esempi che hai fatto, il buttarti con grinta nonostante le

difficoltà, mi fa venire in mente proprio l'idea dell'allenamento, lo fai una volta

lo fai due, lo fai tre, lo fai quattro e diventa un pochino più semplice, io l'ho

notato proprio nei progetti lavorativi, all'inizio parlare con le persone era difficilissimo

per me, tanto che mi dicevo: tanto ho scelto un

lavoro dove sono su internet, perché devo parlare con le persone?

Sono dietro al mio schermo, faccio le mie cose

e lasciatemi in pace! Poi, però, mi sono resa conto che,

apparte che le persone sono la chiave nella nostra vita, le relazioni sono la

chiave. É alienante pensare di escludere queste relazioni, convinte

che siamo che non siamo portate per, e quindi ho visto che poi piano piano è

diventato non solo più facile ma finalmente piacevole, ed è quindi è un po

allenare il muscolo dell'esplorazione dell'ignoto e dell'agire nonostante la paura.

Assolutamente, secondo me è tanto una questione di allenamento, e tanto quello

che scopri succede quando cadi, nel senso che

noi abbiamo la tendenza a pensare di sapere esattamente dove vogliamo andare

e di come vogliamo arrivarci, però spesso la vita ci dà dei ceffoni e la

cosa bella è scoprire che cosa succede a seguito di quel ceffone. Di nuovo io,

quando mi sono ammalata, improvvisamente ho dovuto tagliare a

metà le cose che facevo. Non è facile per una persona iperattiva come sono

dire: ok, da domani invece che fare 10 riunioni e poi mettere insieme un

aperitivo, una cena, un dopo cena, le riunioni devono diventare 6 e posso

fare una delle tre cose la sera. Questo per me è stato un grosso

ceffone dalla vita, perché non me ne capacitavo, perché mi dicevo: io posso

farle tutte quelle tre cose, l'ho provato sulla mia pelle. Però, che cosa è successo?

Che improvvisamente quella cosa che facevo è diventata molto più ricca,

intanto la sceglievo con molta più accuratezza e poi diventa la più ricca.

Per cui le cene che ho fatto con delle amiche sono diventate delle serate

meravigliose, che mi ricorderò per tutta la vita.

I momenti in cui sono stata a casa a godermi la mia casa, il mio libro,

sono stati momenti molto arricchenti. Ho ricominciato a leggere, cosa che non

facevo più, ho visto dei film emozionanti che mi hanno arricchito. E quindi quel

quel ceffone mi ha fatto dire cavolo però, guarda che cosa c'è dietro a quel

ceffone, credo che sia stato un bell'insegnamento. Bellissimo Martina, se

dovessimo ricapitolare a grandi linee i punti del nostro blueprint, della nostra

mappa, abbiamo messo tanta carne al fuoco, ma giusto per avere il nostro

strumento da infilare nella cassetta degli attrezzi. Allora i tre punti:

il primo è fermatevi e capite che cosa è veramente importante per voi.

Prendetevi il tempo di rifletterci; il secondo punto è organizzatevi. Non

annegate sotto l'onda di quello che vi succede, non lasciatevi sciacquare via, ma

pianificate quello che volete fare; il terzo suggerimento è

accettate quella caduta perché non sapete quale mondo meraviglioso c'è

dietro. E quindi, invece che disperarvi tiratevi su con grinta, rimboccatevi le

maniche, ricominciate, perché c'è sicuramente una grandissima ricchezza e

se posso aggiungere una piccola cosa, che onestamente, secondo me è il vero segreto

della vita è sorridete.. anche quando non ne avete voglia, anche quando vi sembra

che non ce la farete mai, fate un bel respiro profondo e sorridete.

Ho un'amica che è in sedia a rotelle per la sclerosi

multipla ed è completamente paralizzata. Può muovere soltanto gli occhi e la bocca

e parla parla tanto e dice una cosa molto saggia che noi agli angoli della

bocca abbiamo due elastici e che questi elastici ce la devono tenere su, quindi

nel momento in cui questi elastici si rilasciano e non tengono più bene sugli

angoli della bocca bisogna cambiar lì, bisogna ricaricarli quindi trovate la

vostra ricarica, trovate quello che vi fa cambiare gli elastici agli

angoli della bocca, ma tornate a sorridere. Perché è la chiave del vostro

successo. Bellissima, mi hai fatto venire la pelle

d'oca con questa chiusura bellissima. Perché poi i nostri migliori insegnanti,

devo dire sono proprio le persone che ci circondano ogni giorno e

noi andiamo a cercare chissà che cosa a volte. Martina, una domanda a bruciapelo e

per concludere.. quale donna pensi dovrei intervistare dopo di te? Allora, ci sono

tante donne che mi hanno colpito ma c'è una ragazza che si chiama Sania

e con cui ha lavorato per un breve periodo e che credo sia

davvero una donna che incorpora tanti di questi valori e che potrebbe

essere di grande ispirazione. Troveremo Sania e la porteremo ad Impact Girl.

Io, Martina ti ringrazio veramente dal cuore per questo splendido contributo,

davvero, è stato bellissimo. Grazie a te, Cecilia, grazie. E ragazze chi ci ascolta

o guarda dal blog, vi ricordo che trovate tutti i punti divisi minuto per minuto

sotto il video o sotto l'audio in maniera che potete trovare tutto quello

che vi serve al volo e noi ci vediamo come sempre alla prossima puntata.

Ciao a tutte! Questo è tutto per la puntata di oggi.

Spero di averti dato qualche utile spunto che potrai implementare sin da subito.

Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico e proficuo è parte dei

tuoi piani e non sei ancora entrata avvisa Academy,

iscriviti alla lista d'attesa per ricevere lo splendido bonus

che ho preparato per te e per sapere quando riapriranno

le porte della nuova business Academy italiana tutta al femminile.

Puoi farlo senza impegno visitando il sito Biz-Academy.it

Noi, come sempre ci sentiamo o vediamo alla prossima puntata di Impact Girl :)

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Ciao e Benvenuto ad una nuovissima puntata di Impact Girl.

Io sono Cecilia Sardeo e il tema di oggi è come sempre molto attuale interessante.

Infatti, tra l'altro, è un tema che tocca soprattutto noi donne, ma non solo,

molto da vicino.. Parliamo infatti di come raggiungere il tanto desiderato

equilibrio tra vita e lavoro in un mondo peraltro dove il confine fra questi due

aspetti, semmai c'è stato, è sempre più sottile,

fino a quasi a confondersi e faremo questo viaggio alla ricerca del nostro to the point of almost blurring, and we're going to take this journey in search of our

equilibrio tra vita e lavoro con l'aiuto di Martina Bianchi, Customer Engagement

Manager per Lacoste. Ciao martina e benvenuta! Ciao Cecilia, grazie!

Tu, Martina, come ben si vede se state guardando You, Martina, as you can clearly see if you are looking at the

il video, hai raggiunto una posizione di grande responsabilità all'interno di una

grossa azienda in giovanissima età e non per questo rinunci alle tue passioni.

Quindi uno può dire: “beh quando si è giovani alla fine magari si vive solo per

il lavoro”. Io per tanti anni l'ho fatto devo dire

e invece tu fin dall'inizio hai detto: “No! Io ho la passione per i viaggi” e in

effetti, seguendo il tuo blog, viaggi davvero lungo e largo per il mondo e

questo non ti ha impedito però appunto di crescere e non ti impedisce di

continuare a crescere professionalmente. Ecco perché oggi ti ho invitato per

condividere con noi una sorta di 'blueprint', una sorta di mappa di

riferimento che hai creato per te stessa, per la tua vita e che possiamo in

qualche modo prendere in riferimento. Non mi piace dire 'replicare' perché poi

la vita di ciascuno di noi è diversa e

dobbiamo stare a queste formule, ma qualcosa che ci dia una sorta di Gps, per

riuscire a fare carriera, che si parli di un lavoro all'interno di una grossa

corporation, oppure di un proprio lavoro imprenditoriale, senza sacrificare la

nostra vita al tempo per noi. Da dove partiamo per trovare questo equilibrio?

Allora intanto vorrei dire che, per fortuna o purtroppo, neanche per me è

stato un percorso facile. All'inizio ero molto focalizzata sul lavoro.

Ho passato cinque lunghi anni in Vodafone, dove ero molto molto assorbita

dal mio lavoro, dai ritmi, dal fatto di Non mollare mai. E poi a un certo punto una

malattia autoimmune mi ha colpito e mi ha detto “Basta! Così non puoi

andare avanti, non vale la pena di rimetterci la propria salute,

semplicemente per il lavoro. Ti piace lavorare, è una cosa su cui metti

il cuore ma tu hai un mondo

intorno a te” Ci sono tantissime cose che mi piacciono fare tra cui appunto, come

dicevi, viaggiare e io non volevo più rinunciare a quelle cose e quindi mi

sono detta, Basta, da oggi si cambia strada. Mi sono trasferita a Parigi, che è

stato un grande cambiamento ed è stato un pò il coraggio di fare questa scelta

di cambiare di colpo città, paese, lavoro, industry, che mi ha fatto un pò

rimettere, giustamente come dicevi tu, un Gps nella giusta direzione. Dire:

“Ok, com'è che cambio questa cosa?” E devo dirti che

ci sono tre cose principalmente che per me sono state importanti in questo cambiamento.

La prima è il fermarmi a pensare a che cosa è veramente importante per me. Non è The first is stopping to think about what is really important to me. It is not

scontato, ci vuole del tempo e ci vuole del tempo obvious, it takes time and it takes time

in continuazione per rifocalizzarsi e per ripensare a davvero che cosa continuously to refocus and to rethink really what

importante per noi. La seconda cosa è l'organizzazione. important for us. The second thing is organization.

Io sono un pò una fissata dell'organizzazione. È una cosa cosa che

forse mi viene anche un po naturale, però senza

organizzazione siamo troppo stimolati da tutti i sensi e quindi perdiamo il Gps e

perdiamo anche il tempo di quello che dobbiamo fare. E la terza cosa, che forse

è quella che è stata più difficile, ma che

veramente mi ha insegnato, è stato accettare di cadere e non aver paura di

rialzarsi e ricominciare a lottare. Bellissimo! Questo ci dà sicuramente già

tre cartelli che ci danno una direzione. Partiamo dal primo aspetto, quindi, il

definire un po' che cosa importante per noi. Forse la cosa in assoluto più

difficile perché spesso, almeno quello che è capitato a me è stato

fraintendere quello che era importante per me, sovrapponendolo a quello che

era importante per la società intorno a me, cosa ci si aspettava da quello che

una ragazza della mia età, con il mio titolo di studi, e con quelle che erano

le mie caratteristiche, avrebbe dovuto fare. Quindi c'è qualcosa che fai,

visto che dici che tra l'altro lo rifai questo esercizio di rifocalizzazione,

perché ovviamente poi anche diverse fasi della vita presumo abbiano poi, insomma, sempre

diverse e diverse priorità, anche se alcune restano sempre invariate.

C'è qualcosa che fai per riuscire a trovare quella chiarezza?

Si, allora, è vero che non ci sono ricette magiche, ma non si

può pensare che questa chiarezza arrivi da sola.

Quando ero bambina speravo che mi venisse l'illuminazione.

Cresciuta, io so che così non è, quindi ci sono alcune piccole cose che

faccio: la prima e la più importante è prendere del tempo per sé nel silenzio,

nella calma per riflettere. E' una cosa che io tendevo a non fare. Io dicevo di

sì a tutto quello che mi veniva proposto e a tutti quelli che avevano bisogno di

me in qualche modo, che fosse il mio capo che fossero i miei genitori o che

fossero i miei amici. Invece adesso prendo il tempo di restare

a pensare, a focalizzarmi su quello che voglio. Degli esempi molto concreti: una

volta alla settimana la mia pausa pranzo la passo o in un parco, sia la bella

stagione o in un caffè da sola o in una chiesa in silenzio. L'unica cosa

importante che per quei 10, 30, 60 minuti il cellulare è offline. Stacco totalmente

modalità aerea e penso a quello che, per esempio, sono state le cose importanti

della mia settimana o della mia giornata e che cosa mi ha dato veramente piacere.

Perché quello ti aiuta a ridirigere, a rimettere l'energia su quella su

quell'aspetto. La seconda, cosa che mi aiuta molto è parlare. Io ero una

persona che faceva molta fatica a parlare dei suoi obiettivi, delle sue

cadute, dei suoi problemi semplicemente. E invece ho imparato a farlo.

Chi mi ha insegnato veramente a farlo è stato una psicologa che mi segue The person who really taught me how to do this was a psychologist who follows me

da tre anni e contro cui all'inizio mi mi arrabbiavo tantissimo perché

io parlavo, parlava lei non mi diceva mai niente. Non un consiglio, non un commento, I would talk, talk she would never say anything to me. Not an advice, not a comment,

niente. Io dicevo ma chissà cosa mi serve parlare cosi e spendere anche dei soldi nothing. I used to say but who knows what I need to talk like this and also spend money

e mi sono detta: “ Lo ripeto ora davanti allo specchio” And I said to myself, " I repeat it now in front of the mirror."

In realtà poi non si prende mai il tempo di farlo e non si fa nella stessa maniera.

Quindi parlate, parlate con qualcuno, fate un percorso in cui vi sforzate

a dire quelle cose che sono difficili per voi, faticose per voi, perché quando si

parla con qualcun altro, si ha una sorta di specchio davanti a sé, anche se l'altra

persona non ci dice niente, e magari non cita il consiglio migliore

del mondo ma, soltanto il fatto di dire a voce alta certe cose ci aiuta di già a fare

metà del percorso, ad affrontarle. E quindi credo che questo

sia una cosa molto importante per capire che cosa sono per noi le cose di valore.

Bellissimo! Quello che hai detto è molto significativo, mi tocca molto da vicino

sia il primo aspetto, quindi la riscoperta del silenzio che è qualcosa

che abbiamo dimenticato o decisamente quasi non lo conosciamo più il silenzio,

perché è continuamente riempito o da stimoli esterni, oppure da qualcosa che

cerchiamo noi. Perché, non ricordo chi diceva che “Il dramma più grande

dell'uomo è l'incapacità di stare da solo seduto in una stanza”. Davvero non

ricordo chi abbia detto questa frase ma è bellissima. Mi ha sempre colpito molto.

All'inizio dicevo “ma che diavolo vuol dire? Non ne ho idea!”

Poi però, quando ho cominciato a lavorare in un mondo dove come quello digitale

gli stimoli sono incessanti, cioè davvero diventa pericoloso anche perché

non non ci accorgiamo di quell'abitudine automatica a riempire

ogni vuoto, che ci impedisce poi di prendere le distanze da quello che

stiamo facendo, dal perché lo stiamo facendo. Quindi, questo lo trovo tanto

semplice quanto, vorrei dire forse la la chiave di volta, perché tutto il resto

poi abbia un senso e funzioni. La seconda cosa che invece hai nominato del parlare,

anche lì mi ci ritrovo tantissimo, perché io non parlo molto, sono molto introversa

di natura. Figuriamoci poi ..ad esempio ho una sorella che è l'opposto. Lei parla, parla

molto. Ecco, quindi è normale, non siamo anomale.

Io ho trovato la risposta in diversi percorsi di Coaching che ho fatto, sempre

molto business quindi è dietro la scusa del business coach che ho trovato anche

qualcuno proprio per non dover in qualche modo ammettere a me stessa che

avevo bisogno di parlare con qualcuno però ecco, con queste figure parlo

anche di tutta una serie di aspetti che sono inevitabilmente legati anche alla

mia vita personale, perché le due cose, come abbiamo accennato all'inizio, sono

veramente difficili da distinguere nettamente. La seconda cosa che dicevi era

invece organizzarsi, giusto? La seconda cosa è

organizzarsi perché, è vero che anche per trovare questi momenti di silenzio di

pausa, ci vuole l'organizzazione. Cerco di fare yoga una volta

la settimana in pausa pranzo e non sai quante volte hanno provato a mettermi

delle riunioni sullo stesso orario, a farmelo saltare, a darmi delle urgenze.

Quindi, se non si è organizzati non si riesce a fare tanto quelle cose.

E spesso arriva la sera, spesso, per fortuna non spesso, ma ogni tanto arrivo alla

sera e dico Ma oggi che cosa ho fatto? E mi è volata la giornata. E credo che

questo mi succeda proprio in quei giorni in cui mi lascio sopraffare dalle

cose. Una talk che abbiamo condiviso prima dell'episodio mi ha molto colpito e faceva

una equazione semplicissima: ci sono 168 ore in una settimana, ne dormiamo, se

proprio siamo bravi 56 e noi lavoriamo, se proprio siamo bravi 50 . Chi lavora

di più tendenzialmente non si rende conto che perde un sacco di tempo, però

questo vuol dire che abbiamo ancora 60-70 ore a disposizione per fare quello

che vogliamo. Certo è che, se passiamo quelle 60-70 ore a stare su

Instagram, a stare su Facebook a stare stravaccati sul divano alla fine,

quello che ci portiamo a casa è poco. Quindi, il mio consiglio è pianificate.

Pianificate tutto, anche quell'ora di silenzio, anche il momento per

pianificare la mia settimana è nella mia agenda. Può sembrare un po troppo costruito

ma in realtà poi, la qualità di quelle ore che io ho inserito in agenda è

altissima, perché mi permette veramente di o stare con gli amici, perché sono con

gli amici e non cercare di stare con le persone che non sono lì in quel momento

a fare le mie riunioni in maniera efficace al lavoro o prendere del tempo

per me, ma godendomi quel momento perché so che è meritato, che è pianificato e

quindi che me lo posso permettere. Quindi io faccio questa cosa soprattutto

per i viaggi, come potete immaginarvi. Faccio quello che chiamo il 'retro

planning' e mi fisso delle ore per trovare la meta. É una cosa bellissima

trovare la meta però se non è un minimo inquadrato nel

tempo, alla fine si rimanda sempre perché non è una di quelle cose urgenti.

Ecco questo secondo me è un punto importante e se lasciamo al caso la nostra

pianificazione, finisce sempre che facciamo solo le cose urgenti.

Però le cose urgenti sono veramente le cose più importanti? Io non credo.

Quindi, per questo, cerco di costruire. Poi è chiaro che ci sono dei casi in cui

qualcuna di voi mi dirà: Ma io non riesco a pianificare perché il mio capo è un

pazzo maniaco del lavoro, perché ho quattro figli che urlano tutto il giorno..

Certo, ci sono delle cose che non aiutano questa pianificazione, però ci sono anche

dei trucchi per aiutarla. Per esempio, io col mio vecchio capo che non aveva né

orari, né limiti, cercavo di dargli io la pianificazione. schedules, nor limits, I was trying to give him the planning.

Quindi andavo da lui, gli dicevo oggi facciamo questo e quest'altro basta.

Quando abbiamo fatto queste due cose la giornata è finita. Oppure quando mi

chiamava a mezzanotte per rivedere dei business cases dicevo: Guarda,

grazie ,prendo il punto domani mattina alle 9.

Lo affronto, perché sennò per lui era sempre l'urgenza e l'urgenza alla fine

ci fa vivere male. La seconda cosa sulla quale io ho

lavorato tanto, e di nuovo si lega al parlare, è parlare al mio capo delle cose

che per me sono importanti. Vi faccio un esempio quest'estate sono

andata un mese in Namibia a fare volontariato in un ospedale.

Ho passato il mese lì ed è vero che le priorità cambiano quando si è dall'altra

parte del mondo e ci si rende conto che viviamo in un mondo un pò fatato e forse

anche di cose un po irreali dove i veri bisogni sono, giustamente un pò digitali,

un pò non concreti, mentre il vero bisogno è mangiare e essere curati.

E quindi sono tornata e ho detto: Sai che c'è? Io voglio mettere questo in pratica,

mettere nella mia vita un elemento di quello che ho vissuto

durante tutto l'anno, perché se no lo dimentico. Va a finire che dopo due mesi che sono

tornata dall'Africa la mia vita sarà come prima.

Quindi ho deciso di iniziare a fare del volontariato qui a Parigi, dove vivo, in

un ristorante. Io sono anche un amante della cucina

e quindi ho deciso di fare volontariato in un ristorante solidale. Quindi do

da mangiare a dei senza tetto, a delle persone in difficoltà.

È chiaro che, essendo un ristorante, la cena viene servita alle sette e mezza e

quindi, per preparare devo essere lì alle cinque e mezza.

Naturalmente non sono i miei orari normali, normalmente esco piuttosto

fra le otto, otto e mezza. Quindi ho dovuto parlarne col mio capo

perché è chiaro che sparire una volta alla settimana alle 5 poteva risultare

complicato. Potevo farlo in due maniere: potevo inventarmi delle riunioni

all'esterno dell'ufficio e sparire una volta alla settimana, oppure, ed è stata

questa la scelta che ho fatto, e ne sono molto felice, parlarne con il mio capo e

dirgli: Guarda, per me questa è una cosa importante, è una cosa di valore.

Questo non vuol dire che lavorerò meno vuol dire che ripartirò le ore perse

sugli altri giorni della settimana, come la mattina presto. Però io ci tengo a

fare questa cosa e ti chiederò il permesso di uscire una volta la

settimana alle 5. E la sua risposta non solo è stata sì, ma è stata: Carissima,

lavori più di 60 ore alla settimana invece che 40, se un giorno alla

settimana esci alle 5 per una cosa così importante io ti sostengo al cento per cento.

Ed è chiaro che, quando si hanno queste tipi di risposte, l'energia per pianificare,

e permettere in priorità le cose che per noi veramente sono

importanti è molto forte. E l'ultima cosa, l'ultimo piccolo consiglio di una cosa

che io faccio tutti i giorni è, quando finisco la giornata, che naturalmente ho

fatto quando va bene tre quarti della lista delle cose che dovevo fare , e mi

dico: Dai ne faccio ancora una! La domanda che mi faccio sempre è:

questa cosa qua può aspettare fino a domani mattina?

è così urgente da dover prendere la mia serata, il mio aperitivo, la mia cena?

Forse no, ci sono delle volte in cui la risposta è sì, ma ci sono delle volte in

cui la risposta è no. E allora, sapete cosa vi dico? Che la metto in priorità al

mattino dopo ma che chiudo il computer e vado a casa!

Bellissimo,sei così pragmatica, così concreta, così pratica.. veramente adoro

ogni suggerimento che stai condividendo! Voglio riallacciarmi prima di passare

al terzo aspetto che hai nominato all'inizio altrettanto importante. Voglio

riallacciarmi ad alcuni punti che hai nominato in questo seconda seconda fase,

la fase dell'organizzazione. Intanto il pianificare il riposo, nel

senso, siamo così abituati a pianificare.. io sono una maniaca della

pianificazione, sono tra l'altro una guerriera che si batte per la

pianificazione, perché a mio avviso non è appunto una questione di costrizione, è

una questione di distribuzione accorta del tempo, due cose molto diverse. Quindi

quella che può sembrare una prigione dall'esterno percui uno dice: Oddio,

pianifichi fino al secondo la tua giornata, in realtà mi consente poi,

nonostante le mille cose da fare di finirla molto prima di altre persone che

magari si sbrodolano proprio perché semplicemente non hanno una direzione e

quindi assolutamente cambiare i propri connotati della pianificazione, non una

prigione, bensì una forma che ti dà poi le chiavi per aprirla la prigione che è

la prigione del non ho tempo e poi il pianificare, appunto il riposo. Questa è

una cosa, per esempio, su cui io devo migliorare alla grande, perché il riposo

a breve termine lo pianifico molto bene. Ho il mio switch off time alla sera, per

cui non esiste che mi porto il lavoro fino a orari impensabili, cosa che facevo

in passato, però il classico periodo di vacanza in cui

uno dice basta per tot giorni o non ci sono, tendo sempre a posticiparlo un po'.

E questo credo sia anche una dinamica diversa a seconda del tipo di lavoro che

fai un pò perché metto sempre davanti le priorità del team è un po perché sono

comunque sempre on the go”, quindi è sempre difficile pianificare in anticipo.

Però le tue parole mi hanno proprio fatto ricordare un suggerimento

che ricevetti, non ricordo più da chi, sul fatto di come all'inizio dell'anno

solare, quindi adesso siamo molto vicini perché stiamo registrando questa puntata

verso fine anno, pianificare già i momenti di pausa che siano un weekend,

che siano quattro giorni, che sia una settimana, che sia un mese, quello che è,

già a inizio anno per tutto l'anno successivo, anche se può sembrare lontano mille miglia,

non lo so, se magari è la prima vacanza che ci vogliamo fare tre mesi dopo.

Quindi questo credo sia, questo è un bel promemoria che mi porto a casa e ti

metto in pratica nella pianificazione, Assolutamente, io faccio una

cosa proprio a fine anno con un'amica. Tutti i capodanni facciamo gli obiettivi

dell'anno e a giugno facciamo un punto della situazione su questi obiettivi e

sempre uno degli obiettivi è, almeno uno, è il momento di riposo chiave dell'anno,

quindi che cosa vogliamo fare, che cosa sono i nostri sogni, perché anche lì è

importante che quei momenti siano un recupero, una ricarica di energie perché

le nostre energie non sono infinite e alla

fine, se non prendiamo quei momenti, rischiamo che tutto, come hai detto

bene, si sbrodola, perché proprio ci mancano le nostre energie. Assolutamente, well, it dribbles out, because we just lack our energy. Absolutely,

tra l'altro, leggevo un libro, adesso non mi

giro, anzi, l'ho fatto, mi sono girata. Vediamo se riesco a recuperarlo.

Questo è un libro, non so se l'hai letto è Deep Work di Carl Newport, che sto facendo

probabilmente più pubblicità io di questo libro, di quanto sia stato fatto dal

marketing tradizionale, ma perché riporta proprio studi scientifici

secondo i quali, apparte, appunto che non è né il primo né sarà l'ultimo a

parlarne, però lo fa in maniera molto concreta e parla di come questo continuo

riempire il tempo che abbiamo, attraverso questi input costanti che ci arrivano

dall'esterno ma anche non darci mai un limite. Per cui tu hai parlato prima del

fare stasera qualcosa giusto per prenderci avanti per domani, ma per

prendere giocare d'anticipo in realtà e senza accorgersene lo

facciamo molto meno bene, perché stiamo comunque esaurendo la tanica di energia,

che va comunque riempita, ha bisogno di un periodo di incubazione, ma miniamo

anche le nostre capacità di effettiva concentrazione. Cioè la cosa che mi ha

colpito di più è che lui dice: nel momento in cui noi ci abituiamo proprio

a non staccare mai, ad avere sempre continuamente questo stimolo che arriva

anche quando finalmente abbiamo un momento, magari non lo so, finalmente ci

siamo presi quella benedetta vacanza o finalmente siamo riusciti a dedicare del

tempo ininterrotto a qualcosa, alla scrittura di quel libro che aspettavamo

da anni, non riusciamo a concentrarci, perché ormai siamo troppo abituati

fisiologicamente a cercare la distrazione e questa cosa mi ha colpito

tantissimo. Assolutamente, so che tu pratichi Yoga. Alla fine di ogni sessione

di yoga con la nostra prof facciamo il classico rilassamento e ad

un certo punto ci dice adesso cercate l'immobilità mentale e fisica.

Allora, sulla mobilità fisica siamo tutti bravissimi, ma sull'immobilità mentale io

ci ho messo più di un anno ad arrivare a fare 4-5 minuti di mobilità mentale, è una

cosa difficilissima, ma credo che quel piccolo esercizio mi abbia aiutata molto

poi, giustamente a trovare quel vuoto che mi permette di essere

concentrata su una sola cosa alla volta. Quindi, capisco molto bene e so anche

cosa è stata la fatica per me di riuscire a raggiungerlo, perché

effettivamente, siamo troppo stimolati. sì assolutamente, è un allenamento, quindi

anche lì il mio suggerimento personale non so se ti ci ritrovi, ma è quello di

non abbatterci, se non ci riusciamo subito assolutamente, proviamoci e

appunto come dicevi tu, ci sono fasi della nostra vita dove magari non

dipende da noi la nostra possibilità di gestione del tempo, però anche in quel

caso cerchiamo di magari sviluppare una mini forma di pianificazione, che non

deve essere una pianificazione di tutto, ma di quello che è sotto il nostro controllo.

Esatto, è per questo che parlavo dei viaggi, perché io ho proprio iniziato

facendolo con i viaggi. Nel momento in cui lavoravo in maniera eccessiva sapevo

che il weekend e il viaggio era il momento su cui potevo avere il controllo

e quello mi ha dato tanta energia, tanta consapevolezza del fatto che

potevo farlo. E poi sono andata sulle cose più difficili. Tra l'altro, parlando

di cose difficili, l'ultimo punto che hai nominato, e cioè il essere autentici, e

quindi il dire la verità, che non è sempre facile soprattutto quando ci

sentiamo magari in difetto, perché stiamo chiedendo qualcosa che esce un po da

quella che potrebbe essere l'aspettativa del nostro capo, del nostro manager, del

nostro collega, insomma, a seconda di quella che è la situazione che stiamo

vivendo, mi è piaciuto molto il fatto di aver detto che io ci provo

e dico la verità anche, perché credo di poter dire che forse è stato anche

quella forma di autenticità che poi ti è tornata indietro, perché poi si è aperta.

Assolutamente, io credo che sono una grande fan della verità ad ogni

costo, che a volte molto difficile, volte ci mette in posizioni scomode, ma

come dicevo prima anche quando parliamo delle nostre difficoltà dei nostri

problemi e diciamo: Chissà come la persona davanti a noi prenderà questa

cosa, mi guarderà con pietà? Mi guarderà con giudizio?

In realtà no, ci rende più umani di fronte agli altri, ci rende più veri e ci

rende più anche raggiungibili. Spesso questa costruzione che abbiamo

intorno a noi fa una sorta di mura del castello, che non permettiamo agli altri

di avvicinarci. Invece, una cosa che ho imparato è

che tutte le volte che metto sul tavolo una difficoltà, un problema davanti a

un'altra persona, invece che allontanarla l'avvicino e anzi, la persona spesso si

sente coinvolta nel mio problema e ha voglia di darmi una mano.

Ed è vero che le mani possono venire dai punti più disparati e

più inaspettati e sono a volte gli aiuti più belli e più veri.

Bellissimo, bellissimo questo spunto. Passiamo all'ultimo che forse è anche il più difficile

e che si ricollega anche un po' a quello a cui abbiamo appena accennato, il fatto di

non abbattersi, di provare poi riprovare e riprovare che è accettare di cadere.

Esatto, accettare di cadere per me è stata, di nuovo, una cosa difficile, perché

mentre sull'organizzazione un pò ci sono nata e quindi mi prendo il merito solo

in parte, accettare di cadere per me è stato difficile.

Vi racconto un piccolo episodio. Al liceo ero molto brava, tutti 8-9, in un liceo

classico difficile, di Milano e alla fine però la pressione che mi sono messa

addosso è stata eccessiva. E quindi durante la maturità è successo di tutto

e di più. Quindi ho avuto febbre a 39, svenivo durante

le prove scritte mi sono spuntati i denti del giudizio..

quindi avevo una faccia che sembrava un pallone.. un disastro e naturalmente, per quanto

fossi brava, non ero sopra umana e quindi le prove scritte della mia maturità sono

andate maluccio. Quindi io, già distrutta, quando sono arrivata

a vedere i voti degli iscritti

mi sono totalmente depressa. Con questo apro e chiudo la parentesi, sono uscita

dalla maturità con 97 quindi non è che mi hanno dato un calcio nel sedere, però

per me è stata una tragedia. E questa tragedia me la sono portata

avanti nella scelta dell'università. Quindi ad un certo punto sono andata in

crisi, un po' il mio sistema di certezze e non sapevo più che pesci prendere.

E quindi l'estate fra la maturità e l'inizio dell'università non sapevo più

che cosa scegliere. Ho perso dieci chili, non riuscivo a,

piangevo, eppure quello è stato uno dei momenti, credo più importanti e che

rivivrei della mia vita perché mi ha insegnato a ritirarmi su. Ero caduta per

una cosa stupida, ma mi ha insegnato a dire che così non sarei andata da

nessuna parte e che bisognava ricominciare. E quindi ho preso l'occasione al volo

ho iniziato scegliendo un'università a caso nella quale era stata ammessa, ma lì

ho ricominciato un percorso di crescita, di cammino e quindi mi ha insegnato a

non arrendermi, a non lasciar andare. Chiaro, ci sono delle cose che hanno aiutato.

É stato un po lì che ho iniziato a dover obbligatoriamente parlare con gli altri

delle mie difficoltà, è stato lì che ho ritrovato l'importanza della forza di volontà.

Quando ero piccola, la mia nonna mi diceva sempre che la forza di volontà è

importante perché senza forza di volontà non vai da nessuna parte e io questo concetto

astratto lo capivo fino a un certo punto. Allora lei me lo rendeva molto concreto

e mi diceva: ca bene, la forza di volontà, come tante

altre cose, si allena. Non viene naturalmente, quindi alleniamo la forza di volontà. Se

decidi che spegnerai la luce alle 9, e io ero appassionata di lettura

e alle 9 sei a metà di una pagina del libro, allo scoccare delle 9 tu chiudi quel

libro eti metti a dormire. Non importa, non finisci il capitolo, non finisci

la pagina, ti sei data un obiettivo quello devi rispettare. Oppure mi diceva:

quando ti si chiama che stai giocando non dici aspetta che arrivo, ti alzi

lasci tutto quello che stai facendo e vai. Ed è vero che in quei momenti di

difficoltà ho ricominciato da delle cose piccole, non avevo fame, non mi piaceva più

cucinare, cosa che per me è una grande passione, ho ricominciato da lì, ho

ricominciato dicendo mi do un piccolo obiettivo e lo rispetto e ricostruisco

la mia forza e volontà per andare avanti. É stata una cosa che mi ha aiutato molto.

Quindi allena la tua forza di volontà. Perché ce l'avete tutti, ce l'abbiamo.

Bisogna solo ritirarla fuori e la seconda cosa che mi ha molto aiutato è

stato il buttarmi in situazioni sconosciute. Io sono piuttosto timida di natura,

anch'io abbastanza introversa e quindi buttarmi in situazioni sconosciute, con

gente sconosciuta per me era molto difficile, però l'ho fatto, l'ho dovuto fare

tanto quando sono arrivata a Parigi, dove non conoscevo nessuno,

dove avevo un lavoro nuovo e qua la vita e il

lavoro personale sono molto molto, separate quindi non si frequentano i

colleghi e ho dovuto buttarmi. E spesso sono caduta. Sono caduta perché

mi sono ritrovata delle serate da sola, a fare delle cose che magari non mi

piacevano, un pò guardata strana da tutti perché il mio accento francese era molto

modesto, eppure mi ci sono buttata con grinta e

questo aiuta a non avere paura di quella caduta e soprattutto a trovare la forza e

l'energia per rialzarsi. Mi è piaciuto molto come hai parlato di partire

dal piccolo. Innanzitutto poi quando cadi, almeno la mia sensazione,

la mia esperienza, è che è difficilissimo rialzarsi perché la tendenza, io sono un

po', non so se tu sei come me, ma o tutto nero o tutto bianco, è difficile che sia

nel grigio. Per cui ho sono un drago e sono la

macchina da guerra oppure se qualcosa all'improvviso mi fa lo

sgambetto, faccio molta fatica a non “mandare tutto in vacca”, proprio per

usare un'espressione abbastanza diretta, e

lanciare tutto fuori dalla finestra! Però poi mi ricordo di aver letto questa

metafora simpaticissima, che si addice molto ai giorni nostri, sullo smartphone,

non è che se ti cade l'iphone o quella diavoleria che hai comprato da chissà

quanti centinaia di euro, tu lo calpesti, ci cominci a saltare sopra,

spacchi tutto, perché ormai è caduto. Lo tiri su, di solito, col panico dilagante

cerchi di vedere se funziona, se si è rotto qualcosa.

Ecco, magari cominciare a trattare noi come trattiamo il nostro smartphone

potrebbe essere un bell'inizio. Assolutamente. E poi e mi è piaciuto

tantissimo e appunto il cominciare da una piccola cosa che forse è veramente

la cosa più difficile, però allo stesso tempo, perché ovviamente vorremmo

subito già a rialzarci ed essere come nuove, cosa che è improbabile avvenga.

Però poi tutti gli esempi che hai fatto, il buttarti con grinta nonostante le

difficoltà, mi fa venire in mente proprio l'idea dell'allenamento, lo fai una volta

lo fai due, lo fai tre, lo fai quattro e diventa un pochino più semplice, io l'ho

notato proprio nei progetti lavorativi, all'inizio parlare con le persone era difficilissimo

per me, tanto che mi dicevo: tanto ho scelto un

lavoro dove sono su internet, perché devo parlare con le persone?

Sono dietro al mio schermo, faccio le mie cose

e lasciatemi in pace! Poi, però, mi sono resa conto che,

apparte che le persone sono la chiave nella nostra vita, le relazioni sono la

chiave. É alienante pensare di escludere queste relazioni, convinte

che siamo che non siamo portate per, e quindi ho visto che poi piano piano è

diventato non solo più facile ma finalmente piacevole, ed è quindi è un po

allenare il muscolo dell'esplorazione dell'ignoto e dell'agire nonostante la paura.

Assolutamente, secondo me è tanto una questione di allenamento, e tanto quello

che scopri succede quando cadi, nel senso che

noi abbiamo la tendenza a pensare di sapere esattamente dove vogliamo andare

e di come vogliamo arrivarci, però spesso la vita ci dà dei ceffoni e la

cosa bella è scoprire che cosa succede a seguito di quel ceffone. Di nuovo io,

quando mi sono ammalata, improvvisamente ho dovuto tagliare a

metà le cose che facevo. Non è facile per una persona iperattiva come sono

dire: ok, da domani invece che fare 10 riunioni e poi mettere insieme un

aperitivo, una cena, un dopo cena, le riunioni devono diventare 6 e posso

fare una delle tre cose la sera. Questo per me è stato un grosso

ceffone dalla vita, perché non me ne capacitavo, perché mi dicevo: io posso

farle tutte quelle tre cose, l'ho provato sulla mia pelle. Però, che cosa è successo?

Che improvvisamente quella cosa che facevo è diventata molto più ricca,

intanto la sceglievo con molta più accuratezza e poi diventa la più ricca.

Per cui le cene che ho fatto con delle amiche sono diventate delle serate

meravigliose, che mi ricorderò per tutta la vita.

I momenti in cui sono stata a casa a godermi la mia casa, il mio libro,

sono stati momenti molto arricchenti. Ho ricominciato a leggere, cosa che non

facevo più, ho visto dei film emozionanti che mi hanno arricchito. E quindi quel

quel ceffone mi ha fatto dire cavolo però, guarda che cosa c'è dietro a quel

ceffone, credo che sia stato un bell'insegnamento. Bellissimo Martina, se

dovessimo ricapitolare a grandi linee i punti del nostro blueprint, della nostra

mappa, abbiamo messo tanta carne al fuoco, ma giusto per avere il nostro

strumento da infilare nella cassetta degli attrezzi. Allora i tre punti:

il primo è fermatevi e capite che cosa è veramente importante per voi.

Prendetevi il tempo di rifletterci; il secondo punto è organizzatevi. Non

annegate sotto l'onda di quello che vi succede, non lasciatevi sciacquare via, ma

pianificate quello che volete fare; il terzo suggerimento è

accettate quella caduta perché non sapete quale mondo meraviglioso c'è

dietro. E quindi, invece che disperarvi tiratevi su con grinta, rimboccatevi le

maniche, ricominciate, perché c'è sicuramente una grandissima ricchezza e

se posso aggiungere una piccola cosa, che onestamente, secondo me è il vero segreto

della vita è sorridete.. anche quando non ne avete voglia, anche quando vi sembra

che non ce la farete mai, fate un bel respiro profondo e sorridete.

Ho un'amica che è in sedia a rotelle per la sclerosi

multipla ed è completamente paralizzata. Può muovere soltanto gli occhi e la bocca

e parla parla tanto e dice una cosa molto saggia che noi agli angoli della

bocca abbiamo due elastici e che questi elastici ce la devono tenere su, quindi

nel momento in cui questi elastici si rilasciano e non tengono più bene sugli

angoli della bocca bisogna cambiar lì, bisogna ricaricarli quindi trovate la

vostra ricarica, trovate quello che vi fa cambiare gli elastici agli

angoli della bocca, ma tornate a sorridere. Perché è la chiave del vostro

successo. Bellissima, mi hai fatto venire la pelle

d'oca con questa chiusura bellissima. Perché poi i nostri migliori insegnanti,

devo dire sono proprio le persone che ci circondano ogni giorno e

noi andiamo a cercare chissà che cosa a volte. Martina, una domanda a bruciapelo e

per concludere.. quale donna pensi dovrei intervistare dopo di te? Allora, ci sono

tante donne che mi hanno colpito ma c'è una ragazza che si chiama Sania

e con cui ha lavorato per un breve periodo e che credo sia

davvero una donna che incorpora tanti di questi valori e che potrebbe

essere di grande ispirazione. Troveremo Sania e la porteremo ad Impact Girl.

Io, Martina ti ringrazio veramente dal cuore per questo splendido contributo,

davvero, è stato bellissimo. Grazie a te, Cecilia, grazie. E ragazze chi ci ascolta

o guarda dal blog, vi ricordo che trovate tutti i punti divisi minuto per minuto

sotto il video o sotto l'audio in maniera che potete trovare tutto quello

che vi serve al volo e noi ci vediamo come sempre alla prossima puntata.

Ciao a tutte! Questo è tutto per la puntata di oggi.

Spero di averti dato qualche utile spunto che potrai implementare sin da subito.

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Noi, come sempre ci sentiamo o vediamo alla prossima puntata di Impact Girl :)