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Impact Girl di Cecilia Sardeo, Fatti Conoscere sui Social Senza Sembrare una Marchetta🎙️(Parte 1) - YouTube

Fatti Conoscere sui Social Senza Sembrare una Marchetta🎙️(Parte 1) - YouTube

Ciao e benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl, questa volta dedicata a come

comunicare il nostro brand sui social, cosa non semplice! Oggi i social media sono canali

quasi necessari, non è più qualcosa che possiamo ignorare. Però imparare a comunicare

in generale, poi imparare a farlo all'interno dei social, non è sicuramente impresa facile,

non è qualcosa che amiamo fare tutti e che però dobbiamo imparare. Ecco perché in questa

puntata di Impact Girl insieme alla nota socio linguista italiana Vera Gheno andremo a scoprire

come possiamo comunicare in modo efficace il nostro brand sui social, come possiamo

fare per trovare nuove idee, come possiamo comunicare senza esaurire le batterie, le

pile perché poi la creatività ovviamente ad un certo punto va a quel paese! Come gestire

i famosi haters o trolls che dir si voglia, quali sono i brand da seguire per trarre ispirazione

e moltissimo altro. Sarà una puntata molto pratica quindi assicurati di avere carta e

penna alla mano. Prima di lasciarti alla nostra puntata ti ricordo di iscriverti al canale

YouTube di Cecilia Sardeo ossia Moi! su YouTube non soltanto iscrivendoti ma anche aggiungendo

l'attivazione della campanellina che troverai accanto al pulsante iscriviti questo perché

altrimenti non riceverai le notifiche ogni volta che esce un nuovo video e sai che di

video ne escono continuamente ogni mese! Se invece stai guardando la puntata da

Biz-academy.it/podcast

il sito di Impact Girl ti invito ad iscriverti gratuitamente alle newsletter per ricevere

ogni nuova puntata in arrivo e non perderti nemmeno un aggiornamento, si parte!

Oggi parliamo di come comunicare il nostro brand sui social network.

Lo faremo con qualcuno che di comunicazione e di parole se ne intende parecchio. Lo faremo

con la guida di Vera Gheno. Ciao Vera e grazie per essere qui!

V: Ciao ciao a tutti!

C: Vera tu sei socio linguista, insegni all'università di Firenze e Siena e hai collaborato anche

o tuttora collabori con l'Accademia della Crusca, giusto?

V: sì allora no con Siena ho smesso ma collaboro ancora con l'Accademia della Crusca e in più

collaboro da diverso tempo anche con Zanichelli, fondamentalmente per le cose legate al vocabolario

Zingarelli quindi sempre parole nella mia vita.. la mia vita è piena di parole!

C: Insomma queste parole sono il tuo pane quotidiano! Non è così però per molti di

noi. Per molti di noi le parole in realtà sono qualcosa che usiamo in maniera quasi

non dico automatica ma senza pensarci troppo con una certa leggerezza, soprattutto quando

ci cimentiamo in canali quali Social Network che sono canali che molti di noi percepiscono

come canali che sono costretti ad utilizzare perché ormai non hai più scelta, se hai

un brand che sia un personal brand, un corporate brand è chiaro che le persone parlano di

te, che tu ci sia o che tu non ci sia. Quindi forse è meglio darci un'occhiata, essere

presente e moderare e comunicare. Solo che molti di noi si trovano proiettati in questi

canali senza conoscerne le regole del linguaggio.

V: È vero si, l'ho visto succedere è proprio vero, però non è così strano cioè vorrei

tranquillizzare gli animi, nel senso che noi non nasciamo imparati. Nessuno ci ha insegnato

effettivamente a stare online, cioè stare online ha dato della competenza ancora più

specifica che non stare al mondo. Magari i genitori ai docenti ti dicono come fare per

stare al mondo all'interno della società ma in realtà questo passaggio di informazioni

su come stare sui social o in generale online, purtroppo molto spesso non può arrivare da

quelli che normalmente ci passano le informazioni, ovvero i nostri docenti o i nostri genitori,

insomma ci dobbiamo un pò arrangiare ma non è impossibile.

C: Ecco a questo proposito vorrei aggiungere quella che io percepisco come una barriera

ulteriore che molte donne vedo si trovano ad affrontare o meglio a crearsi da sole.

Il fatto cioè di non voler utilizzare questi canali per paura di fare marketing per paura

di esporsi. L'idea del io ho un bellissimo progetto ma mi piace fare quello e non voglio

farmi promozione. E quindi il rischio qual è, quello appunto di utilizzare questi canali

male, senza preparazione magari perché non si ha il tempo o la guida necessarie oppure

di scegliere di accantonarli completamente. Ma se non parliamo mai del nostro brand, di

quello che facciamo ed è quello che ci dà da vivere, è quello il nostro obiettivo è

chiaro che mai nessuno ne sentirà parlare mai riusciremo ad avere l'impatto che potremmo

avere altrimenti. Quindi aiutaci concretamente a capire innanzitutto quali sono alcuni strumenti

efficaci che possiamo utilizzare per comunicare su questi canali senza sembrare delle marchette.

V: Allora io vorrei fare prima di tutto un passo indietro. Allora alla base di tutto

il sistema anche della comunicazione online e anche della comunicazione del sè online

ci sta una caratteristica che per fortuna abbiamo tutti, semplicemente in quanto esseri

umani. Questa una grandissima fortuna cioè che è proprio la competenza della parola.

Cioè noi siamo gli unici se vogliamo di animali che hanno questo incredibile potere di comunicare

non solo una necessità immediata, quindi non dobbiamo solo dire ho fame, ho sete, sto

male ma possiamo anche elucubrare sulle cose, cioè fare dei pensieri astratti e è anche

vero quello che tu dicevi all'inizio poiché noi nasciamo con questa competenza, ovviamente

se siamo in una situazione standard e non abbiamo dei deficit vari e assortiti, la diamo

un pò per scontata. Cioè noi cresciamo e facciamo tantissimo esercizio sulla parte

formale, quindi la grammatica l'ortografia, la sintassi eccetera.. c'è una cosa che molto

raramente si fa a scuola e che invece oggi è ancor più importante di prima che è comunicare

nella maniera corretta a seconda dei contesti. Cioè si parla molto spesso di comunicare

e basta cioè scrivi bene, non sbagliare, mettila la i in ciliegie, no cioè dico cose

un pò banale così. Ma mi chiedo quante persone anche di quelle che ci ascoltano si siano

mai sentito chiedere dal proprio professore perché parliamo e perché è importante,

come dire, parlare in un certo modo se sei a colloquio col Presidente della Repubblica,

parlare in un altro se sei con la nonna e addirittura a parlare o scrivere in un altro

modo ancora quando sei online. Allora la prima cosa che io penso sia importante penso che

sia recuperare la centralità della parola cioè se noi non abbiamo le parole giuste

non possiamo comunicare bene. Come si fanno avere le parole giuste. Primo consiglio leggere

cioè l'unico modo per farsi un arsenale molto ricco di parole è quello di leggere tantissimo

e non leggere per forza Tolstoj o non lo so, i Promessi Sposi bellissimi e cioè servono

anche quelli leggere qualsiasi cosa cioè avere un approccio testuale alla vita, perché

noi in realtà viviamo in un contesto che è pieno di parole. Abbiamo poster intorno

pubblicità giornali scritte sulle magliette scritte sui muri allora la prima cosa è accendere

questa specie di sensibilità nei confronti della produzione ovviamente orale ma anche

scritta che abbiamo già intorno, perché più leggiamo e più ci rendiamo conto intanto

se ci sono degli errori, per esempio vedere che un perché è scritto con l'accento sbagliato

no questa è una cosa che uno è difficile parlare che impari a tavolino e molto facile

impararla guardando testi scritti. E l'altra cosa imparare parole nuove più abbiamo parole

a disposizione più riusciamo a essere precisi nel veicolare il nostro pensiero e anche più

siamo sicuri, sicure visto che il pubblico prettamente femminile. Cioè in realtà molta

della sicurezza che uno può ostentare in un contesto comunicativo deriva da una salda

presa sulle parole. Questo era cappelletto introduttivo, molto generico mi rendo conto.

C: Non è generico invece! Infatti volevo aggiungere prima di lasciarti procedere un'esperienza

che ho avuto proprio di recente che non mi aspettavo devo dire, proprio con la lettura.

Io parto avvantaggiata perché mi è sempre piaciuto leggere. Sono cresciuta in un contesto

familiare dove l'invito alla lettura era costante ma da qualche tempo cominciavo a percepire

il mio modo di scrivere come qualcosa che mi annoiava un pochino, e credo sia una cosa

che capita un pò a tutti, noi siamo molto auto critiche nei confronti di quello che

facciamo poi noi donne lasciamo stare. Mi ero messo a leggere in quel periodo Moby Dick

che è un libro pesantissimo! Mai avrei pensato che un libro potesse, un romanzo potesse essere

così pesante e noioso da leggere perché alcune parti sono terribili c'è estremamente

monotone e scritte in un modo estremamente arcaico rispetto al modo in cui comunichiamo

oggi soprattutto nel digitale. E però io sono una che deve finire le cose, per cui

anche un libro se mi fa schifo io lo devo finire perché l'idea di lasciare la metà

mi dà fastidio quindi vi sono un pochino armata di pazienza ho detto dai che alla fine

poi è stato anche una bella lettura. Ma quello che è successo, a distanza di qualche giorno

è che ho scritto qualcosa sui social adesso non ricordo potrei recuperare il post non

ricordo esattamente quale fosse, con uno stile completamente diverso dal mio solito che riprendeva

una modalità un pochino particolare nell'utilizzo delle preposizioni delle congiunzioni nell'utilizzo

delle frasi brevi che avevo acquisito in questo libro, lo stesso stile che inizialmente mi

era pesato così tanto e che invece poi contestualizzato, adattato al mio modo di parlare mi ha permesso

di scrivere un post che tra l'altro è andato molto bene che, porca miseria, ricordo di

essere rimasta colpita sia dal fatto che avevo cambiato stile sia dalla reazione che ha avuto

il pubblico che mi segue anche se non mi ricordo di cosa parlasse. Però è stata una è stato

proprio un osmosi, per osmosi. Cioè io ho letto questo romanzo e senza neanche volerlo

fare intenzionalmente mi ha passato un nuovo modo di utilizzare le parole.

C: No è esattamente quello che succede a ognuno di noi e non era un caso se Umberto

Eco mi ricordo diceva che il lettore ha il privilegio di vivere molte più vite di solo

la sua perché uno che non legge libri vive solo la propria vita uno che legge libri vive

tutte le vite delle persone note dei personaggi o degli scrittori che incontra in queste letture.

Quindi non è un'apologia della lettura perché io mi rendo conto che è molto difficile oggi

avere il tempo di mettersi lì e leggere tutto un libro è più un approccio diverso a ciò

che abbiamo intorno, perché non c'è bisogno di leggere i libri. Anche quando uno sta online

legge quindi rinobilitiamo la lettura in tutte le sue forme l'unica cosa io lo dico sempre

ai miei studenti l'unica cosa che veramente differenzia il buzzurro insomma il l'ignorante

ecco dalla persona che invece ci tiene e che magari la persona che ci tiene se incontra

una parola che non conosce va a vederne significato, perché a volte da quella parola discende

tutto il senso del discorso. E questo purtroppo lo vedo anche sui miei studenti che spesso

viene sottovalutato perché va beh è solo una parola però magari a quella che regge

tutto il discorso. Tornando alle parole volevo dire questo in generale la parola è molto

importante. Noi viviamo in una società in cui diamo molto peso all'aspetto esteriore,

tatuaggi non tatuaggi, piercing non piercing, io sono un pessimo esempio da questo punto

di vista perchè ho tatuaggi, piercing e tutto. Raramente ci si ricorda che la prima forma

per giudicare gli altri è ascoltare quello che dicono o vedere quello che scrivono. Cioè

noi viviamo in una società che stigmatizza in realtà tantissimo le persone in base agli

errori che fanno. Cioè se qualcuno dice “se io sarei un poeta canterei l'azzurro dei tuoi

occhi” non esco con te! Cioè lo stigma arriva al punto che per me che sono una che

lavora con le parole uno che sbaglia così non è neanche considerabile nel novero dei

maschi, per dire. Se uno si presenta a un colloquio Rossi Maria cioè col cognome davanti

al nome siccome di solito indica che la persona non ha continuato a studiare dopo la scuola

dell'obbligo, sarebbe meglio presentarsi in Maria Rossi, ecco che magari non non le viene

neanche fatto sostenere il colloquio perché viene subito considerata diciamo meno meno

competente meno colta. Allora la parola non è un accessorio è qualcosa di assolutamente

centrale e il giochino è prendersi il potere che le parole ci danno . Cioè proprio una

questione di tu puoi fare di più conoscendo bene le parole e la cosa da sapere questa

che ci facciamo con le parole al lavo le parole a noi facciamo fondamentalmente tre cose nella

nostra vita la prima è ovviamente parlare con gli altri cioè la relazione con gli altri

e questo va da sé. Per cui se io insulto uno vi posso aspettare delle conseguenze.

Se io le dico delle parole belle ovviamente avrò delle altre conseguenze le parole possono

essere fiori o pallottole si dice. Un'altra cosa che faccio con le parole ovviamente è

descrivere il mondo cioè il mio compito di essere umano e quello di attaccare dei cartellini

alle cose che arrivano sul nostro pianeta senza un nome, quindi il fiore non si chiama

fiore finché qualcuno non l'ha chiamato fiore, questo c'è anche nella bibbia che all'inizio

...poi dio porta davanti all'essere umano gli animali di fiori e le piante e chiede

all'uomo di dare loro un nome. Cioè addirittura nella Bibbia che uno ci creda o no ma è un

testo diciamo di saggezza popolare da sempre si è saputo che è l'uomo a dare i nomi alle

cose. Di conseguenza se ci sono cose nuove cioè se compaiono cose nuove nella nostra

realtà quelle cose dovranno essere battezzate ecco che nascono i neologismi, per i quali

molti si infastidiscono per esempio pensa ad apericena e sa quante persone ce l'hanno

con questo povero apericena ma in realtà apericena nasce c'e da un'esigenza molto umana

di dare un nome a un rituale che è fra l'aperitivo la cena, cioè non c'è nulla di strano. A

me interessa di più il terzo ruolo che ha la parola che è diciamo pertinente a quello

di cui stiamo parlando che è far capire agli altri chi siamo cioè dichiarare continuamente

agli altri chi siamo e questo tecnicamente nella linguistica viene chiamato atto di identità

cioè io ogni volta che scelgo di dire una parola o scelgo di non dire una parola sto

dichiarando agli altri chi sono, che cosa penso, anche quanto ha studiato quanto mi

sento a mio agio quanto mi piace l'interlocutore cioè tutta una serie di cose.. ma il punto

è sto facendo una dichiarazione di me stessa. Tutti facciamo queste dichiarazioni costantemente

per esempio appena uno apre bocca in Italia normalmente si capisce da dove proviene perché

non c'è nessuno che parli un italiano senza accento. Ora io sono fortunata si fa per dire

perché essendo cresciuto a Firenze o un accento vagamente fiorentino che è ben visto cioè

considerata un accento in, un pò come il milanese. Ma se ci fai caso quasi tutte quasi

tutte le cadenze italiane portano con sempre giudizio che non è sempre positivo cioè

pensa uno siciliano, a uno napoletano, si attivano delle lucine che non hanno nulla

di razionale, ma a volte possono anche pregiudicare una relazione. Cioè a te stanno antipatici

napoletani tutto rispetto per i napoletani simpaticissimi senti che l'altro parla napoletano

è immediatamente ti sta un po antipatico ancor prima di aver ascoltato fino in fondo

quello che può voler dire. Allora il giochino che dobbiamo fare noi e fare diventare questi

atti di identità che comunque ci sono da involontari cioè le parole mi scappano oppure

non ci penso bene oppure non riesco a dire esattamente quello che vorrei dire a atti

volontari. Questo è il gioco quindi pensare un pò di più a quello che si deve dire a

come lo diciamo e sa come in ogni momento veicoliamo qualcosa di noi tramite quelle

parole. Dico un'altra cosa poi ti lascio forse un pochino parlare anche a te: online il gioco

è amplificato perché se dal vivo o anche in video la nostra parola il supporto del

corpo cioè io sto gesticolando, sto guardando, alzo e abbasso il tono della voce, online

la parola è nuda cioè è spogliata di tutto quello che noi possiamo attaccarli attorno

come ausilio e quindi la parola pesa il doppio. Cioè se io dico negro o se dico un'altra

parola che per molti e controversa e non sanno chi sono io, non sanno come la vedo io, non

sanno se sono xenofoba o no, non sanno se sto parlando per esempio una persona di colore

che quindi partecipare allo scherzo ecco che quella parola assume un peso gigantesco ed

è quello che si vede peraltro succedere di continuo online. Persone che non è che sbagliano

di per sé ma sbagliano perché dicono la parola sbagliata rispetto al contesto in cui

stanno comunicando.

C: Quindi da un punto di vista pratico mettiamoci nei panni di una della proprietaria di un'attività

ok, supponiamo che sia non lo so una fioreria. Io ho una fioreria e voglio cominciare a farmi

conoscere online. Non parlo di attività di pubblicità a pagamento non a pagamento, scelgo

i miei i miei social i miei canali ok supponiamo che facendo l'errore dei principianti cerchi

di essere in tutti i canali cercando di parlare la stessa lingua, che questa è una cosa ma

che magari accenderemo dopo ma non è bene fare, perché ogni canale ha una una lingua

a sè un linguaggio a sè, però comunque io mi sono aperta alla mio profila mia pagina

Facebook con la mia fioreria, mi sono aperta Instagram mi sono aperta a Twitter quello

che ha LinkedIn. E a questo punto io ho la mia tela bianca sono terrorizzata dall'idea

di dire qualcosa che in qualche modo possa o non essere interessante, questa è la paura

più diffusa, che gliene frega agli altri di ascoltare quello che ho da dire sulla mia

fioreria, questa è la prima. Oppure non so da dove partire, perché poi sui social devi

scrivere non solo oggi ma anche domani dopo domani e dopodomani ancora, altrimenti viene

dimenticato. Questo è il terrore poi quando non hai nulla da perdere e hai paura di cominciare

quando hai cominciato e e sei dentro hai paura di perdere quello che ha guadagnato qui è

un po una trappola questo insomma forse sarà per un'altra puntata. Quindi ti chiedo ok

da un punto di vista pratico, io che non sono magari sa usare la parola o lo leggo qualcosa

sono comunque una persona che ha una certa cultura però questi canali non le conosco

e soprattutto non so da dove partire per dire qualcosa che non possa essere usato contro

di me o che magari mi dia la conferma del mio terrore più grande cioè non essere interessante

per gli altri.

V: Allora intanto secondo me la prima domanda che chiunque si deve fare è che cosa hai

da di interessante da dire che sembra un po lapalissiano però in realtà io credo che

ci sia sempre molta enfasi su quello che dobbiamo pensare cioè che pensiamo di dover dire.

Devo dire questo, devo dire quest'altro. Allora io propongo una cosa una ricetta forse che

è un po zen però se ci pensi bene c'è una sua intelligenza che non pensare a quello

che devi dire ma pensa a quello che puoi dare. Che cosa posso dare io? Ognuno di noi è irripetibile

e ovviamente quando ci affacciamo davanti un mondo in cui magari ci sono non lo so diecimila

fiorerie che hanno un'attività enorme online hanno tantissimi anche eccetera dice vabbè

ma noi cosa possiamo aggiungere? ecco io posso aggiungere me. Cioè quello che io posso apportare

non deve essere uno scimmiottare gli altri ma deve essere quello che posso dare io. E

quel quello che posso dare io secondo me per capire che cos'è perché forse prima di partire

con la comunicazione è bene capire che cosa sei e che cosa vuoi, io darei come la, cioè

come punto di partenza i quattro principi delle massime di Grais non so se le conosci,

si chiama Grigie è una era un linguista degli anni 70 c'è anche un linguista che negli

anni 70 ha enunciato questi quattro principi allora il primo dice non dire né troppo né

troppo poco, è la massima della quantità cioè tara le dimensioni del tuo messaggio

e questo è la prima cosa, perché nessuno ama sproloquiare no nessun uomo allo sproloquio

ma nessuna ma nemmeno quello che comunica per no tipo telegramma quindi tara la quantità.

La seconda cosa è massima della relazione cioè rimani sul pezzo cioè rimani su quello

che vuoi comunicare attenzione perché soprattutto quando siamo a disagio noi tendiamo a fare

i voli pindarici. Hai presente il classico ragazzo che si presenta poco preparato all'esame?

Credo sia una cosa che abbiamo vissuto tutti! Mi parli di questo e tu parti dai dinosauri

perché non ti ricordi no ecco quello è meglio evitare. Poi c'è la massima del modo si chiaro

cioè quale che sia il tuo messaggio. Il messaggio deve essere veicolato nella maniera più chiara

possibile. Il che vuol dire non ricorrere a paroloni, non essere barocco, non esagerare

con la ricerca di sinonimi improbabili e queste sono tutte storture che normalmente ci inocula

la scuola, perché la scuola ci forma fare un certo tipo di testo che è quello diciamo

del tema nelle sue varie sfaccettature, in cui pare che una delle cose più importanti

sia non ripetere la stessa parola. Poi in realtà ci sono anche questioni di seo che

ci dicono ma questo magari è un altro è un'altra puntata che ci dicono che invece

è meglio ribadire i concetti chiave quindi addirittura c'è un un vantaggio poi che a

tecnico nel non perdersi in sinonimi improbabili. E poi c'è l'ultima massima di grace che è

la mia preferita che è la massima del mondo mi ricordo mai quale massima è, che dice

sii sincero. E questo forse è quella centrale cosa vuol dire essere sinceri essere sinceri

vuol dire non fare finta di essere qui non sei dati onestamente. Cioè dai quello che

puoi dare nella maniera più onesta possibile perché è questo forse uno dei grandi segreti

della comunicazione dall'altra parte sente. Cioè se tu sei sincera per esempio, sei entusiasta

del tuo negozio di fiori e senza fatti anche troppi problemi di forma o dio la foto eccetera

poi quello arriva col tempo però veicoli quella quella quella voglia che tu hai di

far vedere agli altri quanto sei felice ma i tuoi fiori ecco che quello si sente. Cioè

non è non è un gioco di ruolo non è la comunicazione è qualcosa anche di molto viscerale

no in realtà ce ne rendiamo conto abbastanza facilmente se quello che abbiamo di fronte

sta parlando di qualcosa in cui crede di cui è convinto e anche che conosce bene, perchè

questa è l'altra cosa oppure se parla di cose che non conosce bene o delle quali non

è convinto. Io se dovessi veicolare comunicare per una fioreria cioè io avessi una fioreria

una delle cose che comunicherei sarebbe la meraviglia della varietà di fiori per esempio.

Ma guardate questa gerbera che colori incredibili! Oppure: ho trovato questo insetto incredibile!

Cioè e anche le cose non per forza il composit bellissimo di fiori sullo sfondo cioè

C: O semplicemente l'utilità di un fiore in un contesto piuttosto che un altro laddove

nulla magari regala non lo so un crisantemo nella situazione non so per un matrimonio

adesso non credo possa succedere però

V: in Asia si per esempio, in Aria il crisantemo è un fiore da matrimonio e a noi ci sembra

stranissimo. Sono stata ad un matrimonio in Asia e tutti regalavano crisantemi che per

noi ovviamente hanno un significato completamente diverso. Ecco lo scontro fra culture a volte

può diventare veramente interessante però ecco tornando a noi.. sincerità vuol dire

anche e questo è un consiglio che secondo me è trasversale alla comunicazione online.

Parla di ciò che conosci bene e evita di intervenire senza conoscere bene quello di

cui si sta parlando e questo è secondo me alla base di una ecologia della comunicazione

ora al di là del del self branding o della comunicazione come brandon ambasssar eccetera

eccetera ma è proprio il problema maggiore che io vedo online cioè si entra nelle discussioni

senza avere realmente contezza di quello che si sta dicendo o della materia di cui si sta

parlando invece io sono sicura che ognuno di noi sa qualcosa in cui è cintura nera.

C'è qualcosa in cui siamo più bravi di tutti gli altri almeno in potenza. Io direi che

la mia competenza principale sono le parole magari un fiorista ha l'arrangiamento dei

fiori magari qualcuno lì fuori cia la ricetta perfetta per l'uovo al tegamino o a tutti

i segreti dell'uomo, oppure di come fare una certa pettinatura. Non siamo tuttologi prendiamone

atto, concentriamoci su quello che possiamo fare al meglio e questo secondo me è qualcosa

che ci dà una sicurezza.

C: Hai toccato secondo me alcuni punti chiave che da soli potrebbero trasformarsi a potrebbero

già concludere questa puntata che è ben lontano dall'essere conclusa perché abbiamo

un sacco di punti che vogliamo coprire però li voglio un attimo riprendere. Uno quest'ultimo

che hai che hai nominato quindi il fatto di parlare soltanto quando effettivamente siamo

padroni della materia e io lo vedo accadere non soltanto nel momento in cui ci buttiamo

nella comunità la conversazione una discussione che vediamo online e lì è facile no perché

poi è tutto in forma pseudo anonima, possiamo creare profili fake, quindi diventa facile

anche sfogarsi in maniera distruttiva, autodistruttiva e poi distruttiva anche verso gli altri. Ma

lo vedo accadere anche nel nel modo in cui a volte ci si approccia all'imprenditoria

digitale che viene vista spesso come una scorciatoia. Adesso per fortuna un pochino meno ma è nel

senso che mi lee anche consumatori cominciano a diventare più accorti, però nel momento

in cui il web come una scorciatoia io che non lo so non so bene cosa fare della mia

vita decido di farmi un corso di due giorni divento padrone, divento life coach che improvvisamente

può insegnare alle persone come risolvere i traumi del passato, entro al corso sabato

finisco domenica sera lunedì apro il mio sito e comincio a chiamarmi life coach e lì

diventa molto molto pericoloso. Quindi questa è un invito è ovviamente una cosa che possiamo

sapere solo noi dentro di noi se stiamo facendo la cosa giusta ma è un invito magari a farsi

qualche domanda e prima di buttarsi anche se il web fa gola perché in effetti possiamo

parlare apparentemente a tutti in un nanosecondo provare prima a capire il perché stiamo facendo

una certa cosa. L'altra cosa che mi è piaciuta moltissimo è concentrarci su quello che possiamo

dare agli altri rispetto a ciò che possiamo dire agli altri io credo che questo sia veramente

rivoluzionario nel modo in cui possiamo sbloccare la nostra creatività e superare quella paura

di cui parlavamo all'inizio di esporci perché ad esempio si sa sono un food blogger posso

cominciare a buttare leader l'ho visto fare foto dino rosso della mia melanzana di parmigiana

alle melanzane senza né arte né parte spero solo di avere dei like, dei mi piace e mi

chiedo ma perché nessuno mi mette mi piace ma perché che cosa stai dando a parte la

foto della parmigiana di melanzane dammi la ricetta condividi perché questa parmigiana

è particolare dammi un trucco che magari appunto solo tu sai perché sei una food blogger

perché conosci questo contesto perché ami cucinare o raccontami la storia dietro questa

questa parmigiana, ci sono dei food blogger bravissimi che raccontano la storia del perché

un certo piatto è una grande passione per loro. Parlano della nonna parlano delle situazioni

di famiglia ed è bellissimo perché lì lì diventa li scopri anche qual è la tua voce

scopri un modo di comunicare che è o ispirante per gli altri è utile per gli altri.

V: si fra l'altro a proposito di questo la grande differenza sta nel come racconti la

cosa allora dice la parmigiana di melanzane. Pensa se fai un male magari esiste perché

non lo so di cucina brutta. Cioè e allora fai la brandizzi così la parmigiana brutta

la frittata brutta no e ogni tuo piatto è brutto. E tu lo espliciti cioè io sono un

disastro in cucina e faccio tutte ricette da cinque minuti brutte. E te lo dico perché

uno che mi piace tanto che fa divulgazione scientifica è un canale che si chiama la

scienza brutta. Non so se cercate lo si chiama se mi sembra Barbanera forse comunque è un

ragazzo che fa una divulgazione scientifica un pò.. guardate quanto sono brutti questi

animali poi trattati da delle informazioni molto rilevanti quindi ha trovato una sua

voce molto particolare. Tutte la voce quello che possiamo dare per esempio io come linguista

da un punto di vista scientifico sono media cioè sono ovviamente ho studiato tanto eccetera

ma non sono un genio non sono niente di speciale se lo ha fatto gli studi che hanno fatto tutti.

Casomai la cosa in cui mi differenzio è che a me interessa particolarmente cercare di

veicolare delle informazioni a chi non è linguista, quindi faccio moltissima divulgazione,

a volte la faccia anche un pò cretina divulgazione cretina però è un pò la mia voce che non

piace a tutti, però io vedo che in molti contesti invece arriva no quindi sta anche

nel come le racconti e a proposito della prima cosa che hai detto. Noi viviamo nella in una

società che ha anche l'illusione della velocità cioè faccio il corso, ma lo dico anche i

miei studenti, faccio il master ho risolto i problemi. Allora comunicare fra tutte le

cose è una cosa che richiede costanza e tempo cioè non diventi neanche comunicatore di

te stesso in due giorni di corso cioè si tratta proprio di avere molto di metterci

molto impegno e soprattutto per un periodo molto lungo. Infatti io e il mio collega Bruno

Mastroianni con cui abbiamo scritto un ultimo libro che si chiama Tienilo Acceso a un certo

punto diciamo bisogna essere dei contadini digitali cioè bisogna fare come fanno i contadini

con il loro apprezzamento allora prima di tutto individua l'appezzamento cioè poi essere

un latifondista oppure avere il giardinetto e poi coltiva al meglio quel giardinetto lì

o quella latifondo lì sapendo che ovviamente il contadino ha una vita piena di avversità,

cioè arriva il temporale non ti crescono i semi, gli animali ti calpestano i germogli

cioè può succedere di tutto ciò nonostante il contadino continua. Noi dobbiamo un po'

avere il piglio del contadino non del calciatore del guerriero ma del contadino che tutti i

santi giorni sa che deve andare su quel campo lì.

C: Bellissima e tra l'altro questo mi ricorda una cosa che insomma non so se sono stata

io a dirla per prima comunque una cosa che dico da anni che il web non può essere il

mondo digitale non può essere considerato una scorciatoia è una valida alternativa

è un ottimo modo per comunicare più rapidamente ma anche i risultati stessi richiedono tempo

per cui anche il risultato della nostra comunicazione la comunicazione del nostro brand richiede

tempo. quindi una delle cose che noto spesso allo scoraggiamento di fronte all'utilizzo

di questi canali di comunicazione che sia il proprio blog che siano i social media e

nessuno reagisce, nessuno mette mi piace, nessuno mi segue nessuno commenta. Cosa ti

senti di suggerire oltre ad abbracciare perché lo dice che abbraccio questo attitude del

contadino, mi armo di santa pazienza però non vedo nulla non vedo risultati, cosa si

consiglia di fare cambiare strada? Testare qualcosa di diverso?

V: Cambiare campo! La scorciatoia ovviamente è iniziare a produrre contenuti controversi

cioè questo è il modo più facile, voglio dire non funziona il canale delle melanzane

brutte allora faccio il canale del food blogging sexy. Funziona sempre no quello lo faccia

con le scollature eccetera eccetera sicuramente un sacco di like. Oppure inizio a urlare improperi

no dico cosa in maniera brutta dico cose volgari, la volgarità il sesso.. sono sempre le cose

che è come dire ci fanno arrivare subito in cima. Il punto e noi vogliamo quel tipo

di follower lì? Cioè quelli sono persone loro volta hanno delle frustrazioni eccetera

eccetera e quindi ci seguono affinché noi proponiamo quel tipo di contenuto. Nel momento

in cui magari volessimo dire ah beh allora adesso smettiamo con questa cosa perché in

realtà non sono io adesso vi mostro chi sono veramente quelli poi se ne vanno. Quindi si

tratta di costruire una community. In realtà io lo vedo un pò con i miei profili social

che non sono proprio un caso di personal branding per appreso anche io su Facebook ci lavoro

cioè faccio dei post che sono attinenti al mio lavoro. Come fanno ad arrivare ora avere

300-400 like cioè lo so che per un influencer vero non sono grandi numeri però per me che

sono una linguista invece lo sono. Allora scrivo le cose in base a tutte quelle massime

di Grais che vi dicevo sopra. Un'altra cosa che secondo me spesso è sottovalutata è

l'ingaggio con chi ti segue se anche sono tre persone. Qualcuno ti commenta rispondi,

qualcuno ti mette like vai a vedere che cosa fa l'altro e magari contro likalo, cioè inizia

a crearsi una rete. Non partire dal presupposto che la rete sia un broadcast, non sei tu che

stai comunicando a tanti ma sei all'interno di un reticolo di relazioni, e esattamente

come quando inizi a fare amicizia in un posto nuovo, devi dare anche qualcosa in cambio

cioè non solo esporti e credo che tutti siano partiti così. Anche l'imperatrice di tutte

le influencer italiane che credo sia Chiara Ferragni da un certo punto di vista io me

la ricordo all'inizio dei tempi perché già la sapevo con un certo interesse e ha fatto

questo. Poi ha trovato dei partner efficaci che l'avranno aiutata però di suo era questo.

Lei dai, picchia e mena a un certo punto tutti i giorni c'era l'outfit diverso perché c'è

stato il momento degli outfit blog no ora non so se ora se non può dinosauro non mi

ricordo non so se ancora vanno altrettanto però di solito sono tutti arricchiti, però

lei tutti i giorni all'inizio era un like poi due poi 10. Con l'accademia della crusca

il cui profilo twitter ho gestito per dall'inizio dal 2012 è andata così. Il primo post 20

like il secondo 30 dopo un mese avevo 400 follower poi sono successe cose strane ad

esempio nel febbraio 2016 è successo Petaloso che è stato completamente involontario e

ovviamente con petaloso noi abbiamo avuto un picco assurdo cioè siamo passati da non

lo so 20.000 40 c'è un raddoppio però sono casi cioè può anche essere che l'esplosione

non ce l'hai mai. Però io mi sento di dire che se tu entri nella prospettiva di cosa

vuoi dare presto tardi le persone si accorgono di come sei genuino perché alla fine la genuinità

paga sempre il punto è che non devi avere fretta.

C: e non devi farlo magari con quello scopo cioè con lo scopo di dire a un giorno questa

cosa esploderà e io diventerò l'influenza di turno cioè partire dal sempre dall'utilità

che puoi avere per le persone in questo momento oggi, a prescindere da quello che può essere

domani.

V: Secondo me sì ora mi rendo conto che qualcuno dirà va ben 91 di pratico perché non c'è

Fatti Conoscere sui Social Senza Sembrare una Marchetta🎙️(Parte 1) - YouTube Mach dich auf sozialen Medien bekannt, ohne wie Marchetta🎙️ auszusehen (Teil 1) - YouTube Make Yourself Known on Social Without Looking Like a Marchetta🎙️(Part 1) - YouTube Date a conocer en las redes sociales sin parecer Marchetta🎙️(Parte 1) - YouTube Daj się poznać w mediach społecznościowych bez wyglądania jak Marchetta🎙️ (część 1) - YouTube Dar a conhecer-se nas redes sociais sem parecer Marchetta🎙️(Parte 1) - YouTube 在社交媒体上出名,但不要看起来像个骗子🎙️(第 1 部分) - YouTube

Ciao e benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl, questa volta dedicata a come

comunicare il nostro brand sui social, cosa non semplice! Oggi i social media sono canali

quasi necessari, non è più qualcosa che possiamo ignorare. Però imparare a comunicare

in generale, poi imparare a farlo all'interno dei social, non è sicuramente impresa facile,

non è qualcosa che amiamo fare tutti e che però dobbiamo imparare. Ecco perché in questa

puntata di Impact Girl insieme alla nota socio linguista italiana Vera Gheno andremo a scoprire

come possiamo comunicare in modo efficace il nostro brand sui social, come possiamo

fare per trovare nuove idee, come possiamo comunicare senza esaurire le batterie, le

pile perché poi la creatività ovviamente ad un certo punto va a quel paese! Come gestire

i famosi haters o trolls che dir si voglia, quali sono i brand da seguire per trarre ispirazione

e moltissimo altro. Sarà una puntata molto pratica quindi assicurati di avere carta e

penna alla mano. Prima di lasciarti alla nostra puntata ti ricordo di iscriverti al canale

YouTube di Cecilia Sardeo ossia Moi! su YouTube non soltanto iscrivendoti ma anche aggiungendo

l'attivazione della campanellina che troverai accanto al pulsante iscriviti questo perché

altrimenti non riceverai le notifiche ogni volta che esce un nuovo video e sai che di

video ne escono continuamente ogni mese! Se invece stai guardando la puntata da

Biz-academy.it/podcast

il sito di Impact Girl ti invito ad iscriverti gratuitamente alle newsletter per ricevere

ogni nuova puntata in arrivo e non perderti nemmeno un aggiornamento, si parte!

Oggi parliamo di come comunicare il nostro brand sui social network.

Lo faremo con qualcuno che di comunicazione e di parole se ne intende parecchio. Lo faremo

con la guida di Vera Gheno. Ciao Vera e grazie per essere qui!

V: Ciao ciao a tutti!

C: Vera tu sei socio linguista, insegni all'università di Firenze e Siena e hai collaborato anche

o tuttora collabori con l'Accademia della Crusca, giusto?

V: sì allora no con Siena ho smesso ma collaboro ancora con l'Accademia della Crusca e in più

collaboro da diverso tempo anche con Zanichelli, fondamentalmente per le cose legate al vocabolario

Zingarelli quindi sempre parole nella mia vita.. la mia vita è piena di parole!

C: Insomma queste parole sono il tuo pane quotidiano! Non è così però per molti di

noi. Per molti di noi le parole in realtà sono qualcosa che usiamo in maniera quasi

non dico automatica ma senza pensarci troppo con una certa leggerezza, soprattutto quando

ci cimentiamo in canali quali Social Network che sono canali che molti di noi percepiscono

come canali che sono costretti ad utilizzare perché ormai non hai più scelta, se hai

un brand che sia un personal brand, un corporate brand è chiaro che le persone parlano di

te, che tu ci sia o che tu non ci sia. Quindi forse è meglio darci un'occhiata, essere

presente e moderare e comunicare. Solo che molti di noi si trovano proiettati in questi

canali senza conoscerne le regole del linguaggio.

V: È vero si, l'ho visto succedere è proprio vero, però non è così strano cioè vorrei

tranquillizzare gli animi, nel senso che noi non nasciamo imparati. Nessuno ci ha insegnato

effettivamente a stare online, cioè stare online ha dato della competenza ancora più

specifica che non stare al mondo. Magari i genitori ai docenti ti dicono come fare per

stare al mondo all'interno della società ma in realtà questo passaggio di informazioni

su come stare sui social o in generale online, purtroppo molto spesso non può arrivare da

quelli che normalmente ci passano le informazioni, ovvero i nostri docenti o i nostri genitori,

insomma ci dobbiamo un pò arrangiare ma non è impossibile.

C: Ecco a questo proposito vorrei aggiungere quella che io percepisco come una barriera

ulteriore che molte donne vedo si trovano ad affrontare o meglio a crearsi da sole.

Il fatto cioè di non voler utilizzare questi canali per paura di fare marketing per paura

di esporsi. L'idea del io ho un bellissimo progetto ma mi piace fare quello e non voglio

farmi promozione. E quindi il rischio qual è, quello appunto di utilizzare questi canali

male, senza preparazione magari perché non si ha il tempo o la guida necessarie oppure

di scegliere di accantonarli completamente. Ma se non parliamo mai del nostro brand, di

quello che facciamo ed è quello che ci dà da vivere, è quello il nostro obiettivo è

chiaro che mai nessuno ne sentirà parlare mai riusciremo ad avere l'impatto che potremmo

avere altrimenti. Quindi aiutaci concretamente a capire innanzitutto quali sono alcuni strumenti

efficaci che possiamo utilizzare per comunicare su questi canali senza sembrare delle marchette.

V: Allora io vorrei fare prima di tutto un passo indietro. Allora alla base di tutto

il sistema anche della comunicazione online e anche della comunicazione del sè online

ci sta una caratteristica che per fortuna abbiamo tutti, semplicemente in quanto esseri

umani. Questa una grandissima fortuna cioè che è proprio la competenza della parola.

Cioè noi siamo gli unici se vogliamo di animali che hanno questo incredibile potere di comunicare

non solo una necessità immediata, quindi non dobbiamo solo dire ho fame, ho sete, sto

male ma possiamo anche elucubrare sulle cose, cioè fare dei pensieri astratti e è anche

vero quello che tu dicevi all'inizio poiché noi nasciamo con questa competenza, ovviamente

se siamo in una situazione standard e non abbiamo dei deficit vari e assortiti, la diamo

un pò per scontata. Cioè noi cresciamo e facciamo tantissimo esercizio sulla parte

formale, quindi la grammatica l'ortografia, la sintassi eccetera.. c'è una cosa che molto

raramente si fa a scuola e che invece oggi è ancor più importante di prima che è comunicare

nella maniera corretta a seconda dei contesti. Cioè si parla molto spesso di comunicare

e basta cioè scrivi bene, non sbagliare, mettila la i in ciliegie, no cioè dico cose

un pò banale così. Ma mi chiedo quante persone anche di quelle che ci ascoltano si siano

mai sentito chiedere dal proprio professore perché parliamo e perché è importante,

come dire, parlare in un certo modo se sei a colloquio col Presidente della Repubblica,

parlare in un altro se sei con la nonna e addirittura a parlare o scrivere in un altro

modo ancora quando sei online. Allora la prima cosa che io penso sia importante penso che

sia recuperare la centralità della parola cioè se noi non abbiamo le parole giuste

non possiamo comunicare bene. Come si fanno avere le parole giuste. Primo consiglio leggere

cioè l'unico modo per farsi un arsenale molto ricco di parole è quello di leggere tantissimo

e non leggere per forza Tolstoj o non lo so, i Promessi Sposi bellissimi e cioè servono

anche quelli leggere qualsiasi cosa cioè avere un approccio testuale alla vita, perché

noi in realtà viviamo in un contesto che è pieno di parole. Abbiamo poster intorno

pubblicità giornali scritte sulle magliette scritte sui muri allora la prima cosa è accendere

questa specie di sensibilità nei confronti della produzione ovviamente orale ma anche

scritta che abbiamo già intorno, perché più leggiamo e più ci rendiamo conto intanto

se ci sono degli errori, per esempio vedere che un perché è scritto con l'accento sbagliato

no questa è una cosa che uno è difficile parlare che impari a tavolino e molto facile

impararla guardando testi scritti. E l'altra cosa imparare parole nuove più abbiamo parole

a disposizione più riusciamo a essere precisi nel veicolare il nostro pensiero e anche più

siamo sicuri, sicure visto che il pubblico prettamente femminile. Cioè in realtà molta

della sicurezza che uno può ostentare in un contesto comunicativo deriva da una salda

presa sulle parole. Questo era cappelletto introduttivo, molto generico mi rendo conto.

C: Non è generico invece! Infatti volevo aggiungere prima di lasciarti procedere un'esperienza

che ho avuto proprio di recente che non mi aspettavo devo dire, proprio con la lettura.

Io parto avvantaggiata perché mi è sempre piaciuto leggere. Sono cresciuta in un contesto

familiare dove l'invito alla lettura era costante ma da qualche tempo cominciavo a percepire

il mio modo di scrivere come qualcosa che mi annoiava un pochino, e credo sia una cosa

che capita un pò a tutti, noi siamo molto auto critiche nei confronti di quello che

facciamo poi noi donne lasciamo stare. Mi ero messo a leggere in quel periodo Moby Dick

che è un libro pesantissimo! Mai avrei pensato che un libro potesse, un romanzo potesse essere

così pesante e noioso da leggere perché alcune parti sono terribili c'è estremamente

monotone e scritte in un modo estremamente arcaico rispetto al modo in cui comunichiamo

oggi soprattutto nel digitale. E però io sono una che deve finire le cose, per cui

anche un libro se mi fa schifo io lo devo finire perché l'idea di lasciare la metà

mi dà fastidio quindi vi sono un pochino armata di pazienza ho detto dai che alla fine

poi è stato anche una bella lettura. Ma quello che è successo, a distanza di qualche giorno

è che ho scritto qualcosa sui social adesso non ricordo potrei recuperare il post non

ricordo esattamente quale fosse, con uno stile completamente diverso dal mio solito che riprendeva

una modalità un pochino particolare nell'utilizzo delle preposizioni delle congiunzioni nell'utilizzo

delle frasi brevi che avevo acquisito in questo libro, lo stesso stile che inizialmente mi

era pesato così tanto e che invece poi contestualizzato, adattato al mio modo di parlare mi ha permesso

di scrivere un post che tra l'altro è andato molto bene che, porca miseria, ricordo di

essere rimasta colpita sia dal fatto che avevo cambiato stile sia dalla reazione che ha avuto

il pubblico che mi segue anche se non mi ricordo di cosa parlasse. Però è stata una è stato

proprio un osmosi, per osmosi. Cioè io ho letto questo romanzo e senza neanche volerlo

fare intenzionalmente mi ha passato un nuovo modo di utilizzare le parole.

C: No è esattamente quello che succede a ognuno di noi e non era un caso se Umberto

Eco mi ricordo diceva che il lettore ha il privilegio di vivere molte più vite di solo

la sua perché uno che non legge libri vive solo la propria vita uno che legge libri vive

tutte le vite delle persone note dei personaggi o degli scrittori che incontra in queste letture.

Quindi non è un'apologia della lettura perché io mi rendo conto che è molto difficile oggi

avere il tempo di mettersi lì e leggere tutto un libro è più un approccio diverso a ciò

che abbiamo intorno, perché non c'è bisogno di leggere i libri. Anche quando uno sta online

legge quindi rinobilitiamo la lettura in tutte le sue forme l'unica cosa io lo dico sempre

ai miei studenti l'unica cosa che veramente differenzia il buzzurro insomma il l'ignorante

ecco dalla persona che invece ci tiene e che magari la persona che ci tiene se incontra

una parola che non conosce va a vederne significato, perché a volte da quella parola discende

tutto il senso del discorso. E questo purtroppo lo vedo anche sui miei studenti che spesso

viene sottovalutato perché va beh è solo una parola però magari a quella che regge

tutto il discorso. Tornando alle parole volevo dire questo in generale la parola è molto

importante. Noi viviamo in una società in cui diamo molto peso all'aspetto esteriore,

tatuaggi non tatuaggi, piercing non piercing, io sono un pessimo esempio da questo punto

di vista perchè ho tatuaggi, piercing e tutto. Raramente ci si ricorda che la prima forma

per giudicare gli altri è ascoltare quello che dicono o vedere quello che scrivono. Cioè

noi viviamo in una società che stigmatizza in realtà tantissimo le persone in base agli

errori che fanno. Cioè se qualcuno dice “se io sarei un poeta canterei l'azzurro dei tuoi

occhi” non esco con te! Cioè lo stigma arriva al punto che per me che sono una che

lavora con le parole uno che sbaglia così non è neanche considerabile nel novero dei

maschi, per dire. Se uno si presenta a un colloquio Rossi Maria cioè col cognome davanti

al nome siccome di solito indica che la persona non ha continuato a studiare dopo la scuola

dell'obbligo, sarebbe meglio presentarsi in Maria Rossi, ecco che magari non non le viene

neanche fatto sostenere il colloquio perché viene subito considerata diciamo meno meno

competente meno colta. Allora la parola non è un accessorio è qualcosa di assolutamente

centrale e il giochino è prendersi il potere che le parole ci danno . Cioè proprio una

questione di tu puoi fare di più conoscendo bene le parole e la cosa da sapere questa

che ci facciamo con le parole al lavo le parole a noi facciamo fondamentalmente tre cose nella

nostra vita la prima è ovviamente parlare con gli altri cioè la relazione con gli altri

e questo va da sé. Per cui se io insulto uno vi posso aspettare delle conseguenze.

Se io le dico delle parole belle ovviamente avrò delle altre conseguenze le parole possono

essere fiori o pallottole si dice. Un'altra cosa che faccio con le parole ovviamente è

descrivere il mondo cioè il mio compito di essere umano e quello di attaccare dei cartellini

alle cose che arrivano sul nostro pianeta senza un nome, quindi il fiore non si chiama

fiore finché qualcuno non l'ha chiamato fiore, questo c'è anche nella bibbia che all'inizio

...poi dio porta davanti all'essere umano gli animali di fiori e le piante e chiede

all'uomo di dare loro un nome. Cioè addirittura nella Bibbia che uno ci creda o no ma è un

testo diciamo di saggezza popolare da sempre si è saputo che è l'uomo a dare i nomi alle

cose. Di conseguenza se ci sono cose nuove cioè se compaiono cose nuove nella nostra

realtà quelle cose dovranno essere battezzate ecco che nascono i neologismi, per i quali

molti si infastidiscono per esempio pensa ad apericena e sa quante persone ce l'hanno

con questo povero apericena ma in realtà apericena nasce c'e da un'esigenza molto umana

di dare un nome a un rituale che è fra l'aperitivo la cena, cioè non c'è nulla di strano. A

me interessa di più il terzo ruolo che ha la parola che è diciamo pertinente a quello

di cui stiamo parlando che è far capire agli altri chi siamo cioè dichiarare continuamente

agli altri chi siamo e questo tecnicamente nella linguistica viene chiamato atto di identità

cioè io ogni volta che scelgo di dire una parola o scelgo di non dire una parola sto

dichiarando agli altri chi sono, che cosa penso, anche quanto ha studiato quanto mi

sento a mio agio quanto mi piace l'interlocutore cioè tutta una serie di cose.. ma il punto

è sto facendo una dichiarazione di me stessa. Tutti facciamo queste dichiarazioni costantemente

per esempio appena uno apre bocca in Italia normalmente si capisce da dove proviene perché

non c'è nessuno che parli un italiano senza accento. Ora io sono fortunata si fa per dire

perché essendo cresciuto a Firenze o un accento vagamente fiorentino che è ben visto cioè

considerata un accento in, un pò come il milanese. Ma se ci fai caso quasi tutte quasi

tutte le cadenze italiane portano con sempre giudizio che non è sempre positivo cioè

pensa uno siciliano, a uno napoletano, si attivano delle lucine che non hanno nulla

di razionale, ma a volte possono anche pregiudicare una relazione. Cioè a te stanno antipatici

napoletani tutto rispetto per i napoletani simpaticissimi senti che l'altro parla napoletano

è immediatamente ti sta un po antipatico ancor prima di aver ascoltato fino in fondo

quello che può voler dire. Allora il giochino che dobbiamo fare noi e fare diventare questi

atti di identità che comunque ci sono da involontari cioè le parole mi scappano oppure

non ci penso bene oppure non riesco a dire esattamente quello che vorrei dire a atti

volontari. Questo è il gioco quindi pensare un pò di più a quello che si deve dire a

come lo diciamo e sa come in ogni momento veicoliamo qualcosa di noi tramite quelle

parole. Dico un'altra cosa poi ti lascio forse un pochino parlare anche a te: online il gioco

è amplificato perché se dal vivo o anche in video la nostra parola il supporto del

corpo cioè io sto gesticolando, sto guardando, alzo e abbasso il tono della voce, online

la parola è nuda cioè è spogliata di tutto quello che noi possiamo attaccarli attorno

come ausilio e quindi la parola pesa il doppio. Cioè se io dico negro o se dico un'altra

parola che per molti e controversa e non sanno chi sono io, non sanno come la vedo io, non

sanno se sono xenofoba o no, non sanno se sto parlando per esempio una persona di colore

che quindi partecipare allo scherzo ecco che quella parola assume un peso gigantesco ed

è quello che si vede peraltro succedere di continuo online. Persone che non è che sbagliano

di per sé ma sbagliano perché dicono la parola sbagliata rispetto al contesto in cui

stanno comunicando.

C: Quindi da un punto di vista pratico mettiamoci nei panni di una della proprietaria di un'attività

ok, supponiamo che sia non lo so una fioreria. Io ho una fioreria e voglio cominciare a farmi

conoscere online. Non parlo di attività di pubblicità a pagamento non a pagamento, scelgo

i miei i miei social i miei canali ok supponiamo che facendo l'errore dei principianti cerchi

di essere in tutti i canali cercando di parlare la stessa lingua, che questa è una cosa ma

che magari accenderemo dopo ma non è bene fare, perché ogni canale ha una una lingua

a sè un linguaggio a sè, però comunque io mi sono aperta alla mio profila mia pagina

Facebook con la mia fioreria, mi sono aperta Instagram mi sono aperta a Twitter quello

che ha LinkedIn. E a questo punto io ho la mia tela bianca sono terrorizzata dall'idea

di dire qualcosa che in qualche modo possa o non essere interessante, questa è la paura

più diffusa, che gliene frega agli altri di ascoltare quello che ho da dire sulla mia

fioreria, questa è la prima. Oppure non so da dove partire, perché poi sui social devi

scrivere non solo oggi ma anche domani dopo domani e dopodomani ancora, altrimenti viene

dimenticato. Questo è il terrore poi quando non hai nulla da perdere e hai paura di cominciare

quando hai cominciato e e sei dentro hai paura di perdere quello che ha guadagnato qui è

un po una trappola questo insomma forse sarà per un'altra puntata. Quindi ti chiedo ok

da un punto di vista pratico, io che non sono magari sa usare la parola o lo leggo qualcosa

sono comunque una persona che ha una certa cultura però questi canali non le conosco

e soprattutto non so da dove partire per dire qualcosa che non possa essere usato contro

di me o che magari mi dia la conferma del mio terrore più grande cioè non essere interessante

per gli altri.

V: Allora intanto secondo me la prima domanda che chiunque si deve fare è che cosa hai

da di interessante da dire che sembra un po lapalissiano però in realtà io credo che

ci sia sempre molta enfasi su quello che dobbiamo pensare cioè che pensiamo di dover dire.

Devo dire questo, devo dire quest'altro. Allora io propongo una cosa una ricetta forse che

è un po zen però se ci pensi bene c'è una sua intelligenza che non pensare a quello

che devi dire ma pensa a quello che puoi dare. Che cosa posso dare io? Ognuno di noi è irripetibile

e ovviamente quando ci affacciamo davanti un mondo in cui magari ci sono non lo so diecimila

fiorerie che hanno un'attività enorme online hanno tantissimi anche eccetera dice vabbè

ma noi cosa possiamo aggiungere? ecco io posso aggiungere me. Cioè quello che io posso apportare

non deve essere uno scimmiottare gli altri ma deve essere quello che posso dare io. E

quel quello che posso dare io secondo me per capire che cos'è perché forse prima di partire

con la comunicazione è bene capire che cosa sei e che cosa vuoi, io darei come la, cioè

come punto di partenza i quattro principi delle massime di Grais non so se le conosci,

si chiama Grigie è una era un linguista degli anni 70 c'è anche un linguista che negli

anni 70 ha enunciato questi quattro principi allora il primo dice non dire né troppo né

troppo poco, è la massima della quantità cioè tara le dimensioni del tuo messaggio

e questo è la prima cosa, perché nessuno ama sproloquiare no nessun uomo allo sproloquio

ma nessuna ma nemmeno quello che comunica per no tipo telegramma quindi tara la quantità.

La seconda cosa è massima della relazione cioè rimani sul pezzo cioè rimani su quello

che vuoi comunicare attenzione perché soprattutto quando siamo a disagio noi tendiamo a fare

i voli pindarici. Hai presente il classico ragazzo che si presenta poco preparato all'esame?

Credo sia una cosa che abbiamo vissuto tutti! Mi parli di questo e tu parti dai dinosauri

perché non ti ricordi no ecco quello è meglio evitare. Poi c'è la massima del modo si chiaro

cioè quale che sia il tuo messaggio. Il messaggio deve essere veicolato nella maniera più chiara

possibile. Il che vuol dire non ricorrere a paroloni, non essere barocco, non esagerare

con la ricerca di sinonimi improbabili e queste sono tutte storture che normalmente ci inocula

la scuola, perché la scuola ci forma fare un certo tipo di testo che è quello diciamo

del tema nelle sue varie sfaccettature, in cui pare che una delle cose più importanti

sia non ripetere la stessa parola. Poi in realtà ci sono anche questioni di seo che

ci dicono ma questo magari è un altro è un'altra puntata che ci dicono che invece

è meglio ribadire i concetti chiave quindi addirittura c'è un un vantaggio poi che a

tecnico nel non perdersi in sinonimi improbabili. E poi c'è l'ultima massima di grace che è

la mia preferita che è la massima del mondo mi ricordo mai quale massima è, che dice

sii sincero. E questo forse è quella centrale cosa vuol dire essere sinceri essere sinceri

vuol dire non fare finta di essere qui non sei dati onestamente. Cioè dai quello che

puoi dare nella maniera più onesta possibile perché è questo forse uno dei grandi segreti

della comunicazione dall'altra parte sente. Cioè se tu sei sincera per esempio, sei entusiasta

del tuo negozio di fiori e senza fatti anche troppi problemi di forma o dio la foto eccetera

poi quello arriva col tempo però veicoli quella quella quella voglia che tu hai di

far vedere agli altri quanto sei felice ma i tuoi fiori ecco che quello si sente. Cioè

non è non è un gioco di ruolo non è la comunicazione è qualcosa anche di molto viscerale

no in realtà ce ne rendiamo conto abbastanza facilmente se quello che abbiamo di fronte

sta parlando di qualcosa in cui crede di cui è convinto e anche che conosce bene, perchè

questa è l'altra cosa oppure se parla di cose che non conosce bene o delle quali non

è convinto. Io se dovessi veicolare comunicare per una fioreria cioè io avessi una fioreria

una delle cose che comunicherei sarebbe la meraviglia della varietà di fiori per esempio.

Ma guardate questa gerbera che colori incredibili! Oppure: ho trovato questo insetto incredibile!

Cioè e anche le cose non per forza il composit bellissimo di fiori sullo sfondo cioè

C: O semplicemente l'utilità di un fiore in un contesto piuttosto che un altro laddove

nulla magari regala non lo so un crisantemo nella situazione non so per un matrimonio

adesso non credo possa succedere però

V: in Asia si per esempio, in Aria il crisantemo è un fiore da matrimonio e a noi ci sembra

stranissimo. Sono stata ad un matrimonio in Asia e tutti regalavano crisantemi che per

noi ovviamente hanno un significato completamente diverso. Ecco lo scontro fra culture a volte

può diventare veramente interessante però ecco tornando a noi.. sincerità vuol dire

anche e questo è un consiglio che secondo me è trasversale alla comunicazione online.

Parla di ciò che conosci bene e evita di intervenire senza conoscere bene quello di

cui si sta parlando e questo è secondo me alla base di una ecologia della comunicazione

ora al di là del del self branding o della comunicazione come brandon ambasssar eccetera

eccetera ma è proprio il problema maggiore che io vedo online cioè si entra nelle discussioni

senza avere realmente contezza di quello che si sta dicendo o della materia di cui si sta

parlando invece io sono sicura che ognuno di noi sa qualcosa in cui è cintura nera.

C'è qualcosa in cui siamo più bravi di tutti gli altri almeno in potenza. Io direi che

la mia competenza principale sono le parole magari un fiorista ha l'arrangiamento dei

fiori magari qualcuno lì fuori cia la ricetta perfetta per l'uovo al tegamino o a tutti

i segreti dell'uomo, oppure di come fare una certa pettinatura. Non siamo tuttologi prendiamone

atto, concentriamoci su quello che possiamo fare al meglio e questo secondo me è qualcosa

che ci dà una sicurezza.

C: Hai toccato secondo me alcuni punti chiave che da soli potrebbero trasformarsi a potrebbero

già concludere questa puntata che è ben lontano dall'essere conclusa perché abbiamo

un sacco di punti che vogliamo coprire però li voglio un attimo riprendere. Uno quest'ultimo

che hai che hai nominato quindi il fatto di parlare soltanto quando effettivamente siamo

padroni della materia e io lo vedo accadere non soltanto nel momento in cui ci buttiamo

nella comunità la conversazione una discussione che vediamo online e lì è facile no perché

poi è tutto in forma pseudo anonima, possiamo creare profili fake, quindi diventa facile

anche sfogarsi in maniera distruttiva, autodistruttiva e poi distruttiva anche verso gli altri. Ma

lo vedo accadere anche nel nel modo in cui a volte ci si approccia all'imprenditoria

digitale che viene vista spesso come una scorciatoia. Adesso per fortuna un pochino meno ma è nel

senso che mi lee anche consumatori cominciano a diventare più accorti, però nel momento

in cui il web come una scorciatoia io che non lo so non so bene cosa fare della mia

vita decido di farmi un corso di due giorni divento padrone, divento life coach che improvvisamente

può insegnare alle persone come risolvere i traumi del passato, entro al corso sabato

finisco domenica sera lunedì apro il mio sito e comincio a chiamarmi life coach e lì

diventa molto molto pericoloso. Quindi questa è un invito è ovviamente una cosa che possiamo

sapere solo noi dentro di noi se stiamo facendo la cosa giusta ma è un invito magari a farsi

qualche domanda e prima di buttarsi anche se il web fa gola perché in effetti possiamo

parlare apparentemente a tutti in un nanosecondo provare prima a capire il perché stiamo facendo

una certa cosa. L'altra cosa che mi è piaciuta moltissimo è concentrarci su quello che possiamo

dare agli altri rispetto a ciò che possiamo dire agli altri io credo che questo sia veramente

rivoluzionario nel modo in cui possiamo sbloccare la nostra creatività e superare quella paura

di cui parlavamo all'inizio di esporci perché ad esempio si sa sono un food blogger posso

cominciare a buttare leader l'ho visto fare foto dino rosso della mia melanzana di parmigiana

alle melanzane senza né arte né parte spero solo di avere dei like, dei mi piace e mi

chiedo ma perché nessuno mi mette mi piace ma perché che cosa stai dando a parte la

foto della parmigiana di melanzane dammi la ricetta condividi perché questa parmigiana

è particolare dammi un trucco che magari appunto solo tu sai perché sei una food blogger

perché conosci questo contesto perché ami cucinare o raccontami la storia dietro questa

questa parmigiana, ci sono dei food blogger bravissimi che raccontano la storia del perché

un certo piatto è una grande passione per loro. Parlano della nonna parlano delle situazioni

di famiglia ed è bellissimo perché lì lì diventa li scopri anche qual è la tua voce

scopri un modo di comunicare che è o ispirante per gli altri è utile per gli altri.

V: si fra l'altro a proposito di questo la grande differenza sta nel come racconti la

cosa allora dice la parmigiana di melanzane. Pensa se fai un male magari esiste perché

non lo so di cucina brutta. Cioè e allora fai la brandizzi così la parmigiana brutta

la frittata brutta no e ogni tuo piatto è brutto. E tu lo espliciti cioè io sono un

disastro in cucina e faccio tutte ricette da cinque minuti brutte. E te lo dico perché

uno che mi piace tanto che fa divulgazione scientifica è un canale che si chiama la

scienza brutta. Non so se cercate lo si chiama se mi sembra Barbanera forse comunque è un

ragazzo che fa una divulgazione scientifica un pò.. guardate quanto sono brutti questi

animali poi trattati da delle informazioni molto rilevanti quindi ha trovato una sua

voce molto particolare. Tutte la voce quello che possiamo dare per esempio io come linguista

da un punto di vista scientifico sono media cioè sono ovviamente ho studiato tanto eccetera

ma non sono un genio non sono niente di speciale se lo ha fatto gli studi che hanno fatto tutti.

Casomai la cosa in cui mi differenzio è che a me interessa particolarmente cercare di

veicolare delle informazioni a chi non è linguista, quindi faccio moltissima divulgazione,

a volte la faccia anche un pò cretina divulgazione cretina però è un pò la mia voce che non

piace a tutti, però io vedo che in molti contesti invece arriva no quindi sta anche

nel come le racconti e a proposito della prima cosa che hai detto. Noi viviamo nella in una

società che ha anche l'illusione della velocità cioè faccio il corso, ma lo dico anche i

miei studenti, faccio il master ho risolto i problemi. Allora comunicare fra tutte le

cose è una cosa che richiede costanza e tempo cioè non diventi neanche comunicatore di

te stesso in due giorni di corso cioè si tratta proprio di avere molto di metterci

molto impegno e soprattutto per un periodo molto lungo. Infatti io e il mio collega Bruno

Mastroianni con cui abbiamo scritto un ultimo libro che si chiama Tienilo Acceso a un certo

punto diciamo bisogna essere dei contadini digitali cioè bisogna fare come fanno i contadini

con il loro apprezzamento allora prima di tutto individua l'appezzamento cioè poi essere

un latifondista oppure avere il giardinetto e poi coltiva al meglio quel giardinetto lì

o quella latifondo lì sapendo che ovviamente il contadino ha una vita piena di avversità,

cioè arriva il temporale non ti crescono i semi, gli animali ti calpestano i germogli

cioè può succedere di tutto ciò nonostante il contadino continua. Noi dobbiamo un po'

avere il piglio del contadino non del calciatore del guerriero ma del contadino che tutti i

santi giorni sa che deve andare su quel campo lì.

C: Bellissima e tra l'altro questo mi ricorda una cosa che insomma non so se sono stata

io a dirla per prima comunque una cosa che dico da anni che il web non può essere il

mondo digitale non può essere considerato una scorciatoia è una valida alternativa

è un ottimo modo per comunicare più rapidamente ma anche i risultati stessi richiedono tempo

per cui anche il risultato della nostra comunicazione la comunicazione del nostro brand richiede

tempo. quindi una delle cose che noto spesso allo scoraggiamento di fronte all'utilizzo

di questi canali di comunicazione che sia il proprio blog che siano i social media e

nessuno reagisce, nessuno mette mi piace, nessuno mi segue nessuno commenta. Cosa ti

senti di suggerire oltre ad abbracciare perché lo dice che abbraccio questo attitude del

contadino, mi armo di santa pazienza però non vedo nulla non vedo risultati, cosa si

consiglia di fare cambiare strada? Testare qualcosa di diverso?

V: Cambiare campo! La scorciatoia ovviamente è iniziare a produrre contenuti controversi

cioè questo è il modo più facile, voglio dire non funziona il canale delle melanzane

brutte allora faccio il canale del food blogging sexy. Funziona sempre no quello lo faccia

con le scollature eccetera eccetera sicuramente un sacco di like. Oppure inizio a urlare improperi

no dico cosa in maniera brutta dico cose volgari, la volgarità il sesso.. sono sempre le cose

che è come dire ci fanno arrivare subito in cima. Il punto e noi vogliamo quel tipo

di follower lì? Cioè quelli sono persone loro volta hanno delle frustrazioni eccetera

eccetera e quindi ci seguono affinché noi proponiamo quel tipo di contenuto. Nel momento

in cui magari volessimo dire ah beh allora adesso smettiamo con questa cosa perché in

realtà non sono io adesso vi mostro chi sono veramente quelli poi se ne vanno. Quindi si

tratta di costruire una community. In realtà io lo vedo un pò con i miei profili social

che non sono proprio un caso di personal branding per appreso anche io su Facebook ci lavoro

cioè faccio dei post che sono attinenti al mio lavoro. Come fanno ad arrivare ora avere

300-400 like cioè lo so che per un influencer vero non sono grandi numeri però per me che

sono una linguista invece lo sono. Allora scrivo le cose in base a tutte quelle massime

di Grais che vi dicevo sopra. Un'altra cosa che secondo me spesso è sottovalutata è

l'ingaggio con chi ti segue se anche sono tre persone. Qualcuno ti commenta rispondi,

qualcuno ti mette like vai a vedere che cosa fa l'altro e magari contro likalo, cioè inizia

a crearsi una rete. Non partire dal presupposto che la rete sia un broadcast, non sei tu che

stai comunicando a tanti ma sei all'interno di un reticolo di relazioni, e esattamente

come quando inizi a fare amicizia in un posto nuovo, devi dare anche qualcosa in cambio

cioè non solo esporti e credo che tutti siano partiti così. Anche l'imperatrice di tutte

le influencer italiane che credo sia Chiara Ferragni da un certo punto di vista io me

la ricordo all'inizio dei tempi perché già la sapevo con un certo interesse e ha fatto

questo. Poi ha trovato dei partner efficaci che l'avranno aiutata però di suo era questo.

Lei dai, picchia e mena a un certo punto tutti i giorni c'era l'outfit diverso perché c'è

stato il momento degli outfit blog no ora non so se ora se non può dinosauro non mi

ricordo non so se ancora vanno altrettanto però di solito sono tutti arricchiti, però

lei tutti i giorni all'inizio era un like poi due poi 10. Con l'accademia della crusca

il cui profilo twitter ho gestito per dall'inizio dal 2012 è andata così. Il primo post 20

like il secondo 30 dopo un mese avevo 400 follower poi sono successe cose strane ad

esempio nel febbraio 2016 è successo Petaloso che è stato completamente involontario e

ovviamente con petaloso noi abbiamo avuto un picco assurdo cioè siamo passati da non

lo so 20.000 40 c'è un raddoppio però sono casi cioè può anche essere che l'esplosione

non ce l'hai mai. Però io mi sento di dire che se tu entri nella prospettiva di cosa

vuoi dare presto tardi le persone si accorgono di come sei genuino perché alla fine la genuinità

paga sempre il punto è che non devi avere fretta.

C: e non devi farlo magari con quello scopo cioè con lo scopo di dire a un giorno questa

cosa esploderà e io diventerò l'influenza di turno cioè partire dal sempre dall'utilità

che puoi avere per le persone in questo momento oggi, a prescindere da quello che può essere

domani.

V: Secondo me sì ora mi rendo conto che qualcuno dirà va ben 91 di pratico perché non c'è

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