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Impact Girl di Cecilia Sardeo, Come Fondare un'Associazione No Profit con Martina Rogato - YouTube

Come Fondare un'Associazione No Profit con Martina Rogato - YouTube

Ciao e benvenute a questa nuovissima puntata. Oggi sono insieme a Martina Rogato.

Ciao Cecilia. Grazie per essere qui con noi. Grazie a te per l'invito. Allora Martina

tu dal 2012 lavori come consulente per aziende e organizzazioni sul tema della

sostenibilità e del terzo settore, che sono peraltro temi di cui capisco

poco, nel senso che, parlavamo proprio prima di cominciare la registrazione,

che anche il termine stesso sostenibilità a volte facciamo fatica ad

inquadrarlo e chiariremo un pochino meglio di cosa si tratta.

Dal 2009 collabori anche con una grossissima organizzazione sul tema dei

diritti umani, un'organizzazione no profit e fai parte anche dell'Engagement

Group del g7 e g20. Scrivi di sostenibilità e di Women

empowerment, giusto per restare in tema, su diversi magazine di settore e hai una

grande passione per questo tema del “Social Innovation” che ti ha portato

poi a co-fondare ed entrare come presidente

dell'associazione Young Women Network. Il tuo motto è Carpe Diem, che mi piace

molto perché di fatto è un po quello che abbiamo seguito incontrandoci qui a

Milano, senza molta pianificazione. E' stata una coincidenza che ci ha permesso

poi di registrare dal vivo e di cui sono molto grata.

Allora Martina, partiamo senza indugiare troppo su quello che è il tema centrale

della nostra chiacchierata insieme: come fondare e crescere in modo sostenibile

un'organizzazione no profit. Partiamo dalla scelta di quella che è la causa

che vogliamo sostenere, come dicevamo prima è veramente un mare questo mondo

è difficilissimo riuscire ad orientarsi, capire di chi fidarsi ma anche scegliere

qual è la strada giusta per riuscire a dare questo, per riuscire a restituire

nel modo in cui vorremmo farlo. Sì secondo me la scelta è una scelta che

deve essere di cuore o di stomaco, come dico io. Deve essere qualcosa che ti

attorciglia le budella e su cui tu vuoi fare qualcosa di concreto, questa è la

scelta giusta, cioè quella causa che veramente ci colpisce a primo impatto.

È come un amore: o è a prima vista oppure c'è qualcosa che nel tempo ti

tocca il cuore. Quindi il mio primo consiglio per

iniziare una causa di tipo sociale per fondare la no profit, ma anche per fare

il volontariato è: ascolta quello che ti fa veramente torcere le budella, non è un

bellissimo termine ma è la verità, dà l'idea. Ci sono dei siti o dei portali che in qualche

modo ci forniscono una mappa di tutte le

associazioni disponibili che ci sono e, soprattutto sia che vogliamo fondarne

un'altra, giusto per non fare magari un doppione, sia che vogliamo invece

sostenere qualcosa che esiste già? Allora, c'è una rivista specializzata nel

terzo settore, 'Mondo No Profit' che è anche un

magazine online che è 'Vita, società editoriale' che è un po la voce del terzo settore in

Italia. Quindi è possibile, basta andare sul sito

vita.it e consultare un pò qual è il mondo delle no profit e loro sono stra

aggiornati su tutto quello che succede in Italia sul terzo settore. Poi c'è il centro

di servizi volontariato su Milano e su altre città

italiane che in generale delle liste in cui è possibile trovare delle no profit.

In genere loro sono in piazza comunque, basta farsi un giro in città, in

qualsiasi città italiana e si trovano tantissime organizzazioni.

Ecco, immagino che su questi portali sia anche possibile spulciare qualche

informazione logistica su come e dove si parte, perché anche qui c'è un marasma di

informazioni, c'è tutto il contrario di tutto, riuscire a capire da dove partire

diventa diventa complesso. Quindi una volta che abbiamo un'idea relativamente

chiara, perché poi nulla ci vieta di cambiarla, sulla causa che vogliamo

sostenere attraverso quella che io chiamerò la nostra associazione, ma so

che ci sono tante forme in cui questa nostra causa ecco può svilupparsi. Da dove

partiamo? Come ci orientiamo? Allora, innanzitutto, si può scegliere se

essere un volontario di un'associazione no-profit

e in genere ogni no-profit ha la pagina 'associati o diventa volontario,

quindi basta cercare un pò di informazioni e poi io consiglio sempre

di utilizzare i motori di ricerca per un po', guardare la reputazione delle organizzazioni

oppure si può scegliere di fondare un'organizzazione perché c'è una causa

che veramente ci sta a cuore. Consiglio sempre di fare una mini

ricerca web, non costa nulla, un pò di tempo, e capire cosa c'è già in giro.

É inutile creare qualcosa che esiste già, creare un doppione in città.

Se abbiamo una causa che ci sta a cuore e non c'è un'organizzazione che la tratta

come vorremmo noi, non risponde al bisogno che noi sentiamo manca in Italia

o nella città in cui viviamo, benissimo! È il momento di chiedere a un

buon commercialista come costituire una no-profit e attenzione che non tutti i

commercialisti che ci seguono a livello privato con Partite Iva, o seguono le

nostre aziende, sono esperti di terzo settore. É un mondo a parte, ti dicevo in

pausa, è come andare da un penalista a chiedere un divorzio.

Andate da un commercialista esperto di no-profit e chiedete in base al vostro

desiderio, di risposta a un bisogno, come è meglio costituirsi.

Questo è un ottimo spunto, ad esempio io non ero al corrente di questa

separazione che dicevamo prima, è quasi ovvia, ma così ovvia che uno non ci

pensa. Per cui ci fa sicuramente risparmiare un sacco di tempo e visto

poi quali possono essere, diciamo così, tutte le possibilità che ci sono

di fronte a noi, ecco sicuramente questa figura ci può indirizzare. Tu

Martina hai un sacco di esperienza sia come consulente verso questa tipologia

di realtà, sia proprio dall'interno come co-fondatrice e presidente,

ti chiedo: ci sono degli errori che col senno di poi, ecco, sai che possono essere

evitati e dovrebbero essere evitati assolutamente? Allora, sì, intanto quello

che mi sento di consigliare è di non intraprendere un'attività no profit, di

non costituire una no profit se si vuole fare business.

Se pensate di guadagnare con una no profit scordatelo, perché è un sistema

giuridico così.. è complesso ma è accessibile se si studia un po', si affida

ai giusti esperti si può capire come muoversi bene senza fare errori, però non

si fanno soldi con le no profit. Si risponde a un bisogno. Si intraprende una

causa. Poi, se si diventa grandi, si può avere uno staff di persone retribuite.

Non significa che tutti debbano lavorare a gratis

però se volete fare affari aprite una Start Up, ci sono le Benefit Corporation,

che sono una nuova forma giuridica di società, che fanno profit ma perseguono

l'obiettivo della creazione di felicità, le Benefit Corporation.

Ma assolutamente no profit perché volete creare qualcosa

sul territorio e rispondere a un bisogno che le istituzioni al business

non riesce a soddisfare. Quindi, anzitutto, lo spirito deve essere quello

giusto, come dicevo prima affidatevi a dei professionisti assolutamente, un buon

commercialista, anche se costa un po', e poi ci sono praticamente dei servizi che

la città, ad esempio, di Milano offre. Parlavo prima del CVS, Centro Servizi

di Volontariato, che offre delle piccole consulenze, a prezzo accessibile, per

iniziare la propria attività. Quindi informatevi, abbiate un approccio

genuino e veritiero alla causa e poi affidatevi a degli esperti, questi sono i

tre consigli fondamentali che mi sento di dare. Quindi non improvvisiamo.

Poi, sai all'inizio, qualche anno fa ancora in Italia facevano no

profit un pò tutti, chi voleva, che aveva a cuore una causa si lanciava e

faceva di tutto. Posto che io come presidente, quando serve faccio qualsiasi

cosa, se allestisco spazi, se manca la responsabile della newsletter mando le newsletter

quindi ci si adatta, c'è bisogno di flessibilità però adesso il mondo del no

profit quello serio, ha una serie di professionisti anche per la raccolta

fondi il cosiddetto fundraising. Non ci si improvvisa, esperti di raccolta fondi, c'è

un percorso da seguire, una professionalizzazione, e quindi anche il no

profit ha le sue figure professionali. Ecco su questo ti farò delle domande tra

poco. Sempre in rapporto agli errori,

questa volta le trasformiamo in sfide. Da quando sei partita qual è stata la sfida

che possiamo definirla la sfida più inaspettata che ti sei trovata ad

affrontare, sia come esperienza diretta tua di co-fondatrice e presidente, ma

anche come consulente? Allora posso raccontare la mia esperienza

a Young Women Network che è questa associazione

sulla parità di genere dedicata alle giovani donne, anche se il mio

vecchio capo mi prendeva in giro, mi diceva: sei una fondatrice seriale di

associazioni no profit. Però Young Women Network

è quella che in questo momento è più vicina insomma, è parte del mio

volontariato principale. Young Women nasce dall'idea di una mia amica, che mi

ha coinvolto subito nel lancio dell'associazione come esperta di no profit e

insieme ad altre quattro ragazze, siamo in cinque, abbiamo co-fondato Young Women

Network. Io ho sempre lavorato dietro le quinte, quello che c'era da fare lo facevo con

il cuore. Ad un certo punto cosa è successo, che le due ideatrici

dell'associazione, allora presidente e vicepresidente improvvisamente

ricevono due offerte di lavoro, una a Berlino e l'altra a Londra. Cosa succede..

è un bellissimo volontariato, giustamente

la vita a volte ci porta davanti a delle scelte importanti, anche quella, in

pochi mesi di dover cambiare nazione. Quindi a un certo punto all'associazione Young

Women Network si trova senza la sua guida principale, la presidente e

vicepresidente. Era un periodo veramente particolare per me, perché per lavoro ero

andato in Turchia. Poi ho perso il lavoro, sono tornata, va

beh, quando la vita ci si mette a volte hai un pò di sfortuna lato personale

professionale e coincidono sempre. Periodo complicato per me, periodo complicato per

l'associazione, decido di tornare in Italia e a un certo punto cosa succede

dico: va bene Martina, devi trovare un nuovo lavoro, non hai più una casa, non hai

neanche un fidanzato, cos'è che fai? L'associazione ha bisogno

di una guida, ti candidi alla presidenza dell'associazione, quindi ho scelto di

uscire dal dietro le quinte e di essere in prima linea in associazione. E

sicuramente è stato un momento difficile, proprio di sfida personale,

all'inizio pensavo di non potercela fare, dico come farò a gestire 400 associate,

e uno staff di 27 persone? Non tutte mi conoscono. É stata veramente una

bellissima sfida per me e per l'associazione stessa, perché ritengo

sia molto importante che quando si gestisce un associazione come presidente,

come direttivo è importante creare poi una serie di persone, un team di persone

che credano nella causa, alle quali un giorno a lasciare poi il testimone,

perché altrimenti succede nella vita che improvvisamente devi cambiare lavoro,

l'associazione subisce veramente un trauma, un contraccolpo importante. Quindi

un periodo bellissimo per me, perché sono entrata in prima linea in Young Women

Network e ho avuto la fortuna di avere delle compagne di squadra fantastiche.

Abbiamo prima lavorato sulla costruzione del team che sulle attività fondamentali

per l'associazione ed è stata poi una scelta vincente. Quindi posso dire che, un

momento di passaggio di testimone, lo abbiamo gestito puntando sulle

risorse umane prima dei progetti, e mi sento di dire siamo riuscite così a

superare un momento di difficoltà, anzi a rilanciare l'associazione con un

nuovo posizionamento. Quindi diciamo che forse è stata anche

una fatica, dimmi se sbaglio, parcheggiare momentaneamente tutti i

progetti che volevate fare, investendo in risorse che, investendo in termini di

tempo, in risorse che erano assolutamente necessarie, per poi portare avanti.

Esatto, che poi non è stato proprio un vero e proprio parcheggio, nel senso che

l'associazione poi ha delle socie a cui risponde. Io dico sempre l'associazione

non è per i partner, per le aziende ma per i propri associati.

Quindi noi rispondiamo a loro, nel senso che noi facciamo un servizio, un supporto

alle ragazze, quindi l'associazione non può mai fermarsi al 100%, però

magari sono stati diminuiti gli eventi, è stato fatto uno sforzo da parte di tutte

nel vedersi venerdì sera anziché uscire, quindi la priorità era quella di

costruire un buon team. A questo proposito, ecco, già in

un'azienda chiamiamola profit, dove quindi c'è

uno stipendio, una paga fissa, come la vogliamo chiamare, è comunque difficile,

diciamo così, nonostante le basi, se così possiamo

definirle, dell'accordo siano in parte alimentate dall'arrivo di una

paga fissa, questo non avviene in una non profit.

Già in una profit è difficile tenere alta la motivazione dei

propri collaboratori, superare tutta una serie di problematiche, anche emotive che

inevitabilmente colpiscono ciascuno di noi e che vanno ad influire poi sulla

nostra produttività, la nostra efficienza e la nostra capacità di essere presente e

la nostra disponibilità. Come hai affrontato tutto questo in una

realtà dove il cuore è in primo piano, dove non c'è nessun altro tipo di

incentivo, se non la passione che comunque è importante ma è da sola?

Allora, sicuramente ho avuto dei maestri in questo perché, come tu hai

gentilmente introdotto, faccio parte da tanti anni di una grossa organizzazione

internazionale che si occupa di diritti umani che ha una parte di staff, io sono invece

parte dei volontari, quindi io presto consulenze pro bono a quest'organizzazione no profit.

E quello che mi hanno trasmesso in tanti anni è

l'importanza delle risorse. Io ricordo, una volta, un episodio in cui

c'era una band famosissima gli U2, che sostenevano l'organizzazione no profit e

quindi praticamente hanno organizzato questo concerto a Roma, anche come

testimonial dell'organizzazione. C'era la possibilità di salire sul palco

con Bono, e lo staff ha fatto un passo indietro, dicendo: lo staff non sale,

salgono prima i volontari. Ora, quello era un reward una

gratificazione concreta e tangibile, ma è veramente un esempio di tutto quello che

questa organizzazione mi ha passato, dove lo staff è sempre un passo indietro

rispetto alle persone, ed è veramente bellissimo il riconoscere che una persona ti dedica

il suo tempo e quel tempo ha un valore immenso, quindi anche se la risorsa ti da un

capello, è importante gratificarla. Io dico sempre in associazione che vorrei

che le persone che lavorano con noi, siccome non possiamo pagarle,

intanto devono credere nella causa sicuramente, altrimenti non

regalerebbero il loro tempo libero e poi, dico sempre, le incoraggio a fare in

organizzazione quello che loro non riescono a fare nel loro mondo

professionale o privato. Ad esempio abbiamo una ragazza, faccio sempre

l'esempio di Young Women Network che fa la commercialista nella vita che ha una

passione per la scrittura. Con noi ha la possibilità lavorando nel team

editoriale come volontaria, di scrivere lei, così esprime e sviluppa una skill, ha

una competenza che altrimenti era dormiente. Quindi motivare le risorse che

devono sposare la causa e poi dare la possibilità a loro di poter realizzare

loro stesse, poter avere un reward in termini di crescita personale, di

formazione, ma anche di conforto emotivo. Io non sono una coach,

però credo tantissimo nell'importanza di fare squadra e di

comunque crescere quando si fa un progetto del genere. La componente umana

è fondamentale ed indispensabile. Bellissima, tra l'altro molti di questi

aspetti stipendio o non stipendio, sarebbero molto utili per molte aziende che, ahimè

non li mettono in pratica, proprio perché

l'aspetto umano deve essere messo in prima linea, per la cosiddetta

sostenibilità anche di un'azienda. In genere ci si aspetterebbe da grosse

aziende che si occupano anche di sostenibilità quindi hanno una un'anima

sociale ambientale, che puntino sulla valorizzazione del talento delle risorse

soprattutto con capacità di ascolto pro attivo se c'è qualcosa che non va,

i dipendenti dovrebbero avere la possibilità di manifestare, di

migliorare la situazione. In associazione proprio perché l'ho imparato dalla

grossa organizzazione, poi l'ho portato anche Young Women Network o in Human

Rights International Corner, che è l'altra organizzazione di cui sono parte sui

diritti umani, quello che ho portato è comunque l'importanza di avere sempre un feedback,

un confronto continuo tra le risorse, per capire cosa non va bene, se loro si

sentono valorizzate e possono esprimere la loro migliore versione di loro stessi

in organizzazione. Bellissimo. Poi, questo aspetto dello sviluppare una

potenzialità e un talento che non ci è possibile sviluppare nella nostra

vita quotidiana, può magari gettare proprio le basi per un salto nella vita

professionale di qualcuno, che altrimenti non avrebbe mai il coraggio di farlo,

perché non ha mai tempo di praticare o di testarsi in quell'ambito, quindi

veramente bellissimo. Come trovate volontari in Young Women Network,

ci sono delle strategie pubblicitarie che portate avanti, se sì, quali consiglieresti?

Allora quello che ha funzionato tantissimo, sembra strano da dire, ma è il passaparola.

Quando qualcuno è felice di partecipare alla nostra formazione un evento, poi

porta le amiche parenti in associazione. Nello specifico Young Women Network

è dedicata alle giovani donne, quindi al momento, sono esclusi gli

uomini, purtroppo. Se una donna però sta bene con noi poi porta le amiche. Quello

che noi abbiamo fatto, da un punto tecnico noi puntiamo tantissimo sui social,

tra l'altro abbiamo la mia attuale vicepresidente Vestiana social media

manager bravissima, quindi i social sono uno strumento di racconto fondamentale

per noi e ci stiamo investendo tantissimo. Le organizzazioni no profit

poi hanno la possibilità di accedere a una serie di strumenti, di tool che

possono aiutare comunque il passaparola e la comunicazione digitale, ad esempio

io consiglio a tutti quanti di informarsi rispetto al pacchetto “Google

for no profit” che permette di accedere a

una serie di strumenti gratuiti per la comunicazione anche la gestione delle

attività no profit. E mi dicevi che anche Facebook che ha qualcosa di simile?

Esatto Facebook ha delle parte di advertising, confesso che non riesco a gestire anche

la comunicazione, anche perché ho degli ottimi alleati, delle ottime colleghe, quindi

vi invito a verificare cosa è accessibile gratuito e scontato per il

no profit. Ok una cosa che intanto questi tool sono

davvero molto preziosi, perché personalmente ripeto non ne avevo idea. È

vero anche che non ho mai fatto una ricerca però anche vero che se comincia

a cercare su internet di solito come creare una no profit,

chissà quante ore pasti davanti ad uno schermo senza sapere come orientarti già

sapere che ci sono dei tool pc tools precisi messi a disposizione peraltro

dalle piattaforme che usiamo ogni giorno è sicuramente rincuorante. Risorse.

Parliamo di risorse sappiamo che non è possibile portare avanti un progetto

interamente sulla base del cuore e della passione, cioè delle risorse ci devono

essere per..dicci tu per cosa e come le troviamo queste risorse. Allora

innanzitutto molte organizzazioni no profit sono basate su un gruppo di

volontari, ovviamente il volontariato non è un lavoro le persone regalano il tempo

che hanno, che può essere un minuto o un'ora due settimane al mese e ogni cosa

che danno insomma è un dono che contribuisce alla costruzione dell'organizzazione.

Poi è bene ricordare che ci sono anche professionisti, io sono una

consulente principalmente sulla sostenibilità e responsabilità

dell'azienda, ma mi occupo anche di accompagnare no profit nel dialogo con

il profit e viceversa. Ci sono delle professioni ben codificate,

come ad esempio quella dell'esperto di fund raising, che non vengono gestite da persone

a titolo volontario, sono delle persone

professioniste che vengono pagate. Questo per dire che anche il mondo del no

profit ha una parte di staff oltre di

volontari, che viene pagato, dicevamo in pausa assieme che il terzo settore viene

chiamato anche il mondo del “non profit” anche in italiano

NON o NO nel definire la nomenclatura no profit, non la pronuncio benissimo da

italiana non profit anziché no profit che vuol dire che non lo faccio

per soldi ma non escludo che ci siano delle persone di staff dei

professionisti che vengono remunerati anzi e a volte è assolutamente

indispensabile, perché l'organizzazione non può basarsi solo su volontari e

altrimenti non potremmo pagare le bollette ci sono delle persone di staff

che vanno adeguatamente moderate e non toglie meno alla causa, anzi, avere dei

professionisti aumenta il valore dell'associazione, la qualità delle attività e l'impatto che

la cosa più importante l'impatto sociale o ambientale che creiamo sul territorio.

Assolutamente chiaro. Mi piace molto questa distinzione tra no profit e non

profit perché non è per niente ecco conosciuta a mio avviso. Ti chiedo:

hai parlato di fundraising, un'altra grande incognita in questo mondo dove

non è ben chiaro da dove si parte per fare fundraising cosa fai, bussi alla

porta degli sponsor, utilizzi piattaforme digitali, da dove parti? Allora,

innanzitutto, fundraising è la raccolta fondi e si può fare in diversi modi nel

senso che, intanto i fondi non sono soltanto in cash ma possono essere anche

materiali. Noi spesso abbiamo dei partner che non hanno la possibilità di fare

delle donazioni di denaro delle sponsorizzazioni in denaro ma ci

forniscono la loro sede gratuitamente o magari il loro “in kind”, il loro

prodotto rispetto poi al progetto che seguiamo. Quindi intanto ci sono due tipologie di

donazioni in materia e in cash poi ci sono diversi attori “stakeholder”

ci sono le aziende, ci sono le fondazioni, le persone singole che possono donare e

tantissimi strumenti come ad esempio le piattaforme di crowdfunding, il 5

per mille, è un mondo veramente vastissimo. Quello che mi sento di

condividere è che è importante tenere presente che non si chiedono soldi o in

kind o materiale a chi li detiene, ma è importante costruire con gli stakeholder

e con i partner, passiamo questo termine in maniera

generica, dei percorsi , delle iniziative che possano come dire, unire due

interessi diversi, nostro come associazione e organizzazione e il loro

come partner e costruire qualcosa insieme.

L'approccio prendere denaro e scappare non è accettabile, ma piuttosto

importante è capire chi sono i nostri interlocutori, se c'è qualcuno con cui

abbiamo delle sinergie e costruire qualcosa assieme,

che sia da beneficio. Sia per loro, perché magari vogliono sposare un progetto

sulle giovani donne e per noi che vogliamo magari costruire un percorso o

per le nostre associate o per il nostro target.

Quindi è importante comunque guardarsi in giro, capire anche come sono

costituite, su cosa dedicano le loro cause le aziende

come erogano donazioni quali sono le fondazioni ad esempio. È un mondo veramente

vastissimo, è difficile raccontarne un poco. Però costruire progetti e la risposta

sicuramente. E una volta che, ad esempio mi immagino, individuo tre o quattro

aziende nel territorio che potrebbero davvero essere interessate, a costruire

una sorta di win win, alzo la cornetta chiamo e chiedo cosa?

Allora, prima di alzare la cornetta e andare sotto l'azienda a bussare è

importante studiare l'azienda. Io consiglio sempre di fare anche una

verifica sulla reputazione dell'azienda stessa.

Molte no profit, è impopolare dirlo, non lasciano che siano alcuni settori a

sostenere le proprie attività, perché incoerenti con l'etica dell'organizzazione.

In genere è bene quindi studiare la reputazione

dell'azienda, capire se il loro business ha una sinergia, una coerenza con quello

che noi facciamo, studiare le attività che già fanno, studiare le proprie

attività e trovare dei punti in comune dei punti di unione e andare

all'appuntamento, scrivere la mail e il messaggio con le idee chiare su quello

che si potrebbe potenzialmente fare assieme. Magari loro hanno bisogno, come

nel caso di Young Women Network di formare le risorse giovani della loro azienda,

noi abbiamo dei percorsi dedicati alle giovani donne e quindi si possono unire

gli sforzi. A noi è successo di avere dei partner che hanno ad esempio concesso

gratuitamente la loro sede, hanno messo a disposizione i loro mentori interni, i

loro manager, per fare dei training alle nostre ragazze. Quindi era una win win

situation la situazione vincente per entrambi, dove noi abbiamo dato la

possibilità alle nostre ragazze di fare un percorso di empowerment, di formazione

su determinate abilità e competenze, loro hanno messo a disposizione i loro

manager, i loro mentori, dando anche una soddisfazione queste persone che hanno

una certa esperienza aziendale e al contempo hanno permesso alle loro

ragazze di frequentare i nostri corsi. Quindi tutti felici, i manager

gratificati, le ragazze delle aziende contente per il percorso, alle nostre

ragazze sia di conoscere la nuova realtà di conoscere persone nuove che

riformarsi, tutti felici, ottima partnership. Bellissimo

poi mi piace molto come riporti molti esempi reali che subito chiariscono

magari qualunque dubbio che una spiegazione teorica possa portare con sé.

Esatto e questo il caso in cui magari le aziende non avevano il budget da

destinare alla no profit però hanno dato delle risorse che per loro erano un

costo contenuto. E a volte è proprio così non hanno soprattutto in tempi di crisi

economica con tantissime organizzazioni no profit che chiedono un supporto

magari tante aziende non hanno il budget per sostenere le cause insomma che

validissime che bussano alle loro porte e costruire progetti dove si abbattono i

reciproci costi è importante. Poi c'è tutto un lavoro di raccolta fondi invece,

è importantissimo, perché non si vive di risultati sulle location e training e

poi ci vogliono anche ci vuole anche del denaro e lì io consiglio anche di

guardare alla progettazione europea. E lì ti servono degli esperti perché è un mondo

di programmi altamente complesso, però l'Italia è sempre stata diciamo additata

come una nazione che non presenta abbastanza progetti e progetti validi

per cui invito tutti a informarsi e presentare progetti all'unione europea.

Bellissimo, vedi, un altro spunto che davvero, se un esperto non ci dice di

fare magari si perde nel marasma di informazioni che abbiamo.

Naturalmente ha poi nominato anche le piattaforme digitali.

Io sono un pochino più ferrata nel mondo del digitale quindi, ed è molto trendy in

questo periodo. Quanto possono essere efficaci questi

piattaforme digitali? Allora dipende dal target. Se il vostro target sono magari i

sessantenni non sono tutti digitalizzati. Quindi, intanto studiate il vostro target

come organizzazione. Il nostro è un target giovanissimo per cui, come dice la nostra

Besiana, la nostra Communication Manager Vicepresidente: “Il nostro target

e i nostri partner si aspettano che delle

giovani donne siano digitali” quindi per noi è fondamentale, perché il target lo

consente. È uno strumento di informazione ma anche

di formazione per noi sul tema della parità di genere con Young Women Network.

Quindi direi dipende dal target. Sicuramente è uno strumento che ha costi

bassissimi, a volte a costo zero per un'organizzazione, quindi molte ci stanno

investendo tempo. Chiaro, quindi attenzione prima di

buttarsi su uno strumento solo perché di moda a capire se effettivamente ci

stiamo rivolgendo al target giusto. Esatto poi una cosa fondamentale: è

importante sia come proprio tu mi insegni nel personal branding , sia come

organizzazione sia profit che no profit comunque il proprio posizionamento. Non

si può postare tutto, bisogna avere comunque il giusto approccio, condividere

i propri valori, condividere informazioni coerenti con i propri valori e con

quello che si vuole trasmettere per cui è un lavoraccio! Si pensa magari

che Facebook, Instagram diano la possibilità a tutti quanti di interagire

e dire la qualunque, invece è un mestiere codificato importantissimo. E anche lei

mi sento di aggiungere qualunque sia il nostro progetto la costanza è la chiave,

perché non sono piattaforme che ci danno risultati necessariamente nell'immediato,

come magari una volta era, adesso ecco comunque ce lo dobbiamo guadagnare, e

ci vuole costanza costanza e pazienza. Esatto e poi il mio professore di marketing

diceva, è diversa la materia, è importante trasmettere la Unique

Value Proposition se non è corretto il termine mi scuso, però il concetto è il

valore, è il tratto distintivo che ci rende unici e da trasmettere ovunque

come organizzazione no profit, anche sui social, soprattutto sui social network.

Martina il consiglio più spassionato che senti di dare a qualcuno che vuole

intraprendere un percorso simile al tuo, che non hai mai condiviso prima o quasi mai?

Lanciatevi! Buttate il cuore oltre l'ostacolo! Ce la farete. Informatevi bene e

preparatevi, perché bisogna essere sempre di contenuto e poi anche di

comunicazione. Quindi invito tutti a scegliere la propria causa a deve avere

coraggio ed essere preparati. Riesci anche a condividere anche qualche suggerimento

pratico su come una volta che ci lanciamo possiamo riuscire a gestire, in

base a quello che fai tu, tutto questo quindi il nostro lavoro, la nostra

famiglia e la nostra vita personale, le associazioni, magari ne abbiamo anche

più di una come nel tuo caso, come ci riesce? Allora l'organizzazione il

digitale ciò aiuta con tantissimi tull, io vivo solo di Google Calendar perché

altrimenti non mi presenterei agli appuntamenti quindi organizzazione

utilizzare i tour che abbiamo che aiutano e semplificano la vita e darsi

poi delle priorità non si può fare tutto. Io sono un iper attiva

vi dico anche i “multi potential” perché non sto mai ferma e ho tante passioni

per aggiusto darsi delle priorità è non dimenticare mai

e qui mi sgridano ogni tanto che il weekend si stacca e si dedica a se

stessi e alla propria sfera privata, per ricaricare anche per il lavoro e le

attività collaterali le cose più semplice che poi sono quelle che di

solito imprenditrice creative non fanno mai, quello di staccare e ricaricare le batterie

e il suo bene ascolta. Martina, ultima domanda: quale

donna pensi si dovrà intervistare dopo di te?

Allora io sono una grandissima fan di Selene Biffi che è un'italiana,

un'imprenditrice e sociale del settore educazione in Afghanistan e poi

l'associazione mi ha dato la possibilità di conoscere tantissime donne di

successo anche under 35 non dimentichiamoci, a parte Selene è

giovanissima, che ci sono delle donne super in gamba che sono giovani mi sento

anche di consigliare ad esempio un'imprenditrice giovanissima a 27 anni

che ha risollevato l'azienda di famiglia dalle proprie ceneri nel settore

ortofrutta, io la prendo in giro dico che è la

Luisa Spagnoli dell'ortofrutta perché mette dei bigliettini di

incoraggiamento le vitamine di positività nei limoni neritini di limoni

ed è Marianna Palella di Citrus. Bellissimo! Ragazze cercheremo di

portarvele tutte queste donne straordinarie, come peraltro Martina.

Grazie Martina per essere stata con noi oggi. È un piacere Cecilia. Noi Ragazze

come sempre ci vediamo sotto il video, se state guardando il video, o l'audio se

state ascoltando l'audio con i punti salienti della puntata su dvd minuto per

minuto perché non possiate perderti nemmeno un pezzettino. E come sempre ci

vediamo alla prossima. Questo è tutto per la puntata di oggi

spero di averti dato qualche utile spunto che potrai implementare

sin da subito. Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico e

proficuo è parte dei tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz-Academy

iscriviti alla lista d'attesa per ricevere lo splendido bonus che ho

preparato per te e per sapere quando riapriranno le porte della nuova

business Academy italiana tutta al femminile, puoi farlo senza impegno o visitando il

sito Biz-academy.it noi come sempre ci sentiamo o vediamo alla

prossima puntata di Impact Girl <3

Come Fondare un'Associazione No Profit con Martina Rogato - YouTube Wie man einen gemeinnützigen Verein gründet mit Martina Rogato - YouTube How to Found a Nonprofit Association with Martina Rogato - YouTube Cómo fundar una asociación sin ánimo de lucro con Martina Rogato - YouTube マルティナ・ロガートと学ぶ非営利団体の設立方法 - YouTube Een vereniging zonder winstoogmerk oprichten met Martina Rogato - YouTube Jak założyć stowarzyszenie non-profit z Martiną Rogato - YouTube Como fundar uma associação sem fins lucrativos com Martina Rogato - YouTube Как основать некоммерческую организацию с Мартиной Рогато - YouTube 如何与 Martina Rogato 建立非营利协会 - YouTube

Ciao e benvenute a questa nuovissima puntata. Oggi sono insieme a Martina Rogato.

Ciao Cecilia. Grazie per essere qui con noi. Grazie a te per l'invito. Allora Martina

tu dal 2012 lavori come consulente per aziende e organizzazioni sul tema della

sostenibilità e del terzo settore, che sono peraltro temi di cui capisco

poco, nel senso che, parlavamo proprio prima di cominciare la registrazione,

che anche il termine stesso sostenibilità a volte facciamo fatica ad

inquadrarlo e chiariremo un pochino meglio di cosa si tratta.

Dal 2009 collabori anche con una grossissima organizzazione sul tema dei

diritti umani, un'organizzazione no profit e fai parte anche dell'Engagement

Group del g7 e g20. Scrivi di sostenibilità e di Women

empowerment, giusto per restare in tema, su diversi magazine di settore e hai una

grande passione per questo tema del “Social Innovation” che ti ha portato

poi a co-fondare ed entrare come presidente

dell'associazione Young Women Network. Il tuo motto è Carpe Diem, che mi piace

molto perché di fatto è un po quello che abbiamo seguito incontrandoci qui a

Milano, senza molta pianificazione. E' stata una coincidenza che ci ha permesso

poi di registrare dal vivo e di cui sono molto grata.

Allora Martina, partiamo senza indugiare troppo su quello che è il tema centrale

della nostra chiacchierata insieme: come fondare e crescere in modo sostenibile

un'organizzazione no profit. Partiamo dalla scelta di quella che è la causa

che vogliamo sostenere, come dicevamo prima è veramente un mare questo mondo

è difficilissimo riuscire ad orientarsi, capire di chi fidarsi ma anche scegliere

qual è la strada giusta per riuscire a dare questo, per riuscire a restituire

nel modo in cui vorremmo farlo. Sì secondo me la scelta è una scelta che

deve essere di cuore o di stomaco, come dico io. Deve essere qualcosa che ti

attorciglia le budella e su cui tu vuoi fare qualcosa di concreto, questa è la

scelta giusta, cioè quella causa che veramente ci colpisce a primo impatto.

È come un amore: o è a prima vista oppure c'è qualcosa che nel tempo ti

tocca il cuore. Quindi il mio primo consiglio per

iniziare una causa di tipo sociale per fondare la no profit, ma anche per fare

il volontariato è: ascolta quello che ti fa veramente torcere le budella, non è un

bellissimo termine ma è la verità, dà l'idea. Ci sono dei siti o dei portali che in qualche

modo ci forniscono una mappa di tutte le

associazioni disponibili che ci sono e, soprattutto sia che vogliamo fondarne

un'altra, giusto per non fare magari un doppione, sia che vogliamo invece

sostenere qualcosa che esiste già? Allora, c'è una rivista specializzata nel

terzo settore, 'Mondo No Profit' che è anche un

magazine online che è 'Vita, società editoriale' che è un po la voce del terzo settore in

Italia. Quindi è possibile, basta andare sul sito

vita.it e consultare un pò qual è il mondo delle no profit e loro sono stra

aggiornati su tutto quello che succede in Italia sul terzo settore. Poi c'è il centro

di servizi volontariato su Milano e su altre città

italiane che in generale delle liste in cui è possibile trovare delle no profit.

In genere loro sono in piazza comunque, basta farsi un giro in città, in

qualsiasi città italiana e si trovano tantissime organizzazioni.

Ecco, immagino che su questi portali sia anche possibile spulciare qualche

informazione logistica su come e dove si parte, perché anche qui c'è un marasma di

informazioni, c'è tutto il contrario di tutto, riuscire a capire da dove partire

diventa diventa complesso. Quindi una volta che abbiamo un'idea relativamente

chiara, perché poi nulla ci vieta di cambiarla, sulla causa che vogliamo

sostenere attraverso quella che io chiamerò la nostra associazione, ma so

che ci sono tante forme in cui questa nostra causa ecco può svilupparsi. Da dove

partiamo? Come ci orientiamo? Allora, innanzitutto, si può scegliere se

essere un volontario di un'associazione no-profit

e in genere ogni no-profit ha la pagina 'associati o diventa volontario,

quindi basta cercare un pò di informazioni e poi io consiglio sempre

di utilizzare i motori di ricerca per un po', guardare la reputazione delle organizzazioni

oppure si può scegliere di fondare un'organizzazione perché c'è una causa

che veramente ci sta a cuore. Consiglio sempre di fare una mini

ricerca web, non costa nulla, un pò di tempo, e capire cosa c'è già in giro.

É inutile creare qualcosa che esiste già, creare un doppione in città.

Se abbiamo una causa che ci sta a cuore e non c'è un'organizzazione che la tratta

come vorremmo noi, non risponde al bisogno che noi sentiamo manca in Italia

o nella città in cui viviamo, benissimo! È il momento di chiedere a un

buon commercialista come costituire una no-profit e attenzione che non tutti i

commercialisti che ci seguono a livello privato con Partite Iva, o seguono le

nostre aziende, sono esperti di terzo settore. É un mondo a parte, ti dicevo in

pausa, è come andare da un penalista a chiedere un divorzio.

Andate da un commercialista esperto di no-profit e chiedete in base al vostro

desiderio, di risposta a un bisogno, come è meglio costituirsi.

Questo è un ottimo spunto, ad esempio io non ero al corrente di questa

separazione che dicevamo prima, è quasi ovvia, ma così ovvia che uno non ci

pensa. Per cui ci fa sicuramente risparmiare un sacco di tempo e visto

poi quali possono essere, diciamo così, tutte le possibilità che ci sono

di fronte a noi, ecco sicuramente questa figura ci può indirizzare. Tu

Martina hai un sacco di esperienza sia come consulente verso questa tipologia

di realtà, sia proprio dall'interno come co-fondatrice e presidente,

ti chiedo: ci sono degli errori che col senno di poi, ecco, sai che possono essere

evitati e dovrebbero essere evitati assolutamente? Allora, sì, intanto quello

che mi sento di consigliare è di non intraprendere un'attività no profit, di

non costituire una no profit se si vuole fare business.

Se pensate di guadagnare con una no profit scordatelo, perché è un sistema

giuridico così.. è complesso ma è accessibile se si studia un po', si affida

ai giusti esperti si può capire come muoversi bene senza fare errori, però non

si fanno soldi con le no profit. Si risponde a un bisogno. Si intraprende una

causa. Poi, se si diventa grandi, si può avere uno staff di persone retribuite.

Non significa che tutti debbano lavorare a gratis

però se volete fare affari aprite una Start Up, ci sono le Benefit Corporation,

che sono una nuova forma giuridica di società, che fanno profit ma perseguono

l'obiettivo della creazione di felicità, le Benefit Corporation.

Ma assolutamente no profit perché volete creare qualcosa

sul territorio e rispondere a un bisogno che le istituzioni al business

non riesce a soddisfare. Quindi, anzitutto, lo spirito deve essere quello

giusto, come dicevo prima affidatevi a dei professionisti assolutamente, un buon

commercialista, anche se costa un po', e poi ci sono praticamente dei servizi che

la città, ad esempio, di Milano offre. Parlavo prima del CVS, Centro Servizi

di Volontariato, che offre delle piccole consulenze, a prezzo accessibile, per

iniziare la propria attività. Quindi informatevi, abbiate un approccio

genuino e veritiero alla causa e poi affidatevi a degli esperti, questi sono i

tre consigli fondamentali che mi sento di dare. Quindi non improvvisiamo.

Poi, sai all'inizio, qualche anno fa ancora in Italia facevano no

profit un pò tutti, chi voleva, che aveva a cuore una causa si lanciava e

faceva di tutto. Posto che io come presidente, quando serve faccio qualsiasi

cosa, se allestisco spazi, se manca la responsabile della newsletter mando le newsletter

quindi ci si adatta, c'è bisogno di flessibilità però adesso il mondo del no

profit quello serio, ha una serie di professionisti anche per la raccolta

fondi il cosiddetto fundraising. Non ci si improvvisa, esperti di raccolta fondi, c'è

un percorso da seguire, una professionalizzazione, e quindi anche il no

profit ha le sue figure professionali. Ecco su questo ti farò delle domande tra

poco. Sempre in rapporto agli errori,

questa volta le trasformiamo in sfide. Da quando sei partita qual è stata la sfida

che possiamo definirla la sfida più inaspettata che ti sei trovata ad

affrontare, sia come esperienza diretta tua di co-fondatrice e presidente, ma

anche come consulente? Allora posso raccontare la mia esperienza

a Young Women Network che è questa associazione

sulla parità di genere dedicata alle giovani donne, anche se il mio

vecchio capo mi prendeva in giro, mi diceva: sei una fondatrice seriale di

associazioni no profit. Però Young Women Network

è quella che in questo momento è più vicina insomma, è parte del mio

volontariato principale. Young Women nasce dall'idea di una mia amica, che mi

ha coinvolto subito nel lancio dell'associazione come esperta di no profit e

insieme ad altre quattro ragazze, siamo in cinque, abbiamo co-fondato Young Women

Network. Io ho sempre lavorato dietro le quinte, quello che c'era da fare lo facevo con

il cuore. Ad un certo punto cosa è successo, che le due ideatrici

dell'associazione, allora presidente e vicepresidente improvvisamente

ricevono due offerte di lavoro, una a Berlino e l'altra a Londra. Cosa succede..

è un bellissimo volontariato, giustamente

la vita a volte ci porta davanti a delle scelte importanti, anche quella, in

pochi mesi di dover cambiare nazione. Quindi a un certo punto all'associazione Young

Women Network si trova senza la sua guida principale, la presidente e

vicepresidente. Era un periodo veramente particolare per me, perché per lavoro ero

andato in Turchia. Poi ho perso il lavoro, sono tornata, va

beh, quando la vita ci si mette a volte hai un pò di sfortuna lato personale

professionale e coincidono sempre. Periodo complicato per me, periodo complicato per

l'associazione, decido di tornare in Italia e a un certo punto cosa succede

dico: va bene Martina, devi trovare un nuovo lavoro, non hai più una casa, non hai

neanche un fidanzato, cos'è che fai? L'associazione ha bisogno

di una guida, ti candidi alla presidenza dell'associazione, quindi ho scelto di

uscire dal dietro le quinte e di essere in prima linea in associazione. E

sicuramente è stato un momento difficile, proprio di sfida personale,

all'inizio pensavo di non potercela fare, dico come farò a gestire 400 associate,

e uno staff di 27 persone? Non tutte mi conoscono. É stata veramente una

bellissima sfida per me e per l'associazione stessa, perché ritengo

sia molto importante che quando si gestisce un associazione come presidente,

come direttivo è importante creare poi una serie di persone, un team di persone

che credano nella causa, alle quali un giorno a lasciare poi il testimone,

perché altrimenti succede nella vita che improvvisamente devi cambiare lavoro,

l'associazione subisce veramente un trauma, un contraccolpo importante. Quindi

un periodo bellissimo per me, perché sono entrata in prima linea in Young Women

Network e ho avuto la fortuna di avere delle compagne di squadra fantastiche.

Abbiamo prima lavorato sulla costruzione del team che sulle attività fondamentali

per l'associazione ed è stata poi una scelta vincente. Quindi posso dire che, un

momento di passaggio di testimone, lo abbiamo gestito puntando sulle

risorse umane prima dei progetti, e mi sento di dire siamo riuscite così a

superare un momento di difficoltà, anzi a rilanciare l'associazione con un

nuovo posizionamento. Quindi diciamo che forse è stata anche

una fatica, dimmi se sbaglio, parcheggiare momentaneamente tutti i

progetti che volevate fare, investendo in risorse che, investendo in termini di

tempo, in risorse che erano assolutamente necessarie, per poi portare avanti.

Esatto, che poi non è stato proprio un vero e proprio parcheggio, nel senso che

l'associazione poi ha delle socie a cui risponde. Io dico sempre l'associazione

non è per i partner, per le aziende ma per i propri associati.

Quindi noi rispondiamo a loro, nel senso che noi facciamo un servizio, un supporto

alle ragazze, quindi l'associazione non può mai fermarsi al 100%, però

magari sono stati diminuiti gli eventi, è stato fatto uno sforzo da parte di tutte

nel vedersi venerdì sera anziché uscire, quindi la priorità era quella di

costruire un buon team. A questo proposito, ecco, già in

un'azienda chiamiamola profit, dove quindi c'è

uno stipendio, una paga fissa, come la vogliamo chiamare, è comunque difficile,

diciamo così, nonostante le basi, se così possiamo

definirle, dell'accordo siano in parte alimentate dall'arrivo di una

paga fissa, questo non avviene in una non profit.

Già in una profit è difficile tenere alta la motivazione dei

propri collaboratori, superare tutta una serie di problematiche, anche emotive che

inevitabilmente colpiscono ciascuno di noi e che vanno ad influire poi sulla

nostra produttività, la nostra efficienza e la nostra capacità di essere presente e

la nostra disponibilità. Come hai affrontato tutto questo in una

realtà dove il cuore è in primo piano, dove non c'è nessun altro tipo di

incentivo, se non la passione che comunque è importante ma è da sola?

Allora, sicuramente ho avuto dei maestri in questo perché, come tu hai

gentilmente introdotto, faccio parte da tanti anni di una grossa organizzazione

internazionale che si occupa di diritti umani che ha una parte di staff, io sono invece

parte dei volontari, quindi io presto consulenze pro bono a quest'organizzazione no profit.

E quello che mi hanno trasmesso in tanti anni è

l'importanza delle risorse. Io ricordo, una volta, un episodio in cui

c'era una band famosissima gli U2, che sostenevano l'organizzazione no profit e

quindi praticamente hanno organizzato questo concerto a Roma, anche come

testimonial dell'organizzazione. C'era la possibilità di salire sul palco

con Bono, e lo staff ha fatto un passo indietro, dicendo: lo staff non sale,

salgono prima i volontari. Ora, quello era un reward una

gratificazione concreta e tangibile, ma è veramente un esempio di tutto quello che

questa organizzazione mi ha passato, dove lo staff è sempre un passo indietro

rispetto alle persone, ed è veramente bellissimo il riconoscere che una persona ti dedica

il suo tempo e quel tempo ha un valore immenso, quindi anche se la risorsa ti da un

capello, è importante gratificarla. Io dico sempre in associazione che vorrei

che le persone che lavorano con noi, siccome non possiamo pagarle,

intanto devono credere nella causa sicuramente, altrimenti non

regalerebbero il loro tempo libero e poi, dico sempre, le incoraggio a fare in

organizzazione quello che loro non riescono a fare nel loro mondo

professionale o privato. Ad esempio abbiamo una ragazza, faccio sempre

l'esempio di Young Women Network che fa la commercialista nella vita che ha una

passione per la scrittura. Con noi ha la possibilità lavorando nel team

editoriale come volontaria, di scrivere lei, così esprime e sviluppa una skill, ha

una competenza che altrimenti era dormiente. Quindi motivare le risorse che

devono sposare la causa e poi dare la possibilità a loro di poter realizzare

loro stesse, poter avere un reward in termini di crescita personale, di

formazione, ma anche di conforto emotivo. Io non sono una coach,

però credo tantissimo nell'importanza di fare squadra e di

comunque crescere quando si fa un progetto del genere. La componente umana

è fondamentale ed indispensabile. Bellissima, tra l'altro molti di questi

aspetti stipendio o non stipendio, sarebbero molto utili per molte aziende che, ahimè

non li mettono in pratica, proprio perché

l'aspetto umano deve essere messo in prima linea, per la cosiddetta

sostenibilità anche di un'azienda. In genere ci si aspetterebbe da grosse

aziende che si occupano anche di sostenibilità quindi hanno una un'anima

sociale ambientale, che puntino sulla valorizzazione del talento delle risorse

soprattutto con capacità di ascolto pro attivo se c'è qualcosa che non va,

i dipendenti dovrebbero avere la possibilità di manifestare, di

migliorare la situazione. In associazione proprio perché l'ho imparato dalla

grossa organizzazione, poi l'ho portato anche Young Women Network o in Human

Rights International Corner, che è l'altra organizzazione di cui sono parte sui

diritti umani, quello che ho portato è comunque l'importanza di avere sempre un feedback,

un confronto continuo tra le risorse, per capire cosa non va bene, se loro si

sentono valorizzate e possono esprimere la loro migliore versione di loro stessi

in organizzazione. Bellissimo. Poi, questo aspetto dello sviluppare una

potenzialità e un talento che non ci è possibile sviluppare nella nostra

vita quotidiana, può magari gettare proprio le basi per un salto nella vita

professionale di qualcuno, che altrimenti non avrebbe mai il coraggio di farlo,

perché non ha mai tempo di praticare o di testarsi in quell'ambito, quindi

veramente bellissimo. Come trovate volontari in Young Women Network,

ci sono delle strategie pubblicitarie che portate avanti, se sì, quali consiglieresti?

Allora quello che ha funzionato tantissimo, sembra strano da dire, ma è il passaparola.

Quando qualcuno è felice di partecipare alla nostra formazione un evento, poi

porta le amiche parenti in associazione. Nello specifico Young Women Network

è dedicata alle giovani donne, quindi al momento, sono esclusi gli

uomini, purtroppo. Se una donna però sta bene con noi poi porta le amiche. Quello

che noi abbiamo fatto, da un punto tecnico noi puntiamo tantissimo sui social,

tra l'altro abbiamo la mia attuale vicepresidente Vestiana social media

manager bravissima, quindi i social sono uno strumento di racconto fondamentale

per noi e ci stiamo investendo tantissimo. Le organizzazioni no profit

poi hanno la possibilità di accedere a una serie di strumenti, di tool che

possono aiutare comunque il passaparola e la comunicazione digitale, ad esempio

io consiglio a tutti quanti di informarsi rispetto al pacchetto “Google

for no profit” che permette di accedere a

una serie di strumenti gratuiti per la comunicazione anche la gestione delle

attività no profit. E mi dicevi che anche Facebook che ha qualcosa di simile?

Esatto Facebook ha delle parte di advertising, confesso che non riesco a gestire anche

la comunicazione, anche perché ho degli ottimi alleati, delle ottime colleghe, quindi

vi invito a verificare cosa è accessibile gratuito e scontato per il

no profit. Ok una cosa che intanto questi tool sono

davvero molto preziosi, perché personalmente ripeto non ne avevo idea. È

vero anche che non ho mai fatto una ricerca però anche vero che se comincia

a cercare su internet di solito come creare una no profit,

chissà quante ore pasti davanti ad uno schermo senza sapere come orientarti già

sapere che ci sono dei tool pc tools precisi messi a disposizione peraltro

dalle piattaforme che usiamo ogni giorno è sicuramente rincuorante. Risorse.

Parliamo di risorse sappiamo che non è possibile portare avanti un progetto

interamente sulla base del cuore e della passione, cioè delle risorse ci devono

essere per..dicci tu per cosa e come le troviamo queste risorse. Allora

innanzitutto molte organizzazioni no profit sono basate su un gruppo di

volontari, ovviamente il volontariato non è un lavoro le persone regalano il tempo

che hanno, che può essere un minuto o un'ora due settimane al mese e ogni cosa

che danno insomma è un dono che contribuisce alla costruzione dell'organizzazione.

Poi è bene ricordare che ci sono anche professionisti, io sono una

consulente principalmente sulla sostenibilità e responsabilità

dell'azienda, ma mi occupo anche di accompagnare no profit nel dialogo con

il profit e viceversa. Ci sono delle professioni ben codificate,

come ad esempio quella dell'esperto di fund raising, che non vengono gestite da persone

a titolo volontario, sono delle persone

professioniste che vengono pagate. Questo per dire che anche il mondo del no

profit ha una parte di staff oltre di

volontari, che viene pagato, dicevamo in pausa assieme che il terzo settore viene

chiamato anche il mondo del “non profit” anche in italiano

NON o NO nel definire la nomenclatura no profit, non la pronuncio benissimo da

italiana non profit anziché no profit che vuol dire che non lo faccio

per soldi ma non escludo che ci siano delle persone di staff dei

professionisti che vengono remunerati anzi e a volte è assolutamente

indispensabile, perché l'organizzazione non può basarsi solo su volontari e

altrimenti non potremmo pagare le bollette ci sono delle persone di staff

che vanno adeguatamente moderate e non toglie meno alla causa, anzi, avere dei

professionisti aumenta il valore dell'associazione, la qualità delle attività e l'impatto che

la cosa più importante l'impatto sociale o ambientale che creiamo sul territorio.

Assolutamente chiaro. Mi piace molto questa distinzione tra no profit e non

profit perché non è per niente ecco conosciuta a mio avviso. Ti chiedo:

hai parlato di fundraising, un'altra grande incognita in questo mondo dove

non è ben chiaro da dove si parte per fare fundraising cosa fai, bussi alla

porta degli sponsor, utilizzi piattaforme digitali, da dove parti? Allora,

innanzitutto, fundraising è la raccolta fondi e si può fare in diversi modi nel

senso che, intanto i fondi non sono soltanto in cash ma possono essere anche

materiali. Noi spesso abbiamo dei partner che non hanno la possibilità di fare

delle donazioni di denaro delle sponsorizzazioni in denaro ma ci

forniscono la loro sede gratuitamente o magari il loro “in kind”, il loro

prodotto rispetto poi al progetto che seguiamo. Quindi intanto ci sono due tipologie di

donazioni in materia e in cash poi ci sono diversi attori “stakeholder”

ci sono le aziende, ci sono le fondazioni, le persone singole che possono donare e

tantissimi strumenti come ad esempio le piattaforme di crowdfunding, il 5

per mille, è un mondo veramente vastissimo. Quello che mi sento di

condividere è che è importante tenere presente che non si chiedono soldi o in

kind o materiale a chi li detiene, ma è importante costruire con gli stakeholder

e con i partner, passiamo questo termine in maniera

generica, dei percorsi , delle iniziative che possano come dire, unire due

interessi diversi, nostro come associazione e organizzazione e il loro

come partner e costruire qualcosa insieme.

L'approccio prendere denaro e scappare non è accettabile, ma piuttosto

importante è capire chi sono i nostri interlocutori, se c'è qualcuno con cui

abbiamo delle sinergie e costruire qualcosa assieme,

che sia da beneficio. Sia per loro, perché magari vogliono sposare un progetto

sulle giovani donne e per noi che vogliamo magari costruire un percorso o

per le nostre associate o per il nostro target.

Quindi è importante comunque guardarsi in giro, capire anche come sono

costituite, su cosa dedicano le loro cause le aziende

come erogano donazioni quali sono le fondazioni ad esempio. È un mondo veramente

vastissimo, è difficile raccontarne un poco. Però costruire progetti e la risposta

sicuramente. E una volta che, ad esempio mi immagino, individuo tre o quattro

aziende nel territorio che potrebbero davvero essere interessate, a costruire

una sorta di win win, alzo la cornetta chiamo e chiedo cosa?

Allora, prima di alzare la cornetta e andare sotto l'azienda a bussare è

importante studiare l'azienda. Io consiglio sempre di fare anche una

verifica sulla reputazione dell'azienda stessa.

Molte no profit, è impopolare dirlo, non lasciano che siano alcuni settori a

sostenere le proprie attività, perché incoerenti con l'etica dell'organizzazione.

In genere è bene quindi studiare la reputazione

dell'azienda, capire se il loro business ha una sinergia, una coerenza con quello

che noi facciamo, studiare le attività che già fanno, studiare le proprie

attività e trovare dei punti in comune dei punti di unione e andare

all'appuntamento, scrivere la mail e il messaggio con le idee chiare su quello

che si potrebbe potenzialmente fare assieme. Magari loro hanno bisogno, come

nel caso di Young Women Network di formare le risorse giovani della loro azienda,

noi abbiamo dei percorsi dedicati alle giovani donne e quindi si possono unire

gli sforzi. A noi è successo di avere dei partner che hanno ad esempio concesso

gratuitamente la loro sede, hanno messo a disposizione i loro mentori interni, i

loro manager, per fare dei training alle nostre ragazze. Quindi era una win win

situation la situazione vincente per entrambi, dove noi abbiamo dato la

possibilità alle nostre ragazze di fare un percorso di empowerment, di formazione

su determinate abilità e competenze, loro hanno messo a disposizione i loro

manager, i loro mentori, dando anche una soddisfazione queste persone che hanno

una certa esperienza aziendale e al contempo hanno permesso alle loro

ragazze di frequentare i nostri corsi. Quindi tutti felici, i manager

gratificati, le ragazze delle aziende contente per il percorso, alle nostre

ragazze sia di conoscere la nuova realtà di conoscere persone nuove che

riformarsi, tutti felici, ottima partnership. Bellissimo

poi mi piace molto come riporti molti esempi reali che subito chiariscono

magari qualunque dubbio che una spiegazione teorica possa portare con sé.

Esatto e questo il caso in cui magari le aziende non avevano il budget da

destinare alla no profit però hanno dato delle risorse che per loro erano un

costo contenuto. E a volte è proprio così non hanno soprattutto in tempi di crisi

economica con tantissime organizzazioni no profit che chiedono un supporto

magari tante aziende non hanno il budget per sostenere le cause insomma che

validissime che bussano alle loro porte e costruire progetti dove si abbattono i

reciproci costi è importante. Poi c'è tutto un lavoro di raccolta fondi invece,

è importantissimo, perché non si vive di risultati sulle location e training e

poi ci vogliono anche ci vuole anche del denaro e lì io consiglio anche di

guardare alla progettazione europea. E lì ti servono degli esperti perché è un mondo

di programmi altamente complesso, però l'Italia è sempre stata diciamo additata

come una nazione che non presenta abbastanza progetti e progetti validi

per cui invito tutti a informarsi e presentare progetti all'unione europea.

Bellissimo, vedi, un altro spunto che davvero, se un esperto non ci dice di

fare magari si perde nel marasma di informazioni che abbiamo.

Naturalmente ha poi nominato anche le piattaforme digitali.

Io sono un pochino più ferrata nel mondo del digitale quindi, ed è molto trendy in

questo periodo. Quanto possono essere efficaci questi

piattaforme digitali? Allora dipende dal target. Se il vostro target sono magari i

sessantenni non sono tutti digitalizzati. Quindi, intanto studiate il vostro target

come organizzazione. Il nostro è un target giovanissimo per cui, come dice la nostra

Besiana, la nostra Communication Manager Vicepresidente: “Il nostro target

e i nostri partner si aspettano che delle

giovani donne siano digitali” quindi per noi è fondamentale, perché il target lo

consente. È uno strumento di informazione ma anche

di formazione per noi sul tema della parità di genere con Young Women Network.

Quindi direi dipende dal target. Sicuramente è uno strumento che ha costi

bassissimi, a volte a costo zero per un'organizzazione, quindi molte ci stanno

investendo tempo. Chiaro, quindi attenzione prima di

buttarsi su uno strumento solo perché di moda a capire se effettivamente ci

stiamo rivolgendo al target giusto. Esatto poi una cosa fondamentale: è

importante sia come proprio tu mi insegni nel personal branding , sia come

organizzazione sia profit che no profit comunque il proprio posizionamento. Non

si può postare tutto, bisogna avere comunque il giusto approccio, condividere

i propri valori, condividere informazioni coerenti con i propri valori e con

quello che si vuole trasmettere per cui è un lavoraccio! Si pensa magari

che Facebook, Instagram diano la possibilità a tutti quanti di interagire

e dire la qualunque, invece è un mestiere codificato importantissimo. E anche lei

mi sento di aggiungere qualunque sia il nostro progetto la costanza è la chiave,

perché non sono piattaforme che ci danno risultati necessariamente nell'immediato,

come magari una volta era, adesso ecco comunque ce lo dobbiamo guadagnare, e

ci vuole costanza costanza e pazienza. Esatto e poi il mio professore di marketing

diceva, è diversa la materia, è importante trasmettere la Unique

Value Proposition se non è corretto il termine mi scuso, però il concetto è il

valore, è il tratto distintivo che ci rende unici e da trasmettere ovunque

come organizzazione no profit, anche sui social, soprattutto sui social network.

Martina il consiglio più spassionato che senti di dare a qualcuno che vuole

intraprendere un percorso simile al tuo, che non hai mai condiviso prima o quasi mai?

Lanciatevi! Buttate il cuore oltre l'ostacolo! Ce la farete. Informatevi bene e

preparatevi, perché bisogna essere sempre di contenuto e poi anche di

comunicazione. Quindi invito tutti a scegliere la propria causa a deve avere

coraggio ed essere preparati. Riesci anche a condividere anche qualche suggerimento

pratico su come una volta che ci lanciamo possiamo riuscire a gestire, in

base a quello che fai tu, tutto questo quindi il nostro lavoro, la nostra

famiglia e la nostra vita personale, le associazioni, magari ne abbiamo anche

più di una come nel tuo caso, come ci riesce? Allora l'organizzazione il

digitale ciò aiuta con tantissimi tull, io vivo solo di Google Calendar perché

altrimenti non mi presenterei agli appuntamenti quindi organizzazione

utilizzare i tour che abbiamo che aiutano e semplificano la vita e darsi

poi delle priorità non si può fare tutto. Io sono un iper attiva

vi dico anche i “multi potential” perché non sto mai ferma e ho tante passioni

per aggiusto darsi delle priorità è non dimenticare mai

e qui mi sgridano ogni tanto che il weekend si stacca e si dedica a se

stessi e alla propria sfera privata, per ricaricare anche per il lavoro e le

attività collaterali le cose più semplice che poi sono quelle che di

solito imprenditrice creative non fanno mai, quello di staccare e ricaricare le batterie

e il suo bene ascolta. Martina, ultima domanda: quale

donna pensi si dovrà intervistare dopo di te?

Allora io sono una grandissima fan di Selene Biffi che è un'italiana,

un'imprenditrice e sociale del settore educazione in Afghanistan e poi

l'associazione mi ha dato la possibilità di conoscere tantissime donne di

successo anche under 35 non dimentichiamoci, a parte Selene è

giovanissima, che ci sono delle donne super in gamba che sono giovani mi sento

anche di consigliare ad esempio un'imprenditrice giovanissima a 27 anni

che ha risollevato l'azienda di famiglia dalle proprie ceneri nel settore

ortofrutta, io la prendo in giro dico che è la

Luisa Spagnoli dell'ortofrutta perché mette dei bigliettini di

incoraggiamento le vitamine di positività nei limoni neritini di limoni

ed è Marianna Palella di Citrus. Bellissimo! Ragazze cercheremo di

portarvele tutte queste donne straordinarie, come peraltro Martina.

Grazie Martina per essere stata con noi oggi. È un piacere Cecilia. Noi Ragazze

come sempre ci vediamo sotto il video, se state guardando il video, o l'audio se

state ascoltando l'audio con i punti salienti della puntata su dvd minuto per

minuto perché non possiate perderti nemmeno un pezzettino. E come sempre ci

vediamo alla prossima. Questo è tutto per la puntata di oggi

spero di averti dato qualche utile spunto che potrai implementare

sin da subito. Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico e

proficuo è parte dei tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz-Academy

iscriviti alla lista d'attesa per ricevere lo splendido bonus che ho

preparato per te e per sapere quando riapriranno le porte della nuova

business Academy italiana tutta al femminile, puoi farlo senza impegno o visitando il

sito Biz-academy.it noi come sempre ci sentiamo o vediamo alla

prossima puntata di Impact Girl <3