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Impact Girl di Cecilia Sardeo, 5 Strategie di Content Marketing per far Crescere il Tuo Brand - YouTube

5 Strategie di Content Marketing per far Crescere il Tuo Brand - YouTube

Ciao e benvenuto ad una nuovissima puntata di Impact Girl, la protagonista di oggi è

Silvia Rossi, giornalista, attrice e cofondatrice del progetto “I trentenni” insieme alla

quale esploreremo al mondo del Content Marketing per far crescere il nostro brand.

Prima di buttarci in questa nuova puntata ti invito come sempre a dare un'occhiata al

sito Biz-academy.it e oltre all'occhiata ad iscriverti gratuitamente alla newsletter del

podcast Impact Girl, non soltanto per ricevere tutte le puntate in uscita ogni mese, sia

in versione audio che in versione video, ma anche, e soprattutto, per ricevere le email

Biz Confidential, cioè piccoli spunti pratici estremamente potenti per far crescere la tua

attività che condivido solo ed esclusivamente via mail [Musica]

Ciao a tutti e benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl oggi approfondiamo

il tema Content Marketing che è una sorta di incubo per chi si approccia al mondo del

digitale cercando di creare dei contenuti di valore, sia per l'aspetto logistico che

poi per l'aspetto creativo di sviluppo dei contenuti. Lo facciamo con qualcuno che di

content marketing ne fa parecchio: Silvia Rossi.

C: Ciao Silvia!

S: Ciao grazie mille dell'invito e sono felicissima di essere qui !

C: Grazie a te per essere qui con noi! Tu Silvia sei molte cose: sei un'autrice, sei

un'attrice, sei giornalista, hai fondato nel 2013 il progetto “I trentenni”, che vi

consiglio caldamente di andare a vedervi, non solo ma soprattutto visto che parliamo

di content marketing a proposito di questo, e sei anche parte della team che ha dato vita

alla trasmissione “E poi c'è Cattelan”, condotta appunto da Alessandro Cattelan e

dal 2017 lavori anche per X Factor quindi complimenti, veramente, è un bel bagaglio

esperienziale e tra l'altro il venerdì su Radio Deejay conduci anche un appuntamento

settimanale proprio all'interno della trasmissione di Alessandro Cattelan. Ora non voglio indugiare

troppo sulle presentazioni e sulle premesse perché davvero non vedo l'ora di capire,

da un punto di vista pratico, soprattutto il rapporto al tuo progetto di trent'anni

ma non solo, come sei, come siete riusciti come team a dar vita a questi contenuti così

forti e così riconoscibili tanto che vi hanno consentito di crescere un vero e proprio brand,

a livello digitale e forse non solo. Faccio solo una piccola premessa a livello di conta

il marketing per chi è un po' a digiuno di questa di questo concetto. Allora diciamo

che viviamo in un mondo io lo chiamo un po' “l'effetto discopub” quello che stiamo

vivendo in questi tempi, per cui tutti cercano di proporci qualcosa e siamo continuamente

bombardati l'effetto discopub è quello per cui tutti provano a parlarci, la musica però

è troppo alta e noi non riusciamo a sentire nulla, non riusciamo neanche più a discernere,

a meno che dall'altra parte non ci sia qualcuno che ci offra valore, quindi non soltanto ci

chieda qualcosa ma continui ad offrirci valore stabilendo con noi una relazione, una forma

di corteggiamento molto soft e continua per cui questo valore è costante, tanto da farci

innamorare di questo brand o di chi c'è dietro così che nel momento in cui questo brand,

quindi noi, abbiamo qualcosa da proporre che può essere qualcosa di che ci porta poi una

rendita perché siamo eventualmente un'attività, la persona dica “io voglio voi, non ho alcun

dubbio” perché ho creato questa relazione costante.

In questo periodo proprio per l'effetto discopub lo storytelling sta diventando sempre più

importante nella creazione e nello sviluppo del content marketing. Non si tratta solo

più di creare contenuti che ormai hanno saturato il web: i cinque trucchi per, i 5 step per..

ma si tratta di creare qualcosa che comunichi un'emozione, che vada ben oltre il semplice

ecco contenuto così immediato che possiamo creare. E qui ti chiedo subito Silvia: da

dove parto per fare questo storytelling? Come avete fatto voi?

S: Allora, ti rispondo partendo proprio dall'inizio nel senso che io insieme a Stefania Rubino

e Ilaria Sirena che sono le mie amiche socie del progetto de “I trentenni” abbiamo

sempre puntato sulla costruzione di un'identità, di una forte identità che è quella che poi

rappresenta noi, nel senso che noi siamo tre amiche differenti e abbiamo deciso di raccontare

sul web quello che siamo e quello che abbiamo vissuto, raccontando delle storie. Quindi

è lì che sta allo storytelling e lì che poi “i trentenni” hanno avuto un ottimo

successo perché non siamo mai partite da una singola cosa e l'abbiamo comunicata come

unica e stop. In tutti i content marketing che noi facciamo raccontiamo proprio partiamo

dalla storia vera, ovvero, un brand che ci chiede “devo assolutamente comunicare questa

cosa”, ok, noi la facciamo nostra, nel senso che all'interno della nostra storia di vita

quotidiana oppure di esperienze vissute come possiamo inserire il brand come possiamo andare

a raccontare l'integrazione che al brand all'interno dei trentenni, delle storie mie o di quelle

di Stefania. E quindi facciamo quel tipo di lavoro, è proprio un integrazione, la parola

giusta è brand integration e quando tu riesci a fare una brand integration spontanea, quindi

che chi ti guarda capisce che c'è un brand dietro che ti sta sponsorizzando, quindi ti

permette di andare avanti però non storce il naso perché è talmente spontanea e integrata

perfettamente nella storia che ti dice “brave”. È difficile, difficilissimo, abbiamo detto

tantissimi no perché non tutte le aziende sono senza giudizio. Perché magari uno dice

“no guarda, a me interessa che mi fa vedere la bottiglia e basta cioè non mi raccontare

troppa roba, vai dritto”.. Eh ho capito, però io per farti vedere la bottiglia devo

arrivarci a quella cosa lì. Quindi i no che abbiamo detto era sono stati quando il brand

era “no, voglio quella roba lì”, quella roba lì con noi non la puoi avere. O accetti

il nostro tono di voce, oppure noi rifiutiamo a malincuore anche a un guadagno, però sai..

C: State coerenti con quello che siete

S: Si è proprio, basta un secondo ed è per quello che la nostra storia è una storia

un po' diversa da tutte le altre perché non abbiamo fatto un picco subito dal momento

in cui abbiamo aperto il progetto dei trentenni, non abbiamo iniziato il progetto I trentenni

per dopo dire “mizzeca, dopo cinque anni che cosa mi invento?”, no. La nostra è

stata, è tuttora una crescita lenta, consapevole anche prudente ecco, perché abbiamo un'età

per cui non possiamo bruciarci quello che siamo e in questo progetto preto talmente

importante che sarebbe un peccato non sfruttarlo nel modo migliore.

Non so se ho risposto..

C: Hai risposto a molte cose! Ti chiedo un esempio concreto di bran integration

S: Guarda, l'ultimo che abbiamo fatto è uno dei più interessanti, poi te ne faccio un

altro anche propri più basic, l'ultimo è stato per Philips, per accendere la lampadina

agli utenti sul fatto che esistano le apnee da sonno. Era un progetto super interessante

perché? Perché Phillips dice noi non vogliamo che ci sia all'interno del video anche soltanto

nominare il brand, piuttosto che esagerare nel raccontare questo problema che esiste,

noi abbiamo bisogno che voi attraverso il vostro tono di voce inneschiate una curiosità,

veramente “Ah ma vuoi dire che non dormo bene per quel motivo lì?” e quindi ti scatta

poi “il sai che c'è? Che vado a farmi il test.” Quindi era più non so se il termine

tecnico è giusto dire awerness, intorno appunto al brand, al prodotto che il brand doveva

raccontare. E quello stato molto bello perché poi è stato un video che abbiamo realizzato

in maniera tale da essere spillolabile. Quindi cinque situazioni che tu puoi estrapolarti

e riutilizzare sui social del brand, piuttosto che sui nostri social per andare a appunto

raccontare cinque piccoli momenti per cui tu dici “non ho dormito perché ho mangiato

male, non ho dormito perché è stata la collega che mi ha fatto arrabbiare, non ho dormito

perché la peperonata di mia suocera è troppo pesante e invece forse non hai dormito perché

hai le apnee da sonno.” E quindi quello è stato un progetto super

interessante perché appunto eravamo stra libere di poter raccontare ovviamente tu hai

un brief dal cliente. Quindi il cliente ti dice io ho bisogno che vengano fuori determinate

cose, come vengano fuori lo decidi tu, perché ho deciso di affidarmi trentenni al vostro

tono di voce quindi fatemi nelle proposte. E quello è stato molto bello e interessante

proprio perché non c'era un prodotto fisico da inserire. Un altro esempio di branded content

che abbiamo fatto molto funzionale ma proprio molto sia in termini proprio di vendite anche

per il brand è stato con Garnier l'Oreal, le maschere in tessuto. Li abbiamo fatto proprio

un placement esagerato quindi la necessità del cliente era quello che si vedesse la maschera

in tessuto quindi che dovevi utilizzare, dovevi aprire la bustina, tirare fuori la maschera,

metterla e dire che quella maschera funzionava. Ovviamente noi accettiamo le proposte, questo

è importante, solo se davvero ci crediamo. Cioè non è che parliamo di un brand se ci

troviamo male con quel prodotto.

C: Quindi lo testate.

S: Assolutamente. Lo testiamo, ci informiamo e tutto. Se non funziona, no, non riusciamo,

anche perché poi non riesci a fare qualcosa di funzionale se non ci credi davvero cioè

stai solo fungendo. Quindi in quel caso abbiamo estremizzato l'utilizzo di questa maschera,

la parte fondamentale che dovevo uscire era che tu potevi farlo nell'arco di 15 minuti.

E quindi li qual è stato il lavoro? Che cosa fanno i trentenni, che cosa possono

fare i trentenni nell'arco di 15 minuti? Quindi porti giù il cane, stendi, aspetti il tavolo

che si libera al ristorante, fai tutta una serie di cose per cui in quei 15 minuti bam,

ti piazzi la tua maschera in tessuto e aspetti. Quindi vuol dire che durante l'attesa del

tram alla fermata “ah, quanto manca? 15 minuti? “ mi piazzo la mia bella maschera

sul tram, alla fermata del tram quindi era fortemente estremizzato, quindi è perché

doveva essere tanto presente il brand. Quindi tu hai due strade quella di estremizzare

scusami.. fondamentale per noi e l'ironia. Ho dato per scontato che conosceste il nostro

tono di voce. Le due regole principali sono ironia e verità, senza di quelle non andiamo

da nessuna parte, nello sviluppo dei video siamo sempre attenti a queste cose. Quindi

due strade dicevo quella più estrema, la comicità funziona se estremizzata in alcuni

casi.. ci sono vari tipi di comicità in quel caso avevamo scelto di intraprendere quella

strada lì. Dall'altra parte appunto raccontare una storia, varie storie, per poi dire “ma

che cosa mi stanno dicendo? C'è qualcosa che devo sapere?”, sì, eccoti, innesco

una curiosità e quindi arrivi da tutte e due le parti.

C: Esiste una sorta di.. non sono una grande fan delle formule copia e incolla, perché

difficilmente funzionano, ma esiste una sorta di modello che seguite per creare lo storyboard?

Nel senso che appunto l'ironia è un elemento che a volte è tuo proprio, a volte lo devi

costruire, quindi non è detto che venga spontaneo, lo stesso dicasi appunto per il porsi specifiche

domande che ti consentono, come quella che ci hai proposto prima cosa fa un trentenne

in 15 minuti? Sembra semplice però magari quando si trovi di fronte alla proposta di

creare un contenuto per quel brand, non è detto ti vengano. Esistono delle domande chiave,

tipo che vi fate per creare poi lo storyboard e che si possono in qualche modo riproporre

a prescindere dal video che state creando?

S: Le domande chiave allora.. si, nel senso che te le fai tu, oppure le poni a qualcun

altro. Il qualcun altro in questo caso è chi ti segue, il tuo pubblico. Per cui tu

sai che devi raccontare una storia che parla di

salvagenti e dici “ragazzi ho bisogno di sapere tutte le vostre esperienze legate ai

salvagenti”. Raccontate le più assurde, le più strane, le più strambe quindi tu

puoi chiedere aiuto a chi ti segue, perché sai che se poi vai a rappresentare qualcosa

che hanno vissuto anche gli altri hai l'immedesimazione assicurata, nel senso che proprio stai rispondendo

a una domanda che hai fatto tu però poi gliela vai a riproporre no perchè dici “cavolo”

vedono una scena e dicono “l'ho vissuta anch'io”. Quindi questa è una strada. Prima

altrimenti fai veramente una sorta di brainstorming con te stessa e con il tuo team e dici “a

noi cosa è successo? Cioè noi cosa abbiamo vissuto legato a questa cosa? Che cosa possiamo

raccontare, cosa può succedere al mare?”. E quindi inizi da un confine molto più ampio,

per poi arrivare all'utilizzo, all'inserimento nella tua storia del salvagente, in questo

caso, però si queste in realtà sono domande che ti fai o a chi ti ascolta o a te stesso,

come posso arrivare a costruire quella cosa?

C: Come avete scelto quali contenuti creare prima che arrivassero dei brand a proporvi

una brand integration, soprattutto dove avete continuato a trovare ispirazione all'inizio

quando magari l'attrazione non era così forte, per cui uno ha la sensazione che scrivi o

che crei un video di parlare a se stesso?

S: Certo allora all'inizio, è un po particolare anche in questo caso la nostra storia perché

all'inizio noi allora il progetto “I trentenni” è nato dopo l'ennesimo aperitivo in cui io

e Ilaria avevamo vissuto veramente l'ennesima delusione lavorativa due trentenni precarie

che dicono “mizzeca e adesso come cavolo facciamo a sbarcare il lunario, a ottenere,

a fare e a dire?” e Ilaria in questo caso mi ha guardato e mi ha detto “Senti Silvia,

ma.. non saremo mica le uniche a vivere questa cosa”, mettiti davanti alla videocamera,

racconta queste sfighe, racconta quello che sta vivendo questa nostra, la nostra generazione

che è una generazione di mezzo. Hai ragione. Come? Abbiamo prima aperto il

blog e quindi ho detto ragazze intanto vediamo se qualcuno ci scrive, raccontiamo la nostra

storia, cosa vuol dire essere per noi trentenni, avere trent'anni oggi e poi insomma ci verranno

delle ispirazioni. Quindi siamo partite prima nel realizzare. Volevano proprio fare una

web serie nel senso che volevamo già avere la serialità quindi un progetto web molto

ambizioso, per un progetto web era molto ambizioso. E quindi siamo partite raccontando i nostri

tre personaggi, quindi il primo personaggio era Silvia, che introduceva poi Ilaria, che

introduceva Stefania, Silvia è sempre come dire la frontwoman -usa Stefania questo termine-

perché attraverso il mio volto e le mie parole poi vado a raccontare quello che succede intorno

a me. In quel momento erano gli anni in cui, come dici tu, impazzavano le dieci cose per..

quindi molto più veloce e molto meno attenzione richiesta, quindi tu dovevi arrivare a dare

un messaggio in un brevissimo tempo, utilizzando come dire gli elementi più semplici e quindi

diciamo che il nostro progetto appunto ambizioso non avrebbe funzionato totalmente online,

perché la gente non aveva voglia di serialità. La serialità era ancora vista “come me

la guardo seduta sul divano, sullo schermo della tv”. E quindi abbiamo detto ok, iniziamo

a raccontare davvero cosa vuol dire essere trentenni in punti. Quindi abbiamo fatto i

dieci effetti collaterali dell'essere trentenni, le 5 atroci ingiustizie quando hai 30 anni

maschi contro femmine, e poi abbiamo detto ok il grande tema è trentenni e ventenni,

anche perché, scusami faccio una piccola parentesi, noi grazie al blog avevamo testato

quali argomenti funzionavano meglio nell'utente, quindi più condivisioni più messaggi, più

engagement, banalmente. E quindi dal blog noi abbiamo detto che questa cosa ha funzionato,

trasportiamola in video, chiusa parentesi, quindi la roba che funziona che funzionava

molto che ha sempre funzionato molto era 30 verso 20. Ma perché non facciamo una banalissima

intervista di coppia? Cioè non ci stiamo inventando niente però è il modo migliore

per raccontare due generazioni. E quindi abbiamo fatto il video ogni 20 verso 30 un'intervista

doppia ce l'ho io c'era un ventenne e poi la chiusa l'abbiamo fatta comica con due maschi,

quindi un trentenne e ventenne però lì era proprio pura scrittura comica e invece l'intervista

doppia che abbiamo fatto io e Arianna che era la ragazza ventenne era stra spontanea,

cioè lei è arrivata senza sapere quello che noi avremmo chiesto. E abbiamo avuto anche

culo :) Perché lei è super simpatica, super sincera,

super spontanea e quindi ha funzionato l'unione delle due cose. Poi non ti sto a parlare del

lavoro di montaggio che è necessario, fondamentale, forse è l'unica chiave che ti permette poi

di arrivare all'utente, perché comunque tu stai guardando un video quindi delle immagini,

devi dare un ritmo a queste immagini. E quindi poi abbiamo iniziato appunto con un'intervista

doppia c'è stato il primo momento di svolta, però fino ad allora noi avevamo fatto soltanto

un video brand che è stato il nostro primissimo video sponsorizzato è stato quello che abbiamo

fatto per Lindt durante l'Expo e anche in quel caso c'era stata, non anche, in quel

caso c'era stata la prima vera messa a prova non so come dire “cosa facciamo?”. E poi

da lì ecco quei video che noi abbiamo fatto senza brand sono serviti per farci notare

dai brand quindi hanno iniziato a chiamarci perché appunto il nostro tono di voce piaceva,

la nostra comunicazione era funzionale e poi ricordati che il target dei trentenni per

le aziende è proprio quello.. ideale!

C: Bellissima questa cosa hai nominato il blog come punto di riferimento iniziale che

vi ha dato qualche dritta su che cosa avrebbe potuto suscitare un maggior interesse. Come

ha raggiunto quella, anche se minima può essere, non lo so te lo chiedendo, attrazione

in quel blog attraverso i social avete fatto delle campagne a pagamento, avete giocato

di Seo.. che cosa avete fatto per riuscirci?

S: Allora abbiamo fatto banalmente cioè non siamo mai state super tecniche nel senso che

ci siamo fatti aiutare da per la gestione del sito da un'agenzia che lo fa di mestiere

che è un amico che ci ha sempre curato tutta la parte proprio “mio dio il sito è andato

in crescita, cosa dobbiamo fare” e lui c'era e poi abbiamo lavorato per tag quindi persi

o quindi adesso non userò termini magari non sono perfetta nel raccontarti quindi dei

piccoli escamotage, e poi la condivisione su Facebook. Ti dico perché noi siamo un

po' particolari perché con la scrittura di alcuni del tipo del secondo post sul blog

hanno iniziato a scriverci. Perché? Perché per i trentenni non c'era nessun punto di

riferimento online quindi siamo state brave anche fortunate nel nell'avere questa intuizione

perché se tu click i trentenni trent'anni avere trent'anni online ci siamo noi, in qualsiasi

forma, con i video, con i blog con tutto, quindi abbiamo avuto una bella intuizione

è anche un po' di culo, nel senso che appunto google poi automaticamente ci ha aiutati.

Però non abbiamo mai fatto campagne su Google sponsorizzate. L'unica cosa che all'inizio

abbiamo fatto è stata quella di Facebook, quindi per far crescere i numeri. Non ci siamo

comprati follower, facevamo delle campagne per sponsorizzare la pagina quindi investivi

delle piccole cifre per far girare il nome dei trentenni. Poi ovviamente da cinque anni

a questa parte Facebook è cambiato tutto. Anche quello bel punto da affrontare. Noi

siamo arrivati a oltre 213 mila followers su Facebook che all'inizio avevi un engagement

del 100% adesso non più, quindi non su tutti i contenuti per lo meno. Ci sono alcuni contenuti

che non gliene frega niente, altri che invece funzionano tantissimo. Non mi chiedere perché

non credo che ci sia perché è una regola. Quello lì ha capito, Mark e ha detto sai

che c'è perché devi guadagnare solo tu dalla mia piattaforma, facciamo un bell'algoritmo

per cui adesso tu non sei più felice come prima anzi ti faccio spostare su Instagram

che così almeno poi quando divento potentissimo anche su Instagram ..

C: A questo proposito si io poi ho esperienze molto simili.. non si può mai dire che esiste

un social che sia sicuro al 100%. Io i social li chiamo delle stanze in affitto. Può succedere

qualunque cosa in quell'hotel, non è di nostra proprietà, non lo controlliamo, il nostro

sito web è la nostra proprietà. Chiaro che anche il sito web può subire degli attacchi,

può succedere a qualunque cosa internet può sparire domani questo però è molto meno

probabile o per lo meno plausibile di quello che invece può succedere ad un social che

cambia l'algoritmo giustamente o ingiustamente che sia che dir si voglia per creare una win

win tra le parti. Quindi il mio suggerimento è sempre quello di utilizzare la propria

proprietà e utilizzare i social per mandare le persone a quello che ha il nostro blog,

dove inseriamo i nostri contenuti. Anche chi crea l'intero brand solo sui social a mio

avviso è molto rischioso, può andare benissimo fino a quando va, dopodiché quando la cosa

non va più ti svegli i rubinetti sono stati chiusi e non hai delle fondamenta solide a

cui le persone possono fare riferimento. Quindi grazie per aver tirato fuori questa cosa perché

credo sia fondamentale in rapporto al content marketing.

S: Ti aggiungo un'ultimissima cosa, scusami che ti ho interrotto quello che diciamo sempre

noi che non puoi improvvisarti in questo settore nel senso che per costruire davvero qualcosa,

che sia la tua persona quindi che decidi di essere tu il brand, piuttosto che un progetto

come il nostro che è molto ampio, non puoi sperare che facendo due cose ottieni il successo

anche perché il successo difficilmente lo ottieni in pochissimo tempo e non puoi proprio

diventare, adesso c'è questa parola “influencer” in 20 minuti. Sai come dire perdi 7 kg in

7 sette giorni, influencer in 20 minuti.. no.

Non esiste, devi fare un lavoro costante, continuo, non devi mai tradire il tuo pubblico

perché loro si aspettano qualcosa da te non li devi mai abbandonare, gli devi sempre dare

qualcosa di nuovo o quel qualcosa che sai che su di loro funziona tantissimo per noi

è l'amarcord quindi i giocattoli le serie tv i personaggi le icone la musica degli anni

90 degli anni 80, ma non può improvvisarti.

C: Questo è molto importante importantissimo, anche perchè è una responsabilità.

C: Bravissima è una responsabilità e se tu non sei in grado.. tu lo vuoi fare e non

hai tutti i mezzi per poterlo fare, fatti aiutare cioè affidati a chi ti può dare

una mano. Noi ad esempio, ritorno su Facebook abbiamo tutto il percorso che abbiamo fatto

l'abbiamo fatto da sole grazie a noi stessi alle intuizioni che abbiamo avuto e al successo

che ha avuto e he ha il progetto oggi Facebook. Non è più quello di prima, torno a dire,

quindi noi oggi abbiamo bisogno di qualcuno che studia Facebook per lavoro, per capire

come muoverci su Facebook perché è cambiato tutto e tu devi aggiornarti tu sempre, però

è arrivato un punto in cui non hanno più farci niente nel senso ci deve essere qualcuno

che ti deve dire cosa fare, non ci sono regole perché anche quel qualcuno dice prova a fare

la cosa

C: Però è non possiamo essere tuttologi questo credo sia fondamentale soprattutto

quando siamo all'inizio e un po' la tuttologia è inevitabile, dobbiamo un po' imparare a

farci il sito, a farci il video a farci e lì e lì ci sta ci sta però deve essere

una fase iniziale soprattutto se vogliamo anche mantenere la nostra sanità mentale

intatta a prescindere credo da qual è la dimensione che vogliamo raggiungere. C'è

chi dice beh se io voglio restare piccolo continuo a fare tutto da solo per carità

si importante che trovi il tempo per dormire, per farti una doccia, per andare in vacanza,

per stare con la sua famiglia altrimenti il gioco non vale la cadela. Silvia, mi dicevi,

quando ci siamo sentite la prima volta che ci sono state delle cose che avete seguito

secondo copione standard quindi le classiche cose che un esperto ti direbbe di fare che

però per voi non hanno funzionato. Al contrario ci sono state delle cose che avete fatto e

magari non facevano parte di quel copione e inaspettatamente mi hanno portato dei risultati.

Ci fai un esempio della prima e della seconda categoria.

S: Allora anche lì ca è mbiato nell'arco del tempo, quindi ti faccio magari il primo

esempio. All'inizio funzionavano appunto queste queste liste con questo linguaggio super facile

cioè super immediato. Noi abbiamo un pubblico di trentenni consapevole che non hanno tutto

il tempo che hanno i ragazzini quindi che non passano tutta la giornata online e quindi

scelgono il momento di scrollare la home di Instagram o di Facebook perché..perché si.

E quindi noi all'inizio neonato ma proviamo a fare appunto le dieci cose che un trentenne..

ha funzionato una volta ha funzionato due, alla terza.. basta con queste liste! Quindi

capisci che quello è un linguaggio che non apprezzano, apprezzano più un linguaggio

di contenuto e ampio o di storia quindi se vai raccontargli una storia si incuriosiscono.

Oppure e questa è una cosa che non abbiamo mai voluto fare perché non ci rappresenta

per niente: una volta abbiamo incontrato l'agenzia che voleva che entrassimo far parte del loro

la crew, del loro talent seguiti e ci ha detto “sì ragazze voi brave però vedete questi

numeri sono troppo bassi, voi per aumentare per arrivare a un milione di follower.. -cosa

che noi non abbiamo mai desiderato cioè non è quella la nostra ambizione- dovete.. vai

a farti il tatuaggio? Devi raccontarlo, vai a far la spesa? Devi raccontarlo. No, no non

siamo quella cosa lì siamo una roba diversa, non possiamo farlo. Abbiamo provato a farlo.

Non gliene frega niente a nessuno cioè a nessuno. Non gli interessa. Se tu vai a far

la spesa e dici ok entro e devo prendere due cose invece ci con 50 robe, ti fai la foto

la storia e dici “raga, dovevo prendere solo le uova ..guardate!” si succede anche

a me, immedesimazione e lì si che funziona. Ma se tu dici “oggi devo andare a fare la

spesa a comprare.. cosa compro? La cicoria o.. no.. non funziona quindi quello stato

nelle prove secondo copione devi fare quello che abbiamo fatto non hanno funzionato. Invece

cose che hanno funzionato inaspettatamente, cavoli lì sto pensando un esempio efficace..

forse la primissima volta che abbiamo proposto un contenuto della nostra infanzia, quindi

magari con noi. Tipo la foto che ho condiviso io con Jason dei Take That, quella roba lì

ha innescato tutta una serie di ricordi. Però si, tu dici ok, questo è condivisibile, però

non ti aspetti così tanta empatia, così tanta condivisione e così tanto bisogno di

raccontare la loro esperienza a noi. Quindi quella roba è stata stra inaspettata e superbella

in realtà perché appunto un conto sono le storie di vita che cambiano a 30 anni che

se insoddisfatto che ci raccontano ci hanno sempre raccontato dal giorno 1. Un altro è

un anch'io ho vissuto quella roba lì: te la racconto , e ti raccontano i fatti loro,

e quella roba lì a in è stata inaspettata però super funzionale. Come la usiamo? Ok

allora banalmente l'anno scorso iniziato a fare intervento in radio con Alessandro e

e l'ho usata per quello nel senso che il mio intervento in radio era raccontare determinate

cose legate ovviamente agli anni 90 e agli anni 80. Quindi io sceglievo un tema ogni

settimana avevo visto che funzionava molto la condivisione delle esperienze regate a

un avvenimento o a un oggetto e quindi ho detto questo il modo migliore per avere informazioni

e poi per raccontarle pubblicamente attraverso un microfono che non sia soltanto quello dei

nostri canali ma di una radio importante come Radio Deejay e quindi l'ho sfruttato in quel

modo, l'ho sfruttato in modo proprio positivamente perché poi appunto chi mi sentiva mi chiedeva:

perché la settimana prossima non racconti di quando ti sei buttata col top spin a Gardaland,

tutte quelle robe che poi che aiutano loro a dire “ma vi ricordate quel giocattolo,

ma vi ricordate quella roba lì, io mi ricordo mia nonna e quindi quella roba è stupenda.

Però è stata un po' inaspettata, nel senso che non è così scontato che chi ti segue

abbia voglia di raccontare i fatti i suoi, abbia voglia di condividerli poi.

C: Assolutamente! Ci deve essere un po' quella sorta di identificazione di cui abbiamo parlato

all'inizio, per cui sono come voi. E credo che questo sia una caratteristica molto, a

mio avviso la trovo una carta vincente, ma non da utilizzare in maniera strumentale è

un po' l'autenticità, il fatto di non mettersi, in qualità di influenze perché poi influencer

a qualcuno che ha un seguito particolari di persone abbastanza significativo per cui comincia

ad esercitare un'influenza su quelle persone attraverso il messaggio che comunica. Quando

invece che metterci su un piedistallo ci mettiamo al loro livello perché lo siamo, perché

siamo tutti parte di questa stessa community, semplicemente sono dalla parte dello schermo

to dall'altra, credo si crea un legame che assolutamente potentissimo e che spesso non

viene creato, a mio avviso, dagli influencer quelli un po' più grandicelli che magari

hanno un messaggio importante da comunicare e che però fanno un pochino di fatica a creare

questa sorta di legame autentico emozionale.

S: E dirò di più anche aziende hanno iniziato ad accorgersi di questa cosa, nel senso che

hanno cambiato un po' il modo di investire, nel senso che ci sono brand che sanno che

vogliono Chiara Ferragni per i numeri, magari sono grandi brand e tutto ci sono tanti tantissimi

brand che preferiscono lavorare con profili medi come il nostro, nel senso che noi non

siamo grandi perché abbiamo sì dei numeri importanti che sono importanti però non sono

i grandi numeri di una Chiara Ferragni per cui il brand sa che cerca quella cosa lì

che appena detto che ci siamo detti adesso io so che se vado dalle ragazze dei trentenni

o nel caso di vermi e il 2 per cento di vendita in più di quelle maschere perché è perché

sì perché si riconosce, perché vedono la quotidianità, le abitudini che vivono loro.

C: Silvia ti faccio un ultima domanda relativa un po' al passaggio che avete vissuto da una

situazione di creazione contenuti per il vostro pubblico assolutamente estranea all'aspetto

vendita perché inizialmente è stata un'esperienza che avete cominciato per creare storiche con

cui le persone potessero identificarsi e la fase invece in cui sono subentrate le aziende,

i brand. Ci hai già spiegato come riuscite a fare una gran integration che rende il tutto

molto soft e chiamiamolo tollerabile da chi magari vi segue, e si accorge che improvvisamente

si delinea un prodotto state in qualche modo vendendo qualcosa. Come avete spiegato il

passaggio ai vostri follower perché è chiaro che i brand vi aiutano ad auto sostenervi,

altrimenti non è sostenibile ci vogliono risorse ci vuole tempo e c'è qualcuno che

ha reagito in maniera negativa magari non lo so accusandomi di essere diventati delle

marchette, che è un po' un termine abbastanza diffuso nell'ambito , e se sì come avete

risposto?

S: Allora noi diciamo sempre che siano delle miracolate è vero ragazzi, ve lo possiamo

assicurare perché me li ricordo forse a memoria i messaggi negativi che sono arrivati. E noi

rispondiamo sempre con sincerità e ironia, nel senso che una volta forse proprio con

l'inter proprio il primissimo lavoro qualcuno ha detto no ragazzi mi raccomando non iniziato

a vendervi anche voi come tutti gli altri, la primissima volta che facciamo un contenuto

con un brand dietro, e noi siamo state sincere. E noi abbiamo detto, ragazzi se volete che

questo progetto continui e in questo modo quindi con questa qualità perché per noi

e chi ci fai video è un fornitore quindi noi lo dobbiamo pagare, non possiamo far fare

tutto per sempre a tutti gratis. E anche noi non possiamo dobbiamo iniziare a investiamo

del tempo tanto per per un obiettivo è quello è quell obiettivo deve essere veramente un

obiettivo da raggiungere. E poi gli diciamo raga ma poi ci riempiono di cioccolato, cosa

cavolo avreste fatto..

C: Quindi verità e ironia

S: Però veramente siamo delle miracolate veramente ragazzi ma per un motivo in realtà

diciamo miracolate ma sei consapevole di quello che che sei adesso perché ci sono stati quei

no che ti dicevo prima. Quando esageri e quando dici: “evviva la coca-cola” ma io non

bevo coca-cola, quindi non ci crederà mai nessuno, perché se bevo faccio questa faccia

e quindi non ci crederà mai nessuno che a me piace la coca cola. E quei no lì sono

serviti a creare il miracolo, quindi e poi abbiamo ti ripeto un target consapevole, sono

persone che lavorano, precarie tanti, quindi accettano quella cosa lì

C: Quindi sanno cosa significa

S: Lo sanno, anzi sono guerrieri, come tipo “gradi ragazzi, si ma perché non hanno

chiamato voi per quella cosa lì”

C: Quindi vi sostengono anche in questo

S: Si, tantissimo e questo è bellissimo però credo che sia sia per le scelte che abbiamo

fatto noi ma anche per la generazione a cui noi parliamo.

C: Questo chiude in maniera molto bella il cerchio perché siamo partiti proprio dai

vostri due valori fondamentali verità e comicità o ironia, che sono appunto hai detto i due,

rappresentano un po lo spartiacque si è riusciti ad inserire questi aspetti in una possibile

bra integration bene altrimenti la risposta è no. Questo vi ha reso più autentiche,

autentiche verso la vostra audience e questa forma di autenticità ha portato poi la vostra

audience sto cercando un pò di riassumere in maniera, se vogliamo replicabile, ha portato

la vostra audience a continuare a seguirvi anche nelle fasi di transizione e addirittura

a sostenervi in questa continua creazione di contenuti anche attraverso la promozione

di brand. Ci ha raccontato che nel momento in cui siete a corto di idee o semplicemente

dovete sviluppare un contenuto utilizzate sia quelli che sono le proposte del brand

che vi arriva, sia le proposte di chi vi segue qui chiedete in maniera diretta ragazzi qual

è la vostra esperienza in questo contesto e vi arrivano un sacco di idee. Questa credo

sia una scorciatoia che è spesso sottovalutata perché cerchiamo un po' perché vogliamo

essere super perfetti, vogliamo già arrivare col prodotto finito, vogliamo che gli altri

ci dicano bravi, una pacca sulla spalla, invece a volte dire ragazzi non ho idee però questo

è il tema, datemi una mano, può davvero avere una grande impatto anche perché le

persone che ci seguono diventano co-creatori di quello che creiamo, e si identificano anche

di più con questo. Cioè anche raccontato come a volte seguire esattamente le regole

che troviamo nelle famose dieci cose da fare per apparire di più su Facebook o qualunque

sia il tema, non sempre funzionano e pene testarle però io dico sempre cercando di

farlo con l'animo dello scienziato se funziona bene, se non funziona non facciamo non strappiamoci

i capelli troviamo un modo per aggirare l'ostacolo, magari questo l'hai detto tu prima affidandoci

a qualcuno che sappia. Quindi cercando ovviamente di documentarci, non affidandoci così a peso

morto senza sapere quello che stiamo facendo ma neanche pretendendo di sapere tutto, perché

non ce la possiamo fare. Ci hai anche detto che fuori copione può capitare che invece

qualcosa funzioni più di altre e io vorrei aggiungere di fare attenzione a quello che

funziona, perché spesso non ci facciamo caso perché magari quello che funziona è qualcosa

su cui non stiamo concentrando al massimo le nostre le nostre energie, la nostra attenzione

e ci impuntiamo su quello che invece non sta andando come previsto. Quindi cerca cerchiamo

sempre di prendere un minimo di distanza da quello che stiamo facendo e guardiamo osserviamo

lo strumento o la modalità che sta funzionando meglio per noi perché funziona per chi ci

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Ciao e benvenuto ad una nuovissima puntata di Impact Girl, la protagonista di oggi è

Silvia Rossi, giornalista, attrice e cofondatrice del progetto “I trentenni” insieme alla

quale esploreremo al mondo del Content Marketing per far crescere il nostro brand.

Prima di buttarci in questa nuova puntata ti invito come sempre a dare un'occhiata al

sito Biz-academy.it e oltre all'occhiata ad iscriverti gratuitamente alla newsletter del

podcast Impact Girl, non soltanto per ricevere tutte le puntate in uscita ogni mese, sia

in versione audio che in versione video, ma anche, e soprattutto, per ricevere le email

Biz Confidential, cioè piccoli spunti pratici estremamente potenti per far crescere la tua

attività che condivido solo ed esclusivamente via mail [Musica]

Ciao a tutti e benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl oggi approfondiamo

il tema Content Marketing che è una sorta di incubo per chi si approccia al mondo del

digitale cercando di creare dei contenuti di valore, sia per l'aspetto logistico che

poi per l'aspetto creativo di sviluppo dei contenuti. Lo facciamo con qualcuno che di

content marketing ne fa parecchio: Silvia Rossi.

C: Ciao Silvia!

S: Ciao grazie mille dell'invito e sono felicissima di essere qui !

C: Grazie a te per essere qui con noi! Tu Silvia sei molte cose: sei un'autrice, sei

un'attrice, sei giornalista, hai fondato nel 2013 il progetto “I trentenni”, che vi

consiglio caldamente di andare a vedervi, non solo ma soprattutto visto che parliamo

di content marketing a proposito di questo, e sei anche parte della team che ha dato vita

alla trasmissione “E poi c'è Cattelan”, condotta appunto da Alessandro Cattelan e

dal 2017 lavori anche per X Factor quindi complimenti, veramente, è un bel bagaglio

esperienziale e tra l'altro il venerdì su Radio Deejay conduci anche un appuntamento

settimanale proprio all'interno della trasmissione di Alessandro Cattelan. Ora non voglio indugiare

troppo sulle presentazioni e sulle premesse perché davvero non vedo l'ora di capire,

da un punto di vista pratico, soprattutto il rapporto al tuo progetto di trent'anni

ma non solo, come sei, come siete riusciti come team a dar vita a questi contenuti così

forti e così riconoscibili tanto che vi hanno consentito di crescere un vero e proprio brand,

a livello digitale e forse non solo. Faccio solo una piccola premessa a livello di conta

il marketing per chi è un po' a digiuno di questa di questo concetto. Allora diciamo

che viviamo in un mondo io lo chiamo un po' “l'effetto discopub” quello che stiamo

vivendo in questi tempi, per cui tutti cercano di proporci qualcosa e siamo continuamente

bombardati l'effetto discopub è quello per cui tutti provano a parlarci, la musica però

è troppo alta e noi non riusciamo a sentire nulla, non riusciamo neanche più a discernere,

a meno che dall'altra parte non ci sia qualcuno che ci offra valore, quindi non soltanto ci

chieda qualcosa ma continui ad offrirci valore stabilendo con noi una relazione, una forma

di corteggiamento molto soft e continua per cui questo valore è costante, tanto da farci

innamorare di questo brand o di chi c'è dietro così che nel momento in cui questo brand,

quindi noi, abbiamo qualcosa da proporre che può essere qualcosa di che ci porta poi una

rendita perché siamo eventualmente un'attività, la persona dica “io voglio voi, non ho alcun

dubbio” perché ho creato questa relazione costante.

In questo periodo proprio per l'effetto discopub lo storytelling sta diventando sempre più

importante nella creazione e nello sviluppo del content marketing. Non si tratta solo

più di creare contenuti che ormai hanno saturato il web: i cinque trucchi per, i 5 step per..

ma si tratta di creare qualcosa che comunichi un'emozione, che vada ben oltre il semplice

ecco contenuto così immediato che possiamo creare. E qui ti chiedo subito Silvia: da

dove parto per fare questo storytelling? Come avete fatto voi?

S: Allora, ti rispondo partendo proprio dall'inizio nel senso che io insieme a Stefania Rubino

e Ilaria Sirena che sono le mie amiche socie del progetto de “I trentenni” abbiamo

sempre puntato sulla costruzione di un'identità, di una forte identità che è quella che poi

rappresenta noi, nel senso che noi siamo tre amiche differenti e abbiamo deciso di raccontare

sul web quello che siamo e quello che abbiamo vissuto, raccontando delle storie. Quindi

è lì che sta allo storytelling e lì che poi “i trentenni” hanno avuto un ottimo

successo perché non siamo mai partite da una singola cosa e l'abbiamo comunicata come

unica e stop. In tutti i content marketing che noi facciamo raccontiamo proprio partiamo

dalla storia vera, ovvero, un brand che ci chiede “devo assolutamente comunicare questa

cosa”, ok, noi la facciamo nostra, nel senso che all'interno della nostra storia di vita

quotidiana oppure di esperienze vissute come possiamo inserire il brand come possiamo andare

a raccontare l'integrazione che al brand all'interno dei trentenni, delle storie mie o di quelle

di Stefania. E quindi facciamo quel tipo di lavoro, è proprio un integrazione, la parola

giusta è brand integration e quando tu riesci a fare una brand integration spontanea, quindi

che chi ti guarda capisce che c'è un brand dietro che ti sta sponsorizzando, quindi ti

permette di andare avanti però non storce il naso perché è talmente spontanea e integrata

perfettamente nella storia che ti dice “brave”. È difficile, difficilissimo, abbiamo detto

tantissimi no perché non tutte le aziende sono senza giudizio. Perché magari uno dice

“no guarda, a me interessa che mi fa vedere la bottiglia e basta cioè non mi raccontare

troppa roba, vai dritto”.. Eh ho capito, però io per farti vedere la bottiglia devo

arrivarci a quella cosa lì. Quindi i no che abbiamo detto era sono stati quando il brand

era “no, voglio quella roba lì”, quella roba lì con noi non la puoi avere. O accetti

il nostro tono di voce, oppure noi rifiutiamo a malincuore anche a un guadagno, però sai..

C: State coerenti con quello che siete

S: Si è proprio, basta un secondo ed è per quello che la nostra storia è una storia

un po' diversa da tutte le altre perché non abbiamo fatto un picco subito dal momento

in cui abbiamo aperto il progetto dei trentenni, non abbiamo iniziato il progetto I trentenni

per dopo dire “mizzeca, dopo cinque anni che cosa mi invento?”, no. La nostra è

stata, è tuttora una crescita lenta, consapevole anche prudente ecco, perché abbiamo un'età

per cui non possiamo bruciarci quello che siamo e in questo progetto preto talmente

importante che sarebbe un peccato non sfruttarlo nel modo migliore.

Non so se ho risposto..

C: Hai risposto a molte cose! Ti chiedo un esempio concreto di bran integration

S: Guarda, l'ultimo che abbiamo fatto è uno dei più interessanti, poi te ne faccio un

altro anche propri più basic, l'ultimo è stato per Philips, per accendere la lampadina

agli utenti sul fatto che esistano le apnee da sonno. Era un progetto super interessante

perché? Perché Phillips dice noi non vogliamo che ci sia all'interno del video anche soltanto

nominare il brand, piuttosto che esagerare nel raccontare questo problema che esiste,

noi abbiamo bisogno che voi attraverso il vostro tono di voce inneschiate una curiosità,

veramente “Ah ma vuoi dire che non dormo bene per quel motivo lì?” e quindi ti scatta

poi “il sai che c'è? Che vado a farmi il test.” Quindi era più non so se il termine

tecnico è giusto dire awerness, intorno appunto al brand, al prodotto che il brand doveva

raccontare. E quello stato molto bello perché poi è stato un video che abbiamo realizzato

in maniera tale da essere spillolabile. Quindi cinque situazioni che tu puoi estrapolarti

e riutilizzare sui social del brand, piuttosto che sui nostri social per andare a appunto

raccontare cinque piccoli momenti per cui tu dici “non ho dormito perché ho mangiato

male, non ho dormito perché è stata la collega che mi ha fatto arrabbiare, non ho dormito

perché la peperonata di mia suocera è troppo pesante e invece forse non hai dormito perché

hai le apnee da sonno.” E quindi quello è stato un progetto super

interessante perché appunto eravamo stra libere di poter raccontare ovviamente tu hai

un brief dal cliente. Quindi il cliente ti dice io ho bisogno che vengano fuori determinate

cose, come vengano fuori lo decidi tu, perché ho deciso di affidarmi trentenni al vostro

tono di voce quindi fatemi nelle proposte. E quello è stato molto bello e interessante

proprio perché non c'era un prodotto fisico da inserire. Un altro esempio di branded content

che abbiamo fatto molto funzionale ma proprio molto sia in termini proprio di vendite anche

per il brand è stato con Garnier l'Oreal, le maschere in tessuto. Li abbiamo fatto proprio

un placement esagerato quindi la necessità del cliente era quello che si vedesse la maschera

in tessuto quindi che dovevi utilizzare, dovevi aprire la bustina, tirare fuori la maschera,

metterla e dire che quella maschera funzionava. Ovviamente noi accettiamo le proposte, questo

è importante, solo se davvero ci crediamo. Cioè non è che parliamo di un brand se ci

troviamo male con quel prodotto.

C: Quindi lo testate.

S: Assolutamente. Lo testiamo, ci informiamo e tutto. Se non funziona, no, non riusciamo,

anche perché poi non riesci a fare qualcosa di funzionale se non ci credi davvero cioè

stai solo fungendo. Quindi in quel caso abbiamo estremizzato l'utilizzo di questa maschera,

la parte fondamentale che dovevo uscire era che tu potevi farlo nell'arco di 15 minuti.

E quindi li qual è stato il lavoro? Che cosa fanno i trentenni, che cosa possono

fare i trentenni nell'arco di 15 minuti? Quindi porti giù il cane, stendi, aspetti il tavolo

che si libera al ristorante, fai tutta una serie di cose per cui in quei 15 minuti bam,

ti piazzi la tua maschera in tessuto e aspetti. Quindi vuol dire che durante l'attesa del

tram alla fermata “ah, quanto manca? 15 minuti? “ mi piazzo la mia bella maschera

sul tram, alla fermata del tram quindi era fortemente estremizzato, quindi è perché

doveva essere tanto presente il brand. Quindi tu hai due strade quella di estremizzare

scusami.. fondamentale per noi e l'ironia. Ho dato per scontato che conosceste il nostro

tono di voce. Le due regole principali sono ironia e verità, senza di quelle non andiamo

da nessuna parte, nello sviluppo dei video siamo sempre attenti a queste cose. Quindi

due strade dicevo quella più estrema, la comicità funziona se estremizzata in alcuni

casi.. ci sono vari tipi di comicità in quel caso avevamo scelto di intraprendere quella

strada lì. Dall'altra parte appunto raccontare una storia, varie storie, per poi dire “ma

che cosa mi stanno dicendo? C'è qualcosa che devo sapere?”, sì, eccoti, innesco

una curiosità e quindi arrivi da tutte e due le parti.

C: Esiste una sorta di.. non sono una grande fan delle formule copia e incolla, perché

difficilmente funzionano, ma esiste una sorta di modello che seguite per creare lo storyboard?

Nel senso che appunto l'ironia è un elemento che a volte è tuo proprio, a volte lo devi

costruire, quindi non è detto che venga spontaneo, lo stesso dicasi appunto per il porsi specifiche

domande che ti consentono, come quella che ci hai proposto prima cosa fa un trentenne

in 15 minuti? Sembra semplice però magari quando si trovi di fronte alla proposta di

creare un contenuto per quel brand, non è detto ti vengano. Esistono delle domande chiave,

tipo che vi fate per creare poi lo storyboard e che si possono in qualche modo riproporre

a prescindere dal video che state creando?

S: Le domande chiave allora.. si, nel senso che te le fai tu, oppure le poni a qualcun

altro. Il qualcun altro in questo caso è chi ti segue, il tuo pubblico. Per cui tu

sai che devi raccontare una storia che parla di

salvagenti e dici “ragazzi ho bisogno di sapere tutte le vostre esperienze legate ai

salvagenti”. Raccontate le più assurde, le più strane, le più strambe quindi tu

puoi chiedere aiuto a chi ti segue, perché sai che se poi vai a rappresentare qualcosa

che hanno vissuto anche gli altri hai l'immedesimazione assicurata, nel senso che proprio stai rispondendo

a una domanda che hai fatto tu però poi gliela vai a riproporre no perchè dici “cavolo”

vedono una scena e dicono “l'ho vissuta anch'io”. Quindi questa è una strada. Prima

altrimenti fai veramente una sorta di brainstorming con te stessa e con il tuo team e dici “a

noi cosa è successo? Cioè noi cosa abbiamo vissuto legato a questa cosa? Che cosa possiamo

raccontare, cosa può succedere al mare?”. E quindi inizi da un confine molto più ampio,

per poi arrivare all'utilizzo, all'inserimento nella tua storia del salvagente, in questo

caso, però si queste in realtà sono domande che ti fai o a chi ti ascolta o a te stesso,

come posso arrivare a costruire quella cosa?

C: Come avete scelto quali contenuti creare prima che arrivassero dei brand a proporvi

una brand integration, soprattutto dove avete continuato a trovare ispirazione all'inizio

quando magari l'attrazione non era così forte, per cui uno ha la sensazione che scrivi o

che crei un video di parlare a se stesso?

S: Certo allora all'inizio, è un po particolare anche in questo caso la nostra storia perché

all'inizio noi allora il progetto “I trentenni” è nato dopo l'ennesimo aperitivo in cui io

e Ilaria avevamo vissuto veramente l'ennesima delusione lavorativa due trentenni precarie

che dicono “mizzeca e adesso come cavolo facciamo a sbarcare il lunario, a ottenere,

a fare e a dire?” e Ilaria in questo caso mi ha guardato e mi ha detto “Senti Silvia,

ma.. non saremo mica le uniche a vivere questa cosa”, mettiti davanti alla videocamera,

racconta queste sfighe, racconta quello che sta vivendo questa nostra, la nostra generazione

che è una generazione di mezzo. Hai ragione. Come? Abbiamo prima aperto il

blog e quindi ho detto ragazze intanto vediamo se qualcuno ci scrive, raccontiamo la nostra

storia, cosa vuol dire essere per noi trentenni, avere trent'anni oggi e poi insomma ci verranno

delle ispirazioni. Quindi siamo partite prima nel realizzare. Volevano proprio fare una

web serie nel senso che volevamo già avere la serialità quindi un progetto web molto

ambizioso, per un progetto web era molto ambizioso. E quindi siamo partite raccontando i nostri

tre personaggi, quindi il primo personaggio era Silvia, che introduceva poi Ilaria, che

introduceva Stefania, Silvia è sempre come dire la frontwoman -usa Stefania questo termine-

perché attraverso il mio volto e le mie parole poi vado a raccontare quello che succede intorno

a me. In quel momento erano gli anni in cui, come dici tu, impazzavano le dieci cose per..

quindi molto più veloce e molto meno attenzione richiesta, quindi tu dovevi arrivare a dare

un messaggio in un brevissimo tempo, utilizzando come dire gli elementi più semplici e quindi

diciamo che il nostro progetto appunto ambizioso non avrebbe funzionato totalmente online,

perché la gente non aveva voglia di serialità. La serialità era ancora vista “come me

la guardo seduta sul divano, sullo schermo della tv”. E quindi abbiamo detto ok, iniziamo

a raccontare davvero cosa vuol dire essere trentenni in punti. Quindi abbiamo fatto i

dieci effetti collaterali dell'essere trentenni, le 5 atroci ingiustizie quando hai 30 anni

maschi contro femmine, e poi abbiamo detto ok il grande tema è trentenni e ventenni,

anche perché, scusami faccio una piccola parentesi, noi grazie al blog avevamo testato

quali argomenti funzionavano meglio nell'utente, quindi più condivisioni più messaggi, più

engagement, banalmente. E quindi dal blog noi abbiamo detto che questa cosa ha funzionato,

trasportiamola in video, chiusa parentesi, quindi la roba che funziona che funzionava

molto che ha sempre funzionato molto era 30 verso 20. Ma perché non facciamo una banalissima

intervista di coppia? Cioè non ci stiamo inventando niente però è il modo migliore

per raccontare due generazioni. E quindi abbiamo fatto il video ogni 20 verso 30 un'intervista

doppia ce l'ho io c'era un ventenne e poi la chiusa l'abbiamo fatta comica con due maschi,

quindi un trentenne e ventenne però lì era proprio pura scrittura comica e invece l'intervista

doppia che abbiamo fatto io e Arianna che era la ragazza ventenne era stra spontanea,

cioè lei è arrivata senza sapere quello che noi avremmo chiesto. E abbiamo avuto anche

culo :) Perché lei è super simpatica, super sincera,

super spontanea e quindi ha funzionato l'unione delle due cose. Poi non ti sto a parlare del

lavoro di montaggio che è necessario, fondamentale, forse è l'unica chiave che ti permette poi

di arrivare all'utente, perché comunque tu stai guardando un video quindi delle immagini,

devi dare un ritmo a queste immagini. E quindi poi abbiamo iniziato appunto con un'intervista

doppia c'è stato il primo momento di svolta, però fino ad allora noi avevamo fatto soltanto

un video brand che è stato il nostro primissimo video sponsorizzato è stato quello che abbiamo

fatto per Lindt durante l'Expo e anche in quel caso c'era stata, non anche, in quel

caso c'era stata la prima vera messa a prova non so come dire “cosa facciamo?”. E poi

da lì ecco quei video che noi abbiamo fatto senza brand sono serviti per farci notare

dai brand quindi hanno iniziato a chiamarci perché appunto il nostro tono di voce piaceva,

la nostra comunicazione era funzionale e poi ricordati che il target dei trentenni per

le aziende è proprio quello.. ideale!

C: Bellissima questa cosa hai nominato il blog come punto di riferimento iniziale che

vi ha dato qualche dritta su che cosa avrebbe potuto suscitare un maggior interesse. Come

ha raggiunto quella, anche se minima può essere, non lo so te lo chiedendo, attrazione

in quel blog attraverso i social avete fatto delle campagne a pagamento, avete giocato

di Seo.. che cosa avete fatto per riuscirci?

S: Allora abbiamo fatto banalmente cioè non siamo mai state super tecniche nel senso che

ci siamo fatti aiutare da per la gestione del sito da un'agenzia che lo fa di mestiere

che è un amico che ci ha sempre curato tutta la parte proprio “mio dio il sito è andato

in crescita, cosa dobbiamo fare” e lui c'era e poi abbiamo lavorato per tag quindi persi

o quindi adesso non userò termini magari non sono perfetta nel raccontarti quindi dei

piccoli escamotage, e poi la condivisione su Facebook. Ti dico perché noi siamo un

po' particolari perché con la scrittura di alcuni del tipo del secondo post sul blog

hanno iniziato a scriverci. Perché? Perché per i trentenni non c'era nessun punto di

riferimento online quindi siamo state brave anche fortunate nel nell'avere questa intuizione

perché se tu click i trentenni trent'anni avere trent'anni online ci siamo noi, in qualsiasi

forma, con i video, con i blog con tutto, quindi abbiamo avuto una bella intuizione

è anche un po' di culo, nel senso che appunto google poi automaticamente ci ha aiutati.

Però non abbiamo mai fatto campagne su Google sponsorizzate. L'unica cosa che all'inizio

abbiamo fatto è stata quella di Facebook, quindi per far crescere i numeri. Non ci siamo

comprati follower, facevamo delle campagne per sponsorizzare la pagina quindi investivi

delle piccole cifre per far girare il nome dei trentenni. Poi ovviamente da cinque anni

a questa parte Facebook è cambiato tutto. Anche quello bel punto da affrontare. Noi

siamo arrivati a oltre 213 mila followers su Facebook che all'inizio avevi un engagement

del 100% adesso non più, quindi non su tutti i contenuti per lo meno. Ci sono alcuni contenuti

che non gliene frega niente, altri che invece funzionano tantissimo. Non mi chiedere perché

non credo che ci sia perché è una regola. Quello lì ha capito, Mark e ha detto sai

che c'è perché devi guadagnare solo tu dalla mia piattaforma, facciamo un bell'algoritmo

per cui adesso tu non sei più felice come prima anzi ti faccio spostare su Instagram

che così almeno poi quando divento potentissimo anche su Instagram ..

C: A questo proposito si io poi ho esperienze molto simili.. non si può mai dire che esiste

un social che sia sicuro al 100%. Io i social li chiamo delle stanze in affitto. Può succedere

qualunque cosa in quell'hotel, non è di nostra proprietà, non lo controlliamo, il nostro

sito web è la nostra proprietà. Chiaro che anche il sito web può subire degli attacchi,

può succedere a qualunque cosa internet può sparire domani questo però è molto meno

probabile o per lo meno plausibile di quello che invece può succedere ad un social che

cambia l'algoritmo giustamente o ingiustamente che sia che dir si voglia per creare una win

win tra le parti. Quindi il mio suggerimento è sempre quello di utilizzare la propria

proprietà e utilizzare i social per mandare le persone a quello che ha il nostro blog,

dove inseriamo i nostri contenuti. Anche chi crea l'intero brand solo sui social a mio

avviso è molto rischioso, può andare benissimo fino a quando va, dopodiché quando la cosa

non va più ti svegli i rubinetti sono stati chiusi e non hai delle fondamenta solide a

cui le persone possono fare riferimento. Quindi grazie per aver tirato fuori questa cosa perché

credo sia fondamentale in rapporto al content marketing.

S: Ti aggiungo un'ultimissima cosa, scusami che ti ho interrotto quello che diciamo sempre

noi che non puoi improvvisarti in questo settore nel senso che per costruire davvero qualcosa,

che sia la tua persona quindi che decidi di essere tu il brand, piuttosto che un progetto

come il nostro che è molto ampio, non puoi sperare che facendo due cose ottieni il successo

anche perché il successo difficilmente lo ottieni in pochissimo tempo e non puoi proprio

diventare, adesso c'è questa parola “influencer” in 20 minuti. Sai come dire perdi 7 kg in

7 sette giorni, influencer in 20 minuti.. no.

Non esiste, devi fare un lavoro costante, continuo, non devi mai tradire il tuo pubblico

perché loro si aspettano qualcosa da te non li devi mai abbandonare, gli devi sempre dare

qualcosa di nuovo o quel qualcosa che sai che su di loro funziona tantissimo per noi

è l'amarcord quindi i giocattoli le serie tv i personaggi le icone la musica degli anni

90 degli anni 80, ma non può improvvisarti.

C: Questo è molto importante importantissimo, anche perchè è una responsabilità.

C: Bravissima è una responsabilità e se tu non sei in grado.. tu lo vuoi fare e non

hai tutti i mezzi per poterlo fare, fatti aiutare cioè affidati a chi ti può dare

una mano. Noi ad esempio, ritorno su Facebook abbiamo tutto il percorso che abbiamo fatto

l'abbiamo fatto da sole grazie a noi stessi alle intuizioni che abbiamo avuto e al successo

che ha avuto e he ha il progetto oggi Facebook. Non è più quello di prima, torno a dire,

quindi noi oggi abbiamo bisogno di qualcuno che studia Facebook per lavoro, per capire

come muoverci su Facebook perché è cambiato tutto e tu devi aggiornarti tu sempre, però

è arrivato un punto in cui non hanno più farci niente nel senso ci deve essere qualcuno

che ti deve dire cosa fare, non ci sono regole perché anche quel qualcuno dice prova a fare

la cosa

C: Però è non possiamo essere tuttologi questo credo sia fondamentale soprattutto

quando siamo all'inizio e un po' la tuttologia è inevitabile, dobbiamo un po' imparare a

farci il sito, a farci il video a farci e lì e lì ci sta ci sta però deve essere

una fase iniziale soprattutto se vogliamo anche mantenere la nostra sanità mentale

intatta a prescindere credo da qual è la dimensione che vogliamo raggiungere. C'è

chi dice beh se io voglio restare piccolo continuo a fare tutto da solo per carità

si importante che trovi il tempo per dormire, per farti una doccia, per andare in vacanza,

per stare con la sua famiglia altrimenti il gioco non vale la cadela. Silvia, mi dicevi,

quando ci siamo sentite la prima volta che ci sono state delle cose che avete seguito

secondo copione standard quindi le classiche cose che un esperto ti direbbe di fare che

però per voi non hanno funzionato. Al contrario ci sono state delle cose che avete fatto e

magari non facevano parte di quel copione e inaspettatamente mi hanno portato dei risultati.

Ci fai un esempio della prima e della seconda categoria.

S: Allora anche lì ca è mbiato nell'arco del tempo, quindi ti faccio magari il primo

esempio. All'inizio funzionavano appunto queste queste liste con questo linguaggio super facile

cioè super immediato. Noi abbiamo un pubblico di trentenni consapevole che non hanno tutto

il tempo che hanno i ragazzini quindi che non passano tutta la giornata online e quindi

scelgono il momento di scrollare la home di Instagram o di Facebook perché..perché si.

E quindi noi all'inizio neonato ma proviamo a fare appunto le dieci cose che un trentenne..

ha funzionato una volta ha funzionato due, alla terza.. basta con queste liste! Quindi

capisci che quello è un linguaggio che non apprezzano, apprezzano più un linguaggio

di contenuto e ampio o di storia quindi se vai raccontargli una storia si incuriosiscono.

Oppure e questa è una cosa che non abbiamo mai voluto fare perché non ci rappresenta

per niente: una volta abbiamo incontrato l'agenzia che voleva che entrassimo far parte del loro

la crew, del loro talent seguiti e ci ha detto “sì ragazze voi brave però vedete questi

numeri sono troppo bassi, voi per aumentare per arrivare a un milione di follower.. -cosa

che noi non abbiamo mai desiderato cioè non è quella la nostra ambizione- dovete.. vai

a farti il tatuaggio? Devi raccontarlo, vai a far la spesa? Devi raccontarlo. No, no non

siamo quella cosa lì siamo una roba diversa, non possiamo farlo. Abbiamo provato a farlo.

Non gliene frega niente a nessuno cioè a nessuno. Non gli interessa. Se tu vai a far

la spesa e dici ok entro e devo prendere due cose invece ci con 50 robe, ti fai la foto

la storia e dici “raga, dovevo prendere solo le uova ..guardate!” si succede anche

a me, immedesimazione e lì si che funziona. Ma se tu dici “oggi devo andare a fare la

spesa a comprare.. cosa compro? La cicoria o.. no.. non funziona quindi quello stato

nelle prove secondo copione devi fare quello che abbiamo fatto non hanno funzionato. Invece

cose che hanno funzionato inaspettatamente, cavoli lì sto pensando un esempio efficace..

forse la primissima volta che abbiamo proposto un contenuto della nostra infanzia, quindi

magari con noi. Tipo la foto che ho condiviso io con Jason dei Take That, quella roba lì

ha innescato tutta una serie di ricordi. Però si, tu dici ok, questo è condivisibile, però

non ti aspetti così tanta empatia, così tanta condivisione e così tanto bisogno di

raccontare la loro esperienza a noi. Quindi quella roba è stata stra inaspettata e superbella

in realtà perché appunto un conto sono le storie di vita che cambiano a 30 anni che

se insoddisfatto che ci raccontano ci hanno sempre raccontato dal giorno 1. Un altro è

un anch'io ho vissuto quella roba lì: te la racconto , e ti raccontano i fatti loro,

e quella roba lì a in è stata inaspettata però super funzionale. Come la usiamo? Ok

allora banalmente l'anno scorso iniziato a fare intervento in radio con Alessandro e

e l'ho usata per quello nel senso che il mio intervento in radio era raccontare determinate

cose legate ovviamente agli anni 90 e agli anni 80. Quindi io sceglievo un tema ogni

settimana avevo visto che funzionava molto la condivisione delle esperienze regate a

un avvenimento o a un oggetto e quindi ho detto questo il modo migliore per avere informazioni

e poi per raccontarle pubblicamente attraverso un microfono che non sia soltanto quello dei

nostri canali ma di una radio importante come Radio Deejay e quindi l'ho sfruttato in quel

modo, l'ho sfruttato in modo proprio positivamente perché poi appunto chi mi sentiva mi chiedeva:

perché la settimana prossima non racconti di quando ti sei buttata col top spin a Gardaland,

tutte quelle robe che poi che aiutano loro a dire “ma vi ricordate quel giocattolo,

ma vi ricordate quella roba lì, io mi ricordo mia nonna e quindi quella roba è stupenda.

Però è stata un po' inaspettata, nel senso che non è così scontato che chi ti segue

abbia voglia di raccontare i fatti i suoi, abbia voglia di condividerli poi.

C: Assolutamente! Ci deve essere un po' quella sorta di identificazione di cui abbiamo parlato

all'inizio, per cui sono come voi. E credo che questo sia una caratteristica molto, a

mio avviso la trovo una carta vincente, ma non da utilizzare in maniera strumentale è

un po' l'autenticità, il fatto di non mettersi, in qualità di influenze perché poi influencer

a qualcuno che ha un seguito particolari di persone abbastanza significativo per cui comincia

ad esercitare un'influenza su quelle persone attraverso il messaggio che comunica. Quando

invece che metterci su un piedistallo ci mettiamo al loro livello perché lo siamo, perché

siamo tutti parte di questa stessa community, semplicemente sono dalla parte dello schermo

to dall'altra, credo si crea un legame che assolutamente potentissimo e che spesso non

viene creato, a mio avviso, dagli influencer quelli un po' più grandicelli che magari

hanno un messaggio importante da comunicare e che però fanno un pochino di fatica a creare

questa sorta di legame autentico emozionale.

S: E dirò di più anche aziende hanno iniziato ad accorgersi di questa cosa, nel senso che

hanno cambiato un po' il modo di investire, nel senso che ci sono brand che sanno che

vogliono Chiara Ferragni per i numeri, magari sono grandi brand e tutto ci sono tanti tantissimi

brand che preferiscono lavorare con profili medi come il nostro, nel senso che noi non

siamo grandi perché abbiamo sì dei numeri importanti che sono importanti però non sono

i grandi numeri di una Chiara Ferragni per cui il brand sa che cerca quella cosa lì

che appena detto che ci siamo detti adesso io so che se vado dalle ragazze dei trentenni

o nel caso di vermi e il 2 per cento di vendita in più di quelle maschere perché è perché

sì perché si riconosce, perché vedono la quotidianità, le abitudini che vivono loro.

C: Silvia ti faccio un ultima domanda relativa un po' al passaggio che avete vissuto da una

situazione di creazione contenuti per il vostro pubblico assolutamente estranea all'aspetto

vendita perché inizialmente è stata un'esperienza che avete cominciato per creare storiche con

cui le persone potessero identificarsi e la fase invece in cui sono subentrate le aziende,

i brand. Ci hai già spiegato come riuscite a fare una gran integration che rende il tutto

molto soft e chiamiamolo tollerabile da chi magari vi segue, e si accorge che improvvisamente

si delinea un prodotto state in qualche modo vendendo qualcosa. Come avete spiegato il

passaggio ai vostri follower perché è chiaro che i brand vi aiutano ad auto sostenervi,

altrimenti non è sostenibile ci vogliono risorse ci vuole tempo e c'è qualcuno che

ha reagito in maniera negativa magari non lo so accusandomi di essere diventati delle

marchette, che è un po' un termine abbastanza diffuso nell'ambito , e se sì come avete

risposto?

S: Allora noi diciamo sempre che siano delle miracolate è vero ragazzi, ve lo possiamo

assicurare perché me li ricordo forse a memoria i messaggi negativi che sono arrivati. E noi

rispondiamo sempre con sincerità e ironia, nel senso che una volta forse proprio con

l'inter proprio il primissimo lavoro qualcuno ha detto no ragazzi mi raccomando non iniziato

a vendervi anche voi come tutti gli altri, la primissima volta che facciamo un contenuto

con un brand dietro, e noi siamo state sincere. E noi abbiamo detto, ragazzi se volete che

questo progetto continui e in questo modo quindi con questa qualità perché per noi

e chi ci fai video è un fornitore quindi noi lo dobbiamo pagare, non possiamo far fare

tutto per sempre a tutti gratis. E anche noi non possiamo dobbiamo iniziare a investiamo

del tempo tanto per per un obiettivo è quello è quell obiettivo deve essere veramente un

obiettivo da raggiungere. E poi gli diciamo raga ma poi ci riempiono di cioccolato, cosa

cavolo avreste fatto..

C: Quindi verità e ironia

S: Però veramente siamo delle miracolate veramente ragazzi ma per un motivo in realtà

diciamo miracolate ma sei consapevole di quello che che sei adesso perché ci sono stati quei

no che ti dicevo prima. Quando esageri e quando dici: “evviva la coca-cola” ma io non

bevo coca-cola, quindi non ci crederà mai nessuno, perché se bevo faccio questa faccia

e quindi non ci crederà mai nessuno che a me piace la coca cola. E quei no lì sono

serviti a creare il miracolo, quindi e poi abbiamo ti ripeto un target consapevole, sono

persone che lavorano, precarie tanti, quindi accettano quella cosa lì

C: Quindi sanno cosa significa

S: Lo sanno, anzi sono guerrieri, come tipo “gradi ragazzi, si ma perché non hanno

chiamato voi per quella cosa lì”

C: Quindi vi sostengono anche in questo

S: Si, tantissimo e questo è bellissimo però credo che sia sia per le scelte che abbiamo

fatto noi ma anche per la generazione a cui noi parliamo.

C: Questo chiude in maniera molto bella il cerchio perché siamo partiti proprio dai

vostri due valori fondamentali verità e comicità o ironia, che sono appunto hai detto i due,

rappresentano un po lo spartiacque si è riusciti ad inserire questi aspetti in una possibile

bra integration bene altrimenti la risposta è no. Questo vi ha reso più autentiche,

autentiche verso la vostra audience e questa forma di autenticità ha portato poi la vostra

audience sto cercando un pò di riassumere in maniera, se vogliamo replicabile, ha portato

la vostra audience a continuare a seguirvi anche nelle fasi di transizione e addirittura

a sostenervi in questa continua creazione di contenuti anche attraverso la promozione

di brand. Ci ha raccontato che nel momento in cui siete a corto di idee o semplicemente

dovete sviluppare un contenuto utilizzate sia quelli che sono le proposte del brand

che vi arriva, sia le proposte di chi vi segue qui chiedete in maniera diretta ragazzi qual

è la vostra esperienza in questo contesto e vi arrivano un sacco di idee. Questa credo

sia una scorciatoia che è spesso sottovalutata perché cerchiamo un po' perché vogliamo

essere super perfetti, vogliamo già arrivare col prodotto finito, vogliamo che gli altri

ci dicano bravi, una pacca sulla spalla, invece a volte dire ragazzi non ho idee però questo

è il tema, datemi una mano, può davvero avere una grande impatto anche perché le

persone che ci seguono diventano co-creatori di quello che creiamo, e si identificano anche

di più con questo. Cioè anche raccontato come a volte seguire esattamente le regole

che troviamo nelle famose dieci cose da fare per apparire di più su Facebook o qualunque

sia il tema, non sempre funzionano e pene testarle però io dico sempre cercando di

farlo con l'animo dello scienziato se funziona bene, se non funziona non facciamo non strappiamoci

i capelli troviamo un modo per aggirare l'ostacolo, magari questo l'hai detto tu prima affidandoci

a qualcuno che sappia. Quindi cercando ovviamente di documentarci, non affidandoci così a peso

morto senza sapere quello che stiamo facendo ma neanche pretendendo di sapere tutto, perché

non ce la possiamo fare. Ci hai anche detto che fuori copione può capitare che invece

qualcosa funzioni più di altre e io vorrei aggiungere di fare attenzione a quello che

funziona, perché spesso non ci facciamo caso perché magari quello che funziona è qualcosa

su cui non stiamo concentrando al massimo le nostre le nostre energie, la nostra attenzione

e ci impuntiamo su quello che invece non sta andando come previsto. Quindi cerca cerchiamo

sempre di prendere un minimo di distanza da quello che stiamo facendo e guardiamo osserviamo

lo strumento o la modalità che sta funzionando meglio per noi perché funziona per chi ci

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