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Impact Girl di Cecilia Sardeo, 8 Qualità delle Imprenditrici di Successo - YouTube

8 Qualità delle Imprenditrici di Successo - YouTube

Ciao e Benvenuta a una nuovissima puntata di Impact Girl, il podcast italiano dedicato

alla crescita professionale e imprenditoriale tutta al femminile.

Oggi, a proposito di imprenditorialità, parliamo di otto qualità che un imprenditore o un'imprenditrice

deve assolutamente coltivare.

Sono otto qualità che già abbiamo dentro di noi, dobbiamo soltanto scegliere se vogliamo

effettivamente consolidarle e coltivarle oppure no e se la strada che vogliamo intraprendere

è la strada imprenditoriale il mio suggerimento è di guardare questa puntata dall'inizio

alla fine.

Protagonista di questo episodio è Susanna Martucci, imprenditrice pluriennale, ha un

sacco di esperienza, ha fondato Alisea.it ,Alisea Srl, che dal 1994, quindi da un bel

po' di tempo, ha reso il riuso, il riciclo dei materiali esistenti parte integrante della

propria identità aziendale.

Questo è soltanto una delle cose che Susanna fa ma non è tanto il progetto quanto l'animo,

la determinazione e la grinta che questa donna è riuscita a portare e tuttora porta in ogni

singolo lavoro che fa e progetto che porta avanti.

Quindi bando alle ciance..

Iniziamo la puntata!

Ma prima ti ricordo che se sei da qualche parte nella rete ti conviene portare le tue

dolcissime chiappette al sito Biz-academy.it/podcast e iscriverti gratuitamente alla newsletter

non soltanto per ricevere le puntate che escono sia in formato audio che in formato video

ma anche e soprattutto i Biz-confidential, nuove Biz-pillole dedicate a tutto quello

che ti serve sapere adesso per far crescere la tua attività!

Le condivido solo ed esclusivamente via email, quindi mi raccomando non dimenticare d'iscriverti

e noi cominciamo la nostra puntata [Musica]

C: Susanna, la prima volta che ti ho parlato mi hai trasmesso una carica pazzesca!

Ricordo ancora che per tutto il giorno ho continuato a parlare di te con chiunque comunicati

al telefono di persona perché non solo la tua storia di imprenditrice è una storia

ricca di esperienze di spunti e quindi di suggerimenti che poi possiamo imparare e mettere

in pratica, se ci troviamo nello stesso percorso o qualche passo più indietro, ma soprattutto

per esempio di tenacia, di determinazione, di resilienza di cui la tua storia è disseminata.

Da qui abbiamo pensato di affrontare insieme quelle che sono le 8, anche se 8 è un numero

arbitrario però le abbiamo individuate ad otto, qualità che ogni imprenditrice deve

in qualche modo coltivare o acquisirà suo malgrado perché poi probabilmente alcune

di queste ti arrivano...

S: Quest'ultima osservazione ai più esatta bisogna acquisirle per forza che tu ce l'abbiano

prima o poi alla fine di una vita imprenditoriale scopri che ce l'hai.

C: E la prima che tu mi ha illuminato e forse la più difficile, almeno lo è per me, forse

per una questione di orgoglio non lo so.. però è imparare a perdere come parte del

gioco.

Allora aiutaci a capire come diavolo facciamo a imparare a perdere come parte del gioco,

senza scoraggiarci naturalmente.

S: Ecco allora diciamo che io ho avuto la fortuna di cominciare a perdere abbastanza

in fretta nella mia vita lavorativa.

Una breve storia: sono laureata in legge e non volevo fare l'avvocato, ma per far contento

mio padre ho partecipato al famoso concorso per il posto sicuro e certo, che era un posto

in banca.

Perché dovete sapere che negli anni ottanta lavorare in banca, in un ufficio legale era

una cosa per un genitore per la figlia una cosa fantastica.

Quindi ho fatto il liceo classico, io ho passato la mia estate della laurea invece di far festa,

viaggi eccetera.. a studiare ragioneria, perché questo accidenti di concorso che sono andata

a far a Roma prevedeva questo tipo di preparazione.

E mi sono presentata a questo concorso.

Ho fatto questo concorso, congratulazioni bravissima e tutto quanto eccetera insomma,

questo concorso io non lo passo.

Non lo passo nonostante non abbia sbagliato nulla.

Da lì comincia forse la tenacia del caso.. ma fatemi capire, cosa deve fare uno per passare

un concorso?

Uno risponde tutto giusto, il compito è giusto eccetera e lì la famosa risposta consolatoria

che mi è stata data: “bravissima, guarda, veramente!

Peccato che per questo lavoro non abbiamo mai previsto una donna!”.

Cioè un ufficio legale della banca allora, per fare un certo tipo di carriera, una donna

non era prevista.

E a quel punto allora penso “siete scemi” cioè.. ditelo prima che volete un uomo..

ma non si poteva perché la legge non lo consentiva.

Quindi questa è stata la mia prima “gara persa” in qualche modo, dove però ho capito

che i giochi erano un po' truccati.

E lì ho deciso che proprio questo “aver perso” è stato l'inizio del mio percorso

da imprenditrice, dove ho pensato che non volevo essere mai più misurata per il genere

che rappresentavo ma per i risultati che avrei ottenuto.

E quindi l'unica cosa con mi è venuta in mente è stata di cominciare a provare un

mondo che aveva a che fare con le vendite, con il commercio, perché lì sono numeri

e quindi o li raggiungi o non li raggiungi.

Non importa se sei uomo o donna, tu hai un obiettivo da fare, lo devi fare e lo devi

seguire.

Devo dire che sono stata molto aiutata perché da ragazzina ho fatto nuoto agonistico e dagli

11 ai 17 anni, e lì è normale perdere le gare.

Tu ti alleni per vincerle e quando perdi è assolutamente normale, il messaggio è devo

allenarmi meglio, devo essere più precisa nel far le cose, devo migliorare lo stile

perché la prossima volta voglio vincere.

E in piscina vince chi fa il tempo migliore.

Quindi io avevo avuto la fortuna nello sport dove perdere è normale, anche i campioni

ogni tanto perdono e quindi fa parte del gioco.

C: Quindi possiamo dire che più ci abituiamo a perdere, forse più resilienti diventiamo

perché se l'accettiamo come regola del gioco riusciamo anche a evitare quella reazione

emotiva che poi si offusca perché ovviamente una perdita rischia poi di renderci frustrate,

di cominciare a pensare che siamo un fallimento e quindi dobbiamo imparare a separare..

S: Esattamente, quello che posso dire è che ogni volta che va qualcosa male, capita, per

me è una lezione.

Cioè se tu vivi “il fallimento”, “l'aver perso qualcosa” come un momento della tua

crescita per capire perché e per come e migliorare la prossima volta, quello non è aver perso,

fa parte assolutamente di un normale percorso che è il tuo lavoro.

Cioè non c'è nessuno che parte “bim boom bam!”, sono pochi i casi, ma per la stragrande

parte delle persone il percorso se lo costruisce, se lo fa e chiaramente sbaglia.

Quindi lo trovo normale.

È chiaro che il concetto di dire “sbaglio sempre tutto quello che faccio” probabilmente

devi analizzare meglio che cosa è successo e cambiare la strada perché poi se sbagli

e continui fare le stesse cose non è che la cosa migliore.

Però devo dire che quando qualcosa mi va male è veramente un momento in cui dico “Oh

adesso vediamo che cosa ho imparato!”.

Quindi è positivo, è solo una questione di come la intendi.

Io vedo le cose in positivo, sono cresciuta allenandomi per vedere le cose in positivo,

non sono nata così, però quello che posso dire è che molto più agevole vedere il positivo

e non il negativo.

La fatica è la stessa però a guardare la positività ti porta positività.

Io dopo tanti anni, sia come età, sia come carriera imprenditoriale, posso dire che vedere

le cose in positivo ti porta energia positiva e su questo io ho veramente certezze.

C: Fantastico!

Qual è, Susanna, la seconda qualità che va coltivata o che prima o poi dovremo acquisire?

S: Come imprenditore, se vuoi combinare qualcosa, ci vuole coraggio.

Ci vuole il coraggio che bisogna che uno trovi dentro di sé perché il coraggio non te lo

devono mai dare gli altri, è proprio qualcosa che ti senti,è un fuoco che ti viene dentro

e il coraggio te lo dà la forza della convinzione di quello che vuoi fare, quello che vuoi creare,

del messaggio e del valore che vuoi creare, perché io quello che continuo a dire è che

noi imprenditori creiamo valore, che non è solo valore economico, voi pensate alle famiglie

che un imprenditore sostiene col suo lavoro.

Quello è senso di responsabilità e nello stesso tempo aver il coraggio perché se non

hai un po' di coraggio prima o poi questa cosa un po' la paghi, soprattutto nei tempi

in cui siamo ora, dove tutto sta cambiando e devi avere il coraggio di lasciare la tua

zona di comfort che hai conquistato con fatica, però deve avere il coraggio di lasciarla

sennò tra un po' questa zona di comfort si può trasformare in un problema insomma.

Quindi l'altra cosa è il coraggio di lasciare la zona tranquilla che ti sei creata e riproporti

sempre con coraggio.

C: Il che, tra l'altro, si ricollega molto al primo punto che abbiamo detto e quindi

accettare di perdere come parte del gioco perché quando ovviamente ci facciamo coraggio

e ci buttiamo, scendiamo in campo seppur con tutta la preparazione del caso, può succedere

che che qualcosa vada storto, anche perché l'impegno si controlla, quello che non si

controlla è il risultato che va fuori dal nostro, dal nostro reame di gestione diretta.

Un esempio Susanna tratto dalla tua storia che ritieni l'esempio più emblematico di

coraggio che può in qualche modo dare la carica che ci sta ascoltando?

S: Ce ne sono tanti chiaramente, però diciamo che in questo “lasciare la propria zona

di comfort per riproporsi” c'è stato in un momento della mia vita imprenditoriale

avevo un socio col quale avevamo completamente diversità di vedute.

Quindi avevo un'azienda che aveva già molti anni, tutta la struttura creata con fatica,

era a Bologna, io nel frattempo ero sposata e avevo tre bambini a Vicenza.

Quindi diciamo che era situazione di questo tipo e il coraggio di cambiare le carte del

gioco, quando capisci che le vedute tue e della persona con cui hai lavorato non so

più le stesse.

E vi assicuro che lasciare una struttura sistemata, spostare tutto a Vicenza.

Prendere le persone che lavoravano con me e dire “ragazzi, chi mi vuole seguire mi

segua, avrà il suo posto però devo tornare a casa dalla mia famiglia” e ricomincio

da capo con un ramo di un'azienda che è proprio quello del recupero riciclo dei materiali

che quello che mi è sempre stato caro..insomma ragazzi è bella forte!

Ho avuto una persona che mi ha seguito perché non era semplice, gli altri sono rimasti col

mio ex socio il quale ha continuato l'attività, ed era sempre una donna.

Ci siamo trovate io e lei nel 2006 da sole, a riprendere in mano le redini di tutto il

gioco.

Lei si è trasferita, era il mio braccio destro, il moroso l'ha lasciato lì, è dovuto andare

lui avanti e indietro però è stata vicina a me e da lì abbiamo ricreato uno spettacolo,

uno spettacolo!

E lì c'è stato coraggio perché ti prendi la responsabilità di portar via una persona

del suo luogo, dalla sua famiglia e tutto e dire “seguimi perché vedrai che ti faremo

una bella strada assieme” e quindi c'è voluto il coraggio di cambiare tutto.

C: E anche flessibilità, immagino, che è un'altra qualità importante.

Poi sono tutte collegate tra loro chiaramente, però avere il coraggio di buttarsi, accettare

che si può anche fallire, imparare a capire che ogni fallimento ha una lezione, implica

per forza di cose un'agilità di gestire il cambiamento.

Nel senso che non sappiamo mai quello che può capitare realmente.

Dicci qualcosa in più sull'aspetto della flessibilità, anche dal punto di vista aziendale,

non solo personale.

S: Allora qua un po' gioco in casa nel senso che noi siamo nati flessibili perché in poche

parole mio lavoro è stato, una volta che sono poi uscita da Mondadori, che è stata

un po' la mia maestra in quello che è tutta la mia esperienza commerciale, quando poi

sono rimasta da sola senza più questo grande nome alle spalle, che cosa ho scoperto?

Che nel settore che trattavo io, che era quello degli oggetti per la comunicazione aziendale

per le aziende, c'era monopolio cinese.

Quindi io, che avevo imparato che la vendita professionale era vendita di valori non di

oggetti perché quindi vendevo cultura, vendevo arte per Mondadori, vendevo quello che c'era

dietro la lettura di un'opera letteraria.

E quindi non sono mai riuscita a creare una rete commerciale che si basasse solo sul prezzo.

Cioè io non saprei vendere qualcosa parlando solo di prezzo, proprio non è nel mio DNA.

Per cui ho creato una nuova attività che partiva dal creare oggetti per l'azienda,

partendo dai loro scarti.

Quindi ho dovuto essere flessibile perché praticamente il lavoro che è iniziato nel

94 ma diciamo che nel 97 ha preso piede, era quello di andare delle aziende a chiedere

“ma scusate voi che cosa buttate via dal vostro processo evolutivo, cosa buttate via?”

il materiale era allungarsi, potevano essere i pneumatici, poteva essere della plastica,

poteva essere della carta, poteva essere il tessuto, qualsiasi cosa.

E la gara era “ma se io ti faccio l'oggetto che vuoi tu utilizzando i tuoi scarti, tu

me lo compri?”

E tutti dicevano di sì.

A quel punto cominciava la gara da cui l'agonismo è stato “quindi, riusciamo a fare qualcosa

riusciamo a vendere il valore del suo scarto e fanno un oggetto di design bello che loro

poi possano promuovere?”

Quindi sono tutto dovuto essere flessibile perché non sapevo mai che materiale era,

che tipo di produzione dovevo fare, che budget avevo.

Quindi io ho cresciuto un'azienda grazie alle richieste dei clienti di oggetti che nessuno

aveva mai fatto prima.

E a volte c'erano veramente richieste particolari, quindi la flessibilità sulla produzione,

su dove va al mercato me la comandano i clienti, perché io tutt'oggi faccio gli oggetti che

vuole il cliente, partendo dai suoi scarti e lui mi può chiedere quello che vuole.

C: Cosa suggerisci a chi magari non ha avuto la possibilità di allenare questa qualità

della flessibilità by default perché parte della logica aziendale?

S: Comincia!

Comincia ad allenarti.

Perché ho le mie piccole convinzioni personali: se tu non sei flessibile le grandi aziende

faranno fatica ad essere flessibili perché hanno processi produttivi che sono costati

un sacco di soldi.. noi siamo piccoli abbiamo questa grande fortuna, che se noi ascoltiamo

le esigenze del cliente sul serio, invece di dire “non ce l'ho, non posso, non ce

la faccio” perché ci costa fatica ma li seguiamo, sono loro che ci danno le indicazioni

di dove va il mercato e loro ci dicono cosa va.

Il mio cliente è il mio miglior socio è il mio investitore e lui mi dice quello che

non trova, perché sennò non viene da me.

Sennò apre, vai su internet e su internet trovi di tutto.

Quando uno arriva me è perché quella cosa fa fatica a trovarla e io sono pronta a dirgli

“si ci provo e ce la faccio e te la faccio”!

Quindi la determinazione è tanta.

Quindi è un allenamento, va fatto, si comincia da poco però la cosa più importante è allenatevi

a lasciare la vostra zona di comfort, che non vuol dire rivoluzionare ogni volta però

fare dei piccoli cambiamenti che costano fatica, perché questo vi permette di stare sul mercato

e inseguite le vostre idee.

C: Hai parlato di determinazione, che mi piacerebbe collegare a tenacia, che è un'altra qualità

che avevamo discusso e che mi avevi indicato come sicuramente una qualità chiave anche

questa legata a tutte le altre.

Ti chiedo, nel momento in cui un cliente mi dice no, può dirmi no una volta e, in quel

caso magari, se non mi faccio prendere dallo scoraggiamento e acquisisco il coraggio di

riprovare posso provare un'angolazione diversa, mi dice di nuovo no.

La domanda è: quando so che è il caso di continuare a persistere e quindi dover essere

tenace nella mia idea, nel mio percorso, nella mia direzione e quando invece magari è il

momento di essere flessibile, di dire aspetta la tenacia in questo momento la parcheggio,

cerco di essere flessibile, creativo, cambio direzione e poi utilizza la tenacia in una

nuova strada?

S: Allora io ragiono in questo modo..

Per me tenacia non è intesa come insistere con un cliente per farsi dire di si, non è

la lezione che Mondadori mi ha insegnato e non è la vendita di un professionista.

La tenacia è sentirsi dire di no - fallimento - capire come rigiocare, capire perché ti

ha detto di no, chiederglielo se non lo capisci, se non ci arrivi chiediti “perché mi dice

di no'” quindi ti dai una risposta, quindi ascoltare la persona che ti parla.

Non siamo più abituati ascoltare nessuno, il mio lavoro è ascoltare quello che dicono.

In quel momento non ho magari niente da dargli.

Aspetto.

Magari penso di averlo trovato, ci riprovo.

Mi dice di nuovo no.

Possono passare 3 anni, 4 anni ma io non mi dimentico quel no e quando penso che adesso

è cambiato il momento, è cambiata la situazione di poter avere ancora qualcosa di nuovo, cerco

di dargli quello che lui sta cercando.

E a volte riesco, ma noi abbiamo avuto clienti che ci hanno detto sì dopo 4-5 anni ma non

perché abbiamo insistito perché dopo cinque anni abbiamo trovato quella soluzione che

quattro anni prima non eravamo evidentemente di grado di dargli maniera soddisfacente.

Il no noi non ce li scordiamo perché sono quella famosa prova di imparare a perdere

per poi vincere quelli sono i più grandi soddisfazioni.

C: E possiamo collegare questo aspetto anche all'aspetto della lungimiranza so che per

te lungimiranza ha anche un altro significato ancora più profondo, però il fatto di essere

lungimirante nella mia relazione con i clienti può essere, o con i miei interlocutori, chiunque

qualunque sia il ruolo che poi svolgono nella mia impresa, perché ci sono interlocutori

magari che per i quali non sono pronta oggi ma per i quali potrei esserlo più avanti,

senza pensare che mai riuscirò a raggiungerli.

S: Certo può anche darsi che non riuscirò mai a raggiungere perché non è detto cioè

non è che noi abbiamo bene per tutti, andiamo bene per un certo tipo di persone.

Ma allora diciamo che ho due sensi di lungimiranza.

La lungimiranza per me è essere riuscita a portare avanti un'idea che per me era semplicemente

di buon senso, lavorare nel rispetto della niente e pensare alle persone e non solo al

vantaggio economico, è una cosa per me di buon senso nella vita di un imprenditore,

non è che ho inventato niente.

Le donne sono persone di buon senso, si sa.

Quindi io ho seguito tutta questa strada nella convinzione che prima o poi ci si sarebbe

arrivati che il cliente che si accorge che tu hai il massimo rispetto su quello che ti

chiede, non gli dai una cosa qualsiasi, gli dai quello che esattamente lui richiede.

Per cui crei un'azienda flessibile perché se nella vita facessi solo quaderni o solo

penne potrei soddisfarne una parte, ma livello di oggetti noi veramente facciamo oggetti

a 360 gradi, perché ci siamo strutturati in questo modo, per poter lavorare in questo

senso.

Quindi intanto la lungimiranza di capire che il tuo percorso iniziale in cui sei sola,

perché noi veramente non c'era un accidente di nessuno quando siamo partiti, è un discorso

che ha talmente buon senso che tu devi continuare in questa strada, perché prima o poi arriverà

ai tu e arriveranno gli altri.

Quindi questa è l'idea mia della lungimiranza.

L'altra idea di lungimiranza invece è quella che mi sta più cara e di cui abbiamo parlato

è che a un certo momento nella vita d'imprenditore tu devi assolutamente aver presente il tempo

che ti rimane.

E questa è stata una grande intuizione di cui prenderò sempre grazie a questo medico

che in questa riunione in cui tutti parlavano il valore del tempo in azienda quindi tutti

i veloci eccetera quando è intervenuto lui a parlare del tempo e del suo lavoro disse

“Signori io il mio lavoro parla del tempo che rimane, quello di cui non parla mai nessuno”

quindi niente da dire.

Io ho cominciato a fare l'imprenditore nel 1983 con Mondadori perché io avevo un'agenzia

generale ma ero io che pagavo i conti, c'era un fatturato, non guadagnavo.

Quindi dell'83 stiamo parlando.

Quando ho sentito questo discorso era il 2016 credo 15 o 16 improvvisamente capisci che

il tempo è passato, perché in tutta questa energia imprenditoriale tu dimentichi gli

anni che sono passati perché stai continuando a scoprire, ti senti sempre ragazzina però

non c'è niente da fare, io ho 61 anni.

Questa è una cosa che non porta via nessuno e ho creato qualcosa che ha valore, per me

ha valore, ma soprattutto è d'ispirazione a un sacco di gente.

A questo punto pensi “e vabbè però quando io non ci sarò più?

Se mi succede qualcosa?”

cosa ne sarà dei miei clienti, delle mie persone e quindi lì la lungimiranza per me

adesso è passare il testimone, non perché io abbia intenzione di mollare, perché chiaramente

non ci penso neanche, però qualcuno deve avere l'eredità di nozioni, di tutto quello

che ho imparato per poter portare avanti il tuo discorso.

E su questo l'altro grande valore che porto, che secondo me è fondamentale nella gente

è la generosità.

Tu devi essere generoso nel passare le cose.

Non vorrei passare con un però come quella generosa che manda in giro.

Io sono fortemente portata al fatturato, io vivo per obiettivi, in ufficio da me sanno,

noi sappiamo cosa facciamo dall'inizio dell'anno, siamo molto motivati, però il mio vantaggio

in questo momento imprenditoriale non personale è quello di passare agli altri quello che

ho imparato, perché ho imparato qualcosa che ha portato una piccola azienda a essere

internazionale.

Ho portato una piccola azienda a fare brevetti.

Quindi io ho bisogno di dire ai giovani, parlo dei giovani perché considero la mia generazione

chi l'ha capita l'ha già capita, non gliela insegno io e veramente la mia lungimiranza

è crescere tramite gli altri, perché noi stiamo crescendo in questo momento attraverso

i giovani a cui abbiamo veramente passato le nostre conoscenze, che in alcuni casi sono

abbastanza uniche, in effetti.

C: Susanna, ti faccio un ultima domanda, no intanto voglio chiederti a proposito della

generosità di descriverci il bellissimo progetto che portate avanti con i ragazzi disabili

perché mi ha colpito molto quando me l'hai riscritto e vorrei che fosse qualcosa che

conoscono tutti.

S: Beh allora noi ci occupiamo di facciamo oggetti che devono avere dei valori e parliamo

di recupero riciclo di materiali parliamo di attenzione alle persone agli altri ecc.

Noi siamo molto attenti a tutta la filiera dei nostri prodotti, per noi importante che

io ho solo un materiale di riciclo ma poi chi è che fa gli oggetti che noi produciamo,

chi fa i packaging e chi fa propri confezionamenti.

Il nostro incontro con la Fraglia è stato un incontro fortunatissimo perché io ho sempre

voluto lavorare con le cooperative però ho sempre avuto un pò il timore di stare anche

molto attenta con che tipo di cooperativa lavoravo.

Io ho avuto la grandissima fortuna di avere un padre che ha un ragazzo disabile che si

è presentato da noi e ci ha chiesto se per favore potevamo dare un lavoro alla cooperativa

di cui il figlio faceva parte.

E io ho detto “sì, perché no, ma cosa posso dargli da fare?”

E lui “qualsiasi lavoretto manuale, di qualsiasi tipo”, e noi ne abbiamo tanti di lavori

manuali da fare, volentieri.

Ci sediamo, capiamo come funziona, i costi perché poi un imprenditore rientra nei costi

del prodotto è la risposta che mi ha ucciso è stata “Guardi, non si preoccupi di questo,

noi vogliamo che i nostri ragazzi non guardino un muro bianco tutti i giorni, noi abbiamo

bisogno che si sentano ancora utili per la comunità, che facciano delle cose”.

Allora, apparte che mi sono sentita un verme, nel senso io ero già lì che pensavo ai costi,

lì mi ha ucciso.

Sono entrata in questo mondo La Fraglia.

Allora, La Fraglia è l'unica cooperativa in Italia, poi ho scoperto, che prende qualsiasi

tipo di disabilità, vuol dire che nel lavoro ci sono dei ragazzi che fanno il nostro confezionamento,

e mi piacerebbe potervi poi passare un video da trasmettere, di cui abbiamo avuto autorizzazione

dove c'è Alessandro, per esempio, che è su una carrozzina; non può usare mani e braccia,

adesso non mi ricordo che tipo di problema ha.

Ha una bacchetta sulla testa e con questa bacchetta confeziona i nostri prodotti.

Non posso descriverlo e non posso descrivere la gioia di questo ragazzo ogni volta che

con questa bacchetta riesce a confezionare qualcosa.

È una forza che lui da a noi, non so come spiegare.

Il lavoro che fanno, la gioia e la gratitudine che abbiamo ormai vicendevolmente nell'aiutarci

è qualcosa di grande, tant'è vero che il nostro e-commerce l'abbiamo dato a gestire

a loro.

Non ci interessa, magari avremo qualche pecca in più, ma chissenefrega.

Ci danno talmente tanto sti ragazzi che io non riuscirò mai a descriverlo, veramente.

C: Questa è una cosa che sicuramente cercheremo di descrivere attraverso il video che ci hai

nominato, che metteremo senz'altro nella descrizione della puntata.

S: Dovete veramente vederlo.

Cioè a proposito di senso del dovere e tenacia, generosità, il video di Alessando fa vedere

che tutto si può fare, che se vuoi tu puoi fare qualsiasi cosa e quella è la più grande

lezione che i ragazzi mi hanno insegnato e ci insegnano a tutti, tutti i sacrosanti giorni.

C: E questo è bellissimo, tra l'altro è nominato senso del dovere/disciplina che è

una cosa su cui abbiamo toccato non abbiamo approfondito.

In effetti probabilmente diventa quasi inutile approfondirla nel momento in cui vediamo un

ragazzo che ha queste tipologie di limitazione non arrendersi ma acquisire la disciplina,

allenare la disciplina giorno dopo giorno fino a riuscire a fare qualcosa che io per

esempio non saprei fare, sinceramente, perché non so come impacchettare un prodotto e ho

le braccia e le mani, quindi è veramente incredibile.

S: Bisogna vederlo bisogna vederlo perché io non riesco mai a spiegare e la felicità

tutte le volte che è riuscito a fare.

Una cosa che mi ha detto il presidente della cooperativa che noi ringraziamo ogni giorno

o loro ringraziano diciamo, ci ringraziamo continuamente è grazie perché voi avete

dato uno scopo a questi ragazzi, loro vengono in cooperativa dove devono passare grande

parte della giornata perché si sentono parte di un progetto.

Il progetto Perpetua senza di loro avrebbe perso tantissimo.

E non lo raccontiamo spesso perché non ci piace, loro ci hanno chiesto di raccontarlo

perché hanno voglia di sentirsi protagonisti.

Noi la viviamo di non fare quelli che lavorano con la cooperativa, però giustamente mi hanno

detto no parlane per favore, parla di noi perché i ragazzi hanno bisogno di questo

e quindi molto volentieri, parlo di una parte importante della vita.

C: Susanna, siamo in chiusura della nostra chiacchierata, mi piacerebbe che condividessi

con noi un suggerimento pratico su come allenare la disciplina che tu hai sembrerebbe nel dna!

Sei una macchina da guerra, hai obiettivi, sei precisa in quello che intendi raggiungere.

Alcune di noi fanno un pochino di fatica ad avere quella disciplina e quella costanza.

In chiusura dell'episodio quindi una volta che abbiamo finito di guardare il video e

di ascoltare l'audio di questa puntata, come possiamo fare per iniziare con la disciplina

giusta?

S: Allora io dico sempre che sono la terza figlia femmina di un generale dell'esercito

italiano, questo spiega molte cose, io sono nata vivendo in caserma quindi più disciplina

di questa!

Quindi è nata con me però, come tutte le cose, poniamoci degli obiettivi, andiamo per

obiettivi, piccoli piccoli e cominciamo a raggiungerli e andiamo su quello dopo.

Io dico è un allenamento, è un allenamento continuo e costante.

Ci sono dei momenti in cui veramente mi verrebbe voglia di caricarmi il mondo e trasportarlo,

quello fa parte di un energia del carattere e la disciplina.. io dico sempre “cominciate,

per favore cominciate, cominciate!”

che se credete in qualcosa che per voi ha un senso andate avanti a piccoli step!

Io adesso ho raccontato una vita imprenditoriale di tanti anni.

Se dovessi raccontare tutte le aziende in cui siamo andati a raccontare questa nostra

idea, la fatica cioè non abbiamo mollato mai però facevamo dei piccoli passi ogni

volta, quindi allenatevi con degli obiettivi su quello che volete fare.

Fare le imprenditrici per una donna, io ho fatto solo questo, non riesco a immaginare

altro, è un lavoro meraviglioso, te lo costruisci, poi puoi creare tutto quello che vuoi.

E poi credo fortemente che le donne saranno parte del grandissimo cambiamento in atto,

a livello proprio delle imprese, di processi produttivi, di materiali perché e perché

siamo forti dai!

Adesso.. adesso io non sono una femminista di quelle che vanno in piazza, però io ho

sempre voluto le donne perché sono determinate a voler raggiungere, hanno bisogno di rivalsa

in qualche modo e quindi la strada per la disciplina, se vogliono trovarla ognuno e

ognuno di noi sa perfettamente qual è il piccolo sarà solo a cominciare a fare.

C: Bellissimo, grazie Susanna tantissimo per questa chiacchierata!!

S: Grazie tante a voi e un bacio a tutte le Girls!

C: Vi ricordo che i punti della puntata, i punti dell'episodio saranno scritti minuto

per minuto suddivisi minuto per minuto sotto al post che troverete nel sito Biz-academy.it/podcast

quindi mi raccomando dateci un'occhiata e lasciateci un commento con quella che di queste

8 è la qualità su cui sapete dovete lavorare e condividete per favore che cosa farete per

cominciare a farlo concretamente!

Noi ci vediamo alla prossima puntata di Impact Girl!

S: Grazie mille.

C: Questo è tutto per la puntata di oggi, spero di averti dato qualche utile spunto

che potrai implementare sin da subito.

Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico e proficuo è parte dei

tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz Academy puoi farlo visitando il sito Biz-academy.it

noi come sempre ci sentiamo e vediamo alla prossima puntata di Impact Girl [Musica]


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alla fine.

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po' di tempo, ha reso il riuso, il riciclo dei materiali esistenti parte integrante della

propria identità aziendale.

Questo è soltanto una delle cose che Susanna fa ma non è tanto il progetto quanto l'animo,

la determinazione e la grinta che questa donna è riuscita a portare e tuttora porta in ogni

singolo lavoro che fa e progetto che porta avanti.

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in pratica, se ci troviamo nello stesso percorso o qualche passo più indietro, ma soprattutto

per esempio di tenacia, di determinazione, di resilienza di cui la tua storia è disseminata.

Da qui abbiamo pensato di affrontare insieme quelle che sono le 8, anche se 8 è un numero

arbitrario però le abbiamo individuate ad otto, qualità che ogni imprenditrice deve

in qualche modo coltivare o acquisirà suo malgrado perché poi probabilmente alcune

di queste ti arrivano...

S: Quest'ultima osservazione ai più esatta bisogna acquisirle per forza che tu ce l'abbiano

prima o poi alla fine di una vita imprenditoriale scopri che ce l'hai.

C: E la prima che tu mi ha illuminato e forse la più difficile, almeno lo è per me, forse

per una questione di orgoglio non lo so.. però è imparare a perdere come parte del

gioco.

Allora aiutaci a capire come diavolo facciamo a imparare a perdere come parte del gioco,

senza scoraggiarci naturalmente.

S: Ecco allora diciamo che io ho avuto la fortuna di cominciare a perdere abbastanza

in fretta nella mia vita lavorativa.

Una breve storia: sono laureata in legge e non volevo fare l'avvocato, ma per far contento

mio padre ho partecipato al famoso concorso per il posto sicuro e certo, che era un posto

in banca.

Perché dovete sapere che negli anni ottanta lavorare in banca, in un ufficio legale era

una cosa per un genitore per la figlia una cosa fantastica.

Quindi ho fatto il liceo classico, io ho passato la mia estate della laurea invece di far festa,

viaggi eccetera.. a studiare ragioneria, perché questo accidenti di concorso che sono andata

a far a Roma prevedeva questo tipo di preparazione.

E mi sono presentata a questo concorso.

Ho fatto questo concorso, congratulazioni bravissima e tutto quanto eccetera insomma,

questo concorso io non lo passo.

Non lo passo nonostante non abbia sbagliato nulla.

Da lì comincia forse la tenacia del caso.. ma fatemi capire, cosa deve fare uno per passare

un concorso?

Uno risponde tutto giusto, il compito è giusto eccetera e lì la famosa risposta consolatoria

che mi è stata data: “bravissima, guarda, veramente!

Peccato che per questo lavoro non abbiamo mai previsto una donna!”.

Cioè un ufficio legale della banca allora, per fare un certo tipo di carriera, una donna

non era prevista.

E a quel punto allora penso “siete scemi” cioè.. ditelo prima che volete un uomo..

ma non si poteva perché la legge non lo consentiva.

Quindi questa è stata la mia prima “gara persa” in qualche modo, dove però ho capito

che i giochi erano un po' truccati.

E lì ho deciso che proprio questo “aver perso” è stato l'inizio del mio percorso

da imprenditrice, dove ho pensato che non volevo essere mai più misurata per il genere

che rappresentavo ma per i risultati che avrei ottenuto.

E quindi l'unica cosa con mi è venuta in mente è stata di cominciare a provare un

mondo che aveva a che fare con le vendite, con il commercio, perché lì sono numeri

e quindi o li raggiungi o non li raggiungi.

Non importa se sei uomo o donna, tu hai un obiettivo da fare, lo devi fare e lo devi

seguire.

Devo dire che sono stata molto aiutata perché da ragazzina ho fatto nuoto agonistico e dagli

11 ai 17 anni, e lì è normale perdere le gare.

Tu ti alleni per vincerle e quando perdi è assolutamente normale, il messaggio è devo

allenarmi meglio, devo essere più precisa nel far le cose, devo migliorare lo stile

perché la prossima volta voglio vincere.

E in piscina vince chi fa il tempo migliore.

Quindi io avevo avuto la fortuna nello sport dove perdere è normale, anche i campioni

ogni tanto perdono e quindi fa parte del gioco.

C: Quindi possiamo dire che più ci abituiamo a perdere, forse più resilienti diventiamo

perché se l'accettiamo come regola del gioco riusciamo anche a evitare quella reazione

emotiva che poi si offusca perché ovviamente una perdita rischia poi di renderci frustrate,

di cominciare a pensare che siamo un fallimento e quindi dobbiamo imparare a separare..

S: Esattamente, quello che posso dire è che ogni volta che va qualcosa male, capita, per

me è una lezione.

Cioè se tu vivi “il fallimento”, “l'aver perso qualcosa” come un momento della tua

crescita per capire perché e per come e migliorare la prossima volta, quello non è aver perso,

fa parte assolutamente di un normale percorso che è il tuo lavoro.

Cioè non c'è nessuno che parte “bim boom bam!”, sono pochi i casi, ma per la stragrande

parte delle persone il percorso se lo costruisce, se lo fa e chiaramente sbaglia.

Quindi lo trovo normale.

È chiaro che il concetto di dire “sbaglio sempre tutto quello che faccio” probabilmente

devi analizzare meglio che cosa è successo e cambiare la strada perché poi se sbagli

e continui fare le stesse cose non è che la cosa migliore.

Però devo dire che quando qualcosa mi va male è veramente un momento in cui dico “Oh

adesso vediamo che cosa ho imparato!”.

Quindi è positivo, è solo una questione di come la intendi.

Io vedo le cose in positivo, sono cresciuta allenandomi per vedere le cose in positivo,

non sono nata così, però quello che posso dire è che molto più agevole vedere il positivo

e non il negativo.

La fatica è la stessa però a guardare la positività ti porta positività.

Io dopo tanti anni, sia come età, sia come carriera imprenditoriale, posso dire che vedere

le cose in positivo ti porta energia positiva e su questo io ho veramente certezze.

C: Fantastico!

Qual è, Susanna, la seconda qualità che va coltivata o che prima o poi dovremo acquisire?

S: Come imprenditore, se vuoi combinare qualcosa, ci vuole coraggio.

Ci vuole il coraggio che bisogna che uno trovi dentro di sé perché il coraggio non te lo

devono mai dare gli altri, è proprio qualcosa che ti senti,è un fuoco che ti viene dentro

e il coraggio te lo dà la forza della convinzione di quello che vuoi fare, quello che vuoi creare,

del messaggio e del valore che vuoi creare, perché io quello che continuo a dire è che

noi imprenditori creiamo valore, che non è solo valore economico, voi pensate alle famiglie

che un imprenditore sostiene col suo lavoro.

Quello è senso di responsabilità e nello stesso tempo aver il coraggio perché se non

hai un po' di coraggio prima o poi questa cosa un po' la paghi, soprattutto nei tempi

in cui siamo ora, dove tutto sta cambiando e devi avere il coraggio di lasciare la tua

zona di comfort che hai conquistato con fatica, però deve avere il coraggio di lasciarla

sennò tra un po' questa zona di comfort si può trasformare in un problema insomma.

Quindi l'altra cosa è il coraggio di lasciare la zona tranquilla che ti sei creata e riproporti

sempre con coraggio.

C: Il che, tra l'altro, si ricollega molto al primo punto che abbiamo detto e quindi

accettare di perdere come parte del gioco perché quando ovviamente ci facciamo coraggio

e ci buttiamo, scendiamo in campo seppur con tutta la preparazione del caso, può succedere

che che qualcosa vada storto, anche perché l'impegno si controlla, quello che non si

controlla è il risultato che va fuori dal nostro, dal nostro reame di gestione diretta.

Un esempio Susanna tratto dalla tua storia che ritieni l'esempio più emblematico di

coraggio che può in qualche modo dare la carica che ci sta ascoltando?

S: Ce ne sono tanti chiaramente, però diciamo che in questo “lasciare la propria zona

di comfort per riproporsi” c'è stato in un momento della mia vita imprenditoriale

avevo un socio col quale avevamo completamente diversità di vedute.

Quindi avevo un'azienda che aveva già molti anni, tutta la struttura creata con fatica,

era a Bologna, io nel frattempo ero sposata e avevo tre bambini a Vicenza.

Quindi diciamo che era situazione di questo tipo e il coraggio di cambiare le carte del

gioco, quando capisci che le vedute tue e della persona con cui hai lavorato non so

più le stesse.

E vi assicuro che lasciare una struttura sistemata, spostare tutto a Vicenza.

Prendere le persone che lavoravano con me e dire “ragazzi, chi mi vuole seguire mi

segua, avrà il suo posto però devo tornare a casa dalla mia famiglia” e ricomincio

da capo con un ramo di un'azienda che è proprio quello del recupero riciclo dei materiali

che quello che mi è sempre stato caro..insomma ragazzi è bella forte!

Ho avuto una persona che mi ha seguito perché non era semplice, gli altri sono rimasti col

mio ex socio il quale ha continuato l'attività, ed era sempre una donna.

Ci siamo trovate io e lei nel 2006 da sole, a riprendere in mano le redini di tutto il

gioco.

Lei si è trasferita, era il mio braccio destro, il moroso l'ha lasciato lì, è dovuto andare

lui avanti e indietro però è stata vicina a me e da lì abbiamo ricreato uno spettacolo,

uno spettacolo!

E lì c'è stato coraggio perché ti prendi la responsabilità di portar via una persona

del suo luogo, dalla sua famiglia e tutto e dire “seguimi perché vedrai che ti faremo

una bella strada assieme” e quindi c'è voluto il coraggio di cambiare tutto.

C: E anche flessibilità, immagino, che è un'altra qualità importante.

Poi sono tutte collegate tra loro chiaramente, però avere il coraggio di buttarsi, accettare

che si può anche fallire, imparare a capire che ogni fallimento ha una lezione, implica

per forza di cose un'agilità di gestire il cambiamento.

Nel senso che non sappiamo mai quello che può capitare realmente.

Dicci qualcosa in più sull'aspetto della flessibilità, anche dal punto di vista aziendale,

non solo personale.

S: Allora qua un po' gioco in casa nel senso che noi siamo nati flessibili perché in poche

parole mio lavoro è stato, una volta che sono poi uscita da Mondadori, che è stata

un po' la mia maestra in quello che è tutta la mia esperienza commerciale, quando poi

sono rimasta da sola senza più questo grande nome alle spalle, che cosa ho scoperto?

Che nel settore che trattavo io, che era quello degli oggetti per la comunicazione aziendale

per le aziende, c'era monopolio cinese.

Quindi io, che avevo imparato che la vendita professionale era vendita di valori non di

oggetti perché quindi vendevo cultura, vendevo arte per Mondadori, vendevo quello che c'era

dietro la lettura di un'opera letteraria.

E quindi non sono mai riuscita a creare una rete commerciale che si basasse solo sul prezzo.

Cioè io non saprei vendere qualcosa parlando solo di prezzo, proprio non è nel mio DNA.

Per cui ho creato una nuova attività che partiva dal creare oggetti per l'azienda,

partendo dai loro scarti.

Quindi ho dovuto essere flessibile perché praticamente il lavoro che è iniziato nel

94 ma diciamo che nel 97 ha preso piede, era quello di andare delle aziende a chiedere

“ma scusate voi che cosa buttate via dal vostro processo evolutivo, cosa buttate via?”

il materiale era allungarsi, potevano essere i pneumatici, poteva essere della plastica,

poteva essere della carta, poteva essere il tessuto, qualsiasi cosa.

E la gara era “ma se io ti faccio l'oggetto che vuoi tu utilizzando i tuoi scarti, tu

me lo compri?”

E tutti dicevano di sì.

A quel punto cominciava la gara da cui l'agonismo è stato “quindi, riusciamo a fare qualcosa

riusciamo a vendere il valore del suo scarto e fanno un oggetto di design bello che loro

poi possano promuovere?”

Quindi sono tutto dovuto essere flessibile perché non sapevo mai che materiale era,

che tipo di produzione dovevo fare, che budget avevo.

Quindi io ho cresciuto un'azienda grazie alle richieste dei clienti di oggetti che nessuno

aveva mai fatto prima.

E a volte c'erano veramente richieste particolari, quindi la flessibilità sulla produzione,

su dove va al mercato me la comandano i clienti, perché io tutt'oggi faccio gli oggetti che

vuole il cliente, partendo dai suoi scarti e lui mi può chiedere quello che vuole.

C: Cosa suggerisci a chi magari non ha avuto la possibilità di allenare questa qualità

della flessibilità by default perché parte della logica aziendale?

S: Comincia!

Comincia ad allenarti.

Perché ho le mie piccole convinzioni personali: se tu non sei flessibile le grandi aziende

faranno fatica ad essere flessibili perché hanno processi produttivi che sono costati

un sacco di soldi.. noi siamo piccoli abbiamo questa grande fortuna, che se noi ascoltiamo

le esigenze del cliente sul serio, invece di dire “non ce l'ho, non posso, non ce

la faccio” perché ci costa fatica ma li seguiamo, sono loro che ci danno le indicazioni

di dove va il mercato e loro ci dicono cosa va.

Il mio cliente è il mio miglior socio è il mio investitore e lui mi dice quello che

non trova, perché sennò non viene da me.

Sennò apre, vai su internet e su internet trovi di tutto.

Quando uno arriva me è perché quella cosa fa fatica a trovarla e io sono pronta a dirgli

“si ci provo e ce la faccio e te la faccio”!

Quindi la determinazione è tanta.

Quindi è un allenamento, va fatto, si comincia da poco però la cosa più importante è allenatevi

a lasciare la vostra zona di comfort, che non vuol dire rivoluzionare ogni volta però

fare dei piccoli cambiamenti che costano fatica, perché questo vi permette di stare sul mercato

e inseguite le vostre idee.

C: Hai parlato di determinazione, che mi piacerebbe collegare a tenacia, che è un'altra qualità

che avevamo discusso e che mi avevi indicato come sicuramente una qualità chiave anche

questa legata a tutte le altre.

Ti chiedo, nel momento in cui un cliente mi dice no, può dirmi no una volta e, in quel

caso magari, se non mi faccio prendere dallo scoraggiamento e acquisisco il coraggio di

riprovare posso provare un'angolazione diversa, mi dice di nuovo no.

La domanda è: quando so che è il caso di continuare a persistere e quindi dover essere

tenace nella mia idea, nel mio percorso, nella mia direzione e quando invece magari è il

momento di essere flessibile, di dire aspetta la tenacia in questo momento la parcheggio,

cerco di essere flessibile, creativo, cambio direzione e poi utilizza la tenacia in una

nuova strada?

S: Allora io ragiono in questo modo..

Per me tenacia non è intesa come insistere con un cliente per farsi dire di si, non è

la lezione che Mondadori mi ha insegnato e non è la vendita di un professionista.

La tenacia è sentirsi dire di no - fallimento - capire come rigiocare, capire perché ti

ha detto di no, chiederglielo se non lo capisci, se non ci arrivi chiediti “perché mi dice

di no'” quindi ti dai una risposta, quindi ascoltare la persona che ti parla.

Non siamo più abituati ascoltare nessuno, il mio lavoro è ascoltare quello che dicono.

In quel momento non ho magari niente da dargli.

Aspetto.

Magari penso di averlo trovato, ci riprovo.

Mi dice di nuovo no.

Possono passare 3 anni, 4 anni ma io non mi dimentico quel no e quando penso che adesso

è cambiato il momento, è cambiata la situazione di poter avere ancora qualcosa di nuovo, cerco

di dargli quello che lui sta cercando.

E a volte riesco, ma noi abbiamo avuto clienti che ci hanno detto sì dopo 4-5 anni ma non

perché abbiamo insistito perché dopo cinque anni abbiamo trovato quella soluzione che

quattro anni prima non eravamo evidentemente di grado di dargli maniera soddisfacente.

Il no noi non ce li scordiamo perché sono quella famosa prova di imparare a perdere

per poi vincere quelli sono i più grandi soddisfazioni.

C: E possiamo collegare questo aspetto anche all'aspetto della lungimiranza so che per

te lungimiranza ha anche un altro significato ancora più profondo, però il fatto di essere

lungimirante nella mia relazione con i clienti può essere, o con i miei interlocutori, chiunque

qualunque sia il ruolo che poi svolgono nella mia impresa, perché ci sono interlocutori

magari che per i quali non sono pronta oggi ma per i quali potrei esserlo più avanti,

senza pensare che mai riuscirò a raggiungerli.

S: Certo può anche darsi che non riuscirò mai a raggiungere perché non è detto cioè

non è che noi abbiamo bene per tutti, andiamo bene per un certo tipo di persone.

Ma allora diciamo che ho due sensi di lungimiranza.

La lungimiranza per me è essere riuscita a portare avanti un'idea che per me era semplicemente

di buon senso, lavorare nel rispetto della niente e pensare alle persone e non solo al

vantaggio economico, è una cosa per me di buon senso nella vita di un imprenditore,

non è che ho inventato niente.

Le donne sono persone di buon senso, si sa.

Quindi io ho seguito tutta questa strada nella convinzione che prima o poi ci si sarebbe

arrivati che il cliente che si accorge che tu hai il massimo rispetto su quello che ti

chiede, non gli dai una cosa qualsiasi, gli dai quello che esattamente lui richiede.

Per cui crei un'azienda flessibile perché se nella vita facessi solo quaderni o solo

penne potrei soddisfarne una parte, ma livello di oggetti noi veramente facciamo oggetti

a 360 gradi, perché ci siamo strutturati in questo modo, per poter lavorare in questo

senso.

Quindi intanto la lungimiranza di capire che il tuo percorso iniziale in cui sei sola,

perché noi veramente non c'era un accidente di nessuno quando siamo partiti, è un discorso

che ha talmente buon senso che tu devi continuare in questa strada, perché prima o poi arriverà

ai tu e arriveranno gli altri.

Quindi questa è l'idea mia della lungimiranza.

L'altra idea di lungimiranza invece è quella che mi sta più cara e di cui abbiamo parlato

è che a un certo momento nella vita d'imprenditore tu devi assolutamente aver presente il tempo

che ti rimane.

E questa è stata una grande intuizione di cui prenderò sempre grazie a questo medico

che in questa riunione in cui tutti parlavano il valore del tempo in azienda quindi tutti

i veloci eccetera quando è intervenuto lui a parlare del tempo e del suo lavoro disse

“Signori io il mio lavoro parla del tempo che rimane, quello di cui non parla mai nessuno”

quindi niente da dire.

Io ho cominciato a fare l'imprenditore nel 1983 con Mondadori perché io avevo un'agenzia

generale ma ero io che pagavo i conti, c'era un fatturato, non guadagnavo.

Quindi dell'83 stiamo parlando.

Quando ho sentito questo discorso era il 2016 credo 15 o 16 improvvisamente capisci che

il tempo è passato, perché in tutta questa energia imprenditoriale tu dimentichi gli

anni che sono passati perché stai continuando a scoprire, ti senti sempre ragazzina però

non c'è niente da fare, io ho 61 anni.

Questa è una cosa che non porta via nessuno e ho creato qualcosa che ha valore, per me

ha valore, ma soprattutto è d'ispirazione a un sacco di gente.

A questo punto pensi “e vabbè però quando io non ci sarò più?

Se mi succede qualcosa?”

cosa ne sarà dei miei clienti, delle mie persone e quindi lì la lungimiranza per me

adesso è passare il testimone, non perché io abbia intenzione di mollare, perché chiaramente

non ci penso neanche, però qualcuno deve avere l'eredità di nozioni, di tutto quello

che ho imparato per poter portare avanti il tuo discorso.

E su questo l'altro grande valore che porto, che secondo me è fondamentale nella gente

è la generosità.

Tu devi essere generoso nel passare le cose.

Non vorrei passare con un però come quella generosa che manda in giro.

Io sono fortemente portata al fatturato, io vivo per obiettivi, in ufficio da me sanno,

noi sappiamo cosa facciamo dall'inizio dell'anno, siamo molto motivati, però il mio vantaggio

in questo momento imprenditoriale non personale è quello di passare agli altri quello che

ho imparato, perché ho imparato qualcosa che ha portato una piccola azienda a essere

internazionale.

Ho portato una piccola azienda a fare brevetti.

Quindi io ho bisogno di dire ai giovani, parlo dei giovani perché considero la mia generazione

chi l'ha capita l'ha già capita, non gliela insegno io e veramente la mia lungimiranza

è crescere tramite gli altri, perché noi stiamo crescendo in questo momento attraverso

i giovani a cui abbiamo veramente passato le nostre conoscenze, che in alcuni casi sono

abbastanza uniche, in effetti.

C: Susanna, ti faccio un ultima domanda, no intanto voglio chiederti a proposito della

generosità di descriverci il bellissimo progetto che portate avanti con i ragazzi disabili

perché mi ha colpito molto quando me l'hai riscritto e vorrei che fosse qualcosa che

conoscono tutti.

S: Beh allora noi ci occupiamo di facciamo oggetti che devono avere dei valori e parliamo

di recupero riciclo di materiali parliamo di attenzione alle persone agli altri ecc.

Noi siamo molto attenti a tutta la filiera dei nostri prodotti, per noi importante che

io ho solo un materiale di riciclo ma poi chi è che fa gli oggetti che noi produciamo,

chi fa i packaging e chi fa propri confezionamenti.

Il nostro incontro con la Fraglia è stato un incontro fortunatissimo perché io ho sempre

voluto lavorare con le cooperative però ho sempre avuto un pò il timore di stare anche

molto attenta con che tipo di cooperativa lavoravo.

Io ho avuto la grandissima fortuna di avere un padre che ha un ragazzo disabile che si

è presentato da noi e ci ha chiesto se per favore potevamo dare un lavoro alla cooperativa

di cui il figlio faceva parte.

E io ho detto “sì, perché no, ma cosa posso dargli da fare?”

E lui “qualsiasi lavoretto manuale, di qualsiasi tipo”, e noi ne abbiamo tanti di lavori

manuali da fare, volentieri.

Ci sediamo, capiamo come funziona, i costi perché poi un imprenditore rientra nei costi

del prodotto è la risposta che mi ha ucciso è stata “Guardi, non si preoccupi di questo,

noi vogliamo che i nostri ragazzi non guardino un muro bianco tutti i giorni, noi abbiamo

bisogno che si sentano ancora utili per la comunità, che facciano delle cose”.

Allora, apparte che mi sono sentita un verme, nel senso io ero già lì che pensavo ai costi,

lì mi ha ucciso.

Sono entrata in questo mondo La Fraglia.

Allora, La Fraglia è l'unica cooperativa in Italia, poi ho scoperto, che prende qualsiasi

tipo di disabilità, vuol dire che nel lavoro ci sono dei ragazzi che fanno il nostro confezionamento,

e mi piacerebbe potervi poi passare un video da trasmettere, di cui abbiamo avuto autorizzazione

dove c'è Alessandro, per esempio, che è su una carrozzina; non può usare mani e braccia,

adesso non mi ricordo che tipo di problema ha.

Ha una bacchetta sulla testa e con questa bacchetta confeziona i nostri prodotti.

Non posso descriverlo e non posso descrivere la gioia di questo ragazzo ogni volta che

con questa bacchetta riesce a confezionare qualcosa.

È una forza che lui da a noi, non so come spiegare.

Il lavoro che fanno, la gioia e la gratitudine che abbiamo ormai vicendevolmente nell'aiutarci

è qualcosa di grande, tant'è vero che il nostro e-commerce l'abbiamo dato a gestire

a loro.

Non ci interessa, magari avremo qualche pecca in più, ma chissenefrega.

Ci danno talmente tanto sti ragazzi che io non riuscirò mai a descriverlo, veramente.

C: Questa è una cosa che sicuramente cercheremo di descrivere attraverso il video che ci hai

nominato, che metteremo senz'altro nella descrizione della puntata.

S: Dovete veramente vederlo.

Cioè a proposito di senso del dovere e tenacia, generosità, il video di Alessando fa vedere

che tutto si può fare, che se vuoi tu puoi fare qualsiasi cosa e quella è la più grande

lezione che i ragazzi mi hanno insegnato e ci insegnano a tutti, tutti i sacrosanti giorni.

C: E questo è bellissimo, tra l'altro è nominato senso del dovere/disciplina che è

una cosa su cui abbiamo toccato non abbiamo approfondito.

In effetti probabilmente diventa quasi inutile approfondirla nel momento in cui vediamo un

ragazzo che ha queste tipologie di limitazione non arrendersi ma acquisire la disciplina,

allenare la disciplina giorno dopo giorno fino a riuscire a fare qualcosa che io per

esempio non saprei fare, sinceramente, perché non so come impacchettare un prodotto e ho

le braccia e le mani, quindi è veramente incredibile.

S: Bisogna vederlo bisogna vederlo perché io non riesco mai a spiegare e la felicità

tutte le volte che è riuscito a fare.

Una cosa che mi ha detto il presidente della cooperativa che noi ringraziamo ogni giorno

o loro ringraziano diciamo, ci ringraziamo continuamente è grazie perché voi avete

dato uno scopo a questi ragazzi, loro vengono in cooperativa dove devono passare grande

parte della giornata perché si sentono parte di un progetto.

Il progetto Perpetua senza di loro avrebbe perso tantissimo.

E non lo raccontiamo spesso perché non ci piace, loro ci hanno chiesto di raccontarlo

perché hanno voglia di sentirsi protagonisti.

Noi la viviamo di non fare quelli che lavorano con la cooperativa, però giustamente mi hanno

detto no parlane per favore, parla di noi perché i ragazzi hanno bisogno di questo

e quindi molto volentieri, parlo di una parte importante della vita.

C: Susanna, siamo in chiusura della nostra chiacchierata, mi piacerebbe che condividessi

con noi un suggerimento pratico su come allenare la disciplina che tu hai sembrerebbe nel dna!

Sei una macchina da guerra, hai obiettivi, sei precisa in quello che intendi raggiungere.

Alcune di noi fanno un pochino di fatica ad avere quella disciplina e quella costanza.

In chiusura dell'episodio quindi una volta che abbiamo finito di guardare il video e

di ascoltare l'audio di questa puntata, come possiamo fare per iniziare con la disciplina

giusta?

S: Allora io dico sempre che sono la terza figlia femmina di un generale dell'esercito

italiano, questo spiega molte cose, io sono nata vivendo in caserma quindi più disciplina

di questa!

Quindi è nata con me però, come tutte le cose, poniamoci degli obiettivi, andiamo per

obiettivi, piccoli piccoli e cominciamo a raggiungerli e andiamo su quello dopo.

Io dico è un allenamento, è un allenamento continuo e costante.

Ci sono dei momenti in cui veramente mi verrebbe voglia di caricarmi il mondo e trasportarlo,

quello fa parte di un energia del carattere e la disciplina.. io dico sempre “cominciate,

per favore cominciate, cominciate!”

che se credete in qualcosa che per voi ha un senso andate avanti a piccoli step!

Io adesso ho raccontato una vita imprenditoriale di tanti anni.

Se dovessi raccontare tutte le aziende in cui siamo andati a raccontare questa nostra

idea, la fatica cioè non abbiamo mollato mai però facevamo dei piccoli passi ogni

volta, quindi allenatevi con degli obiettivi su quello che volete fare.

Fare le imprenditrici per una donna, io ho fatto solo questo, non riesco a immaginare

altro, è un lavoro meraviglioso, te lo costruisci, poi puoi creare tutto quello che vuoi.

E poi credo fortemente che le donne saranno parte del grandissimo cambiamento in atto,

a livello proprio delle imprese, di processi produttivi, di materiali perché e perché

siamo forti dai!

Adesso.. adesso io non sono una femminista di quelle che vanno in piazza, però io ho

sempre voluto le donne perché sono determinate a voler raggiungere, hanno bisogno di rivalsa

in qualche modo e quindi la strada per la disciplina, se vogliono trovarla ognuno e

ognuno di noi sa perfettamente qual è il piccolo sarà solo a cominciare a fare.

C: Bellissimo, grazie Susanna tantissimo per questa chiacchierata!!

S: Grazie tante a voi e un bacio a tutte le Girls!

C: Vi ricordo che i punti della puntata, i punti dell'episodio saranno scritti minuto

per minuto suddivisi minuto per minuto sotto al post che troverete nel sito Biz-academy.it/podcast

quindi mi raccomando dateci un'occhiata e lasciateci un commento con quella che di queste

8 è la qualità su cui sapete dovete lavorare e condividete per favore che cosa farete per

cominciare a farlo concretamente!

Noi ci vediamo alla prossima puntata di Impact Girl!

S: Grazie mille.

C: Questo è tutto per la puntata di oggi, spero di averti dato qualche utile spunto

che potrai implementare sin da subito.

Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico e proficuo è parte dei

tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz Academy puoi farlo visitando il sito Biz-academy.it

noi come sempre ci sentiamo e vediamo alla prossima puntata di Impact Girl [Musica]